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Fiore di tuono di Jean Teulé: La storia inquietante e affascinante di Hélène Jégado, avvelenatrice della Bretagna. Recensione di Alessandria today
Jean Teulé racconta la vita e i crimini di Hélène Jégado, una delle prime serial killer della storia francese, in un romanzo storico che unisce realtà e immaginazione.
Jean Teulé racconta la vita e i crimini di Hélène Jégado, una delle prime serial killer della storia francese, in un romanzo storico che unisce realtà e immaginazione. Fiore di tuono è un romanzo di Jean Teulé che narra la storia oscura e spaventosa di Hélène Jégado, una domestica bretone vissuta nella Francia dell’Ottocento, passata alla storia come una delle più prolifiche avvelenatrici di…
#avvelenamento#avvelenatrice francese#Bretagna#Bretagna rurale#condizione delle donne XIX secolo#condizione femminile#credenze popolari#credenze popolari Bretagna#crimini storici#Femminicidio#Fiore di tuono#Hélène Jégado#introspezione psicologica#Jean Teulé#Jean Teulé romanzi#letteratura gotica#letteratura noir#lettura affascinante#lettura inquietante#narrativa francese#narrativa psicologica#omicidi seriali#personaggi oscuri#protagoniste femminili oscure#psiche umana#romanzi gotici#romanzi gotici francesi#romanzi psicologici#romanzi su criminali#romanzo gotico
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Durante il mio triennio in università avevo la media del 29, non che mi importasse del voto o dei numeri in quanto tali. Semplicemente impiegavo molto tempo a preparare un singolo esame e, se non ero convinto della mia preparazione, non mi presentavo all'appello, martoriato dai sensi di colpa, dalle critiche.
Ero intimamente convinto che dovessi presentarmi solo dopo aver studiato in maniera maniacale il programma, conoscerlo quasi come l'ave maria.
Dietro a questa maniacalità ovviamente si celava la paura. Ho da sempre legato lo studio alla mia autostima, il voto alle alla mia persona, il successo al mio Io.
Presentarmi ad un esame senza la certezza di avere le possibilità di superarlo mi avrebbe esposto al rischio della bocciatura; la bocciatura sarebbe stata un fallimento e, per una diabolica proprietà commutativa, io sarei stato un fallimento.
Macinavo 27, 28, 30, fra una crisi e l'altra, sempre ad un passo dal burnout.
Poi il covid ed il primo esame durante la pandemia: filologia dei testi romanzi. Materia affascinante, seducente a tratti. E soprattutto semplice. Tre mesi prima avevo sostenuto Istituzioni di filologia italiana, con il mio consueto 28, e il programma del nuovo corso era pratica coincidente.
Avevo studiato con impegno, conoscevo ogni pagina in modo approfondito e nel profondo speravo in un 30 e lode.
Per chi è arrivato fin qua nella lettura: avrete già intuito come è andata: un disastro.
Il professore ha iniziato a chiedermi definizioni a memoria e fin dalla mia primissima frase mi ha completamente demolito, per poi indurmi a ritirarmi.
Non mi ha nemmeno bocciato, mi ha semplicemente detto di ritirarmi.
Da quel momento in poi ho smesso di dare esami, più o meno coscientemente. Qualcosa si era rotto, ma non ne ero ancora consapevole.
Dopo quattro anni, di cui due di terapia, ho ripreso l'università da dove l'avevo lasciata.
Il mio attuale percorso è molto diverso rispetto a quello di quattro anni fa, molto più sano e più maturo.
Ieri avevo l'esame di Filologia e Linguistica Romanza, a causa del lavoro, dell'influenza e del trasloco sono riuscito a studiare solo metà programma.
150 pagine su 300 e senza nemmeno aprire il manuale di riferimento, per mancanza di tempo.
Non ero pronto, non ero preparato, non conoscevo metà degli argomenti eppure mi sono presentato.
E l'ho superato.
Con un 27.
Per molti di voi sembrerà poco, un evento normale nella vita di qualsiasi studente, ma per me, che fingevo di aver mal di pancia se non avevo studiato fino all'ultima riga del materiale prima della verifica al liceo, è un'enorme conquista, un profondo e radicato cambiamento.
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(Rivolgendomi direttamente a Pavese:)
《 Sto completando la lettura di Paesi tuoi in un solo giorno, perché è molto coinvolgente.
C'è una povera ragazza uccisa da un fratell(astr)o che già prima l'aveva sverginata: una storia forte, che si mischia agli odori della campagna. C'è il protagonista, ultimo arrivato, che viene dalla civile Torino e si scontra con un ambiente rurale atavico, in apparenza accogliente - ma refrattario nel suo nucleo, composto da persone ignoranti.
La terra e il sangue sono i due elementi simbolici fondanti del mito, che si ritrovano, evidentissimi, in questo racconto.
[...] In una tua lettera dici che, se non avesse agito su di te quel poco di educazione ricevuta, saresti stato un banale "tipo da coltello". 😁
~ ~ ~
Devo ancora terminarlo, me ne restano alcune pagine, e non ho fretta. Ho letto evidenziando le rese narrative più magistrali, perché voglio capire come facevi a raccontare le cose: voglio "smontare la macchina", insomma, non solo leggere la storia per vedere come va a finire. Capisco perché sei ritenuto un autore importante: sei senza dubbio originale e "mimetico", adotti il linguaggio e persino il ritmo dei pensieri del protagonista.
Sai raccontare tanto bene le donne e l'effetto che fanno su un uomo. Infatti la povera ragazza, prima di essere uccisa, stava avendo una delicata e sensuale storia d'amore col protagonista. Ma vincono l'insensatezza e la brutalità del fratell(astr)o "tonto"...
Una lotta tra bestialità e civiltà, tra anarchia morale ed etica ragionata, tra cervello da rettile e cuore umano.
Il cittadino viene messo in mezzo e buggerato dal campagnolo, che non dispone di furbizia, ma del mero istinto dell'animale che si muove nel proprio habitat.
Si vede che avevi un rapporto ambivalente con le donne: un po' ti facevano tenerezza e le volevi coccolare, poi però pensavi a ciò che ti avevano fatto, alle tue difficoltà con loro, e allora ti saliva la rabbia e avresti voluto distruggerle insieme al dolore che ti davano.
È interessante che ti accada di provare "pena" per una ragazza: anche in questo romanzo, come già nel Diavolo sulle colline, il tuo protagonista prova questo sentimento per la ragazza che gli piace, mentre ella, avvicinando la faccia a lui perché la baci, si blocca per qualche istante, e sembra che stia cercando di guardare la propria faccia con lo sguardo di lui, temendo di non essere voluta, e rivelando la propria insicurezza.
~ ~ ~
Ho terminato di leggere nel giro di poche ore il tuo romanzo breve. Dicono che tu sia uno scrittore amato dai giovani, ma io credo che questa storia così forte, pur se il protagonista è un venticinquenne, vada letta da persone adulte ed esperienti. È una storia archetipica, mitica, sulle pulsioni maschili più turpi: violare, possedere gelosamente, uccidere la donna. Il tutto, esasperato dall'ambiente chiuso, ignorante e fatalista della campagna. Sembra una tragedia greca, una tragedia annunciata, un passaggio obbligato del destino (un po' come il tuo suicidio e altri fatti di sangue che tuttogiorno accadono).
Credo che in paradiso non si possano più scrivere opere così truculente. Chissà come ti trovi in ambiente spirituale, senza questa materia ardente da plasmare. Sono preoccupata. 😅
È una bellissima risposta, grazie. 💗 La ricorderò, perché il tuo stato è una delle mie frequenti preoccupazioni.
Ho ammirato molto la precisione e varietà lessicale nel tuo romanzo: io ti abbraccerei infinitamente anche solo per la quantità di parole che conosci e per il gusto con il quale le adoperi. Altro che ufficiale! Non ho mai considerato affascinante la divisa, non m'interessano i gradi e le cariche militari e civili, m'incanta solo la tua umanità, così com'è: gli sforzi che fai per vivere, ciò che ti si agita dentro, la tua cultura, intelligenza, buon gusto; amerei anche la tua depressione, ma amo molto di più non vederti soffrire.
Adesso continuerò a leggere le tue Lettere. Quando incontrerò lettere indirizzate a donne, cercherò di non essere gelosa, pensando che una come me non l'hai incontrata mai, e praticamente con me la tua esperienza di donne riparte da zero. 》
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Rating: Mature
Fandom: Interview with the Vampire (tv show)
Relationships: Daniel/Armand
Characters: Daniel Molloy, Armand
Tags: Cosa succede quando Louis se ne va, Armand e Daniel parlano, Trasformazione di Daniel, Armand e Daniel lasciati da soli a casa
Lingua: Italiano
Sommario: Louis lascia soli Armand e Daniel. E questo è il racconto di quello che succede appena dopo. Almeno una delle tante versioni nella mia testa.
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Louis aveva appena lasciato la stanza.
Dal momento in cui aveva incendiato il suo laptop a quando era sparito dalla sua vista era trascorsa una frazione di secondo impercettibile.
CONTINUA A LEGGERE SU AO3
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Una veloce chiacchierata com’è d'uso dalle mie parti prima di augurarvi una (speriamo) buona lettura.
Il mondo creato dalla Rice non mi piace.
Chi mi conosce sa che per me è necessario sempre precisare certe cose, per la mia salute mentale.
In generale non mi piace il suo modo di scrivere, non mi piacciono molte delle cose che i personaggi da lei creati fanno e dicono e, nei libri, non mi riesce proprio di vederci quello che ci si dovrebbe vedere, che molti vedono. Le storie d’amore lì dentro ai miei occhi non sono storie d’amore e il racconto si concentra più su temi che per come vengono trattati sarebbe meglio non trattare affatto.
Non sto qui a precisare, ma ci sono scene all’interno dei libri della Rice che hanno risvolti e reazioni dei personaggi per me inqualificabili.
E partendo da quella base ho sempre fatto fatica a trovare interessanti sia dinamiche che personaggi delle Vampire Chronicles.
Quanto ho appena affermato cambia radicalmente quando andiamo a parlare della serie televisiva creata ispirandosi ai lavori della Rice.
Chi ha letto le mie impressioni sulla serie (se vi interessano le trovate su STIGAMES) sa che il discorso è molto più ampio di quello che posso fare qui, ma in sostanza la serie mi ha stregato.
La serie ha finalmente creato, per me, dei personaggi interessanti, pieni di sfaccettature e soprattutto NON DI GIOVANISSIMA ETÀ, cosa che in un vampiro io NON posso concepire.
La serie ha corretto certe cose, ne ha tolte altre, ha modificato al meglio altre ancora.
Come Hannibal nei confronti dei libri di Harris, anche la serie di Interview with the Vampire è una lunga fanfiction ispirata ai lavori della Rice.
E quello ha cambiato tutto, per me.
Continuo a ripeterlo perché il PER ME è importante.
Queste sono tutte opinioni personali.
Inoltre la serie mi ha dato anche la curiosità per andare a leggermi parte delle opere originali di cui ho elencato solo alcuni enormi difetti, ma che non avrei mai letto altrimenti.
Le varie versioni di Lestat e Louis conosciute finora non avevano mai destato il mio interesse.
La serie ha cambiato anche questo.
Veniamo ora a ciò che ho scritto io.
Riguarda Daniel e Armand che, al momento, trovo la coppia con le dinamiche più affascinanti.
Perché per me Louis e Lestat sono risolti, la serie è stata perfetta in quel senso e non sento il bisogno di aggiungere nulla.
Su Daniel e Armand invece c’è ancora TANTO da dire. E non vedo l’ora che la serie lo faccia.
Nel frattempo però sono qui a chiedermi che cos’hanno combinato quei due che noi non abbiamo ancora visto.
Anche in questo caso mi riferisco al Daniel e all'Armand della serie e, non serve specificarlo ma lo faccio lo stesso, il Daniel non giovane, che io trovo un personaggio infinitamente più interessante e affascinante della sua versione giovane nella serie stessa.
Perciò per me sono questi due personaggi ad interagire sempre e comunque.
Io spero tantissimo di poter vedere una versione riveduta e corretta di Devil’s Minion fornita dal team di sceneggiatori della serie che fino ad ora ha fatto un lavoro egregio. E il mio desiderio è che il Devil’s Minion della serie cominci dal punto in cui siamo adesso, senza andare a toccare mai più il Daniel giovane.
Questa è la mia speranza, poi si vedrà.
Ma tutto quanto scriverò riguarda loro due, perciò chiaro che chi ha deleterie ed infantili idee sul fatto che quel Daniel è troppo vecchio per quell'Armand o cavolate tristi di questo tipo può astenersi subito dal leggere perché al mio Armand quel Daniel lì piace e piace pure tanto.
Anche perché, vorrei vedere, cosa c'è che può non piacere?
Stabilito ciò poi c'è da dire che per me il mondo delle fanfictions è creatività a tutto tondo e spesso mi prendo libertà per quanto riguarda regole e ambiente che circondano i personaggi; anche perché la serie è meravigliosa e chi vuole immergersi nel vero racconto può guardarsi quella, ciò che scrivo io è solo un minimo tentativo di mettere nero su bianco quello che mi gira per la testa e mi piacerebbe vedere su schermo.
Ma sono certə che questi sceneggiatori mi stupiranno immaginandosi le cose cento volte meglio.
Nell'attesa della terza stagione questo è il mio contributo al rapporto tra Armand e Daniel.
Ne ho altre nella mia testa di versioni possibili di quanto accaduto a Dubai dopo che Louis è uscito di scena, ma al momento ho messo giù solo questa, la più breve e la più "ragionata".
Mi piace dare la mia personale versione della vampirizzazione e dei poteri che hanno i vampiri e quindi troverete alcune capacità vampiresche di cui non ho assolutamente la certezza o che ho inventato di sana pianta perché mi facevano comodo.
Come mi piace sempre ricordare: qui non c’è nulla di vero tranne i sentimenti e le emozioni.
Buona lettura!
Len
#Fanfictions#Interview with the Vampire#IWTV#Iwtv amc#Devil’s Minion#Interview with the Vampire amc#Len Irusu#Leniam#Daniel Molloy#Armand#lingua italiano#scrittura
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Vexed - Analisi videoludica #2
Piccoli passi che non portano lontano
Non è frequente trovare uno studio come Nomada nel panorama videoludico, capace di usare il medium non solo come intrattenimento, ma come vero e proprio strumento narrativo, un mezzo per raccontare una storia al suo pubblico.
Come Gris, anche Neva si presenta come un ponte tra una fiaba e un "racconto ammonitore" (grazie, Google, per la traduzione di cautionary tale). Tuttavia, a differenza del primo, forse proprio per la sua maggiore vicinanza al mondo delle fiabe, Neva offre più chiavi di lettura.
Il gioco si apre in modo suggestivo: un uccello cade dal cielo, atterrando a pancia in su, seguito da un altro. E poi un altro ancora. (Il classico presagio di sventura.) Non passa molto prima che un'onda contorta di creature nere come l'inchiostro, visivamente simili al Kaonashi de La città incantata di Miyazaki, travolga tutto, intrappolando una donna dal mantello rosso e i suoi due compagni lupi. Quando l'onda si dissolve, il lupo anziano giace morto, mentre il cucciolo si accoccola tristemente accanto al corpo senza vita.
Da questo momento, Alba, la nostra protagonista, si prenderà cura del cucciolo, Neva, mentre attraversa un affascinante mondo ad acquerello a scorrimento orizzontale, cercando di sopravvivere alle creature oscure che sembrano voler distruggere l'ecosistema a cui il cucciolo appartiene.
È evidente fin dall’inizio che Nomada Studios riprenda il tema del dolore e della guarigione già esplorato in Gris, ampliandolo però con riferimenti a tematiche contemporanee, calate in un’ambientazione che mescola fantasy e solar punk:
Il ciclo costante tra vita e morte, il loro eterno alternarsi.
L’inevitabilità degli eventi, che oscillano tra rassegnazione e coraggio.
La crisi climatica, rappresentata dalle creature ultraterrene.
La maternità
In questo viaggio siamo accompagnati da Neva, in un chiaro richiamo a La Principessa Mononoke. Un paragone forse inevitabile, ma che è giusto sottolineare.
Tuttavia, il gioco si ferma qui: una fiaba. Una storia che colpisce sicuramente per il suo stile visivo affascinante e per il messaggio profondo, anche se talvolta prevedibile.
Il gameplay, per quanto godibile, non offre vere sfide. La scelta di inserire elementi di combattimento si rivela poco ambiziosa, mettendo in secondo piano le sezioni platform, che rappresentavano uno dei punti di forza dello studio in Gris. Questi elementi platform, pur visivamente ispirati, rimangono superficiali per lasciare spazio a combattimenti che, purtroppo, non trovano ancora una loro identità.
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Come sta andando la tua lettura di Fondazione e Terra?
Ciao! Ho finito di leggere Fondazione e Terra la settimana scorsa, e per il momento sto prendendo una pausa da Asimov per dedicarmi ad altre letture, ma in futuro sicuramente leggerò il resto del Ciclo dei Robot che mi manca (ossia la maggior parte, prima del Ciclo della Fondazione di Asimov avevo letto solo la raccolta Io, robot).
Il mio parere su Fondazione e Terra è lo stesso parere che ho avuto sull'intera serie, ossia che il viaggio mi è piaciuto di più della destinazione e che grazie a questa serie sono diventata un po' più eterofoba; sono sicura che il finale mi avrebbe lasciato di più se avessi avuto il contesto del Ciclo dei Robot e nello specifico su Daneel (che mi ha piacevolmente sorpreso rivedere dopo Fondazione Anno Zero), ma ora come ora non nego che mi abbia lasciato un po' a bocca asciutta. Comunque, Trevize mi è generalmente piaciuto come protagonista, e ho trovato interessante la sua dinamica con Pelorat e Bliss (che, a proposito, alla fine de L'orlo della Fondazione non mi andava affatto a genio, ma nel corso di Fondazione e Terra mi è cresciuta, quindi mi ha dato un po' ai nervi quando alla fine si è scoperto che per tutto il tempo le sue azioni erano condizionate da Daneel, ma questo sarà un papiro per un'altra volta); anche se a volte ho sentito la mancanza di Harla Branno e di Stor Gendibal, entrambi personaggi che mi erano piaciuti parecchio e che mi è dispiaciuto abbandonare, questa mancanza è stata colmata dall'interesse che ho provato per la missione di ricerca della Terra: non ho letto molti romanzi di fantascienza, avendo un'inclinazione maggiore per il fantasy, quindi non so quanto possa essere un luogo comune del genere, ma ho trovato affascinante il modo in cui il nostro pianeta è considerato qualcosa di lontanissimo e materia di leggende, di cui si può dubitare l'esistenza.
Se dovessi fare una classifica dei romanzi del Ciclo, ora che li ho finiti, penso che sarebbe:
Preludio alla Fondazione
Fondazione Anno Zero
L'orlo della Fondazione
Fondazione e Terra
Prima Fondazione
Seconda Fondazione
Fondazione e Impero
Mi sono dilungata un po' più di quanto mi aspettassi, ma comunque sono aperta a discutere ulteriormente della serie, se ti fa piacere :)
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Il Re delle Volpi
Scheda informativa
Autore: Fiore Manni – sua è anche l'illustrazione in copertina Direzione grafica: the world of dot – Francesca Leoneschi (art director) e Mauro De Toffol (graphic designer) Editore: Rizzoli Prima edizione: ottobre 2023 Pagine: 490 Prezzo: € 17,50
Trama
Il giorno del suo diciottesimo compleanno, Marian ha ben poco da festeggiare: la madre l'ha promessa in sposa al detestabile Carl Lawrence, e a lei non resta che ubbidire. È proprio nella residenza di campagna del futuro marito che la ragazza incontra una volpe nascosta in un cespuglio. Incredibile ma vero, la volpe le parla. Si chiama Macbeth, e le fa una promessa: se Marian lo aiuterà a tornare a Faerie, il Re delle Volpi in cambio esaudirà qualsiasi suo desiderio. Marian, che per tutta la vita non ha fatto altro che subire le decisioni altrui, non ha dubbi. Questa è l'occasione che ha sempre sognato per rivendicare la sua libertà! Appena varcato il passaggio tra l'Altrove e il mondo di Faerie, però, scopre di essersi cacciata in un mare di guai e che Aleister, il Re delle Volpi, non è esattamente come se lo era immaginato. In compagnia del viziatissimo (ma affascinante) re, Marian dovrà sfuggire a fate vendicative, introdursi nel labirinto sotterraneo dei nani, difendersi da frotte di goblin e da mostri feroci. Ma, soprattutto, per la prima volta, dovrà imparare a sentire la propria voce.
Recensione
Fin dal prologo si nota come l'attenzione per le leggende gaeliche sia il punto chiave del nuovo libro di Fiore Manni, ma subito ci si accorge che anche la letteratura inglese ha la sua importanza.
Il libro si apre quasi come Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen. Quasi solamente perché l'incipit di "Il Re delle Volpi" è semplificato, più moderno e meno pesante, accompagnandoti per mano in un mondo e in un'epoca caratterizzati dagli obblighi e dai doveri coniugali ed ereditari dell'alta borghesia inglese.
La protagonista, Marian Crawford, è la terzogenita della sua famiglia. Ma mentre le sorelle maggiori, Margaret ed Elizabeth, sono a loro agio alle feste e ai balli, al corteggiamento dei ragazzi carini, agli inviti a eventi sociali, Marian si trova più a suo agio con il naso chino in un libro, immaginando mille avventure e trovando proprio nei libri conforto e risposte a domande e pensieri che non ha il coraggio di esporre ad alta voce.
Ma, nell'andare avanti, il libro inizia a somigliare più a Le Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll: come Alice segue il Coniglio nella sua tana, Marian segue la volpe nel suo mondo*. Ma la somiglianza tra Marian e Alice non si ferma qui: entrambe le protagoniste delle loro storie, infatti, amano la lettura e nei libri trovano il loro mondo e le loro avventure, vivendone poi una loro, personale, solo quando incontrano la magia di cui hanno sempre solo letto nelle narrazioni che le appassionano.
La volpe, Macbeth, ricorda inoltre quella de Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry. È una creatura per così dire magica, parlante, che nel suo sapere sa essere saggia e che prende a fidarsi con l'umano protagonista della storia condividendo perle del suo mondo, in modo tale da aiutare inconsciamente Marian nel suo destino.
Interessante è come Marian si senta di impazzire nel mentre sceglie di seguire Macbeth e non, invece, di far parte di un sogno che sembra così reale da apparire vero e dal quale si sveglierà. Come se il svegliarsi da un sogno in cui hai sfiorato un futuro senza matrimonio, un futuro di libertà fosse peggio di essere rinchiuso in un manicomio nel qual caso venissi trovato e avessi raccontato dell'assurda avventura vissuta.
L'avventura di Marian può essere paragonata alla ricerca di se stessa. Fin da quanto la protagonista mette piede a Faerie, le difficoltà e i ripensamenti non mancano di arrivarle una dopo l'altra, mettendola di fronte a domande e a scelte che, prima, avendo sempre vissuto a casa propria tra i suoi amati libri, non si era mai veramente premurata di porsi e di affrontare. Ma, con il proseguire della sua avventura, Marian capisce che il matrimonio non è una "perdita di libertà" se tale libertà è condivisa con qualcuno che si ama veramente.
Le similitudini con altre storie non si fermano a Il Piccolo Principe e ad Alice nel Paese delle Meraviglie, ed è molto divertente e stimolante scoprire le varie ispirazioni, Harry Potter e leggende celtiche comprese, incastonate nella storia in modo da formarne una tutta nuova e meravigliosa.
La lettura è gradevolmente scorrevole, e il libro ha tutte le caratteristiche di una favola moderna.
* La stessa Marian cita di essere diventata Alice che si tuffa nella tana del Bianconiglio alla scoperta del Paese delle Meraviglie, citando inoltre "Quanto è profonda la tana del Bianconiglio?" quando deve effettivamente infilarsi nel buco nero, sudicio e umido, ingresso di Faerie.
Valutazione
★★★★★ 5/5
Della stessa autrice
Libri
Jack Bennet e la chiave di tutte le cose, Rizzoli, 2018
Jack Bennet e il viaggiatore dai mille volti, Rizzoli, 2019
Come le cicale, Rizzoli, 2021
Nel buio della casa, con Michele Monteleone, Sterling&Kupfer, 2021
Amore, sesso e altre cose così, con Elena Peduzzi, Rizzoli, 2022
Fumetti
4 o'clock. Patetico., Shokdom, 2015
Mask’d - The Divine Children, con Michele Monteleone e Ilaria Catalani, Star Comics, 2020
Una nuova Camelot, con Michele Monteleone, Marco Del Forno, Claudia Giuliani e Maria Letizia Mirabella, Edizioni BD, 2024
Curiosità sull'autrice
Fiore Manni ha, inoltre, un canale YouTube nel quale recensisce e parla di libri, anche insieme al marito Michele Monteleone, che recensisce e parla di libri anche sul suo personale canale YouTube.
Insieme a Michele, Fiore ha un gruppo di lettura: La Lega dei Lettori Straordinari (Telegram – Instagram).
Fiore ha, inoltre, un altro gruppo di lettura tutto suo: The Fox Book Club.
Seguimi anche su Instagram e Facebook!
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Juice Sanguinis
Francesco Paolo de Ceglia è stato già protagonista di uno dei miei post bibliofili, qualche anno fa, quando scrisse un libro eccezionale sulla Storia del Miracolo di San Gennaro, che fu una lettura entusiasmante. È con lo stesso spirito di curiosità che ho comprato il suo ultimo, lavoro, dal titolo, non si può dire altro, gotico:
Anche in questo caso si tratta di una Storia Naturale, intesa come studio e descrizione dei componenti della natura, che stavolta riguarda i vampiri. Dico subito una cosa: non esiste una traduzione precisa del concetto di “vampiro” e persino la sua etimologia è oscura e misteriosa (va da sé, visto l’argomento, si potrebbe pensare), ma è chiaro che la nostra idea di “Vampiro” un succhiasangue spesso ben vestito che abita un castello terrificante sta al termine come Babbo Natale sta alla Coca-Cola. E lo spiega, con la sua scrittura precisa e barocca, il professore de Ceglia, che insegna Storia della Scienza presso l’Università di Bari, intraprendendo un percorso affascinante che parte da un dato storico: a metà del 1700, un po’ per pruderie editoriali un po’ per motivi politici, alcuni resoconti di ufficiali dell’Impero Austro-Ungarico, mandati da Vienna in sperduti angoli orientali dell’Impero, scoprirono che le popolazioni locali avevano “problemi” riguardanti dei “ritornati”, persone cioè morte ma che continuavano a disturbare la popolazione, soprattutto i familiari. Si fecero indagini, autopsie, e tra il preoccupato e lo scettico quei documenti arrivarono a Vienna, e segretamente poi pubblicati e ripresi da numerose Riviste Scientifiche e letterarie che accesero la miccia sui morti viventi dell’Europa orientale. Da qui, con un lavoro filologico e storico impressionante (oltre 1000 note, più di 400 tra Autori e Testi citati) de Ceglia indaga a ritroso sulle tradizioni legate a queste presenze, al ruolo che la Chiesa ha giocato sulla loro diffusione o sul loro confinamento, sulle problematiche teologiche, storiche e persino economiche. E si scopre che sotto la definizione vampiro si annidano figure che adesso definiamo con altri nomi, come gli zombie, ma che a seconda del contesto avevano caratteristiche specifiche, e molte altre comuni, che attraversano per centinaia di anni alcune zone dell’Europa. La storia è, il più delle volte, sempre la stessa: dopo il suo decesso, un membro marginale della comunità, spesso segnato da caratteristiche fisiche peculiari, ritorna col proprio corpo (e non semplicemente come spettro evanescente) a tormentare la popolazione del proprio villaggio, del tutto indifferente alla ratio che vorrebbe un corpo sepolto, e riesumato solo per accertarne l’assenza di decomposizione o eventualmente arderlo, inamovibile e del tutto incapace di vagare quando cassa e terra lo abbracciano. Ma non fu sempre così, e la categorizzazione delle varie differenze è meravigliosa, come lo scoprire perchè, e nel libro è prontamente spiegato, ci sono intere fasce di territorio europeo dove questo fenomeno non si riscontra.
Ma Dracula? Beh, questo lo posso svelare: fu un bellissimo ma cagionevole di salute scrittore irlandese, che nel 1890 stava scrivendo un libro, dal titolo provvisorio di Conte Wampyr lo inventò. Si imbattè in un libello nascosto in una biblioteca, Resoconto sui principati di Valacchia e Moldavia, nel quale aveva letto: “Dracula in lingua valacca significa Diavolo. I Valacchi avevano l’abitudine all’epoca, e ce l’hanno ancora oggi, di dare questo soprannome a tutte le persone che si distinguono per coraggio,. azioni crudeli o abilità”. Persino il riferimento a Vlad III Dracula, detto l’Impalatore (Tepes, nomignolo che si sarebbe affermato dopo la sua morte) è piuttosto occasionale. Quando uscì il suo romanzo, nel 1897, il clamoroso successo e l’imperitura trasfigurazione in opere teatrali e soprattutto cinema e televisione (potere dell’immagine, punto dell’era contemporanea) Dracula si trasformò in un elegante mordicollo, che odia la luce, che preferisce le tenebre e che trasforma chi morde in vampiro (che leggendo il libro sono caratteristiche che non si riscontrano, se non in minima parte, nelle storie dei vampiri “naturali” e sono tutta farina del sacco di Stoker).
Soprattutto, e qui sta la bellezza secondaria, è un grande affresco sul ruolo storico, culturale, politico e simbolico del rapporto con l’altro, con il diverso e, en passant, con la morte. E ci sono delle osservazioni che davvero entusiasmano (per chi leggerà il libro, raccomando particolare attenzione all’introduzione dell’idea del Purgatorio o come, per evitare pericolose contaminazioni, i segnali di santità sui corpi cambino repentinamente per non confondersi con quelli dei “non morti”).
È una lettura impegnativa, sia per l’argomento, per il tono da pubblicazione accademica (ma molto ironica e in alcuni passaggi esilarante) e anche per il prezzo del volume (34€) ma che scandaglia la storia dai miti greci fino a Buffy L’ammazzavampiri e True Blood o Twilight, nuovi fenomeni che cambiano ancora radicalmente la figura del vampiri, regalandole nuove e inaspettati rappresentazioni. D’altronde il possesso della conoscenza non uccide il senso di meraviglia e mistero. C’è sempre più mistero (Anaïs Nin).
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WILL HERMES: “LOU REED RE DI NEW YORK” (parte I)
Cominciamo da un dubbio: le 771 pagine del possente libro di Wille Hermes, ci restituiscono un Lou Reed visto al microscopio. Un lavoro immane di ricostruzione, quasi maniacale, della vita di Reed, della sua sfera privata, dei rapporti con i Velvet Undergound e con Andy Warhol che può lasciare anche qualche dubbio. E' pur vero che Will Hermes, collaboratore della rivista "Rolling Stones" e del "New York Times", ha potuto lavorare sui materiali che la famiglia di Reed ha reso disponibili e che sono attualmente conservati presso la New York Public Library, ma nonostante questo è difficile credere ad una ricostruzione fedele al reale di dialoghi, confessioni, serate, atteggiamenti, persino rapporti intimi, come se la vita di Lou Reed si fosse svolta in una sorta di faraonico "Grande Fratello" che copra quasi settant'anni della sua vita.
Al di là di questa considerazione preliminare e del tutto personale, il libro di Hermes è oltremodo interessante e rivelatore di fatti e cirocostanze, atteggiamenti e convinzioni di questo gigante della controcultura Underground e della sua musica. Molto complesso anche sintetizzare in un post (di lunghezza accettabile), il succo dell'intero lavoro di Hermes. Certamente, dalla lettura, emerge un affascinante parallelismo tra la convulsa e maledetta vita di Lou Reed e il profilo di una città, New York City, che hanno riempito la scena della musica d'avanguardia, dell'arte, del cinema e del costume dalla metà degli anni Sessanta fino al Duemila e oltre. Del resto anche il titolo allude ad un regnante e al suo regno in maniera piuttosto inequivocabile. Ma ci sono anche altre storie che scorrono come fiumi carsici in questo volume e nella vita di Lou Reed e molti artisti della sua generazione: la storia della dipendenza dalla droghe e qualche volte dall'alcol di Reed e di moltissimi musicisti e addetti ai lavori della sua generazione e le rivendicazioni nascenti della “Queer Culture” che si affacciava massicciamente in quegli anni, soprattutto negli ambienti legati all’arte e alla musica. Lou Reed incontrò gli stupefacenti molto presto e non se ne liberò mai e Will Hermnes ne rende conto puntualmente, anzi con una precisione quasi maniacale a partire dagli anni della Syracuse University, dove Reed studiava giornalismo e dove ebbe il fondamentale incontro con lo scrittore Delmore Scwartz, anch’egli dipendente dall'alcol. Gli anni dell'università videro anche la nascita del suo primo gruppo musicale, "The Shades"; il secondo gruppo non ha bisogno di nessuna presentazione perchè si chiamava, come tutti sanno, "Velvet Undergorund", gruppo che paradossalmente, come sottolinea Hermes, non aveva alcuna possibilità di avere un pubblico di massa, benché figli della propria epoca e facenti parte di un panorama musicale dominato dal rock e dal pop in tutte le loro multiformi sfaccettature,perché erano troppo sofisticati per piacere a tutti, troppo cerebrali, troppo incuranti del pubblico. Un gruppo che già nel 1966 aveva una batterista donna, Maureen Tucker, non poteva andare lontano nel mondo maschilista della musica. Il libro indaga e descrive fin troppo dettagliatamente, come si diceva i rapporti di Reed con Sterling Morrison, Nico, John Cale. (Continua)
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Book Review: Gli amori difficili, Italo Calvino [IT]
This blossoming book review of Italo Calvino's Gli amori difficili (Difficult Loves) — as probably any future works from Italy — will be written in Italian, for the sake of practicing the language. Again, let me know if you'd like to read an English translation!
“Era inutile, nulla eguagliava il sapore di vita che è nei libri.”
Calvino è stato il primo autore che mi ha introdotto alla letteratura italiana. Il primo libro che ho letto in italiano è stato il suo Il castello dei destini incrociati (1969). Dunque, sono entusiasta di ritornaci quasi dieci anni dopo.
Gli amori difficili (1970) non è proprio quello che mi aspettavo. Avevo questa idea di Calvino come uno scrittore del fantastico a causa del mio primo rapporto con lui. Questa raccolta di racconti, invece, è più realistica, ironica e critica rispetto al gioco combinatorio del Castello. Mi sembrava di star leggendo un altro autore, come se stessi scoprendo un’altra versione di Calvino — prova della sua ecletticità. Sebbene sia stata pubblicata dopo, i racconti che compongono questa opera sono stati scritti tutti prima, fra il 1949 e il 1967.
I brevi racconti che compongono la prima parte del libro, chiamata proprio “Gli amori difficili”, si leggono benissimo e hanno una forma scorrevole. Fanno parte del periodo “figurativo” di Calvino e presentano un umore sottile che anche se qualche volta funziona, altre volte non riesce a toccare la superficie della lettura. Questo problema, per me, culmina nell’ultimo e più grande racconto dell’opera, “La nuvola di smog”, che insieme a “La formica argentina” compone la seconda parte del libro, “La vita difficile”.
“Gli amori difficili”, cui titoli cominciano sempre con “L’avventura”, non sono proprio amori ma le difficoltà delle relazioni e delle “avventure” quotidiane: sia un rapporto tattile che non riesce nemmeno ad essere relazione (come vediamo nella banalissima “Aventura di un soldato”); sia il rapporto tra una bagnante e il suo corpo desnudo vicino a una spiaggia affollata; sia la relazione di una coppia che lavora in turni lavorativi opposti; sia la relazione tra un fotografo e i suoi oggetti o addirittura il rapporto casuale tra una bagnante e un lettore che non vuole relazionarsi con niente che non sia il suo libro.
Questi due ultimi racconti sono quelli che mi sono piaciuti di più. In “L’avventura di un fotografo”, Calvino riflette sul fenomeno fotografico (che in quell’epoca si era appena sviluppata per scopi privati) in un modo così familiare per il lettore del XXI secolo, che sembra prevedere il rapporto della società contemporanea con la tecnologia dei telefonini e delle reti sociali. Siamo “quelli che inseguono la vita che sfugge, un cacciatore dell’inafferrabile, come gli scattatori d’istantanee”. È affascinante vedere come, già negli anni 50, “il gusto della foto spontanea naturale colta dal vivo uccide la spontaneità, allontana il presente” e “la vita che vivete per fotografarla è già in partenza commemorazione di se stessa”. In queste citazioni, potete già vedere come questo racconto si legge quasi come un saggio filosofico sull’immagine.
Inoltre, “L’avventura di un lettore” è un esercizio metaletterario poiché ha come tema centrale la lettura stessa: un uomo, leggendo in spiaggia, ha un conflitto interiore su approcciare una bagnante chi dimostra interesse o restare nella sua beatitudine silenziosa. Questo conflitto tra la vita sociale e il nostro mondo interiore è probabilmente una esperienza universale per tutti gli avidi lettori. Impaurito dall’idea di dover interrompere la lettura e “dello sforzo d’attenzione che sempre richiede il far conoscenza anche superficialmente con una persona”, lui decide che “non c’era altra storia, altra attesa possibile oltre a quella che aveva lasciato in sospeso tra le pagine dov’era il segnalibro, e tutto il resto era un intervallo vuoto.”
“L’avventura di una bagnante”, invece, è uno dei racconti che non mi sono piaciuti. Qui, Calvino cerca di riflettere sul rapporto di una donna con il suo proprio corpo, portandoci qualche punti interessanti che tuttavia non esprimono la vera esperienza femminile. Parla anche della relazione tra le donne come se fossero private di “bontà solidale e spontanea”, un’idea un po’ patriarcale e per niente rappresentativa della realtà. L’altro racconto che non mi è piaciuto molto, “La nuvola di smog”, è il più grande della raccolta e appartiene alla seconda parte del libro, “La vita difficile”. Sebbene abbia idee interessanti sulla vita contemporanea nelle città postindustriali, sembra di tentar fare delle osservazioni critiche su troppi argomenti (dall’inquinamento alle rivendicazioni sindacali) eppure lasciandoli incompiuti.
Insomma, questa raccolta di Calvino mi ha generato dei sentimenti contrastanti; pur aver adempiuto le mie necessità linguistiche, non tutti i racconti mi hanno soddisfatto letterariamente.
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...meraviglioso...poliedrico e postmoderno...forse il più affascinante dei libri di Calvino...Un libro infinito composto di una serie di incipit di romanzi messi insieme come perle in un filo da una storia che fa da cornice. Opera magistrale di Calvino che dimostra di trovarsi a suo agio in tutti i generi narrativi e di essere in grado di rapire il lettore con i più disparati modi di usare le parole. Continua fonte di ispirazione e di immaginazione. Il modo di conversare con il lettore, consigliandogli le posizioni da assumere prima di accingersi alla lettura rende l'autore vivo, vicino a te che leggi, come un fuoco che ti scalda, come un nonno che accarezza il nipote...Come in un gioco di specchi, la storia inizia, si incrocia con altre storie, fino a far perdere il lettore, che si trova invischiato esattamente come il protagonista del libro..e il lettore si confonde...è la sua storia? E' la storia del protagonista? Ma il protagonista chi è?...Da leggere per stupirsi... #ravenna #booklovers #instabook #igersravenna #instaravenna #ig_books #consiglidilettura #librerieaperte #poesia #alekospanagulis #italocalvino (presso Libreria ScattiSparsi Ravenna) https://www.instagram.com/p/CqKTAsgodVb/?igshid=NGJjMDIxMWI=
#ravenna#booklovers#instabook#igersravenna#instaravenna#ig_books#consiglidilettura#librerieaperte#poesia#alekospanagulis#italocalvino
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Il mio anno 2024 in libri e premio libro blog 2024
Il 2024 è stato un anno piuttosto duro per quanto mi riguarda, di resistenza direi, dove ho dovuto sopportare tanto, per poi arrivare a dei cambiamenti che desideravo da tempo. Spero che il 2025 sia migliore. Parlando di libri nel 2024 ho letto più che nel 2023 il che è positivo, ma tra questi libri sono pochissimi quelli che mi sono piaciuti, il che è negativo.
Nel 2024 ho portato avanti la lettura di diverse serie che leggo veramente da tantissimi anni come:
-LA SERIE IN DEATH di J.D. ROBB, di cui ho letto i libri:
Payback in death (Libro 57 della serie) a gennaio 2024
Random in death (Libro 58 della serie) a febbraio 2024
Passions in death (Libro 59 della serie) a settembre 2024
Inediti in italiano
Una serie gialla che come sapete seguo da decenni, ma che non mi stanca mai, perchè sono molto affezionata ai suoi protagonisti, ma devo ammettere nessuno di questi tre libri mia ha incantato erano tutti abbastanza prevedibili come indagini.
-LA SERIE PSY CHANGELING di Nalini Singh, di cui ho letto:
Storm echo (Libro 21 della serie) a gennaio 2024
Inedito in italiano
che mi ha parecchio deluso tanto da farmi saltare la lettura dei due libri successivi che ho visto avevano come protagonisti changeling ancora orsi e leopardi. Non possiamo avere specie acquatiche, o uccelli, o che ne so, cavali, cervi, qualsiasi cosa ma basta felini o lupi o orsi per favore. Ho bisogno di qualcosa di nuovo qui. Veramente.
-LA SERIE CONFRATERNITA DEL PUGNALE NERO, di J.R.WARD di cui ho letto:
The Beloved (Libro 22 della serie) a maggio 2024
Link: https://www.mondadoristore.it/THE-BELOVED-JR-Ward/eai802226489405/
Trama: Nalla, la figlia di Zsadist, ha condotto una vita protetta. Protetta da suo padre e dalla Confraternita, che l'hanno tenuta lontana dalla guerra mortale con la Lessening Society, e questa protezione inizia a starle stretta. Nate è giovane guerriero della confraternita che non ha niente da perdere e niente per cui vivere. Torturato in un laboratorio umano da giovane, poi maledetto dall'immortalità, pensa solo alla vendetta e alla morte. La Confraternita gli ha perciò affidato una missione sottocopertura molto percicolosa e lui aspetta con ansia il momento in cui finalmente potrà morire quando ecco che tra lui e Nalla scatta l'istinto di accoppiamento tipico dei vampiri predestinati. Ora Nate ha qualcosa da perdere e cui vivere.
Avevo smesso di leggere questa serie al libro 14 più o meno, ma l'ho ripresa in mano perchè finalmente si tornava a parlare dei confratelli originali e in particolare di Z, il mio preferito. Ma purtroppo lui ha un ruolo veramente minore nel libro e sua figlia è insopportabile.
-LA SERIE MERCY THOMPSON di PATRICIA BRIGGS, di cui ho letto:
Winter lost (Libro 14 della serie) a luglio 2024
Inedito in italiano
che mi è piaciuto nonostante avesse una trama molto semplice che si risolve praticamente da sola perchè mi erano mancati tanto i personaggi di questa serie. Leggere questo libro è stato come reincontrare dei vecchi amici che conosci da anni e venire aggiornato su cosa succede al momento nella loro vita. Inoltre sono felice che i personaggi siano rimasti coeerenti con loro stessi in tutti questi anni. Sono sempre loro, e questo è raro.
Passiamo ora ai nuovi romanzi letti nel 2024:
A gennaio 2024 ho letto: The Road to Roswell, di Connie Willis
Inedito in italiano
Quando l'equilibrata Francie arriva a Roswell, nel New Mexico, per il matrimonio a tema UFO della sua compagna di stanza del college, non immaginava certo di venire rapita da un alieno con un corpo simile a un'erbaccia e una massa di tentacoli fulminei. Né Francie è l’unica sua vittima. In poco tempo, a loro si uniscono un affascinante truffatore di nome Wade, una dolce vecchietta con una dipendenza dai casinò, un pensionato con un enorme camper e un amore per i vecchi western, e un pazzo a caccia di UFO che è completamente convinto che l'alieno abbia intenzione di sondarlo e/o conquistare il pianeta. Ma più Francie conosce l’alieno, più si convince che non sia un invasore, ma che sia guai e bisognoso d'aiuto. Solo che lei non sa come aiutarlo, e nemmeno quale sia il problema.
La mia opinione: ho amato i romanzi sui viaggi nel tempo di questa autrice, ma non ho assolutamente capito questo libro di non bene indentificato genere che è un po' scifi, un po' commedia, un po' assurdo, un po' metafora dei problemi della società contemporanea e parecchio confuso.... e questo suo essere un mix di tante cose fa sì che nessuna sia molto riuscita. Non lo consiglio.
A maggio 2024 ho letto:
La Serie Esilio nel Pliocene di Julian May formata dai libri:
La terra dai molti colori (The Many-Colored Land)
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Trama: Nell'anno 2034 Theo Guderian, un fisico francese, fa una scoperta rivoluzionaria, ma inutile: inventa un congegno che permette il trasferimento istantaneo nel passato tramite una distorsione temporale. Il viaggio è però di sola andata e le coordinate spazio-temporali del punto di arrivo sono immutabili: si tratta di una zona della valle del fiume Rodano nell'idilliaca epoca del Pliocene, sei milioni di anni fa. Tuttavia a poco a poco questa scoperta così sottovalutata, si rivela utile: anche nell'utopistica società del XXII secolo, in un mondo che sembra aver raggiunto la completa felicità e la perfezione tecnologica, esistono degli “spostati”, degli individui scomodi che vogliono fuggire attraverso questa porta in un misterioso passato.
2. Il collare d'oro (The Golden Torc)
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Trama: Proseguono le avventure del gruppo di esiliati del secolo ventiduesimo che attraversarono un portale temporale per tuffarsi tra gli sconosciuti pericoli del Pliocene, un’epoca lontana sei milioni di anni nel passato. Al posto dell’idilliaca desolazione che si attendevano avevano però trovato una proto-Europa dominata da due razze aliene: i cavallereschi Tanu, belli e arroganti, e i rinnegati Firvulag, malevoli nanerottoli eterni rivali dei Tanu. Rimasti divisi in due gruppi, gli umani erano caduti nelle mani di queste due antichissime razze. Elizabeth Orme, che un tempo, nel suo mondo natìo, era una «Grande Maestra Metapsichica» e che, oranonostante il controllo dei Tanu, riacquista pian piano i poteri perduti. E c’è Bryan Grenfell, un antropologo alla ricerca del perduto amore, e Aiken Drum, un avventuriero dotato di un talento e un’ambizione davvero sfrenati. Accanto alla loro vicenda si snoda parallelamente la storia di un altro gruppo di umani miracolosamente sfuggiti alla schiavitù imposta dai Tanu e guidati da Felice Landry, una ragazza atletica che possiede incredibili poteri psi. Questo gruppo, con l’ambiguo aiuto dei Firvulag, decide di assalire la roccaforte stessa dell’impero dei Tanu subito prima del Grande Combattimento rituale che si svolge ogni anno tra Tanu e Firvulag.
3. Il re non nato (The Nonborn King)
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Trama: Alla fine de Il collare d’oro Felice Landry, una ragazza atletica dotata di incredibili capacità mentali, aveva provocato un gigantesco cataclisma che aveva distrutto la capitale del regno dei Tanu e messo fine alla loro dominazione e Aiken Drum, un altro giovane umano dotato di grandi poteri, uomo non nato da ventre di donna, ne approfitta per dichiararsi re e usurpare il loro trono. Ma il suo regno non sarà né facile né incontrastato, perché contro di lui si batteranno forze disparate, come il gruppo degli umani liberi, la folle Felice Landry, che ha giurato a se stessa di distruggerlo, e i rivitalizzati Firvulag, che ora sovrastano di numero la coalizione di uomini e Tanu guidata da Aiken.
4. L'avversario (The Adversary)
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Trama: Il breve regno di Aiken Drum è già in pericolo: i Firvulag vogliono distruggere sia i Tanu che i terrestri in un terribile Gotterdammerung e un’altra minaccia, forse ancor più pressante, incombe: c’è un altro uomo che possiede poteri anche più forti di Aiken e che sta per giungere dalla Porta del Tempo. È Marc Remillard, l’Avversario, l’Istigatore della Ribellione Metapsichica, che aveva quasi conquistato l’intero Milieu Galattico futuro e che ora sta fuggendo con i suoi seguaci nel passato.
Ho dato ben 4 stelle su Goodreads a questi libri e le meritano tutte, un'opera purtroppo oggi dimenticata nel nostro paese, non più ripubblicata dopo gli anni 80', ma a mio avviso imperdibile per gli amanti della fantascienza e del fantsy che qui venegono mischaiti tra di loro. Romanzi corposi, che affrontano molte tematiche e tutte con dovizia di particolari ben approfonditi e studiati. Sono un pochino datati nel linguaggio lo ammetto e anche la sintassi a tratti risulta un po' legnosa per un lettore d'oggi, specie in lingua originale come li ho letti io, ma una buona nuova traduzione in italiano a mio avviso risolverebbe il problema. E le tematiche: poteri mentali alieni e umani, libertà individuale dell'uomo opposta al bene comune visto come ragggiungibile solo attraverso un controllo molto serrato, alieni che ricordano le leggende faeries... sono tematiche sempreverdi e attuali. Inoltre la trama è viva interessante, varia e l'autrice non ha paura di far morire o soffrire profondamente i personaggi.
Durante le vacanze estive 2024 ho letto anche:
Il famiglio, di Leigh Bardugo
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Trama: In una Madrid diventata da poco capitale del Regno e pervasa dalla furia controriformistica dell'Inquisizione, la giovane Luzia Cotado, conversa orfana di entrambi i genitori, cerca di sopravvivere come meglio può, nascondendo a tutti le sue origini e, soprattutto, la sua capacità di compiere milagritos, piccole magie. Un giorno, però, la signora della casa presso la quale presta servizio si accorge del suo dono e di lì in poi la obbliga a farne sfoggio davanti ai suoi ospiti, nel patetico e disperato tentativo di migliorare la posizione sociale della sua famiglia ormai decaduta. Ma quello che inizia come un semplice divertimento per nobili fiacchi e annoiati prende ben presto una piega pericolosa perché Luzia attira l'attenzione di Antonio Pérez, ex segretario ora in disgrazia di Filippo II. Per riconquistare il favore del re, ancora provato dalla sconfitta della sua armada, Pérez decide di indire un torneo per trovare un campione che diventi l'arma decisiva nella guerra estenuante contro la regina eretica d'Inghilterra.
La mia opinione: purtroppo questo libro mi ha delusa. Cerca di essere un romanzo storico con tocchi di fantastico e, a tratti, data l'ambientazione spagnola sembra voler aspirare allo stile sudamericano ad esempio dell'Allende...ma non ci arriva mai. E dalla'altra parte non è abbastanza ricco di particolari storici per essere un serio romanzo storico, quindi resta in un limbo che non mi ha convinto a piano. Ma quello che proprio non mi è piaciuto sono i personaggi principali. Ho trovato la protagonista molto incoerente: mi nascondo da una vita per non venire bruciata al rogo però voglio che gli altri mi vedano e mi ammirino.... Il protagonista maschile sarebbe già meglio ma la sua background storia viene secondo me rivelata troppo tardi e non nel modo migliore...e non ho capito com'è che al'improvviso si piacciono.... Per me è no, ma apprezzo questa autrice e ho grandi speranze per la conclusione della sua serie La nona casa di cui attendo l'uscita del terzo libro. Non ho letto il secondo della serie per non rimanere in sospeso anni con l'ennesimo cliffhanger.
A settembre ho letto:
Blood over bright haven, di M. L. Wang
Inedito in italiano
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Trama: La prima donna mai ammessa in un prestigioso ordine di maghi svela una cospirazione segreta che potrebbe cambiare per sempre la pratica della magia. Da vent'anni, Sciona dedica ogni momento della sua veglia allo studio della magia, alimentata da un desiderio folle di raggiungere l'impossibile: diventare la prima donna mai ammessa all'Alto Magistero dell'Università della Magia e dell'Industria. Quando Sciona finalmente realizza la sua ambizione e diventa un'alta maga, scopre che le sue sfide sono appena iniziate. I suoi nuovi colleghi sono determinati a farla sentire sgradita e, invece di un assistente di laboratorio qualificato, le danno un custode. Ciò che né Sciona né i suoi coetanei capiscono è che il suo taciturno assistente non è sempre stato un custode. Dieci anni fa, era un cacciatore nomade che perse la sua famiglia nel pericoloso viaggio dalle pianure selvagge alla città. Ma ora vede l’opportunità di comprendere le forze che hanno decimato la sua tribù, lo hanno cacciato dalla sua terra natale e hanno mantenuto i privilegiati al potere. All'inizio, il mago e l'esterno hanno un rapporto litigioso. Ma lavorando insieme, scoprono un antico segreto che potrebbe cambiare per sempre il corso della magia, se non li farà uccidere prima.
La mia opinione: bel romanzo, che nonostante alcune mancanze, tra cui un world building piuttosto ridotto, riesce ad essere sia interessante per il modo in cui viene descritta la meccanica della magia, sia coraggioso per il suo finale. I personaggi funzionano, la trama funziona. Una lettura piacevole che consiglio. Il fatto sia utococlusivo e non parte di una serie poi è un plus.
Sempre a settembre per il podcast Amiche di drama e trama, visto che dovevamo recensire un pessimo film tratto da un libro, ho letto il libro in questione:
The idea of you, dell'autrice Robinne Lee
Link affiliato: https://amzn.to/3ZoWdS8 Trama: Solène Marchand, proprietaria trentanovenne di una prestigiosa galleria d'arte a Los Angeles, porta la figlia adolescente Isabelle a conoscere la sua boyband preferita. L'ultima cosa che si sarebbe aspettata, però, era di avvicinarsi pericolosamente a Hayes Campbell, frontman degli August Moon, famosi in tutto il mondo. Ma Hayes è brillante, sicuro di sé ed elegante, e l'attrazione tra i due è immediata. Il fatto che abbia solo vent'anni complica ulteriormente le cose. Quella che inizia come una serie di incontri clandestini in varie città si evolve rapidamente in una relazione appassionata. È un viaggio che attraversa i continenti, mentre i due navigano nei mondi più disparati: dalle tournée negli stadi alle fiere d'arte internazionali, fino a rifugi appartati. E per Solène è tanto un recupero della sua parte più vera, quanto una riscoperta della felicità e dell'amore. Quando la loro storia diventa un fenomeno virale, sia Solène che la figlia Isabelle sono il bersaglio di fan accaniti e media insaziabili. Saprà l'amore essere più forte dei pregiudizi e del gossip?
La mia opinione: fortunatamente il libro è meglio del film, tutte le scene più cringe stupide o senza senso del film nel libro non c'erano, e ci siamo chieste perchè mai le hanno aggiunte? Perchè la figlia della protagonista è molto più grande nel film ma la fanno comportare come la bambina di otto anni del libro? Perchè i fan nel film sembrano trattare male i loro idoli o essere cringe e nel libro invece sono normali? Perchè nel film i protagonisti si incontrano per la prima volta davanti a un gabinetto mentre nel libro normalmente a un firmacopie? domande senza risposta, ma posso rassicurarvi che il romanzo è leggibilissimo, mentre il film inguardabile. Certo è un libro leggerissimo ma se uno ha voglia di un romance contemporaneo veloce da leggere può essere una lettura piacevole.
A novembre ero in un mood scifi e ho letto la Trilogia fantascientifica/apocalittica “Heartland aliens”, di Joshua James, formata dai libri: Invasion, Uprising e Judgement
Inedita in italiano
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Trama: Quando gli alieni arrivano sulla terra, la piccola città di Little Creek non è certo più preparata del resto del pianeta. Senza avvisare e senza essere provocati le creature iniziano a devastare tutto e tutti e nel caos che ne segue uno strano gruppo di persone è costretto ad unire le forze per poter sopravvivere: una reginetta di bellezza con qualcosa da provare, una negoziante con qualcosa da nascondere, un teenager in cerca di vendetta e un veterano di guerra disperato di salvare di tutti. Insieme questi malcapitati dovranno trovare il modo non solo di resistere e sopravvivere, ma anche di combattere gli alieni. Chi sono? Cosa vogliono? Come possono essere fermati? Devono trovare risposta a queste domande o non sarà solo Little Creek a cadere ma tutta l’umanità.
La mia opinione: questa trilogia mi ha piacevolmente sorpresa,la trama è la classica già vista in molte invasioni aliene o film apocalittici, ma i personaggi principali sono interessanti ben scritti credibili e il primo libro mi ha veramente preso. Il secondo lievemente meno, e il terzo chiude la storia troppo in fretta e con troppa facilità. Il nemico viene eliminato così facilmente che il lettore resta stupito e deluso. Inoltre la tipologia di alieni/funghi mi ha leggermente stufato.
A dicembre sull'onda del telefilm Hanno ucciso l'uomo ragno, la vera storia degli 883, ho deciso di leggere il libro autobiografico di Mauro Repetto intitolato Non ho ucciso l'uomo ragno, perchè la sua figura, che quando ero piccola non mi era mai interessata e non avevo capito, dopo la visione della serie tv aveva iniziato ad interessarmi.
Link al libro: https://amzn.to/3ZG7XiX
Il libro si legge in poche ore sono solo 150 pagine che volano via tra l'altro senza molti particolari che avrei invece voluto sapere. Però se non altro ho avuto conferma di alcuni fatti raccontati nel telefilm.
iniziati i giorni di vacanza a fine dicembre ho deciso di recuperare almeno alcuni dei libri che avevo in wishlist da mesi e accellerare il mio ritmo di lettura con molte delusioni purtroppo.
Sempre sullì'onda di una mia voglia di scifi ho letto:
Some desperate glory, di Emily Tesh
Inedito in italiano
Già essendo uno young adult ha per me delle mancanze enormi nella costruzione dei personaggi, ma in parte posso sorvolarle, proprio tenendo conto della fascia d'età dei protagonisti e del pubblico a cui è destinato questo libro, ma non posso tollerare incoerenze e estrema confusione di trama. Specie in un genere, lo YA, che si prefigge di solito di essere chiaro o quantomeno facilmente capibile. Ad un certo punto il libro vuole entrare nel genere viaggio nel tempo, che però non è viaggio nel tempo, ma lo è , ma solo in parte, in parte è simulazione, in parte altre dimensioni, in parte bolle di tempo, in parte boh nessuno lo sa. E la macchina senziente che è stata creata da una razza aliena per portare avanti il bene comune dell'universo e prevede il futuro decidendo di conseguenza chi eliminare e chi tenere decide di eliminare il pianeta terra eliminando quasi completamente la razza umana ma poi alla protagonista in cerca di vendetta per questa piccola cosuccia dice io non decido nulla non mi assumo la responsabilità è chi mi comanda che decide. Peccato che chi la comanda dica di non sapere nulla e gli stessi alieni che l'hanno creata non sanno più come funziona....quindi scusate abbiamo eliminato la terra ma non è colpa di nessuno. E poi tanto possiamo tornare indietro nel tempo, creare realtà alternative quindi che importa no?
Poi ho letto il paranormal romance Golden (serie The Golden Wolf, #1), di Shannon Mayer
Inedito in italiano
Mi ha attirato l'idea di partenza di una licantropa maledetta da una strega che invece di trasformarsi in lupo diventa un golden retriver. Ma è utilizzata male e diventa una cosa secondaria se non terziaria all'interno di una trama confusissima che è l'insieme di un botto di trame simili già lette e scritte meglio da altri. Ad in certo punto sembra di essere entrati dentro in Thor Ragnarok senza Thor e senza Loki e senza niente se non nomi già sentiti lì….
Mentre preparavo un post per il blog relativo ai Goodreads choice awards mi ha incuriosito uno dei romanzi vincitori che ho quindi deciso di leggere:
La stagione del coraggio, di Kristin Hannah
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Trama: "Anche le donne sanno essere eroiche." Per la ventenne Frances "Frankie" McGrath, studentessa di infermieristica, questa frase è una rivelazione. Cresciuta nell'idilliaco mondo assolato della California del sud e protetta dai suoi genitori di idee conservatrici, si è sempre vantata di fare la cosa giusta, di essere una brava ragazza. Ma è il 1966, il mondo sta cambiando, e Frankie si ritrova all'improvviso a immaginare un futuro diverso, così, quando suo fratello parte per il Vietnam, lei decide di arruolarsi nel Corpo infermieristico dell'esercito. Inesperta come gli uomini mandati al fronte, Frankie è sopraffatta dal caos e dalla distruzione della guerra: ogni giorno è una scommessa tra la vita e la morte, tra la speranza e il tradimento.
La mia opinione: la cosa più bella di questo libro è senza dubbio l'idea che sta alla sua base: onorare le donne americane che hanno operato come infermiere durante la guerra in Vietnam. Una guerra oggi ricordata come profondamente sbagliata che si preferisce non nominare o che se viene nominata, lo è con disprezzo addirittura o rifiuto. Ma chi ha servito la sua patria lo ha fatto credendo di essere nel giusto, ed è giustissimo ricordare durante un conflitto, il personale medico, da qualunque parte stia, opera solo per salvare delle vite. Da un punto di vista letterario però il romanzo è piuttotso basico sia come sintassi, che come stile, che lessico, che come coinvolgimento emotivo. Non raggiunge mai quelle altezze che un argomento del genere meritava, a mio avviso. Ma ciò lo rende probabilmente più facilmente fruibile da un pubblico di lettori più vasto che non vuole troppi dati storici o geografici, troppi particolari o dettagli di procedure mediche… Io li avrei voluti. Non si sofferma mai nel dettaglio sulle procedure mediche adottate dallae protagonista o dai medici che la circondano, sulle probabili epidemie che colpivano gli alloggiamenti. La crudezza e la realtà della guerra vengono raccontate, ma mai fino in fondo, se non in un paio di punti che però vengono fatti passare dinnanzi alla protagonista molto velocemente e poi quasi più nominati. E la protagonista non mi ha generato empatia, per nulla. Avrei preferito sinceramente conoscere la storia di Barb o Ethel, le due amiche di Frankie, sia durante che dopo la guerra, che non la sua, poichè mi sono sembrati due personaggi molto più interessanti, e più vividi, più attivi, che non la protagonista, di famiglia privilegiata, che parte in guerra quasi per un motivo futile, poichè la decisione era stata presa prima del lutto che la colpirà. E poi per tutto il libro Frankie sembra quasi sempre preda delle azioni altrui o delle influenze altrui, specie degli uomini di cui si innamora. Ha dei momenti di chiarezza e coraggio, certo, ma i suoi momenti migliori vengono raccontati in fretta, con poche righe di riassunto, mentre i suoi momenti peggiori nel dettaglio. Avrei voluto leggere dela centro che poi ha aperto per le infermieri reduci di guerra, vederlo sorgere passo passo, invece la rinascita di Franckie viene riassunta in poche righe per dare spazio di nuovo nel finale alla sua storia d'amore. Probabilmente non è giusto ma continuavo nella mia mente a pargonare questo romanzo a Il cavaliere d'inverno di Paullina Simons o Molokai (L'isola dei fiori rossi) di Allan Brennert o Storia di una suora di Kathryn Hulme, e sinceramente non c'è proprio paragone.
Visto che avevo letto la stagione del coraggio Goodreads mi ha consigliato di leggere: La vita impossibile, di Matt Haig
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Trama: Quando Grace Winters, insegnante di matematica in pensione, riceve in eredità da un’amica che ha perso di vista da tempo una casa cadente su un’isola del Mediterraneo, la curiosità ha la meglio su di lei. Arriva a Ibiza con un biglietto di sola andata, senza guida turistica e senza progetti per il futuro. Tra aspre colline e spiagge dorate, Grace va in cerca di risposte sulla vita dell’amica, e sulle circostanze della sua fine. Quello che scopre è più strano di quanto si sarebbe mai sognata. Ma per immergersi in quell’impossibile verità, Grace dovrà prima scendere a patti col suo passato.
La mia opinione: Lo stile di scrittura devo dire che mi è piaciuto molto, l'idea delle lettere per raccontare questa storia così fiabesca le dona quel pizzico di realismo in più. Ti racconto questo, poi sta a te crederci oppure no… ci dice la narratrice. E' un racconto nel racconto e questo ci riporta alla fiaba nella sua versione tradizionale, ma con dati oggettivi piazzati ad arte. Molto intelligente e la cosa funziona bene. Ho apprezzatao veramente la prosa, lo stile, la forma, molto poco l'argomento devo ammettere, fin troppo….didascalicamente moralizzante. Ci sta che ci sia un insegnamento c'è in ogni fiaba, ma qui proprio te lo vogliono ficcare così bene in testa che è fin troppo ovvio, fin troppo chiaro e visibile persino per una fiaba. Forse sono io che non sono abbastanza green per apprezzarlo…può darsi. Ma è una morale green talmente moderna e talmente piazzata lì in bella vista che per me stride con la 'fiaba' dove alla morale ci dovresti arrivare tu.
Dato poi che finalmente a fine 2024 ho ripreso a guardare sia K-drama (Judge from hell) che C-drama (Blossom) ho deciso di leggere un libro chiaramente ispirato ai kdrama:
The God and the Gumiho (Fate's Thread, #1), di Sophie Kim
Inedito in italiano
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Trama: Kim Hani, la gumiho (un potente spirito gatto a nove code) un tempo terribile conosciuta come la Volpe Scarlatta, trascorre le sue giornate lavorando in un bar e cercando di non lasciare che un certo cliente la infastidisca. Seokga, un dio imbroglione caduto dal cielo per il suo tentativo di colpo di stato ai danni del fratello, trascorre le sue giornate dando la caccia ai demoni per tornare fra gli dei e infastidendo un particolare gumiho. Quando un demone dell'oscurità fugge dagli inferi e la Volpe Scarlatta emerge dal nascondiglio prima di svanire rapidamente, a Seokga viene offerta una possibilità di redenzione: ucciderli entrambi e i suoi peccati saranno perdonati. Ma Hani è pronta a fare qualsiasi cosa per impedire a Seokga di assicurarla alla giustizia, anche a ingannarlo nelle sue indagini.
La mia opinione: Carino. Chiaramente ispirato ad un tipico drama coreano come struttura e personaggi. Sa molto di già visto e già sentito, inoltre è molto più semplificato come trama di un kdrama. I personaggi principali hanno carattere, i secondari no purtroppo e la trama generale il cattivo da sconfiggere e l'indagine per trovarlo sono alquanto deboli e prevedibili. Mi ha deluso sinceramente volevo di più.
Poi ho visto che un'autrice che seguo da anni aveva scritto un nuovo romanzo, e potevo non leggerlo? Così ho letto:
Into the Broken Lands, di Tanya Huff
Inedito in italiano
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Trama: Distrutte dalle guerre tra maghi, le Terre Brulle metteranno alla prova i legami familiari e di amicizia, la forza e la sanità mentale. Per salvare la loro gente, gli Eredi di Marsan non hanno altra scelta che entrare ogni tot di anni nelle Tere Brulle distrutte dalle guerre tra maghi, per prelevare il carburante che tiene accesa la fiamma che si dica protegga il loro regno dagli abomini creati dalle guerre passate. Il viaggio è possibile solo grazie a un'arma creata dagli stessi maghi che distrussero ogni cosa. Un'arma che era stata creata per proteggere. Un costrutto senziente. Una specie di persona non nata, ma costruita, che negli anni si è sempre di più umanizzata vivendo a contatto con la gente del confine. Il viaggio metterà in discussione tutto ciò in cuil'erede di Marsan crede di sapere sull'arma ma soprattutto su se stesso e sull'umanità.
La mia opinione: questo è un classico libro fantasy autoconclusivo scritto molto bene che racconta una storia breve ma con tutti i temi principali del genere condensati e mixati a temi leggermente più innovativi come ad esempio il rendere l'arma magica un mostro stile Frankenstain, che desidera essere umano, la scelta di intercalare la cronaca del viaggio attuale con quella del viaggio precedente fatto generazioni prima. Ma non gli ho dato più di tre stelle su Goodreads perchè l'ho trovato troppo prevedibile. Forse ho letto troppi fantasy, forse sono diventata schizzinosa, fatto sta che il poter capire fin dall'inizio chi sarebbe stato plagiato dal male tra i viaggiatori e chi sarebbe probabilmente sopravvisssuto, mi ha tolto ogni aspettativa e curiosità durante la lettura.
E arriviamo finalmente all'ultimo libro che ho letto quest'anno:
The Teller of Small Fortunes, di Julie Leong
Inedito in italiano
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Trama: Tao è un'indovina che viaggia da un villaggio all'altro con solo il suo fidato mulo come compagnia. Racconta solo "piccole" fortune: se grandinerà la prossima settimana; quale ragazzo bacerà la cameriera; quando la mucca partorirà. Sa per amara esperienza che le grandi fortune portano con sé grandi conseguenze... Anche se è una vita solitaria, è migliore di quella che si è lasciata alle spalle. Ma una piccola fortuna diventa inaspettatamente qualcosa di più quando un ladro (semi) riformato e un ex mercenario la reclutano nella loro disperata ricerca di una bambina perduto. Presto vengono raggiunti da una fornaia con la passione per l'avventura e, ovviamente, da un gatto un po' magico. Tao intraprende un nuovo percorso con compagni tanto generosi quanto piccole le sue fortune. Ma mentre abbassa le mura che vaev aeretto intorno al suo cuore per protezione, le ombre del suo passato si avvicinano e dovrà decidere se rischiare tutto per preservare la nuova famiglia che non avrebbe mai pensato di poter avere.
La mia opinione: sono felicissima di essere riuscita a leggere questo libro entro la fine dell'anno perchè mi ha veramente risollevato dopo parecchie letture deludenti. Quando leggi tanto e nulla ti piace ad un certo punto credi di essere tu ad avere qualcosa che non va e non i libri. Poi preò arriva un bel romanzo finalmente che ti appaga e capisci che non eri tu il problema ma quei libri mediocri. Ecco questo libro mi ha fatto capire che non ero io il problema. Finalmente un fantasy autoconclusivo carino, piacevole, semplice, ma ben scritto, con bei personaggi tutti simpatici, nessun cattivo se non persone che hanno per un attimo perso la via, un bel lieto fine dove nessuno salva il mondo e nessuno è predestinato a farlo, nessuno ha poteri incommensurabili, nessuno crede di sapere tutto. E' un fantasy cozy familiare racchiuso in un piccolo mondo con piccoli o grandi problemi che riguardano persone normali con vite più o meno normali che mi ha veramente riscaldato il cuore. Era veramente una lettura particolarmente adatta al Natale scritta bene in modo chiaro lineare veramente piacevole perchè comunque nella sua semplicità fa veramente vivere i personaggi non si limita a delinearli. E' una lettura che mi ha sconvolto? Un capolavoro indimenticabile? No, assolutamente, ma è un bel libro, con una trama non prevedibile e credetemi questo è già tanto al giorno d'oggi e spero veramente che verrà tradotto in italiano e pubblicato anche nel nostro paese. Se sapete leggre in inglese vi consiglio veramente di leggerlo.
Sono stata indecisa fino all'ultimo se dare il premio di LIBRO BLOG 2024 a questo romanzo oppure a La terra dei molti colori di Julian May in rappresentanza del capolavoro che è la sua serie Esilio nel Pliocene. Il romanzo di May è senza dubbio un'opera molto più complessa matura e non c'è paragone tra le due, a livello letterario, ma è anche di difficile reperibilità, specialmente nel nostro paese. Perciò alla fine ho deciso di assegnare il PREMIO BLOG 2024 a The Teller of Small Fortunes, di Julie Leon.
Se vi è piaciuto questo video vi piaceranno anche:
Vi racconto la SAGA DELL’ ESILIO NEL PLIOCENE di Julian May: https://weirdesplinder.tumblr.com/post/753828012982779904/vi-racconto-la-saga-dell-esilio-nel-pliocene-di
Recensione a caldo di The Beloved di J. R Ward: https://youtu.be/-xU2MThBUo8?si=iecyLvFSLOxHT0x4
Recensione di Il famiglio di Leigh Bardugo: https://youtu.be/DaCeeSqHsEk
Recensione di Blood over bright haven: https://youtu.be/dH9IRrAYnoo?si=d_ngM83BDFZ8FJ5m
Recensione a caldo della Trilogia fantascientifica/apocalittica “Heartland aliens”, di Joshua James: https://youtu.be/ppYV5lUQhlc
Recensione del libro Non ho ucciso l'uomo ragno, di Mauro Repetto:https://youtu.be/e7Z6vUa1yzY
Podcast Amiche di drama e trama: The idea of you recensione del film e del libro: https://youtu.be/z21D2OYUD-o
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Nosferatu, storia di un abuser sconfitto.
Il rapporto tra Orlok e Ellen in Nosferatu può apparire, a una lettura più superficiale, come una danza tra predatore e preda, ma c’è tanto altro di cui parlare. È una rappresentazione cruda e stratificata di un ciclo di abuso che si consuma nel buio della dipendenza e del potere. E non è un caso che l’iconografia del vampiro, da sempre, si sposi perfettamente con la metafora dell’abuser: manipolativo, insidioso, capace di controllare e soggiogare la sua vittima fino a privarla di ogni autonomia.
E, al di là di questo caso specifico, il vampiro è spesso utilizzato come mezzo per rappresentare il conflitto tra il femminile e il maschile. In Carmilla di Joseph Sheridan Le Fanu, la vampira protagonista incarna un femminile non conforme, legato al desiderio e alla libertà, che destabilizza il mondo patriarcale intorno a lei. Dracula stesso, di Bram Stoker, dà una forma a molte delle ansie vittoriane sul potere sessuale delle donne. Ma ci sono anche esempi ben più contemporanei: in Una dote di Sangue, di Saint T. Gibson, il vampiro che trasforma Constanta e la rende sua moglie è affascinante, seducente, ma anche soffocante, distruttivo e oppressivo. L’atto di ribellione della protagonista è una fuga, ma soprattutto un atto di autodeterminazione. In Guida al trattamento per vampiri per casalinghe di Hendrix, il vampiro è un predatore, sì, ma soprattutto simbolo del marciume di una società sessista, classista e razzista.
Tornando a noi. Ellen, al centro di questa dinamica, è tutt’altro che una vittima passiva. La sua vulnerabilità iniziale non ne definisce il destino, ma piuttosto prepara il terreno per un atto finale di resistenza assoluta. Ed è un atto che prima passa, dolorosamente, dal riconoscimento della propria posizione nel sistema del potere, per poi sfidarlo dall’interno. Il sacrificio di Ellen non è una semplice resa al male; è la demolizione del ciclo tossico che il vampiro rappresenta, un’interruzione brutale e definitiva di una relazione che, altrimenti, si perpetuerebbe all’infinito. Nel suo gesto, Ellen reclama il potere che le è stato tolto, ribaltando la narrativa patriarcale del “salvatore” per diventare essa stessa l’eroina della propria storia.
La teorica femminista Silvia Federici parla di questo genere di sacrifici proprio nel suo Calibano e la strega: Le donne, il corpo e l’accumulazione originaria: qui lei sottolinea come il sacrificio femminile sia spesso visto come un prezzo inevitabile per sovvertire il potere. Ellen abbraccia quel prezzo, ma lo trasforma: non è una martire, ma una distruttrice. Non salva solo se stessa, ma rompe il sistema, annientando il vampiro nella sua stessa vulnerabilità. Un atto di sovversione, quando consapevolmente intrapreso per interrompere un sistema oppressivo.
Ellen non si limita a sopravvivere al vampiro: lo distrugge, trasformandolo da abuser onnipotente a una reliquia del passato. E nel farlo, si erge come un simbolo eterno della capacità di ribellarsi e riscrivere la propria storia, anche nei momenti più oscuri. Laddove gli uomini della sua vita avrebbero voluto risolvere il problema a picconate e palettate, lei attinge al suo innato potere femminile, al suo essere “incantatrice” - e così la chiama Orlok stesso -, alla forza femminile magica e occulta che da sempre ci dicono di reprimere.
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Da grande lettrice il regalo che preferisco fare (e ricevere) è un libro perché è qualcosa che va oltre la carta stampata e alcune letture te le porti dentro tutta la vita. 💝
Se siete alla ricerca di un bel libro da regalare a un vostro caro o amico o da regalare a voi stessi, perché è bello anche farsi qualche auto-regalo, posso consigliarvi "Il tesoro è nei ricordi. Diario di un amore felino". È una lettura che vi lascerà qualcosa, un romanzo autobiografico delle mie gatte, Nanà e Muschy, piena di amore, che immedesima il lettore e lo sensibilizza al rispetto e amore per gli animali ed è adatta anche ai più piccoli.
Una lettura piena di amore❣️
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🎄🎁Il regalo di Natale perfetto per grandi e piccoli! 💖
TRAMA: ✒️
"Non puoi amare se non ti permetti di soffrire."
Nanà e Muschy, le due povere gatte compagne di vita dell'autrice, sono le protagoniste di questo diario memoir. Grazie a loro Elena conobbe un mondo nuovo e affascinante, fatto di giochi, piccoli riti quotidiani e racconta come ne fu arricchita a sorpresa.
Nel momento di dirgli addio per l’autrice contarono l'affetto e i ricordi, perché non furono solo animali domestici o, peggio, oggetti sostituibili, ma visse un vero e proprio lutto.
Un'intima confessione d'amore, fatta di coccole e graffi, scoperte e dubbi, curiosità e paure, gioie e rimpianti, crescita e colpe, in cui le emozioni si mescolano ai ricordi e al senso di colpa, fino a diventare un potente strumento catartico.
Un romanzo autobiografico per gli amanti dei gatti.
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Anna Vassallo presenta "Amare tra le onde": un racconto di rinascita e speranza
Il debutto letterario di Anna Vassallo offre una profonda esplorazione delle emozioni umane e delle seconde possibilità celebrando la capacità di rinascere attraverso una narrazione avvincente e intensa
Anna Vassallo, scrittrice emergente e appassionata di storie a lieto fine, esordisce con "Amare tra le onde", un romanzo che promette di toccare le corde più intime dei lettori. Il libro racconta la storia di Lisa, una donna che, ancora affranta dalla perdita del marito, viene trascinata dalla sorella Sofia in una crociera. Inizialmente reticente e sopraffatta dal dolore, Lisa si trova immersa in un ambiente nuovo che sfida la sua percezione della felicità e della speranza.
In questo viaggio sul mare, Lisa incontra Spencer, un attore affascinante ma enigmatico, che porta con sé il peso di un passato non risolto. La loro interazione, fatta di scontri e momenti di tenerezza, diventa il catalizzatore per un processo di guarigione e crescita personale. La crociera, da semplice sfondo, si trasforma in un simbolo di viaggio interiore, dove l'acqua che li circonda rappresenta la fluidità delle emozioni e la possibilità di ricominciare.
"Amare tra le onde" è più di una semplice storia d'amore; è un inno alla resilienza umana e alla capacità di trovare luce dopo l'oscurità. Attraverso una prosa evocativa e personaggi ben delineati, Anna Vassallo esplora temi universali come il dolore, la speranza e la forza necessaria per aprirsi a nuove possibilità. Il romanzo invita i lettori a riflettere sul significato della felicità e sul coraggio di lasciare andare il passato per abbracciare un futuro incerto ma promettente.
Nonostante sia alla sua prima pubblicazione, la scrittrice dimostra una notevole abilità narrativa, costruendo un intreccio ricco di emozioni e profondità. La sua capacità di intrecciare storie personali con temi universali rende "Amare tra le onde" un'opera che risuona profondamente con chiunque abbia affrontato la perdita e la ricerca di una nuova direzione.
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Anna Vassallo, 45 anni, divide la sua vita tra la famiglia, la lettura e varie espressioni artistiche. La scrittura è stata per lei un rifugio fin dalla giovane età, e la pubblicazione di questo libro segna l'inizio di un nuovo capitolo nel suo percorso creativo. La storia dietro la realizzazione di "Amare tra le onde" è essa stessa commovente: un gesto d'amore da parte dei suoi figli, che hanno deciso di pubblicare uno dei suoi racconti giovanili, ha riacceso in Anna la passione per la scrittura, spingendola a condividere il suo talento con il mondo.
Con "Amare tra le onde", Anna Vassallo invita i lettori a credere nel potere trasformativo delle seconde possibilità e nella bellezza che si cela dietro ogni rinascita, proprio come le onde del mare che, incessanti, continuano a infrangersi sulla riva, portando con sé nuove storie e speranze.
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"Undone", ecco il nuovo singolo di Luca Di Stefano
Dal 6 dicembre 2024 sarà disponibile sulle piattaforme digitali di streaming e in rotazione radiofonica "Undone", il nuovo singolo di Luca Di Stefano che anticipa l'uscita dell'album per Musica Lavica Records prevista per il 24 gennaio 2025 realizzato con il contributo di NUOVOIMAIE.
"Undone" è il primo brano inedito di Luca Di Stefano, un pezzo dal sound internazionale che lo distingue per unicità e intensità emotiva. La canzone esplora le profondità di un dolore causato da una relazione tossica, dove il protagonista, lacerato da un conflitto interiore, cerca di affrontare una partner più incline a ferirlo che a comprenderlo. Per lui, il canto diventa uno strumento di liberazione, un mezzo per esprimere, ma anche esorcizzare, rabbia, frustrazione e tristezza.
Il brano offre molteplici livelli di lettura: può rappresentare la disillusione amorosa universale, un percorso di crescita personale o una critica alle dinamiche di potere e manipolazione spesso presenti nelle relazioni. In ogni caso, "Undone" è un invito a riflettere sulla propria esperienza per trovare la forza di spezzare legami tossici e dannosi, riscoprendo l'importanza di prendersi cura di sé stessi e di proteggere la propria serenità.
Spiega l'artista a proposito della nuova release: "L'amore è un sentimento complesso e affascinante, difficile da definire in modo univoco. Durante un periodo turbolento della mia vita, segnato da distacchi emotivi e fisici, mi sono ritrovato a riflettere sulle molteplici sfaccettature dell'amore. La rabbia, intensa e viscerale, ha dominato quel periodo, spingendomi a canalizzarla nella musica. È così che sono nate le prime note di Undone: semplici, essenziali, ma capaci di esprimere il tumulto interiore che provavo. Invece di riversare il dolore sull'altra persona, ho scelto di elaborarlo in silenzio, aspettando il momento giusto per dare una risposta sincera. Undone non è nata subito, ma ha subito riscritture, cambi di struttura e arrangiamenti, fino a trovare la sua forma finale. Eppure, anche ora, so che rimarrà incompleta, come la vita stessa: un'opera in continua evoluzione. Undone è un riflesso di questa imperfezione, della bellezza che risiede nell'irrisolto, e un invito ad accettare che alcune storie, come le persone, non trovano mai una conclusione definitiva."
Il videoclip di "Undone" è un viaggio introspettivo che ci conduce fin dentro al cuore dell'artista. Le immagini iniziano con un'inquadratura a campo largo di Luca, un'istantanea che cattura l'attenzione dello spettatore e lo invita a immergersi nel suo mondo fatto di emozioni e sonorità dal respiro internazionale. La scena iniziale ricorda la sua memorabile esibizione ad America's Got Talent, un momento che ha segnato un punto di svolta nella sua carriera.
Il video, ambientato principalmente in studio, ci mostra l'artista nel suo "habitat naturale", con intorno pochissimi elementi (un pianoforte e delle clessidre) che parlano però in modo eloquente del suo mondo interiore. Le clessidre, in particolare, diventano il simbolo potente del tempo che passa, al tempo che viene investito su se stessi e alla necessità di cogliere e mettere a frutto ogni singolo istante.
L'alternanza tra Luca seduto e Luca in piedi, richiama l'alternanza naturale tra il tempo intimo passato in studio a creare e quello da passare su un palcoscenico, illuminato da luci colorate e alcune volte accecanti che sottolineano ulteriormente la dualità dell'artista: da un lato, il bisogno di introspezione e di solitudine, sorgenti di grande creatività, dall'altro, la voglia di connettersi con il pubblico e di condividere con gli altri la propria arte.
Samir Kharrat, con la sua regia raffinata, riesce a fondere queste due realtà, creando un'atmosfera suggestiva, coinvolgente e ricca di colori, invitando a riflettere sulla complessità dell'animo umano, anche collegata alla bellezza dei rapporti, seppur imperfetti, e sulla forza della passione.
Guarda il videoclip su YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=GjRK5WsK7y4
Biografia
Luca Di Stefano, giovanissimo cantante catanese dalla voce calda e profonda, conquista tantissimi fan in tutta Italia grazie alla propria partecipazione alla prima edizione italiana di All Together Now, talent canoro condotto da Michelle Hunziker e J-Ax, andato in onda su Canale 5. Luca, classificandosi al terzo posto in questa competizione, ha letteralmente fatto impazzire sia i giudici che il pubblico, riuscendo addirittura a far commuovere J-AX che ha voluto un suo intervento musicale all'interno del brano Supercalifragili - prodotto da Takagi & Ketra e con ospite anche Annalisa - inserito nella playlist del prossimo disco dello stesso J-Ax.
Collabora con il giovane pianista Davide Locatelli su una cover di Bad Guy.
Da sempre innamorato della musica blues e soul in particolare, Luca studia sassofono e canto.
Fa parte del roster artisti dell'etichetta discografica Musica Lavica Records di Denis Marino, con la quale ha già pubblicato sei singoli ed è in uscita con il suo primo disco di inediti, che vedrà la luce a fine 2024. Per quanto riguarda la promozione e la consulenza commerciale, si affida alla DD Entertainment di Donato D'Elia.
Poco prima del periodo di lockdown Luca viene contattato dalla produzione di America's Got Talent per partecipare alle Auditions della stagione 15 del talent show più famoso e più seguito al mondo: canta "Let's get it on" di Marvin Gaye e manda in estasi tutti, giudici (Howie Mandel, Simon Cowell, Heidi Klum, Sofia Vergara), pubblico presente in teatro e, dopo la messa in onda ad aprile 2020, anche tantissima gente da ogni parte del mondo, raggiungendo milioni di visualizzazioni su YouTube in pochissimo tempo. Studia canto Pop presso il conservatorio Tchaikovsky di Nocera Terinese (CZ) e canto Jazz presso il conservatorio G. Verdi di Milano.
Continua durante il proprio percorso ad esibirsi in importanti teatri, festival e in trasmissioni televisive su emittenti nazionali.
"Undone" è il primo singolo di Luca Di Stefano disponibile sulle piattaforme digitali di streaming e in rotazione radiofonica dal 6 dicembre 2024 e anticipa l'uscita dell'album d'esordio per Musica Lavica Records realizzato con il contributo di NUOVOIMAIE, prevista per il 24 gennaio 2025
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