#incontro Carabinieri
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Alessandria - Incontro con i Carabinieri alla scuola elementare “Caduti per la libertà”.
Gli alunni delle classi quinte e i loro insegnanti hanno avuto occasione di riflettere su argomenti di stretta attualità, come la cultura della legalità e i problemi legati al bullismo, accompagnati dal Comandante della Stazione di Alessandria Cristo, Ma
Gli alunni delle classi quinte e i loro insegnanti hanno avuto occasione di riflettere su argomenti di stretta attualità, come la cultura della legalità e i problemi legati al bullismo, accompagnati dal Comandante della Stazione di Alessandria Cristo, Maresciallo Sara Peluso.L’evento rientra nel progetto di formazione che prevede il contributo dei Carabinieri negli incontri didattici presso le…
#Alessandria#Alessandria today#Arma dei Carabinieri#bullismo#Carabinieri Alessandria#collaborazione scuola-forze dell&039;ordine#contrasto al bullismo#Cultura della Legalità#difesa dei più deboli#diritti e doveri#Educazione alla cittadinanza#educazione alla sicurezza#Educazione civica#educazione scolastica#formazione scolastica#Google News#importanza della legalità#incontri con le istituzioni#incontri didattici#incontri educativi.#incontro Carabinieri#istituzioni e scuola#italianewsmedia.com#legalità e giovani#Maresciallo Sara Peluso#Pier Carlo Lava#prevenzione bullismo#prevenzione reati giovanili#progetto formazione#protezione minori
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Ho vissuto 17 anni a Pola ed è stata una vita da favola: è quella la mia terra e mi manca tanto. Siamo andati via nel 1946 perché c’erano già state le prime foibe, in Istria si sapeva, a Pola meno. Venivano di notte, chiamavano la persona e dicevano “Vieni, ti devo parlare”, e quella spariva. Poi ci accorgemmo che, dopo tempo, a Pola, sui tabelloni di un cinema erano esposti cadaveri; così la gente andava alle foibe per cercare lembi di indumenti dei familiari scomparsi. Fummo sfollati a Orsera (in croato Vrsar) nel 1944-’45, quando avevo 14 anni, perché gli alleati bombardavano e c’erano i tedeschi. Ricordo un presidio di giovani soldati, 18 o 19 anni, che furono convinti dalla popolazione pro-Tito a lasciare il presidio e andare in bosco coi titini. Questi presero le armi dei nostri soldati e si vestirono con le loro divise: i giovani che andarono in bosco non tornarono più. Le mamme andavano a chiedere a don Francesco Dapiran, poi parroco di Fertilia, dove fossero i loro figli, e lui andò a cercarli paese per paese, chiedendo alla popolazione dove fossero stati portati: erano tutti morti gettati nelle foibe. Tornammo a Pola e riprendemmo la vita di tutti i giorni. Vivevamo in mezzo a gente slava, ma non lo sapevamo, eravamo tutti una comunità. Furono alimentati rancori e odi, ma in realtà non c’era questo fra noi, eravamo gente buona. Mio padre, originario di Buggerru, e mia madre ripresero a lavorare, io proseguii gli studi. Poi anche da noi iniziarono le uccisioni e facemmo domanda per espatriare. La nostra partenza fu fissata il 10 febbraio 1947, ma l’uccisione del generale De Winton la rinviò. Essendo una ragazza di 17 anni, vivevo quell’esperienza non come un disagio, ma come un’avventura. Partimmo col successivo imbarco, il pomeriggio di sabato 15 febbraio. La domenica, a bordo, il parroco celebrò la messa, quindi, nel pomeriggio, arrivammo ad Ancona. Mi aspettavo una festa d’accoglienza, con le bandiere, invece ci vennero incontro delle barche con a bordo uomini che, col pugno chiuso, ci insultavano gridando: “Tornate a casa vostra, fascisti!”. Se non ci fossero stati i carabinieri quelli ci avrebbero buttati in mare: li ringrazierò per sempre per quello che hanno fatto per noi. In treno raggiungemmo Civitavecchia da dove c’imbarcammo per la Sardegna. Il giorno dopo sbarcammo ad Olbia, quindi ci trasferimmo a Sassari e da lì prendemmo il treno per Cagliari. Il paesaggio che si presentò ai miei occhi era desolante, mi sembrava di attraversare la steppa; ricordo delle cavallette enormi ma anche un bel sole, che ci accolse con tutto il suo calore. Il primo impatto con Cagliari fu positivo: il municipio e il bel giardino antistante mi diedero subito l’impressione di una bella città, nonostante i danni subiti dalla guerra appena terminata. Ci condussero nel campo profughi, situato tra le vie Logudoro e San Lucifero, e lì l’accoglienza fu buona. La città mi piaceva e mi piace, ma mi sono inserita con difficoltà, la mia mentalità era diversa da quella che ho trovato e non riuscivo a capire le persone che si esprimevano solo in sardo. Sono arrivata a 80 anni e ringrazio Dio e ringrazio la Sardegna perché mi trovo bene, la vita è tranquilla, una pensione l’ho avuta, ho pochi amici ma buoni e tengo collegata tutta la ‘mia’ gente, sparsa in tutto il mondo.
Nerina Milia, esule da Pola
#La signora Melia scrisse abbastanza spesso sull’Arena di Pola negli anni Ottanta#Esodo giuliano-dalmata#Giorno del ricordo
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“ Sono anni molto violenti a Firenze. La città è percorsa da bande di fascisti terribili, duri e fanatici, riuniti in squadracce dai nomi paurosi. Una su tutti, ‘La Disperata’, al cui soccorso arriva ogni tanto ‘La Disperatissima’, composta da squadristi di Perugia che si muovono anche fuori regione spingendosi a fare incursioni fin nelle Marche. Gentaccia pronta a usare bastone e olio di ricino senza alcuno scrupolo, teppisti, criminali come Amerigo Dumini, il capo degli squadristi che un paio di mesi dopo sequestrano e uccidono Matteotti (e che, ricorda Lussu ne La marcia su Roma, era solito presentarsi dicendo «Amerigo Dumini, nove omicidi»). Il professor Salvadori, per non mettere in pericolo la famiglia, obbedisce alla convocazione senza fare storie e va a piazza Mentana. Entra nel covo alle diciotto del primo aprile [1924] e ne esce a tarda sera, coperto di sangue e barcollante. Max, all’epoca sedicenne, che gli è andato appresso perché aveva delle lettere da impostare alla stazione e l’ha aspettato fuori, ha sentito tre brutti ceffi che ciondolano per la piazzetta dire alcune frasi inquietanti. «Occorre finirlo». «Già, ma chi l’ha comandato?» «L’ordine viene da Roma».
In quel momento Willy esce dal palazzo circondato da una dozzina di fascisti esagitati che brandiscono bastoni. Il padre, ammutolito, è coperto di sangue, e quando Max gli si fa incontro per sostenerlo e aiutarlo riceve la sua razione di botte: i picchiatori non hanno finito, la squadraccia li segue fin sul ponte Santa Trinita, vogliono buttare padre e figlio al fiume. I due si salvano solo grazie a una pattuglia di carabinieri che passa di lì per caso, e quando infine arrivano a casa a mezzanotte, malconci e umiliati, sebbene Cynthia mantenga calma e lucidità e Willy cerchi di minimizzare, lo shock è forte per tutti loro. Scrive Joyce in Portrait: “Tornarono tardi, e la scena è ancora nei miei occhi. Noi due donne (mia madre e io, mia sorella era in Svizzera), affacciate alla ringhiera del secondo piano, sulla scala a spirale da cui si vedeva l’atrio dell’entrata; e loro due che dall’atrio salivano i primi gradini, il viso rivolto in alto, verso di noi. Il viso di mio padre era irriconoscibile; sembrava allargato e appiattito, e in mezzo al sangue che gocciolava ancora sotto i capelli, si vedevano i tagli asimmetrici fatti con la punta dei pugnali: tre sulla fronte, due sulle guance, uno sul mento. Mio fratello aveva il viso tutto gonfio e un occhio che pareva una melanzana. «Non è niente, non è niente», diceva mio padre, cercando di sorridere con le labbra tumefatte. Capii in quel momento quanto ci volesse bene.” In quella sera drammatica che costituisce uno spartiacque nella storia della loro famiglia, Joyce fa tesoro dell’esempio dato dai genitori e dal fratello. Il padre che coraggiosamente cerca di sminuire la portata della violenza e il fratello che lo sostiene forniscono alla Joyce dodicenne «solidità, in quanto alle scelte da fare. Servì a pormi di fronte a ciò che è barbarie e a ciò che invece è civiltà». “
Silvia Ballestra, La Sibilla. Vita di Joyce Lussu, Laterza (collana I Robinson / Letture), 2022¹; pp. 13-14.
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Conca dei Marini, impiegato del comune ed ex assessore a Montecorvino Pugliano arrestato per violenza sessuale su una 16enne di Maiori
Emanuele Budetta, 48 anni, residente a Montecorvino Pugliano e precedentemente assessore del Comune di Montecorvino Pugliano tra il 2011 e il 2016, è stato arrestato. Attualmente impiegato presso il Comune di Conca dei Marini, Budetta, come riporta “Il Mattino”, è sotto accusa per un presunto atto di violenza sessuale su una minorenne di 16 anni, residente a Maiori. L’arresto è stato eseguito venerdì dai Carabinieri della Compagnia di Battipaglia, temporaneamente guidati dal Capitano Donato Recchia, e Budetta ha ottenuto il beneficio degli arresti domiciliari.
L’arresto è avvenuto a seguito di una denuncia presentata dai familiari della vittima. Budetta avrebbe molestato la ragazza tre mesi fa, nonostante non abbia avuto rapporti sessuali con lei. Le indagini hanno portato all’emissione di un mandato di arresto e nei prossimi giorni si terrà l’udienza di convalida dell’arresto. La notizia dell’arresto ha suscitato incredulità tra i conoscenti di Budetta, considerato una persona irreprensibile. Le indagini hanno raccolto prove significative, tra cui la denuncia della vittima. Budetta, in passato impiegato a Giffoni Valle Piana, avrebbe incontrato la minorenne a Conca dei Marini, dove avrebbe iniziato a fare avances culminate in un incontro durante il quale avrebbe molestato la ragazza.
Lester Hunter
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Nulla m'importa delle ricorrenze.
E non ho cura delle celebrazioni.
Non delle prime, poiché sottraggono temporale diffusione all'attenzione.
Non delle seconde, benchè lo storico Henri-Irénée Marrou ebbe a definire la ρητορικη τεχνη "denominatore comune della nostra civiltà".
No, a me interessa il Valore.
Valore prosciugato da orpelli.
E del Valore, incontri.
Incontri tra Massimo Palamenghi e l'Arma, qui.
Sapete, quotidianamente appongo presso praeclaro social i rituali likes a post di simpatizzanti delle Forze dell'Ordine.
E per me non sono rituali.
Non sono rituali per il mio afflato.
Ma il mio afflato va al concetto, non alle visuali porcherie che sovente vedo abbinate ai summentovati post.
No, qui ci vuole Massimo Palamenghi.
Uno che onori l'Idea con personale Idea.
E che idea sposi a fine realizzazione, oltre che ad intimo sentire.
I Carabinieri & l'Arte, potrebbe vergare un convenzionale Ufficio Stampa.
Sol che qui è così per davvero.
Le due entità traversate dal fervoroso occhio di Massimo.
Ecco allora la persona in usuale uniforme che trafigge quadro mercè vetro, tale è la simpatetica osmotica compenetrazione.
O la singola pennacchiata - tributo onore a Re Carlo di Sardegna per le vaporose rossoblu svettità - che contrappunta il barocco - rocochizzato in salsa siciliana - con uno sguardo tanto rinascimentale quanto eterno.
O le binate pennacchiate che rimirano simulato cielo con lo stuporoso fervore che spesso scorgesi in Sistina.
O l'ufficiale che contempla Arte anch'ella indossandola (argentee florealità sottocollo) e su panca posandola (lo stilizzato oro sul berretto, che aligero trasfigura la sua deflagatoria origine, quella di granata).
Eddunque, grazie Massimo.
Perché sopraffino incontro di Valori è, qui
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Claudio Trezzani
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Ecco la potenza del clan dei CASALESI. Cena da 320 euro “a cranio” tra Nicola Schiavone monaciello, l’uomo più potente del Pd in materia di lavori pubblici e ferroviari e il dirigente dei dirigente, il direttore dei direttori di Rete Ferroviaria Italiana
Nella prima parte dell’articolo che colleghiamo allo stralcio dell’ordinanza che poi pubblichiamo integralmente in calce allo stesso, ci soffermiamo su un pranzo di compleanno a cui Pierfrancesco Bellotti, quello che pietiva al cospetto di Schiavone un incontro con il notabile politico Salvatore Margiotta, per diventare direttore del Compartimento ferroviario di Bari. Il clou riguarda però un altro pranzo, molto più ristretto, molto più importante che dimostra chiaramente quanto contasse Nicola Schiavone monaciello dentro ad Rfi e anche dentro alle strutture politiche più importanti del nostro paese. Ricordatevi che magari quel giorno, dopo aver pagato con American express il super conto, monaciello ha preso la sua auto e da Roma si è trasferito a Casal di Principe a consegnare soldi per il mantenimento della famiglia di Francesco Schiavone Sandokan, così come è risultato dalle dichiarazioni della moglie di Sandokan, Giuseppina Nappa e del figlio Nicola Schiavone junior
CASAL DI PRINCIPE (G.G.) Quanto può costare, n pranzo luculliano per 10 o più persone in una delle sale importanti dell’Hotel Adrovandi di Roma? Non certo 100 euro a testa ma a nostro avviso, quale migliaia di euro. L’Aldrovandi, per chi si fosse perso le puntate precedenti di questo nostro lungo focus, è il sontuoso albergo che NicolaSchiavone Monaciello aveva trasformato nel suo quartier generale dove riceveva la maggior parte dei suo ed interlocutori “di danari” con cui stabiliva trame e stipulare accord.
Il pranzo in questione è quello che si tenne per la festa dei 40 anni dello scalpitante medio-dirigente, di voraci ambizioni, di Rete Ferroviaria Italiana Pierfrancesco Bellotti.
Subito dopo il blitz dei carabinieri, dopo le perquisizioni dei carabinieri del 3 aprile 2019, Bellotti, forse non sapendo quanto materiale gli inquirenti avessero raccolto su di lui – soprattutto intercettazioni ambientali- chiede ed ottiene di verbalizzare spontanee dichiarazioni in cui afferma che a pagare il pranzo di compleanno al quale avrebbe partecipato una decina di suoi congiunti, fu lui stesso tra il 29 e il 30 dicembre 2018.
Pagamento in contanti. E già questo risulta molto strano. Un dirigente di un’azienda di stato, quando fa una spesa significativa, dovrebbe tenere a che tutto sia chiaro, evidente e tracciato. Bellotti che al pari di molti suoi colleghi, era in tutta evidenza un dirigente sui generis, dice, al contrario, di aver pagato mille euro, cioè 100 euro a testa, che lo paghi da Mimì alla Ferrovia o alla Zì Teresa, e di aver acquisito ricevuta dall’hotel attraverso una mail. Dice ancora, il Bellotti, che l’Aldrovandi lo scelse perchè ne aveva apprezzato la qualità nelle volte in cui lì si era incontrato con Nicola Schiavone su invito di quest’ultimo.
Ovviamente, questa testimonianza, questa ricostruzione non ci convince affatto. Prima di tutto perchè il pranzo si è tenuto il 9 dicembre, dunque il pagamento in contanti ci sarebbe stato 20 giorni dopo. Risulta strano che un dirigente di un’azienda di stato, che comunque un 4mila/5mila euro al mese, per la sua mansione, li intasca, oltre alla tredicesima e alla quattordicesima, debba spettare 20 giorni per pagare, per di più in contanti, mille euro.
Avrebbero chiosato i famosi Trettrè di cui qualche settimana si è pianta la scomparsa di uno dei componenti, “A mmè m’ par ‘na strunzat“.
Chi aveva un conto aperto all’Aldrovandi era, in tutta evidenza, Nicola Schiavone. Ora, può anche darsi che la cifra in contanti sia stata versata da Bellotti. Ma siccome quel tipo di albergo non è che si emoziona più di tanto se ha come ospite un dirigente di Rfi e neppure di prima fascia, essendo abituato a ben altri vip, un ritardo di 20 giorni nel pagamento di un conto tutto sommato non salatissimo, a meno che non abbia ordinato solamente bruschette e acqua minerale, potrebbe essere giustificabile solo in quanto perorata, garantita dallo Schiavone, il quale, all’Aldrovandi, portava, come si suol dire, denari “con la pala” e dunque, accipicchia, se il monaciello non era un cliente di prima classe.
Ciò, ammesso e non concesso che quel conto l’abbia pagato realmente Bellotti. La scelta del contante (non a caso la cifra dichiarata ammonta a mille euro, dunque nel rispetto del limite di circolazione di moneta liquida per le transazioni), ha reso difficile, se non impossibile il lavoro di tracciamento degli inquirenti, il lavoro dei carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando provinciale di Caserta che stavolta non si sono imbattuti nel “solito” pagamento con la carta di credito intestata a quella gran testa di legno di Luca Caporaso ma utilizzata sempre e in ogni circostanza da Nicola Schiavone con prelievi effettuati dal conto corrente della TEC srl, con sede a Napoli nel borghese Viale Gramsci, una delle aziende della combriccola.
Questa, evidentemente, era considerata dall’istituto di credito a cui si rapportava, tanto solida, da poter tranquillamente accedere al circuito dei circuiti delle carte, la mitica American Express, con cui puoi fare realmente di tutto e che ti consente di pagare quando il tuo conto è in rosso di 5mila o 10mila euro anche di cifre ancora più ingenti.
LA CENA DELLE CENE: CASALESI, POLITICA E BOIARDI DI STATO – Questa carta ricompare, invece, per uan super cena, svoltasi al ristorante Il San Lorenzo, lussuosissimo locale, ubicato dietro a Campo de’ fiori e in quella zona del Pantheon nella quale Nicola Schiavone monaciello si muoveva da padrone, visto e considerato che lì convocava, seppur in ristoranti di rango leggermente inferiore, ad esempio La Rosetta, altri dirigenti Rfi tipo Paolo Grassi, sulla quale abbiamo dedicato lo scorso 18 agosto uno dei capitoli più esilaranti di questo focus un regalo di piccoli ma elegantissimi due gemelli da camicia (CLIKKA E LEGGI), acquistati da monaciello el celeberrimo negozio di Cartier in via Condotti e regalatigli dallo stesso Schiavone proprio durante una cena a La Rosetta. Locale che prende il suo nome proprio dalla strada in cui si trova.
Ma questa a cui faremo cenno è la cena delle cene. Sicuramente quella più importante, a più alto peso specifico, da noi raccontata tra le tante che costituiscono ossatura della narrazione di questa ordinanza. Attorno ad un tavolo del San Lorenzo, oltre a Nicola Schiavone, sono seduti, infatti, Salvatore Margiotta, il senatore del Pd salvatosi in extremis da una condanna per corruzione (CLIKKA E LEGGI), sancita dalla corte d’appello e riscattata con un’assoluzione dalla corte di Cassazione, e diventato il fulcro, il dominus del Pd, nel settore dei lavori pubblici, soprattutto nel settore dei grandi lavori ferroviari.
Un uomo tanto potente, da ricoprire, contemporaneamente, la carica di vicepresidente della commissione infrastrutture, lavori pubblici, trasporti, del Senato, unica carica che non ha lasciato in occasione della sentenza di condanna di cui sopra per la quale Margiotta si autosospese dal partito, si dimise da vicepresidente della commissione interparlamentare di vigilanza sulla Rai ed entrò nel gruppo misto, prima di litigare al suo interno chiedendo asilo a quelli di Area Popolare cioè al partito fondato dall’allora ministro Angelino Alfano, scissionista da Forza Italia. Una carica che Margiotta ha fatto coesistere a lungo con una altra di minore visibilità, ma probabile importanza ancora maggiore: quella di presidente, della potente associazione armamentisti che raccoglie tutti i produttori di attrezzature, strutture, a partire dai binari – roba costtosissima -, che riempivano le casse elle aziende di questi imprenditori in occasione degli appalti realizzati da Rfi.
Del potere di Salvatore Margiotta si ebbe poi una ulteriore prova quando, nel 2019, in occasione della nascita del governo giallorosso, guidato da Giuseppe Conte, lui assunse la carica di sottosegretario presso il ministero delle infrastrutture e dei trasporti, riteniamo con una delega specifica relativa alle ferrovie, in nome e per conto di un Pd guidato al tempo da Zingaretti e quindi a nome di un Pd antitetico rispetto alla precedente gestione di Matteo Renzi, a cui Margiotta doveva molto per gli incarichi parlamentari nelle commissioni per lui fondamentali, e per le candidature ottenute.
Insomma a quel tavolo del ristorante Il San Lorenzo, c’era un numero 1, in grado di muovere tantissimo sia in Parlamento, sia in un governo di cui non faceva ancora parte ma che non poteva non tener conto di quella fase, era il 26 settembre 2018, in cui la cena di svolse.
Il terzo commensale era Umberto Lebruto. Fino ad ora hanno sfilato dentro ai nostri articoli, decine di nomi di dirigenti di Rfi. Nessuno di questi, però, aveva il potere di Lebruto, direttore d produzione presso la sede centrale di Rfi a Roma. Dalla struttura asciutta di questa definizione si capisce che non c’è molto da spiegare dato che Lebruto era il direttore centrale di produzione sotto al quale si muovevano tutte le direzioni territoriali di Rfi. Insomma, il direttore di tutti i direttori.
Ora, il fatto che Nicola Schiavone monaciello, una persona creata imprenditorialmente da Francesco Schiavone Sandokan, da questi sostenuta prima e dopo il suo arresto, uno che, mentre incontrava il gotha della politica italiana e dei manager di stato, si preparava, magari subito dopo quella cena o magari il giorno dopo a recarsi a Casal di Principe per portare soldi in contanti a sostegno del tenore di vita della famiglia di Francesco Schiavone, soldi in contanti che erano serviti quando era a piede libero e continuavano a servire da arrestato ancora non pentito per il pagamento degli avvocati, all’altro Nicola Schiavone cioè il figlio di Sandokan, che lui, il monaciello, peraltro come abbiamo più volte sottolineato negli articoli a commento di questa ordinanza, aveva battezzato.
Al di là di quelli che sono le motivazioni tecnico giuridiche che hanno indotto il tribunale del Riesame a ritenere non sussistente la contestazione dell’articolo 416 bis, il buonsenso, l’esperienza, la conoscenza dei luoghi, dei contesti, i racconti convergenti, sovrapponibili dei collaboratori di giustizia, a partire dallo stesso Nicola Schiavone junior, fino ad arrivare a quelli, volontariamente concessi da sua madre Giuseppina Nappa, ci consentono di dire con serenità e assumendocene interamente le responsabilità, che a quel tavolo del ristorante Il San Lorenzo, fossero sedute 3 aziende o tre enormi potentati: il clan dei casalesi, Rete Ferroviaria Italiana rappresentata ai suoi massimi livelli e il politico più potente nel settore dei trasporti, dei lavori pubblici riguardanti le reti ferroviarie, tanto potente che pur non essendo un imprenditore, era stato scelto da imprenditori veri come presidente di un’associazione datoriale, quella degli armamentisti, un potere forte, una lobby che, fino a prova contraria si occupava solamente di strutture ferroviarie, dunque di binari, di carrozze, di cavi senza coltivare anomale relazioni esterne, magari riguardanti solo qualche sua componente interna con mondi che in Italia hanno contato e contano ancora e che all’Italia hanno arrecato solo guai.
Per la cronaca, un pranzo di tre persone, costò a monaciello la cifra di 960 euro, dunque, per dirla alla romanesca maniera, 320 euro “a cranio” che gli altri due commensali cioè il senatore Margiotta e il super manager Umberto Lebruto si guardarono bene da pagare “alla romana”, e corrisposti con la citata American Express della TEC srl. Sicuramente un super conto, tutto sommato congruo rispetto a chi c’era attorno a quel tavolo, cioè il clan dei casalesi, un uomo che di lì a pochi mesi sarebbe diventato, da sottosegretario di stato, un uomo del governo del paese e, infine, il terzo/quarto dirigente per ordine di importanza di una gigantesca azienda di stato, dell’ormai famigeratissima Rfi.
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Fedez indagato sul pestaggio di Iovino
Nuovo post pubblicato su https://wdonna.it/fedez-indagato-sul-pestaggio-di-iovino/117509?utm_source=TR&utm_medium=Tumblr&utm_campaign=117509
Fedez indagato sul pestaggio di Iovino
Il conflitto scoppiato in un locale notturno ha successivamente portato a un’imboscata contro il personal trainer Cristiano Iovino, seguita dalla fuga e dalle accuse mosse contro il cantante Fedez, ora sotto indagine per rissa, lesioni e percosse con la partecipazione di altri (aggiornamenti disponibili). Si ritiene che tra i denunciati ci siano cinque o sei persone, alcune delle quali non sono ancora state identificate. Ma quali sono stati realmente gli eventi di quel weekend tra il 21 e il 22 aprile? E quali aspetti sta esaminando la procura di Milano?
Durante una notte al The Club di largo La Foppa, un noto locale di Brera, si sono verificati gli episodi chiave. In quel periodo si celebravano le festività legate alla conclusione del Salone del Mobile, e Federico Leonardo Lucia, conosciuto artisticamente come Fedez, era il DJ ospite della serata. Nonostante la recente separazione da Chiara Ferragni, l’interesse pubblico verso Fedez rimaneva molto elevato.
All’interno dell’area riservata del club si trovava anche Cristiano Iovino, un personal trainer ben conosciuto tra le celebrità, che aveva guadagnato notorietà per un incontro con Ilary Blasi, ex moglie di Francesco Totti, al punto di essere coinvolto come testimone nella loro separazione.
La notte del pestaggio
Quella sera, Fedez è accompagnato dal suo fedele bodyguard e tifoso sfegatato del Milan, Christian Rosiello, insieme al rapper Taxi Bi, altri amici e ultras della squadra rossonera.
Particolarmente notata è Ludovica Di Gresy, una giovane bionda di 22 anni, già nota nel circolo del gossip e indicata come possibile nuova compagna del rapper. Fedez, come altri artisti della scena musicale milanese, è spesso visto in compagnia di figure legate ai tifosi del Milan. Queste uscite sono frequentemente documentate attraverso foto condivise sui social media in varie occasioni e locali.
Intorno alle 2.50 di notte, nel settore privato del club, si verifica una rissa. Testimoni descrivono bicchieri lanciati in aria, bottiglie rotte e scambi di pugni. La sicurezza interviene prontamente, come mostrano le immagini di sorveglianza acquisite successivamente dagli investigatori. I buttafuori intervengono prima allontanando Iovino, che sembra essere da solo, e poco dopo si occupano di tutto il gruppo di Fedez, inclusa Ludovica Di Gresy.
La scena attira l’attenzione di molti, e data la notorietà dei coinvolti, provoca un certo imbarazzo tra i frequentatori della vita notturna milanese. La notizia si diffonde rapidamente e inizia a circolare anche sui social media, anche se viene presto smentita. Gli investigatori ipotizzano che la rissa possa essere scaturita da un commento inappropriato di Iovino nei confronti della ragazza, ma sospettano che ci possa essere di più, anche se i dettagli non sono stati ancora rivelati.
Ore 3.30: l’aggressione
Alle 3.30 di notte, in via Traiano nel quartiere Citylife, i vigilanti del complesso residenziale di lusso “Parco della Vittoria” chiamano il numero di emergenza 112 per segnalare un’aggressione brutale avvenuta in strada contro un individuo da parte di un gruppo di giovani, stimati in 8-9 persone. La vittima non è un passante casuale, ma Cristiano Iovino, un residente ben noto del complesso. Quando giungono ambulanza e carabinieri, i vigilanti forniscono indicazioni sull’appartamento di Iovino, che nel frattempo è salito a casa sua per curarsi le ferite. Accanto a lui c’è Sasà Angelucci, un ex partecipante al programma televisivo “Uomini e Donne“. Non è certo se Angelucci fosse già con lui durante l’aggressione, ma i vigilanti menzionano la presenza di due amici insieme a Iovino al momento dell’incidente.
Iovino si mostra poco collaborativo con i soccorritori: rifiuta di recarsi in ospedale e accetta solo cure mediche sul posto. Ai carabinieri dichiara che, nella stessa notte, si era verificata una lite al The Club. Interrogato sulla conoscenza degli aggressori, Iovino risponde di non conoscerli, così come nega di conoscere i partecipanti alla rissa nel locale. Tuttavia, emerge che ci sarebbe stato uno scambio di messaggi tra i coinvolti prima dell’aggressione. Iovino si limita ad aggiungere che valuterà l’opzione di sporgere querela dopo aver consultato il suo avvocato.
Nonostante le ripetute sollecitazioni delle forze dell’ordine, finora Iovino non ha presentato alcuna denuncia. Questa riluttanza potrebbe essere spiegata da vari fattori, tra cui la possibile paura di ritorsioni o il desiderio di non coinvolgersi ulteriormente in questioni legali complicate, specie se potrebbero emergere ulteriori dettagli o implicazioni personali nell’ambito dell’indagine.
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Serviranno tre mesi per svuotare la centrale di Suviana
Serviranno circa tre mesi per svuotare dall’acqua la centrale idroelettrica di Bargi sul lago di Suviana, nell’Appennino tosco-emiliano. È quanto emerso da un incontro incontro in Prefettura a Bologna, a cui hanno preso parte istituzioni, Carabinieri, Vigili del fuoco e i vertici di Enel Green Power: tra loro l’ad Salvatore Bernabei, il direttore relazioni esterne Nicolò Mardegan e il…
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Truffe e raggiri, i Carabinieri incontrano i cittadini per fornire consigli preziosi Al centro "Emanuele Petri" a Tuoro sul Trasimeno, si è tenuto un importante incontro volto a sensibilizzare cittadini di tutte le età sulle truffe e i...
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I Carabinieri incontrano la popolazione di Rocca Grimalda: consigli su come prevenire truffe e furti oltre all’occasione di ascoltare direttamente dalla cittadinanza proposte e criticità
Rocca Grimalda – Nuovo incontro fra la cittadinanza e i Carabinieri. Questa volta è un comune dell’ovadese a ospitare un momento di riflessione e scambio sul tema dei reati predatori e delle truffe
Rocca Grimalda – Nuovo incontro fra la cittadinanza e i Carabinieri. Questa volta è un comune dell’ovadese a ospitare un momento di riflessione e scambio sul tema dei reati predatori e delle truffe. Il furto in abitazione è senza dubbio uno dei reati più fastidiosi, perché oltre al danno materiale instilla nelle vittime un senso di insicurezza che arriva fin dentro le mura domestiche. Grazie…
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In occasione della Giornata Mondiale del Ricordo delle Vittime dellaStrada, in memoria di Gabriele Sangineto - il ragazzo di ventun anni investito ed ucciso sulla Flaminia di fronte alla stazione di Labaro lo scorso 19 ottobre - e di tutti i giovani vittime della strada, domenica 19 novembre 2023 alle ore 17:30 presso la Biblioteca Comunale di Sacrofano “Al Tempo Ritrovato” si svolgerà l’incontro I tuoi sogni viaggiano con te: proteggili! La proiezione del cortometraggio Morte a Corso Francia: l’ultima notte di Gaia e Camilla - regia: Matteo Lena; scritto da Daniele Autieri e Stefano Pistolini; produzione: Darallouche, per A+E Networks Italia - sarà l’occasione per riflettere sulla responsabilità individuale di ciascuno per garantire la sicurezza stradale, prevenire gli incidenti e sensibilizzare sulla necessità di una guida responsabile. Dopo l’introduzione di Alessandro Domolo e Biagio Celletti e i saluti del Sindaco di Sacrofano, Dott.ssa Patrizia Nicolini, verranno proiettate alcuneclip tratte dal docufilm Morte a Corso Francia: l’ultima notte di Gaia e Camilla. All’incontro, che verrà moderato dalla giornalista Rai Viviana Verbaro, interverranno Gabriella Saracino (Presidente dell’Associazione G.A.I.A. von Freymann Saracino - Giovani Andiamo Incontro all’Amore), Angelo De Maio (Comandante della Stazione dei Carabinieri di Sacrofano), Matteo Ciccaglioni (Istruttore di Guida Sicura ACI SARA di Vallelunga) e Luciana Baron (Vice Questore della Polizia Stradale). Saranno presenti alcuni genitori di ragazzi e ragazze vittime della strada. L’incontro I tuoi sogni viaggiano con te: proteggili! si svolgerà presso la Biblioteca Comunale di Sacrofano “Al Tempo Ritrovato” in occasione della Giornata Mondiale del Ricordo delle Vittime della Strada domenica 19 novembre 2023.
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4 ott 2023 09:21
“BORSELLINO AVEVA SCOPERTO COSE TREMENDE” - GIOVANNI TRIZZINO, LEGALE DELLA FAMIGLIA DEL MAGISTRATO AMMAZZATO NEL 1992, DAVANTI ALLA COMMISSIONE ANTIMAFIA MENA DURO SULL’EX CAPO DELLA PROCURA DI PALERMO, PIETRO GIAMMANCO: “BORSELLINO LO VOLEVA FARE ARRESTARE. AVEVA ORGANIZZATO UN INCONTRO SEGRETO CON L'ALLORA COLONNELLO DEL ROS DEI CARABINIERI MORI E IL CAPITANO DE DONNO PERCHÉ AVEVA SCOPERTO QUALCOSA DI TREMENDO. SI PARLA DI CIRCOSTANZE TALMENTE GRAVI CHE LO HANNO CONVINTO CHE ERA UN INFEDELE…” -
Estratto dell’articolo di Luca Fazzo per “il Giornale”
[…] a più di trent'anni di distanza, tasselli di verità vanno al loro posto. E dicono che l'uccisione di Paolo Borsellino e della sua scorta non fu affatto il favore di Cosa Nostra a chissà quali poteri occulti dello Stato ma un'operazione militare realizzata con un obiettivo: impedisce le indagini sul dossier Mafia -appalti, insabbiato dai vertici della procura di Palermo.
Il grande capo della procura di Palermo, Pietro Giammanco, era talmente coinvolto nell'opera di insabbiamento che avrebbe dovuto essere arrestato. Invece alle 16,58 del 16 luglio 1992, in via D'Amelio, l'autobomba di Cosa Nostra massacrò Borsellino e i suoi agenti. E Giammanco rimase al suo posto. Sono parole tremende, quelle pronunciate ieri davanti alla commissione parlamentare Antimafia da Giovanni Trizzino, avvocato palermitano.
A renderle pesanti c'è il fatto che provengono da un uomo che storia e protagonisti li ha studiati a fondo. Trizzino, marito di Lucia Borsellino, è l'avvocato di tutta la famiglia del magistrato ucciso, compresa la figlia Fiammetta, che alla leggenda della trattativa non ha mai creduto, e che ha sempre indicato la radice della morte del padre in quell'inchiesta sugli appalti mafiosi, sulle contaminazioni tra imprenditoria del nord - Ferruzzi in testa - e capitali Cosa Nostra, che andava fermata ad ogni costo.
[…]
Borsellino si era convinto che c'erano responsabilità precisa dei vertici della procura di Palermo: «Borsellino - dice Trizzino - voleva arrestare o fare arrestare l'allora procuratore Pietro Giammanco» perché «aveva scoperto qualcosa di tremendo».
Giammanco, lo stesso che quando i carabinieri del Ros indicarono in Borsellino il bersaglio di un progetto di attentato non avvisò nemmeno il collega. Giammanco è morto da cinque anni, portandosi dietro ombre e segreti di quella stagione. Ma le rivelazioni di Trizzino mettono al posto giusto molti passaggi. A partire dal ruolo dei vertici del Ros […] fu a loro che il magistrato si rivolse quando scoprì il ruolo del procuratore di Palermo: «Borsellino ha organizzato un incontro segreto con l'allora colonnello del Ros dei carabinieri Mori e il capitano De Donno, il 25 giugno del 1992 , perché aveva scoperto qual cosa tremendo sul conto del suo capo. Si parla di contrasti e circotanze talmente gravi che lo hanno convinto che quel suo capo era un infedele».
A decidere la strage fu poi Totò Riina, «se ne assume in proprio la responsabilità di via D'Amelio, si comportò da vero dittatore». Ma il movente va ricercato lì, in quel dossier insabbiato. D'altronde anche Matteo Messina Denaro, prima di morire, lo ha detto ai pm di Palermo: «Ma voi pensate davvero che Falcone è morto perché ci aveva dato quindici ergastoli?».
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Malonno, incontro tra carabinieri e cittadini sulle truffe online
http://dlvr.it/Sw29Z0
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Violenza sulle donne: il rapporto del Viminale
La violenza sulle donne non si ferma. Due giorni fa, 4 settembre, a Roma, una donna di 52 anni è stata uccisa nell'androne del suo palazzo a Roma con una serie di coltellate. Dopo alcune ore di indagini serrate è stato fermato un ex della vittima. Quante sono le donne uccise finora nel 2023? Diamo insieme uno sguardo al Rapporto del Viminale appena diffuso. Come nascono i report del Ministero dell'Interno Il Servizio Analisi Criminale, presso la Direzione Centrale della Polizia Criminale, elabora a cadenza settimanale un report sugli omicidi volontari commessi nel nostro Paese. Un lavoro che consente di avere una panoramica precisa anche degli eventi delittuosi riconducibili alla violenza di genere. I dati finali sono il risultato di un'opera di incrocio di dati provenienti dalle Forze di Polizia di Stato e di Carabinieri. Sono anche e soprattutto frutto di un costante aggiornamento e confronto con i dati del Sistema di Indagine (SDI). Gli elementi acquisiti permettono anche di ricostruire la dinamica dei singoli eventi e la rete di relazione tra i soggetti coinvolti nell'evento delittuoso. L'ultimo report pubblicato dal Viminale si focalizza sul periodo 1° gennaio - 3 settembre 2023 mettendo i dati a confronto con lo stesso periodo del 2022. Violenza sulle donne: cosa dicono i numeri Dal 1° gennaio al 3 settembre 2023, in Italia, sono stati registrati 225 omicidi. Di questi 77 hanno avuto come vittime donne; 61 di esse sono state uccise in ambito familiare/affettivo e all'interno di questo gruppo 38 dal partner o ex partner. Cosa ci dicono questi dati se confrontati allo stesso periodo dello scorso anno? Nel 2022 gli omicidi erano stati 215 mentre le donne uccise erano state 81. Parliamo quindi di un aumento del 5% degli omicidi in generale e di un calo del 5% degli omicidi di donne. I delitti consumati in ambito familiare/affettivo da gennaio a settembre 2023 sono stati 98, il 2% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno quando erano stati 96. Il numero delle vittime di genere femminile, invece, è sceso da 71 dello scorso anno a 61 attestandosi su un -14%. Cala anche il numero degli omicidi commessi dal partner o dall'ex partner: da 46 dello scorso anno siamo arrivati a 42 registrando così un -9%. Di conseguenza cala anche il numero delle donne vittime: da 43 del 2022 a 38 di quest'anno (-12%). Nel periodo dal 28 agosto al 3 settembre 2023 sono stati registrati 7 omicidi di cui una vittima era di genere femminile. L'incontro chiarificatore Gli ultimi casi di femminicidio hanno messo in evidenza un dettaglio ricorrente che vale la pena sottolineare. Nella maggioranza dei casi l'omicidio è stato consumato nell'ambito di un incontro chiarificatore richiesto dall'omicidio alla sua vittima. Le donne che sono state uccise hanno accolto l'invito a un presunto ultimo colloquio chiarificatore. Nella speranza di porre fine a quello che verosimilmente era diventato uno strazio, le donne hanno accettato senza rendersi conto che in realtà quell'invito era semplicemente una trappola. In copertina foto di Tumisu da Pixabay Read the full article
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Foto: Un modulo stampato della Comunità Pastorale Maria Madre della Chiesa e San Barnaba in Gratosoglio.
Modulo per l'autoconfessione secondo il patto di corresponsabilità anti-Covid della Chiesa di Milano.
Prima di compilare, effettuare almeno 10 minuti di discernimento (esame di coscienza se hai più di 40 anni)
[Domanda a scelta multipla] Quali comandamenti hai trasgredito? (barrare tutti quelli rilevanti)
NB se hai trasgredito il comandamento 5 ti consiglio di autodenunciarti presso la stazione dei Carabinieri in via del Missaglia 57
Sono stata/o misericordiosa/o? Sì / No / Non abbastanza
Ho parlato male di Papa Francesco, dei preti o della Chiesa? Sì / No
Calcolo della penitenza: Numero di caselle barrate
0. Sei sicura/o figliola/o?
1-3. 2 Ave Maria e 1 Padre Nostro (nella nuova versione)
4-6. 5 Ave Maria e 2 Padre Nostro (nella nuova versione)
Più di 6. E' consigliato prenotare un incontro con il parroco all'indirizzo email: [email protected], nel frattempo pregare molto
Firma illeggibile (tanto il Signore sa bene chi sei)
Imbucare nella casella accanto al confessionale della navata destra. E' buona cosa allegare un'offerta per la parrocchia
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