#Attualità
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lunamarish · 2 months ago
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Un incendio è scoppiato nel backstage di un teatro. Il pagliaccio è uscito per avvisare il pubblico; hanno pensato fosse uno scherzo e hanno applaudito. Lo ripeteva; l'acclamazione era ancora più grande. Penso che il mondo finirà proprio così: tra gli applausi generali di ingenui che credono sia uno scherzo.
Soren Kierkegaard
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palmiz · 3 months ago
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Comunicato della CEI :
"mandare migranti in Albania si toglie un prezioso contributo economico alle COOP e alla Caritas"
e se lo dice la più grande organizzazione mafiosa al mondo c'è da crederci e non me stupisco, specialmente dopo che ho sentito dire da un prete gestore di una coop pochi anni fa al suo responsabile interno di una delle strutture: " bisogna fare spazio ad almeno altri 80 negretti, sennò non mi tornano i conti" ... Non servono altri commenti.
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princessofmistake · 2 months ago
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Nell’amicizia si devono rispettare le scelte degli altri, anche quando non le si capiscono.
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massimoognibene · 8 months ago
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- Non è vero che in questo governo non ci sono donne e uomini colti...
- Ma sei scemo?
- Non mi hai lasciato finire.
- Sentiamo, continua...
- Donne e uomini colti in fragranza di reato.
- Ah, ecco.
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zibaldone-di-pensieri · 4 months ago
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Rubare una borsetta è grave
Mettere sotto con l'auto e uccidere chi te l'ha rubata È PEGGIO
La signora merita l'ergastolo
Non ci si fa giustizia da soli
Una vita non vale una borsetta del cazzo
Fatevi curare
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valentina-lauricella · 7 months ago
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È sempre stato un mio sogno parteciparvi; spero che almeno quest'anno, essendo libera da impegni, la mia scoliosi e fibromialgia non si mettano troppo per traverso e mi lascino andare. Non sono, personalmente, facente parte della comunità LGTBQ+, ma vorrei guardare e supportare questa grande festa... Inoltre, io non penso di essere totalmente esclusa da questa comunità, perché quel segno "+" è ampiamente inclusivo di qualunque sfumatura dell'autopercezione.
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klimt7 · 10 months ago
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Dedicato a tutti i Michele Santoro di tutte le età e appartenenze politiche.
Dedicato a quei finti pacifisti con gli occhi bendati, che imperversano sulle televisioni e sui giornali italiani chiedendo, implorando assurdi negoziati. Negoziati per cosa?
Per darla vinta alla Russia??
Io non ci sto.
Io, in direzione ostinata e contraria, a questi intellettuali ipocriti e ideologizzati rispondo con una risata.
Io preferisco vedere i fatti concreti.
Io preferisco guardare cosa stanno facendo tutti i giorni i Russi in Ucraina .
STANNO ANNIENTANDO UNA CULTURA. UNA NAZIONE. UN POPOLO
Radendo al suolo intere città ucraine, fin dai primi giorni della guerra (era il febbraio 2022!), intendono cancellare dalla faccia della terra, un popolo.
Bombardano le chiese ortodosse le biblioteche e mostrano di non avere rispetto per niente e nessuno.
Dimostrano a noi Occidentali cosa accade quando il Nazismo putiniano opera senza freni.
Accadono stragi, torture inumane, crimini di guerra e crimini contro l''Umanità
E ALLORA COSA C'È DA TRATTARE CON QUESTI BARBARI???
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gregor-samsung · 8 months ago
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" Bailey manda giù un sorso di latte e chiede se il paese è ormai in guerra ed Eilish osserva i baffi bianchi sopra le labbra e l’interrogativo nei suoi occhi. Nei notiziari internazionali la definiscono una rivolta, dice Molly, ma se vogliamo dare alla guerra il nome giusto, dobbiamo chiamarla intrattenimento, ormai siamo spettacolo televisivo per il resto del mondo. Samantha posa forchetta e coltello accanto al piatto. Mio padre lo definisce terrorismo, secondo lui questi tizi non sono altro che terroristi e avranno quello che si meritano, lo sbraita sempre quando vede il telegiornale. Eilish guarda da un’altra parte e Molly resta in silenzio a fissare il proprio piatto. Questo agnello è venuto proprio bene, non ti pare?, dice Eilish, che peccato che Mark non sia qui. Muove il coltello sulla carne senza tagliarla, poi si alza e accende la luce, Bailey la guarda mentre si risiede. Insomma è là che è andato Mark, chiede, ad arruolarsi nell’esercito dei ribelli? Un’espressione di cupa angoscia attraversa il volto di Samantha, mentre Eilish finge di aggiungere sale e Bailey si pulisce la bocca con la manica. Non so di cosa stai parlando, dice la madre, t’ho già spiegato che Mark è andato su nel Nord a studiare. E allora come mai non ci posso parlare? Credi che sono stupido? Perché dici sempre stronzate?
Trafigge la carne con il coltello e poi se la porta alla bocca. Ho sentito dire che l’altro giorno tre disertori sono stati giustiziati per strada, un colpo alla nuca, bang, bang, bang, dice, mimando una pistola con il dito. Eilish mette giù forchetta e coltello e spinge indietro la propria sedia. Non voglio sentire un linguaggio simile, lo rimprovera, Bailey, tu riempi la lavastoviglie, Samantha, ti fermi per il dolce? Possiamo guardarci un film tutti insieme. Molly e Samantha si trasferiscono in soggiorno ed Eilish le segue, poi Molly sale di sopra per andare in bagno e Samantha guarda le foto appese. Non era mia intenzione… sa, dice, con voce vaga, è solo che mio padre non mi sta molto simpatico, secondo me è uno di quei complottisti matti. "
Paul Lynch, Il canto del profeta, traduzione di Riccardo Duranti, 66thand2nd (collana Bookclub n° 75), 2024¹; pp. 147-148.
[Edizione originale: Prophet Song, Oneworld Publications, London, UK, 2023]
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crazy-so-na-sega · 4 months ago
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collettivisti da cortile
Ascoltando questi ultimi ho scoperto che il divide et impera del pollaio si è ultimamente arricchito di una nuova categoria di kulaki: i proprietari di case (al plurale: seconde, terze, quarte...) che, a seconda del narratore, sottrarrebbero con le loro smanie da rentier ora clienti agli albergatori, ora alloggi agli studenti, ora un tetto ai bisognosi, ora un nido alle giovani coppie. A questi neghittosi speculatori che in certi casi avrebbero – orrore! – ereditato dette case dagli zii e dalle nonne, pare si debbano inoltre le seguenti piaghe: inflazione immobiliare, occupazioni abusive, gentrificazione dei centri urbani, improduttività, sovraffollamento turistico, vagabondaggio e forse anche dissesto erariale, giacché alcuni di essi avrebbero osato chiedere e ottenere incentivi pubblici per la riqualificazione edilizia. Costoro andrebbero dunque, se non espropriati, almeno castigati con una generosa sferza fiscale, additati alla riprovazione di chi-lavora, costretti a mettere i loro vani a disposizione di chi-dico-io, alle condizioni che-decido-io e a prezzi drasticamente calmierati. Così imparano.
Per quanto circoscritto, il caso è affascinante perché illustra quasi ad absurdum la potenza seduttrice del benecomunismo a comando e il suo ben prestarsi a dissimulare obiettivi del tutto estranei da quanto sembra promettere. Restando nell'ovvio, già da parecchi secoli le civiltà si sono strutturate per demandare alla sfera pubblica (lo Stato, le chiese, le associazioni, le corporazioni ecc.) il compito di gestire i problemi sopra elencati e, insieme, di tutelare la proprietà e la produzione, essendo queste ultime non solo bisogni parimenti meritevoli di protezione ma anche presidi di prosperità da cui scaturiscono le forze con cui le istituzioni assolvono alle loro funzioni.
Un sovrano orientato a nutrire e non a divorare le proprie risorse può (deve) intervenire in tanti modi per soddisfare il bisogno abitativo, il più evidente dei quali è quello di acquistare, noleggiare, riscattare o direttamente realizzare gli allogi, contribuendo così anche a raffreddare il mercato.
Lo si era ad esempio fatto in un'Italia incomparabilmente più povera di oggi, quando con il solo piano INA-Casa furono consegnati più di trecentocinquantamila alloggi in un poco più di un decennio. I pluriproprietari e i plurilocatori esistevano anche allora, erano anzi la norma, ma non risulta siano stati di ostacolo a un progetto che, semplicemente, ieri si è scelto di realizzare, oggi si è scelto di abbandonare.
Ma queste sono, appunto, ovvietà. Il succo della faccenda sta invece in un fatto bizzarro: che il nemico del popolo che possedesse oggi case per un valore, diciamo, di un milione, cesserebbe del tutto di essere tale qualora disponesse dello stesso importo, o anche del doppio, o del decuplo, in depositi e titoli finanziari. In quel caso allora no: è roba sua. Ne faccia quel vuole, anzi beato lui! E qui si scopre il gioco. La differenza pratica tra i due capitalisti è pressoché nulla: entrambi traggono un godimento da ciò che hanno, entrambi sono responsabili dell'uso che ne fanno (perché quello finanziario non presta i soldi a chi-dico-io, alle condizioni che-decido-io? magari per comprarsi una casa?). La differenza teorica è invece sostanziale. Il casettaro ha osato mettere le sue sostanze in una cosa vera e, peggio ancora, utile. Ha voltato le spalle alla futilità dei consumi, al rischio dei mercati e specialmente all'impalpabilità del soldo elettronico, fiduciario e finanziario, per spingersi là dove solo i grandi possono incedere: nella realtà, nei bisogni senza tempo. È questo che non gli si perdona, di avere dato materia al suo lurido gruzzolo ereditato o sudato sottraendolo dagli ologrammi bancari, dalla possibilità di svalutarlo, decurtarlo, metterlo fuori corso, dal mare magno a cui attingono gli investitori, anche per iniziative immobiliari. Perché loro possono, il casettaro no, sicché lo danno in pasto ai Sancho Panza dell'equità. Egli deve essere fluido e ricollocabile, negli averi come nell'esistenza.
Il mattone diffuso offende dunque il denaro, mette in crisi la sua magia, disturba l'incanto in cui ci è chiesto di credere e di vegetare. Con un nemico così, c'è da temere che un giorno la polemicuccia di cui ci siamo occupati sarà rilanciata dal burattinaio sulle prime pagine e sui banchi dei parlamenti. In parte sta già avvenendo, ma avvenga almeno senza il nostro plauso.
-Il Pedante
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satoshiblogit · 1 month ago
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Bitcon ha fatto 100
Quindi ha fatto 100 o giù di li. La frase mi ricorda quella famosa incitazione degli anni 90, quando il gioco finale di “Ok il prezzo è giusto” prevedeva che il concorrente raggiungesse 100, magari con un solo giro di ruota. Dopo tante previsioni, tentennamenti e sfioramenti, se così possiamo definirli, Bitcoin è arrivato ai famosi 100 mila USD tanto sospirati. Sul web, in tv e soprattutto sulla…
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callmedeaeva · 3 months ago
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Questo reel è una macedonia 🍓🍌🍑🍍🍎🥝 di pensieri. Ho seguito il mio flusso di coscienza.
Finalmente sto per tornare alla vita di tutti i giorni, alla normalità.
La routine e la quotidianità che ci fanno così tanto sentire al sicuro.
La mia amata comfort zone 💖.
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lunamarish · 7 months ago
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Il mercato ha fiutato nel nostro bisogno disperato di amore l'opportunità di enormi profitti. E ci alletta con la promessa di poter avere tutto senza fatica: soddisfazione senza lavoro, guadagno senza sacrificio, risultati senza sforzo, conoscenza senza un processo di apprendimento.
Basta pensare al cambiamento di valore della parola amico tra ieri e oggi in internet per capire come i rapporti siano diventati facili e superficiali. I nuovi rapporti vivono di monologo e non di dialogo, si creano e si cancellano con un clic del mouse, accolti come un momento di libertà rispetto a tutte le occasioni che offre la vita e il mondo.
In realtà, tanta mancanza d'impegno e la selezione delle persone come merci in un negozio è solo la ricetta per l'infelicità reciproca. L'amore invece richiede tempo ed energia. Ma oggi ascoltare chi amiamo, dedicare il nostro tempo ad aiutare l'altro nei momenti difficili, andare incontro ai suoi bisogni e desideri più che ai nostri, è diventato superfluo: comprare regali in un negozio è più che sufficiente a ricompensare la nostra mancanza di compassione, amicizia e attenzione. Ma possiamo comprare tutto, non l'amore. Non troveremo l'amore in un negozio. L'amore è una fabbrica che lavora senza sosta, ventiquattro ore al giorno e sette giorni alla settimana, ha bisogno di essere ri-generato, ri-creato e resuscitato ogni giorno.
Zygmunt Bauman, Amore liquido
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palmiz · 3 months ago
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princessofmistake · 2 months ago
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Sempre connessi. Sempre. Tutti. Risucchiati nell’ipnosi dei nostri iPhone. Non siamo più dove realmente siamo, ma in mille altrove contemporaneamente. Non siamo più con chi abbiamo di fronte, ma con decine di altri fantasmi bidimensionali che ci danzano nel cervello sgusciando dalla nostra tecnologia sempre a portata di mano. Ciò che ci circonda o che abbiamo di fronte diventa ben poca cosa. Ma perché? Di cosa abbiamo paura? È un continuo, festoso e incosciente stato di allerta. Sfiancante. La realtà di luoghi o persone evapora per il torrido calore di questa incorporea ma continua suggestione di mille altre voci e sirene. La quantità ha sopraffatto la qualità. Meglio il mucchio del bersaglio. Comincio a sentirmi solo perché c’è troppa gente. Vedo molti pericoli nell’abuso del mezzo tecnologico. Abuso, non uso, così, per chiarire subito. Tuttavia, non sono così rétro. Comprendo anch’io l’utilità di avere milioni di informazioni racchiuse in un oggetto minuscolo come uno smartphone; quello che condanno è altro. Oggi ci si richiede di essere veloci: SEMPRE! Veloci nell’apprendere, veloci a conseguire risultati, veloci nel sapere, nel decidere e nel fare. La tecnologia ha la possibilità di aiutare l’uomo a fare le cose rapidamente, ma non possiamo ignorare che, di fondo, la nostra biologia richiede altro, perché la conoscenza possa permanere. Noi abbiamo bisogno di tempo, di riflessione per “leggere” la realtà. Se i ragazzi devono fare una ricerca a scuola vanno su internet, premono un pulsante, scelgono l’argomento, scaricano il testo e presumono di averla fatta; non c’è alcuna fatica dietro! Solo che, mentre il computer può permettersi quella velocità, la mente umana non ci riesce. Cosa resterà nelle menti di quegli studenti? Quanto ci metteranno a dimenticare i risultati delle loro “ricerche”? Se si interra un fagiolo, c’è un intervallo biologico necessario perché diventi piantina. Mentre la tecnologia continuerà a svilupparsi in un crescendo di velocità, noi avremo ancora i nostri tempi naturali imprescindibili, che dovremo rispettare: ci vorranno sempre nove mesi di gestazione per nascere e, con ogni probabilità, un raffreddore passerà comunque in sette giorni. Uomini e tecnologia si trovano su due binari diversi, con velocità differenti. Penso che il nostro treno di esseri umani non abbia a disposizione quella rapidità e rischi di deragliare nel tentativo di star dietro all’altro convoglio. In fondo, non sarebbe neanche giusto: correre così tanto ti fa perdere il gusto della vita! La nostra esistenza è fatta anche di attese che danno sapore al sentimento, senso e sostanza alla conoscenza, e che prevedono la noia in cui nasce e si sviluppa la fantasia. Se alla mente umana non viene più concesso tutto questo, se appena ha un momento si tuffa in rete, quando tornerà a guardarsi attorno farà fatica a riconoscere ciò che la circonda, a distinguerlo e a desiderarlo. Effetti collaterali della realtà virtuale!
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massimoognibene · 1 year ago
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Peggio di credere all'esistenza degli alieni c'è solo essere sicuri che gli alieni non esistono.
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zibaldone-di-pensieri · 5 months ago
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Cos?
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