#mistero e terrore
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La Profezia del Male su Prime Video: Un thriller horror tra tarocchi maledetti e un destino inevitabile
Quando la curiosità diventa pericolosa: un gruppo di amici scatena un’antica maledizione legata ai tarocchi
Quando la curiosità diventa pericolosa: un gruppo di amici scatena un’antica maledizione legata ai tarocchi Prime Video presenta La Profezia del Male, un horror psicologico che ha già catturato l’attenzione degli spettatori italiani, posizionandosi al quinto posto tra i film più visti. La trama ruota attorno a un gruppo di amici che, per semplice curiosità, decide di leggere i tarocchi, violando…
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Monografie seriali: Leonarda Cianciulli - 13 piccole bare bianche in un Viaggio Esoterico tra Maledizioni e Riti Magici
Leonarda Cianciulli, conosciuta erroneamente come “la saponificatrice di Correggio” (erroneamente perchè non ha mai fabbricato saponi) è una figura oscura nella storia criminale italiana. Durante gli anni ’40, ha commesso una serie di omicidi che hanno sconvolto l’opinione pubblica. Continue reading Untitled
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" Il 31 ottobre 1926, durante una grande adunata fascista a Bologna, un colpo di pistola viene sparato contro il ‘Duce’. Chi ha sparato? Il fatto è ancora avvolto nel più grande mistero. Un ragazzo di 16 anni, tale Zamboni, ex fascista, viene conclamato autore del gesto e trucidato sul posto, sotto gli stessi occhi del ‘Duce’. È l’uragano che, stavolta, sconvolge tutta l’Italia. Gli oppositori più in vista sono obbligati a sottrarsi alla furia e le loro case vengono saccheggiate. I giornali avversi al regime sono distrutti. Dovunque, sono giornate di terrore. Quel giorno, io ero a Cagliari, a casa mia. Verso le nove di sera, un amico, trafelato, venne ad avvisarmi che i fascisti suonavano l’adunata di guerra. Io uscii con lui per vedere di che si trattava. Sulla porta di strada, un altro amico mi riferì la notizia che era arrivata ai fascisti ed alla prefettura la notizia dell‘attentato al ’Duce’. «Ho potuto segretamente avere copia del telegramma. Qui, tutti i fascisti sono stati convocati d‘urgenza per le rappresaglie. La tua casa e la tua vita sono in pericolo. Abbandona la città o nasconditi in una casa sicura.» Mentre parlava, arrivavano da più parti gli squilli di tromba con cui, nei differenti rioni, gli squadristi suonavano l’adunata. Salii in casa, licenziai la donna di servizio. Non dovevo pensare che a me stesso. Ridiscesi. Altri amici in piazza erano corsi ad informarsi: i fascisti si adunavano nella loro sede centrale; le automobili erano in movimento per il trasporto più rapido, grida di morte si udivano qua e là contro di me. Andai a pranzare in un ristorante, a pochi metri da casa.
Mentre pranzavo, mi giungevano via via le notizie: i teatri, i cinema, i pubblici ritrovi erano stati fatti chiudere tutti; le squadre fasciste circolavano armate; alla sede del fascio organizzavano la spedizione punitiva contro di me; i capi esaltavano i gregari con discorsi incendiari; io ero la vittima designata; fra mezz‘ora sarebbe cominciata l’azione. Il cameriere, che mi serviva, era stato alle mie dipendenze durante la guerra. Era diventato fascista in seguito, ma non poteva dimenticare un certo rispetto per il suo antico ufficiale. Era molto imbarazzato quella sera, e non osava parlarmi. Tentò più volte, ma io non lo incoraggiai. Finalmente mi disse: «Signor capitano, io so quali ordini ci sono. La scongiuro, non ritorni a casa: parta subito. Si tratterà solo di qualche giorno. Poi vedrà che tutto diventerà normale». «Credi tu» gli chiesi «che io abbia ragione o torto?» «Lei ha ragione» mi rispose arrossendo e prendendo macchinalmente la posizione militare d’attenti. «E allora, perché dovrei fuggire?» La mia domanda lo imbarazzò ancor di più. Non aggiunse parola. Andando via, gli chiesi: «Perché sei diventato fascista?» «I tempi sono difficili. Mi hanno promesso tante cose… Chi può vivere contro i fasci?» "
Emilio Lussu, Marcia su Roma e dintorni, introduzione di Giovanni De Luna, Einaudi (collana ET Scrittori n° 1037), 2008⁴, pp. 168-170.
NOTA: Questo memoriale antifascista fu pubblicato dall'autore in esilio a Parigi dapprima nel 1931 per un pubblico internazionale, quindi nel 1933 in lingua italiana (col significativo sottotitolo Fascismo visto da vicino) dalla casa editrice parigina "Critica". Il libro fu edito in Italia già nel 1945 dall'editore Einaudi nella Collana "Saggi".'
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Tutto il mistero del piacere nel corpo di una donna sta nell'intensità della pulsazione che precede l'orgasmo. A volte è lenta, uno due, tre palpiti che poi lasciano attraverso il corpo un liquore di fuoco e ghiaccio. Se il palpito è debole, in sordina, il piacere è come un'onda più gentile. Il seme dell'estasi esplode con maggiore o minore energia, quando è più ricco tocca ogni porzione del corpo, vibrando attraverso ogni nervo, ogni cellula.
Se il palpito è intenso, il suo ritmo e il battito sono più lenti, e il piacere più durevole. Frecce di carne cariche di elettricità, una seconda onda di piacere cade sulla prima, e poi sulla terza, che tocca ogni terminazione nervosa, attraversa il corpo come una corrente elettrica.
Un arcobaleno di colori sferza le palpebre. Una schiuma di musica cola dalle orecchie. E’ il gong dell'orgasmo.
A volte una donna sente il proprio come uno strumento appena sfiorato, altre volte raggiunge un acme tale che pare sia impossibile andare oltre. Tanti orgasmi. Alcuni provocati dalla tenerezza, alcuni dal desiderio, alcuni da una parola o da un'immagine vista durante il giorno. A volte il giorno stesso chiede un orgasmo, giorni di sensazioni accumulate e di sentimenti inesplosi.
Ci sono giorni che non si concludono con un orgasmo, quando il corpo è addormentato o sogna altri sogni. Ci sono giorni in cui l'orgasmo non è piacere ma dolore, gelosia, terrore, angoscia. E ci sono giorni in cui l'orgasmo si verifica nella creazione, un orgasmo bianco.
Anais Nin
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Dalla Milano da bere alla Milano da Sala (ospedaliera)
È stato arrestato il balordo che nel pomeriggio di lunedì 6 marzo ha seminato terrore e coltellate a Milano nei pressi della Stazione Centrale (...). Si tratta di un marocchino di 23 anni, irregolare, con un precedente per furto con strappo che risale ad appena un mese fa. Al polso aveva un braccialetto ospedaliero (...).
Il balordo ha tentato cinque rapine, sempre contro donne. Tra i feriti, due uomini che avevano provato a difendere le vittime delle aggressioni. Il marocchino è stato fermato anche grazie alla descrizione ricevuta dopo le prime aggressioni.
(la cronaca asettica da https://www.liberoquotidiano.it/news/milano/35108451/milano-arrestato-accoltellatore-marocchino-irregolare-mistero-braccialetto.html)
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Tutto il mistero del piacere nel corpo di una donna sta nell'intensità della pulsazione che precede l'orgasmo. A volte è lenta, uno due, tre palpiti che poi lasciano attraverso il corpo un liquore di fuoco e ghiaccio. Se il palpito è debole, in sordina, il piacere è come un'onda più gentile. Il seme dell'estasi esplode con maggiore o minore energia, quando è più ricco tocca ogni porzione del corpo, vibrando attraverso ogni nervo, ogni cellula.
Se il palpito è intenso, il suo ritmo e il battito sono più lenti, e il piacere più durevole. Frecce di carne cariche di elettricità, una seconda onda di piacere cade sulla prima, e poi sulla terza, che tocca ogni terminazione nervosa, attraversa il corpo come una corrente elettrica.
Un arcobaleno di colori sferza le palpebre. Una schiuma di musica cola dalle orecchie. E’ il gong dell'orgasmo.
A volte una donna sente il proprio come uno strumento appena sfiorato, altre volte raggiunge un acme tale che pare sia impossibile andare oltre. Tanti orgasmi. Alcuni provocati dalla tenerezza, alcuni dal desiderio, alcuni da una parola o da un'immagine vista durante il giorno. A volte il giorno stesso chiede un orgasmo, giorni di sensazioni accumulate e di sentimenti inesplosi.
Ci sono giorni che non si concludono con un orgasmo, quando il corpo è addormentato o sogna altri sogni. Ci sono giorni in cui l'orgasmo non è piacere ma dolore, gelosia, terrore, angoscia. E ci sono giorni in cui l'orgasmo si verifica nella creazione, un orgasmo bianco.
Anais Nin, Il Diario II 1934-1939
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Com'è assurdamente facile che una leggenda nasca in una campagna solitaria! (Arthur Conan Doyle, Sherlock Holmes. I racconti del terrore e del mistero, Milano, Mondadori, 1990).
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🔗 il sogno di questa notte, in 8 squisiti minuti di vocale 🔗
vorrei trovare il significato di quanto ho sognato, o almeno il significato dell'ultima parte.
Il buio che ho vissuto era penetrante, permeante e impenetrabile
ero denso come pittura, vivido, liquido
non mi dava una sensazione totalmente negativa, ho avuto un momento di stupore, ho ricercato altre persone per condividere quella esperienza (e mi hanno ammonito!)
però sicuramente ho anche avuto paura, ma credo per l'eccezionalità dell'evento, più che per l'evento in sé
il terrore è cresciuto (?) nel momento in cui non trovavo i miei cani, nel momento in cui la densità del buio si è mostrata
ma questo buio, cos'è?
non so rispondere
in primo luogo credo sia importante partire dall'inizio, come e quando tale buio si è imposto sulla scena: tutto si è spento nel momento in cui sono tornato al palazzo, non ho trovato la mia classe e ho notato che il compito assegnato era quasi svolto, ma non completato.
In quel frangente si è materializzata l'alcova con i miei cani, in quel frangente la luce è andata via.
Negli attimi successivi al mio risveglio mi sono sentito turbato e forse eccitato dell'imponenza del sogno, dalla natura aliena di quel buio e ho iniziato fin da subito ad analizzarlo. Una delle prime impressioni che ho avuto è che quel buio fosse la Morte. Quando quel pensiero è riemerso, quando ho avuto quell'intuizione la mia anima ha vibrato, come se avessi colto, come se avesse senso come spiegazione.
La mia coscienza però ha rifiutato questa declinazione, perché non sembra convincente sul piano razionale. La Morte dovrebbe far paura, far male, dovrebbe portare con sè la disperazione, e tutte queste sensazioni, nel sogno, non c'erano.
Ma sono consapevole che non è perentorio che tali sensazioni siano proprie della Morte: queste sono le sensazioni che la mia coscienza logica iscrive alla Morte, sulla base di supposizioni ed interpretazioni, ma non è detto che la Morte sia davvero dolorosa e spaventosa.
Quindi, consapevole che la mia coscienza è limitata, accetto e abbraccio l'intuizione che ho avuto nei momenti successivi al mio risveglio: pur non essendo comprensibile, pur non essendo logica, tale intuizione mi sembra sincera.
Il buio era la Morte.
Ma perché la mia parte cosciente non è soddisfatta?
forse non riesco a comprendere perché la Morte mi sia venuta in sogno, così occultata poi! Anche se ho piena consapevolezza che i sogni ed i loro simboli non hanno l'obbligo né il compito di essere comprensibili.
Ho la sensazione che il mistero non sia svelato a fondo.
Una seconda sensazione, una seconda intuizione, dunque, non mi rende soddisfatto della verità a cui sono giunto, avverto la mancanza, la non finitezza.
e allora cos'altro potrebbe essere quel buio?
ho ipotizzato la seguente teoria, acerba e che considero troppo intellettuale: il buio è la diretta conseguenza del compito mancato e non svolto, è la punizione nel non aver trovato quell'immagine, di non aver riempito quella casella.
Interessante come idea, ma nel sogno non avvertivo un senso di punizione, non mi sentivo attaccato, era il mondo intero ad essere attaccato.
No, non mi convince.
E allora... era un avvertimento forse? Un preludio di ciò che accade o di come posso sentirmi se non completo i compiti che mi sono assegnati.
Il mio inconscio sta cercando di dirmi che do troppo potere agli obiettivi altri? alle vuote consegne? mi sta forse dicendo che non devo perdermi nei meandri delle vuote cose della vita, altrimenti rischio di ritrovarmi perso nel mondo?
una forma di avvertimento dunque, di tentativo di riportarmi su una strada illuminata, riferita a me stesso, a ciò che davvero mi riempie il cuore (come ad esempio i cani, che in questa interpretazione diventano Amore Affetto Fisicità).
Non è un caso che nel momento in cui fallisco il compito assegnato, la prima immagine che mi si presenta davanti sono i miei cani. Che il mio inconscio li abbia evocati a protezione? e subito dopo mi ha messo in guardia, spegnendo il mondo, e facendomi notare che ci sono cose più importanti?
È un'interpretazione suggestiva e credo anche logica, ma mi sembra troppo comoda, troppo legata a ciò che vorrei che il sogno significasse, perché combacia e abbraccia la mia ricerca cosciente di indipendenza e felicità.
Il dilemma è tutto qui, l'inconscio sta andando per la sua strada e mi mostra la Morte o sta collaborando con il conscio e mi consiglia di dare priorità alle cose importanti della vita?
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Tutto il mistero del piacere nel corpo di una donna sta nell'intensità della pulsazione che precede l'orgasmo.
A volte è lenta, uno due, tre palpiti che poi lasciano attraverso il corpo un liquore di fuoco e ghiaccio. Se il palpito è debole, in sordina, il piacere è come un'onda più gentile. Il seme dell'estasi esplode con maggiore o minore energia, quando è più ricco tocca ogni porzione del corpo, vibrando attraverso ogni nervo, ogni cellula.
Se il palpito è intenso, il suo ritmo e il battito sono più lenti, e il piacere più durevole. Frecce di carne cariche di elettricità, una seconda onda di piacere cade sulla prima, e poi sulla terza, che tocca ogni terminazione nervosa, attraversa il corpo come una corrente elettrica.
Un arcobaleno di colori sferza le palpebre. Una schiuma di musica cola dalle orecchie. E’ il gong dell'orgasmo.
A volte una donna sente il proprio come uno strumento appena sfiorato, altre volte raggiunge un acme tale che pare sia impossibile andare oltre.
Tanti orgasmi.
Alcuni provocati dalla tenerezza, alcuni dal desiderio, alcuni da una parola o da un'immagine vista durante il giorno. A volte il giorno stesso chiede un orgasmo, giorni di sensazioni accumulate e di sentimenti inesplosi.
Ci sono giorni che non si concludono con un orgasmo, quando il corpo è addormentato o sogna altri sogni.
Ci sono giorni in cui l'orgasmo non è piacere ma dolore, gelosia, terrore, angoscia.
E ci sono giorni in cui l'orgasmo si verifica nella creazione, un orgasmo bianco.
🌹
Anais Nin
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🌟 Buona Giornata Internazionale dellə Artistə
Una figura bendata, il volto nascosto, un mistero che si svela attraverso petali di fiori, fragilità delicatezza forza coraggio. Sfuggono dalle sue bende come pensieri creativi. È un’illustrazione di mistero e bellezza, un simbolo dell’arte che può sbocciare anche nelle condizioni più inaspettate. 🌸✨
Io ho iniziato a disegnare nel periodo più buio della mia vita. Le 600 persone che oggi seguono questa pagina sono qui perché un giorno, in terapia, la mia psicologa mi ha dato un compito e io ho deciso di portarlo a termine e poi pubblicarlo qui. Un disegnino. L’unico modo in cui riuscivo ad esprimere le mie emozioni senza la costante ricerca di perfezione, senza il terrore del giudizio. Un solo like era una vittoria per aver vinto il terrore dell’isolamento.
Oggi voglio celebrare non solo lə maestrə dell’arte, ma anche lə aspiranti artistə, coloro che cercano la bellezza in ogni sfaccettatura della vita. L’arte è una forma di espressione che unisce il mondo, abbattendo le barriere culturali e linguistiche. È il linguaggio universale delle emozioni, delle storie, e delle visioni. 🎨🌍
Ogni pennellata, ogni nota, ogni parola scritta, è un’opportunità per esprimere ciò che altrimenti rimarrebbe inespresso. È un modo di guardare il mondo con occhi diversi, nuovi, di catturare la sua complessità e la sua bellezza in modi unici. 🌎❤️
L’arte vive dentro di noi, pronta a sbocciare e a ispirare. Siamo arte, viviamo di arte e cerchiamo bellezza 🌿🌟
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F. Montefredini (1881) su La ginestra
Leopardi rinnega tutto, finanche la filosofia propriamente detta, perchè non crede che il nostro pensiere abbia il potere di scoprire i veri universali, ma soltanto di scrutare a posteriori ciò che si attiene più strettamente all'esser nostro, escluso lo scopo finale che ci è chiuso; di cercar non le cause, ma gli effetti della nostra esistenza; e nonpertanto, nel suo modo di vedere tutto sperimentale e pessimista, ammettendo la coscienza e l'intelligenza del nostro misero stato, ne deduce la conseguenza del dovere che hanno gli uomini di stringersi e amare fra loro. Il trionfo di questo sentimento è tanto più intero in quanto sopravvive solo in lui alla morte d'ogni altro sentimento e d'ogni altra credenza.
Tutte le credenze son fole per lui, sia che le annunzii un profeta, sia un filosofo.
La filosofia, quella che discorre per le generali e pretende varcare i limiti dell'esperienza de' fatti, è tanto vana per lui quanto la religione. Il nostro pensiero deve arrestarsi innanzi al mistero universale, non cercare di trovarne la causa nè la spiegazione. Unico conforto, unico bene è l'amore e la carità. Così torna là ond'era partito, facendo del sentimento il solo bene e solo vero consolante dell'esistenza, il sentimento elevato alla sua più pura altezza della carità.
Ma dubito che questa nuova religione della carità elevata a legge generale possa mettere salde radici; dubito che per i più possa aver forza di religione una verità che, se bene tanto evidente, pure è priva del carattere e di una sanzione che gli uomini credono divina, priva sopratutto dell'esca di un premio eterno e del terrore, che è più efficace, d'una eterna pena. Le verità naturali, i magnanimi sentimenti sono stati sempre patrimonio di pochi. Resta il problema se nell'avvenire possano divenire il patrimonio de' più. Ma di questo avvenire non appare ancora indizio. Oggi si vive a un di presso come si è sempre vissuto.
Si fanno anch'oggi guerre atroci come e più che nel passato.
#critica letteraria#d'antan#inattualità#attualità#guerra#amore#1881#ardua religione#fine ultimo#indeterminismo
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Abbastanza felice per morire di Mark Edwards: un thriller psicologico tra felicità e terrore. Recensione di Alessandria today
Un viaggio nel lato oscuro della felicità nel nuovo romanzo di Mark Edwards
Un viaggio nel lato oscuro della felicità nel nuovo romanzo di Mark Edwards Il romanzo “Abbastanza felice per morire” di Mark Edwards, tradotto in italiano da Roberta Maresca, è un thriller psicologico che mescola sapientemente mistero, suspense e una riflessione inquietante sul concetto di felicità. Con una trama ricca di colpi di scena e un’atmosfera carica di tensione, Edwards invita i…
#Abbastanza felice per morire#Alessandria today#Alessandria today notizie#Amazon Crossing#Ben Hofland#Bestseller#Colpi di scena#felicità#Felicità apparente#felicità e terrore#Google News#indagini poliziesche#ispettore Imogen Evans#italianewsmedia.com#lettura coinvolgente#Mark Edwards#Mark Edwards autore.#mistero#narrativa contemporanea#narrativa emozionante#narrativa inglese#narrativa psicologica#personaggi complessi#Pier Carlo Lava#Priorato di Wenlock#recensioni libri#Roberta Maresca#Romanzo Crime#romanzo crime psicologico#romanzo di successo
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"Tutto il mistero del piacere nel corpo di una donna sta nell'intensità della pulsazione che precede l'orgasmo. A volte è lenta, uno due, tre palpiti che poi lasciano attraverso il corpo un liquore di fuoco e ghiaccio. Se il palpito è debole, in sordina, il piacere è come un'onda più gentile. Il seme dell'estasi esplode con maggiore o minore energia, quando è più ricco tocca ogni porzione del corpo, vibrando attraverso ogni nervo, ogni cellula.
Se il palpito è intenso, il suo ritmo e il battito sono più lenti, e il piacere più durevole. Frecce di carne cariche di elettricità, una seconda onda di piacere cade sulla prima, e poi sulla terza, che tocca ogni terminazione nervosa, attraversa il corpo come una corrente elettrica.
Un arcobaleno di colori sferza le palpebre. Una schiuma di musica cola dalle orecchie. E’ il gong dell'orgasmo.
A volte una donna sente il proprio come uno strumento appena sfiorato, altre volte raggiunge un acme tale che pare sia impossibile andare oltre. Tanti orgasmi. Alcuni provocati dalla tenerezza, alcuni dal desiderio, alcuni da una parola o da un'immagine vista durante il giorno. A volte il giorno stesso chiede un orgasmo, giorni di sensazioni accumulate e di sentimenti inesplosi.
Ci sono giorni che non si concludono con un orgasmo, quando il corpo è addormentato o sogna altri sogni. Ci sono giorni in cui l'orgasmo non è piacere ma dolore, gelosia, terrore, angoscia. E ci sono giorni in cui l'orgasmo si verifica nella creazione, un orgasmo bianco."
- Anais Nin da "Il Diario II 1934-1939" -
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Luis Jouvet, Medellin, ore 3 del mattino, aprile 1943.
Il sipario è calato. Lo spettacolo è finito. Nessuno è venuto a trovarmi. Sono salito nel mio camerino, solo. Che strana sensazione, sempre, quella di essere ancora truccati e restare così “a metà” sospesi tra il teatro e la vita laica. Scrivo, come è mia abitudine, le osservazioni della recita. Questa sera, ho notato che l’attenzione del pubblico al terzo atto era più alta, più intensa del solito. Mi sono sentito commosso e turbato da una specie di perdita d’identità che mi ha fatto paura. La platea era un cratere che fiammeggiava in silenzio, un riverbero quasi insostenibile. Io dicevo il mio testo come sull’orlo di un abisso con il terrore di urtare su una parola e precipitare giù. Forse mi sono mancati questa sera, il controllo ed il sangue freddo. Forse ho ascoltato troppo, la sala. È un mio difetto. E forse mi sono spinto troppo in là e troppo a lungo. Ma come “fare il teatro” senza pensarlo, senza porsi delle domande? Come stare in mezzo alla gente e non guardarla e non chiedersi, non interrogarsi sul teatro e sul mestiere dell’attore ? Su quello che “il teatro” è? Perché è? Perché lo si fa? Dopo trent’anni di pratica, il teatro mi appare ancora in tutti i suoi aspetti soltanto come un mistero. Provoca in me dei turbamenti profondi, dei disordini interiori difficili da spiegare. So soltanto che ci sono due modi per fare o considerare il teatro: alla superficie o in profondità, o meglio in altezza, voglio dire proiettato nella verticale dell’infinito. Per me, il teatro è questo: una cosa dello spirito, un culto dello spirito. O degli spiriti. Divisa, lacerata continuamente tra sentimenti contrari, la mia vita è passata nel teatro, in una servitù volontaria, dove il disgusto e la vergogna si sono mescolati sempre con il fervore e la fiducia e lo scoraggiamento con l’entusiasmo. Come tutti quelli che operano ed agiscono ho tentato d’imparare e di capire questo gioco, che gioco non è, del recitare e le ragioni di coloro che al gioco partecipano. Non l’ho capito. Ma nonostante tutte le delusioni che ho provato, in questa vita d’illusioni, tutto mi appare ancora oggi meraviglioso, anche se incomprensibile. Chi sono coloro che vengono a sedersi, una sera, in una sala di teatro? Chi sono coloro che parlano e si muovono sulla scena? E chi è colui che ha scritto un’opera drammatica? Tutto ciò che ho cercato di fare nel teatro, tutto ciò che ho cercato di conoscere mi lascia insoddisfatto. Se mi guardo a fondo non ho fatto altro che cercare di sapere e di tutte le calde emozioni che alcuni momenti drammatici mi hanno dato, soprattutto quando parevano indicarmi una scoperta vicina, solo questa curiosità mi resta. La scoperta non l’ho fatta. Continua la ricerca.
Può chiamarsi questa “la ricerca di un dogma?” È l’effimero del teatro che mi fa presentire in lui qualcosa di più grande, dietro? Sono le sue bassezza e le sue miserie che mi fanno cercare delle compensazioni? O è il desiderio di durare, di sopravvivere che mi fa vedere nel teatro qualcosa di spirituale, una specie di rinascita dalla morte, ogni sera? So che c’è in me una tendenza dogmatica e una tendenza mistica. Ma io sono e resto un attore che guida una compagnia di attori, non una specie di santo chiuso nel suo ritiro. Eppure io sento che in questa vita del teatro c’è una specie di corruzione, che nel teatro ci sono sempre degli elementi di corruzione. Essi vengono molto spesso fuori, da coloro che vogliono entrare nel teatro senza averne il diritto. Molto spesso dall’ignoranza di coloro che lo praticano oppure dall’impossibilità di essere sempre all’altezza di quello che io chiamo “stato drammatico” (e che cos’è poi questo teatro?). Intrusi, profani, dilettanti, povera umanità che cerca in qualche modo di raggiungere il sublime. Il teatro: creazione degli uomini per arrivare più in là, più in su? Esorcismo per combattere, ognuno di noi, i fantasmi che ci abitano? Gioco puerile che non va né più in là, né più in su di un gioco di bambini? Nessuno è ancora riuscito a trovare delle spiegazioni vere che riempiano il vuoto immenso di queste domande: cos’è il teatro? E perché si va a teatro? Perché si fa il teatro? E i rischi? È un mestiere quello del teatro in cui si rischia continuamente il disprezzo e la perdita di se stessi. E io ? Per quale anomalia, per quale sregolatezza dei miei sentimenti, proprio come dicono i Padri della Chiesa, mi sono ridotto a questa condizione di volere “far finta” per tutta una vita, di imitare, di … Ma perché “quelli” che mi guardano attoniti e commossi, in silenzio? Forse perché il teatro è fatto per insegnare agli altri altre cose che avvengono intorno a loro, perché essi credono o capiscono che coloro che recitano, sono là per “rivelarli” a loro stessi. Forse il teatro serve per fare sentire loro he hanno un’anima e un’anima immortale. Se è così, allora io sono l’intermediario di un’operazione altissima! Comunque sia, il mio mestiere è l’arte di fare credere qualcosa che non è, l’arte dell’apparenza. Far questo come una “maniera d’essere” e in questo esercizio trovare un equilibrio interiore per potere vivere. Trovare un equilibrio nel suo disequilibrio. Vivere nello sdoppiarsi. Perdersi nel teatro per ritrovarsi. Il segreto dell’attore, forse il segreto di tutto il teatro è qui… e i miei, sono propositi inutili. Ma possono fissare per l’anno 2000 (soltanto qualche decennio da oggi) lo stato d’animo di un attore qualsiasi, in un anno dell’epoca travagliata che stiamo vivendo. Un attore che reinventa, ogni sera, resuscita ogni sera il teatro con tutta la tenerezza che ha per amarlo meglio. È tardi. Non sono andato avanti di un passo. Tutto resta confuso, come sempre. Ho scritto. Sono stanco e non ho nemmeno il coraggio di rileggermi. Mi strucco
Luis Jouvet
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Tutto il mistero del piacere nel corpo di una donna sta nell'intensità della pulsazione che precede l'orgasmo. A volte è lenta, uno due, tre palpiti che poi lasciano attraverso il corpo un liquore di fuoco e ghiaccio. Se il palpito è debole, in sordina, il piacere è come un'onda più gentile. Il seme dell'estasi esplode con maggiore o minore energia, quando è più ricco tocca ogni porzione del corpo, vibrando attraverso ogni nervo, ogni cellula.
Se il palpito è intenso, il suo ritmo e il battito sono più lenti, e il piacere più durevole. Frecce di carne cariche di elettricità, una seconda onda di piacere cade sulla prima, e poi sulla terza, che tocca ogni terminazione nervosa, attraversa il corpo come una corrente elettrica.
Un arcobaleno di colori sferza le palpebre. Una schiuma di musica cola dalle orecchie. E’ il gong dell'orgasmo.
A volte una donna sente il proprio come uno strumento appena sfiorato, altre volte raggiunge un acme tale che pare sia impossibile andare oltre. Tanti orgasmi. Alcuni provocati dalla tenerezza, alcuni dal desiderio, alcuni da una parola o da un'immagine vista durante il giorno. A volte il giorno stesso chiede un orgasmo, giorni di sensazioni accumulate e di sentimenti inesplosi.
Ci sono giorni che non si concludono con un orgasmo, quando il corpo è addormentato o sogna altri sogni. Ci sono giorni in cui l'orgasmo non è piacere ma dolore, gelosia, terrore, angoscia. E ci sono giorni in cui l'orgasmo si verifica nella creazione, un orgasmo bianco.
Anais Nin
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5 STORIE DI FANTASMI DELLA SARDEGNA
Oltre le cime delle montagne e le scogliere della costa, la Sardegna nasconde segreti antichi e oscuri, avvolti dal mistero e dal terrore.
La terra sarda è infestata da creature spettrali, creature che affondano le loro radici nella storia stessa dell'isola. Queste presenze sinistre possono manifestarsi in qualsiasi momento, dall'oscurità della notte all'ora del tramonto, per terrorizzare coloro che incappano nei loro percorsi.
In questo articolo, esploreremo cinque storie di fantasmi della Sardegna che sono state tramandate di generazione in generazione e che sono giunte sino a noi.
Cunfraria
Nella storica Sassari, città del nord Sardegna, si racconta la leggenda di una processione di fantasmi che appare la notte del 31 ottobre. Secondo la tradizione locale, questi fantasmi possono essere visti vicino all'incrocio tra via San Sisto e via Santa Apollinare. Le loro forme spettrali si muovono silenziosamente per le strade come per qualche commissione invisibile.
Alcuni dicono che questa processione di anime che viene chiamata “Cunfraria” cioè confraternita, sia composta da spiriti di defunti che ritornano nel regno dei vivi in questa notte santissima. Altri sostengono che siano la manifestazione di antiche maledizioni, evocate dalla magia oscura e da intenti malevoli. Qualunque sia la loro origine, si dice che la vista di queste apparizioni spettrali riempia i cuori di coloro che le vedono di paura e terrore.
Don Blas
Nell'oscuro e antico castello di Burgos, c'è una leggenda di un terrificante fantasma che custodisce un favoloso tesoro. Il suo nome è “Don Blas d'Aragona”, un grande e potente cavaliere iberico del XVI secolo che ha incontrato la sua prematura scomparsa in una sanguinosa battaglia molto tempo fa, quando la Sardegna viveva il periodo della dominazione spagnola. Secondo i racconti, “Don Blas” fu condannato a trascorrere l'eternità a custodire il tesoro che gli era stato affidato in vita. Così il suo spirito infesta il castello, legato per sempre alle sue mura. La sua presenza è un costante promemoria del potere e della ricchezza che giacevano nascosti all'interno.
Panas
In Sardegna esiste una leggenda colma di tristezza e terrore che per secoli ha perseguitato i cuori e le menti degli uomini. È una storia di dolore e disperazione, di perdita e rimpianto, una storia che è stata tramandata attraverso i secoli.
Si racconta che i fantasmi delle donne morte di parto siano condannati a tornare nel mondo dei vivi per sette lunghi anni, infestando la terra durante le ore buie della notte.
Gli anziani sussurrano che questi fantasmi, noti come “Panas”, appaiano vicino ai corsi d’acqua e si possano vedere intente a lavare i panni insanguinati del loro figlioletto. Non possono comunicare o interrompere il lavoro per nessuna ragione. Se qualcuno le disturbasse, dovrebbero ricominciare il loro rituale di penitenza daccapo e si vendicherebbero spruzzando acqua verso chi osa disturbarle.
Femminedda
Nelle remote regioni di Sant'Antioco, presso le colline che circondano Maladroxia, esiste un antico Nuraghe noto come sa “Femminedda”.Il suo nome è legata ad una strana leggenda che narra di uno spirito inquieto che ancora oggi aleggia intorno alle rovine del monumento.
Si dice che lo spirito appartenga a una giovane donna giustiziata in circostanze violente e misteriose secoli fa, la cui anima è stata condannata a vagare senza pace.
La fanciulla, accusata di un crimine infamante, fu sottoposta a una punizione esemplare e brutale, che mirava a fare di lei un monito per il popolo. Fu decapitata e il suo corpo fu sepolto in una chiesa sconsacrata fuori dal centro abitato, mentre la sua testa sarebbe nascosta nel cuore del borgo.
A causa di questo trattamento crudele e sconsiderato, l'anima della giovane, ribattezzata “sa Femminedda”, è stata condannata a vagare senza pace lungo i sentieri di campagna e le vie del paese.
Marchesa Malaspina
A Bosa, paese di mare senza tempo, la figura spettrale della marchesa Malaspina continua a vagare senza pace. Letizia, questo il suo nome, fu accusata di un grave crimine: l'adulterio con un amante sconosciuto. Il marito, geloso al punto da perdere la ragione, fece scavare una rete di tunnel segreti dal castello al paese, in modo che la marchesa potesse muoversi al riparo dagli occhi indiscreti.
Ma neppure l'inganno più elaborato riuscì a sfuggire alla furia distruttiva del marito. In preda ad un raptus di gelosia, egli fece mozzare le dita della marchesa, conservandole gelosamente in un fazzoletto che mostrò ad alcuni amici. Lui fu condannato a morte e lei sparì senza lasciare tracce.
Tuttavia, non tutti credono che il fantasma di Letizia sia scomparso del tutto. In molte notti, si possono ancora udire i suoi lamenti disperati provenire dalle rovine del castello dei Malaspina. Si dice che l'anima della marchesa sia rimasta intrappolata in quel luogo, tormentata dai suoi rimpianti e dalla sua disperazione.
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