#questo post è più per me che per voi
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🔗 il sogno di questa notte, in 8 squisiti minuti di vocale 🔗
vorrei trovare il significato di quanto ho sognato, o almeno il significato dell'ultima parte.
Il buio che ho vissuto era penetrante, permeante e impenetrabile
ero denso come pittura, vivido, liquido
non mi dava una sensazione totalmente negativa, ho avuto un momento di stupore, ho ricercato altre persone per condividere quella esperienza (e mi hanno ammonito!)
però sicuramente ho anche avuto paura, ma credo per l'eccezionalità dell'evento, più che per l'evento in sé
il terrore è cresciuto (?) nel momento in cui non trovavo i miei cani, nel momento in cui la densità del buio si è mostrata
ma questo buio, cos'è?
non so rispondere
in primo luogo credo sia importante partire dall'inizio, come e quando tale buio si è imposto sulla scena: tutto si è spento nel momento in cui sono tornato al palazzo, non ho trovato la mia classe e ho notato che il compito assegnato era quasi svolto, ma non completato.
In quel frangente si è materializzata l'alcova con i miei cani, in quel frangente la luce è andata via.
Negli attimi successivi al mio risveglio mi sono sentito turbato e forse eccitato dell'imponenza del sogno, dalla natura aliena di quel buio e ho iniziato fin da subito ad analizzarlo. Una delle prime impressioni che ho avuto è che quel buio fosse la Morte. Quando quel pensiero è riemerso, quando ho avuto quell'intuizione la mia anima ha vibrato, come se avessi colto, come se avesse senso come spiegazione.
La mia coscienza però ha rifiutato questa declinazione, perché non sembra convincente sul piano razionale. La Morte dovrebbe far paura, far male, dovrebbe portare con sè la disperazione, e tutte queste sensazioni, nel sogno, non c'erano.
Ma sono consapevole che non è perentorio che tali sensazioni siano proprie della Morte: queste sono le sensazioni che la mia coscienza logica iscrive alla Morte, sulla base di supposizioni ed interpretazioni, ma non è detto che la Morte sia davvero dolorosa e spaventosa.
Quindi, consapevole che la mia coscienza è limitata, accetto e abbraccio l'intuizione che ho avuto nei momenti successivi al mio risveglio: pur non essendo comprensibile, pur non essendo logica, tale intuizione mi sembra sincera.
Il buio era la Morte.
Ma perché la mia parte cosciente non è soddisfatta?
forse non riesco a comprendere perché la Morte mi sia venuta in sogno, così occultata poi! Anche se ho piena consapevolezza che i sogni ed i loro simboli non hanno l'obbligo né il compito di essere comprensibili.
Ho la sensazione che il mistero non sia svelato a fondo.
Una seconda sensazione, una seconda intuizione, dunque, non mi rende soddisfatto della verità a cui sono giunto, avverto la mancanza, la non finitezza.
e allora cos'altro potrebbe essere quel buio?
ho ipotizzato la seguente teoria, acerba e che considero troppo intellettuale: il buio è la diretta conseguenza del compito mancato e non svolto, è la punizione nel non aver trovato quell'immagine, di non aver riempito quella casella.
Interessante come idea, ma nel sogno non avvertivo un senso di punizione, non mi sentivo attaccato, era il mondo intero ad essere attaccato.
No, non mi convince.
E allora... era un avvertimento forse? Un preludio di ciò che accade o di come posso sentirmi se non completo i compiti che mi sono assegnati.
Il mio inconscio sta cercando di dirmi che do troppo potere agli obiettivi altri? alle vuote consegne? mi sta forse dicendo che non devo perdermi nei meandri delle vuote cose della vita, altrimenti rischio di ritrovarmi perso nel mondo?
una forma di avvertimento dunque, di tentativo di riportarmi su una strada illuminata, riferita a me stesso, a ciò che davvero mi riempie il cuore (come ad esempio i cani, che in questa interpretazione diventano Amore Affetto Fisicità).
Non è un caso che nel momento in cui fallisco il compito assegnato, la prima immagine che mi si presenta davanti sono i miei cani. Che il mio inconscio li abbia evocati a protezione? e subito dopo mi ha messo in guardia, spegnendo il mondo, e facendomi notare che ci sono cose più importanti?
È un'interpretazione suggestiva e credo anche logica, ma mi sembra troppo comoda, troppo legata a ciò che vorrei che il sogno significasse, perché combacia e abbraccia la mia ricerca cosciente di indipendenza e felicità.
Il dilemma è tutto qui, l'inconscio sta andando per la sua strada e mi mostra la Morte o sta collaborando con il conscio e mi consiglia di dare priorità alle cose importanti della vita?
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l'archivio
Spiegatemi: perché il mio archivio non si vede più? Com'è che dei vostri qualcuno lo vedo e qualcuno no? Qual è la differenza? Pagare la versione premium? Giusto per capire.
Oggi, grazie a un like di non so chi a un post del 2020, seguendo i post a ritroso, ho fatto un tuffo nel delirio di quel periodo. Il reparto di oncologia, la testa pelata, il PICC nel braccio, il covid, gli ospedali, le compagne di chemio, la merdina anonima che mi ha scritto le cose più ignobili (lo stronzo che, da quando ho scoperto chi è, non si è più azzardato) e l'anon (non più anonimo) che mi scriveva parole gentili e mi dava forza ❤️ E ho riletto di quel dolore sordo e cieco in cui mi ero inabissata. Quel pensiero fisso, quell'ossessione che mi stava uccidendo.
Da qui, oggi, a 4 anni e 95 cm di cicatrici di distanza, sarebbe facile dire "ma come ho potuto?" ma sarebbe una domanda stupida. Io lo so come ho potuto. Così come so quanto mi è costato sopravvivere, andare avanti, trovare il MIO percorso.
Una parte di me è irrimediabilmente rotta. Mi spiace per chi ora si trova davanti un enigma fin troppo facile da comprendere: ho paura, quindi cerco di tenere spesso le distanze, perché conosco i pericoli che si corrono. Non sempre ci riesco. Quando mi sciolgo, nascono le emozioni più belle, le giornate più memorabili. Poi mi spavento e scappo a cercare un rifugio che mi protegga. E via di nuovo in loop, come un granchio sotto anfetamina.
Lo so che non esiste rifugio sicuro, se non quello che riesco a creare con le parole. Lì va tutto bene. Lì anche il dolore può diventare arte.
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Vabbè, ma detto questo, perché qualcuno di voi ha l'archivio e qualcuno no?
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La pizzeria è gremita e i tavoli sono occupati da precoci coppiette giunte ben prima dell'ora più consona alla cena, forse per finire velocemente e correre in casa ad accoppiarsi. O forse perché vivo a Vienna e qua cenano quando i comuni mortali normalmente fanno merenda. Inutile che sfotto, se sono entrato in pizzeria a quest'ora è perché pure io sto morendo di fame. Conosco la capo sala, ha letto il mio libro e dato che mi saluta ancora devo dedurre che non le ha fatto schifo. Le chiedo se posso mettermi al bancone, sono da solo, fuori fa freddo e ho fame, che mi basta una margherita e me ne vado. Annuisce e i suoi occhi si fanno compassionevoli. Non faccio in tempo a sedermi che il ragazzo al bancone, notando la mia condizone solitaria, mi porge una birra che non avevo ordinato. Mi sorprendo e dico che ci deve essere stato un errore, che ancora non ho chiesto nulla. Mi risponde che fa lui, posso stare tranquillo. Io desideravo una coca-cola e ora mi tocca bere una birra offerta accidenti. C'è una seggiola di fianco a me con una giacca poggiata, la proprietaria mi chiede se desidero che la sposti, le dico che non serve, tanto non arriva nessuno. Mi sorride e torna a limonare con un barbuto uomo di quasi due metri. Più passa il tempo più gli alti mi stanno sul cazzo e vorrei segargli le gambe mentre dormono. Poi mi ricordo di essere sopra la media in Italia (e anche in Sud America) e torno a concentrarmi sulla sala. Ci sono davvero solo coppie, uscite per festeggiare la ricorrenza amorosa. Noto con piacere un cospicuo numero di tavoli occupati da persone dello stesso sesso che si tengono per mano. Sorrido per loro. Che belli che siete, godetevi questo momento, vi lascerete anche voi, non temete. Il volume della musica è troppo alto, decido di mettere le cuffiette e ascoltare qualcosa di diverso, un concerto per orchestra a tema videogiochi giapponesi, tanto sono da solo, non devo interloquire con nessuno. Mentre divoro la mia margherita penso a San Valentino. Al fatto che come festa non serva a molto, a meno che tu non abbia 16 anni e bisogno di un pretesto per scopare. Ma è utile per chi come me la vede come un post-it, messo per ricordardati di essere grato a chi ti vuole bene. Anche se non te lo meriti perché fai schifo come essere umano. Anche se dovresti ricordartelo ogni giorno ma tra una cosa e l'altra ti passa per la testa e allora eccoti una data. Una volta all'anno, fai sto sforzo e scrivi a chi ti vuole bene, scrivi quanto ti ritieni fortunato ad avere qualcuno che ti sopporta. Servono a questo le feste. Natale per ricordarti di ringraziare la famiglia. Il compleanno per ricordarti dell'esistenza di qualcuno. L'onomastico per ricordarti pure come si chiama. Ferragosto per ricordarti che l'estate sta finendo. Pasqua boh, non lo so, per ricordarti che è possibile uccidere una divinità forse. Finisco la pizza e mi arriva un'altra birra che ancora non ho ordinato. Mi giro in sala per capire a chi ho fatto pena stavolta. Nessuno mi guarda. La finisco contro la mia volontà e mi dirigo a pagare il conto. Mi viene detto dalla capo sala che oramai faccio parte della famiglia, che posso considerarmi un cugino acquisito e che quindi mi basta darle la metà della metà di quello che avrei dovuto dare. Quanto adoro fare pena. È il mio superpotere. Birra gratis, pizza scontata e posso andare a letto con la pancia piena. Una coppia mi avrà notato e ora sarà nata una discussione, prima di fare l'amore. "Tesoro, voglio adottare un triste italiano solitario, hai visto quanto era carino mentre mangiava la sua pizza, starebbe così bene con il nostro arredamento". Qualcun altro avrà girato un video che diventerà virale su tiktok e dove magari vengo insultato. Poco mi interessa. Torno a casa dal mio gatto, gli dico che lo amo e che sono grato ci sia lui a volermi bene. Lui, per tutta risposta, vomita sul tappeto. L'amore è un linguaggio variopinto e maleodorante talvolta.
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TRINITY BLOOD
RAGE AGAINST THE MOONS
(Sunao Yoshida)
Vol.1 From the Empire
FLIGHT NIGHT - Prologo
Traduzione italiana di jadarnr dai volumi inglesi editi da Tokyopop.
Sentitevi liberi di condividere, ma fatelo per piacere mantenendo i credits e il link al post originale 🙏
Grazie a @trinitybloodbr per il suo prezioso contributo alla revisione sul testo originale giapponese ✨
La luce della luna brillava attraverso le meravigliose vetrate colorate, facendo sembrare la tempestosa notte invernale ancora più scura.
“Amen! Questo pasto che ho preparato è il mio nutrimento. In questa Santa Notte io dico grazie”. La voce del vecchio, prostrato in segno di reverenza, risuonò dolcemente all’interno della cappella. Sembrava quasi piena di compassione.
Ma gli occhi della suora - le cui braccia e gambe erano legate all’altare e la cui bocca era stata imbavagliata - erano spalancati per la paura.
Forse non sarebbe stata tanto spaventata se si fosse trovata davanti un semplice assassino. Dopotutto, un assassino l’avrebbe solamente uccisa. Un assassino almeno sarebbe stato umano.
“Grazie per la tua pazienza Suor Angelina. Ora è il momento della Sacra Comunione.”
La suora sussultò.
Quando il vecchio si voltò, la luce della luna si riflettè sulla lama argentata stretta nella sua mano rugosa. Aveva usato quella lama innumerevoli volte per tagliare le ostie da dare ai devoti, quando ancora era un mortale. Era una lama sacra. Ma ora essa aveva assunto un sinistro colore marrone ed emanava uno sgradevole odore di ruggine.
“Mangiate questo pane, poiché esso é il mio corpo”
Nel silenzio risuonò il suono della veste della giovane suora che veniva strappata. I seni ancora poco sviluppati e una semplice biancheria intima rimasero esposti.
“Bevete questo vino, poichè esso è il mio sangue… Ah, Angelina! Voi diventerete una parte di me. Dentro di me vivremo insieme in una notte eterna”.
Dalle labbra scolpite in un sorriso malvagio, apparvero zanne troppo lunghe per essere semplici denti. Incapace di tenere a freno la sua sete di sangue, il vecchio puntò la lama sacra contro il petto candido di Angelina, facendo agitare il suo cuore con un unico respiro—
Dall’oscurità si udì un sussurro. “Ita missa est. La messa é finita, Padre Scott”
“Cosa?!”
A lato di un crocefisso congelato che emetteva un bagliore bluastro stava una figura avvolta nell’ombra. Il suo volto, rivolto verso il basso, era nascosto nell’oscurità e non era possibile vederlo, ma era chiaro che si trattava di un uomo piuttosto alto.
“Reverendo Alxander Scott, ex Vescovo di Londinium… nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo la dichiaro in arresto con l’accusa di sette omicidi e furto di sangue.”
“Ma chi saresti tu in nome di Dio?!”
“Mi scusi, non mi sono presentato a dovere. Vengo da Roma—“
Fu un errore accordare al vampiro una qualche cortesia. Istantaneamente, il coltello attraversó la distanza tra i due con una velocità al limite dell’impossibile. La mira era perfetta, e la lama andò a conficcarsi esattamente nel petto dello sconosciuto.
“Ah! Non so chi tu sia ma non ti permetterò di interferire con questo sacro rito!”
Il vecchio vampiro, vestito con l’abito sacerdotale, rise sarcastico con le zanne che scintillavano nell’oscurità, proprio davanti all’altare da dove aveva prestato servizio come Vescovo fino al mese prima.
“A causa della tua ignoranza sarai punito con la morte…”
“Non le sembra terribilmente maleducato interrompere una conversazione in questo modo?”
“Ma cos…” Padre Scott non poteva credere ai suoi occhi. Il coltello si era conficcato a fondo nel cuore dell’uomo nell’ombra, eppure lui rimaneva in piedi come se niente fosse.
“Ho ascoltato uno dei suoi sermoni una volta… Predicava che gli esseri umani fossero le uniche creature capaci di credere in loro stesse. Avrei voluto poterle mostrare compassione, ma…”
“Im…impossibile!” Il vecchio prete, che aveva barattato la sua morale e la luce del sole con la forza e il potere datogli dal male immortale, ora indietreggiò, in preda al panico. “Sei un vampiro anche tu?”
“No. Io sono…”
Questa volta la voce fu interrotta dal suono del metallo in frantumi. La lama sacra che era rimasta conficcata nel petto dell’uomo, emise uno strano suono ed si andò ad affondare tra le vesti dell’ex Vescovo.
Il vampiro gemette. “Ho sentito parlare della tua specie, quando ancora ero umano. Si dice che a Roma, nel quartier generale del Vaticano, ci sia una setta di preti che custodiscono un mostro. E quando il Vaticano ha problemi che vanno oltre le capacità umane, mandano lui a risolvere la situazione. Sei tu quel mostro?”
“AX—per la precisione. Sta per Arcanum Cella ex Dono Dei. Sono del Dipartimento Segreto della Segreteria di Stato Vaticana. Vede, al mio capo non piacciono gli scandali. Non le farebbe per nulla piacere che si spargesse la voce che un prete si sia ‘trasformato’”.
Dal nulla l’uomo avvolto nell’ombra sollevò in aria una enorme falce dalla doppia lama.
Quando Padre Scott vide la falce urlò di terrore. “Maledetto! Sei il cane da guardia di Caterina, il suo boia ufficiale!”
Il suo urlo fu inghiottito da una folata di vento invernale.
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Yuriko Tiger personal facebook post 09/24/2023
(No, non ho lavorato per Capcom! Mettiamolo in chiaro!) Anche se una delle mie amiche e colleghe di agenzia, si! Come Juuri 😍 Quest’anno ho fatto solo un giorno da business day per parlare di affari, sabato niente perché ero MORTA dal jet lag e dal viaggio e domenica mi son vestita da Manon perché mi piace, fine (sempre a far i francesi oh). Però chissà… Chissà 👀 Non mi dispiacerebbe visto che il 6 è l’unico titolo a cui sto giocando più degli altri dopo millenni! E mi piacerebbe fare cosplay con una persona che già conosco e so che gli piace il gioco!! Adoro i personaggi egocentrici come Karin (e si era capito) ma ho fatto Manon più per “sfida” pensando ci starci malissimo!! E invece mi ci vedo un sacco 😳 Comunque do un consiglio a chi vuole far diventare il cosplay un lavoro: Le bugie hanno le gambe corte e soprattutto i clienti (o potenziali clienti come aziende), lo notano e si vanno a informare. Per quanto si può dire su di me, ogni mio lavoro è registrato direttamente insieme all’immigrazione 😐. Dire che “non è vero” perché non si sa leggere il giapponese equivale a diffamazione e anche una denuncia. Persona avvisata mezza salvata 🙏🏻 Ve lo dico giusto per visto che molti fanno i furbi dicendo “ho lavorato al TGS” e poi hanno il pass da… Visitatori. Questa storia l’abbiamo già sentita, no? ….. Ecco. Non fatelo. Ci stanno gia alcuni italiani (ovviamente italiani) a puntare il dito sul “eh ma non eri sul palco della Bandai” (non pensate che son scema, conosco più gente di voi e vivo qua da dieci anni. Daje.) Ora vi spiego: I lavori vanno a titoli di contratto! Si, rimango sempre la cosplayer ufficiale di Tekken ma questo non vuole ne’ che son l’unica, ne’ che lavori solo per loro! Ho lavorato a tutti Tekken7 ma non so’ nulla dell’8 perché in 7-8 anni, i team di marketing cambiano e anche le mode. Una delle Xiayou è un’altra mia amica cosplayer quindi son solo felice quando qualche mia collega lavora al mio stesso titolo ✨(era un sacco patata e so quando gli piace Tekken perché abbiamo legato per quello). È proprio brutto vedere solo gente che rosica di continuo.. Divertitevi con il proprio cosplay qualche volta 🥲💦 Avevo dei lavori, non per vantarmi ma non avevo proprio cazzis. Mi sono fatta due settimane in Italia belle piene, atterrata e 6 ore dopo ero MakuhariMesse… MACHICHAPIULASBATTAH. Se ci sono novità, le scriverò 🙂!! Al momento posso solo dirvi: EvoJapan2024 - Aprile Se siete in Giappone per quel periodo, non potete perdervelo 🍵 Ora dormo che provo a combattere questo fuso orario maledetto..
#Juri Han#Manon#Street fighter 6#SF6#Street Fighter#Cosplay#Cosplayer#Cosplay Girl#Cosplayer Girl#コスプレ#コスプレイヤー#コスプレガール#コスプレイヤーガール#ユリコ・タイガー#ユリコタイガー#Yuriko Tiger#Yurikotiger#Yuriope#「エレ」#エレ#「ERE」#Ere7rock#Ere#ERELAST#Psykhere#EronoraMono#Eredalle#Yuriko tiger Is Not Mai Waifu!#Faceboook
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La più grande sconfitta di ieri per me è stata il mettere likes ai post di Ultimo del 2019, che, avevo ampiamente perculato anche io ai tempi.
Quindi senza se e senza ma, il karma è arrivato, e vista la percentuale enorme al televoto, molto più ampia di quella di Ultimo, è arrivato anche con gli interessi.
Perciò accetto gli insulti e le risate, ma solo dalla fanbase di Ultimo, o quella del Volo, perché ME LO MERITO ASSOLUTAMENTE.
Per tutti voi che invece state godendo, ci si vede al varco quando avrete il vostro Ultimo, perché sappiate che arriverà, con questo sistema di votazioni è inevitabile, LA STAMPA/RADIO SONO INELUTTABILI.
Ps. Purtroppo Ultimo continuerà a rimanermi sul cazzo e Soldi >>>>>>
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La rotta la traccio io.
“Sarò, sempre, un po’ distante”. L’ho scritto nel testo introduttivo di questo blog, e lo ribadisco. Lo sono, e lo sarò sempre più. Perché? Perché quando sono troppo presente, vengo punito. O meglio: quando mi spoglio completamente, quando mostro completamente me stesso per ciò che sono. Mi è capitato anche di recente, con una ragazza che certamente mi starà leggendo. Non sono arrabbiato con lei, davvero, ormai quello della rabbia è un moto che riservo a cose più grandi di me, e non alle persone. Sono semplicemente riflessivo, analizzo la realtà, traggo le mie considerazioni. È evidente ch’io non sia per tutti, che sia difficile gestirmi. È per quello che me ne sto sempre qui da solo, non scrivo a nessuna, mi faccio gli affari miei. Cerco di essere presente il meno possibile, quel tanto che mi basta per sfogarmi quando ne ho bisogno, senza manie insensate di protagonismo. Ovvio, parlo e parlerò sempre di me, nei miei post, ma il tutto finisce entro questo spazio. Chi mi contatta privatamente (e ogni tanto, qualcuna, a quanto pare lo fa) deve sapere che fa male. Tutto qui. Perché poi, se mi si dà corda, si finisce per essere travolti, abbagliati da una luce accecante. È risaputo che voglio dominare, che voglio persuadere, sedurre, condizionare. Che voglio far impazzire colei che incautamente decide di avvicinarsi a me. È così, e non potrebbe che essere così, perché la mia natura è questa. Il mio affetto, il mio amore, la mia attenzione si esprimono attraverso “il polso”, attraverso quella voglia intrigante di piegare a mio volere e piacimento. Non cerco né ho mai cercato la massa, ma solamente quell’unicità da poter imprimere a fuoco a mio piacimento. Posso dare tutto, ma alle mie condizioni. Posso portarti sino al punto più alto del sogno più bello, ma solo se sei con me. Se vuoi fare di testa tua, se vuoi ribellarti, se vuoi fingere di essere migliore di me, sbagli in partenza. In quasi ogni rapporto interpersonale degno di questo nome c’è quella fase in cui la ragazza si rende conto che quello che prova per me è divenuto, in fretta, troppo grande. Insostenibile, perché comporta il rischio della felicità. Subentra la paura, la paura di perdermi, di non essere alla mia altezza, di diventare dipendente. Non posso farci niente, è così e basta. Per quello non mi arrabbio. So quanto valgo, so chi sono e conosco pertanto sia i miei punti di forza che quelli deboli. L’auto-isolamento me lo sono imposto per preservarmi, per difendermi da chi vuole affacciarsi dal balcone, ma subito dopo andare via. Da chi ha paura di cadere di sotto. Con me non puoi tornare indietro, per quello è meglio evitare proprio di affacciarsi. Io, in qualche modo almeno, resto per sempre. E chi mi ha conosciuto lo sa. Ci rimetto sempre io? Sì ok, pazienza. Ormai sono abituato. Ma non crediate che io non capisca, perché capisco benissimo. E vi comprendo anche. Ma non per questo cambio rotta. La strada la decido io, sta a voi poi seguirla o meno. Questa è la libertà che vi lascio.
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Da ché ho memoria, uno dei sentimenti che mi ha sempre accompagnato è stata la vergogna.
Vergogna del mio corpo, del mio carattere, dei miei comportamenti, curriculum o frequentazioni.
Ma soprattutto vergogna delle mie stesse emozioni, del mio sentire.
Ho combattuto mille battaglie con la mia vergogna, poi ho capito che l'unico modo per uscire da questa lotta era fargli spazio dentro di me, e lasciarla parlare di tutti quei traumi e bisogni affettivi insoddisfatti e negati di cui portava ancora le cicatrici.
E prendermene cura io stesso.
La vergogna di ciò che senti, è una gabbia molto stretta: perché quello che senti è quello che sei.
Quando cresci in un ambiente giudicante e anaffettiva, il massimo che puoi fare per esistere in quel deserto è non esistere.
Se non esisti, infatti, nessuno ti può fare del male.
Non soffri più, o comunque molto di meno.
Per mettere in atto questa operazione, tuttavia, occorre prima che tu ti giudichi a tua volta, rinnegando tutti quegli aspetti di te che gli altri hanno giudicato.
È un vecchio gioco questo, in cui la vittima, per uscire dalla gabbia che il carnefice gli ha costruito, applica su di sé i supplizi e le torture che egli gli ha inflitto.
In questo modo il bambino sente di avere un certo controllo sulla realtà, perché, identificandosi con il proprio carnefice, lo interiorizza, facendolo diventare una parte della propria stessa personalità.
Ha presa sulla dinamica che lo fa stare male.
Dunque assume i valori, i comportamenti, e le regole morali dei propri aguzzini, neutralizzando tuttavia le istanze della propria anima, la quale evidentemente non ha trovato un luogo d'origine in cui abitare.
Il giudice, da esterno diventa interno.
In questa maniera, si costruisce giorno dopo giorno la propria corazza.
Essa nasce nel momento in cui decidiamo di non soffrire più, adattandoci come possiamo a un ambiente ostile.
Tuttavia, in questo modo ci ingabbiamo da soli senza nemmeno accorgercene.
Ecco perché poi non riusciamo ad affermarci, a esprimere rabbia, a provare certe emozioni, a mollare una relazione tossica o ci infognamo negli stessi copioni.
Come spiego nel mio nuovo libro infatti la corazza rappresenta sia un meccanismo di difesa, ma anche di adattamento.
Avendoci permesso di sopravvivere, ci siamo così affezionati che non vorremmo mollarla mai.
Così, la vergogna non è stata altro per me che un meccanismo di difesa e di adattamento per farmi sopravvivere a un ambiente giudicante, senza profondità né empatia, rispetto al quale ero al tempo stesso profondamente dipendente.
La vergogna mi ha permesso di sopravvivere, perché era il segno di una sottomissione all'altro e ai suoi giudizi spietati, di un mio essermi messo docilmente da parte, e dell'aver compiaciuto, assorbendone la visione, i miei carnefici.
Essa rappresenta una larga fetta della mia corazza, e, seppur scomoda, mi è sempre molto difficile mollarla quando voglio essere davvero chi sono, ed esprimermi in piena libertà.
Tuttavia, sono orgoglioso di aver aperto numerosi varchi nella mia armatura invisibile, tali da riuscire ad apprezzare comunque il valore della scoperta, della meraviglia, del piacere, della condivisione e dell'apertura del cuore.
Anche attraverso post come questo.
Auguro a tutti voi di guadagnare ogni giorno un metro in più lungo la strada che vi porterà alla vostra anima.
E se doveste perdervi, vi auguro comunque di trovare sempre la forza di farvi ritorno.
Il vostro bambino interiore sa benissimo che i draghi esistono, e che il segreto per uscire dalla paura non è sconfiggerli: ma prenderli per mano e farseli amici.
Omar Montecchiani
#quandolosentinelcorpodiventareale #armaturainvisibile #sistemidifensivi
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Questi due giorni napoletani sono stati molto belli, pieni di sole, buon cibo e circondato da persone alle quali voglio bene.
C'è stata solo una macchia che mi ha tolto un po' il sonno, un qualcosa che, se l'avessi scritto sabato sera, questo post sarebbe stato pieno di insulti, ben peggiori di quelli che leggerete, verso quella che ritengo ormai un'altra Italia e con la quale mi vanto di non voler avere nulla a che fare, verso la quale provo lo stesso odio che ho verso i tedeschi, è solo declinato in modo diverso.
Domenica ero ad un matrimonio, sposo padovano, sposa napoletana. Bella cerimonia, tutto perfetto, se non fosse che, ad un certo punto, lo sposo, venuto al tavolo mio, dove ero insieme altri 3, amici ed ex-colleghi dei tempi di Siemens (correva l'anno 2006, io campano, un lucano, un pugliese e lui veneto), tra una battuta e l'altra, se ne esce con
se non fosse stato per voi, non avrei mai sposato una napoletana
e scoppia in lacrime.
Mentre i miei due amici lo hanno abbracciato, io non sono riuscito a muovere un dito. Senza che io riuscissi nemmeno a razionalizzare nulla, è montata dentro di me una rabbia, un odio fortissimo, e non per lui, eh, lui ha un cuore buonissimo, da quando lo conosco potrei dire solo cose bellissime, anzi, anche in questo momento lui aveva dimostrato di essere una grande persona, di aver capito in quali stronzate credeva e quanto false fossero, tuttavia ho odiato quello che rappresentava, la metà di quella sala, quella gente che con quell'accento del cazzo scimmiottava un "jamm jamm 'a tarantell UEEEE", ho schifato tutti, dal primo all'ultimo, senza fregarmene un cazzo dei buoni e dei cattivi, facendo tutto un pastone, mettendoli tutti sulla stessa linea, senza voler sapere ragioni, storie personali, false educazioni, niente, tutte merde, dal primo all'ultimo. Non c'è un momento nella vita dove questi episodi non peggiorino quello che io sono, sono perfettamente consapevole di fare cherry-picking e non me ne frega un beneamato cazzo. Oggi sono più razzista di ieri, ed è un processo che non fermerò mai.
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Ciao!
Sono una studentessa spagnola che ha 10 giorni per imparare l'italiano prima di partire per l'eramus. Avete qualche raccomandazione per buoni libri di grammatica online e gratuiti? (ho già iniziato a studiare e sto ascoltando i podcast, ma ho bisogno di qualcosa di intensivo hahaha)
Ciao!
Tutte le risorse di cui sono a conoscenza per studiare la lingua italiana sono nel masterpost delle risorse qui (libri anche per studiare, etc). Invece la grammatica la trovi qui. In generale ti suggerisco questo post (i vari vocabulary/words list che trovi su @sayitalianohome possono aiutarti nel capire e nello scrivere parole simili tra loro per esempio)!
Se qualcuno dei miei followers vuole suggerire qualcosa di specifico, si faccia pure avanti nei commenti o mandi un ask!
Mi sembri già a un ottimo livello comunque, non mi preoccuperei troppo della grammatica fossi in te (non la conosciamo così bene nemmeno noi... sicuro non la pretendiamo perfetta dagli stranieri)! Continua a scrivere (qualsiasi cosa), pensare/parlare con te stessa o altri e ad ascoltare musica/podcast/film/serie tv (ciò che preferisci) in italiano giusto per sfizio e andrai alla grande ;)
P.S. L'unica cosa che posso dirti è: dammi pure del tu! Come mi hai scritto "ciao" usa pure il verbo "hai *tu*" e non "avete *voi*" (a meno che tu non volessi rivolgerti a tutti gli italiani e studenti che leggeranno la tua domanda! In questo caso, tutto perfetto! in caso contrario il "voi" non si usa più molto nel linguaggio formale, al massimo si dà del "lei" -ma troverai tutto nei link che ti ho messo sopra). Voglio darti lo stesso suggerimento che darei alla me che stava "studiacchiando" spagnolo un po' di anni fa: i verbi sono il vero problema, non li lasciare da parte (cosa che ho fatto purtroppo, e ne pago le "conseguenze" ora ahaha -nulla di grave ovvio, ma li devo rivedere tutti ogni santa volta). Suerte!
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QUEL POST CON CUI EMPATIZZERANNO IN TRE (ME COMPRESO) Parte 1
Non è una storia triste, non ci sono plot twist né morali strazianti per cui togliete pure il secchio da sotto la sedia ché i testicoli rimarranno al loro posto (figura retorica gender-inclusiva).
L’altro giorno @der-papero ha rebloggato un mio post in cui c’era l’immagine di una mazza ferrata per ‘resettare’ un pc dicendo ‘Non fare male ai computer che sono stati i miei unici amici per tanti anni! (o qualcosa del genere) ed è a quel punto che io ho pensato la stessa cosa, anche se in modo più specifico e meno informatico del suo.
Dal 1979 a oggi ci sono stati degli ‘amici’ che sono diventati una sorta di pietra miliare temporale a cui posso tornare con la memoria in modo microscopico e con una precisione quasi eidetica, al punto che li posso usare come una personalissima radiodatazione al carbonio per conoscere gli eventi contestuali occorsi in un dato periodo.
Quando ero piccolo ho sempre creduto che tutti giocassero ai videogames, sia con la propria console a casa che nei bar o nelle sale giochi e invece ho lentamente scoperto che non solo quasi nessuno aveva un console per videogames a casa ma che anche i cabinati che erano nelle sale giochi o nei bar per molti non erano affatto un’attrattiva.
Beh... per il sottoscritto le cose andavano in modo molto differente.
Alle console che ho posseduto dedicherò la seconda parte di questo post ma ora vi dico che sul viale pedonale principale di Viareggio (quello del carnevale, per intenderci) c’erano due sale giochi ENORMI (posso confermarlo a distanza di anni che non era solo lo sguardo di bimbo) e mio nonno paterno lavorava li vicino, ragion per cui mi bastava mendicargli mille o duemila lire, cambiare tutto in monete da 200 lire (i gettoni dovevano ancora arrivare) e giocare come se non ci fosse un domani.
Io non so se la seguente descrizione possa avere un senso per la maggior parte di voi ma dovete considerare quanto fosse ENORME il trip sinestesico nell’entrare in uno di quei luoghi: prima di tutto passavi dalla luce del sole a una penombra che assomigliava molto a un buio luminoso, poi le tue orecchie venivano sopraffatte da parecchi decibel di musichette a 8 bit che si mescolavano a formare un meraviglioso cachinno eustordente e infine l’odore di sigaretta che permeava ogni centimetro cubo dell’ambiente con una coltre di fumo in cui lampeggiavano gli schermi dei cabinati come finestre su altri mondi.
(in effetti a posteriori posso capire perché la mia passione non fosse così condivisa)
Ho parlato del 1979 perché quello fu l’anno in cui da flipper, biliardini e altri giochi analogici (che io schifavo) si passò al primo videogame completamente elettronico a grafica vettoriale: ASTEROIDS.
Ora, siccome sono ben consapevole che la maggior parte di voi non ha la minima idea di cosa io stia parlando, sappiate che quando parlavo di finestre su altri mondi era proprio quella la sensazione che allora si provava: dalla visione passiva di un programma televisivo su tubo catodico passavi a poter FARE COSE SULLO SCHERMO, un qualcosa che pochi fra voi possono capire quanto fosse pazzesco.
E quello per me segnò un altro modo di considerare lo scorrere del tempo.
Per esempio, nell’Agosto del 1983 giocai per quindici giorni a Moon Patrol nel piccolo bar dell’Isola del Giglio dove andai in vacanza coi miei genitori
mentre al Bar Sombrero del mio quartiere nell’inverno del 1984 a Mag Max e Kung Fu Master, quest’ultimo a scrocco perché avevo imparato come accedere al sensore che veniva toccato dalla monetina e dava 1 credito
la stessa estate, nella sala giochi in pineta, scoprii e finii Bubble Bobble (l’intro musicale mi dà ancora i brividi) mentre il Juke Box mandava in loop una canzone che dopo ho scoperto essere Sweet Dreams degli Eurythmics.
Trojan nel bar Moreno sotto a una tenda minuscola, R Type al chiosco sul viale dei tigli, Tiger Road al bagno Aretusa, Circus Charlie nel bar della stazione vecchia vicino al biliardo dal panno verde consumato e segnato dalle sigarette, Knuckle Joe in un hotel in Val d’Aosta per la gita di terza media, Wiz nel bar vicino casa di mia nonna materna, Bomb Jack al maneggio dove Diego con 200 lire giocava tutto il giorno e regalava crediti, Bank Panic al bar del cinema all’aperto e New Zeland Story in quello del palazzetto dello sport mentre mangiavo un Paciugo all’amarena, prima Green Beret e poi Iron Horse nella pasticceria sotto casa di mia nonna paterna con l’odore di sfoglie alla crema, Robocop e Xain’d Sleena al bar del liceo, finiti entrambi a memoria prima che suonasse la campanella, i tornei di Dark Stalker con i miei amici al bar della stazione nuova e poi ancora X-Men e Avengers.
Centinaia di giochi che meriterebbero decine di post perché con mille lire potevo andare in un mondo dove non ero più il ciccione sfigato che non sapeva giocare a pallone... ero quello che poteva sconfiggere i nemici e alla fine vincere, sempre.
L’ultimo arcade cabinato a cui giocai - e poi dopo quella data praticamente scomparvero per essere sostituiti dalle Slot Machine - fu Metal Slug, in data 1997, dopo aver lasciato Figlia Grande all’asilo nido nel piccolo ritaglio di tempo prima di andare nello studio medico dove avevo appena cominciato a lavorare.
Naturalmente lo finii ma finì anche col chiudersi quella parentesi durata appena vent’anni ma lunga una vita intera.
Chi di voi è abbastanza vecchio da capirmi?
@axeman72? @renatoram? @ilnonnodiinternet?
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Breve storia amara, dove se c'è una morale è per i boomer e sarebbe: pagatemi visto che quello che faccio forse iniziate a capire che voi proprio non siete capaci diocristo siete inutili.
Persona boomer per cui lavoro: La libreria x (gestita da altri boomer) ha fatto un post per pubblicizzarci! Hai visto qualcosa?
Io: no guarda a me non è arrivato nulla fammi vedere. (Vado sulla loro pagina trovo un post del 30 dicembre orribile, un blocco di testo senza senso, non ci hanno manco taggati) Guarda io vedo solo questo.
Boomer: no no dicono che ne hanno fatto uno giusto ieri, in cooperativa con un giro di città x, y
Io: boh davvero io non trovo nulla
Boomer: ah no hanno detto che hanno pagato l'inserzione per quel post e che coprirà le città di x, y! È una cosa bella vero???
Io: eh guarda, insomma cioè carinissimi e grazie ma è fatta un po' a cazzo sta cosa: hanno pagato l'inserzione per un post in cui non siamo nemmeno taggati, vecchio quasi di un mese, fatto per un'altra cosa..
Boomer: ah... possiamo fare qualcosa per renderlo più efficace?
Io: ...
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TEOREMA
Purtroppo in molte persone manca totalmente l'analisi degli eventi, che delle volte è brutale, delle volte benevola, ma che alla fine riconduce tutto il nostro creato in EFFETTO = CAUSA + X
X = libero arbitrio
Su questa semplicissima equazione lavora la propaganda e determina quindi lo scorrere della quotidianità per arrivare all'effetto. Ora mi spiego meglio.
Se voglio ottenere un effetto dovrò agire necessariamente su due fattori dell'equazione;
Causa: Un effetto accade sempre perché c'è un'azione scatenante, sia essa di natura umana, naturale o divina (inspiegabile).
Libero arbitrio: Il libero arbitrio è il principio morale che ci spinge ad agire in un modo o nell'altro, non subendo limitazioni, o causandone l'applicazione.
Abbiamo chiaro quindi che serve un'azione per avere una reazione, ma che serve pure agire sul libero arbitrio facendo credere all'essere umano di scegliere (tramite LA PROPAGANDA).
Già, la propaganda, IL VIRUS che attacca le menti deboli ("l'ha detto la tivù", con faccia convinta ed occhio bovino), IL VIRUS che fa leva sull'ego ed i vizi dell'uomo per ammaestrarlo, IL VIRUS che può far credere al cretino che un vaccino sia tale e non immunizzi dopo 6 dosi, IL VIRUS che rafforza le convinzioni sbagliate facendo credere al "posseduto" di aver fatto la scelta giusta, IL VIRUS diffuso sul web dai troll di sistema, troll prezzolati che provano e riescono a condizionare il libero arbitrio nelle menti offuscate, nelle menti che non contemplano la spiritualità, nelle menti materiali, o semplicemente ottuse.
Questo è il mio credo materiale, poi c'è l'aspetto spirituale nel mio modo di affrontare gli eventi, ovvero cercare Dio, riflettere con anima aperta ed ascoltare le sensazioni escludendo tutto il mondo materiale.
La preghiera aiuta a staccarsi, ad entrare in un'altra dimensione, ma aiuta anche ad incasellare le tessere della vita, tessere mischiate da chi ci vuole male, da chi ci odia, ed offusca la razionalità creandoci stress continui. In ogni cosa che faccio cerco sempre il bene, famiglia, amici, lavoro, estranei, ed il mio stare su questo social, dove a volte vorrei non esserci, uscire, andarmene, ha solo un obbiettivo (magari sbagliato, ma uno soltanto); cercare di aprire la mente a quante più persone mi sia possibile, nel bene o nel male sarà Dio a giudicarmi, ma sento questo come un dovere, quasi fisico, come l'impulso di scrivervi questo post è per me una necessità che mette in secondo piano tutto il resto. OGNI VOLTRA SCELTA DEVE NASCERE DA UNA CONVINZIONE INTERIORE, DA QUEL "NON SO CHE" CHE CI FA DIRE LO FACCIO O NON LO FACCIO PERCHÈ LO SENTO MIO, NON PERCHÈ UN CIALTRONE VE LO SUGGERISCE, E NEANCHE PERCHÈ "COSÌ FAN TUTTI".
Abbiamo tutti un dono, il pensare, e se vogliamo una società migliore, basta che nel suo piccolo ognuno di noi rifiuti la propaganda e si unisca con chi la pensa come lui.
Quando avete un dubbio pregate, chiamate a Voi Dio, qualsiasi esso sia, e Vi scoprirete più forti, perché non sarete mai soli. La pecora nera sola nel gregge è un esempio del sistema, la prospettiva con la quale la dovete vedere è "c'è una pecora nera, forse abbiamo una salvezza" e quella salvezza siete Voi, con Dio al Vostro fianco. Ora, andiamo a vincere contro il WorldEconomicForum, Gates e tutto il ciarpame che ci vuole rendere la vita un inferno.
Francesco Mosca
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ci sto prendendo gusto a postare in italiano quindi beccatevi un altro mio tema che credo sia una delle cose migliori che io abbia mai prodotto
ENG: i'm enjoying this whole posting in italian thing so now you're getting another one of my essays- which i think is one of the best things i've ever written (use google translate or something)
CORO La vicenda si svolge nell’aldilà, nel labirintico supermercato che tutte le anime sono costrette ad attraversare per raggiungere la pace eterna. Si tratta infatti di una sorta di pellegrinaggio nel quale le anime riflettono sulla loro vita terrena mentre vagano per le corsie alla ricerca di un’uscita. In questo luogo si incontrano alcuni celebri personaggi: l’eroico Don Chisciotte della Mancia, il suo fedele compagno Sancio Panza e il principe di Danimarca Amleto.
[entrano DON CHISCIOTTE e SANCIO PANZA]
DON CHISCIOTTE Per l’amor di Dio, quale misterioso luogo è mai questo? Oh compare, questa è indubbiamente opera del terribile mago Frestone! Ma ora guarda, una schiera di nemici pronta ad attaccarci! [indica una scaffalatura piena di detersivi]
SANCIO PANZA Ma quali nemici? Quelli che stai indicando sembrano a me dei bizzarri recipienti inanimati. Nessuno di loro mi pare in alcun modo una minaccia.
DON CHISCIOTTE Oh Sancio, quanto sei inesperto! Quelli che vedi sono invero dei nemici, ma il tuo occhio ti inganna. Ascolta dunque chi è conoscitore delle avventure cavalleresche dei più nobili condottieri e fatti da parte! [brandisce la spada contro gli scaffali di detersivo]
[entra AMLETO]
AMLETO Ma che diamine state facendo, puntando la vostra arma a quel modo contro dei contenitori?
DON CHISCIOTTE State indietro! Siete disarmato, potreste rimanere ferito! Questi recipienti sono in realtà illusioni create dal temibile mago Frestone, colpevole del furto dei miei preziosi libri. È dunque mio dovere far fronte a questo pericolo, per difendere le donzelle di questa strana selva.
AMLETO E i danesi che davano a me del pazzo! Abbassate quella spada, suvvia! Le accuse di follia quasi mi costarono la vita, quando i miei stessi compagni, che ritenevo leali, mi condussero in Inghilterra perché io fossi ucciso! Voi invece siete qui, già graziati dal sonno eterno, e vi ostinate a combattere dei finti pericoli!
DON CHISCIOTTE Molte volte sono stato chiamato pazzo, ma siete voi incapaci di vedere la realtà per ciò che è e non per come appare. Una volta affrontai con audacia degli orrendi giganti, ai quali Frestone aveva fatto assumere le sembianze di semplici mulini a vento.
SANCIO PANZA Oh, avreste dovuto vedere il coraggio e la temerarietà con cui si scagliava verso i nemici!
AMLETO Non dubito certamente della vostra alacrità e forza! Ritengo tuttavia necessario farvi notare che ciò che voi chiamate nemici pericolosi, sono in verità dei bottiglioni appoggiati sopra ad uno scaffale. Vi invito invece a rivolgere le vostre energie e il vostro desiderio di giustizia nel combattere i veri antagonisti di questo mondo, ovvero gli uomini disonesti e sleali, coloro che sono usurpatori e traditori come lo fu mio zio nell’avvelenare mio padre e sposare mia madre.
DON CHISCIOTTE Non posso che concordare sull’esigenza di contrastare gli uomini malvagi, ma osservate ora attentamente: davanti a noi è posta una schiera di nemici, ordinatamente disposti e camuffati grazie alla magia del mago Frestone! Ma cosa accade ora laggiù? Avanti Sancio Panza, affrettati a soccorrere quella donzella che pare aver creato un grande trambusto urtando il ripiano!
[exit SANCIO PANZA]
DON CHISCIOTTE Decidete dunque se avete intenzione di affrontare insieme a me questo esercito o rimanere in disparte, che è giunto per me il momento di dare prova del mio coraggio!
AMLETO Perdonatemi ma proprio non riesco a capirvi: non credete che sia inutile perdere tempo a combattere quando abbiamo già concluso la più grande delle nostre battaglie, la vita?
DON CHISCIOTTE Che senso c’è allora se non combattiamo per qualcosa, per un ideale? Per quale motivo non lottate? Come fate ad essere in pace con voi stesso?
AMLETO Non ritengo ci sia bisogno di combattere in continuazione, ma è invece necessario ogni tanto soffermarsi a riflettere sulle nostre azioni, su ciò che stiamo facendo e chiederci per quale motivo lo stiamo facendo.
Nella mia vita spesso mi fermai a meditare sugli avvenimenti e sulla moralità delle azioni. Fui pure tentato di porre fine alla mia vita, ma fui frenato dal non conoscere cosa mi avrebbe aspettato nell’aldilà. Oh, come sono grato di essere stato bloccato da questo pensiero, perché se così non fosse stato mi sarei ritrovato prima in questa selva assurda!
#dovrei scrivere più spesso cose di questo genere#spyld posts#spyld#speak your language day#italian#questo vale la pena leggerlo giuro#prima o poi lo tradurrò#intanto usate google
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Coltivate la bellezza e l’amore con estrema discrezione.
E ad essere avvilente è l’esposizione universale dei corpi, questo grande mercato che dimostra realmente, nei fatti, quanto le ragazze siano le peggiori nemiche di loro stesse. Mostrare al mondo intiero non veramente se stesse, ma un pezzo di carne, al solo scopo di ricevere un minimo di attenzione, o di innalzare un’autostima sempre troppo bassa. Logicamente noi maschi apprezziamo, io per primo, ma non è questo il punto. C’è chi reagisce abbassandosi i pantaloni e iniziando a masturbarsi, e chi come me invece semplicemente guarda, apprezza, e inizia a sognare. Ma è comunque sbagliato. È sbagliato che debba avvenire così. È sbagliato che l’umanità, nella sua totalità, abbia potenzialmente la possibilità di visionare corpi a volte anche molto belli, che non diventano altro che tentazioni diaboliche. E tutto ciò, per cosa? Perché non vi amate abbastanza. Perché cercate, col desiderio degli altri di possedere quel corpo, di colmare un vuoto che in realtà non può assolutamente essere colmato così facilmente. Serve piuttosto l’amore, l’amore vero. Quello per se stesse, sì, ma anche quello di un uomo che vi guidi responsabilmente verso il giusto sentiero. Fate di tutto, pur di cercare quel bagliore di felicità che immaginate e basta, perché i social ve lo fanno vedere così vicino, mentre per voi è invece irraggiungibile. Sono convinto che alcune di voi aprano OnlyFans nemmeno tanto per i soldi, quanto per i motivi di cui sopra. E Tumblr lo dimostra perfettamente. Vedo fondoschiena così belli che mannaggia la miseria, li dovreste sbattere in faccia solo al vostro uomo. Non qui. Perché i tesori non vanno sprecati, perché non vanno date le perle ai porci. E invece no, persistete. E quando non trovate abbastanza soddisfazione da ciò, o quando cadete nella dipendenza di quest’ultima, iniziate a spendere e spandervi in orribili tatuaggi, in ritocchi estetici osceni, che porteranno ancora più post nei social network. E forse anche più “mi piace”, dato che viviamo nella società della bellezza trasformata in bruttezza e volgarità. La questione è solo una, ragazze, e dovete svegliarvi: dovete amarvi di più. Dovete imparare a farlo. E dovete accettare che sia un solo uomo ad accompagnarvi in questa missione. Ogni rapporto sessuale consumato come un panino del McDonalds è una sconfitta. Ogni pene estraneo (a quello del vostro uomo) che penetra il vostro formidabile fondoschiena è uno spreco. Dovete preservarvi, dovete centellinare. Non siete dei contenitori di sperma, dannazione. Lo volete capire o no? Volete tornare tra noi esseri umani? Lo so che i maschi non sono tutti come me, lo so benissimo, purtroppo. Ma non dovete farlo per me, dovete farlo per voi stesse. Io qui vedo fondoschiena così belli che non dovrei poter vedere, assolutamente. Non mi dovrebbe essere possibile, no. E invece sono lì, sbattuti in prima pagina, come fossero merce. Come fossero solo pezzi di carne da schiaffeggiare e sfondare. Siete contente così? No, non ci credo. E non ci crederò mai.
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Il mio omaggio a #Outlander
Ho finito Outlander, non ne avrò più di nuovo fino a Novembre, oltretutto è finito su un cliffhanger devastante, e io in questo momento, in preda a una vera e propria sensazione di astinenza come mi era successa soltanto con qualche libro da giovane, vorrei potermi smemorizzare come un hard disk.
Invidio chiunque di voi là fuori, anime affini, che non l’abbia ancora visto.
Probabilmente non è pane per i denti di tutti - ad esempio per me la scintilla non è mai scattata con Game of Thrones, e nemmeno con quel freddissimo capolavoro di Boardwalk Empire, per citare alcune serie che scaldano il cuore dei più ma non il mio- ma se amerete Outlander come l’ho amato io in questo mese, in cui mi ha tenuta calda la sera prima di dormire, come avevano potuto fare soltanto i libri della mia infanzia, state per godervi una delle storie più appassionanti degli anni duemila.
Claire (pure il nome!), infermiera militare britannica reduce di guerra, abituata agli orrori dell’ultimo conflitto mondiale sui fronti orientali e africani e nelle retrovie del D-Day, nel 1945, mentre tutti festeggiano la vittoria, è già straniera in patria e nel suo stesso mondo interiore.
Irrequieta e vivacissima, intelligente e piena di bontà, ormai cambiata dal dolore e segretamente colpita da stress post traumatico che si manifesta soprattutto con i forti rumori, Claire non ha più confidenza con il marito Frank, anche lui militare britannico dopo tanta guerra e tanta lontananza.
I due decidono, per cercare di salvare il proprio matrimonio, di passare una “seconda luna di miele” in Scozia, in una vacanza nei pressi del borgo medievale di Inverness, sulle montagne del nord del paese, per tornare a riconoscersi.
Qui Claire, durante una passeggiata solitaria per raccogliere alcuni fiori, viene attratta come da una calamita da un antico cerchio di pietre su un colle, dove la notte precedente lei e suo marito, storico militare, avevano assistito a una danza di un gruppo di persone del luogo che avevano salutato l’alba con un rito druidico.
Claire non lo sa, ma è una “viaggiatrice”: la storia non lo spiega ma qualche rara persona, forse per un retaggio magico e soprannaturale, per qualche lascito genetico extraterrestre o fatto della stessa essenza della Scozia immortale, può entrare in una sorta di risonanza con certi cerchi di pietre che sono veri e propri portali verso il passato.
A Craigh na Dun, nel cerchio di pietre, Claire, ipnotizzata dal loro canto, che solo lei può sentire, si appoggia ad una di esse e improvvisamente viene catapultata indietro di 200 anni, nel bel mezzo delle guerre tra Inghilterra e Scozia per la successione confessionale del trono tra Stuart e Hannover (gli odierni Windsor).
Da questo inizio sorprendente parte un’avventura alla “Angelica” che attraversa quarant’anni di storia europea e americana, vista attraverso gli occhi puri di Claire, eroina indomita e indimenticabile, pronta ad attraversare tempo e spazio per restare fedele al suo cuore e a quella che è, sempre in dubbio se poter cambiare la storia che lei conosce, o lasciare che le cose (e il dolore che ne deriva) facciano il loro corso ineluttabile.
Outlander è una storia indefinibile, non bene inquadrabile e molto originale, nessuno aveva mai pensato di ambientare un’opera sostanzialmente di fantascienza classica (c’è tutto Herbert G.Wells) nell’ambito delle guerre continentali tra settecento e primi dell’Ottocento, rappresentate come in un romanzo storico più che in un romance di costume e in costume.
L’originalità è la pausa di vent’anni tra i due ritorni “al passato” con la protagonista che si laurea in medicina, diventa un abile chirurgo, cresce la figlia e vive sostanzialmente una vita dissociata (lei è *sempre* straniera, “outlander”, “sassenach”, ovunque e in qualsiasi tempo si trovi) nella Boston della Golden age del secondo dopoguerra, poi torna dal suo grande amore, il buio e violento, e insieme tenerissimo Highlander Jamie nel settecento, ma vent’anni dopo, ed entrambi hanno già qualche filo grigio tra i capelli.
Si tratta di una rivisitazione elegantissima del classico romanzo d’appendice, ma di una qualità stellare.
Con momenti anche di stanca (avrei evitato sia la storia del pirata nella quinta stagione sia quella dello stupro di gruppo, c’è qualche scena d’amore sessuale di troppo per i miei gusti, io sono per il vedo non vedo), ma anche momenti di poesia purissima - l’episodio dello schiavo nella piantagione americana salvato da Claire soltanto per poi doverlo poi consegnare, il vecchio crudele abbandonato nella cabina dalla sua moglie bambina; le prime stagioni (meravigliose) che vedono “in diretta” la fine di un mondo ancora quasi medievale come quello delle highlands, in cui si usavano ancora le spade seicentesche di Toledo, per forza di quelli (gli inglesi) che erano a tutti gli effetti degli oppressori, le scene di battaglia nel nuovo mondo e tutto il filone sulla rivoluzione americana, le scene caraibiche degne di Stevenson e i suoi tesori nascosti, le traversate degne di Patrick O’Brian se non di Conrad, il mistero delle pietre e il “rumore” che sentono soltanto “i viaggiatori”, il personaggio struggente di Lord John, capo militare inglese, nobilissimo e puro di cuore, che amerà e rispetterà Jamie per tutta la vita sapendo di non poterlo mai avere, la potenza della medicina del novecento che deve districarsi nel segreto tra le superstizioni del settecento (Claire, medico del novecento, rischierà più volte di finire al rogo come strega)… come sempre non è quello che si prende dall’immaginario collettivo ma è dove lo si porti, come dice Jodorowsky. E in questo Ronald Moore (Battlestar Galactica) e Toni Graphia (Dr.Quinn, Medicine Woman) sono maestri.
Elegantissimo pastiche (polpettone? Polpettone sia), Outlander per me resta una delle cose più belle di sempre, degna dei miei libri di bambina, e del ricordo della mia mamma che per prima me li ha messi in mano.
Anche solo per quanto questa storia straordinaria mi abbia fatto pensare a lei, ne è valsa davvero la pena.
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