#lotta alla povertà
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MINISTERO DEGLI ESTERI: "LA CINA E' DISPOSTA A COLLABORARE CON TUTTE LE PARTI PER COSTRUIRE INSIEME UN MONDO SENZA FAME
2024-10-16 21:39:48 Il 16 ottobre, la portavoce del Ministero degli Esteri Mao Ning ha presieduto una conferenza stampa di routine. Un giornalista ha chiesto un commento in merito alla Giornata mondiale dell’alimentazione e alle misure adottate dalla Cina per garantire la sicurezza alimentare globale. Mao Ning ha risposto che la Cina è il maggiore produttore di cibo al mondo e che, con meno del…
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La lotta alla povertà: le ultime iniziative per ridurre le disuguaglianze
La lotta alla povertà è una sfida globale che richiede un impegno concreto da parte dei governi, delle organizzazioni internazionali e della società civile. Le disuguaglianze economiche e sociali rappresentano un ostacolo significativo per lo sviluppo sostenibile e il benessere delle comunità in tutto il mondo. Continue reading La lotta alla povertà: le ultime iniziative per ridurre…

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#assistenza umanitaria#bandiere della sostenibilità#disuguaglianze#inclusione sociale#iniziative#investimenti economici#lotta alla povertà#responsabilità sociale d&039;impresa#sviluppo sostenibile
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" In genere c’è uno strato di sottoproletariato, di proletariato, di iperevoluti di una società che non ha più bisogno di associazione, che, essendo libera dal bisogno ha già superato ogni forma e necessità di organizzazione: ma qui siamo in Sicilia, senza gli iperevoluti. Anche il nobilotto di questa zona lo considero un sottoproletariato perché non si è ingranato in questa società. Vede, non ce n’è di associazione, o è troppo scarsa, neanche nei sindacati, in nessun sindacato: nella Coltivatori diretti, ad esempio, uno va per avere il concime, per avere l’assistenza, per ottenere le cose Per me non dovrebbe esistere la CISL, la UIL, la CGIL, la CISNAL e via dicendo, ma il sindacato apolitico e apartitico. Sono bacati tutti, manca la maturità perché manca la cultura, manca cioè la scuola. Io di cooperative ne ho fondate a decine, a decine, io al cooperativismo ci ho creduto, ma praticamente sono fallite tutte. Organizzazione religiosa? Quella è un’altra cosa. Sono cattolico se i miei genitori mi hanno inculcato i sentimenti cattolici. La religione viene dalla convinzione, dalla tradizione, mentre l’associazione non ha qui una sua tradizione: in Sicilia vivono solo le forme clientelari. Nei partiti il 90 per cento ci si mette perché la DC dice: «Io ti garantisco questo», il PC dice: «Io ti garantisco quest’altro», gli altri partiti dicono: «Io ti garantisco quest’altro». Allora chi entra, aspetta per giudicare e quindi per convincersi, altro è dare adesione formale e altro è dare adesione sostanziale. Se uno non ottiene, cambia, uno passa da un partito all’altro, sbanda; se uno non vede raggiunti i suoi desideri immediatamente, immediatamente cambia partito o organizzazione perché ha bisogno. Nella iperevoluzione c’è la libertà dal bisogno, qui no. "
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Brano tratto da L’onorevole Calò, testo raccolto in: Danilo Dolci, Racconti siciliani; prima edizione Einaudi, 1963.
#Danilo Dolci#Racconti siciliani#raccolta di racconti#Sicilia#XX secolo#Storia d'Italia#letture#leggere#libri#citazioni#nonviolenza#progresso#civiltà#diritti umani#diritti civili#impegno#politica#attivismo#povertà#miseria#sottosviluppo#sciopero alla rovescia#coraggio#pacifismo#maieutica#educazione#scuola#cultura#associazionismo#lotta alla mafia
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In occasione del 70° anniversario del lionismo ad Alessandria, gli otto Club Lions della città hanno deciso di celebrare questa importante ricorrenza con un gesto di grande solidarietà: la donazione di un furgone refrigerato alla Caritas Diocesana di Alessandria.
#70 anni Lions Alessandria#aiuti alimentari#aiuto alle famiglie#aiuto concreto.#Alessandria eventi#Alessandria today#assistenza ai bisognosi#assistenza sociale#azioni di supporto#Beneficenza#Caritas Alessandria#contrasto alla povertà#donazione generi alimentari#Donazioni#Economia circolare#empatia sociale#Fondazione Cassa di Risparmio#food rescue#furgone refrigerato#Google News#Gruppo Resicar#Inclusione sociale#iniziative benefiche#italianewsmedia.com#LCIF#Lions Alessandria#Lions Club#lotta alla fame#lotta allo spreco alimentare#mense solidali
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🚨In diciannove mesi le dichiarazioni del PdC, dei suoi Ministri, degli esponenti di aree di destra e centro destra, di gruppi di nostalgici con braccio alzato, hanno tessuto il racconto di un paese che non esiste.
📸 Bilancio del governo Meloni:
👉🏻 Sei milioni in povertà assoluta 👉🏻 Lotta ai magistrati 👉🏻 No alle gare d’appalto 👉🏻 Carcere ai giornalisti 👉🏻 Carcere a chi protesta 👉🏻 Duecentomila sbarchi 👉🏻 800 milioni regalati all’Albania 👉🏻 300 milioni regalati alla Tunisia 👉🏻 Pro-Vita nei consultori
✴️ Inoltre, totale disinteresse per sanità, pensioni, scuola, stipendi, asili, ambiente, strade, mezzi pubblici, sicurezza sul lavoro.
✴️ Senza contare la truffa elettorale in piena regola per tutte le promesse non mantenute, come:
▪️Blocco navale ▪️Taglio delle accise ▪️Dicevano che il ponte sullo stretto non stava in piedi e oggi vorrebbero buttare 12 miliardi per un’opera inutile ▪️Erano contro le trivelle e oggi trivellano tutto l’Adriatico. ▪️Volevano abolire la Fornero, l’hanno mantenuta e hanno tagliato sulle pensioni. ▪️Esultavano per aver messo una tassa sulle banche ma se la sono rimangiata subito. ▪️Volevano prorogare il Superbonus fino al 2025, poi l’hanno cancellato. ▪️Volevano difendere la natalità ma hanno aumentato l’IVA su pannolini, latte in polvere e prodotti per l’infanzia. ▪️Dicevano no a nuove tasse e hanno messo 2 miliardi di nuove imposte nell’ultima legge di bilancio.
➕E si potrebbe andare ancora avanti (pos, commissioni bancarie, vitalizi, ecc).
‼️Un governo composto da persone incompetenti oltreché arroganti, che quando parlano fanno gaffe una dopo l’altra (es. Lollobrigida, Santanchè, Salvini, Sangiuliano etc.)
Ivano Panetti
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Discorso tenuto da Daniele Leppe davanti al papa nella Basilica San Giovanni in Laterano, in data 25 ottobre 2024.
Ringrazio Sua Santità e ringrazio il Vicariato di Roma per questa opportunità unica. Nel ringraziarLa Le rappresento una realtà invisibile, quella di una trincea dove anche Dio ha abbandonato tutti.
Credo di essere la persona meno adatta a raccontare il disagio che vivono le nostre periferie.
Nella vita di tutti i giorni faccio l’avvocato. Sono nato in un quartiere popolare di Roma, figlio di un impiegato e di una casalinga, una famiglia semplice che mi ha dato la possibilità, con molto sacrificio, di studiare. Per questo ho deciso di restituire ai quartieri dove sono nato e cresciuto un po’ della fortuna che ho avuto. Ho messo a disposizione la mia professionalità per aiutare le persone più semplici, gli ultimi quei dannati che non sanno di esserlo, gli abitanti dei quartieri popolari di questa città, troppo spesso dimenticati, che troppo spesso tornano ad essere cittadini come gli altri solo in occasione delle campagne elettorali.
Al di fuori della mia attività lavorativa, esercito il mio volontariato professionale in due quartieri difficili di Roma: Tor bella monaca e il Quarticciolo.
Il primo, nato nei primi anni ‘80, rappresenta l’ultimo intervento di edilizia pubblica fatto nella capitale, che doveva essere un quartiere modello e che, invece, è diventato il terzo carcere a cielo aperto della capitale: ci vivono ben 800 persone agli arresti domiciliari.
Il secondo, il Quarticciolo, anch’esso ultimo quartiere popolare edificato, ma questa volta durante il fascismo, negli anni 40, che è rimasto tale e quale a 80 anni fa.
A Tor bella monaca collaboro con l’associazione Tor Più Bella di Tiziana Ronzio; una donna che da sola combatte una lotta senza sconti, e per questo paga lo scotto dell’isolamento umano, contro gli spacciatori, che dispensano la vita e la morte in quel quartiere. Tiziana è riuscita, da sola, a liberare dal controllo della criminalità organizzata il suo palazzo, in via santa Rita da Cascia, con un effetto domino su tutto il comprensorio di case che costeggiano la via.
Ha lottato per i suoi figli e per le persone che vivono nel suo palazzo, e per questo paga un prezzo altissimo.
Vive sotto scorta ogni ora della sua giornata perché la sua vita è in pericolo. Non può uscire da sola nel quartiere. Riceve continue minacce da parte della criminalità organizzata mentre le Istituzioni non riescono ad andare al di là di una solidarietà formale.
Non sappiamo nemmeno quante persone abitino in quel quartiere.
Le statistiche parlano di 28000 persone, ma poiché molti degli immobili pubblici sono occupati, i dati non corrispondono alla situazione reale. Nel quartiere ci sono 14 piazze di spaccio. Gli spacciatori, il primo datore di lavoro del quartiere, pagano le vedette, i pusher; le famiglie che nascondono la droga nel proprio appartamento, corrompono l’anima dei giovani e privano le persone di un futuro dignitoso.
C’è una presenza altissima di ragazze madri con figli nati da relazioni diverse, con mariti ristretti in carcere. Di anziani disabili. Di povertà, educativa e alimentare. Accanto a un tessuto sociale straordinario colpisce, nell’anno giubilare, l’assenza delle Istituzioni, che intervengono nel quartiere solo come forza repressiva e per questo sono viste come nemiche, incapaci di comprendere il disagio e le difficoltà di chi vive nella povertà.
Sembra di assistere ad una sorta di tacito patto sociale in questa città.
Nei quartieri poveri della capitale viene lasciata vita facile alla criminalità organizzata più invadente, per consentire agli abitanti della Roma bene di vivere in tranquillità.
La mia attività, in realtà, non è tanto giuridica: il più delle volte mi occupo di collegare i fili immaginari fra i poveri diseredati e le Istituzioni, per risolvere problemi che altrove sarebbero semplici, ma che in condizioni di povertà diventano insormontabili.
Le condizioni di degrado umano, abiezione, povertà, sono indicibili.
Donne che vendono il proprio corpo per comprare la droga, genitori in mano ad usurai per pagare i debiti contratti dai figli, bambini che crescono con i nonni, famiglie distrutte dalla droga e dalla povertà.
Quattro mesi fa ho partecipato ad una messa tenutasi in ricordo di un bimbo morto nel quartiere a causa dei ritardi nei soccorsi provocati dalla rottura di un ascensore e di una ragazza morta investita lungo via di Torbellamonaca.
La messa si teneva di domenica mattina, dietro la famigerata R5, un complesso popolare situato in via dell’Archeologia attualmente in ristrutturazione. Per entrare nel complesso ho contato 4 ingressi. Ognuno di questi ingressi era presidiato da spacciatori che, come in una sorta di confine immaginario, segnano l’ingresso fra il dentro e il fuori. Questo accadeva in pieno giorno, senza alcun imbarazzo, a pochi chilometri da qui.
Quando iniziai a lavorare nel quartiere ho conosciuto una donna che viveva prigioniera degli spacciatori. Il figlio aveva contratto un debito con uno di essi. Non riuscendo a pagarlo, è fuggito. Alla madre hanno bruciato l’attività imprenditoriale per vendetta. Non sa dove è andato a vivere il figlio e non vuole saperlo. Lo fa per proteggerlo. Lo sente solo con telefoni usa e getta. Lei continua a vivere nello stesso quartiere dove è cresciuto il figlio e dove riceve le minacce dei criminali per il debito contratto del figlio. Sembra un altro mondo. Siamo a 10 km da San Giovanni. Non sembra di essere in un paese ricco, in una democrazia liberale.
Il Quarticciolo, invece, è l’esempio dell’abbandono pubblico - né più né meno come Tor bella monaca - e della capacità delle persone di reagire, costruendo una speranza concreta per i più poveri.
Li collaboro con un’associazione; Quarticciolo ribelle, composta da ragazzi e ragazze che, finita l’università, hanno deciso di andare a vivere in quel quartiere, cui si dedicano giorno e notte.
Anche il Quarticciolo è una nota piazza di spaccio di Roma.
Come tutti i quartieri di edilizia popolare, la povertà economica e sociale e l’abbandono del patrimonio pubblico da parte delle Istituzioni costituiscono l’humus ideale per la proliferazione della criminalità.
In quel quartiere gli spacciatori smerciano la loro roba seduti su comode sedie agli angoli delle strade, in particolare vendono crack, che trasforma i ragazzi che ne fanno uso, in zombie che girano come morti per il quartiere. È un quartiere dove la polizia di Roma capitale ha paura ad entrare e ha bisogno di un parcheggio privato per i propri poliziotti per evitare che le macchine siano vandalizzate, dove gli spacciatori minacciano gli operai delle ditte dell’Ater in occasione dei interventi per la manutenzione degli stabili, e tanto altro ancora.
I ragazzi di Quarticciolo Ribelle costruiscono, invece, giorno per giorno, un’alternativa possibile, con il loro esempio e con le loro attività.
Nel quartiere hanno realizzato una palestra popolare dove i bambini e le bambine sono seguiti, direi accuditi, e tenuti fuori da ambienti malsani.
I familiari i che non possono permetterselo, non pagano rette. Questi ragazzi, che come detto si sono soprannominati Quarticciolo Ribelle, hanno organizzato il doposcuola per i bambini.
Hanno creato, nel deserto, un ambulatorio sociale che interviene laddove lo Stato arretra.
Cercano di creare lavori, fornendo un’alternativa concreta, con un birrificio, una stamperia.
Come dicono loro, dove tutto chiude, noi apriamo.
Supportano le famiglie nei colloqui con i servizi sociali e nei colloqui scolastici.
Collaborano con l’università nell’immaginare un possibile alternativa.
Coprono buchi.
Danno ovviamente fastidio. Innanzitutto alla criminalità, che prospera laddove è maggiore il bisogno. Ma anche alle Istituzioni. Sono sentinelle attive che denunciano, senza sconti, le loro mancanze, le loro lacune.
Raccontano di come i prezzi delle case, sempre più insostenibili, allontano i poveri dalla loro città, trasformata in una Disneyland per ricchi e turisti.
Collaboro con associazioni scomode con problematiche insostenibili.
Perché la povertà e l’abbandono sono scomode.
È più facile costruire una cancellata, un recinto, un ghetto, per occultare la realtà che dare risposte concrete ai bisogni dei poveri.
Con tristezza infinita sono costretto a constatare che gran parte degli interventi pubblici delle Istituzioni per onorare il giubileo, nato anche per la promozione della dignità di ogni persona e per il rispetto del creato, non siano stati investiti e utilizzati per dare dignità agli abitanti più sfortunati della nostra città ma per rendere più comodi, belli e sicuri i quartieri bene della Città Santa che santa non può essere se non apre gli occhi sulle povertà diffuse che la popolano.
#roma
#giubileo
#periferie
#realtà_vs_belleparole
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In Argentina, i primi sei mesi del governo ultraliberista di Milei hanno generato 5,5 milioni di nuovi poveri (indagine INDEC).
Il ruolo cruciale delle 'comedores populares' che si stanno sostituendo allo Stato nella lotta alla fame e alla povertà
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Mercoledì scorso, durante la sessione del World economic forum a Davos, il discorso del Presidente argentino Javier Milei ha fatto scoppiare una bomba a livello mondiale al punto di essere commentato in mezzo mondo e tradotto da molte testate giornalistiche. E così quello che molti media avevano dipinto alla stregua di un matto (soprattutto nella nostra cara Italia) improvvisamente si è trasformato in una via di mezzo tra un nuovo Churchill e Adenauer (...).
L’exploit del discorso di Davos: (é stato) osannato da tanti presenti che si sono complimentati con lui (...). Ma che cos’ha colpito così tanto la gente e soprattutto fatto arrabbiare in maniera clamorosa i grandi capi del Wef?
Semplice: per la prima volta un Presidente di una nazione si è rivolto al mondo intero (...) senza mezzi termini o frasi diplomatiche (...). In pratica Milei ha scoperto quell’acqua calda che molti continuano a negare, esaltando il modello capitalista come l’unico in grado nel corso del tempo, di cambiare radicalmente la condizione umana dando un benessere e un progresso nella società stessa davvero unico (...).
La parte che ha fatto più arrabbiare i leader del Wef ed entusiasmato molti è stata quando Milei ha detto (...): “Ora, per capire cosa siamo qui a difendere (...) è il rispetto illimitato del progetto di vita degli altri, basato sul principio di non aggressione, sulla difesa del diritto alla vita, alla libertà e alla proprietà degli individui, le cui istituzioni fondamentali sono la proprietà privata, i mercati liberi dall’intervento statale, la libera concorrenza, la divisione del lavoro e la cooperazione sociale. Dove si può avere successo solo servendo il prossimo con beni di migliore qualità a un prezzo migliore”.
E più avanti ha sostenuto che “i socialisti, visti gli innegabili progressi del mondo libero, i socialisti sono stati costretti a cambiare la loro agenda. Si sono lasciati alle spalle la lotta di classe (...) per rimpiazzarla con altri presunti conflitti sociali che sono ugualmente dannosi … come quello dell’uomo contro la natura.
Sostengono che gli esseri umani nuocciono al pianeta che deve essere protetto a tutti i costi, addirittura sostenendo un meccanismo di controllo della popolazione o la tragedia dell’aborto. Purtroppo queste idee dannose hanno permeato fortemente la nostra società (...). Hanno raggiunto questo risultato grazie all’appropriazione dei media, della cultura, delle università e anche delle organizzazioni internazionali (come il Wef, ndr). (...).
Fortunatamente siamo sempre più numerosi a osare alzare la voce perché vediamo che, se non combattiamo queste idee a testa alta, l’unico destino possibile è che avremo sempre più Stato, più regolamentazione, più socialismo, più povertà, meno libertà e, di conseguenza, un tenore di vita peggiore”.
(...) Purtroppo l’attuale Ue, già immersa nelle sue scandalose regole ambientali che decimeranno la classe media nel giro di pochi anni, attraverso un falso progressismo Radical-Chic Ztl sta portando avanti molte delle cose criticate dal Presidente argentino. (...)
Au point, grade Milei, il resto solo chiacchiere, distintivi, appeasement o nostagie canaglia, via https://www.ilsussidiario.net/news/diario-argentina-le-bordate-di-milei-a-davos-e-alle-linee-guida-dellue/2650140/
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Lo so lo so che pensare a posteriori non è quasi mai saggio, tranne quando il pensiero nasce in maniera del tutto laterale con scopi e fini futuristici. Tuttavia l'emotività può essere una debolezza, il romanticismo melancolia e dunque rifugio depressivo e allora torna in mente quel marzo del duemilaventiquattro quando mi sentivo potente e terrorizzata all'idea di spostarmi in quel di Berghem senza soppesare veramente i contro e soprattutto le mie debolezze. Ma ovviamente al tempo ero determinata, volenterosa, frustrata dal presente e allora mi sono buttata alla cieca pure quando ero convinta di soppesare tutto per bene. Eppure non vorrei rimproverarmi quell'atto vitalistico che sì mi ha fatta soffrire un sacco, mi ha fatto pure perdere soldi ma che tuttavia era la mia ribellione, la mia rabbia, la mia lotta tutta personale, era il mio desiderio di cambiamento, era un mio desiderio insomma, e chi pensava di averne uno? Al momento lo vedevo più come una necessità ed è stato questo l'errore, se proprio vogliamo parlare di errori. L'aver trattato come una necessità un desiderio può essere fuorviante perché alla fine ti fa solo camminare come un funambolo su una fune e pure appuntita: non importano la determinazione, la volontà, questi discorsi da liberisti convinti che l'uomo che si fa da solo esista e che fanno ricadere la colpa di un sistema marcio sull'individuo facendogli credere che se non è riuscito è stata tutta colpa sua. No, il mio fallimento, se vogliamo parlare in maniera moralistica così da capirci tutti quanti, non era solo personale. Il mio fallimento era il fallimento di questa società. Ecco, dovremmo tutti sentirci paladini del fallimento socio-economico di cui siamo letteralmente sommersi. Ma non voglio parlare per tutti dato che questi tutti, questo tutto sociale non esiste. E allora ecco che dopo la morte di Dio abbiamo la morte del Sociale! Se avverrà mai un cambiamento positivo certo non sarà dovuto ad una aggregazione sociale, al collettivismo attivo, ma all'inconscio collettivo che agisce malgrado il conscio individuale. Ma adesso sto divagando e sto parlando di quel tutto sociale di cui non volevo parlare. Ritornando ai miei ricordi, tra poco ricorre l'anniversario della mia ribellione contro una povertà che non mi appartiene. Così come lo sarà l'università a settembre. Mi auguro allora di collezionare sempre più atti vitalistici e di affinare sempre più la capacità analitica così da rendere quella ribellione non solo un dimenarsi cieco, ma una mossa acuta e soppesata col fine di svincolarmi del tutto dalla mia condizione di povera.
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La Repubblica di Costa Rica [...] nel 1948 è stato il primo Paese al mondo ad abolire l’esercito e la marina militare.
Contestualmente le caserme furono trasformate in musei e l’intero bilancio delle forze armate fu destinato a istruzione, sanità pubblica e lotta alla povertà.
Nel decennio 2000-2009 è stato classificato al primo posto per la felicità media percepita dalla popolazione nella graduatoria Happiness in Nations elaborata dall’Università Erasmus di Rotterdam.
Oggi vanta uno dei più alti tassi di sviluppo umano in America Latina. Ha una forte diversificazione di produzione ed esportazione di beni e servizi, un elevato livello di istruzione medio, una spiccata propensione all’uguaglianza di genere e una grande attenzione per la salvaguardia dell’ambiente. [...]
Ne ho parlato negli anni scorsi qui
E qua
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Ci sono cose IMPORTANTI da dire ai nostri Figli.
Come ad esempio che il fallimento é una grande possibilità.
Si ricade e ci si rialza.
Da questo s’impara. Non da altro.
Dovremmo dire ai figli maschi che se piangono...non sono femminucce.
Alle femmine che possono giocare alla lotta o fare le boccacce senza essere dei maschiacci.
Dovremmo dire che la noia è tempo buono per sè.
Che esistono pensieri spaventosi, e di non preoccuparsi.
Dovremo dire che si può morire...ma che esiste la magia.
Ai nostri figli dovremmo dire che il giorno del matrimonio non è il più bello della vita.
Che ci sono giorni sì e giorni no.
E hanno tutti lo stesso valore.
Che bisogna saper stare...e basta.
E che il dolore si supera.
Ai nostri figli maschi dovremmo dire che non sono Principi azzurri e non devono salvare nessuno.
Alle femmine che nessuno le salva...se non loro stesse.
Altrimenti le donne continueranno a morire e gli uomini ad uccidere.
Ai nostri figli dovremmo dire che c’è tempo fino a quando non finisce e ce ne accorgiamo sempre troppo tardi.
Dovremmo dire che non ci sono nè vinti nè sconfitti, e la vita non è una lotta.
Dovremmo dire che la cattiveria esiste ed è dentro ognuno di noi.
Dobbiamo conoscerla per gestirla.
Dovremmo dire ai figli che non sempre un padre e una madre sono un porto sicuro.
Alcuni fari non riescono a fare luce.
Che senza gli altri non siamo niente.
Proprio niente.
Che possono stare male.
La sofferenza ci spinge in avanti.
E prima o poi passa.
Dovremmo dire ai nostri figli che possono non avere successo e vivere felici lo stesso.
Anzi...forse...lo saranno di più.
Che non importa se i desideri non si realizzano...ma l’importante è desiderare.
Fino alla fine.
Bisogna dir loro che se nella vita non si sposeranno o non faranno figli...possono essere felici lo stesso.
Che il mondo ha bisogno del loro impegno per diventare un luogo bello in cui sostare.
Che la povertà esiste e dobbiamo farcene carico.
Che possono essere quello che vogliono.
Ma non a tutti i costi.
Che esiste il perdono.
E si può cedere ogni tanto per procedere insieme.
Ai figli dovremmo dire che possono andare lontano. Molto lontano.
Dove non li vediamo più...ma che noi saremo qui ad aspettarli quando vorranno tornare.


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Cambio di regime in Siria: un altro colpo di scena nel mosaico imperialista, un altro passo verso la terza guerra mondiale
Come aveva osservato Bordiga, le vicende umane non possono essere comprese guardando come a una fotografia, a qualcosa di congelato nel tempo, ma devono essere viste come un film, una serie di spostamenti quasi impercettibili in ogni fotogramma, ma che alla fine si sommano in un cambiamento completo della realtà.(1) I recenti eventi in Medio Oriente e le loro conseguenze (sia intenzionali che involontarie) non fanno che sottolineare la validità di tale metodologia quando si cerca di comprendere le complicate “interazioni reciproche” nell’attuale ordine mondiale.
In un passato non troppo lontano, alcuni degli stati attualmente vincenti nella lotta per l'accaparramentno delle maggiori quote del pianeta e delle sue risorse hanno avuto le loro battute d'arresto. Israele aveva dovuto ritirarsi dal suo attacco (sostenuto dagli Stati Uniti) al Libano dalla tenace resistenza di Hezbollah nel 2006. Poi la Turchia ha potuto solo restare a guardare mentre l'esercito egiziano portava a termine un colpo di stato contro il suo cliente, il governo dei Fratelli Musulmani di Mohamed Morsi, nel 2013.(2) E nel 2021 gli Stati Uniti hanno messo in atto un'umiliante ritirata da Kabul(3) come conseguenza del tentativo di Trump diciotto mesi prima di fare un accordo con i talebani (a cui Biden ha aderito, dato che anche lui voleva le truppe statunitensi fuori dall'Afghanistan). Una conseguenza di quel disastro è stata di incoraggiare il regime di Putin a scommettere su un attacco all'Ucraina che avrebbe permesso alla Russia di mantenere le sue acquisizioni a Luhansk, Donetsk e Crimea, allora sotto la minaccia di un esercito ucraino riformato sostenuto dalla NATO. Quanto sia drammaticamente diversa la situazione odierna è stato sottolineato dai recenti eventi in Siria, che hanno ripercussioni ben oltre il Medio Oriente. In particolare evidenziano che i fronti di guerra in tutto il mondo stanno iniziando a unirsi.
La caduta della casa di Assad
Dopo la primavera araba del 2011, di cui la rivolta in Siria è stata una parte, Assad perse il controllo di quasi metà del territorio riconosciuto della Siria, ma nonostante i 14 anni di sanzioni occidentali, il suo regime brutale sopravvive. Negli ultimi anni sembrava un "conflitto congelato". Ancora a marzo 2023, Jean Michel Morel poteva scrivere su Le Monde Diplomatique: “La presa sul potere del presidente Bashar al-Assad sembra salda, nonostante l'insicurezza alimentare che in Siria colpisce 12 milioni di persone e un tasso di povertà superiore al 90%. La stabilità del suo regime è ancora più sorprendente perché, su una popolazione prebellica di 21 milioni, più di sei milioni sono ora rifugiati in altri paesi e circa sette milioni sono sfollati interni. È il risultato combinato di una dura repressione degli avversari politici, di un'opposizione debole e divisa e della determinazione di Assad e del suo clan”.(4)
Non c'è da stupirsi che la rapida caduta del brutale regime di Assad a dicembre abbia colto di sorpresa anche i più attenti osservatori del Medio Oriente. Dopotutto, aveva dovuto affrontare sfide apparentemente più serie nel 2011 e nel 2015-6. Nel 2011 si è salvato solo quando l'Iran ha inviato le Guardie Rivoluzionarie, le milizie sciite afghane e infine i combattenti di Hezbollah per mantenere attiva una delle principali vie di rifornimento dell'"Asse della Resistenza" contro Israele. Nel 2016 lo hanno salvato i bombardamenti russi, sebbene l'obiettivo principale della Russia fosse quello di non perdere i suoi ultimi punti strategici in Medio Oriente: la base navale a Tartus e la base aerea di Hmeimim (Latakia).
Ma questo solleva la questione del perché Russia e Iran, che avevano interessi strategici nel mantenere Assad al potere otto anni prima, questa volta abbiano fatto così poco per salvarlo. La Russia inizialmente risponde con i soliti attacchi aerei alle forze Hayat Tahrir al-Sham (HTS) che avanzavano su Aleppo, ma poi questi cessano. Apparentemente non vedeva alcuno scopo in questi attacchi nel momento in cui le truppe siriane (che ricevevano 3 giorni di paga invece che un mese di stipendio) (5) non stavano combattendo sul campo.
#comunismo#comunisti#socialismo#socialisti#anticapitalismo#anticapitalisti#classstruggle#classwar#leftism#leftist#rivoluzionerussa#marxismo#marx#marxisti#leftcom#leftcommunism#leftcommunist#proletariato#proletario#classeoperaia#capitalismo#workingclass#workers#nowarbutclasswar#war#incidentisullavoro#salario#lavoro#assad#siria
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Ieri la ministra al Lavoro Marina Calderone, che ultimamente era sparita dai radar rinchiusa in un insolito silenzio, ha spiegato alla Camera che non c’è “nessuna situazione di incertezza o di abbandono dei nuclei familiari e delle persone che percepivano il reddito di Cittadinanza”. Ha promesso che gli attivabili al lavoro avranno il beneficio Sfl (350 euro al mese) dal primo settembre con cui “nessuno verrà lasciato indietro”.
Improvvisamente sono scomparsi i “furbetti” e le è toccato parlare dei poveri. Immancabile l’attacco alle opposizioni: “sapevate che il Reddito di cittadinanza sarebbe stato eliminato”, dicono dal governo. La domanda andrebbe rivolta a loro: com’è possibile togliere una misura di lotta alla povertà senza organizzarsi per tempo?
Mentre i Servizi sociali sono presi d’assalto da gente che non sa come mangiare in Parlamento si è discusso del “decoro” della Camera confrontandosi su carpe e cravatte. Sul serio. Nella stessa seduta, mentre fuori sale la rabbia, il dem Fassino ci ha tenuto a specificare che gli stipendi dei parlamentari non sono “d’oro”. Secondo lui 4317 euro netti (dimenticandosi i benefit che lo fanno arrivare arrivare a 13mila) sono uno stipendio medio, evidentemente.
Nel frattempo la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, muta sul resto, ha trovato il tempo di querelare il cantante del gruppo musicale britannico Placebo, Brian Molko, (13 milioni di dischi venduti) per averla offesa durante un concerto. Un consiglio non richiesto ai nostri politici: tornate velocemente sulla terra.
Giulio Cavalli
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Quanto cibo viene sprecato ogni giorno nel mondo? Un’analisi dello spreco alimentare globale
Numeri, cause e soluzioni per ridurre lo spreco di cibo nel pianeta
Numeri, cause e soluzioni per ridurre lo spreco di cibo nel pianeta Introduzione Ogni giorno nel mondo vengono sprecate circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo all’anno, una quantità sufficiente a sfamare oltre 2 miliardi di persone. Questo fenomeno, oltre a rappresentare un problema etico e sociale, ha un impatto devastante sull’ambiente, l’economia e le risorse naturali. Lo spreco…
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Che la povertà sia in piazza e che la piazza sia in lotta
La nostra povertà non sarà vergogna, ma rabbia. La nostra rabbia non sarà liturgia vuota. Il nostro dolore non sarà solitudine, ma comunità.
❤️🔥24 dicembre, h 20.30 cena povera in piazza
❤️🔥60esima veglia della Comunità dell’Isolotto
❤️🔥infine a mezzanotte (in un luogo della città...di botto): unisciti al brindisi dei senza stipendio, dei senza lavoro, di chi è precaria/o, cassaintegrata/o. Vieni con noi...
E’ incredibile la capacità di questa società di invisibilizzare il dolore e il disagio sociale. O magari di renderlo per un attimo soltanto, rito, commemorazione vuota, minuto di silenzio.
Negli ultimi 15 mesi in questo paese ci sono stati più stragi sul lavoro che negli ultimi 10 anni. In 15 anni, i poveri assoluti sono più che triplicati (da 1,5 milioni a 5,5 milioni). 5 milioni rinunciano a curarsi, 3 milioni sono precarie/i. Come se una intera regione con più abitanti della Toscana, fosse diventata povera. Nel silenzio.
Mentre si restringono le libertà democratiche, nel nome della sicurezza, l’insicurezza è globale: emergenza climatica e guerra bruciano il pianeta.
Poi arriva il Natale o più genericamente: le feste. Con quel mix tossico tra buone intenzioni e consumismo.
Per noi, operaie/i ex Gkn, Natale vuol dire che ce l’hanno fatta:
hanno trovato il modo – tavolo dopo tavolo, chiacchiera dopo chiacchiera – di tenerci 12 mesi senza stipendio.
E anzi, il “loro” calcolo è proprio di farci crollare nella frustrazione delle ennesime feste, che feste non sono. Nella frustrazione psicologica del nostro Cud da zero euro. Della “normalità” che non possiamo offrire “in occasione delle feste” ai nostri affetti.
E allora ribaltiamo tutto, anche il “senso” dominante della “festa” e persino della liturgia. E lo facciamo con chi lo fa da 60 anni, qua, sul nostro territorio. Con chi da tempo si è fatto comunità.
🤝 24 dicembre, h 20.30. Piazza dell’Isolotto, Firenze. Cena povera. Che la povertà sia in piazza e che la piazza sia in lotta.
🤝 A seguire 60esima veglia dell’Isolotto. Esattamente 50 anni fa, questa stessa veglia era dedicata all’ “unità dei lavoratori contro la crisi”. Siamo storia che continua.
🔥 E infine, contro ogni tentativo di invisibilizzare, 🔥 ci ritroviamo a mezzanotte, (in centro...) , per un brindisi alla lotta che verrà. Perchè senza lotta, non ci sarà futuro.
#insorgiamo
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A 100 anni dalla sua nascita, ricordiamo Danilo Dolci, sociologo, attivista e poeta italiano noto per il suo impegno nella lotta contro la povertà e la mafia in Sicilia.
Tra le sue iniziative più famose vi sono gli “scioperi alla rovescia”, in cui i disoccupati lavoravano volontariamente per migliorare le infrastrutture locali. Fondò il Centro Studi e Iniziative di Partinico, un centro di ricerca e azione sociale che divenne un punto di riferimento per le sue attività. Dolci ricevette numerosi riconoscimenti per il suo lavoro, tra cui il Premio Lenin per la Pace nel 1958 e il Right Livelihood Award nel 1989.
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