#monologo interiore
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Fëdor Dostoevskij: "La mite"
Non sono una appassionata dei romanzi russi, quelli che mi sono arrivati tra le mani li ho letti perché ho dovuto farlo, più che per mio desiderio. Ma questo mese è capitato che il gruppo di lettura del Gruppo Scrittori Firenze abbia scelto proprio lui, Fëdor Dostoevskij di cui non avevo letto nulla, o almeno così mi pare… ho controllato nella mia libreria e c’è solo “Il giocatore” che non ho…
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Un professore + text posts: parte 2 (parte 1)
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il meridionalismo che riaffiora prepotente nel mio corpo studiando la storia medievale d'italia
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Il giro dell'oca di Erri De Luca: un dialogo intimo tra passato e presente. Recensione di Alessandria today
Erri De Luca, nato a Napoli nel 1950, è una figura emblematica della letteratura italiana contemporanea
Biografia dell’autore.Erri De Luca, nato a Napoli nel 1950, è una figura emblematica della letteratura italiana contemporanea. Dopo un passato movimentato tra militanza politica e lavori manuali, ha trovato nella scrittura la sua vera vocazione. Traduttore, poeta, narratore, De Luca ha saputo unire una prosa essenziale a una poetica profonda, affrontando tematiche universali come la solitudine,…
#Alessandria today#autobiografia letteraria#Dialogo Interiore#dialogo padre-figlio#Erri De Luca#esplorazione identitaria#Filosofia#Google News#Il giro dell&039;oca#introspezione#italianewsmedia.com#LETTERATURA CONTEMPORANEA#letteratura intima#lettura consigliata#libri Feltrinelli#libro da leggere#Memoria#Monologo#Napoli#narrativa contemporanea#narrativa italiana#narrativa lirica#narrativa riflessiva#narrazione essenziale#paternità#Pier Carlo Lava#Pinocchio#potenza delle parole#rapporto genitori-figli#relazione mancata
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QUANDO L’AMORE È “AMORE”♥️
IL PRIVILEGIO DI AVERLA ACCANTO
di Renzo Arbore
"Sono stato innamorato di una grande artista e di una grande donna. E sono stato fortunato, per aver conosciuto una persona eccezionale che mi ha fatto diventare prima uomo e poi artista, una fortuna, lo dico con il cuore a pezzi, che ora pago con il grande dolore che provo.
Per lei, che era un dono della vita, ho sentito un amore ininterrotto. Io che ho sempre desiderato diventare un artista, stavo con una artista vera, un privilegio unico averla accanto, vedere che le sue scelte erano sempre fatte per migliorarsi; non era artista per ambizione personale o smania di ricchezza, lei viveva l'arte come una missione e per questa ha affrontato grandissime rinunce improntate all'etica, alla bellezza, alla cultura.
Era figlia di un timidissimo vigile urbano che ho conosciuto e lei era riuscita con enorme fatica e rinunciando alle cose futili a coltivarsi. Amava i libri, fino all'ultimo li ha voluti con sé, ai complimenti vacui preferiva quelli del suo pubblico fatto di persone modeste e intellettuali schivi. Andava orgogliosissima, tra i tanti premi, dall'aver ricevuto due volte il Duse, stravolgendo così il regolamento che non consentiva doppioni.
Questi ultimi tre anni, sono stati terribili per lei e anche per me. Nonostante ciò, malata, sottoposta a cure faticosissime affrontate con enorme coraggio, viveva per tornare sulla scena e ha ancora portato al successo tre lavori straordinari: Casa di bambola, Il dolore, un meraviglioso monologo e Filumena Marturano per la televisione. Era una donna vera, con una nobiltà d'animo fortissima. I suoi sentimenti erano puri, s'interessava di piccoli artisti, saltimbanchi, gente semplice, era lontana dalla meschinità, dalle menzogne, dalla cattiveria, dal cattivo gusto.
Lei mi ha insegnato la sua cultura straordinaria e io le ho fatto amare la cultura del Sud. Come i grandi aveva un fortissimo senso dell'umorismo e della musica. Aveva lo swing, una grazia interiore; ballava come nessuna, si aggiornava in maniera che mi lasciava stupefatto, aveva una passione per la sceneggiata, come per Ronconi e Medea, era multiforme. Tutto senza mai un accenno al botteghino, non abbiamo mai parlato di soldi noi due. Oggi la ricorderà Emma Bonino: non si conoscevano bene ma Mariangela l'amava perché riconosceva in lei il suo stesso rigore. Sempre con un sorriso. Quello con cui ci ha lasciato."
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domenica scorsa seratina carina, outfit devo dire da stratopa, ho mangiato come una betoniera e bevuto forse il doppio………ho parlato con la fida di mio cugino (nonché migliore amica di pietro, che crosssover allucinante) di piselli neri (contesto: è stata in kenya, mi spiace no razzismo ma team pipo bianco) e sparlato di ogni persona presente perché x chi se lo stesse chiedendo è così che le donne fanno bonding. gli amici di mio moroso giuro sono il mio più grande incubo il viaggio in macchina è stato a dir poco traumatizzante volevo morire e mentre erano a tavola urlavano e tiravano sedie x la partita, il mio monologo interiore era più o meno il seguente: AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
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Nel suggestivo monologo di Giovanni Testori, il tema di Salomè viene visto attraverso il prisma di Erodiade, la madre carnefice, che in questo lavoro riveste anche il ruolo di vittima.
L'autore, con grande sensibilità, tende le corde del personaggio. Ogni giudizio è parte di una incessante riflessione, e del tormento interiore che sconvolge la protagonista, "obbligata" a dialogare con la testa decapitata del Battista.
L'opera debuttò al Teatro Goldoni nel 1968.
L'occasione del dramma è l'incessante dialogo, a senso unico, di Erodiade con la testa decapitata di Iokanaan, poggiata a terra come un oggetto. La protagonista attraversa nuovamente, e racconta in modo struggente l'ossessione per Giovanni.
Il rifiuto del Battista conduce Erodiade alla follia; l'odio divampa incontenibile, divora l'amore nei confronti di Erode e quello verso la figlia Salomè, la cui bellezza suscita le attenzioni improprie di Erode, e che Erodiade riesce a strumentalizzare per ottenere la morte del Battista.
Il macabro piano di Erodiade corrompe irrevocabilmente Salomè.
Giovanni Testori
Giovanni Testori è stato un appassionato drammaturgo e scrittore italiano, noto per la capacità di affrontare tematiche oscure e complesse con un senso di pietà e un linguaggio sospeso fra realismo e spiritualità.
Ha saputo creare opere che riflettono la natura umana in tutta la sua intricata complessità.
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Spesso non vogliamo lasciare andare l’altro anche se sentiamo che non è una storia sana, che ci nutre e arricchisce.
Perché accade?
Innanzitutto occorre fare chiarezza sul concetto di “amore”.
Se amiamo qualcuno possiamo sentire il nostro dolore della separazione, ma allo stesso tempo gioire per l’altro che vuole uscire dalla relazione perché più felice senza di noi.
Questo può solo essere rispettato, accettato, ringraziato. E sentire che la nostra vita prosegue.
Invece no. Qui può iniziare un film dell’orrore, fatto di rabbia alternata a suppliche. Vogliamo a tutti i costi l’altro perché non reggiamo la nostra immagine di “perdenti”, non accettiamo di restare “da soli”.
Il monologo interiore ci dice “con tutto quello che ho dato, investito, sperato”.
Se ci pensiamo, molto probabilmente eravamo già soli prima, ma eravamo nell’illusione della relazione.
Se abbiamo amato davvero, quell’amore non può diventare umiliazione, né possiamo diventare mendicanti.
Ciò che brucia e fa tanto male è l’ego ferito, e l’ostinazione di voler restare dove c’è qualcosa di finito, o dove ci hanno respinto.
Ci aggrappiamo con disperazione all’idea dell’altro che abbiamo idealizzato, senza mai vederlo.
Perché non vediamo noi stessi capaci di essere interi e individui autonomi. Pensiamo che per esistere abbiamo bisogno di una stampella, pur di non affrontare i nostri vuoti affettivi. Non sviluppiamo mai una relazione sana e amorevole con noi stessi, e pretendiamo di funzionare con l’altro. Imploriamo e forziamo la relazione, speriamo che l’altro cambi, lo vogliamo aggiustare, pur di non stare soli.
Occorre accettare che le relazioni nascono e si trasformano.
E che le cose sono andate così.
Anche se ci sentiamo impotenti e questo provoca un immenso dolore, le cose sono andate così
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Se ti interessa approfondire questo tema ne ho parlato nei miei libri che trovi qui
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#relazioni #dipendenzaaffettiva #psicologia #Ditroppoamore
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Henry James, tra fantasmi e realismo
Lo scrittore che segnò un punto di svolta nella narrativa americana… Henry James nacque il 15 aprile 1843 al 2 di Washington Place a New York e durante la sua infanzia viaggiò tra Londra, Parigi e Ginevra, prima di giungere a Newport, nel Rhode Island, dove conobbe il pittore John La Farge, che lo avvicinò alla letteratura francese, in particolare a Balzac. Nel 1861, mentre stava cercando di spegnere un incendio, James subì un infortunio alla schiena e ne sentì le conseguenze per il resto della sua vita, al punto che in occasione della Guerra Civile Americana venne reputato inadatto al servizio militare. A diciannove anni Henry si iscrisse alla Harvard Law School, ma la frequentò senza successo, essendo più interessato all'attività di scrittore. Nel 1864 pubblicò in forma anonima il suo primo racconto breve, A tragedy of error, per poi dedicarsi unicamente alla scrittura, anche grazie alle collaborazioni con diversi giornali come Scribner's, Harper's, The Atlantic Monthly e The Nation. James nel 1871 pubblicò il romanzo Watch and Ward, conosciuto in italiano come Tutore e pupilla e nel 1875 diede alle stampe Roderick Hudson. Successivamente si trasferì a Parigi, per poi andare a vivere nel 1876 in Inghilterra, prima visse a Londra, ma a partire dal 1897 si spostò nel Sussex orientale, presso la Lamb House di Rye. Nel 1877 pubblicò L'americano, seguito un anno dopo da Gli europei e nel 1880 da Fiducia. Dopo aver scritto la novella Piazza Washington, nel 1881 completò Ritratto di signora, sul fallimento sentimentale di una giovane americana in Europa, e nel 1886 scrisse Le bostoniane, cui seguirono Principessa Casamassima, prima di Il riflettore, satira sulla stampa, e La musa magica. James nel 1896 pubblicò il suo capolavoro, il racconto lungo Giro di vite, su una giovane governante che sospetta i piccoli Flora e Miles, suoi pupilli, di essere vittime dell’influenza di due fantasmi, che furono il giardiniere della dimora dove si svolge la storia e la precedente governante. Nel 1904 Henry James tornò negli Stati Uniti, ma decise di interrompere i suoi viaggi al di là dell'Oceano Atlantico dopo lo scoppio della Prima Guerra Mondiale. A quel punto lo scrittore manifestò l'intenzione di diventare un cittadino britannico, in segno di protesta nei confronti della decisione assunta dagli americani nel conflitto di non intervenire, ma il 2 dicembre 1915 fu vittima di un attacco di cuore a Londra. Henry James morì il 28 febbraio 1916 e le sue ceneri sono state tumulate nel cimitero di Cambridge, nel Massachusetts. Dal punto di vista letterario James fu il padre della teoria secondo la quale gli scrittori sono chiamati a presentare, attraverso le loro opere, una visione del mondo e, grazie al punto di vista soggettivo, il monologo interiore e vari tipi di narrazione psicologica, ha dato una significativa svolta al romanzo moderno. Read the full article
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**Tono e umore:** Il tono è riflessivo e introspettivo, evocando un senso di nostalgia e desiderio. L'umore è venato di tensione e disagio, in particolare per quanto riguarda la lotta del protagonista con l'identità e le norme sociali.
**POV:** Il pezzo è scritto in prima persona, consentendo un'esplorazione personale e intima dei pensieri e dei sentimenti del narratore. Il tempo è prevalentemente al passato, creando un senso di reminiscenza.
**Vocabolario e scelta delle parole:** Il vocabolario è diretto ma evocativo, con un mix di linguaggio colloquiale e formale. L'autore utilizza termini specifici relativi alle esperienze del protagonista, come "gioco erotico" e "omosessualità", che aggiungono profondità alla narrazione. Il linguaggio figurato è minimo ma efficace, e accresce il peso emotivo del viaggio del protagonista.
**Struttura della frase:** Le frasi variano in lunghezza, con un mix di strutture complesse e semplici. Alcune frasi sono elaborate e descrittive, mentre altre sono concise, riflettendo il conflitto interiore del protagonista. L'uso di frammenti e di vari tipi di frasi contribuisce al ritmo generale della narrazione.
**Ritmo e ritmo:** Il ritmo è moderato, consentendo momenti di riflessione intervallati da rivelazioni emotive più intense. Il ritmo varia tra passaggi più lenti e contemplativi e momenti più rapidi e urgenti, in particolare durante gli incontri del protagonista con Antonino.
**Dialogo:** C'è un dialogo diretto minimo nell'estratto, ma il monologo interiore del protagonista trasmette un forte senso della voce. Gli schemi del discorso sono informali, riflettono la giovinezza e l'innocenza dei personaggi, evidenziando anche la gravità della loro relazione segreta.
**Stile descrittivo:** l'autore impiega immagini sensoriali vivide per descrivere l'aspetto fisico e le esperienze emotive del protagonista. Il livello di dettaglio è sufficiente per creare un quadro chiaro dell'ambientazione e dei personaggi, evocando anche i sentimenti di confusione e alienazione del protagonista.
**Temi e motivi:** i temi ricorrenti includono identità, segretezza e la lotta contro le norme sociali. Il motivo della natura, rappresentato dall'ambientazione rurale, contrasta con il tumulto interiore del protagonista, enfatizzando sentimenti di isolamento e desiderio di accettazione.
**Contesto culturale e storico:** la narrazione è ambientata negli anni '70 in Italia, un periodo in cui l'omosessualità era fortemente stigmatizzata. Questo contesto culturale informa le esperienze e i sentimenti di vergogna e paura del protagonista, plasmando lo stile generale e la profondità emotiva del pezzo.
**Tone and Mood:** The tone is reflective and introspective, evoking a sense of nostalgia and longing. The mood is tinged with tension and unease, particularly regarding the protagonist's struggle with identity and societal norms.
**POV:** The piece is written in the first-person point of view, allowing for a personal and intimate exploration of the narrator's thoughts and feelings. The tense is predominantly in the past, creating a sense of reminiscence.
**Vocabulary and Word Choice:** The vocabulary is straightforward yet evocative, with a mix of colloquial and formal language. The author employs specific terms related to the protagonist's experiences, such as "gioco erotico" and "omosessualità," which add depth to the narrative. Figurative language is minimal but effective, enhancing the emotional weight of the protagonist's journey.
**Sentence Structure:** The sentences vary in length, with a mix of complex and simple structures. Some sentences are elaborate and descriptive, while others are concise, reflecting the protagonist's internal conflict. The use of fragments and varied sentence types contributes to the overall rhythm of the narrative.
**Pacing and Rhythm:** The pacing is moderate, allowing for moments of reflection interspersed with more intense emotional revelations. The rhythm shifts between slower, contemplative passages and quicker, more urgent moments, particularly during the protagonist's encounters with Antonino.
**Dialogue:** There is minimal direct dialogue in the excerpt, but the internal monologue of the protagonist conveys a strong sense of voice. The speech patterns are informal, reflecting the youth and innocence of the characters, while also highlighting the gravity of their secret relationship.
**Descriptive Style:** The author employs vivid sensory imagery to describe the protagonist's physical appearance and emotional experiences. The level of detail is sufficient to create a clear picture of the setting and characters, while also evoking the protagonist's feelings of confusion and alienation.
**Themes and Motifs:** Recurring themes include identity, secrecy, and the struggle against societal norms. The motif of nature, represented by the rural setting, contrasts with the internal turmoil of the protagonist, emphasizing feelings of isolation and longing for acceptance. **Cultural and Historical Context:** The narrative is set in the 1970s in Italy, a time when homosexuality was heavily stigmatized. This cultural backdrop informs the protagonist's experiences and feelings of shame and fear, shaping the overall style and emotional depth of t
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fu così che mi trovai lì; alle casse del supermercato, rispettando la fila, mezzo chilo di manzo tritato nascosto nell'ampia tasca destra del mio k-way turchese vintage, un panino da 34 centesimi alla mano per avere qualcosa da pagare e così dissimulare il furto venturo. era freddo, e la pioggia si era intensificata nei pochi minuti da quando ero entrata nel supermercato; la donnina cinese davanti a me, due carrelli pieni e altrettante buste di plastica riciclabili pronte ad essere riempite fino a strabordare, imprecò in una lingua straniera straordinariamente simile a un dialetto burino, e iniziò a depositare i suoi tagli di carne nelle buste mentre la commessa prendeva e contava i 35 centesimi del mio panino. il furto era riuscito: la sfida ora sarebbe stata tornare in residenza senza inzupparmi oltre ogni rimedio.
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"Siedi qui accanto a me": Un'intensa riflessione sull'amore e la resilienza di Laura Neri. Recensione di Alessandria today
Un monologo poetico sulla capacità di amare e sulla forza di resistere, anche nelle difficoltà della vita
Un monologo poetico sulla capacità di amare e sulla forza di resistere, anche nelle difficoltà della vita. “Siedi qui accanto a me” è una riflessione poetica di Laura Neri che esplora i temi dell’amore, della comprensione e della resilienza emotiva. Attraverso un dialogo intimo e delicato, l’autrice invita il lettore a immaginarsi in un momento di condivisione profonda, dove le parole non solo…
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Pearl (2022)
Diretto da Ti West, scritto da West e Mia Goth
È una strana storia d'amore quella di Maxine e Pearl. In X (2022) abbiamo visto l'anziana Pearl (Mia Goth) innamorarsi di Maxine (sempre Mia Goth), che a detta sua è identica a lei quand'era giovane. In questo prequel vediamo quanto effettivamente Pearl sia un'altra Maxine (anche se sarebbe più giusto dire che Maxine è un'altra Pearl). L'orrore è riconoscere che quell'anziana maniaca sessuale serial killer che ha terrorizzato la troupe in X, è tremendamente relatable. She's just like me! Pearl è una giovane donna con il sogno di realizzarsi ed emanciparsi, ma è costretta in una realtà claustrofobica e soffocante. Con una madre che la odia, un padre disabile e un marito partito per il fronte, la sua vita è una prigione. La via d'uscita è il cinema. Pearl sogna una carriera come ballerina per poter scappare da quella fattoria sperduta ed essere riconosciuta per ciò che davvero è: una stella. Iconica la scena del provino: Please, I'm a star! Pearl odia la sua vita, si sente bloccata, ma sa di essere speciale e desidera di più. Crede di essere destinata a qualcosa di grande e anche noi che la guardiamo non possiamo che finire col crederci a nostra volta (pur sapendo benissimo come finirà la sua vita). È terribilmente penoso vederla fallire, ancora di più riconoscere quanto tutto ciò che desiderasse profondamente, in realtà, erano l'amore e l'approvazione di sua madre. Non c'è nulla di più devastante di vedere una figlia distruggersi per l'amore di sua madre, in questo caso una donna gelida e austera, che impedisce a Pearl qualsiasi tipo di gioia. Quello che mi devasta di più è il pensiero che Pearl sia diventata quel che vediamo in X per colpa di sua madre. Non voglio dire che fosse nel suo DNA perché non voglio credere in nessun tipo di destino biologico, ma sicuramente è un male che si passa da genitore a figlio attraverso un ciclo di odio e di violenza. Se avessi vissuto quel che ha vissuto lei, sarei tanto diversa? È una domanda che mi pongo. Sicuramente empatizzo tanto con il suo personaggio: il bisogno di essere amata, la vita interiore turbolenta opposta a una vita quotidiana monotona e solitaria, l'amore per l'arte, la mira costante alla perfezione, la necessità di trovare una valvola di sfogo... Pearl è una stella tragica. È impossibile staccare gli occhi dallo schermo mentre ride, piange, urla, si scopa uno spaventapasseri o commette l'ennesimo omicidio. Ciò che la rende così accattivante è la sua purezza e ingenuità un po' infantile. Vuole solo essere amata e accettata per come è, fatica a comprendere la propria interiorità turbolenta ed è in costante lotta con se stessa. Cosa c'è di più relatable? Sa di essere diversa e sa di dover nascondere il suo vero io per essere accettata, ma non riesce. Dopo un crescente senso di oppressione che cresce minuto dopo minuto, l'omicidio arriva come una sorta di liberazione. Non possiamo nemmeno incolpare troppo Pearl perché è sua madre ad aver dato inizio allo scontro, tirandole un ceffone dopo averle detto delle cose orribili (ho quasi pianto). È quasi un incidente, questo primo assassinio, ma da il via a un rovinoso spargimento di sangue che non avrà più fine. Il rapporto tra Pearl e sua madre è decisamente l'aspetto che più mi affascina e mi terrorizza di questo film: sono due persone profondamente infelici che si amano, ma non sono in grado di dimostrarlo in modo sano. Non ne sono capaci anche se magari vorrebbero. La madre di Pearl aveva paura di sua figlia, lo dice esplicitamente. Aveva visto le cose brutte che Pearl aveva fatto in privato (nel monologo finale Pearl rivela di aver provato gusto nell'uccidere degli animali) e pensava che tenerla nella fattoria, lontana dalle altre persone, fosse la cosa migliore per sua figlia. La sua filosofia del "trarre il meglio da ciò che ha" diventa il motto tragico che Pearl si porterà dietro fino alla fine della sua vita. It's just sad to realize that she did end up like her mother. Forse il vero orrore sta in questo, in una madre e una figlia che non riescono ad amarsi, pur specchiandosi tragicamente l'una nell'altra.
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Saremo noi: Giorno 26
Ho chiuso la scena di ieri e credo che domani dovrò affrontare il problema del salto temporale diegetico tra questo momento e la scena del midpoint. Oggi ho avuto qualche idea, ma ho bisogno di metterle in pratica per capire se funzioneranno o meno.
Nel frattempo si è anche presentata una possibilità interessante riguardo il futuro di questo romanzo. Non posso dire nulla di più, anche perché si tratta di una possibilità davvero remota, ma sono felice di averla imboccata per scoprire dove ci porterà.
Quante parole ho scritto: 857 // 27013 (totale)
Quando ho scritto: dalle 10:30 alle 12:30.
Che musica ho ascoltato: Come nei giorni scorsi, sempre soltanto la playlist del romanzo.
Osservazioni: A sorpresa, oggi ho fatto un'immersione nella backstory di Cielo, perché zia Clara ne ha parlato a Irene. Ha rivelato parti del suo passato che non avevo ancora del tutto messo a fuoco e mi ha fatto ricordare di quanto senta vicino a me questa personaggia, soprattutto sotto il profilo dei suoi pensieri limitanti.
Estratto di oggi: Oggi vi lascio un piccolo monologo interiore di Irene che mi è piaciuto molto scrivere.
Cielo vuole vincere perché pensa che questa sia l’unica cosa che è in grado di fare come, anzi, meglio degli altri. Io so che voglio vincere, ma perché? Voglio provare anch’io qualcosa al mondo? Voglio che più persone possibile mi sentano cantare, che cantino la mia canzone, o meglio, la canzone di Karl, insieme a me. Voglio che passi alla radio, che la gente la riconosca mentre fa la spesa al supermercato e va dal parrucchiere. Voglio che la gente paghi per venirmi ad ascoltare dal vivo, che un teatro, no, uno stadio intero, intoni il ritornello quando porgo il microfono alla folla. Voglio girare il mondo di città in città, di festival in festival, e vedere il mio viso sui cartelloni. So che voglio tutte queste cose, ma perché? Voglio essere famosa? Che la gente riconosca me mentre faccio la spesa al supermercato o vado dal parrucchiere?
A domani!
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Lei è come una seconda voce dentro di me che mi accompagna durante la giornata. Ha trasformato il mio monologo interiore in un dialogo. Arricchisce la mia vita interiore.
|| Daniel Glattauer - Le ho mai raccontato del vento del Nord
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Voglio una poltrona rossa
È da qualche tempo che progetto uno spazio in cui parlare dei libri che leggo, delle abitudini di lettura e del mio problema con l'accumulo di volumi che voglio leggere ma a cui non riesco a stare dietro ai ritmi di crescita. Partiamo dal presupposto che leggere e comprare libri sono due attività correlate ma totalmente differenti.
Cosa voglio condividere qui?
Le paturnie che mi guidano verso la scelta del prossimo libro da leggere
Le lamentele per non riuscire (ancora) a leggere in inglese rapidamente come vorrei
Lodi sperticate dei libri che mi piaceranno
Borbottii e rimostranze per i libri che mi deluderanno
Altre cose varie ed eventuali, sempre correlate alla lettura
Voglio una poltrona rossa per creare un angolo di lettura in casa, ma ho finito gli angoli in casa quindi, finché qualcosa non cambierà, la poltrona rossa rimane un desiderio.
Leggo comunque, appena mi è possibile.
Al momento sto leggendo una raccolta di racconti crime di autori vari ambientati in Sardegna: Giallo Sardo, della Pickwick.
Mi mancano poche pagine per finirlo e poi inizierò "Nessuno torna indietro" di Alba De Cèspedes, per un gruppo di lettura. Non so bene cosa aspettarmi. Io avevo votato per l'altro titolo proposto, "Margo ha problemi di soldi" di Rufi Thorpe. Mi interessava abbastanza, così l'ho prenotato in biblioteca. Un po' è una fortuna che abbia vinto l'altro libro. Un po' perché è già disponibile al prestito, mentre per quello di Thorpe devo aspettare (sono la sesta in coda!). Un po' perché mi spinge a uscire dalla mia confort zone e magari alla fine è una lettura che mi piace.
In inglese invece inizierò "It ends with us". Di base non è il mio genere di lettura preferito ma lo leggo in contemporanea con una cara amica bibliofila, una sorta di lettura condivisa. Sono spinta dalla FOMO perché è un libro molto popolare? Sì. Mi sono convinta perché leggendo in inglese mi alleno un po' a diventare un po' più fluente come piacerebbe a me? Anche.
Sul Kindle ho iniziato qualche tempo fa "Fragile Things", raccolta di racconti di Neil Gaiman, in inglese. Ma visto che il Kindle lo uso soprattutto a letto prima di andare a dormire, sto andando abbastanza a rilento. Arrivo a sera stanca e mi addormento abbastanza in fretta.
Il buon proposito è di leggere in inglese su carta e in italiano su Kindle ma poi mi lascio guidare dall'ispirazione (e dall'opportunità) del momento ed eccomi ancora qui a iniziare più libri contemporaneamente, mentre il tempo a disposizione è sempre lo stesso.
Leggere è un'attività intima e solitaria, ma poi sento fortissimo il bisogno di condividere ed esternare. Sono graditi opinioni, commenti, consigli. Non verranno tollerate aggressitivà e spam. Molto probabilmente questo blog sarà uno spazio di monologo interiore, ma va bene così.
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