#Abbastanza felice per morire
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Abbastanza felice per morire di Mark Edwards: un thriller psicologico tra felicità e terrore. Recensione di Alessandria today
Un viaggio nel lato oscuro della felicità nel nuovo romanzo di Mark Edwards
Un viaggio nel lato oscuro della felicità nel nuovo romanzo di Mark Edwards Il romanzo “Abbastanza felice per morire” di Mark Edwards, tradotto in italiano da Roberta Maresca, è un thriller psicologico che mescola sapientemente mistero, suspense e una riflessione inquietante sul concetto di felicità. Con una trama ricca di colpi di scena e un’atmosfera carica di tensione, Edwards invita i…
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Il primo febbraio del 1991 moriva mia mamma. Non meritava di morire così presto,aveva ancora davanti tutta la terza età da vivere con la sua famiglia e ancora tante cose da dare.All’epoca non ero più una bambina,ero una ragazza abbastanza autonoma e matura. Ma questo non significa niente perché certe assenze pesano per tutta la vita,anche quando si invecchia. Il momento in cui più ho sentito la sua mancanza è stato quando è nato mio figlio. Avrei voluto averla con me per chiederle consigli,per avere aiuto e comprensione nei momenti difficili. Mi sarebbe piaciuto sentirla raccontare di quando io e mia sorella eravamo neonate e di cosa facevamo. Sono sicura che mio figlio sarebbe stato felicissimo di averla vicino. Io ho avuto una bellissima infanzia grazie al suo affetto e ho sempre cercato,seguendo il suo esempio,di fare in modo che anche mio figlio vivesse felice e sereno.
Grazie mamma
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Van Houten,
io sono una persona buona ma uno scrittore di merda. Lei è una persona di merda ma un buon scrittore. Insieme faremmo una grande squadra. Non voglio chiederle favori, ma se ha tempo - e da quello che ho visto ne ha un sacco - mi chiedevo se potesse scrivere un discorso funebre per Hazel. Ho tutti gli appunti, ma sarei felice se lei potesse farli diventare un discorso coerente, o anche solo indicarmi che cosa dovrei fare in un altro modo.
Cara Hazel le cose stanno così: quasi tutti sono ossessionati dal pensiero di lasciare un segno nel mondo. Di tramandare qualcosa. Di sopravvivere alla morte. Tutti vogliamo essere ricordati. Anch'io. Questo è ciò che più mi disturba, essere un'altra immemorata vittima dell'antica e ingloriosa guerra contro la malattia.
Io voglio lasciare un segno.
Ma Van Houten, i segni che gli umani lasciano troppo spesso sono cicatrici. Costruisci un meganegozio orrendo, o fai un colpo di stato, o provi a diventare una rockstar e pensi “Adesso sì che si ricorderanno di me” ma (a) non si ricordano di te, e (b) tutto quello che ti lasci alle spalle sono altre cicatrici. Il tuo colpo di stato si trasforma in una dittatura. Il tuo negozio distrugge il paesaggio.
(Okay, magari non faccio così schifo come scrittore. Ma non riesco a mettere insieme le idee, Van Houten. I miei pensieri sono stelle che non riesco a far convergere in costellazioni.)
Siamo come un branco di cani che pisciano sugli idranti. Avveleniamo l'acqua di fonte con la nostra piscia tossica, segnando ogni cosa come MIA nel ridicolo tentativo di sopravvivere alla nostra morte. Io non riesco a smettere di pisciare sugli idranti. So che è sciocco e inutile - inutile in modo epico, nella mia attuale condizione - ma sono un animale come chiunque altro.
Hazel è diversa. Lei cammina leggera, vecchio mio. Lei cammina con passo leggero sulla terra. Hazel conosce la verità: la probabilità che abbiamo di ferire l'universo è pari a quella che abbiamo di aiutarlo, ed è molto probabile che non faremo né l'una né l'altra cosa.
La gente dirà che è una cosa triste lasciare una cicatrice più piccola, che saranno in pochi a ricordarla, che sarà stata amata in modo profondo, ma non a vasto raggio. Ma non è triste, Van Houten. È magnifico. È eroico. Non è questo il vero eroismo? Come dicono i medici: primo, non fare del male.
I veri eroi comunque non sono quelli che fanno le cose, i veri eroi sono quelli che NOTANO le cose, quelli che prestano attenzione. Il tizio che ha inventato il vaccino antivaiolo non ha inventato niente. Ha solo notato che le persone che avevano contratto il vaiolo bovino non si ammalavano di vaiolo.
Dopo che la mia PET si è illuminata tutta, mi sono intrufolato nel reparto di terapia intensiva e l'ho vista mentre era priva di sensi. Sono entrato dietro un'infermiera che aveva la tessera magnetica e sono riuscito a stare seduto accanto a lei per dieci minuti prima che mi scoprissero. Ho davvero pensato che sarebbe morta prima che che io avessi avuto il tempo di dirle che stavo per morire anch'io. È stato spaventoso: l'incessante aggressione meccanizzata della terapia intensiva. Aveva quest'acqua scura cancerogena che le usciva dal torace. Gli occhi chiusi. Era intubata. Ma la sua mano era ancora la sua mano, ancora calda, con le unghie dipinte di un blu così scuro che sembrava nero e io l'ho tenuta stretta e ho cercato di immaginare il mondo senza di noi e per circa un secondo sono stato una persona abbastanza buona da sperare che morisse in modo da non dover scoprire che stavo per morire anch'io. Ma poi ho chiesto più tempo per poterci innamorare. Il mio desiderio è stato realizzato, suppongo. E le ho lasciato la mia cicatrice. Un infermiere è entrato e mi ha detto che dovevo uscire, che non era consentita la presenza di visitatori, e io gli ho chiesto come stava e il tipo ha detto: “Sta ancora accumulando acqua.” Una benedizione nel deserto, una maledizione nell'oceano.
Cos'altro dire? È così bella. Non ti stanchi mai di guardarla. Non ti preoccupi se è più intelligente di te: lo sai che lo è. È divertente senza essere mai cattiva. Io la amo. Non puoi scegliere di essere ferito in questo mondo, vecchio mio, ma hai qualche possibilità di scegliere da chi farti ferire. A me piacciono le mie scelte. Spero che a lei piacciano le sue.
- John Green
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Devo ammettere che il fatto di aver rischiato per la prima volta di morire a 16 anni in maniera terribile deve avermi in qualche modo cambiato, nelle fondamenta. Credo che la gente sprechi tanto la vita viaggiando quando lavorando in un ufficio. La gente tende a svalutare il proprio tempo e la propria vita finché non gli finisce. Io da una piccola stanza a Trento sono arrivato a fatturare abbastanza da assumere a tempo pieno 3 persone. Non dico che sia giusto, ma sono felice di quello che faccio. Ho conosciuto molti nomadi che senza feste, alcool e droghe non sarebbero altrettanto felici. Intendo proprio dire, non sarebbero felici di quello che fanno, di quello che producono. Io provo felicità nel tirarmi su le zucche e nel fare il limoncello in casa. Se ti piace prendere l'aereo fallo. Ho vissuto del tempo come nomade, ne ho conosciuti molti. Alcuni sono persone sole, con una vita privata e lavorativa devastata. Questo discorso della contrapposizione lavoro ufficio brutto/ lavoro da nomade bello non ha senso. La vita è snervante, monotona qualunque cosa si faccia. Trovo l'idea del " you live only once" l'ennesima frase per acchiappare click e vendere un cambiamento di vita e ti offre " fughe permanenti al grigiore e all'ozio" , cosa che ovviamente non esiste.
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Un paio fa di pranzi mi ha canzonato ricordandomi che l’impegno non serve e che gli sforzi con cui gioco a fare Atlante non sono richiesti.
Davvero avrei voluto saperlo un paio di diottrie fa? Se l’avessi saputo avrei mosso solo il vento. Ti avrei forse tenuto la porta un po’ meno spalancata? Non ti illudere: siamo come le canzoni, finiamo molto prima di finire davvero.
Mi sono tagliata i capelli, ho una lentiggine sul naso, giro ancora attorno al sole, tutto nella norma. Piove tanto, stanno costruendo un palazzo dove prima c’era solo il cielo e dal tabaccaio sotto casa hanno finito le caramelle. In sostanza, sembra che il mondo avanzi. A me avanza un po’ di malinconia, quella classica da occhi stanchi e mani vuote. Compro nuovi cassetti per stringerci dentro sogni più grandi, cerco di ignorare che il vuoto che lasci non prende abbastanza spazio e che questa foga di rivalsa non mi sazia.
Mi ha tolto l’entusiasmo. Forse nemmeno se ne accorge, ma dire che la fatica profusa è un mero esercizio di stile, taglierebbe le gambe a chiunque. Mi faccio bastare l’aria viziata di questa stanza, per pigrizia, per paura. No, non è vero: il mio guinzaglio è la speranza.
Questo cielo grigio non mi abbatte, questa poca vita non mi finisce. Mi sono sfinita a forza di cercarti ma come me lo dico che non ho mosso un passo, non ho consumato gli occhi e non mi è esploso il cuore? Che occhi banali che mi ritrovo, chissà se riesci a rimanermi dentro. Agli occhi, mica al cuore, chè quello non sa farsi consumare. Solo amare non sarebbe bastato a tenerci stretti. Forse amarci, invece, avrebbe potuto salvarci.
Mi si scaldano le guance al pensiero del tuo fiato. Voglio le tue mani addosso, sentirmi persa nel tuo letto, non doverti chiedere se rimani.
Posso sopportare il suo sguardo, riconoscere la mia fortuna senza denigrare la fatica. Posso essere felice senza sentirmi completa. Posso cantare mentre preparo il caffè senza essere serena. Il cielo apatico ultimamente non mi sfama. Poi, una mattina qualsiasi, il sole mi scalda anche se nessun progetto è allineato. Nessuno spazio è occupato, sono solo prese di fiato, me lo ripeto per non morire soffocata dalle mie risposte lapidarie. Monosillabi che spargo in giro per illuderti di essere presente come non ti scordar di me ai bordi delle strade di città.
In quella foto non mi riconosco. Non ti voglio più, pensa che cosa stupenda. È disarmante, essere stati e non volere essere più. Non ti voglio più, pensa che cosa terribile. È rassicurante, non essere più e volere essere ancora.
Davanti alla sua ammissione di colpa sono rimasta senza fiato. Fatico a rimanere salda nelle mie convinzioni, vorrei andare un po’ più lontano, non voglio lasciarla. Ti ho fatto soffrire troppo da bambina, lo dice ma io ho lavato via la tristezza da ogni momento con il suo sorriso a cui il mio non assomiglia. Vorrei avere il suo coraggio, mica i suoi occhi, per dirti ancora che siamo come le canzoni. Non smettiamo mai di finire.
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ho paura di vivere, di scoprire cose nuove, di essere felice. ho paura di andare avanti, di non farcela e cadere nell'oblio del mio cervello chiuso in se stesso. ho paura di stare troppo male, di riprendere vizi sbagliati, di non amarmi abbastanza per andare a letto col sorriso. ho paura di piangere da sola, di rialzarmi da sola e stare sola. ho paura che il buoio sia così cupo e fitto che mi occluda il cuore negandogli di guardare l'amore. ho paura di sbagliare, lottare, fidarmi senza stare male. ho paura di finire in depressione, di tagliarmi le vene sperando ogni volta che sia quella giusta. ho paura di annegare non respirare non riuscire a reagire al dolore. ho paura di morire senza aver mai vissuto, ho paura che tutto questo mi perseguiterà finché non muoio, perciò addio, io non voglio più avere paura.
14/04/2017
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La parte più difficile in ogni cosa è iniziare, come adesso. Non è facile trovare le parole giuste per aprire la strada alle milioni di cose che vorrei dirti. Ogni inizio è spaventoso, difficile. E me lo ricordo che qualche mese fa di paura ne avevo tanta, temevo tutte le cose che avremmo dovuto vivere. Sei il mio momento giusto, su questo non ho dubbi, mi sei piombato addosso per caso e senza alcuna pretesa, nessuna forzatura e nessuna speranza, sei rimasto. Era troppo tempo che non davo così tanta fiducia a qualcuno ma stranamente con te mi sentivo al sicuro. E ci sono tutti gli ingredienti, le farfalle, le palpitazioni. Ci sono tutti gli ingredienti perché tu possa distruggermi e forse, per la prima volta, voglio correrne il rischio. Non mi sono affezionata a te perché avevo bisogno di qualcuno che mi rendesse felice, ne perché stessi cercando qualcuno con cui stare. In realtà, non cercavo proprio nessuno. Mi sono innamorata di te perché mi sono sentita apprezzata, perché sei l'unica persona che mi restituisce tutto l'amore che do. Siamo così simili ma in certi sensi così diversi, eppure sei esattamente quella parte che mi manca per essere come vorrei. D’altronde hai avuto tutto, prima ancora che te ne rendessi conto. Ti ho parlato di qualsiasi cosa, quando per me parlare di sentimenti o emozioni risulta essere complicato, tendo sempre a sopprimere qualsiasi cosa. Ti ho parlato di cose che non voglio ammettere nemmeno a me stessa, che portavo, e porto, come un peso, con vergogna, ma tu sei stato così paziente e mi hai ascoltato quando probabilmente quello che dicevo non aveva senso nemmeno per me. Ti ho amato fin da subito ed ho avuto paura della velocità con cui un sentimento del genere sia cresciuto, d’altronde mi son chiesta, che vuoto lascerà una persona del genere nella mia vita? Oramai occupi tutto, tutto lo spazio che c'è, sei ovunque e neanche me ne rendo conto. Hai reso tutto pieno di significato, pieno d'amore e di timori. Per la prima volta penso che non esista qualcosa che non farei per te, qualsiasi cosa pur di farti stare bene. Non lo dico perché ti amo, ma lo dico perché sei una persona speciale. Meriti qualsiasi cosa di bello possa esserci, tutta la felicità che possa provare. Ogni volta che dico di amarti significa che ti accetto per la persona che sei, e che non voglio trasformarti in qualcun altro. Significa che ti amerò e starò al tuo fianco anche nei momenti peggiori. Significa amarti anche quando sei giù di morale, non solo quando è divertente starti vicino. "Ti amo" significa che conosco la tua persona e non ti giudico. Significa che ci tengo abbastanza da lottare per quello che abbiamo e che ti amo abbastanza da lasciar perdere, se ciò significa vederti felice. Vuol dire pensarti, sognarti, volerti e aver bisogno costantemente di te, e sperare che tu provi lo stesso per me. Vorrei rivivere ogni ora passata insieme, per rendermi conto di quanti dettagli mi son persa, ma poterli assaporare tutti, coglierli e conservarli. Sei un regalo grandissimo, per il quale sarò per sempre in debito verso il destino. Non so cosa succederà un domani, non importa se ti amerò esattamente come adesso, probabilmente di più, ma sarai sempre e comunque tu, niente ti renderà diverso di fronte ai miei occhi. Non vedo l'ora di poterti baciare, mi manchi da morire e niente mi rende felice come averti accanto e poter sentire il calore di un tuo abbraccio. Sei ciò di cui ho più bisogno e che non voglio lasciar andare per nulla al mondo.
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Relazione toxic
Sono seduta in un bagno, e ho messo la mia playlist.
E sto notando che non sono più me stessa da un po’.
Oggi mia zia mi vede e rimane con una faccia un po’ perplessa.
Mi scrisse mia zia sta sera..
Ma non vorrei far preoccupare nessuno, mi sento come se fossi sola .. mi sento come una sigaretta spenta in acqua . Che è una frase che citava il mio ex ragazzo ma sto provando a dimenticare quello che mi ha fatto passare .. ma non ci riesco .. mi sento debole, il cuore che batte a mille.
Mi sento come se sto crollando.
Mia madre disse a papà di non lasciarmi a casa da sola, ha paura che mi potrei fare del male .. pensa che mi potrei suicidare ..
Ma non sono così stupida , non arriverei mai a questi livelli .. se anche ho molti pensieri negativi. Che vorrei prendere una lametta e tagliarmi le vene..ma so che non risolverei nulla,in questo modo farei vincere lui.
Devo essere forte e reagire . La mia paura che ora che gli sarà arrivata la denuncia..che mi potrebbe contattare e minacciarmi o insultarmi ..
ancora sogno quando lui mi prendeva per la gola e mi stringeva forte e mi dava della puttana . Che se era così lui,era per colpa mia ..e certe volte penso veramente che fosse colpa mia . Che ogni cosa che tocco la distruggo .
Vorrei prendere in mano la situazione e finire tutta questa storia prima possibile. Sto crollando sempre di più .
Ogni volta che mi guardo allo specchio mi vergogno .. mi faccio così schifo con questi lividi .. e so che ora non mi potrò più fidare di nessuno . Che ho sofferto abbastanza “ Abbandono , stupro, violenza fisica e psicologica.” Sto impazzendo. Vorrei solo essere felice . Non chiedo molto . Ma vedo che ogni volta che ci provo mi succede sempre qualcosa di brutto,strano eh!
COME MI SENTO?
Mi sento male ogni notte, provo a non pensarci . Ma non riesco a dimenticare quello che mi ha fatto..quando io ho provato a dargli tutto il mio cuore,so di aver sbagliato.. ma questo non giustifica che mi doveva mettere le mani addosso,che mi doveva massacrare di botte ,tra schiaffi ,cazzotti ,strangolarmi ,puntare un coltello contro . Avevo così paura .. ma dovevo dire che lo amavo e che non avevo paura .. sennò mi avrebbe fatto del male.
Cazzo ma di chi mi ero innamorata?
Perché mi trovo sempre nella strada sbagliata ? Vorrei trovare il mio cammino giusto ! Vorrei essere amata come merito ma sembra che non mi merito il bene in questa vita .mi sembro mia madre biologica ..che faceva sempre scelte sbagliate, che arrivó al punto di farsi di coca e alcol e alla fine che fu uccisa dal compagno.
Voglio avere una vita degna.
Il problema che sto scrivendo ogni cosa che penso .vorrei fermarmi e dirmi cosa cazzo sto dicendo . Ora sto pensando di prendermi una sigaretta per calmarmi .. e riflettere a mente lucida . Nonostante che mi sono bloccata con il cuore,Con la mente ,che piano piano stanno riaffiorando tutti i miei ricordi,sia belli e brutti.
Ora sento che mi viene da vomitare. (Forse questo è lo stress che sto accumulando)..Prima avevo iniziato a non mangiare, ero arrivata in Italia che non mangiavo da 3 giorni,prima che non riuscissi a essere liberata dalla mia famiglia essendo che lui mi aveva tenuta sotto sequestro. Che non avevo modo di uscirne via da quella situazione. Che imbranata ,non mi sarei dovuta fidare ..sarebbe potuta andare peggio e rischiare di morire.
Alla fine vedo quante ragazze hanno subito violenza psicologica,fisica e sessuale.
Devo aprire bene gli occhi,perché la prossima volta non ci potrebbe essere il modo di salvarmi e parlane come lo sto facendo ora .
Parlatene sempre di quello che vi succede prima che sia troppo tardi.
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Mi dispiace molto che Giorgia, questa ragazza di 27 anni, che ha parlato della propria eco-ansia, pensi seriamente di non volere dei figli per paura di chi sa quali cataclismi, e cioè per paura che le creature che metterebbe al mondo non avrebbero alcun futuro.
Mi dispiace perché mi pare che Giorgia, e tanti ragazzi come lei, non individuino bene le cause reali del loro profondissimo disagio, e quindi sbaglino mira anche nell’individuare i possibili rimedi.
Le vorrei dire: Cara Giorgia, le donne in ogni tempo hanno messo al mondo i loro figli quasi sempre in situazioni di grande incertezza. Credi che le mamme svedesi che partorirono che so nel 1351, durante la peste nera, che in quegli anni fece fuori 20 milioni di Europei su 60, e cioè 1 persona su 3, avessero maggiori sicurezze delle tue? o le madri che concepirono e partorirono i loro figli durante gli incessanti massacri della storia: da Troia al Vietnam, o magari su qualche barcone alla deriva tra la Libia e Lampedusa?
Ciò che dovremmo capire, prima di parlare di eco-ansie, o di altre amenità neolinguistiche del genere, è che la condizione umana su questa terra è strutturalmente precaria, e che solo la nostra società, così tanto vanesia, infantile, superficiale, alimentata quotidianamente da un pensiero a livello degli inserti di Repubblica o del Corriere, e dei programmi d’intrattenimento della RAI o di Mediaset, e cioè solo una società così tanto volgare, presuntuosa, moralistica e oscena al contempo, cieca perciò, e paurosamente egocentrica, e quindi spaventosamente ego (più che eco) -ansiosa, può credere che sia possibile partorire, e quindi vivere, solo se siamo al sicuro.
No, cara Giorgia, ti prego, trova un uomo decente, abbastanza solido, e cioè sufficientemente felice pur dentro tutte le prove del mondo, e fa con lui tutti i figli che vuoi, e che Dio ti manderà, balla con tutti i lupi, e con tutte le tempeste della storia, in questi quattro minuti di vita terrena che ci sono donati. Non avere paura di vivere, di espanderti, anche nelle più estreme difficoltà, non ti limitare inutilmente, fidati della vita, e non farti corrompere da ideologie malsane, miopi e micragnose, tendenziose e false, spesso artificialmente costruite proprio per sedurti, per convincerti a non vivere, e a non fare nascere e crescere altre persone, e cioè semplicemente a morire schiava.
Niente e nessuno può costringere in recinti spinati la nostra potenza spirituale, la nostra essenza creativa incondizionata! Non te lo dimenticare mai, e anzi prova a ricordartelo sempre, ogni volta che sei presa da qualche smarrimento.
Non credere d’altronde, cara Giorgia, che io sottovaluti i pericoli dell'inquinamento e della devastazione ambientale, di cui scrivo e parlo da circa 40 anni; ma non credo proprio che questi rischi finali possano essere affrontati e risolti da quelle stesse menti, da quegli stessi Signori dell’universo, da quelle stesse centrali di potere, finanziario e politico, e da quella stessa razionalità materialistica e calcolante che questa devastazione la producono da sempre, e ogni giorno.
No, belli miei! Noi non vi crediamo! I vostri attuali sermoni ambientalistici sono molto sospetti, puzzano di altri intenti occulti, di interessi ancora una volta predatori, volete arricchirvi ancora una volta, magari costringendoci a comprare altre cose, che poi domani ci direte che vanno sostituite, perché inquinanti….
Io non vi credo, qualunque cosa diciate, perché, come il diavolo, mentite sempre, e proprio quando parlate in tutta sincerità! Prima perciò dobbiamo sostituirvi, togliervi di mano almeno alcuni degli strumenti del vostro dominio quasi assoluto e della vostra propaganda a senso unico, e poi potremo con mente rinnovata affrontare i problemi terminali di questo tempo.
Perché è proprio la nostra mente ego-centrata, e tutti i suoi rappresentanti mondani, ormai palesemente votati al suicidio cosmico, che vanno rovesciati nell’Aperto Cielo di una nuova possibilità, davvero più armoniosa, di abitare su questa terra. Ed è solo questo inesauribile rovesciamento interiore, congiunto ad una inedita azione rivoluzionaria, che ci può veramente liberare da ogni ansia, eco o ego-ansia che sia.
Perciò, cara Giorgia, lavoriamo tutti insieme ad una autentica e radicale rivoluzione culturale che limiti per davvero, e a volte rovesci i disegni criminali delle oligarchie predatorie, che sembrano sempre più attive, frenetiche, e operose, come le serpi sul capo di Medusa, e intanto viviamo, cara Giorgia, espandiamoci, creiamo e procreiamo, facciamo figli e figlie, opere e libri, azioni politiche ed eventi artistici, feste e giochi nuovi, allegramente, faticosamente, ma liberamente, e avviamo insieme e già da ora una nuova epoca del mondo.
Noi ci proviamo. Ti aspettiamo.
Con affetto."
Marco Guzzi
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Spiaggia nudista -Murai Yakumo [Blue Period]
«Ricordami perché» borbottò esausta, perdeva la pazienza attimo dopo attimo trascorso ad ondeggiare al correre della metro sui binari.
«Perché rischiavamo di scioglierci sul parquet di casa tua» rispose prontamente, con fin troppo entusiasmo per i suoi gusti.
«E giustamente tu mi hai portato in metro per ripararmi dal caldo!» individuò la falla nel suo piano, ma il corvino non si lasciò scoraggiare.
«Parli come se fosse questa la meta!» fece per rimproverarla ed invece si ritrovò a rabbrividire, nonostante stesse sudando come un cane sulla lava, quando i suoi occhi di ghiaccio lo fulminarono sul posto.
«Perché?» alzò gli occhi al cielo ed intanto con due dita prese il colletto della maglietta, la allontanò invano dal proprio corpo sudato. Odiava con tutta se stessa l'estate. Avrebbe preferito vivere una vita intera coi climi spietati del polo artico e morire ibernata, piuttosto che soffrire come un pollo alla brace sotto quelle temperature. Certo la struttura metallica della metro non era di alcun sollievo: si erano chiusi all'interno di una fornace, era intollerabile e non ne valeva affatto la pena, nemmeno per quella manciata di minuti.
«Perché, cosa questa volta?» la interrogò curioso di sentire l'ennesimo.
«Perché non ti ho mandato da solo e non sono rimasta a casa davanti al ventilatore!?» si asciugò la fronte con il dorso della mano e perse tempo nel sistemare indietro alcune ciocche ribelli che fuggivano dalla sua coda alta.
«Perché non puoi stare senza di me!» ribatté furbo avvicinando il proprio viso al suo e accarezzandogli la guancia destra con la punta del proprio naso.
«Scollati, si sta morendo» lo allontanò afferrandogli una spalla con una mano e lo rimise a sedere dritto al posto accanto al suo.
Sorrise ampiamente come se avesse vinto alla lotteria ed infastidita lo adocchiò per un istante in cerca di spiegazioni. «Non hai obiettato» le fece notare.
«Il mio corpo sta consumando tutte le energie per mantenermi in vita contro il mio volere, non sono abbastanza lucida da combattere le tue follie» replicò indispettita, sebbene le guance fossero rosse. Per il caldo, per la timidezza…
Volle esultare di gioia nello scendere finalmente alla loro fermata, ma il clima terribile glielo impedì abbattendola maggiormente. A quel punto desiderava solo accasciarsi a terra, non le importava più nulla, sarebbe potuta tranquillamente morire essiccata come una medusa spiaggiata sul bagnasciuga.
«Andiamo, da questa parte» la prese per mano e la trascinò dietro di sé. Le dita intrecciate fra loro erano disgustosamente tenere da guardare sciogliersi sotto il sole come un cono gelato: appiccicaticcio e super zuccherato.
La portò giù per le strade del lungomare di Kamakura e la fece camminare per ore fino a quando non riuscì a trovare un lembo di spiaggia appartato che potesse ospitare solo loro. Avevano ammazzato le ore più calde del pomeriggio dentro quella scatoletta infernale munita di rotaie, tuttavia l’umidità persisteva ad appiccicarsi sulle pelle, mischiarsi con il sudore, spossare l’anima che si celava sotto gli strati umani. Per fortuna c’era un muretto che da laggiù, con le dita dei piedi sommerse nei granelli di sabbia, pareva abbastanza alto da fare ombra. Decisero di sistemare due teli, uno accanto all’altro, al suo riparo.
«Ah, finalmente» mugolò di piacere stirando le braccia verso il cielo che incominciava a dorarsi.
Lo osservò confusa, stordita ancora dal caldo, mentre se ne stava seduta con le gambe piegate al petto ed ancora incapace di poter intuire il suo piano. La loro meta era stata la spiaggia, fin qui c’era arrivata però... essendone ignara, non aveva pensato di portare il costume da bagno-
«Ma che diavolo stai facendo!?» urlò all’improvviso non appena lo scorse togliersi di fretta la maglietta scura sudata. Rideva come un bambino felice che rivedeva le onde del mare dalla lontana estate passata e senza alcun pudore, totalmente privo di vergogna, si svestì completamente. Nascose gli occhi appena in tempo quando tirò giù i pantaloni con tutto l’intimo, fu un attimo tarda nello scoprirlo correre nudo verso l’acqua salata e tuffarsi. «Sei pazzo!» lo rimproverò imbarazzandosi al posto suo.
La lasciò sbollire un poco, intanto si godeva il refrigerio del mare che ricambiava con affetto il suo abbraccio. «Qui si sta da Dio» sorrise nuotando verso la riva, senza sporgersi troppo per non mostrarsi completamente.
Sembrava un Labrador bagnato con quei canini affilati che si ritrovava, gli occhi ametista che brillavano di gioia ed i capelli fradici che gli si erano appiccicati in fronte.
«Vieni a farmi compagnia» la invitò gentilmente.
«Scordatelo,» scosse la testa categorica, «sei-» abbassò la voce, temendo che qualcuno potesse sentire, anche se non c’era anima viva eccetto loro due su quell’angolo frastagliato di sabbia, «...sei nudo!» gli ricordò come se lo avesse dimenticato.
«E allora?» sbottò istintivamente, beccandosi una maledizione stretta fra i denti da parte sua, «Non è che non mi hai mai visto così» la punzecchiò sogghignando divertito alla sua collera impacciata che le bruciò la pelle pallida fino alla punta delle orecchie. Riusciva a vedere quel timido rossore pure da lì, la trovò estremamente carina, tanto da volerla abbracciare.
«Non essere equivoco, idiota! Fai sembrare le cose come non sono» lo corresse sospirando innervosita.
«Allora lanciami le mutande e vieni anche tu in acqua» propose una soluzione.
«Stai scherzando!? Le indossavi fino a poco fa» protestò indignata, additando con disgusto gli indumenti che aveva abbandonato in malo modo sulla spiaggia.
«Eh va bene, ho capito ho capito» si arrese in fine ed uscì a metà dall’acqua. Rise quando lei si girò dall’altro lato, la mano davanti agli occhi come schermo, intanto che lui correva ad indossare l’intimo.
«Levati queste cose di dosso» le tirò un lembo della maglietta, richiamando la sua attenzione.
«Tu ritorna dov’eri» gli ordinò incrociando le braccia al petto, rifiutandosi come una bambina capricciosa.
«Su dai, che gelo» le mise fretta ed imitò il suo gesto chiudendo le palpebre, coprendole con il palmo della mano così che non la mettesse a disagio. C’era un silenzio confortevole cantato dallo sciabordio delle onde, il vento che leggero le guidava in baia e le grida di un gabbiano che vagava tra le nuvole di cotone alla ricerca della propria cena. Distratto dalle sensazioni che riusciva a percepire da cieco, si destò solo quando sentì un tuffo poco lontano.
Era sparita nel nulla. Aveva lasciato i vestiti ben piegati su un angolo del telo e le scarpe subito dopo, ordinatissima a differenza sua che sapeva già che avrebbe indossato le proprie senza calzette perchè non sarebbe riuscito più a trovarne una. La vide emergere dall’acqua, respirare profondamente intanto che tirava indietro i lunghi capelli illuminati dai raggi del tramonto.
«Non volevi compagnia?»
Maledisse aver dimenticato a causa dell’euforia il borsone con gli acquarelli e il quadernetto degli schizzi. Allora si prese del tempo per cogliere quanti più dettagli con lo scatto fotografico della propria memoria, si approfittò della sua immagine perfetta che ancora una volta sarebbe stata soggetto di una sua opera e poi si alzò in piedi e corse per raggiungerla.
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Come dovrebbe essere una lettera di addio? Parole di rimpianti, dolore, dispiacere per chi resta?
Tutto quello che riesco a sentire in questo momento è solo una voglia che finisca tutto. Non voglio più sentire nulla, neanche quei piccoli momenti di gioia. Perché sento sempre di più che non sarò mai felice.
E quasi ne ho paura della felicità.
Forse sto anche troppo bene nel mio dolore, so cos'è e mi accompagna da tutta la vita.
Il mio dolore è assenza, vuoti, abbandono, bugie, tradimenti, non essere mai abbastanza, non contare nulla. Essere inesistente e inutile.
Ho incontrato troppe persone che mi hanno usata, giudicata, detto cosa fare e cosa non fare, persone che hanno finto di volermi bene e poi sono sparite.
È proprio questo che non riesco più a sopportare: le persone che vanno via. Vanno tutti via e io sono così stupida da mettere la mia vita tra le loro mani.
Tutti mi abbandonano: mio padre, persino mamma mi ha abbandonato, lei che era tutta la mia vita. So che non è colpa sua, però sto riscoprendo con la psicologa tante cose, tra cui l'essere molto arrabbiata con lei.
Si, perché da piccola ho sentito molto il suo dolore, ne ero tremendamente attaccata, profondamente legata a lei tanto da sentire quasi di vivere la sua stessa vita triste e faticosa ora. Non trovo una persona che resti. Una persona che mi voglia così come sono, a cui basto. Sembro non bastare mai a nessuno.
Sono una lagna, lo so. C'è chi sta peggio, chi vorrebbe vivere e purtroppo combatte con la morte, ma sai? Ci combatto ogni giorno anche io con questo mostro che è dentro la mia testa. Non mi lascia mai sola, è lì presente a ricordarmi che non valgo nulla e che sono sola.
Mi sento incredibilmente sola nel mio dolore.
Nessuno può comprenderlo, nessuno lo conosce.
Smettere di esistere sembrerebbe l'unica soluzione per non sentire più la sua voce.
Ma non potrei farlo.. E non potrei mai fare questo a Natalia e Vincenzo. Natalia mi ricorda molto me da piccola, sento la sua sensibilità, la sua paura di perdere i genitori e le persone a cui vuole bene. Io sentivo lo stesso.
Ne avevo una paura continua. Non l'ho mai detto a nessuno, ma sembravo sempre su un filo, come se quella stabilità fosse sempre a rischio.
E ora che sono sola davvero non so che fare.. Mi manca tantissimo mamma.
Mi manca da morire.
Vorrei che fosse qui ad abbracciarmi. È sempre stata l'unica. La prima cosa che facevo appena sveglia, che dovessi andare a scuola, a lavoro o la domenica, era andare da lei e appoggiarmi, sentire il suo profumo e chiudere gli occhi mentre lei mi stringeva. Mi sentivo al sicuro.
Ora non mi lascio più toccare da nessuno.
Nessuno ha il mio amore.
E io non ce la faccio più. Mi abbraccerei da sola se non fossi così arrabbiata con me stessa.
Mi faccio tenerezza.
Vorrei amarmi di più, prendermi per mano e dirmi che andrà tutto bene. Passerà tutto in un modo o nell'altro. Che troverò qualcuno che mi vorrà bene e da cui mi lascerò abbracciare di nuovo così.
Voglio amore.
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non so gestirti. ti amo da morire e non so gestirti proprio perchè ti amo così tanto. litighiamo, faccio penso dico la cosa sbagliata e mi cade addosso l'incommensurabile vuoto che sento dentro la mia persona che sembra riempirsi solo quando sorridi. sei l'amore della mia vita. dici che non ti capisco, e hai ragione, non sono mai stata brava. discutiamo e non so che altro fare oltre che abbassare la testa come un vecchio cane obbediente e dirti che mi dispiace, che hai ragione, che do le cose per scontato, che non provo empatia; e se la provo non so agirci attorno, non so consolarti quando stai male, non so metterti di buon umore. non so renderti felice, la verità dei fatti è questa. so solamente toccarti, una cosa di cui non hai bisogno, girarti le canne e deluderti. sono la persona di cui non hai bisogno. sei l'amore della mia vita. le persone hanno bisogno l'una dell'altra per splendere insieme ma tutto quello che faccio è oscurarti dalla luce che ti appartiene. sei bella, e intelligente, sei l'odore dei fiori, il colore blu che ami tanto, sei l'aria fresca adesso che l'estate sta finendo ed eri le onde del mare quando quest'ultima era iniziata. sei tutte le cose belle che mi siano mai capitate, ma io sono il buco che ti cresce nel petto ogni volta che le tue aspettative sono deluse. sono il silenzio quando le cose vanno male, l'incertezza delle nostre giornate, la superficialità delle nostre risate dell'ultimo periodo. non leggerai mai tutto ciò, no, non potrei mai farti questo. la tua anima troppo, fin troppo buona per qualcuno come me finirebbe per colpevolizzarsi delle mancanze della mia persona. ti ho fatto già abbastanza del male, non potrei mai lasciarti vedere a pieno tutto il marcio che mi caratterizza, tutto il vuoto dove questo marcio manca; il calore del tuo amore aveva donato alle mie interiora sporche e nere un minimo di colore, abbastanza da farmi pensare che potessi essere qualcuno, qualcuno di diverso, che potessi cambiare, che potessi essere ciò di cui tu hai bisogno proprio perchè tu sei tutto ciò di cui ho bisogno io. ma la verità e amara e io sono la persona che sono: finta, assente, non curante, e sempre bisognosa. sia tu sia la psicologa mi avete detto di smetterla di autocriticarmi così tanto, ma come faccio a non vedermi marcia quando tutti i miei tentativi di costruire qualcosa di buono falliscono? come faccio se tutto quello che semino è rabbia, tristezza e delusione?
ti amo. lo farò per il resto della mia vita e lo so; il mio cuore batte così forte quando sento il tuo nome, anche adesso dopo quasi un anno. sei l'amore della mia vita, e appunto per questo non ti farei il torto di avermi nella tua vita.
è senza di me che puoi brillare.
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Sto stesa a letto e sto guardando anche io la partita per sentirmi in qualche modo vicina a te, ma ovviamente il silenzio intorno a me pesa abbastanza, anche se in alcuni momenti la mia testa parte e immagina la tua voce che commenta le cose e mi viene da sorridere.
Ti voglio da morire.. e non solo in quel senso ma in tutti. Ho tanto bisogno di te, della tua dolcezza delle tue attenzioni di sentire il tuo amore e il tuo affetto. Vorrei essere importante per te da non riuscire a lasciarmi da parte..
uff vabbè.. stasera è così, tutti i pensieri che mi assaliranno fino a crollare
ti auguro una buona serata ♡ hanno appena vinto e sarai felice
ti penso sempre..
21:30
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Alla mia Psicologa
Cara Psy, io ci ho anche provato, ma non ho veramente voglia.
Sono stanca di lottare, sono stanca di fingere che tutto vada bene perché non è così, la mia mente non sta cambiando, il mio corpo non sta cambiando, io non sto cambiando
Non riesco a fare altro che arrendermi, e giuro che non è da me, mi sembra solo di farle sprecare tempo.
Ho sempre pensato che non tutti meritano di essere salvati, per me ci deve essere quella persona che agli occhi di tutti sta bene regge e si porta il peso del mondo sulle spalle ma dentro è morta, e secondo me sono destinata ad essere io quella persona
Una volta mi emozionavo per le piccole cose, piangevo più spesso per le cose belle e per quelle brutte, ora sembra solo che le mie lacrime siano diventate stalattiti dentro i miei occhi.
Una volta morivo dalla voglia di abbracciare le persone, addirittura abbracciavo gli sconosciuti agli eventi a cui partecipavo, ora non c'è la faccio più, è come se quando qualcuno mi abbraccia io mi sento così piccola e indifesa e mi fa quasi paura tutto ciò.
Ho visto un video dove dicono che chi non ha paura di morire ha qualcosa che non va, io non sento di aver paura di morire, ma non mi sento neanche sbagliata per questo
Ho solo paura di morire senza essere mai stata davvero felice
Perché si, sono abbastanza fiera del percorso che sto facendo nella mia vita, ma non mi sento felice, e tutto ciò mi fa solo rabbia
Perché non posso essere felice e spensierata come molta gente? Perché devo continuare a vivere nei complessi che mi creo internamente?
Perché non permetto più a nessuno di poter leggere quello che ho dentro? Perché non riesco più a vivere?
Potrei andare avanti con tanti altri perché, ma fermo la bambina che ho dentro.
Io adoro scrivere, ma mi è passata la voglia anche di quello
Io adoro cantare, come già sa, e adoro la musica, ma mi sta passando la voglia anche di quello... E questo per me vuol dire tutto.
Sono una stupida ragazza di 24 anni che ama l'amore, ama la musica e ora non riesco a respirare con nessuno dei due
Voglio prendere in mano la mia vita, concretamente dico, ma non so neanche come fare
O forse, non voglio veramente farlo
Com'è tutto quello che ho sempre detto, pensato o sognato.
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Ars Longa Vita Brevis
Ars longa, vita brevis. Aforismi sulla medicina Ars longa vita brevis. Aforismi sulla salute, la malattia, i medici e la morte. Introduzione della prima versione del libro scritto nel 2001 da C.W. Brown Il medico che è pure filosofo, è simile agli Dei. Tutte le qualità del buon filosofo devono trovarsi anche nel medico: disinteresse, contegno dignitoso, modestia, cognizione delle cose utili e necessarie, serietà, giudizio sereno, purezza di vita, affrancamento dalla superstizione, divina superiorità dello spirito. Ippocrate I primari in genere guadagnano molto bene, ma da bravi professionisti non tutti si accontentano, infatti in Toscana nel 2001 cinque di loro sono stati arrestati per corruzione! Carl William Brown La malattia è il medico al quale prestiamo più attenzione; alla gentilezza, alla conoscenza, facciamo solo promesse; al dolore obbediamo. Marcel Proust Nessuno dei mortali trascorrerà mai la vita incolume del tutto da pene, paga sempre alla vita ciascuno il suo prezzo. Eschilo La salute non è tutto, ma senza salute tutto è niente. Arthur Schopenhauer Un medico coscienzioso deve morire con il malato se non possono guarire insieme. Eugène Ionesco Nel momento in cui ci si chiede il significato ed il valore della vita, si è malati. Sigmund Freud La salute supera tutti gli altri beni esterni, a tal punto, che davvero un mendicante sano è più felice di un re ammalato. Arthur Schopenhauer Anno 2001. Avete mai sentito un medico affermare di aver sbagliato? No! Allora leggete i dati forniti dal Tribunale per i diritti del malato che si basano su 30 mila schede e parlano del 18 per cento di sospetti errori diagnostici e terapeutici nell'area ortopedica, del 13 per cento per la chirurgia generale, l'11 per cento per l'ostetricia e la ginecologia ed il 10 per cento nell'area oncologica. Carl William Brown Quando penso ad una malattia, non è per trovarvi rimedio, ma, invece, per prevenirla. Louis Pasteur Il medico vede l’uomo in tutta la sua debolezza, l’avvocato in tutta la sua cattiveria, il teologo in tutta la sua stupidità. Arthur Schopenhauer Anche i medici prima di essere dei professionisti della salute, della malattia e della parcella sono degli uomini e si sa a volte gli uomini si comportano in maniera stupida. Carl William Brown Ci sono due grazie, di cui è priva la maggioranza degli uomini e di cui essi non apprezzano il valore: la salute e il tempo libero. Il Corano Tutti sono abbastanza forti da sopportare i mali altrui. La Rochefoucauld Mangia poco a pranzo e meno ancora a cena, che la salute di tutto il corpo si costruisce nel laboratorio dello stomaco. Miguel de Cervantes Bisognerebbe prendersi cura della salute come si prende cura del divertimento, allora non si sarebbe mai malati. François Gervais Nessuno dei mortali trascorrerà mai la vita incolume del tutto da pene, paga sempre alla vita ciascuno il suo prezzo. Eschilo L'uomo non muore per il fatto di essersi ammalato, ma gli capita di ammalarsi perché fondamentalmente deve morire. Umberto Galimberti La mattina quando vi alzate, fate un sorriso al vostro cuore, al vostro stomaco, ai vostri polmoni, al vostro fegato. Dopo tutto, molto dipende da loro. Thich Nath Hanh Se si riuscisse a dare a ciascuno la giusta dose di nutrimento ed esercizio fisico avremmo trovato la strada per la salute. Ippocrate Chi è in buona salute è ricco senza saperlo. Proverbio francese Un tempo ci si ammalava, se andava bene si vedeva un dottore, magari uno stregone e poi si moriva, oggi è tutto cambiato; ci si ammala, si vedono decine e decine di dottori, magari uno stregone e poi si muore più incazzati di prima. Carl William Brown Tratto dal libro Ars Longa Vita Brevis, aforismi sulla salute, la malattia, i medici e la morte. In attesa della nuova versione di questo libro, potete anche leggere il seguente articolo presente nel blog, ovvero Emergenze sanitarie in Italia. C'è anche una pagina Facebook dedicata a queste tematiche, dove potete trovare materiale interessante, è questa https://www.facebook.com/medicidibase The World of English offers you some very interesting quotes, aphorisms and thoughts on Medicine and doctors! Di medici ne ho conosciuti parecchi, visto che da sempre il mio corpo ha fatto i capricci! Non sono però mai riuscito a comunicare bene con loro, anche se la mia preparazione non è delle più scarse! Anzi! Ma non è questo il vero nocciolo della questione! Anni fa mi recai a pagamento da un famoso otorinolaringoiatra, un chirurgo abilissimo che mi chiese come mai avessi aspettato così a lungo a decidere di farmi operare, la mia lapidaria risposta fù, - ars longa, vita brevis - e così dopo alcuni mesi entrai nell' ospedale in cui un giovane allievo potè cimentarsi nell'arte che stava via via apprendendo! Sono passati ormai alcuni anni, il famoso chirurgo è morto di tumore già da tempo ed io non mi attarderò troppo a lungo dal raggiungerlo. Ecco, quì iniziamo ad avvicinarci già di più alla tematica fondamentale del mio lamento! Ascolta caro erede! Il mestiere del medico, la sua figura che nel momento in cui nasce si identifica e si mescola con quella dello stregone, del mago, del sacerdote rituale, del potente imperatore! Mi ricorda il mitico Paracelso, nato nel cuore della Svizzera in una località tenebrosa, il ponte del diavolo, Teufelsbrucke, che fu allo stesso tempo medico, naturalista e filosofo, uno studioso in grado di interpretare i segreti e i mali dell'uomo come una parte del tutto universale. Ma anche i famosi dottori, furbi e pasticcioni di Molière, capaci solo di svuotare il corpo in un modo o nell'altro, con salassi di sangue e grandi purghe! E poi ancora i grandi medici dell'ottocento, epoca in cui nascono le figure grandiose del "medico condotto" e del medico di famiglia" e dove il concetto della scienza al servizio dell'uomo imponeva al medico di immedesimarsi nel ruolo irrinunciabile di operatore sociale. In un Galateo del Medico apparso nel 1873 si legge infatti: "Il medico si aggira e vive in mezzo al popolo; è depositario di suoi dolori e di sue speranze e anche a non volerlo diviene democratico d'indole". Una professione da amare insomma! "Si sente spesso affermare che la medicina è una scienza. Così non è. La medicina non è una scienza, è una pratica basata su scienze che opera in un mondo di valori." E' in altri termini una tecnica, dotata di un proprio sapere che differisce dalle altre tecniche perché il suo oggetto è un soggetto: l'uomo. E soprattutto, non è solo scienza. Nell'arte della cura infatti la tecnologia è una grande risorsa, ma l'uomo deve restare il suo fine ultimo, o primo. Così si esprime Giorgio Cosmacini nel suo libro il Mestiere di medico riportando in primo piano anche quella che è la nostra idea, la professione del medico è un'arte e come tale non può essere troppo distante da tutte le altre arti, e poiché l'arte è vita, purtroppo alla fine si trova a doversela vedere anche con la morte, con il dolore, con le ingiustizie! Così ci vengono alla mente gli ambienti poco allegri di alcuni ospedali e di alcuni ambulatori, dove ormai si fa sempre più fatica a vedere l'arte della professione e la sua umanità, e si assiste invece al triondo della tecnica, della tecnologia, della farmacologia e del business. Sempre più spesso la persona umana viene alienata e diventa sempre più macchina essa stessa, destinata ad essere rottamata per far fronte alle sempre nuove e incombenti esigenze della produzione. Il tempo è sempre più avido, e le sempre più cose che sappiamo ci fanno amaramente rendere conto che quelle che invece ignoriamo sono sempre ancora di più, e così la nostra angoscia invece di diminuire aumenta di pari passo con l'aumentare degli esami specialistici! La mia tesi di laurea consisteva in uno studio sull'opera e sull'umorismo di un autore ungherese, George Mikes, che però aveva sempre scritto in inglese. Leggendo tutti i suoi libri e molti altri testi sulla comicità e sull'umorismo ho scoperto che il riso fa buon sangue, aiuta a curare oltre che il nostro spirito anche il nostro corpo e così, senza citare troppe fonti, aumenta le difese del nostro sistemza immunitario e ci aiuta a combattere meglio le malattie. Da ciò devo dedurre che dovrei iniziare a ridere ora e assolutamente non smettere mai se non per necessità, alcuni minuti dopo il fatale e tragico evento della mia morte. In pratica dovrei diventare più positivo! Il massimo dell'umorismo nero insomma. Tuttavia esce in questi giorni in videocassetta la storia vera del medico con la vocazione del clown che credeva nella risata come terapia. Robin Williams è il protagonista di Patch Adams, una commedia di grande successo e campione d'incassi negli Stati Uniti. Una cosa è certa, i medici che ho sempre visto nei nostri ospedali sono tutti molto seri e spesso sembrano anche tristi, per cui un po' di allegria, e di buon spirito non farà di certo male alla nostra sanità! Per fortuna non sono il solo a pensarlo, infatti ci sono già degli animatori che si aggirano per le nostre strutture, soprattutto negli ospedali dove sono ricoverati i bambini, cercando di alleviare le sofferenze di una condizione poco piacevole con una ventata di sano e divertente buon umore!
Citazioni, massime, aforismi sui medici Quando il male fa la sua comparsa qualsiasi persona si tramuta in un paziente e si trasforma improvvisamente in un povero bambino, diventa più debole, più indifeso e comincia ad aver paura. A questo punto non è raro vedere nel proprio medico, una figura materna, o paterna e sviluppare nei suoi confronti tutte le aspettative e le speranze di chi ha un estremo bisogno di aiuto. Il più delle volte questo fenomeno è attenutato perché magari le patologie sono curabili e pochi incontri con il nostro salvatore ci liberano da tutte le nostre fobie, ma quando la malattia è incurabile, beh, lì il discorso cambia, e si fa molto più complesso. In questa situazione il medico talvolta non può fare più di tanto, e non importa se sia un medico di famiglia, uno specialista, un grande professore universitario e direttore di un efficiente dipartimento clinico o un giovane medico senza frontiere che opera in uno dei più disagiati luoghi della terra! A questo punto la tecnica non serve più a molto, e l'unica cosa che rimane a fronteggiare la drammatica situazione è la nostra umanità, magari aiutata da qualche fiala di morfina o da qualche altro efficace e indispensabile rimedio. L'ospedale del futuro, dicono, non può permettersi di dedicarsi solo alla cura dei malati. Un ospedale moderno deve saper curare i malati, ma deve anche prendersi cura dei sani e, in particolare, deve convincersi che la cura dei malati e la ricerca sono due aspetti strettamente collegati alla terapia e alla prevenzione. Già la prevenzione, la cultura, la scuola, l'informazione e la pratica delle cose! Talvolta i soldi della ricerca quando ci sono si perdono nei rivoli melmosi della burocrazia o delle clientele e qualche abile imprenditore della medicina o della politica ogni tanto si suicida perché non regge il peso delle sue malefatte e di tutte le buone cose che avrebbe potuto fare per il suo prossimo e che invece per il suo stupido ed ottuso egoismo non ha fatto. E di nuovo ci giunge così l'idea della morte e con lei anche le tristi immagini della povertà, dell'ingiustizia, della sconfitta, del non sapere e della nostra ignoranza. Nel frattempo tuttavia la genetica avanza, la ricerca avanza, la tecnologia avanza, ma ahimè anche le malattie però si danno da fare e per non parlare del sud del mondo citerò solo la Russia, dove la diffusione dell'Hiv ha fatto si che i sieropositivi e i malati passassero dai 130.000 del dicembre 1999 ai 300.000 della fine del 2000. Un tasso di crescita che ha pochi eguali nel mondo e che farà si che a questo ritmo, entro due o tre anni, i casi potrebbero toccare il milione di unità. Certo rispetto alla strage del continente sub-sahariano che ospita il 70% dei 34 milioni di malati nel mondo, queste cifre sembrano ridicole, ma bisogna tuttavia considerare che i dati ufficiali, secondo molte organizzazioni non governative, andrebbero moltiplicati per dieci! E ogni tanto, durante questo lavoro, anzi direi spesso, mi venivano in mente le parole di Ippocrate, e le simpatiche figure di qualche dottore o di qualche dottoressa; devo inoltre aggiungere che in una situazione di tormento reale questa forma di conforto virtuale mi ha anche dato una certa melanconica forza che mi ha assistito nella realizzazione di questa raccolta e di questa introduzione. "La vita è breve, l'arte è lunga, l'occasione è fugace, l'esperienza è fallace, il giudizio è difficile. Bisogna che non solo il medico sia pronto a fare da sé le cose che debbono essere fatte, ma anche il malato, gli astanti, le cose esterne". Già, "Dai tempi di Ippocrate infatti, l'aforisma è stato il veicolo letterario della classe medica... L'aforisma rimane l'indiscusso contributo del medico alla letteratura". Questa è la frase di Howard Fabing che precede l'introduzione di Massimo Baldini al libro di Ippocrate Aforismi e Giuramento ed è da questa frase che partirò. Di tutte le opere di Ippocrate, gli Aforismi hanno goduto di maggior fortuna e sono in assoluto l'opera medica che ha avuto più edizioni e più commenti. "Fino al principio dell'Ottocento, ha scritto Vegetti, gli aforismi erano considerati la Bibbia del Medico", e quindi anche se oggigiorno le cose sono notevolmente cambiate penso che non sia poi così fuori luogo dar vita ad una raccolta letteraria di aforismi che non pretenda ovviamente di condensare delle verità mediche o scientifiche, ma che in ogni caso cerchi comunque di stimolare il dialogo, la riflessione e la comunicazione tra tutti gli uomini, sani e malati, medici e pazienti! Certo, è fuor di dubbio che tutti gli operatori della sanità oggigiorno ritengono di svolgere una professione tecnico scientifica ormai completamente separata da quella filosofia naturalistica che pose le basi per il suo futuro sviluppo e non si sognano nemmeno lontanamente di assimilarsi a dei filosofi che, consapevoli delle nuove teorie del caos, si pongono con umiltà a scrutare la complessa stupidità della nostra realtà. Ed è proprio anche per questo che sto scrivendo questo libro, alla ricerca di equità, giustizia, solidarietà, rispetto, riflessione ed un po' di divertimento! Certo i filosofi non fanno i soldi e i medici? Alcuni anni fa il movimento studenti distribuì un questionario nelle facoltà di medicina! Tra le altre vi era una domanda secca: "Perché hai scelto di fare Medicina?". La risposta più frequente fu: "per far soldi". E il medico dicevo, il medico cerca di far soldi e in molti casi forse ci riesce! Ma a me questo interessa poco, io voglio che il medico si senta di nuovo anche un antico filosofo e non perda quindi il piacere di comunicare e di spiegare la sua arte a tutti in modo tale che si possa raggiungere un "compromesso" tra l'avanguardia della ricerca medica e l'umanizzazione del rapporto medico-paziente, ottenendo così la formazione ottimale del "complete physician" ed un maggior rispetto del diritto alla salute di tutti gli esseri umani. Ho sempre letto molto, e ci tengo a restare informato, ma questo non mi ha salvato, e nemmeno tutta la scienza e la tecnica dell'umanità alla fine potrà impedire il tragi-comico evolversi degli eventi. Per questo ho trovato conforto in un paio di libri scritti da un medico, un certo Paolo Cornaglia Ferraris, un "medicus medicorum" come leggo sulla copertina del libro che illustra i simpatici disegni di un lupo in camice bianco, e di una pecora con un pigiama a righe verdino. Ecco, in questa mia introduzione ora voglio fare un omaggio al buon senso e all'onestà, e perciò riporterò alcuni brevi passaggi tratti da questi due testi, cogliendo anche l'occasione per salutarne l'autore.
Dignità di morire in Italia "Chi persegue interessi che nulla hanno a che fare con quelli dei malati e con quelli di una professione dignitosa e nobilissima, capisca finalmente che il nostro lavoro di assistenza e di ricerca medica non è fatto per sottoscrivere compromessi di basso profilo. E' un grave danno che i malati si riducano a essere numeri in pigiama e accettino ricatti nel silenzio. Il mio invito anche a loro è quello di parlare, di partecipare, di scrivere. Scopo del libro è sempre stato quello di dar voce alla maggioranza silenziosa, perché i camici e i pigiami non si trovino più su fronti contrapposti." Queste frasi sono tratte dalla premessa alla seconda edizione di Camici e Pigiami, le colpe dei medici nel disastro della sanità italiana, dell'autore sopracitato e guarda caso combaciano proprio con l'intento della mia raccolta, che cercherà tra le altre cose di essere non solo divertente o irriverente, ma anche e soprattutto artistica ed umana. Anch'io da tempo insegno, ma non all'università, sono solo un professore di scuola superiore, e visto che anch'io tra i miei colleghi di più alto rango, si fa per dire, ho riscontrato un certo senso di superiorità, e una scarsa predisposizione al dialogo e alla diffusione delle opere altrui, vorrei citare ancora alcune frasi di Cornaglia-Ferraris. "Se provate a cercare un professore ordinario nelle ore di lavoro all'interno della cinta universitaria, potreste restare delusi. La presenza fisica di costoro, infatti è opzionale per tutti i docenti di prima fascia. E' una situazione analoga a quella pomeridiana per i magistrati nei vari tribunali….In una grande città padana il direttore dell'Istituto di Pediatria nel 1997 si è presentato in sede solo 92 volte, passando la restante parte dell'anno tra commissioni ministeriali, congressi sponsorizzati dalle varie ditte farmaceutiche e alimentari, nelle più amene zone del mondo. Nello stesso policlinico, il suo corrispondente primario ospedaliero ha dovuto invece assicurare alla Asl 37,5 ore settimanali di lavoro controllato dal timbro del cartellino-orologio... Nessuno bada più a tale assenteismo, ormai più che sfacciato. Come il docente padano, infatti, si comportano la maggioranza degli accademici "potenti" e non solo a medicina. La cattedra di prima fascia è diventata da decenni non lo strumento per insegnare, ma quello per fare gli affari propri, finalmente senza che nessuno possa avere niente da ridire. E' il premio di una carriera fatta di umiliazioni, servilismi, sotterfugi, alleanze e tradimenti. Tutto, fuorché una struttura dedicata all'insegnamento e alla formazione dei giovani studenti in medicina." (Op. cit. pag. 34-35) Già, forse quel medico di fama con cui volevo scambiare due parole non ha potuto proprio visitarmi perché aveva un gran da fare. Read the full article
#aforismi#amore#chirurgia#diagnostici#errori#Freud#Ippocrate#malato#malattia#male#medici#medico#morte#ospedale#PatchAdams#policlinico#popolo#primari#professionisti#professore#protesta#realtà#riso#salute#sangue#scienza#stregone#umorismo
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[✎ TESTO ♫ ITA] O!RUL8,2? - BTS⠸ ❛ Skit : R U Happy Now? ❜⠸ 11.09.13
[✎ TESTO ♫ ITA] BTS
❛ Skit : R U Happy Now? ❜
‼ .. Sketch : Ora Sei Felice? .. ⁉
__💿O!RUL8,2? , 11. 09. 2013
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SUGA: Dove siamo?
V: Si addormenta non appena sale in macchina...
RM: Che ora è?
V: Sono circa le 6:30
Jimin: Dovremmo esserci quasi, allora.
RM: Siamo quasi arrivati.
Jimin: Volevo dormire, ma non sono riuscito a chiudere occhio, ah, sul serio..
V: Non facciamo una pausa nell'area di sosta?
SUGA: Sono le 6:30, come pensi potremmo fare una sosta proprio ora?
RM: No, ma ci dobbiamo andare. Mi sento esplodere la vescia!
J-Hope: Ho assolutamente bisogno di andare in bagno!
RM: La vescica mi sta per esplodere.
J-Hope: Non sono riuscito ad andare in bagno, al fansign di Daegu. Mi sento morire.
Jimin: Resisti. Devi resistere!
RM: Voialtri non ne avete bisogno? (eng) State bene?
Jin: (eng) Io sto. bene!
J-Hope: Un attimo, stiamo veramente registrando tutto questo? Wow, stiamo registrando?
RM: Volevo solo controllare se era tutto O.K.
Jimin: Ah, questi discorsi mi stanno svegliando
Jin: Beh, siamo quasi arrivati, tanto.
V: Non vedo davvero l'ora di iniziare il fansign di Daejun
RM: Volete sentire qualcosa che vi farà stringere la vescica? Dopo, a fine fansign, dovremo anche ballare.
SUGA: [Mi stai davvero dicendo di] Ballare?!
RM: Ah, si sta stringendo, mi si sta già stringendo, ugh!
J-Hope: Hey, e se vogliamo trattenerci ancor più, dovremmo buttare giù dei testi.
RM: (eng) Combo due in uno!
SUGA: Uh... dài, allora, hai.. hai ricevuto quel beat?
J-Hope: Il beat? È arrivato? Aspe-, sì, mi pare di sì, ma io l'ho sentito dal produttore-
* parte il beat di 'If I ruled the world' *
RM: Sì, l'ho ascoltato ed è un buon beat.
Jimin: Oh, è questo.. L'ho sentito anche io
RM: È bello al primo ascolto...
J-Hope: Questo è uno spoiler a tutti gli effetti!
V: * rappa * Yeah, Taekwon-V!
RM: L'ho ascoltato per due ore, ma non mi è venuto in mente niente per il testo
Jimin: * ride * Com'è possibile
SUGA: Quando ti metti a scrivere il testo, inizi ad odiarlo, sapete?
V: * rappa * Oh.. Oh.. Yeah.. Oh
J-Hope: Non è male.
SUGA: Ah, quando lo troviamo del tempo per buttare giù qualcosa? È un bel guaio.
Jimin: V, basta, c'è già troppo casino [qui dentro]!
V: Scusate.
Jin: Comunque, qualcuno può tappare le narici di Jungkookie?
J-Hope: Già, chissà come mai 'sto ragazzo russa così tanto, ultimamente?
RM: Già, lo capisco bene... Non è facile, vero?
Jin: Io lo invidio. È ancora così giovane.
Jimin: Beh, è perché non abbiamo tempo di dormire...
RM: Già, siamo tutti un po' stanchi, ultimamente.
J-Hope: Ma anche se è stancante, non siamo felici, ora?
Jimin: Certo che siamo felici.
Jin: Oh, io sono felice!
RM: Sì beh, io sono abbastanza felice.
Jimin: Siamo molto felici! Andiamo a trovare le/i fan!
V: Davvero felici
RM: Cioè, siamo sinceri.. Quando mai ci ricapiterà un'esperienza simile?
SUGA: Dopotutto, è ciò che sognavamo quando eravamo trainee.
RM: Esatto
SUGA: Certo che siamo felici.
RM: Già, essere impegnati significa essere felici
Jimin: Esatto!
J-Hope: È il meglio! Davvero il massimo!
J-Hope: [JK] Si è svegliato.
JungKook: Uh? Hey, siamo all'area di sosta! L'area di sosta~
SUGA: Dài, sveglia!
RM: L'area di sosta è riuscita a svegliarlo
Jimin: Oh, che faccia gonfia! Guardate che faccia gonfia ha!
Jin: Wow, pazzesco
V: Ha di nuovo la faccia gonfia.
Jimin: Totalmente.
Jin: Incredibile.
RM: Hey, più tardi devi andare al fansign!
⠸ ita : © Seoul_ItalyBTS | eng: © BTS_Trans ; © Genius⠸
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