#letteratura impegnata.
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pier-carlo-universe · 5 days ago
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Erri De Luca: La poesia della vita e della resistenza. Una voce potente tra memoria, impegno e spiritualità. Recensione di Alessandria today
Erri De Luca nasce il 20 maggio 1950 a Napoli, città che segnerà profondamente il suo immaginario e la sua scrittura.
Biografia dell’autore. Erri De Luca nasce il 20 maggio 1950 a Napoli, città che segnerà profondamente il suo immaginario e la sua scrittura. Durante gli anni Settanta, si unisce a Lotta Continua, partecipando attivamente alla stagione delle lotte operaie. Dopo lo scioglimento del movimento, lascia la politica attiva e intraprende lavori manuali, come operaio e muratore, esperienze che…
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abatelunare · 1 year ago
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Io ormai credo solo nella letteratura impegnata, cioè in una letteratura che si impegni a far capire ai lettori la verità del nostro tempo (Carlo Cassola, Mio padre).
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gregor-samsung · 1 year ago
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" Feroza Aziz, nel novembre 2015, era una bella diciassettenne americana di origine afghana, molto nota per i suoi interventi su TikTok; video generalmente frivoli, di cosmesi o di moda. I censori cinesi, scorrendo rapidamente i contributi postati quel giorno e vedendola impegnata in un tutorial in cui illustrava il corretto uso di un piegaciglia, non si sono soffermati né preoccupati; non potevano sospettare che dopo pochi secondi dall'inizio il tutorial avrebbe cambiato decisamente registro e si sarebbe trasformato in una dura denuncia della repressione cinese nei confronti dell'etnia uigura, mentre Feroza con la sua faccetta di bronzo continuava imperterrita a piegarsi le ciglia, passando dall'occhio destro al sinistro. Appena mi è capitato di vedere il video (diventato nel frattempo virale) l’ho collegato a una tecnica usata nella settecentesca Encyclopédie diretta da Diderot, di cui molto probabilmente Feroza Aziz non aveva mai sentito parlare:
per depistare anche allora la censura, gli enciclopedisti si erano inventati di nascondere alcuni degli attacchi più decisi ai pilastri culturali dell'ancien régime dentro la definizione di lemmi dall'apparenza assolutamente innocua. Se per esempio si va a leggere il testo relativo alla voce “aquila”, si troveranno due pagine di lunghe e dettagliate informazioni ornitologiche ma verso il fondo (dove il censore stanco e poco interessato non sarebbe arrivato mai) si parla dell'aquila come uccello sacro a Giove e si condannano i miti superstiziosi pagani, con trasparente allusione a quelli cristiani. Le tecniche dell'illuminismo francese sono state esportate, più o meno consapevolmente, ovunque gli autori cerchino di esprimere pulsioni di libertà in un regime totalitario; il modello della Religiosa di Diderot (la storia di Suzanne Simonin, monaca forzata, e della sua fuga dal convento) si ritrova per esempio nella miniserie tedesco-statunitense Unorthodox (2020), ispirata all'autobiografia di Deborah Feldman: una ragazza cresciuta nella comunità ebrea ultraortodossa di Brooklyn fugge a Berlino, dove prima di lei era fuggita sua madre – la storia esemplare di una giovane donna per denunciare un intero sistema di oppressione. Così Azar Nafisi, in Leggere Lolita a Teheran, usa Nabokov e in generale la letteratura per raccontare la repressione del femminile dopo la vittoria di Khomeini, e Abbas Kiarostami sposta sullo sguardo dei bambini (nello splendido documentario Compiti a casa) il proprio atto d’accusa verso l’Iran contemporaneo: struggente la scena in cui uno dei piccoli trasferisce su Pinocchio la personale, e fino a quel momento mai compresa, voglia di libertà. Lo “spostamento”, proprio nel senso freudiano, era una delle tecniche principali dell'illuminismo, basti pensare al persiano di Montesquieu che descrive Parigi con occhi ingenui nelle sue lettere a un amico rimasto in Persia. Spostamento nello spazio ma anche nel tempo: Stalin concesse un premio statale a Ejzenštejn per la storia cinquecentesca di Ivan il Terribile ma, quando si accorse che nel secondo film della trilogia (La congiura dei boiardi) il potere autocratico veniva messo in discussione, negò l’autorizzazione a proseguirlo. Nel quindicesimo capitolo dello Spirito delle leggi Montesquieu stila un elenco paradossale delle nove ragioni per cui si ha il diritto di rendere schiavi i neri, con perle del tipo: “visto che i popoli europei hanno sterminato i popoli americani, hanno dovuto rendere schiavi quelli dell'Africa per riuscire a dissodare tutte quelle terre”, o anche “lo zucchero sarebbe troppo caro, se la pianta che lo produce non fosse coltivata da schiavi”, o infine “è impossibile supporre che i negri siano uomini come noi perché, se lo supponessimo, si comincerebbe a credere che noi stessi non siamo cristiani”. Il rovesciamento paradossale, cioè fingersi nei panni del razzista che si vuole combattere esagerando fino all'assurdo le sue motivazioni, è un caso particolare di spostamento ed è stato artificio retorico costante nelle lotte verbali per la tolleranza e la libertà; strumento efficace ma delicato e talvolta pericoloso, se è vero che durante un’assemblea in Giamaica nel 1802 una parte di questo elenco di Montesquieu fu strumentalizzata, citando l’autorità della fonte, per rifiutare ai mulatti gli stessi diritti dei bianchi. "
Walter Siti, Contro l’impegno. Riflessioni sul Bene in letteratura, Rizzoli (collana Narrativa italiana), 2021. [Libro elettronico]
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sisif-o · 10 months ago
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vorrei leggere tutti i classici della letteratura, tanti libri di poesia, guardare i film degli anni '50 e '60, approfondire temi filosofici e teologici
ma ho solo una vita ed è pure mezza impegnata da lavoro studio palestra
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natsuyuki-w · 2 years ago
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Serenitea Shop | Boreal Watch
Kaedehara Kazuha x f!reader
italiano
Modern AU
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Serenitea shop >
Seduti ai nostri posti io e Xingqiu aspettavamo che il docente finisse di preparare il materiale per la lezione. Presi a due mani la tazza di ceramica e portandomela alla bocca lanciai dei fugaci sguardi alla mia crush.
"Menta,... E mirtilli neri" inspirò sognante il ragazzo col codino. - Aye! Kazuha? Heyyyy...Hey!- lo svegliò la vicina di banco con forti schiocchi di dita davanti alla faccia. - Mh? - chiese ancora un po' dall'altra parte il ragazzo albino. - Mah, come si dice a casa mia, avevi proprio uno sguardo da pesce lesso.- affermò la ragazza. Non perdeva mai l'occasione di punzecchiare l'amico sognatore, o chiunque a dirla tutta.
- A volte anche il samurai più inarrestabile può cedere alle sfide del suo cammino.- le disse con un sorriso affettuoso. - Ma non dir cazzate! Quando mai ti ho trovato stanco? Non so come sia possibile, ma comunque, sono sicura ti stessi facendo una delle tue solite seghe mentali.-
Non esattamente, era però vero che non fosse per la stanchezza il suo attimo di distrazione. Era da un po' che il ragazzo si sentiva in quel modo. Strette al petto, farfalle nello stomaco, guance rosse e il suo naso a guidarlo sempre verso la stessa persona.... Sì naso!
La ragazza dal profumo di caffetteria gli stava facendo girare la testa. Ma purtroppo, letteratura era l'unico corso che avevano in comune ed ogni volta che le volesse parlarle era a trattenuta da qualcun'altro, di corsa, o impegnata con il docente.
La sua morale gli impediva di andare ad indagare (stalkerare) sulla sua persona, al contrario di ciò che gli avrebbero fatto fare i suoi amici. Dunque per evitare approcci indelicati, stava mantenendo calme le acque e tenendo per sé la cosa. Ma aveva decisamente sopravvalutato la sua discrezione e sottostimato l'occhio vigile della vicina. - Sì! Ha la mia benedizione.- disse compiaciuta Beidou che annuì con le braccia incrociate al petto e poggiò la schiena alla panca dell'aula. - Benedizione? - chiese confuso il ragazzo Giapponese. Ma lei stava già girando la testa verso il docente sussurrandogli come ultime parole: - Serenitea shop, domani alle 10:00.-
Che gli chiedesse di frequentare un posto del genere lo rendeva a dir poco perplesso. Lo stile dell'amica era più da vecchio ubriacone che da hipster. Ma decise di lasciare il tempo che correva ed apprezzare l'offerta di buona compagnia.
A lezione finita corsi via per portare le compere che avevo fatto per strada e  prepararmi ad una serata con Venti all'insegna di forti bevute e sostegno emotivo. - A domani ragazzi, se volete aggiungervi io sono all'Angel's Share, dovrebbe essere serata karaoke.- e dopo un'ultima fugace occhiata al mio compagno di classe me ne andai. Mi svegliai presto ad aiutare i miei genitori, un gruppetto di superstiti della serata precedente aveva deciso di farmi visita e si era accampato a scroccare l'ospitalità di mio padre.
Fra accogliere ed informare i clienti si erano fatte le 10. - Benvenuti al serenitea shop. - dissi con voce gentile alla famigliola appena arrivata. - C'è posto? - chiese incerta la signora. I due monelli trattenuti dal fiondarsi verso il bancone imbandito di dolci. - Sì, assolutamente. Non sembra ma ci stiamo in tanti! - - Ah bene allora con permesso -  rispose la donna. - Vi informo però che oggi ci sarà l'art showcase quindi siamo tutti un po' in fermento. - ridacchiai porgendo un volantino dalla pila fra le mie braccia. - Sarà divertente. Siete liberi di semplicemente assistere o potete partecipare. Basta che mi dite e vi metto in lista. - Nonostante l'entusiasmo dei figli la madre declinò gentilmente l'offerta e si fece indicare il primo tavolo a disposizione.
- Buondì benvenuto... Al serenitea shop. -  quello che non mi sarei aspettata, era di ritrovarmi faccia a faccia con la mia crush. Ci guardammo increduli per qualche istante ma lui si ricompose dopo poco per salutarmi. "HA DETTO IL MIO NOME SA CHE ESISTO??????" Urlai internamente. - Ora capisco... Sembra che solo spinto dalle tempeste i nostri cammini potessero incrociarsi. - pensò lui ad alta voce. -...non so cosa tu abbia detto, ma suonava benissimo... Vuoi partecipare? - gli porsi il volantino. - Sono sicura che i tuoi haiku saranno molto apprezzati. So che a me piace ascoltare la tua v...POESIA, volevo dire poesia. - mi raddrizzai rossa come i suoi occhi. - No d-davvvero, sei incredibile. I tuoi testi sono immersivi,... E come se attivassero i cinque sensi ed hai un archivio di metafore infinito. N-non è solo perchè m-mi piace la tua voce...cioè sì....però sei bravissimo...-
Ero proprio una fangirl, e nel tentativo di spiegarmi avevo solo peggiorato le cose, qualcuno doveva seppellirmi per la vergogna.
Alzai di nuovo lo sguardo, stava sorridendo misteriosamente, ma un rossore era comparso anche sul suo volto. - Come potrei negare, dopo questi sentiti complimenti dalla persona che smuove i miei testi in tempi recenti. - e prese dalla mia mano il foglio facendo bene attenzione di sfiorarla. Prima che il mio cervello potesse riattivarsi nel chiedere approfondimenti, il telefono di Kazuha squillò e fece un cenno per scusarsi.
- È lui? - arrivò di soppiatto Venti facendomi balzare. - Chi? - risposi facendo la finta tonta. -  I tuoi occhi a cuoricino si vedono da in fondo alla sala. Non mi inganni signorina. - rispose con un sorriso ad occhi chiusi. - Non. Fare. Niente. - lo minacciai serrando i denti. - Cooosa~? - disse innocente cingendomi le spalle. - Stai già facendo un ottimo lavoro da sola. - e mi pizzicò le guance ancora rosate. Il ragazzo Giapponese si rigirò, le sue sopracciglia leggermente aggrottate. - V-va tutto bene Kazuha? - chiesi incerta. - Sembrerebbe che la mia uscita abbia preso una via solitaria, la mia amica Beidou mi ha gentilmente comunicato l'imminente ritiro.- - Puoi stare con m... Cioè no. Io devo lavorare, però se vuoi i miei amici ti accoglierebbero volentieri. Sono dei totali idioti ma almeno simpatici.- gli dissi d'un fiato - A volte. - conclusi guardando Venti. - Ti farò ricredere subito. - disse Venti girando i tacchi verso il bancone del caffé e facendomi una linguaccia.
Sentii ridacchiare il mio interlocutore, cristallina, soffice ma non timida. Basta palpitare stupido cuoricino. - Siete molto vicini. - commentò. - Gli voglio un bene dell'anima, siamo come fratelli,... Mi fa pure imbestialire come se lo fosse. - mormorai a denti stretti e Kazuha mi donò nuovamente quella splendida risata. - Eccomi! Bene ora entrate, corse il ragazzo cone le treccine blu per spingerci entrambi all'interno. - Ma che fai? - guardai verso mio padre e mi lanciò un okay con le lacrime agli occhi.
- Che cosa gli hai detto? - in modo inquisitorio assottigliai gli occhi sul mio amico. - Solo che ti ho combinato un appuntamento con il tuo amore segreto. - disse con nonchalance. E in quel momento mi resi conto che la spinta mi aveva portata braccio contro braccio a Kazuha, che ovviamente aveva sentito tutto. - HAHAHAHA no-n non so di cosa parla,... Cioè ovviamente sei molto carino... ma cioè sarebbe stupido da parte mia... Non ci conosciamo e... Ecco scusami,... P-puoi andare visto che Beidou non c'è,...-
- Come funzionava l'art showcasing? - fermò Venti, e chiese guardandomi dritto negli occhi con un sorriso dolce e le punte delle orecchie un po' rosee. - Sei iscritto! - esclamò l'altro portandolo al palchetto nell'angolo. Era accanto al nostro tavolo, e il ragazzino tedesco mi trascinò a sedere nel punto più vicino possibile.
Kazuha si sedette e prese un profondo respiro portando la mano al mento.
Poi avvicinò le labbra al microfono e recitò un singolo Haiku. - Profumo dolce Nell'aria sospeso, Sussurri di té. - Così breve, eppure il tempo sembrò dilatarsi. Non avevo mai ricevuto l'attenzione di uno sguardo così intenso. Poi il ragazzo si alzò e venne a sedersi accanto a me. Non avevo capito molto, nussuno aveva capito molto ma un applauso si alzò comunque e il forte Bum Bum Bum nel mio petto forse segnalava che qualcosa era successo.
- C-cosa vorresti? - Gli chiesi in procinto di  ordinare al bancone. Lui allungò la mano e delicatamente mi tirò il braccio per riavvicinarmi. Poi a bassa voce nel mio orecchio disse: - te -.
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crazy-so-na-sega · 2 years ago
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Chi non ha messo le mani (o gli occhi) su una bella distopia ultimamente? La distopia negli ultimi dieci-quindici anni è diventato un genere accettato dalla cultura mainstream, e l’uso dell’aggettivo “distopico” non spaventa più chi scrive le fascette dei libri o le descrizioni dei film in streaming. Eppure, proprio questa diffusione sembra aver snaturato da una parte il senso della stessa parola “distopia”, rendendolo più vago e sbiadito, un non-genere capace di contenere storie che a ben guardare di distopico hanno poco o nulla. Proviamo a fare mente locale e stabilire cosa si intende per distopia e perché questo termine viene sempre più spesso usato a sproposito.
“Non è solo distopia”
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Con l’evolversi della narrativa commerciale e la codifica di confini tra i diversi generi, la distopia è stata tradizionalmente posizionata all’interno della fantascienza: trattando infatti delle possibili evoluzioni della società, si colloca a buon diritto all’interno di quella narrativa speculativa che cerca di indagare le possibili conseguenze di sviluppi scientifici e sociali. Non sono rari infatti i casi di distopie basate sull’introduzione di particolari tecnologie o sulle conseguenze di innovazioni nei rapporti sociali.
È successo però che alcuni grandi classici della distopia (e la menzione scontata è per 1984, Il mondo nuovo, Fahrenheit 451) facessero presa su critica e cultura e finissero così per essere isolati dal più ampio contenitore della fantascienza a cui appartenevano. Per quello strano fenomeno per cui se un libro di fantascienza con qualità letterarie “non è solo fantascienza”, per molti la distopia vive come un genere a sé, forse per la sua più esplicita componente politica che la fa assimilare a letteratura più “impegnata”.
Il peggiore dei mondi possibili?
Ma indipendentemente dalla sua classificazione, quali sono i caratteri fondamentali della distopia? Per essere inquadrata come distopica, una storia deve essere ambientata in un qualche tipo di società distorta, in cui alcuni aspetti poco desiderabili che già si trovano nel mondo sono esasperati e costituiscono la base stessa del potere. Razzismo, sessismo, classismo, fondamentalismo religioso, consumismo, capitalismo, complottismo, scientismo: tutti questi -ismi sono materiale valido per l’impostazione di una società distopica, che di solito prevede l’imposizione di questi valori a tutta la popolazione e un severo controllo affinché nessuno si discosti dai precetti del regime.
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Un’altra caratteristica fondamentale ma spesso trascurata è riassunta dall’adagio “l’utopia di qualcuno è la distopia di qualcun altro”. Questo significa che la distopia deve essere in qualche modo seducente: perché un sistema politico si instauri c’è bisogno infatti che ottenga un certo grado di consenso, e quindi è naturale che una parte (maggioritaria) della popolazione creda nei valori del regime. Una storia in cui l’Impero Del Male, Inc. ha conquistato il potere con la repressione e la violenza e mette a morte chiunque sbadigli non può considerarsi una distopia, perché è evidente che un tale sistema non potrebbe mai avere nessuno dalla sua parte.
Si può obiettare che la storia ha dimostrato che regimi del genere sono stati davvero capaci di arrivare al potere e mantenerlo per anni, ma come sempre la realtà dei fatti è diversa dalla realtà narrativa. Lo scopo di una distopia non è lo stesso del giornalismo d’inchiesta che si occupa di indicare le malefatte dei potenti, ma piuttosto quello di suggerire in maniera più sottile come ciò che per certi versi ci può sembrare giusto e auspicabile potrebbe diventare il cardine di un regime capace di privarci della libertà, magari con il nostro pieno sostegno.
In questo senso, come l’utopia ci mostrava il migliore dei mondi per evidenziare le differenze con il nostro, la distopia ci mostra il peggiore dei mondi per mostrarci le affinità con il nostro.
La distopia è roba da ragazzi
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Le storie young adult sono in sostanza storie di formazione di adolescenti che prendono coscienza del loro ruolo nel mondo. E quindi quale migliore contesto per esplorare l’angst adolescenziale che quello di una società repressiva? La battaglia del giovane protagonista contro il potere costituito rappresenta quella più universale dell’individuo per affermare la propria individualità nei confronti della famiglia e delle pressioni sociali in generale. Non si può quindi condannare come inappropriato il collegamento tra questi due ambiti della narrativa.
Il problema semmai è stata proprio la massificazione di questo tipo di storie, che ha portato inevitabilmente a un ribasso costante nella qualità e nella densità delle opere. Se Hunger Games si può ancora considerare una buona storia distopica, molti dei suoi emuli si limitano a descrivere le avventure di un gruppo di protagonisti in lotta contro un Impero Del Male, Inc. che ha ben poco di accattivante e non si capisce come eserciti il suo potere visto che tiene in prigione metà della popolazione mondiale. In questo caso si assiste spesso a una reductio ad hitlerum, quel cliché narrativo per cui i cattivi sono cattivi sotto tutti i punti di vista, incarnano tutte le peggiori caratteristiche dell’umanità e si configurano come una rappresentazione nemmeno tanto velata del nazismo hollywoodiano. Gli eroi quindi non possono fare altro che combattere visto che è in gioco la loro stessa sopravvivenza, e di conseguenza manca quella componente di seduzione che la distopia dovrebbe esercitare sui suoi cittadini.
Un altro punto di confusione che si ritrova spesso nelle distopie young adult (ma che poi si è diffuso anche a quelle “per adulti”) è la sovrapposizione fra distopia e postapocalittico: se è vero che da una devastazione globale si può innescare un regime distopico, non basta parlare di un mondo in rovina per ottenere la qualifica di distopia. Infatti un asteroide o un’invasione aliena, un collasso climatico o un attacco zombie non si possono considerare come mezzi tradizionali di costruzione di un sistema politico. Possono esserne la causa scatenante, ma non rappresentano di per sé la condizione sufficiente per parlare di distopia, che invece deve essere una scelta cosciente operata da una parte della società.
Se tutto è distopia niente è distopia
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Il problema è che con questo criterio tutto diventa distopia. Poiché non esiste a memoria d’uomo una società perfettamente equilibrata, tant’è che per immaginarle ci siamo inventati appunto l’utopia, va a finire che una qualunque storia ambientata in un qualunque periodo storico o mondo immaginario diventa una distopia. E se tutto è distopia, niente è distopia. Con questa definizione, si potrebbe parlare di distopia anche per X-Files, in cui un governo corrotto nasconde le informazioni ai cittadini; potrebbe essere una distopia Star Wars, perché l’Imperatore ha conquistato il potere e usa la forza per mantenere il controllo; e che dire del Signore degli Anelli, in cui il Signore Oscuro controlla la Terra di Mezzo grazie al potere dell’Anello?
In tutte queste storie è chiaramente presente un livello di conflitto tra gli individui e il mondo di cui fanno parte, ma questo è un elemento di base di qualunque storia. Si potrebbe in alcuni casi dire che certe opere hanno elementi di distopia, così come si può dire che abbiano elementi del thriller o del romance, ma una distopia vera e propria è quella che costruisce la storia proprio intorno all’idea di società disequilibrata in cui il potere si basa su valori distorti.
La distopia del Covid
Negli ultimi mesi la distopia è diventata un trending topic per via delle misure previste per contenere l’epidemia di Covid19. La parola “distopia” così si è affacciata nei titoli dei giornali, nei talk show politici e nei tweet dei capipartito. L’associazione è diventata immediata nel momento in cui le esigenze sanitarie hanno reso necessaria una (discutibile quanto si vuole) limitazione delle libertà personali.
Questo ha portato la distopia nel dibattito pubblico e ne ha ulteriormente snaturato il senso, perché è diventato argomento di attualità e soprattutto di campagna elettorale.
La verità è che, quando mai ci troveremo a vivere all’interno di una distopia, non ce ne accorgeremmo nemmeno. Anzi, probabilmente saremmo i primi a sostenere l’affermazione di questo Mondo Nuovo che non potrà che portare pace e prosperità.
Di  Andrea Viscusi -6 Agosto 2020
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carmenvicinanza · 12 days ago
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Raichō Hiratsuka
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In principio, la donna era il sole. Una persona vera e autentica. Ora è la luna, una luna malata, succube, che riflette la luce.
Raichō Hiratsuka, scrittrice e giornalista, pioniera del femminismo giapponese e importante voce pacifista, è stata un’importante luce che ha illuminato i movimenti femminili nel primo ventennio del Ventesimo secolo.
Ha fondato Seitō, la prima rivista femminista del paese e si è impegnata per ottenere il diritto di voto per le donne.
Proponeva l’ideale della atarashii onna (nuova donna) che si opponeva alla  morale preesistente con la convinzione che le donne avessero il diritto di esprimersi in quanto esseri umani.
Nata a Tokyo il 10 febbraio 1886 con il nome di Haru Hiratsuka e figlia di un impiegato statale di alto rango, è stata una delle pochissime donne che ai tempi avevano accesso all’Università, dove, nonostante l’opposizione del padre, ha studiato letteratura.
Il Giappone in piena Rivoluzione Meiji, si era aperto a conoscenze e correnti derivanti da Europa e Stati Uniti che le consentirono di entrare a contatto con filosofia, l’arte e la storia europea.
Particolarmente importante nella sua formazione è stata l’influenza della scrittrice femminista svedese Ellen Key, di cui ha tradotto alcuni lavori.
Adottando il nome d’arte Raichō, che significa “uccello di tuono”, chiamava le donne a una rivoluzione spirituale.
Dopo la laurea era entrata nella Scuola inglese femminile Narumi dove, nel 1911, ha fondato la prima rivista letteraria di sole donne, Seitō, che significa calze blu, termine usato in modo dispregiativo per indicare le donne che si occupavano di lettere. Dopo i primi tempi in cui vi si leggeva di letteratura femminile, aveva cominciato a scrivere di uguaglianza di genere e emancipazione femminile.
Pubblicata a ogni primo del mese fino al 1916, si avvaleva di prestigiose collaborazioni ed era distribuita in tutto il paese, diffondendo l’idea di un cambiamento radicale che rifiutava la tradizionale società patriarcale.
A causa delle idee anarchiche che riguardavano temi scottanti come aborto, sessualità femminile e prostituzione, diversi articoli vennero censurati dallo stato che alla fine ne aveva decretato la chiusura.
Nel 1913 ha pubblicato il saggio Alle donne del mondo in cui mette in discussione l’idea di una femminilità idealizzata fatta di dolore, sacrificio e pazienza a favore degli uomini.
Negli anni successivi si è dedicata alla politica, in particolare a favore dei diritti delle donne e si è schierata contro le guerre.
Interessandosi alle condizioni delle lavoratrici nel tessile, nel 1920 ha fondato, insieme a Fusae Ichikawa, Shin Fujin Kyōkai l’Associazione delle donne nuove, che hanno sostenuto anche avviando diversi scioperi. È stato attraverso gli sforzi di questo gruppo che l’Articolo 5 del Regolamento della polizia per la sicurezza fu fatto abolire nel 1922. L’articolo, entrato in vigore nel 1900, aveva fino a quel momento vietato alle donne di far parte o seguire organizzazioni politiche.
La sua opera più importante è l’autobiografia In the Beginning Woman Was the Sun, che sostiene la repressione graduale dell’individualità femminile nella società. Il messaggio di fondo è quello di rifiutare la relegazione ai ruoli domestici e la condizione inferiore rispetto al genere maschile promuovendo la riscoperta della creatività e del potenziale femminile.
Nel 1941, dopo anni di relazione, ha sposato l’artista Hirosho Okumura, con cui aveva avuto due figli fuori dal matrimonio, dimostrando la propria determinazione e libertà anche nella vita privata.
Prima della seconda guerra mondiale si era ritirata in campagna.
Nel 1950 è stata negli Stati Uniti insieme alla scrittrice ed attivista Yaeko Nogami e a tre delegate del Movimento femminile del Giappone (Fujin Undō-ka) per presentarsi all’allora segretario di Stato statunitense Dean Acheson con la richiesta di creare un sistema per cui il Giappone potesse rimanere neutrale e pacifista.
Ha continuato a scrivere e tenere conferenze fino alla sua morte, avvenuta il 24 maggio 1971, all’età di 85 anni.
Nonostante la sua carriera come attivista politica sia durata molti decenni, viene soprattutto ricordata per la sua gestione del gruppo Seitō.
LaNuova organizzazione femminile del Giappone (Shin Nihon Fujin no Kai), che aveva fondato nel 1963, è tutt’oggi attiva.
Un suo diario inedito, scritto tra il 1948 e il 1950, è stato recentemente ritrovato e esposto nel museo della sua casa a Ueda.
Si parla di libertà di pensiero verso temi fondamentali come la pace. ponendo l’attenzione sull’importanza di includere le donne nelle decisioni riguardanti la guerra e di quanto fosse essenziale il loro volere.
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daimonclub · 3 months ago
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Madonne Madri e letterati
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Madonne Madri e letterati Madonne Madri e letterati. Divinità, Religiosi, Veggenti, Madri, Eroi, Atei e Letterati! La storia di Pierina Gilli e delle Fontanelle di Montichiari, le apparizioni della Madonna e Carl William Brown. Salve, Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra, salve. La religione non è altro che una forma di letteratura, per fortuna però la letteratura non è solo una forma di religione. Carl William Brown Io non ho mai pensato ad altro che fare il mio dovere, pregando e confidando nella Madonna. Don Bosco O Vergine Madre, figlia del tuo stesso Figlio (di Cristo-Dio), la più umile e la più alta tra tutte le creature, termine fermo della sapienza divina, tu sei colei che hai nobilitato a tal punto la natura umana che il suo Creatore non disdegna di diventare sua creatura (con l'Incarnazione). Dante Alighieri: L'invocazione alla Vergine (Paradiso, XXXIII, 1-39) Ogni tanto in qualche luogo appare la madonna, la stupidità invece continua a voler agire in clandestinità. Carl William Brown Abbiamo un infinito desiderio di amore, di comprensione, di fiducia, di bellezza, di gioia, di pace. Siamo tanto stanchi di questo mondo che da ogni parte, con la sua cattiveria, ci assale e ci turba. Enrico Medi La Madonna, il mostro di Lochness e lo stesso Dio si vedono raramente in giro; al contrario la stupidità appare dovunque. Carl William Brown In ogni pericolo invocate Maria e vi assicuro che sarete esauditi. Don Bosco La Madonna è l'essenza universale della donna, è il simbolo divino della madre per eccellenza, è lo spirito della vita e dell'amore che sopporta e resiste al dolore, alla sofferenza e alla morte, per rendere immortale la memoria dei propri figli. Carl William Brown Santa Maria, Madre di Dio, conservami un cuore di fanciullo, puro e trasparente come una sorgente. Padre Leonzio de Grandmaison I miracoli non finiscono mai di stupirmi. Una folla di fedeli si è infatti radunata presso il santuario di un piccolo paesino del meridione per odorare la statua della madonna che da alcuni giorni aveva la dissenteria. Carl William Brown Se insorgono i venti delle tentazioni, se vai contro gli scogli delle tribolazioni, guarda la stella, invoca Maria! San Bernardo Uno tra i più strabilianti poteri della stupidità è senz'altro quello di far apparire la madonna. Carl William Brown Remori del Gesù che fu partorito da una madonna vergine, all'università cattolica di Roma i chirurghi plastici, ricostruendo l'imene, ridonano la verginità. Per la stupidità invece non c'è bisogno di alcun intervento. Carl William Brown La Madre di Dio è Madre nostra. La Madre di colui in cui speriamo, è Madre nostra. la Madre di colui che solo può salvare è Madre nostra. Sant'Anselmo di Aosta Dai tempi di Lutero la chiesa sa perfettamente che il denaro è lo sterco del diavolo, per questo è profondamente impegnata ad usarlo come concime per la madonna! Carl William Brown A proposito, questa riflessione persiana la dedico ad una collega che ho conosciuto alcuni anni fa, e che mi confidò che la sua massima aspirazione era quella di diventare una brava insegnante, madonna, chissà quelle mediocri o scadenti! Carl William Brown O Maria, figlia prediletta del Padre, madre ammirabile del Figlio, sposa fedele dello Spirito Santo. San Luigi M. Grignion de Montfort La madonna di Luordes ha fatto senz’altro numerosi miracoli, soprattutto in favore di quelle agenzie turistiche che organizzano i viaggi per i pellegrini in terra francese. Carl William Brown La Madonna ha procreato senza peccare anche perché lo sanno tutti che mentre prendeva il sole lungo le sponde del mar rosso è stata impollinata da un ape. Nei tempi in cui il viagra era ancora lontano la forza del desiderio poteva infatti far questo ed altro. Carl William Brown Io ti amo Maria, perché tu sei la madre di tutti gli uomini, la madre dei Santi, la consolatrice di coloro che soffrono. San Giuseppe Cottolengo Quando starete per morire ricordatevi sempre di ogni madonna con bambino e di tutto il dolore che è destinato a nascere da quei grembi materni. Carl William Brown Le immagini vitali attenuano la desolazione mortale in cui siamo avvolti e una splendida ed immobile madonna con bambino ci rammenterà sempre con estrema poesia la triste ed amorosa realtà che ci tiene prigionieri. Carl William Brown
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Madonne visioni e letterati Chi dice che agli italiani non piace fare la coda, ieri sono passato per ben due volte davanti all'ufficio postale vicino a casa mia, e con grande giubilo e vibrante soddisfazione ho notato che al suo interno c'era una fila della madonna. Dovrebbero mettere anche un sovrapprezzo per ogni servizio, perché almeno la gente sa come passare e sfruttare il tempo in un modo costruttivo e dignitoso, e la qualità, in un mondo che funziona, dovrebbe essere sempre ben retribuita. Carl William Brown Gesù, Figlio di Dio, ti supplico: per l'amore infinito che porti a tua madre, concedimi di amarla come tu l'ami e vuoi che sia amata. Sant'Anselmo di Aosta Grazie alle bestemmie e a tutte le varie imprecazioni, il Buon Dio, il suo povero figliolo e la casta Madonna sono i personaggi più citati nella storia dell'umanità, con buona pace dello spirito santo. Amen. Carl William Brown La Madonna ha creato Gesù, figlio del Padre Eterno, ed è diventata il simbolo materno e femminile più religioso della nostra divina umanità. Già solo per questo il mito del Cristianesimo dovrebbe farci capire il valore del suo ineguagliabile messaggio spirituale. Carl William Brown Non credo ai diavoli, tanto più che per esplicito riconoscimento della loro guida io non sono una parte valida del contratto, primo perché non ho un’anima, secondo perché in fatto di stupidità anche all’inferno ne sanno meno di me! Stupidità, sia ben chiaro, intesa in modo globale e non alla maniera di qualche strano e stitico scrittore. Ma veniamo invece al culto della dea madre, mito del quale nutro una certa fascinazione e al quale dedicherò nientemeno che un intero sito. La madonna stessa infatti ha deciso di aiutarmi nella divulgazione della mia lotta contro la stupidità e io non ho potuto far altro che accettare i suoi favori. Dicevo, il culto della dea madre, tutti infatti nasciamo dalla donna e tutti sappiamo sin troppo bene quanto le madri aspirino alla realizzazione dei propri figli. Ma ahimè per una madre che si rallegra ce ne sono milioni e milioni che piangono, e allora, allora risolviamo questi indovinelli. “Fermati sei bello”! A morte i diavoli e non solo loro. L'Eroe non è altro che un figlio nato dall'unione di un dio o una dea con un essere umano, è un geniale essere intermedio a metà fra gli dei e gli uomini destinato ad intervenire nel mondo con imprese eccezionali. L'eroe sa lottare con estremo coraggio e generosità, e per una ragione o un ideale ritenuti validi e giusti arriva persino al sacrificio di se stesso perché è consapevole che le sue gesta dovranno continuare ad alimentare il mito, il racconto, la narrazione. L'origine di questa storia risale ad alcuni anni fa, ma forse faremmo meglio a dire che inizia agli albori del cristianesimo e magari anche un bel po' prima. Comunque siamo nel 1992 quando una strana donna contatta un personaggio ancora più strano. I due non si conoscono ed il motivo del loro incontro è una consulenza linguistica che la signora richiede al giovane studioso di cui non conosce nemmeno il nome. Il tutto si risolve in una settimana e da origine ad alcune traduzioni in varie lingue di un piccolo libricino di preghiere che riguardano una povera veggente di campagna a cui è apparsa a più riprese la madonna. Il nostro ateo traduttore fa così la conoscenza indiretta della signora Pierina Gilli, della Madonna Rosa Mistica e di un luogo ad una ventina di chilometri da casa sua, le Fontanelle di Montichiari. Passano otto anni e in un temperato giorno di luglio il nostro eroe finalmente si ritrova con la madre nella suggestiva località che inspiegabilmente lo colpisce così a fondo da fargli avere persino un colloquio con la stessa Beata Vergine Maria, la quale tuttavia non proferisce nemmeno parola. La cosa potrà sembrare assurda a tutti, ma non al nostro strano e surreale letterato che nel frattempo è rinato più di una volta e ora si fa chiamare Carl William Brown, ovvero il fondatore del Daimon Club! Il testo della comunicazione è breve, deciso, laconico, sintetico, suggestivo. Il ricevente non ode altro che queste parole: "Caro amico, tu sei ateo, ma sei più religioso di un mistico ed è per questo che voglio che tu critichi il potere della stupidità del mondo. Io sono la madre dell'umanità, la quale diviene sempre più assurda ed egoista e si dimentica sempre più spesso di applicare il messaggio cristiano. Ora io voglio che tu comunichi il mio verbo ed in compenso io ti aiuterò nella tua battaglia contro il potere e l'autorità della banalità. Le nostre voci si leveranno alte nel cielo, nel mito, nel racconto, nella gioia e nella sofferenza. La religione non è altro che letteratura e la vita non è altro che arte, tutti devono poter comunicare, tutti devono poter conoscere senza alcuna intolleranza di sorta e visto che tu hai sempre studiato e letto le sacre opere, devi avere il diritto, anche se non credi, di poter dire la tua. Divulga perciò le mie parole e saranno stupidi, egoisti ed intolleranti gli altri se non divulgheranno le tue..." A dir poco folgorato dalla geniale intuizione il nostro eroe si senti investito di una secolare missione e colto da una strana e pacata eccitazione, dopo aver visitato per bene il suggestivo luogo se ne andò via quasi compiaciuto. La suggestiva storia per il momento finisce qui, anche perché i suoi protagonisti non vogliono andare oltre. I loro cammini sono divisi, le loro avventure sempre più strane, ma rimangono varie cose che li accomunano, e sono il mito, il racconto, il mistero, le visioni, la sofferenza, il dolore, la meditazione, la riflessione, la pace, la lotta ed il desiderio per una vita più felice. In questo i nostri attori non sono poi così diversi e per questo il nostro eroe si appresta a rendere il suo più completo, devoto e sincero omaggio alla Madonna Rosa Mistica delle Fontanelle e alla sua cara veggente Pierina Gilli di Montichiari.
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Madonna Rosa Mistica Per concludere questo breve e simbolico articolo, voglio aggiungere che dopo circa 30 anni da quel fatidico giorno di primavera dei primi anni novanta, Sabato 7 dicembre 2019, vigilia della grande Solennità dell’Immacolata, durante la concelebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo di Brescia, S.E. Mons. Pierantonio Tremolada, è avvenuta l’ufficiale proclamazione della canonica istituzione del Santuario diocesano Rosa Mistica-Madre della Chiesa. Si tratta di un passaggio storico che segna profondamente un lungo percorso ecclesiale iniziato in questi luoghi da oltre 50 anni, e ancor prima presso la Chiesa parrocchiale di Montichiari. Tutti hanno accolto con riconoscenza questa decisione, maturata non senza molte difficoltà che inevitabilmente accompagnano questi percorsi, e così questo complesso fenomeno spirituale e mariano sorto in questi luoghi potrà continuare il suo percorso di sostegno e consolazione della nostra Chiesa, anche in forma ufficiale. P.S. Per maggiori informazioni, eventuali chiarimenti e materiale esplicativo contattare il sito ufficiale dell'Associazione che cura il Santuario della Madonna Rosa Mistica di Montichiari. Carl William Brown Coloro che verranno in nostro aiuto saranno visibilmente protetti dalla Madonna. San Giovanni Bosco Tu che mi sorridesti all'alba della vita, torna di nuovo a sorridermi, Madre, ora che la sera è ormnai vicina. Santa Teresa di Lisieux Venga presto, o Maria, il giorno in cui ogni uomo riconosca te come Madre e Dio come Padre e tutti finalmente si sentano fratelli. Amen. San Massimiliano Kolbe Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte. Amen Blessed Holy Virgin and Rosa Mystica www.daimon.org/rosamistica/index1.htm https://www.youtube.com/watch?v=xPTUHGqvZ2Y Sulla tematica della madre potete anche leggere: Mamma, morte e memoria Il mio Natale più triste Halloween e la festa dei morti Fotografie, memoria, tristezza e ricordi Ricordi e bucce di mandarino Letteratura, religione, morti e psicologia Aforismi per autore Aforismi per argomento Riflessioni e pensieri Saggi e aforismi Read the full article
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vorticimagazine · 7 months ago
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Capire i sentimenti
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Questa volta, Vortici.it vuole invitarvi a scoprire o riscoprire il libro: Capire i sentimenti - Per conoscere meglio se stessi e gli altri (Mondadori) di Vera Slepoj, venuta a mancare recentemente.
Sentimenti, affetti, emozioni lo sappiamo, accompagnano la nostra esistenza influenzandone il percorso verso sviluppi più o meno felici. Eppure li abbiamo sempre vissuti come ineluttabili. Tale è il loro impatto sull'esistenza umana che, per comprenderne il senso, la natura, le dinamiche, sono state coinvolte le scienze umane e sociali, la medicina e perfino la biologia e la chimica del corpo. Da qualche decennio, invece, la psicologia ci ha insegnato a conoscerli, più che a dominarli come si voleva in passato. Nel bel mezzo di una miriade d'informazioni, tuttavia, ci siamo sentiti dire tutto e il contrario di tutto a causa di un’informazione farraginosa, imprecisa, spesso fuorviante. Mettere un po’ d’ordine nella conoscenza dei sentimenti appare ormai indispensabile  a molti di noi: ed è ciò che offre questo libro, ricco di esperienze maturate nel diretto contatto con chi si rivolge allo psicologo per sbrogliare la matassa ingarbugliata del proprio mondo emotivo. Tentarne un'analisi descrittiva è lo scopo di questo libro, frutto di una vasta esperienza maturata in anni di studio e di pratica terapeutica. Vera Slepoj come psicologa, ha approfondito negli anni lo studio e la pratica dei sentimenti traendone appunto il libro "Capire i sentimenti", uno strumento importante per capire noi stessi e chi ci sta intorno. Ed ecco dunque una rassegna completa di sentimenti positivi (l’amicizia, l’amore, la simpatia, la socialità, la felicità) e negativi (l’angoscia, l’aggressività, la cattiveria, la gelosia, l’invidia, il narcisismo, o la paura, il senso di colpa, l’odio e la violenza). L'autrice ci invita a prestare una particolare attenzione ai sentimenti nelle età evolutive (l’adolescenza, la vecchiaia), quando l’identità di ciascuno elabora mutamenti essenziali. Esprime una sintesi dei sentimenti che travagliano la coppia e la famiglia. E introduce nella sua analisi una categoria di sentimenti spesso trascurati, eppure determinanti nella formazione dell’individuo, soprattutto oggi che la comunicazione di massa e la disgregazione delle culture ideologiche, etniche o religiose impongono sradicamenti e scelte che affondano troppo spesso nell’irrazionale: i sentimenti collettivi, come l’idea di civiltà e di progresso, il pensiero conservatore e rivoluzionario, l'integralismo e il fondamentalismo, che ci costringono a complesse mediazioni tra passato, presente, futuro. “Sui sentimenti si è costruita l’arte di ogni tempo, dalla musica alla poesia, dalla letteratura alla pittura. E i sentimenti sono qui, in noi, e lì, fuori di noi, e con i sentimenti dobbiamo confrontarci per conoscere chi siamo, da dove veniamo e dove stiamo andando”. Leggi qui un estratto...  
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Vera Slepoj (1954 Portogruaro  - 2024) è stata una psicologa e scrittrice italiana. Si è laureata in Psicologia presso l'Università di Padova nel 1977, si è poi specializzata in psicoterapia individuale e di gruppo e oggi è psicologa psicoanalista con diploma in sofrologia medica. Ha vissuto e lavorato tra Padova, Milano e Londra. Molte le attività che l’hanno impegnata negli anni: tra le altre, l’insegnamento presso l’Università di Siena, la presidenza della Federazione Italiana Psicologi dal 1989 e dell’International Health Observatory, la direzione di importanti scuole di formazione in psicologia. Autrice di pubblicazioni scientifiche e divulgative, partecipa a programmi televisivi e collabora con diverse testate, tra cui «Diva e donna». Alcuni dei suoi libri sono stati tradotti da case editrici internazionali, tra cui Payot. Ha pubblicato Capire i sentimenti (Mondadori 1996), Cara TV con te non ci sto più (insieme a Marco Lodi, Alberto Pellai che voi lettori avete conosciuto attraverso le nostre pagine e Franco Angeli 1997), Legami di famiglia (Mondadori 1998), Le ferite delle donne (Mondadori 2002), Le ferite degli uomini (Mondadori 2004), L'età dell'incertezza. Capire l'adolescenza per capire i nostri ragazzi (Mondadori 2008), La psicologia dell'amore (Mondadori 2015). Vera Slepoj si è spenta il 21 giugno 2024 a Padova. «Ci mancheranno il suo entusiasmo e la sua simpatia, così come la sua capacità di trattare in modo chiaro e divulgativo temi importanti come le relazioni affettive e altre complesse problematiche sociali.» così l'ha ricordata il sindaco di Padova Sergio Giordani su Repubblica. Scoprite la nostra rubrica Libri Consigliati Foto: https://www.lafeltrinelli.it/Immagine di copertina: freepik.com Read the full article
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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Ventiquattro carati di Ada Rizzo: Una Storia di Rinascita e Coraggio. Recensione di Alessandria today
Il nuovo romanzo di Ada Rizzo: un viaggio nell’animo umano tra dolore e speranza.
Il nuovo romanzo di Ada Rizzo: un viaggio nell’animo umano tra dolore e speranza. Il romanzo “Ventiquattro carati” di Ada Rizzo si presenta come un’opera intensa, profonda e attuale, capace di esplorare i lati più oscuri e luminosi dell’essere umano. Pubblicato il 29 maggio 2024, il libro narra una storia che affronta tematiche delicate, come la violenza sulle donne, la sopraffazione e il…
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personal-reporter · 1 year ago
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Una Ghirlanda di Libri 2023 a Cinisello Balsamo
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Una Ghirlanda di Libri – Fiera dell’Editoria Indipendente di Cinisello Balsamo torna per il quarto anno, per coinvolgere non solo la città in cui si svolge, ma anche i comuni limitrofi del Nord Milano, il  14 e 15 ottobre nella prestigiosa location di Villa Casati Stampa di Soncino a Cinisello Balsamo.  L’evento è organizzato dall’associazione Le Ghirlande, che si è impegnata per offrire un evento che ha come protagonista il libro tra grandi ospiti, presentazioni, incontri e tavole rotonde dedicati ai temi più disparati saranno il filo conduttore di una due giorni intensissima dedicata a tutti coloro che amano la letteratura, la saggistica e l’attualità. La punta di diamante di questa edizione di Una Ghirlanda di Libri sono i numerosi ospiti come Sara Rattaro, autore di Il cuore di tutto, Un uso qualunque di te: Dieci anni dopo e I miracoli esistono, ospite della tavola rotonda sul bullismo; Maria Luisa Jacobelli che presenterà Ora sono io. Storia pericolosa di un incontro sbagliato; Olivia Ninotti con Sembrava un British invece era un Merdish 2 – Saluto alla regina e Laura Marinaro e il suo primo romanzo Maremoto a Varigotti: Un mistero lungo cinquant’anni corre da Milano alla Riviera. Poi ci sarà Catena Fiorello Galeano  con Ciatuzzu,  Roberta Gatani autrice di Ti porto con me alla casa di Paolo,  presentato con Salvatore Borsellino e il comico di Zelig Alberto Patrucco con AbBrassens. Cambiando genere, il professor Vittorio Agnoletto proporrà Senza Respiro, un’inchiesta sulla pandemia in Lombardia, Italia, Europa e sul come ripensare un modello di sanità pubblica;, poi Sandro Neri con Gaber, finalista al premio Bancarella 2023, e infine Andrea Vitali e la sua ultima opera Cosa è mai una firmetta. Tra gli appuntamenti a latere sabato 14 ottobre alle 10.30 la manifestazione proporrà una tavola rotonda dal titolo Il bullismo nell’era digitale con istituzioni locali, forze dell’ordine, scrittori e psicologi e una voce autorevole del mondo dei giovanissimi e Alessandro Musumeci, Marketing Director di Citroën Italia,  introdurrà il progetto Rispettami intrapreso al fianco di Skuola.Net. Al termine ci sarà anche l’incontro con la giornalista e conduttrice televisiva Maria Luisa Jacobelli che con il suo ultimo lavoro Ora sono io. Storia pericolosa di un incontro sbagliato, che  tratta il tema dello stalking, altra piaga contemporanea al pari del bullismo. Read the full article
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tempi-dispari · 2 years ago
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C'è chi la musica la crea e chi la fa conoscere
C’è chi la musica la crea e chi dà spazio agli autori per farla conoscere. Ne parliamo con Evengelos Voutos, esponente dell’ARCircolo di Pomezia. Una realtà giovane ma che da subito si è impegnata per dare spazio alle realtà underground. Ciò che la caratterizza è lo spirito di accoglienze, inclusione e l’impegno sociale. Un intervista tutta da leggere.
Una immagine del collettivo. Evangelos Voutos al centro con la barba, senza occhiali e cappellino
Oggi parliamo con Evangelos Voutos, esponente di ArCircolo di Pomezia. Come è nato il gruppo operativo?
Ciao Carmine, siamo un collettivo affiliato ad Arci nato idealmente proprio durante il Covid nel marzo del 2020, e successivamente, legalmente il 24 giugno 2021. Nato dalle ceneri dell’associazione che occupava quegli spazi precedentemente, quando con Alessandro, uno dei fondatori all’inizio, e poi tutti quanti gli altri abbiamo deciso di rifondare il tutto. Era nata fortemente l’esigenza di far nascere di nuovo un’associazione che potesse dare vita a qualcosa di bello in un paese a ridosso della provincia di Roma che di suo offre veramente poco a livello culturale. Ad aprile del 2022 purtroppo abbiamo perso il nostro Alessandro ed abbiamo deciso di dare ArCircolo il suo nome, ArCircolo Alessandro Casponi appunto.
Perché la scelta di proporre musica indipendente? Non sarebbe più facile e remunerativo presentare cover band?
ArCircolo oltre alla musica propone anche altre attività quali il teatro, la letteratura, la poesia, il disegno, ma la musica è la parte a cui dedichiamo più tempo e spazio sicuramente. La musica indipendente e la libera espressione in generale è la nostra prerogativa, riteniamo fondamentale il libero circolo delle idee e quindi anche della musica, in tutte le sue sfaccettature che gravitano attorno al rock. Le cover band le lasciamo suonare altrove, nei contesti mainstream, dove la musica è considerata solo merce, preferiamo dare spazio alle band che hanno difficoltà oggi giorno a suonare la propria musica.
In un contesto come quello attuale, quanto è importante proporre manifestazioni a favore delle band indipendenti?
Per undici mesi all’anno, noi facciamo quasi un live ogni sabato. Il nostro obiettivo è quello di creare un vero e proprio circuito, dove le band stesse possono confrontarsi e fare amicizia, scambiarsi opinioni fra di loro. Vederle crescere, portare nuove canzoni, dischi nuovi, per noi è motivo di orgoglio.
Qual è la difficoltà maggiore che avete incontrato nel tempo?
La nostra associazione è composta da tutti volontari e volontarie, pertanto si evince che le spese per noi sono tante e spesso non riusciamo a dare un cachet vero e proprio alle band, ma soltanto un rimborso, oltre al bere e la cena ovviamente. Questo comporta che anche la scelta delle band di seguire la nostra politica è fondamentale, infatti quelle che restano e tornano a suonare sono quelle band con cui noi stessi poi costruiamo un vero e proprio rapporto di amicizia. Il rapporto umano è per noi fondamentale.
La soluzione?
Non abbiamo la palla di vetro per trovare alternative, o soldi per far suonare band di spicco, ma ad esempio, per lo scorso compleanno abbiamo investito dei soldi che avevamo messo da parte per far suonare band che venivano da fuori, nel caso specifico, Circus Punk da Milano, Lamecca dalla Campania e i più vicini Mutonia, nella stessa sera che abbiamo raccolto millecentoventi euro che abbiamo donato alla Onlus Peter Pan che si occupa di bambini malati di cancro.
Com’è la risposta delle persone? È come ve la sareste aspettata?
La risposta ad ogni evento è sempre un punto interrogativo. Noi non essendo un locale non pretendiamo che ogni band si porti una carovana di persone, ma sicuramente, essendo ormai un punto di riferimento, abbiamo persone che arrivano dalla provincia ed anche da Roma stessa. La vicinanza a Roma di certo non ci aiuta ma riusciamo a giocarcela lo stesso. Rispetto a questa situazione, soprattutto per come viene maltrattata la musica indipendente, a mio parere siamo sulla buona strada per prenderci ancora le nostre soddisfazioni.
Cosa manca oggi alla promozione dei gruppi indipendenti?
Oggi giorno anche con i social ed il modo anche un po’ malato di comunicare, la promozione diventa un vero e proprio lavoro per le stesse band, spesso anche un’altissima qualità non è abbastanza supportata dal resto degli addetti ai lavori. Quando noi proponiamo i live, di certo cerchiamo di lavorare ad una promozione soddisfacente insieme a loro.
Dal vostro punto di vista, cosa si dovrebbe fare di più per attirare l’attenzione delle persone verso la musica underground?
Io personalmente credo che le band indipendenti debbano fra loro darsi una mano, promuoversi a vicenda, ascoltarsi live reciprocamente, procurarsi date da dividere insieme. Il live rimane l’unico modo ancora per promuoversi al meglio, suonare bene e rimanere nella mente della gente in un modo o in un altro. Noi da questo anno ad esempio, siamo andati a cercare sul territorio le band di ragazzi giovani anche minorenni che sapevamo esserci. Stiamo creando il modo di dar loro l’opportunità di suonare da noi almeno una volta al mese. Ti assicuro che ne vedremo delle belle, di giovanissimi nemmeno ventenni. Questo è un altro dei nostri sogni, fare da apripista al nuovo che avanza anche se è pur sempre rock’n’roll, but i like it, come diceva qualcuno.
La spaccatura tra mainstream e underground pare si stia allargando. Un bene o un male?
Non so se è un bene o un male sinceramente. Se vedessi un giorno i Circus Punk aprire ad un concerto degli Artic Monkeys io sarei felicissimo, ma questo non credo sia il vero problema, anzi. Qui abbiamo gente che suona per davvero e molto bene pure, non è gente che scrive canzoni che ci sbomballano le orecchie per i tre mesi estivi e poi scompaiono, ci sono contenuti, poesie in canzone, musica nuova, arrangiamenti fighi, voci particolari. Forse il pubblico non è abituato al nuovo ecco, almeno credo in Italia.
Moltissimi eventi, specialmente in quest’ultimo periodo, sono ad ingresso gratuito, cosa ne pensate?
Sarà un incentivo a fare ascoltare la musica a più persone? Non so. Noi come circolo Arci, per motivi fiscali, non possiamo avere un ingresso a pagamento anche se c’è sempre un bussolotto apposta per sostenere la musica indipendente.
Si parla sempre di cultura underground, ma esiste davvero?
Io che sono classe 76 ti dico che è veramente dura oggi pensare che esista una cultura underground, forse perché negli anni d’oro che abbiamo vissuto forse era più evidente, esistevano le fanzine, ricordo le locandine che erano poi manifesti, attaccate alle stazioni, quando c’era la possibilità di vedere i Carcass a cinquemila lire in un centro sociale. Ora sarebbe possibile comunque, soltanto se però noi adulti riuscissimo a consegnare una volta per tutte il testimone ai giovani ventenni. Di certo di band underground ce ne sono a iosa.
Il peggior difetto che avete riscontrato negli artisti che avete ospitato?
Noi condividiamo dei principi morali ed etici molto importanti e che ci danno pure una certa responsabilità. I difetti, riscontrati per fortuna raramente sono legati alla maleducazione, alla presunzione, al sentirsi al di sopra di qualcun altro, non capendo lo spirito che fa andare avanti il nostro posticino magico (come lo definisce la nostra Mari). Quando questo accade di certo quella band non torna più da noi.
La scelta di proporre solo gruppi indipendenti, può essere definita una ‘scelta politica’?
Assolutamente sì, grazie per questa domanda. E’ esattamente così, una voce contro, un grido che va oltre e che vuole arrivare a chi la pensa così.
L’underground merita più attenzione? Perché? Prima ti parlavo di Fanzine, non ne esistono più. Non c’è gente che scrive di musica in modo sereno e serio, quando dico serio, intendo senza tifo; ci vorrebbero più Tempi Dispari. Ci vorrebbe più attenzione anche da parte delle radio locali, anche quelle stanno diventando un luogo di mercificazione della musica purtroppo.
I progetti futuri?
Ricominciamo a bomba con i live il due settembre con un evento di beneficenza per i cani meno fortunati, dove ci sarà una cena vegana a supporto, la danza del ventre e tre live, allego l’evento facebook https://fb.me/e/4Fesanakh mentre a fine mese, il 30, festeggeremo il compleanno di Ale con un festival punk dove suoneranno i Plakkaggio in chiusura.
Un saluto a chi ti legge.
Grazie per essere riusciti a leggere fin qui, vi invitiamo a seguire innanzitutto la nostra pagina Facebook ArCircolo Alessandro Casponi ed Instagram ArCircolo32 in modo da essere aggiornati sulle nostre attività e non solo i live. Scriveteci qualora vogliate proporre la vostra musica, ma soprattutto veniteci a trovare, troverete un ambiente amichevole e sereno. Una birra in compagnia ed un biliardino all’esterno dove poter giocare allegramente e gratuitamente
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irmaloredanagalgano · 2 years ago
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"Il giardino di Sophia è una raccolta di poesie di una potenza estrema. Intensa e cocente. 
Una poesia che lascia intravedere tutta l’esitazione esistenziale dell’autrice la quale, unita alla volontà e determinazione di raggiungere una giustizia sociale, regalano al lettore pagine di una grande letteratura impegnata. "
"Il giardino di Sophia" #sophiademellobreynerandresen #poesia #recensione #libro #ilramoelafogliaedizioni
https://irmaloredanagalgano.it/2023/05/22/4643/
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daniela--anna · 2 years ago
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"Everyone has their own past closed inside them like the pages of a book learned by heart and whose friends can only read the title."
"There is no gate, no lock, no bolt that you can adjust on the freedom of my mind."
"In idleness, in dreams, the submerged truth sometimes comes to the surface."
(A room of one's own)
"The beauty of the world has two cuts, one of joy, the other of anguish, and cuts the heart in two."
(A room of one's own)
Adeline Virginia Woolf, born Stephen (25 January 1882 - 28 March 1941) was a British writer, essayist and activist.
Considered one of the main figures of 20th century literature, actively engaged in the fight for equal rights between the sexes, she was, together with her husband, a militant of Fabianism
(movement in favor of the stature of the lower social classes).
In the interwar period she was a member of the Bloomsbury Group and a prominent figure in London's literary circles.
Her most famous works include the novels Mrs Dalloway (1925), A Trip to the Lighthouse (1927) and Orlando (1928).
Among her non-fiction works are The Common Reader (1925) and A Room of One's Own (1929);
in the latter work appears the famous quote: "A woman must have money, adequate food and a room of her own if she is to write novels."
Her works have been translated into over fifty languages.
Her translators include Jorge Luis Borges, Marguerite Yourcenar, Giulia Niccolai, Cristina Campo and Nadia Fusini.
"Ognuno ha il proprio passato chiuso dentro di sé come le pagine di un libro imparato a memoria e di cui gli amici possono solo leggere il titolo."
"Non c’è cancello, nessuna serratura, nessun bullone che potete regolare sulla libertà della mia mente."
"Nell’ozio, nei sogni, la verità sommersa viene qualche volta a galla."
(Una stanza tutta per sé)
"La bellezza del mondo ha due tagli, uno di gioia, l’altro d’angoscia, e taglia in due il cuore."
(Una stanza tutta per sé)
Adeline Virginia Woolf, nata Stephen (Londra, 25 gennaio 1882 – Rodmell, 28 marzo 1941), è stata una scrittrice, saggista e attivista britannica.
Considerata come una delle principali figure della letteratura del XX secolo, attivamente impegnata nella lotta per la parità di diritti tra i sessi, fu, assieme al marito, militante del fabianesimo
(movimento a favore della levatura dei ceti sociali più bassi).
Nel periodo fra le due guerre fu componente del Bloomsbury Group e figura di rilievo nell'ambiente letterario londinese.
Le sue opere più famose comprendono i romanzi La signora Dalloway (1925), Gita al faro (1927) e Orlando (1928). Tra le opere di saggistica emergono Il lettore comune (1925) e Una stanza tutta per sé (1929); in quest'ultima opera compare la celebre citazione: «Una donna deve avere denaro, cibo adeguato e una stanza tutta per sé se vuole scrivere romanzi.»
I suoi lavori sono stati tradotti in oltre cinquanta lingue. Tra i suoi traduttori si annoverano Jorge Luis Borges, Marguerite Yourcenar, Giulia Niccolai, Cristina Campo e Nadia Fusini.
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onlyapieceofart · 3 years ago
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per la serie "se mi tengo impegnata non penso e se non penso non sono triste" ecco le cose che ho fatto oggi:
1. sono andata a scuola
2. ho dato ripetizioni di matematica
3. ho terminato un lavoro di gruppo di letteratura
4. ho dato ripetizioni di chimica
5. ho seguito un corso di 3 ore per il tesseramento come tecnico societario
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carmenvicinanza · 3 months ago
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Toni Cade Bambara
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Toni Cade Bambara, scrittrice, accademica, documentarista e attivista, importante protagonista del Black Arts Movement degli anni Sessanta, ha apportato un enorme contribuito al femminismo nero.
La sua scrittura si muove attraverso la cultura afroamericana, incorporando il dialetto di strada, le tradizioni orali e tecniche riconducibili al jazz come modello strutturale ed estetico per le forme scritte. I suoi personaggi, luoghi e atmosfere sviluppano situazioni non lineari costruite come improvvisazioni su una melodia.
Nata Miltona Mirkin Cade a New York, il 25 marzo 1939, è cresciuta con suo fratello e sua madre Helen Henderson che, influenzata dal Black Harlem Renaissance, la incoraggiava a studiare, scrivere e approfondire la storia afroamericana.
Aveva sei anni quando ha cambiato il suo nome in Toni a cui, nel 1970, ha aggiunto l’appellativo Bambara, relativo al gruppo etnico dell’Africa Occidentale di cui la sua bisnonna faceva parte. 
Frequentando il Queens College, dove era una delle pochissime studenti nere, ha iniziato a utilizzare la scrittura come strumento per entrare in contatto con sé stessa e la propria identità. 
A spingerla a scrivere era stato il desiderio di dare spazio a quelle idee che non trovavano posto nello schema fisso del componimento inglese, cercando di rendere giustizia a un altro punto di vista.
All’università si è interessata di danza, lavorato a teatro e partecipato alla rivalutazione del canto popolare e del suo messaggio politico.
Si è laureata in arti teatrali e letteratura inglese nel 1959. Successivamente, è andata a studiare mimo a Parigi.
Ha conseguito un master in narrativa africana al City College nel 1964 dove ha iniziato a insegnare, l’anno successivo, al Theater of the Black Experience. Si era impegnata a rendere più inclusiva l’istituzione con l’aggiunta di un corso di nutrizione e cultura africana. Auspicava la creazione di un’accademia in cui si dedicasse maggior attenzione all’apprendimento di temi politici e sociali.
Ha fatto parte del programma SEEK – Search for Education, Elevation, Knowledge e contribuito enormemente al suo sviluppo.
È stata professoressa associata alla Rutgers University nel 1969.
La sua antologia The Black Woman del 1970, è stata la prima raccolta femminista di autrici nere.
È stata direttrice del programma della Colony Settlement House a Brooklyn, lavorato per i servizi sociali di New York e come direttrice ricreativa nel reparto psichiatrico del Metropolitan Hospital.
Negli anni Settanta è stata a Cuba per studiarne le organizzazioni politiche femminili. Ha messo in pratica queste esperienze quando si è trasferita con la figlia Karma Bene ad Atlanta, dove ha co-fondato il Southern Collective of African American Writers.
Ha insegnato in diverse università, è stata professoressa ospite di studi afroamericani alla Emory University e all’Università di Atlanta, dove ha anche insegnato alla School of Social Work.
È stata artista residente al Neighborhood Arts Center, allo Stephens College della Columbia e allo Spelman College di Atlanta.
Nel 1981, ha scritto l’introduzione di un’altra innovativa antologia femminista nera, This Bridge Called My Back.
Dal 1986, ha insegnato sceneggiatura cinematografica allo Scribe Video Center di Philadelphia e tenuto lezioni alla Biblioteca del Congresso e allo Smithsonian Institution. 
La sua prima raccolta di racconti è stata Gorilla, My Love, del 1972. Tra le storie incluse ci sono Blues Ain’t No Mockin Bird, Raymond’s Run e The Lesson, che compaiono in tutte le antologie di letteratura afroamericana e in alcuni testi scolastici.
Nel 1980 il suo romanzo The Salt Eaters ha vinto l’American Book Awards.
Per tutti gli anni Ottanta si è dedicata alla produzione cinematografica e televisiva. Ha scritto la sceneggiatura per The Bombing of Osage Avenue, film incentrato sull’assalto della polizia al quartier generale di Philadelphia del gruppo di liberazione nera MOVE il 13 maggio 1985. Ha contribuito anche alla serie di documentari American Experience con l’episodio “Midnight Ramble”: Oscar Micheauz and the Story of Race Movies e al documentario W.E.B. Du Bois: A Biography in Four Voices.
Si è spenta il 9 dicembre 1995 a Philadelphia a causa di un cancro al colon.
Il romanzo sulla scomparsa e l’omicidio di quaranta bambini neri ad Atlanta tra il 1979 e il 1981, Those bones Are Not My Child (originariamente intitolato If Blessing Come), è stato pubblicato postumo nel 1999 a cura di Toni Morrison, che lo considerava il suo capolavoro e che aveva già raccolto i suoi scritti in un volume dal titolo Deep Sightings & Rescue Missions: Ficrion: Essays & Conservations, pubblicato nel 1996.
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