#felicità e terrore
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Abbastanza felice per morire di Mark Edwards: un thriller psicologico tra felicità e terrore. Recensione di Alessandria today
Un viaggio nel lato oscuro della felicità nel nuovo romanzo di Mark Edwards
Un viaggio nel lato oscuro della felicità nel nuovo romanzo di Mark Edwards Il romanzo “Abbastanza felice per morire” di Mark Edwards, tradotto in italiano da Roberta Maresca, è un thriller psicologico che mescola sapientemente mistero, suspense e una riflessione inquietante sul concetto di felicità. Con una trama ricca di colpi di scena e un’atmosfera carica di tensione, Edwards invita i…
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La Felicità? E' fare l'amore per amore. E' il cuore che rischia di scoppiare a forza di battiti, quando uno sguardo..insostituibile si posa sulla vostra bocca, quando una mano lascia una traccia di sudore dietro il ginocchio sinistro. E' la saliva dell'essere amato che vi scivola in gola, zuccherata e trasparente. E' il collo che si allunga, si libera delle contrazioni e della fatica, diviene interminabile perchè una lingua ne percorre tutta la lunghezza. E' il lobo dell'orecchio che pulsa come un bassoventre. E' la schiena che delira e s'inventa suoni e brividi per dire "ti amo". E' la gamba che si alza, consenziente, le mutandine che cadono come una foglia, inutile e fastidiosa. E' una mano che si addentra nella foresta dei capelli, ne sollecita le radici e le innaffia, senza parsimonia, con la propria tenerezza. E' il terrore di doversi aprire e l'incomparabile desiderio di offrirsi, mentre nel mondo ogni pretesto è buono per piangere!... ♠️🔥
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La felicità? E’ fare l'amore per amore. E’ il cuore che rischia di scoppiare a forza di battiti, quando uno sguardo insostituibile si posa sulla vostra bocca, quando una mano lascia una traccia di sudore dietro al ginocchio sinistro. E’ la saliva dell'essere amato che vi scivola in gola, zuccherata e trasparente. E’ il collo che si allunga, si libera delle contrazioni e della fatica, diviene interminabile perché una lingua ne percorre tutta la lunghezza. E’ il lobo dell'orecchio che pulsa come un bassoventre. E’ la schiena che delira e s'inventa suoni e brividi per dire “ti amo”. E’ la gamba che si alza, consenziente, le mutandine che cadono come una foglia, inutile e fastidiosa. E’ una mano che si addentra nella foresta dei capelli, ne sollecita le radici e le innaffia, senza parsimonia, con la propria tenerezza. E’ il terrore di doversi aprire e l'incomparabile desiderio di offrirsi.
Nedjma - La mandorla
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La condanna
Un tempo avevo solo cinque anni Seduta sul lettone la mia mamma mi intrecciava i capelli In quella che era una teca di vetro Fatta di finta felicità e spensieratezza. Poi venne il tuo sguardo maligno Dal più remoto degli angoli bui La tua oscurità si fece lentamente spazio Nel silenzio della stanza. Tutto si confonde nella mia mente, Urla di terrore si mescolano con le lacrime Le tue mani le toccano il viso, Ma non sono carezze, non è amore È la mera crudeltà di un uomo piccolo Che distrugge tutto ciò che osa guardare. Solo allora il mondo si ferma Inerme guardo la macabra scena, Qualcuno cerca di portarmi via invano e Mamma piange, mamma ha il volto sfigurato, Mamma ha l'anima che sta cadendo a pezzi davanti a me, Tu chiedi scusa in ginocchio ed io Prego ad occhi chiusi Eppure per quanto io possa urlare, nessuno mi risponde.
Poi come in un sogno la scena cambia Tu vai via ed io respiro di sollievo, Ma ho solo cinque anni E tra le mani il peso di una vita che non vuole incominciare Sulle spalle la pesante consapevolezza Che per sempre dovrò fuggire da te. Quando torni mesi dopo, Coloro che mi dovevano proteggere annuiscono omertosi I loro occhi sono buchi neri, Sorridenti mi consegnano a te Firmando la mia condanna a morte. Ma io ho solo vent'anni, Sono in ginocchio che prego Davanti all'altare di un dio che non risponde Gli chiedo invano quanto gli sia stato facile assolvere Te ed i tuoi sporchi peccati Mentre davanti al mio sguardo Ha saputo solo voltarsi dall'altra parte.
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Ho imparato a riconoscere chi c'è e chi non c'è, a fare da sola, a essere forte, ad avere una soluzione per ogni problema, o almeno fingere di averla.
Ho imparato a contenere, a disarmare, a costruire e a smontare. Ho imparato ad avere certezze per poterle raccontare e a camminare sul filo a occhi chiusi, sorridendo.
Ho conosciuto l'ansia e la paura e non mi hanno più abbandonata, ho conosciuto la felicità e il terrore di perderla, ho conosciuto la vertigine dell'eternità che dà un senso agli anni che passano.
Se sono cambiata? Cambiare è un verbo piccolo quando ti passa sopra un tir.
Claudia De Lillo, "Nonsolodue".
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“Ho imparato a riconoscere chi c'è e chi non c'è, a fare da sola, a essere forte, ad avere una soluzione per ogni problema, o almeno fingere di averla. Ho imparato a contenere, a disarmare, a costruire e a smontare. Ho imparato ad avere certezze per poterle raccontare e a camminare sul filo a occhi chiusi, sorridendo. Ho conosciuto l'ansia e la paura e non mi hanno più abbandonata, ho conosciuto la felicità e il terrore di perderla, ho conosciuto la vertigine dell'eternità che dà un senso agli anni che passano. Se sono cambiata? Cambiare è un verbo piccolo quando ti passa sopra un tir.”
(Claudia De Lillo, "Nonsolodue")
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La bellezza delle cose è un trucco, il cielo è il trono della paura; sono viva, adesso, qui a dieci passi dall'acqua, e questo non è affatto bello, è terrificante; sono parte insieme a questa spiaggia, al mare, al brulichio di tutte le forme animali, del terrore universale; in questo momento sono la particella infinitesimale attraverso cui lo spavento di ogni cosa prende coscienza di sé; io; io che ascolto il rumore del mare, che sento l’umido e la sabbia fredda; io che immagino tutta Ischia, i corpi avvinti di Nino e Lila, Stefano che dorme da solo nella casa nuova sempre meno nuova, le furie che assecondano la felicità di oggi per alimentare la violenza di domani. Ah, è vero, ho troppa paura e perciò mi auguro che tutto finisca presto, che le figure degli incubi mi mangino l’anima. Desidero che da questa oscurità sbuchino branchi di cani rabbiosi, vipere, scorpioni, enormi serpenti marini. Desidero che mentre siedo qui, sulla riva del mare, arrivino dalla notte assassini che mi strazino il corpo. Sì, sì, che io sia punita per la mia inadeguatezza, che mi accada il peggio, qualcosa di così devastante da impedirmi di far fronte a stanotte, a domani, alle ore e ai giorni che verranno ribadendomi con prove sempre più schiaccianti la mia costituzione inadatta.
Storia del nuovo cognome, Elena Ferrante.
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Dalla mia silloge "l'equilibrista", Costa edizioni, la mia poesia "tutto cade, non solo la neve", dedicata alla tragedia di Rigopiano.
TUTTO CADE, NON SOLO LA NEVE
La neve è candida,
la neve è soffice,
la neve crea felicità.
Ma oggi c'è troppa neve, troppa.
Scende senza sosta, senza tregua.
Ogni cosa è ricoperta e la strada è sepolta.
Sono ore e ore che scende senza fermarsi mai.
Ora la neve diventa cattiva,
come una coltre bianca che soffoca,
che toglie il respiro e ogni speranza,
di andare, di partire, di salvarsi.
La paura comincia a prendere il sopravvento,
il terrore annega i cuori,
ma soprattutto, ogni speranza.
Poi, la terra, carica, pesante, di tutta quella neve bianca,
precipita, rotola, si ammassa,
su se stessa, tra gli alberi, su di noi.
Tutto accade,
in una frazione di secondo,
nel silenzio pericoloso della neve bianca.
Ogni cosa è travolta,
ogni vita è spezzata,
ogni speranza è finita.
La neve, imperterrita, continua a cadere, ignara, feroce,
perché non sa, o fa finta di non sapere,
di aver appena seppellito, in un solo istante,
tante vite, tanti sorrisi, tante speranze,
mentre cade e ricopre di bianco candido
il sangue rosso, che ha appena sparso.
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Ho imparato a riconoscere chi c’è e chi non c’è, a fare da sola, a essere forte,
ad avere una soluzione per ogni problema,
o almeno fingere di averla.
Ho imparato a contenere, a disarmare,
a costruire e a smontare.
Ho imparato ad avere certezze per poterle raccontare
e a camminare sul filo a occhi chiusi, sorridendo.
Ho conosciuto l’ansia e la paura
e non mi hanno più abbandonata,
ho conosciuto la felicità e il terrore di perderla,
ho conosciuto la vertigine dell’eternità
che dà un senso agli anni che passano.
Se sono cambiata?
Cambiare è un verbo piccolo
quando ti passa sopra un tir.
C. De Lillo
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“ Il corpo è sporco, l’intelligenza un peccato. Le preghiere, ancora ancora, il peggio erano le vite dei santi, e delle sante in particolare: Agnese, l’agnello bianco, torturata, data in pasto ai leoni, fustigata, Blandina, stessa sorte, Maria Goretti, una coltellata al cuore, e Giovanna d’Arco, i lacrimoni versati per lei in classe. Bernadette, quasi analfabeta bambine mie, ma è lei la prescelta dal buon Dio, un’umile pastorella, modesta, povera, non avrete mica creduto che nostro Signore sia andato a cercare dei sapientoni?, avrebbe potuto, certo, ma no, no, pensate ai tre bimbi di Fatima, o ai ragazzi della Salette eccetera. Ascolto affascinata. La semplicità, l’innocenza, la mortificazione della carne, fino al massimo grado, il corpo martirizzato, deturpato dalla scrofola come quello di santa Germana. Ognuna di loro ha sacrificato la propria vita, e non c’è niente di più gradito a Dio, bambine mie. Mentre lasciarsi sciogliere in bocca due deliziosi orsetti di cioccolato, la salita alla fune, parlottare mentre si è in fila sono tutte cose vagamente peccaminose. Il filo rosso è sempre fare dei sacrifici, per esempio impedirsi di parlare quando se ne ha voglia, rinunciare al dolce, lavare i piatti al posto della mamma, ogni volta che c’è qualcosa che non avete voglia di fare, fatelo. Compilate un quadernetto dei sacrifici, annotate tutto. Alcune di noi lo riempivano con lunghi elenchi numerati, fittissimi. Emulazione nella negazione di sé. Può anche darsi che la stessa solfa venga propinata nelle scuole religiose per ragazzi, che siano sottoposti allo stesso regime di purezza e terrore, ma non potranno mai essere vessati quanto noi: hanno il permesso di azzuffarsi, vengono incoraggiati a primeggiare, e i cari preti non hanno così in odio le loro palle, duos habet et bene pendentes. Molto presto, convinta che le donne siano più devote degli uomini: si affollano in chiesa la domenica, mentre mio padre aspetta fino alle Palme per andare a confessarsi prima della comunione di Pasqua, con la morte nel cuore e soltanto per non far scoppiare il finimondo in casa. Convinta, del resto, che sia giusto così, che le donne debbano esserlo, più devote. A nessuno importa se un uomo è religioso o meno, mentre noi ragazze siamo su questa terra per salvare il mondo con le nostre preghiere e la nostra condotta esemplare. Per fortuna mi sento sopraffatta, ben lontana dall’essere all’altezza nonostante gli sforzi, i sacrifici, che non mi colmano della felicità promessa. Combatto per tenere nascosta la mia infamia: la gioia che provo nel collezionare voti alti, nel vedere cose che non dovrei vedere, nel sottrarre caramelle in drogheria. La mia naturale cattiveria. “
Annie Ernaux, La donna gelata, traduzione di Lorenzo Flabbi, Roma, L'Orma editore (collana Kreuzville Aleph), 2021¹; pp. 57-58.
[1ª Edizione originale: La Femme gelée, Paris, Éditions Gallimard, 1981]
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Rinascerò dalle mie ceneri
Ogni pezzetto di me
Ormai infranto
Consumato
Ridotto in polvere
Si trova ora sull’asfalto
Sparso
Io fragile
Indifesa
Sola
Sono stata uccisa da colui che diceva di amarmi
Ma l’amore non è questo
Ne sono certa
Amare significa volere il bene dell’altra persona
Ma tu mi hai fatto del male
Hai sfiorato la mia pelle nuda
Con tocco leggero
Mi hai fatto sentire il tuo calore
Mi hai accarezzato il volto
Potevo quasi definirti casa
Ma poi
La tua espressione è cambiata
Il tuo sguardo era intenso
Bramoso
I tuoi occhi erano diventati neri
Come catrame
Guardavo all’interno di essi
E vedevo solo buio
Nero
Vuoto
Non eri più tu
Hai preso il mio viso tra le tue grandi mani
Possenti
Potenti
Ti sei approfittato della mia fragilità
Ero indefesa
Non hai ascoltato le mie parole di dissenso
I miei “no”, per te erano “si”
I miei “lasciami”, per te erano “prendimi”
Le mie lacrime, per te erano sorrisi
Io
Impotente
Di fronte a te
Egoista
Mi hai costretta a fare ciò che non volevo
Mi hai stretta a te
In un abbraccio, che era tutto fuorché rassicurante
Mi sono dimenata
Ho provato a resistere alla tua presa
Ma io
Donna
Debole
Contro te
Uomo
Forte
Non avevo scampo
Il mio tremore
La paura che mi si leggeva negli occhi
Il cuore spezzato in mille pezzi
Il mio corpo ormai profanato
Il rispetto è così andato perduto
Proprio come l’amore
Che affermavi di provare
Conoscevi le mie fragilità
E le hai usate a tuo favore
Dopo una notte d’inferno
Che la mia mente ricorda perfettamente
E mai dimenticherà
Io ho deciso di lasciarti
Perché quando ti vedevo provavo disgusto
Paura
Terrore.
Tu
Ancora oggi
Affermi di amarmi
Tu
Che mi hai chiesto scusa un miliardo di volte almeno
Ma le parole, non guariscono ferite così profonde
Le parole non eliminano quanto accaduto
Le parole non mi faranno tornare ad essere felice.
Hai strappato il sorriso dal mio volto
Mi hai portato via il sonno
E ora mi sento impotente contro il mondo
Vivo di paure
Di pianto
Di dolore.
Come potrei mai perdonarti una cosa simile?
Come potrei mai far finta di nulla?
Come potrei mai tornare ad amarti?
Lasciami in pace
Lasciami sola
Lasciami tornare a vivere
Proverò a riacquistare la mia felicità
Ma sarà complicato
E questo solo a causa tua.
Dedico a voi uomini irrispettosi
Tutto il dolore del mondo
E molto altro
Perché anche le peggiori tribolazioni
Non sarebbero paragonabili al dolore che avete causato a noi donne con i vostri attacchi di egoismo e bramosia
La vostra sofferenza e pentimento
Non cancellerà dalle nostre menti quei ricordi infernali
Voi uomini così
Non meritate di essere definiti tali
Perché un vero uomo
Sa come si ama una donna
Sa rispettarla
Sa farla sentire al sicuro
E il suo unico scopo è quello di renderla ogni giorno più felice.
A voi donne
Vittime di violenza
Voglio solo dirvi
Che non siete sole
Mi sono unita a voi
Per mia sfortuna
E riesco a comprendervi
Il vostro dolore è diventato anche il mio dolore
Le vostre ferite sono divenute le mie
Fidarci di nuovo di un uomo sarà complicato
Farci sfiorare nuovamente da uno di loro sarà complicato
Sentirci al sicuro, amate e rispettate sarà complicato
Ma sono sicura che nel mondo dei veri uomini esistano ancora
Ed è per loro, che ho deciso di non perdere la speranza
Un giorno tornerò ad amare
Presto o tardi che sia
E mi verrà restituita la felicità che ho perso
Ne sono certa.
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Quando subisci un certo tipo di cose, brutte, tendi a giustificarle per non dover sopportare il dolore di non aver potuto fare nulla. Le normalizzi così tanto che in fondo iniziano un pochino a fare parte di te... È così che ero diventata un mostro.
Facendomi sedurre dai mostri, iniziando a romanticizzarli, a stimarli, a sentirli solo persone sofferenti... Ma l'unica vera persona sofferente eri tu.
Eri tu piccola Eleonora. Loro hanno scelto di essere dei mostri, tu non volevi, tu ti chiedevi costantemente se lo fossi, se fossi così mostruosa da meritare i loro comportamenti tremendi, in fondo hai anche pensato di meritarli per un periodo. Hai provato a essere come loro perché vedevi in loro quel potere che tu non eri mai riuscita ad avere: il controllo.
Hai bramato il controllo, fino a sentirti un robot. Hai provato rabbia e voglia di rivalsa fino a desiderare il male degli altri... Ma in fondo, dentro di te sapevi di non desiderare neanche un giorno tutto questo...
Tu volevi solo essere libera, scappare da quelle catene di abuso... E finalmente vedo un tunnel con la luce in fondo.
Chiedevi scusa quando loro ti torturavano e facevano le vittime, ti sentivi pazza quando loro volevano farti sentire così, e ti hanno fatto impazzire... Ma dentro di te c'è sempre stata quella forza, quella bambina ribelle che non voleva, nonostante il cuore buono e ingenuo, sottostare a tutto quel giochino perverso.
Ti sei fatta persuadere dalla morte, dell'arcobaleno dopo la tempesta, dalla felicità nel terrore... Supplicavi il tuo aggressore di rimanere con te e abbracciarti mentre questo abusava di te.
Pensavi costantemente di non farcela da sola, hai toccato il fondo.
Ora è come se questo "filtro rosa" non c'è più. Ora non riesco a giustificare la mostruosità di certi gesti... Ho sempre voluto comprenderli, ma in fondo è una scelta.
Come scegliere tra andare a destra o sinistra. La sofferenza fa solo questo, ti mette davanti a una scelta, reagire e andare avanti o rimanere intrappolata in essa diventando un mostro.
Quel mostro c'è, in ognuno di noi. Dark Red non è morta. Ma è libera solo se lo voglio.
Chi subisce traumi ha dentro di sé questo fardello, ma c'è chi sceglie di non perpetuarlo all'esterno facendo dell'altro male, c'è chi lo usa come super potere per non ferire più nessuno.
C'è chi ha forza e coraggio e c'è chi si lascia divorare dai propri mostri rovinando la sua vita e tutto quello che la circonda.
Tutti siamo mostri se decidiamo di esserlo. Ecco la risposta.
Combattere le pulsioni tossiche, saperle riconoscere e lottare contro di esse anche se fanno parte di noi. Questo ci rende persone buone. Questo ci rende dei sopravvissuti.
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Vivo in una generazione che non vuole legarsi a niente, che ha paura del futuro e terrore del presente. Vivo in una generazione che rincorre la felicità pensando sempre che sia in un posto diverso da quello in cui si trova. Vivo in una generazione triste, piena di foto felici. Una generazione che ha smesso di faticare per arrivare ad un obiettivo. Vivo in una generazione in cui il corteggiamento è scomparso, una generazione che non vuole relazioni ma vuole trarre gli stessi vantaggi, come scopare, uscire, ma non sentirsi troppo, perché sai "poi ti accolli troppo". Charles Swindoll disse che la vita è per il 10% cosa ti accade e per il 90% come reagisci, ma credo si sia persa la reazione, perché le cose accadono e le persone si sentono schiacciate da tutto, come se non avessero abbastanza forza per vivere, ma l'uomo è forte per natura, e nulla in questa vita è impossibile, ma questa generazione credo l'abbia dimenticato.
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Ho imparato a riconoscere chi c’è e chi non c’è,
a fare da sola, a essere forte,
ad avere una soluzione per ogni problema,
o almeno fingere di averla.
Ho imparato a contenere, a disarmare,
a costruire e a smontare.
Ho imparato ad avere certezze per poterle raccontare
e a camminare sul filo a occhi chiusi, sorridendo.
Ho conosciuto l’ansia e la paura
e non mi hanno più abbandonata,
ho conosciuto la felicità e il terrore di perderla,
ho conosciuto la vertigine dell’eternità
che dà un senso agli anni che passano.
Se sono cambiata?
Cambiare è un verbo piccolo
quando ti passa sopra un tir.
C. De Lillo
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Se dovessero chiederti cosa è l'amore per te, cosa risponderesti?
Ho un concetto di amore così vasto e allo stesso tempo così poco definito che mi risulta davvero tanto difficile chiarirlo prima a me stessa per poi provare ad esporlo, ma credo che in linea di massima la mia idea dell’amore sia legata al dolore, quello viscerale. Non credo ci sia amore senza il terrore che possa devastarci o senza che lo abbia già fatto. Credo che l’amore lo si riconosca dopo quando l’eco del vuoto diventa assordante o lo si riconosce nel mentre quando ci consuma l’ossessione per la felicità di qualcun altro. L’amore è abitudine prima che dolore, una bolla da cui il mondo sembra più ovattato la cui visione ci piace al punto da non volerla più lasciare. L’amore è magia e non lo si può spiegare a parole. L’amore è luce. Speranza. L’amore è un incredibile ossimoro in cui cozzano i sentimenti più estremi, l’assoluta felicità ed il devasto. L’amore É ed io non so più coniugarlo.
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08/03/23
Essere felice mi è costato 5 chili. Bentornati 60...non riesco nemmeno a disperami. L'unica cosa che posso fare ora è pregare che almeno lui non veda l'ammasso di lardo informe che sono diventata e che mi continui ad amare anche se sono ingrassata 5 chili.
Ho il terrore che prima o poi gli occhi a cuore che ha smettano di funzionare e che inizi a vedermi per come sono davvero.
Vorrei solo riprendere il controllo di me stessa e riuscire a mangiare poco. Ma non riesco.
A volte penso che vorrei far uscire tutto il grasso con un bel taglio, ma sono troppo serena anche per fare quello.
Essere felici è stupendo, ma la felicità ingrassa. E no, non voglio essere triste, vorrei essere felice e magra...si può?
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