#la tragedia italiana
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Finalmente è morto
Un bandito impunito. Un maschilista. Colui che ha ripristinato negli anni '80, la concezione troglodita della donna-oggetto, consacrando la mercificazione del corpo femminile.
L'uomo che passerà alla storia per i suoi pulmann di troie, per la prostituzione minorile imbellettata da "cene eleganti".
Colui che ha fatto danni micidiali al cervello degli italiani.
Il vero picconatore del senso civico.
Il primo responsabile dell'attuale degrado che ha sostituito il precedente potere cattolico della D.C.
Un pagliaccio. Un buffone. Un pappone. L'uomo che ha sempre considerato le donne come puttane e merce di scambio.
Un furbetto della peggior specie che ha speso milioni di euro per pagare i migliori avvocati per garantirsi l'impunità e una serie di assurde prescrizioni.
L'uomo dei mille conflitti di interessi mai risolti.
Evvivaaaa!!!
Dopo anni, dopo uno stillicidio di brutte notizie, finalmente, un piccolo raggio di sole.
IL 12 GIUGNO, D'ORA IN POI
SARÀ UNA NUOVA
FESTA DELLA
LIBERAZIONE
Oggi si brinda
a champagne !
BUON VIAGGIO
CARO SILVIO
e mi raccomando
non ripassare da queste parti.
.
"IO NON DIMENTICO"
E le mille sviolinate dei Media ora che sei morto, mi fanno convincere sempre di più, che per fare UN UOMO, non basta nascere, ma certamente, non serve nemmeno morire.
Nessuna morte servirá a darti una statura di politico di valore o di padre della Patria.
Berlusconi resterà invece il simbolo dei peggiori difetti del popolo italiano concentrati in una sola persona.
E per sempre resterà colui che ha strumentalizzato le Istituzioni e lo Stato, nel proprio personalissimo interesse.
Per puro tornaconto.
Un individuo così, a casa mia, ha un nome ben preciso:
" parassita "
.
.
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#FESTA DELLA LIBERAZIONE#La morte di un uomo ridicolo e patetico#la tragedia italiana#finalmente una buona notizia#12 giugno 2023#Io non dimentico
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Storia Di Musica #328 - Francesco De Gregori, Titanic, 1982
I dischi che ho scelto il mese di Giugno hanno un valore ancora più personale, e sono legati da un fatto. A metà Maggio per aggiustare due tegole lesionate salendo in soffitta per fare spazio ho ritrovato degli scatoloni, e in uno di questi, catalogati in buste di carta, come quelle del pane, vi erano dei dischi. Ne ho scelti 5 per le domeniche di questo Giugno. Il primo era nella busta Dischi di Angela, il nome di mia madre. Interrogata, e felicemente sorpresa di aver ritrovato quello scatolone pensato perso dopo un temporaneo trasloco da casa, mi ha raccontato che non comprò il disco appena uscito, ma dopo qualche anno, dopo aver visto un concerto dell'artista di oggi, uno dei più grandi autori della canzone italiana.
Francesco De Gregori era stato lontano dagli studi di registrazione per tre anni: il 1979 era stato l'anno straordinario di Banana Republic con Lucio Dalla e di Viva L'Italia, disco fondamentale e che contiene una storia particolare. Fu infatti il tentativo della RCA, la sua casa discografica, di promuovere l'artista a livello internazionale. Fu ingaggiato Andrew Loog Oldham, leggendario scopritore e primo produttore dei Rolling Stones, che portò con sé una schiera di tecnici e turnisti britannici, e lo stesso De Gregori registrò delle versioni in inglese di alcune delle sue canzoni più note (Piccola Mela, Rimmel, Generale, una versione di Buffalo Bill con Lucio Dalla) con i testi tradotti da Susan Duncan Smith e Marva Jan Marrow, poetessa statunitense che rimase in Italia per un decennio, collaborando con numerosi artisti (Ivan Graziani adatta un suo brano, Sometimes Man, per Patti Pravo, che diviene una dedica per lei, intitolata Marva).
Decide quindi di concentrarsi su un disco che da un lato riprende progetti giovanili sul recupero delle musiche tradizionali, e dall'altro sia una sorta di concept album. Su questo ultimo punto, fu decisiva la lettura nei mesi precedenti le registrazioni di un libro, L'Affondamento Del Titanic di Hans Magnus Enzensberger. Prodotto da De Gregori con Luciano Torani, Titanic esce nel giugno del 1982. È un disco dove De Gregori lascia da parte la canzone d'amore (solo un brano è riconducibile ad una canzone romantica), musicalmente molto vario e che sembra, attraverso il racconto della mitica nave e del suo tragico destino, una riflessione faccia faccia, personale e spirituale, con il mare, i suoi messaggi potenti e profondi. Si apre con Belli Capelli, l'unica canzone d'amore, che lascia lo spazio a Caterina, emozionate omaggio a Caterina Bueno, cantautrice fiorentina che fu la prima a credere nel giovane De Gregori, chiamato come chitarrista nel 1971: i versi «e cinquecento catenelle che si spezzano in un secondo» sono un omaggio ad un brano di Bueno, «e cinquecento catenelle d'oro/hanno legato lo tuo cuore al mio/e l'hanno fatto tanto stretto il nodo/che non si scioglierà né te né io». La Leva Calcistica Del '68 è uno dei classici degregoriani, toccante racconto di un provino calcistico di un dodicenne nel 1980, con uno dei testi più belli del Principe (E chissà quanti ne hai visti e quanti ne vedrai\Di giocatori tristi che non hanno vinto mai\Ed hanno appeso le scarpe a qualche tipo di muro\E adesso ridono dentro al bar\E sono innamorati da dieci anni\Con una donna che non hanno amato mai\Chissà quanti ne hai veduti\Chissà quanti ne vedrai). La parte centrale del disco, musicale ed emozionale, è la cosiddetta trilogia del Titanic. L'Abbigliamento Di Un Fuochista, cantata con Giovanna Marini (grande custode della musica tradizionale italiana, recentemente scomparsa) racconta una storia di emigrazione attraverso il doloroso dialogo madre-figlio sullo sfondo della tragedia, e De Gregori in un disco successivo, altrettanto famoso, La Donna Cannone (1983), inserirà un brano, La Ragazza E La Miniera, che è la prosecuzione narrativa di questo brano. Titanic, dal meraviglioso ritmo sudamericano, è il brano metafora della questione sociale: la divisione in classi, prima, seconda e terza, che accomuna la nave alla società. I Muscoli Del Capitano inizia come Il Tragico Naufragio Della Nave Sirio, canzone popolare resa celebra da Caterina Bueno, e molti notarono lo stile particolare del testo, un riferimento alla narrazione futurista del progresso, della potenza meccanica, al mito dell'acciaio e dell'industria. La canzone, meravigliosa, sarà oggetto anche di numerose riletture, e ricordo quella convincente di Fiorella Mannoia in Certe Piccole Voci (1999). Il disco si chiude con il riff, spiazzante, di 150 Stelle, sulle bombe e i bombardamenti, con il simpatico rock'n'roll di Rollo & His Jets, che nel testo cita due dei suoi migliori collaboratori, Peppe Caporello (bassista mezzo messicano soprannominato chicco di caffè) e Marco Manusso (chitarrista con quel nome strano) che insieme con Mimmo Locasciulli suonarono nel disco. Leggenda vuole che per gli arrangiamenti dei fiati Caporello volle un paio di scarpe di tela Superga bianche. Chiude il disco il pianoforte, dolcissimo e malinconico, di San Lorenzo, in ricordo dei bombardamenti del 19 luglio 1943 sul quartiere romano di San Lorenzo ad opera degli alleati. Canzone stupenda, è anch'essa ricchissima di riferimenti: i versi su Pio XII che incontra la gente si rifà ad una famosissima fotografia (scattata però, ma si seppe anni dopo, davanti alla Chiesa di San Giovanni In Laterano, nell'agosto del '43 dopo la seconda sequenza di bombardamenti), il verso Oggi pietà l'è morta, ma un bel giorno rinascerà è presa dal famoso canto partigiano di Nuto Revelli.
Il disco, con in copertina il merluzzo su un piatto in un frigorifero accanto a un limone tagliato fotografato da De Gregori e colorata da Peter Quell, fu anche un successo di critica e di vendite: nonostante non ebbe traino da nessun singolo, vendette 100000 copie nel primo mese, regalando le sue canzoni stupende, con De Gregori che fu il primo a ripercorrere le orme del Battiato de La Voce Del Padrone, unendo nel modo più convincente la tradizione cantautorale, in questo lui un Maestro insuperato, con il grande pubblico.
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X: "Come fa a vincere la Meloni! È omofoba e fascita! La Sinistra non riesce a fare opposizione?"
Idee media della sinistra italiana:
Geronimo Stilton è un borghese e un nemico del popolo!
Dovremmo permettere alla gente di occupare le case!
Perché non mettiamo una bella patrimoniale?
*inserire commento assolutamente irrilevante sul fascismo, come se gli italiani non sapessero che la Meloni è fascista"
Togliamo i ferri da stiro giocattolo dai supermercati!
Quando una sinistra non riesce a portare in campo neanche mezza frase coerente alla fine ti becchi Sangiuliano ministro della cultura con la 4a elementare e Salvini che pur di non lavorare spande disinformazione su atlete algerine. Che tristezza. Almeno in America (che pure non sono santi) si fanno venire qualche idea sull'economia sul sociale. Qui abbiamo il nulla cosmico. Abbiamo avuto una rotazione di almeno 6 partiti negli ultimi 10 anni, di tutto lo spettro politico. E neanche uno che abbia fatto qualcosa, ma un cosa qualunque, tipo fare delle strade in Puglia. Boh. Costruire un Acquedotto in Sicilia. Fare un spaventapasseri in Calabria, uno zoo ad Abbiategrasso.
Aiuto molto out of context questo ask
Lamentarsi della sinistra italiana e poi avere da ridire sulla patrimoniale e sulle case occupate non è molto coerente, anzi forse queste sono 2 delle pochissime cose DA SINISTRA che vorrebbero fare (ma che non faranno mai)
Lo spiego meglio, perché pure su twitter tempo fa vidi molta gente impanicata sulla questione case occupate, state tranquilli la nostra sinistra non è così a sinistra, e nessuno vuole togliervi la casa al mare o la casa ereditata da nonna. Quando si parla di case vuote nello specifico si sta indicando le NUMEROSE case in mano allo STATO ITALIANO, le suddette "case popolari", che sono appunto inutilizzate, altre andrebbero ristrutturate, ma devono essere assegnate. C'è molta gente che ne ha urgentemente bisogno (ad esempio i senza dimora, ma anche chi vive strutture che non garantiscono una vita dignitosa o sono addirittura pericolose -vedi la recente tragedia a Scampia) perciò se per te "dare un tetto ai poveri" è una cosa che non riguarda il sociale, non so.
Stesso si può dire sulla patrimoniale, tassare di più i ricchi per far respirare i poveri. Ci sarebbero più entrate, e quindi anche più investimenti per le infrastrutture che sono carenti, soprattutto nel mezzogiorno come hai fatto notare.
Poi ti prego, menzionami tutti i paesi del mondo ma non uno in cui 1. la sinistra non esiste 2. non hanno manco una sanità pubblica, cioè noi siamo la merda della merda ma mai al livello di quelli là, grazie.
Per il resto mi trovi d'accordo sul fatto che la sinistra fa poco la sinistra (a parte le 2 cose che mi hai menzionato, che ripeto, sono le uniche cose DA SINISTRA che vorrebbero fare), ormai il PD è la nuova DC
E mi trovi pure d'accordo sull'approccio della "sinistra" che fa schifo, e non tanto per il memino scemo di Geronimo Stilton, è proprio imbarazzante la puzza sotto al naso, come se stessero parlando ad una sorta di élite, e se vuoi essere di sinistra non puoi fare l'elitario, quella è roba da destra (che difende i ricchi), la sinistra deve guardare ai poveri, punto.
Quindi io più che cringiare per Geronimo Stilton, mi preoccuperei più di gente che senza ironia alcuna se ne esce con roba tipo "aboliamo il suffragio universale", questo è un atteggiamento sbagliato e anche classista.
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LE FOIBE E PERTINI
Pertini e' ritenuto da molti, troppi, il miglior presidente d'Italia e sapete perche'? Perche' ai mondiali di calcio del 1982 alzo' la coppa vinta dall'Italia in quell'occasione!!!
Nella realta' questo essere non si e' mai ritenuto italiano e per l'Italia non fece mai nulla. Au contraire! Fece un discorso il 31 dicembre alla nazione con un bambino arabo di Gaza....tanto per abituarci alla futura invasione progettata dai comunisti come lui...
Ma raccontare gli orrori di Pertini -come raccomandare lo stupro delle italiane durante la seconda guerra mondiale e stupratore lui stesso...e' davvero lungo...qui ve lo voglio raccontare in relazione alla tragedia delle Foibe e di Porzûs che agli inizi degli anni '80 erano solo appena sussurrate negli ambienti della destra extraparlamentare e completamente ignorate dalla storiografia ufficiale, comunista-partigiana. Parlare di queste tragedie che imbrattavano l'ideologia della Resistenza si rischiava di essere bollati fascisti e revisionisti. Esattamente come oggi.
Ebbene, Tito, il dittatore jugoslavo comunista, morì nel 1980. L'allora presidente Sandro Pertini — il presidente più amato dagli italiani... e credo dagli ex jugoslavi — anziché restarsene al Quirinale, andò a rendergli omaggio, ignorando (si fa per dire) del tutto quel che accadde nell'Istria tra il '43 e il '45. Ignorando la tragedia delle Foibe e quanto i comunisti, sotto gli ordini diretti di Tito, combinarono a danno degli italiani, colpevoli solo di essere italiani. Nessun capo di Stato che avesse avuto un minimo di senso nazionale avrebbe mai reso omaggio al macellaio del suo popolo. Ma Sandro Pertini lo fece. E non si limitò a rendergli omaggio con la sua presenza, ma baciò persino il suo feretro e la bandiera nel quale era avvolto.
Questo fece Sandro Pertini, nonostante le urla di sangue e dolore degli infoibati e degli esuli che fuggirono dall'Istria e Dalmazia. E questo fu solo un episodio (forse il più eclatante). Da bravo socialista partigiano, appartenente alla vecchia scuola (quella di Nenni e Matteotti), Pertini concesse persino la Grazia a Mario Toffanin, altrimenti noto come il 'Giacca'. Un partigiano che durante la guerra aveva compiuto (con la complicità di altri partigiani comunisti) la strage di Porzûs per la quale, nel 1954, la Corte d'Assise di Lucca lo aveva condannato all'ergastolo. Pena a cui erano stati sommati altri trent'anni di reclusione per sequestro di persona, rapina aggravata, estorsione e concorso in omicidio aggravato e continuato. Mario Toffanin, tuttavia, non sconterà mai queste pene, perché riuscirà a riparare in Jugoslavia, godendo persino della pensione italiana che la Grazia di Pertini gli aveva permesso di percepire dall'estero (l'ex partigiano infatti non rientrerà mai più in Italia).
Che differenza c'e' tra lui e Napolitano? Tra lui e i nazisti?
Che vergogna la memoria corta degli italiani...
Che questa giornata della memoria possa re-insegnare la storia agli italiani, e mettere finalmente Pertini la' dove merita, nell'elenco dei criminali!
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Bibliografia
A. Colella, L’esodo dalle terre adriatiche – Rilevazioni statistiche, Opera per l’Assistenza ai Profughi Giuliani e Dalmati, 1958
A. Santin, Al tramonto. Ricordi autobiografici di un vescovo, 1978
L. Vivoda, L’esodo da Pola - agonia e morte di una città italiana, Nuova LitoEffe, 1989
S. Cella, La liberazione negata. L’azione del Comitato di Liberazione Nazionale dell’Istria, Tipografia Del Bianco, 1990
R. Pupo, Venezia Giulia 1945. Immagini e problemi, Editrice Goriziana, 1992
S. Cella, Dal plebiscito negato all’esodo, ANVGD Gorizia, 1993
G. Perselli, I Censimenti della popolazione dell’Istria, con Fiume e Trieste, e di alcune città della Dalmazia tra il 1850 e il 1936, 1993
E. Bettiza, Esilio, Mondadori, 1996
R. Pupo, Violenza politica tra guerra e dopoguerra: foibe, deportazioni ed esodo delle popolazioni istriane e dalmate (1943-1956), in «Annali/Museo storico italiano della guerra», 1997
N. Milani, A. M. Mori, Bora. Istria, il vento dell’esilio, Marsilio, 1998
G. Nemec, Un paese perfetto. Storia e memoria di una comunità in esilio: Grisignana d’Istria (1930-1960), LEG Edizioni, 1998
F. Rocchi, L’esodo dei 350mila Giuliani Fiumani e Dalmati, Difesa Adriatica, 1998
F. Salimbeni, Le foibe, un problema storico, Unione degli Istriani, 1998
L. Vivoda, Campo profughi giuliani Caserma Ugo Botti, Istria Europa, 1998
N. Luxardo, Dietro gli scogli di Zara, Editrice Goriziana, 1999
A. Petacco, L’esodo, Mondadori, 1999
R. Spazzali, Epurazione di frontiera: le ambigue sanzioni contro il fascismo nella Venezia Giulia 1945-1948, LEG Edizioni, 2000
G. Rumici, Fratelli d’Istria: 1945-2000, italiani divisi, Ugo Mursia, 2001
M. Brugna, Memoria negata. Crescere in un centro raccolta profughi per esuli giuliani, Condaghes, 2002
G. Oliva, Foibe. Le stragi negate degli italiani della Venezia Giulia e dell’Istria, Mondadori, 2002
G. Rumici, Infoibati (1943-1945): i nomi, i luoghi, i testimoni, i documenti, Ugo Mursia, 2002
R. Pupo, R. Spazzali, Foibe, Mondadori, 2003
R. Marsetič, I bombardamenti alleati su Pola 1944-1945, 2004
E. Ratzenberger, Via Volta 2. Un’infanzia a Fiume, Edizioni Biografiche, 2005
G. Crainz, Il dolore e l’esilio. L’Istria e le memorie divise d’Europa, Donzelli, 2005
E. Miletto, Con il mare negli occhi. Storia, luoghi e memorie dell’esodo istriano a Torino, Franco Angeli, 2005
G. Paiano, La memoria degli Italiani di Buie d’Istria, 2005
M. Cattaruzza, L’Italia e il confine orientale, Il Mulino, 2007
L. Giuricin, La memoria di Goli Otok - Isola Calva, 2007
E. Miletto, Istria allo specchio. Storia e voci di una terra di confine, Franco Angeli, 2007
E. Rover, Cronache istriane di un esule, L. G. Ambrosini & C. Tipografia Editrice, 2008
G. Rumici, O. Mileta Mattiuz, Chiudere il cerchio. Memorie giuliano-dalmate. Primo volume: dall’inizio del Novecento al Secondo conflitto mondiale, ANVGD Gorizia - Mailing List HISTRIA, 2008
P. Sardos Albertini, Il rumore del silenzio: la storia dimenticata dell’Adriatico orientale, 2008
S. Tazzer, Tito e i rimasti. La difesa dell’identità italiana in Istria, Fiume e Dalmazia, Libreria Editrice Goriziana, 2008
R. Turcinovich Giuricin, La giustizia secondo Maria. Pola 1947: la donna che sparò al generale brigadiere Robert W. De Winton, Del Bianco Editore, 2008
L. Vivoda, Quel lungo viaggio verso l’esilio, Istria Europa, 2008
G. Rumici, M. Cuzzi, R. Spazzali, Istria, Quarnero, Dalmazia: storia di una regione contesa dal 1796 alla fine del XX secolo, LEG Edizioni, 2009
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G. Rumici, O. Mileta Mattiuz, Chiudere il cerchio. Memorie giuliano-dalmate. Secondo volume: il Secondo conflitto mondiale, ANVGD Gorizia - Mailing List HISTRIA, 2010
G. Oliva, Esuli. Dalle foibe ai campi profughi: la tragedia degli italiani di Istria, Fiume, Dalmazia, Mondadori, 2011
G. Nemec, Nascita di una minoranza. Istria 1947-1965: storia e memoria degli italiani rimasti nell’area istro-quarnerina, 2012
G. Rumici, O. Mileta Mattiuz, Chiudere il cerchio. Memorie giuliano-dalmate. Terzo volume: L’immediato dopoguerra, ANVGD Gorizia - Mailing List HISTRIA, 2012
L. Vivoda, In Istria prima dell’Esodo. Autobiografia di un esule da Pola, Istria Europa, 2012
V. Facchinetti, Protagonisti senza protagonismo. La storia nella memoria di giuliani, istriani, fiumani e dalmati nel mondo, La Mongolfiera, 2014
V. Petaros Jeromela, 11 luglio 1920: l’incidente di Spalato e le scelte politico-militari, 2014
R. Turcinovich Giuricin, … e dopo semo andadi via, Edizioni Laguna – ANVGD Gorizia, 2014
F. Molinari, Istria contesa. La guerra, le foibe, l’esodo, Ugo Mursia, 2015
G. Nemec, Dopo venuti a Trieste. Storie di esuli giuliano-dalmati attraverso un manicomio di confine 1945-1970, Alpha & Beta, 2015
A. Cuk, Cuori senza frontiere: il cinema del confine orientale, 2016
E. Varutti, Italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia esuli in Friuli 1943-1960, 2017
O. Moscarda Oblak, Il “Potere Popolare” in Istria. 1945-1953, 2017
A. Cuk, La città dolente, Alcione Editore, 2020
R. Turcinovich Giuricin, R. Poletti, Tutto ciò che vidi. Parla Maria Pasquinelli. 1943-1945 fosse comuni, foibe, mare, Oltre Edizioni, 2020
R. Pupo, Adriatico amarissimo. Una lunga storia di violenza, Laterza, 2021
G. La Perna, Pola Istria Fiume 1943-1945. L’agonia di un lembo d’Italia e la tragedia delle foibe, Ugo Mursia, 2022
R. Pupo, Il lungo esodo: Istria : le persecuzioni, le foibe, l’esilio, Rizzoli, 2022
R. Spazzali, Pola. Città perduta. L’agonia, l’esodo (1945-47), Ares, 2022
R. Turcinovich Giuricin, Esuli due volte: dalle proprie case, dalla propria patria, Oltre Edizioni, 2022
E. Dionis Bernobi, Una vita appesa a un filo, 2023
R. Spazzali, Il disonore delle armi: Settembre 1943: l’armistizio e la mancata difesa della frontiera orientale italiana, Ares, 2023
E. Varutti, La patria perduta. Vita quotidiana e testimonianze sul Centro di Raccolta Profughi giuliano-dalmati di Laterina (1946-1963), Aska Edizioni, 2023
Documenti e articoli
Le vittime di nazionalità italiana a Fiume e dintorni (1939-1947) – Zrtve talijanske nacionalnosti u rijeci i okolici (1939-1947)
Mappa ed elenco delle foibe
Grido dell’Istria, n° 20, 21 e 41
Arnaldo Harzarich, l’angelo delle foibe
Documentari, incontri e lezioni
Adriatico amarissimo. La stagione delle fiamme e la stagione delle stragi
Conferenze del giovedì dell’ANVGD di Milano
Da quella volta non l’ho rivista più. Incontro con Raoul Pupo
Esodo. L’Italia dimenticata
Esodo. La memoria tradita
Istria: il ricordo che brucia (1, 2)
Le Foibe
Le foibe, l’esodo e la catastrofe dell’italianità adriatica
Il tempo del ricordo. Le foibe e l’esodo istriano-giuliano-dalmata
Vergarolla
Filmati storici
Martiri italiani. Le foibe del Carso (1946)
L’esodo da Pola. La salma di Nazario Sauro a Venezia (1947)
L’esodo degli italiani da Pola (1947)
Pola addio (1947)
Pola, una città che muore (1947)
Le condizioni dei profughi giuliani accolti a Roma (1948)
Fertilia (1949)
Piccoli profughi giuliani (1951)
A Sappada con i piccoli profughi giuliani (1952)
Siti utili
Archivio de L’Arena di Pola
Associazione Dalmati Italiani nel Mondo – Libero Comune di Zara in Esilio
Associazione delle Comunità Istriane
Associazione Fiumani Italiani nel Mondo – Libero Comune di Fiume in Esilio
Associazione Giuliani nel Mondo
Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia
Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia – Comitato Provinciale di Bologna
Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia – Comitato Provinciale di Udine
Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia – Comitato Provinciale di Venezia
Associazione Triestini e Goriziani in Roma
Centro di Documentazione Multimediale della Cultura Giuliana, Istriana, Fiumana e Dalmata
Centro di ricerche storiche Rovigno
Circolo di Cultura Istroveneta “Istria”
Comitato 10 Febbraio
Comunità di Lussinpiccolo
Coordinamento Adriatico
Deputazione di Storia Patria
Elio Varutti
FederEsuli
Fondazione Giorgio Perlasca – Le Foibe e l’Esodo
Fondazione Rustia-Traine
Istituto Regionale per la Cultura Istriano-fiumano-dalmata
L’Arena di Pola – Libero Comune di Pola in Esilio
Lega Nazionale
Mailing List Histria
Società Dalmata di Storia Patria
Società di Studi Fiumani
Unione degli Istriani – Libera Provincia dell’Istria in Esilio
Unione Italiana
Università Popolare di Trieste
Romanzi d’autori istro-quarnerini e dalmati
P. A. Quarantotti Gambini, La rosa rossa (1937)
E. Bettiza, Il fantasma di Trieste (1958)
F. Tomizza, Materada (1960)
F. Tomizza, La ragazza di Petrovia (1963)
F. Tomizza, Il bosco di acacie (1963)
P. A. Quarantotti Gambini, I giochi di Norma (1964)
P. A. Quarantotti Gambini, Le redini bianche (1967)
F. Tomizza, L��albero dei sogni (1969)
F. Tomizza, La torre capovolta (1971)
F. Tomizza, La quinta stagione (1975)
F. Tomizza, La miglior vita (1977)
F. Tomizza, Il male viene dal Nord (1984)
L. Zanini, Martin Muma (1990)
N. Milani, Una valigia di cartone (1991)
E. Bettiza, Esilio (1996)
M. Madieri, Verde acqua. La Radura (1998)
G. Fiorentin, Chi ha paura dell’uomo nero? (2000)
F. Tomizza, La visitatrice (2000)
F. Tomizza, Il sogno dalmata (2001)
E. Bettiza, Il libro perduto (2005)
F. Molinari, L’isola del Muto. Storia del pescatore dalmata che parlava ai gabbiani (2006)
A. M. Mori, Nata in Istria (2006)
N. Milani, Racconti di guerra (2008)
L. Toth, La casa di calle San Zorzi (2008)
L. Zanini, Martin Muma (2008)
R. Turcinovich Giuricin, S. De Franceschi, Una raffica all’improvviso, navigando lungo le coste dell’Istria e Quarnero (2011)
L. Toth, Spiridione Lascarich – Alfiere della Serenissima (2011)
A. M. Mori, L’anima altrove (2012)
E. Bettiza, La distrazione (2013)
N. Milani, La bacchetta del direttore (2013)
N. Milani, Lo spiraglio (2017)
L. Toth, Il disertore dalmata (2018)
N. Milani, Di sole, di vento e di mare (2019)
N. Milani, Cronaca delle Baracche (2021)
E. Mestrovich, A Fiume, un’estate (2022)
R. Turcinovich Giuricin, Di questo mar che è il mondo… (2023)
Pellicole cinematografiche e spettacoli teatrali
La città dolente (1949)
Cuori senza frontiere (1950)
Magazzino 18 (2013)
Red Land Rosso Istria (2018)
La rosa dell’Istria (2024)
#Esodo giuliano-dalmata#Giorno del ricordo#*Nella bibliografia ho incluso solamente le opere dedicate a foibe ed esodo (+ Spalato tanto per) ma c’è una bibliografia ricca anche sulla#slavizzazione asburgica di Venezia Giulia e Dalmazia Risorgimento e Fascismo (snazionalizzazione delle componenti slave; violenze squadrist#e non solo; invasione della Jugoslavia e campi di concentramento fascisti) che ovviamente non metto qui perché se parlo di foibe ed esodo m#fermo lì - però per chi non avesse familiarità con l’argomento e volesse avere una visione più ampia e completa della storia di quelle#regioni me lo scriva e provvederò.
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Breve racconto su uno sciacallo stupido
Sfruttare la tragedia di Sharon, visto che è stata uccisa da un uomo di origine africana con cittadinanza italiana nel tentativo di spiegare quanto sia sbagliato ogni discorso su ius soli e ius scholae.
Scoprire il giorno dopo che l'assassino è stato incastrato grazie a due testimoni di origini marocchine con cittadinanza italiana.
Non ne imbrocca mezza.
Sciacallo stupido.
Fine.
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Da perfetta colonia Usraeliana, succube della lobby ebraica, la tv di Stato italiana, nella persona dell'amministratore delegato della RAI Roberto Sergio, prende le distanze dalle parole pronunciate dal cantante Ghali durante Sanremo.
"Stop al genocidio!", aveva detto l'artista, senza concedersi il lusso di pronunciare le parole "Palestina" o "Israele".
Lo scorso anno, tra lustrini gialli e blu, si era arrivati al punto di invitare il presidente ucraino ed esprimergli esplicito sostegno. Ma la Palestina è innominabile.
Sergio dichiara: "Ogni giorno i nostri telegiornali e i nostri programmi raccontano e continueranno a farlo, la tragedia degli ostaggi nelle mani di Hamas oltre a ricordare la strage dei bambini, donne e uomini del 7 ottobre. La mia solidarietà al popolo di Israele e alla Comunità Ebraica è sentita e convinta."
Il comunicato è letto dalla serva Venier, che conclude: "Sono le parole che ovviamente condividiamo tutti".
Si noti: tra gli applausi, consistenti sono i fischi del pubblico.
Giorgio Bianchi
Gli applausi sono registrati, i fischi no
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Dentro l'abisso
La notizia:muore questa ragazza
Si chiama Julia Ituma, ha soltanto 18 anni, è italiana ed è una campionessa di pallavolo. Questa notte è caduta da una finestra d'albergo in Turchia durante una trasferta della sua squadra. È caduta, si è lanciata...? Non si sa, non ha importanza adesso, forse lo sapremo un giorno, forse no, io voglio parlare d'altro, voglio parlare di questo:
Dopo la tragedia questo signor Alessio sente l'urgenza, la NECESSITÀ di dire la sua e di dire quelle parole, di una durezza che lascia sbigottiti. Io mi chiedo: perché? Non possiamo cavarcela dicendo che sia un razzista, uno sciacallo, un demente, tutto troppo ovvio e banale. C'è dell'altro, qualcosa di più profondo, di più perverso, di più inquietante, un qualcosa che vive ed alimenta, come un cuore nero e velenoso, la logica di questi maledetti social. Quanto mi piacerebbe parlare con Alessio e cercare di capire, di indagare, di affondare in questo abisso e poi, si spera, anche di riemergerne con qualche risposta.
L'ultima notazione è lo sponsor della squadra di pallavolo della ragazza: si scrive CRAI, ma si legge CRY.
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VotanTony
Considerazioni sul voto inglese:
Spoiler tronca fake argument number one: di Brexit NESSUNO ha parlato in campagna elettorale, silenti soprattutto i Laburisti. O meglio, ne parlan tantissimo, ora, solo opinionisti europitechi che non parlano inglese (fantastico ieri Sebastiano Barisoni di R24 con l'acquolina in bocca, chiede alla SUA inviata di narrargli della "Brexit argomento chiave" e lei gli risponde: NO).
Sunak, il Primo Ministro Conservatore subentrato post tragedia Cameron (ricordiamo il PM Tory che promosse il referendum PERDENTE CONTRO LA BREXIT e si dimise per quello), in totale continuità col predecessore salvo dettagli, ha perso sonoramente.
Nei mesi scorsi era tollerato se non esaltato dal mainstream media nostrano per le sue posizioni sull'Ucraina, per come pendeva dalle labbra di Gretina etc.etc. Un modello da seguire indicato per la destra italiana, additavano. Perché la destra che piace alla sinistra è quella che gli somiglia, e perde.
Veniamo al Labour, i vincitori: reduci dal percorso inverso a quello che piace alla sinistra di cui sopra, una Lunga Marcia decennale di de-Corbynizzazione. Tradotto in italiano, vince una sinistra benecomunista zero, a-ideologica, moderata, un centro sinistra dalle zero fughe in avanti (Brexit già detto, ma anche sghiscia coi Propal, sul sociale e altro). Un commentatore ha usato l'analogia gattopardesca: conservatori che fanno i sociali, labour che converge su posizioni moderate, tutto cambi affinché nulla cambi. Là è ancora attrazione verso il centro. In Italì i più Salis non a caso stan muti, salvo i più fessi: anche una Schlein ci azzecca un bel DeLuca con 'sto Labour qui.
In UK la sinistra vincente è il centrosinistra: torna un approccio Tony Blair, quello con cui collabora RENZI - evocare Renzi ai sinistri locali è sempre bellissimo: afferrano, escono per un attimo dalle narrative ipocrite e reagiscono come Skar quando le iene dicono "Mufasa" ne Il Re Leone.
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Digressione un po' breriana sul mondo dell'ars pedatoria (sto leggendo in questi giorni un libro di Brera, I campioni vi insegnano il calcio). Avevano chiamato Spalletti in nazionale per ripetere il miracolo di San Gennaro, ma i miracoli, proprio per loro stessa natura, sono dionisiaci, unici ed estemporanei, e solo sotto il Vesuvio, sotto la spinta apollinea della società civile, si possono ripetere uguali nel tempo (sto leggendo anche La nascita della Tragedia dallo spirito della musica). Credo che una nazionale così brutta non si è vista nemmeno ai tempi di Ventura, o forse sono io che ricordo male. Con la Spagna eravamo sempre in ritardo, asincroni rispetto ai tempi di gioco imposti dagli avversari, e non valga nemmeno il discorso della scarsa qualità degli interpreti perché nel calcio chi non ha testa almeno deve avere gamba. Spalletti ha una sua sintassi tutta particolare, una sintassi sofferta: "La chiave del problema è sempre la stessa, eravamo sotto il livello per reazione, per accompagnare l'azione, per rientrare", tradotto, "non abbiamo visto la palla". Ma non credo nemmeno che sia solo un problema di freschezza fisica, sotto la quale si vogliono nascondere molto astutamente guai più seri, credo ci sia una certo problema di frenesia nel palleggio, l'idea spavalda che dobbiamo dominare il gioco, una certa sovrastima delle nostre possibilità, e in ultimo una confusione anche tattica, una difesa a quattro invece che a tre, dove i nostri vari Bastoni, Dimarco e Barella, abituati al formidabile 3-5-2 di Inzaghi, finiscono per perdersi come pesciolini in un acquario troppo grande. A parte gli ultimi europei, quelli vinti da Mancini per un miracolo per l'appunto unico ed estemporaneo, l'Italia del calcio ha sempre vinto con il gioco all'italiana, per cui credo provocatoriamente che la nazionale italiana sia da consegnare oggi stesso a Massimiliano Allegri, il re del corto muso, con buona pace degli esteti e dei folgorati sulla via del tiqui-taca (bravo Calafiori, abbiamo trovato uno stopper, irritante Scamacca, piuttosto mettiamo un falso nueve, piuttosto chiamiamo dal Cosenza Tutino che da queste parti sta facendo sfracelli).
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«Se vi dico treno, spostatevi»: il video girato prima dell’incidente ferroviario di Brandizzo
«Se vi dico treno, spostatevi»: il video girato prima dell’incidente ferroviario di Brandizzo. «Ragazzi, se vi dico “treno”, andate da quella parte eh?». È diventato virale il breve video girato la sera del 30 agosto, pochi minuti prima dell'incidente ferroviario di Brandizzo, nel Torinese, costato la vita a 5 operai. Il filmato, realizzato con uno smartphone poco prima della tragedia, ritrae gli operai al lavoro, intenti a rimuovere il pietrisco sotto i binari, sul tratto di ferrovia in cui, solo pochi minuti pi�� tardi, sarebbero stati travolti da un convoglio in transito. Il video, che è stato recuperato da un profilo social di Kevin Laganà, una delle 5 vittime dell’incidente, ieri è stato consegnato alla Procura di Ivrea dall'avvocato della famiglia, Enrico Calabrese. La voce che esorta ad andare «da quella parte» non sarebbe di uno degli operai al lavoro: la squadra era accompagnata da un capo cantiere dell’azienda, la Sigifer, e da un tecnico di Rfi, ora entrambi indagati. Kevin, ignaro del loro destino, chiude il video con queste parole: «Ciao ragazzi ci vediamo alla prossima, metterò un tik tok fra un paio di giorni». L'amministratore delegato di Rete ferroviaria italiana (Rfi), Gianpiero Strisciuglio, in audizione alle Commissioni riunite Trasporti e Lavoro della Camera sulla sicurezza e l'incidente di Brandizzo, ha dichiarato «L’avvio delle lavorazioni è tassativamente subordinato all'ottenimento dell'autorizzazione scritta all'interruzione della circolazione dei treni». «Rfi ha istituito una commissione di indagine, presieduta da autorevoli esponenti del mondo accademico, i cui esiti saranno messi prontamente a disposizione delle autorità competenti», ha concluso l'amministratore delegato di Rfi. «Molto dispiaciuti» per la diffusione del video, che comunque «è assai utile per la ricostruzione della vicenda». Questa è la presa di posizione degli avvocati Enrico Calabrese e Marco Bona, legali delle famiglie di due delle vittime dell'incidente ferroviario. «Dalle immagini - aggiungono - sembrerebbe emergere un modus operandi non occasionale, con direttive impartite ai lavoratori assai pericolose».... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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me siento un toke mal por las italianas 2 goles anulados es una tragedia
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Comunque oggi a lavoro ha chiamato uno e mi fa “vorrei parlare con il suo capo. Devo sfogarmi perché questo Sanremo davvero è una tragedia. È questa la cultura italiana? Ci siamo ridotti fino a questo punto? Lei l’ha guardato? (io, mentendo, ho detto di no perché non avevo voglia di incoraggiarlo) No? Ha fatto bene era una gran perdita di tempo. Ma è una vergogna questa. C’è qualcuno con cui posso parlare?”
Ed io ero lì tipo 😶 e io che c’entro? Il mio capo che c’entra? Perché chiami a noi?? Mica decidiamo noi cosa combina Amadeus. Chiama un amico, un prete che ne so io
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Ed eccoci di nuovo qui con la rubrica a cadenza mensile e precisamente l'ultimo giorno di ogni mese, curata dalla nostra utente e amica Valentina Pace
Questa rubrica nasce anche e soprattutto da una riflessione che ci accompagna da un po' di tempo: per una "piccola" biblioteca di un piccolo paese non è sempre facile stare al passo con le richieste, i suggerimenti, le necessità degli utenti e non. Per questo motivo, con l'aiuto di Valentina scopriremo nuovi autori e nuove letture, consigli e spunti di riflessione, insieme a curiosità e notizie sui nostri cari libri. E allora, diamo il benvenuto a questo nuovo spazio culturale dove si viaggerà alla scoperta delle case editrici indipendenti: ʟᴇᴛᴛᴜʀᴇɪɴᴅɪᴇ.
La casa editrice di questo mese è: Sellerio
Buona lettura a tutti!
PICNIC A HANGING ROCK di Joan Lindsay
“Se Picnic a Hanging Rock sia realtà o fantasia, i lettori dovranno deciderlo per conto proprio. Poiché quel fatidico picnic ebbe luogo nell'anno 1900 e tutti i personaggi sono morti da molto tempo, la cosa pare non abbia importanza”.
All’Appleyard College, una rinomata scuola per signorine di buona famiglia, situata in Australia a poca distanza da Melbourne, si respira un’atmosfera di profonda allegria e di grande trepidazione: è l’alba del 14 febbraio del 1900 e le ragazze, tutte vestite di bianco, si preparano per una scampagnata a Hanging Rock, un immenso gruppo roccioso di origine vulcanica che costituisce il simbolo del paese.
La direttrice, la severa e arcigna Mrs. Appleyard sovrintende ai preparativi, mentre le ragazze si scambiano i biglietti di San Valentino. Tra loro spiccano le tre allieve più grandi: Miranda, la più bella, la più riflessiva e la più amata del collegio, Irma, la più ricca e Marion, la più intelligente. L’attempata Miss Greta McCraw, insegnante di matematica con il naso perennemente infilato in un libro e Mademoiselle Dianne de Poitiers, insegnante di francese e di ballo, giovane, elegante e ricca di fascino, sono le accompagnatrici.
Quella che dovrebbe essere una giornata di festa si trasforma in tragedia: una volta arrivata a destinazione, l’allegra brigata si dispone a trascorrere la giornata oziando, ma Miss McCraw, Miranda, Irma e Marion, seguite dall'insulsa Edith, una ragazza lagnosissima, definita dal narratore l’asina del collegio, si avventurano sulla cima della Hanging Rock e non faranno più ritorno. Soltanto Edith e Irma, in momenti diversi, verranno ritrovate, ma non saranno in grado di spiegare cos’è accaduto alle altre. Nonostante le ricerche, neanche i corpi delle scomparse saranno rinvenuti, come se la montagna le avesse letteralmente inghiottite.
Picnic a Hanging Rock è un mystery d’atmosfera in cui le descrizioni di una natura lussureggiante e selvaggia si alternano agli eventi successivi alla scomparsa delle tre ragazze e della loro insegnante durante la gita organizzata dal collegio. Il romanzo è caratterizzato dal tema del perturbante: la normalità, ciò che ci è familiare, diventa estraneo e spaventoso, provocando ansia e disagio. Una tranquilla gita in montagna non si trasforma in una semplice tragedia, ma in qualcosa di ignoto e terribile con cui tutti i protagonisti del romanzo dovranno fare i conti. La Hanging Rock si erge in lontananza, quasi fosse una creatura senziente in grado di influire in modo determinante sulla vita (e la morte) di tutti i personaggi.
Il manoscritto originale del romanzo comprendeva un finale con la soluzione del mistero: il cosiddetto diciottesimo capitolo. Tuttavia, l’editore convinse la Lindsay a rimaneggiare il romanzo, lasciando il mistero senza soluzione. L’autrice affidò al suo agente il compito di pubblicare il capitolo mancante dopo la sua morte. Ciò è avvenuto nel 1987. L’edizione italiana non comprende il diciottesimo capitolo che, in ogni caso, può essere reperito facilmente online in lingua originale con il titolo The Secret of Hanging Rock.
COSA MI È PIACIUTO
Ho avuto la fortuna di leggere questo romanzo con il gruppo di lettura #oldbutgold gestito da Teresa, Bee Book a Lula e la sottoscritta, al quale si sono unite tante lettrici e alcuni lettori con i quali abbiamo discusso ed esaminato i vari aspetti del romanzo.
Personalmente ne ho amato ogni pagina, soprattutto perché il tema del perturbante, ampiamente trattato nel romanzo, mi ha ricordato L’incubo di Hill House di Shirley Jackson, uno dei miei romanzi prediletti. Inoltre, proprio quest’anno la casa editrice Sellerio ha deciso di ripubblicare una nuova edizione di Picnic a Hanging Rock dalla copertina estremamente evocativa e volevo assolutamente che questo splendido volume facesse parte della mia biblioteca.
COSA NON MI È PIACIUTO
Il romanzo ha pienamente soddisfatto le mie aspettative, ma non ne consiglio la lettura a chi non ama le pagine descrittive e ritiene che ogni mistero debba avere la sua soluzione.
L’AUTORE
Joan Lindsay (1896-1984), scrittrice e commediografa australiana, oltre a Picnic a Hanging Rock (1967), pubblicato per la prima volta da Sellerio nel 1993, oggetto di una celebre versione cinematografica di Peter Weir e di una serie TV nel 2018, ha pubblicato il libro di memorie Time Without Clocks (1962).
LA CASA EDITRICE
La Sellerio è nata nel 1969 a Palermo da Elvira Giorgianni e suo marito Enzo Sellerio su ispirazione di Leonardo Sciascia e dell’antropologo Antonino Buttitta. La casa editrice ottiene visibilità nazionale (e internazionale) con la pubblicazione nel 1978 de “L'affaire Moro” di Sciascia. Cresce il numero delle collane, a cominciare da “La Memoria”, oggi simbolo della produzione selleriana. Fra gli scrittori che hanno collaborato con la casa editrice: Gesualdo Bufalino, lanciato nel 1981, vincitore del Premio Campiello e del Premio Strega, e Andrea Camilleri ("padre" della serie TV Montalbano).
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il ministero della Verità
1945
Si andava alla catastrofe. Tutti lo sapevamo. Ma ci si andava ridendo. C'era una bella differenza fra lo scoppio della guerra che avevo visto a Berlino e quello che vedevo ora a Roma. I tedeschi non capivano e piangevano. Gli italiani capivano e ridevano. Gli uni e gli altri intonavano le proprie reazioni al rispettivo destino: il destino dei tedeschi è la tragedia, quello degli italiani la commedia. Cercai di esprimere tutto questo in un articolo che, pubblicato su "Panorama", fece sopprimere la rivista. A me personalmente non fecero nulla perché, avendo fatto sopprimere una rivista, avevo praticamente reso un favore al ministero della Cultura. Questo, più giornali si sopprimevano, e più si ingrandiva. A poco a poco la stampa italiana sarebbe diventata un solo giornale controllato e diretto da un enorme ministero con dodici palazzi e centomila funzionari.
-Indro Montanelli
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Da: SGUARDI SULL’ARTE LIBRO SECONDO - di Gianpiero Menniti
LA PIETRA DEL SENTIMENTO
Giovanni Pisano, figlio del famoso Nicola, può essere considerato, assieme al padre, tra gli artefici sommi della scultura medievale italiana del XIII secolo. Secolo nel quale, in Italia, si affermano istituzioni comunali ormai mature e tuttavia vibranti nelle loro dinamiche politiche, centri floridissimi di un’economia nuova che rispecchia la rivoluzione commerciale avviatasi con poderosa progressione fin dal X e XI secolo. Città ricche e forti che hanno bisogno di dare voce a sé stesse attraverso opere monumentali di grande magnificenza, ex voto alla loro potenza. In questo clima sociale, Giovanni, dopo aver a lungo coadiuvato il padre nella bottega di famiglia (nella quale s’istruì anche Arnolfo di Cambio) fino alla morte di questi avvenuta nel 1284, avviò iniziative di notevole rilevanza prima a Siena e poi, nel 1297 a Pistoia dove venne chiamato a realizzare il pulpito della Chiesa dedicata a Sant’Andrea. In particolare, la lastra che narra la “Strage degli Innocenti“ viene inserita nel ciclo della vita di Gesù per rivelare la violenza umana più efferata, la malvagità che sospinge verso il male e la connessa ambiguità dell’essere macchiato dal peccato non redento. La lastra segue, nella struttura del racconto, un andamento diagonale che ha due vertici alti nella figura di Erode intronato che comanda la strage, mandante crudele e partecipe animato della tragedia, ed in quella del soldato che solleva senza pietà il povero corpo di un piccino ignara vittima di un gesto orribilmente sadico; all’opposto di questi, in basso, si trovano la scena di una madre che tenta di proteggere il proprio bambino dall’assalto implacabile di un soldato pronto a colpire mentre nel vertice basso ulteriore è colta la pena insostenibile di un’altra madre ormai sconvolta e prostrata dal dolore nella fissità del corpo senza vita del proprio tenero innocente. Una scena infernale verso la quale, significativamente, la figura spiccata al centro ed in alto di una donna non osa più guardare coprendosi il volto. Una scena animata da un movimento che gronda dolore e violenza inaudite: questo è il dolore che salva le anime dei credenti; questa è la violenza che le condanna all’eterna pena dell’inferno. Il talento dell’artista è essenzialmente nella capacità di condurre ad una visione coinvolgente e persino disperata dell’atto narrativo. Una capacità somma che lo rende in grado di trasformare la materia in sentimento, quindi di superare la materia stessa costituendola come puro strumento di stile. Stile capace di assorbire con sapiente tecnica i limiti prospettici del piano bidimensionale grazie alle possibilità dell’altorilievo, che mancano invece al pittore. Al quale non rimarrà la scoperta della prospettiva per sopperirvi.
- Giovanni Pisano (1248 - 1315): Lastra della "Strage degli Innocenti", 1297, Pulpito del Duomo di Pistoia
- In copertina: Maria Casalanguida, "Bottiglie e cubetto", 1975, collezione privata
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