#degenza
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PRIMA PAGINA Gazzetta Di Modena di Oggi sabato, 23 novembre 2024
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Questo reel è una macedonia 🍓🍌🍑🍍🍎🥝 di pensieri. Ho seguito il mio flusso di coscienza.
Finalmente sto per tornare alla vita di tutti i giorni, alla normalità.
La routine e la quotidianità che ci fanno così tanto sentire al sicuro.
La mia amata comfort zone 💖.
#operatoresociosanitario#personaleospedaliero#appendicite#cicatrici#laparoscopia#sanità#medico#appendice#infermiera#ospedali#infermieri#attualità#pescia#ricovero#ospedale#salute#solitudine#italia#salute mentale#oss#sanità pubblica#dottore#piùfortediprima#medici#degenza#guarigione#pistoia#salute fisica#supereroi#toscana
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Non bastava la madre 80enne all'ospedale con un femore rotto. Non bastava che invece di 5/6 giorni di degenza come usa di solito ci sia da un mese, per inoffensive ma fastidiose complicanze. Finalmente che domattina doveva partire per il centro di riabilitazione, stamattina l'hanno trovata positiva al covid, lei e tutte le sue 3 compagne di stanza. [strano direi, visto che 3 camerette più avanti iniza la zona covid dell'ospedale con VENTISETTE malati in isolamento, maremma cignala] ...a questo punto, sulla via di ritorno dall'ospedale mi fermo in farmacia a fare un tampone, e indovinate un po' ???
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Gli uomini non hanno il diritto di soffrire. Ho avuto per problemi sanitari 6 mesi di infezione urinaria. Ho perso per quattro mesi la sensibilità al pene e nel gestirlo- devo dire- male, l'ho ferito tre volte procurandomi cicatrici e ferite che mi hanno fatto male per ca.27 giorni.
Dopo 12 mesi in cui sono uscito e entrato da ospedali, e dopo la degenza ho ricevuto un messaggio da una ragazza con cui ero uscito che mi informava di come si era fatta scopare in vacanza.
Le avevo detto che mi piaceva anche se in quel periodo zoppicavo con le stampelle e non avevo più il pene sensibile.
Di punto in bianco ha deciso di farmi avere questa informazione. Così de botto.
Sono uscito con quasi 27 donne nei 2 anni precedenti alla situazione medica che mi ha quasi ucciso e che da ultimo ha causato questa lunga infezione.
Sono andato a letto con 4 di loro e ho avuto un secondo appuntamento con 13. Ho sempre dovuto portare avanti il rapporto.
Adesso i miei critici mi diranno: ma cavatele meglio le ragazze, non che debbano essere sempre cercate manco fossero quell'ultimo prodotto sulla lista della spesa che non sai mai dove cazzo sia al supermercato.
Quando sono uscito dall'intervento mi hanno portato in un centro per lesionati al midollo. C'erano uomini o vecchi che come me avevano subito danni al sistema nervoso centrale e che in questo caso la cosa si era riversata nel sistema escretore riproduttivo negli uomini.
C'erano uomini di 60 anni che facevano il loro funerale al pene, c'erano donne incontinebti che si programmavano scopate per tenere allenato il pavimento pelvico.
Quando sono tornato a casa ho iniziato a menarmelo per vedere se potesse tornare ad essere vivo, il cazzo.
E si l'ho ferito. E dopo tutto questo inferno sentirsi una ragazza che ti piaceva, che nel frattempo era nel mondo dei vivi dire " Eh mi sono proprio divertita".
Cioè io non so il tizio che ha ammazzato Giulia Cecchettin cosa pensava, io non so guidare in autostrada e posso arrivare il Germania solo il bicicletta.
Ma so una cosa. So dove vive sta tizia del " proprio divertita" e quando me l'ha detto ho pensato " L'accoppo".
Ma non perché in quanto donna, cioè io sono all'inferno, sanguino, piscio piscio infetto ben venga che nel mondo fuori si faccia ancora all'amore e si corra sui prati.
Io che ho trovato il coraggio di non ammazzarmi dopo mesi passati a zoppicare e a perdere feci ovunque, ma di combattere e di vincere la malattia, ma almeno me, risparmiami ricordare che c'era un tempo in cui potevo abbracciare una donna e baciarla e tirarla su di peso.
T'accoppo perché sei stronza ho pensato.
Poi ho pensato. No. Io sono meglio di te. Copparte vuol dire darti peso. te non vali niente. Io sono meglio. Ma non a parole. A fatti.
Ho ripreso ad andare in bici anche per quelli che hanno passato con la schiena quello che ho passato io. Per fargli vedere che si può.
ma soprattutto che il mondo non va avanti a stronze o a stronzi. ma a gente che ti rimbocca le mani e pedala
Un ultimo pensiero a sta stronza
VAI IN MONA
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Arrivederci, Shane.
When I first came to London I was only sixteen With a fiver in my pocket and my ole dancing bag I went down to the dilly to check out the scene And I soon ended up on the old main drag
There the he-males and the she-males paraded in style And the old man with the money would flash you a smile In the dark of an alley you'd work for a fiver For a swift one off the wrist down on the old main drag
In the cold winter nights the old town it was chill But there were boys in the cafes who'd give you cheap pills If you didn't have the money you'd cajole or you'd beg There was always lots of tuinol on the old main drag
One evening as I was lying down by Leicester Square I was picked up by the coppers and kicked in the balls Between the metal doors at Vine Street I was beaten and mauled And they ruined my good looks for the old main drag
In the tube station the old ones who were on the way out Would dribble and vomit and grovel and shout And the coppers would come along and push them about And I wished I could escape from the old main drag
And now I'm lying here I've had too much booze I've been shat on and spat on and raped and abused I know that I am dying and I wish I could beg For some money to take me from the old main drag
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Il passato è passato.
Stamane mia sorella mi ha mandato un video su whatsapp con la dicitura "riconosci qualcuno?". A parte i miei zii a primo acchito no, nessuno, ho dovuto abbassare il volume a zero perché la musica del montaggio, c'erano anche foto e non solo video, dicevo la musichetta era così fastidiosa che avrei fatto a meno di guardarlo. Lo riguardo con più attenzione e riconosco, anche se invecchiati, Aldo e Manlio che erano alcuni degli insegnanti della scuola elementare dove andavamo, la Linus school; elementare...il che vuol dire che sono passati 40 anni, scrivo che come faccio a riconoscere persone che non vedo da 40 anni, lei mi snocciola dei nomi e mi dice che Lilia la mia maestra si vede un attimo su una foto fatta tramite telefono, allora fermo il video in quei secondi e onestamente non la riconosco, cioè i tratti non sono quelli che la mia memoria ha, va bè sempre 40 anni sono passati. Poi mi dice, sempre mia sorella, che lei ha un gruppo whatsapp con i compagni di classe di quella scuola anche se non si sentono quasi mai, ma perché? Che senso hanno questi amarcord? Io ho la fortuna che nessuno mi ha contattato mai e quando mi è capitato ho sfanculizzato l'occasione non tanto la persona, non ho mai cercato vecchi compagni o persone con cui ho passato periodi, neanche gli amici del quartiere o quell'amico d'infanzia con cui ho passato anni a giocare. Trovo queste pratiche solo masochistiche, le persone cambiano nel tempo e non perché si è passato un periodo assieme vuol dire che lo si voglia perpetuare. In ogni caso non mi ha fatto nessun effetto, almeno non come lei che era esaltata di vedere dei vecchietti che si esaltano facendosi video e selfie a raffica, anzi a me sta cosa fa tristezza. Come ho notato negli ultimi 10 anni le persone vivono in un passato dove hanno ricordi più o meno belli, di solito si rimuovono quelli brutti o almeno si tengono nascosti per evitarsi ulteriori dispiaceri, io di quella scuola ho ricordi bellissimi, è vero, ma sono memorie di un passato così lontano che sono sbiaditi, belli o brutti che siano. Poi va bè non parlo di quelli che si amminchiano con gli anni 80 o 90 come se fossero stati gli anni più belli della loro vita, molti come me sono passati alla pubertà in quegli anni e si sa che è spesso doloroso, quindi cosa ricordate di bello? Questo Fisher, non per battere sempre su un tasto, lo associa al fatto che quando si entra nel loop non si riescono a creare ricordi nuovi e non si vive il presente, anche i millenials ne sono succubi, molti di loro adorano gli anni 80, spesso dico loro che c'era poco da salvare, visto che tutto inizia da quel decennio, ma per loro usare le montature degli occhiali di quell'epoca o vestire e quindi avere un look anni 80 è il top, io li trovo ridicoli lo erano già le persone in quel periodo figuriamoci fuori contesto, è come se io iniziassi a vestire come gli uomini del 1700 perché in quel periodo c'erano compositori grandiosi. Va bè, chiudendo sto discorso non è una cosa che mi interessa rivivere il mio passato che è stato più di dolori che di piaceri, cambio argomento. La gola è ancora in fiamme e deglutire è una pena, per il resto sto decisamente meglio, ho però la voce rauca che sembro una cornacchia appena svegliata, dovrò pazientare ancora un pò. Secondo me ci siamo alimentati questo virus o batterio l'un l'altra con la mia compagna così la degenza è stata più lunga, quel che è, basta che si torni anche lentamente ad una forma vocale decente e non gracchiante.
Per salutarvi oggi mi affido al vecchio Karlheinz
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un po’ onestamente a me spiace andare via.
zia mi ha tenuto la mano la notte che sono stata male tra una scarica di vomito e l’altra, ha aspettato che mi addormentassi sedendosi sulla sedia nel salotto perché io volevo dormire sul divano per non mischiarle il virus, cosa che mia madre non avrebbe mai fatto, neanche per sbaglio, perché in realtà penso di essere più figlia di mia zia che di mia mamma. le notti da piccola le ha fatte lei con me, lei si è fatta 1000km quando a 16 anni mi hanno ricoverata per broncopolmonite e appena arrivata ha fatto la notte con me in ospedale così come per tutta la degenza, “devo vederti” e il primo treno era il suo. mi ha guardata vomitare, piangere perché ero piena e satura di vomitare, avevo perso ogni forza e lei stava lì. non mi è mancata la mamma da piccola, ho avuto lei. e mi sta bene così.
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Selma Lagerlöf
Selma Lagerlöf, scrittrice svedese, è stata la prima donna della storia insignita del Premio Nobel per la letteratura.
Autrice di numerosi romanzi e racconti, la sua opera epico-narrativa è stata quasi tutta ispirata alle tradizioni popolari della sua regione e alla vita di quell’aristocrazia provinciale colta ma decaduta che, con la rapida industrializzazione del paese, andava fatalmente tramontando.
La fiaba pedagogica è stata il mezzo che le ha consentito di realizzare un equilibrio tra verità psicologica e senso del meraviglioso.
Nata a Sunne, in Svezia, il 20 novembre 1858, ebbe un’infanzia difficile dovuta a una malattia all’anca che la costringeva a forti dolori e lunghi periodi di degenza, alleviati dalla compagnia della nonna, narratrice di racconti di miti e leggende del mondo nordico.
Era una maestra indipendente e moderna, quando, nel 1891, ha pubblicato il suo primo romanzo la Saga di Gösta Berling, storia scritta per intrattenere i suoi nipoti in cui reinterpreta la mitologia scandinava dandone un volto fortemente contemporaneo, grazie al quale i classici uomini-eroi, si scoprono fragili e imperfetti.
Il libro, considerato la sua opera principale, ebbe un enorme successo che le aveva portato un cospicuo premio in denaro con cui aveva potuto lasciare l’insegnamento per cominciare a viaggiare con la sua compagna, la scrittrice Sophie Elkan. Insieme visitarono Italia, Egitto, Palestina, Francia, Belgio e Olanda, luoghi di ispirazione per opere successive.
È stata molto attiva nelle rivendicazioni dei diritti delle donne e ha partecipato al Congresso dell’Alleanza internazionale per il diritto al voto femminile.
Figura eminente della letteratura svedese, è stata la prima scrittrice a vincere il premio Nobel per la letteratura nel 1909, per l’elevato idealismo, la vivida immaginazione e la percezione spirituale che caratterizzano le sue opere.
Coi proventi del Nobel, aveva riacquistato e ristrutturato la residenza di famiglia che suo padre era stato costretto a vendere a causa di un dissesto finanziario.
Nel 1914 è stata la prima donna a entrare nell’Accademia Svedese.
Ha ricevuto lauree ad honorem ed è stata insignita della Legion d’Onore francese. Anni dopo, Marguerite Yourcenar l’ha definita “la più grande scrittrice dell’Ottocento“.
Alla morte di Sophie Elkan, nel 1921, ne aveva ereditato i beni personali che andarono a costituire una sorta di museo nella sua casa, noto come Elkanrummet (Stanza Elkan).
Con l’avvicendarsi della persecuzione nazista è stata una ferma oppositrice dell’interventismo e della guerra, ne ha condannato gli orrori nel romanzo L’esiliato, i cui diritti d’autore vennero destinati al Comitato internazionale per il soccorso dei profughi politici, procurandosi la messa al bando di tutte le sue opere in Germania.
Si è spenta il 16 marzo 1940 a causa di un’emorragia cerebrale.
Sulla sua vita libera e coraggiosa, sono stati scritti libri e tratti diversi film. Le è stato dedicato un asteroide ed è stata effigiata su una banconota svedese.
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All'Aou di Sassari cure e comfort per neonati prematuri
Sassari. Body e mussole per i piccoli nati prematuri della Neonatologia e Tin dell’Aou di Sassari, perché possano trascorrere la loro degenza coccolati e ben protetti. Le hanno consegnate nei giorni scorsi i componenti dell’associazione Asd Apnea team di Sassari. La consegna è avvenuta nella biblioteca della struttura, al primo piano del Materno infantile. A portare body e mussole (con i loghi…
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Il blog presenta "Scisma" di Ilaria Palomba, Les Flaneurs edizioni. Da non perdere!
Scisma è un poemetto che prende forma a partire dal diario poetico condiviso da Ilaria Palomba in ospedale durante la lunga degenza nell’unità spinale del CTO di Garbatella dal 25 maggio al 28 ottobre 2022, dopo un mese di rianimazione all’ospedale San Giovanni Addolorata. Scisma parla di suicidio, disabilità, ospedalizzazione, psichiatrizzazione, rifiuto del dono della vita e poi ritorno alla…
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30 AGOSTO, 2014
MUORE A BOLZANO A 94 ANNI IL GENERALE DEI PARACADUTISTI FERRUCCIO BRANDI
MEDAGLIA D’ORO AL VALOR MILITARE NELLA BATTAGLIA DI EL ALAMEIN (1942), NEL 1979 PADRINO DEL GIURAMENTO DEL 160° CORSO “PATRIA E DOVERE” DELL’ACCADEMIA MILITARE DI MODENA
Il Generale Ferruccio Brandi è stato un Generale italiano dei Paracadutisti, già distintosi come Ufficiale durante la seconda guerra mondiale, dove meritò la Medaglia d'Oro al Valor Militare.
Tra il 1969 e il 1973 fu il Generale Comandante della Brigata Paracadutisti "Folgore".
Nacque a TRIESTE il 9 novembre 1920 figlio di Oscar e Virginia Malusà, e mentre era iscritto alla facoltà di economia e commercio dell'Università di TRIESTE, nel 1938 si arruolò come volontario nel Regio Esercito, in qualità di Allievo Ufficiale di complemento.
Nell'aprile 1939 fu promosso Aspirante, assegnato al 152º Reggimento fanteria "Sassari", venendo promosso al grado di Sottotenente nell'ottobre dello stesso anno.
Trattenuto in servizio attivo, nel 1940 frequentò il corso di paracadutismo a TARQUINIA, al termine del quale viene assegnato come Comandante del III° Plotone, 6ª Compagnia, II Battaglione del 187° Reggimento Paracadutisti.
Al seguito della Divisione Paracadutisti "Folgore" viene trasferito in AFRICA SETTENTRIONALE ITALIANA, dove combatte durante la BATTAGLIA di EL ALAMEIN.
Si distinse nei combattimenti di DEIR el MUNASSIB e QUOTA 187 (22 - 24 ottobre 1942) rimanendo gravemente ferito il giorno 24, colpito al volto da un proiettile di mitragliatrice.
Catturato dai britannici nel corso dei combattimenti, al termine della degenza presso il 9º Ospedale Generale del IL CAIRO fu trasferito in un campo di prigionia, rientrando in ITALIA nel marzo 1945 per continuare le cure.
Riprese a studiare ottenendo la Laurea in Economia e Commercio nel 1947, rientrando in servizio attivo presso l'Esercito Italiano nel marzo 1950, assegnato al 182�� Reggimento fanteria "Garibaldi" in qualità di Capitano in servizio permanente effettivo.
Nel 1953 prese servizio presso il Comando Forze Interalleate Sud Europa, frequentando successivamente i corsi della Scuola di Guerra e dell'Istituto Stati Maggiori Interforze.
Nel 1963, mentre ricopriva l'incarico di Capo di Stato Maggiore della Brigata di fanteria "Avellino", viene trasferito a domanda, a PISA per ricoprire l'incarico di Capo di Stato Maggiore della Brigata Paracadutisti allora in fase di costituzione.
Tra il 1964 e il 1965 continuò a ricoprire tale incarico mentre il Comando della Brigata Paracadutisti veniva trasferito a LIVORNO.
Tra il 1966 e il 1967 ricoprì l'incarico di Comandante della Scuola Militare di Paracadutismo di PISA, e tra il 1968 e il 1969 quello di Comandante del 1º Reggimento Paracadutisti a LIVORNO.
Tra il 1969 e il 1975 fu Comandante della Brigata Paracadutisti "Folgore".
Nel novembre del 1971 prende parte all'aviolancio durante la sciagura della MELORIA, occupandosi poi della pietosa opera di recupero delle salme e all'assistenza dei familiari delle vittime.
L’8 aprile 1979 presenziò in Piazza Roma a MODENA alla cerimonia di Giuramento del 160° Corso “Patria e Dovere” dell’Accademia Militare come PADRINO del CORSO in rappresentanza dell’Istituto del Nastro Azzurro.
Dopo essersi congedato nel 1983 ricoprì ancora alti incarichi, come quello di Commissario per le Onoranze dei Caduti in Guerra e Presidente Onorario dell'Associazione Paracadutisti in congedo, fino a raggiungere il grado di Generale di Corpo d'Armata.
Si spense a 94 anni a BOLZANO il 30 agosto 2014 lasciando la moglie signora Frieda Fischnaller.
Era stato decorato con la Medaglia d’Oro al Valor Militare con la seguente motivazione:
“Comandante di plotone paracadutisti, attaccato da preponderanti forze corazzate, rincuorava ed incitava col suo eroico esempio i dipendenti a difendere a qualsiasi costo la posizione affidatagli. Sorpassato dai carri, raccolti i pochi superstiti, li guidava in furioso contrassalto, riuscendo a fare indietreggiare le fanterie avversarie seguite dai mezzi corazzati. Nuovamente attaccato da carri, con titanico valore, infliggeva ad essi gravi perdite ed, esaurite le munizioni anticarro, nello estremo tentativo di immobilizzarli, si lanciava contro uno di questi e con una bottiglia incendiaria lo metteva in fiamme. Nell’ardita impresa veniva colpito da raffica di mitragliatrice che gli distaccava la mandibola; dominando il dolore si ergeva fra i suoi uomini, e con la mandibola penzolante, orrendamente trasfigurato, con i gesti seguitava a dirigerli, e ad incitarli alla lotta, tra fondendo in essi il suo sublime eroismo. Col suo stoicismo e col suo elevato spirito combattivo salvava la posizione aspramente contesa e, protraendo la resistenza per più ore, oltre le umane possibilità, s’imponeva all’ammirazione dello stesso avversario. I suoi paracadutisti, ammirati e orgogliosi, chiesero per lui la più alta ricompensa. El Munassib (Africa Settentrionale), 24 ottobre 1942”
(DPR 11 aprile 1951)
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Neonata morta, nonna Gerarda si lancia sotto un treno e confessa dopo 10 anni: «Sono stata io». Mamma Denise in cella da innocente? Un peso troppo grande da sopportare. Gerarda Picciariello, 61 anni, giovedì 8 agosto si è tolta la vita lanciandosi sotto un treno lasciando ai familiari una lettera d'addio in cui si assume la responsabilità della morte della nipotina Chiara, avvenuta 10 anni fa poco dopo la nascita. Decesso per il quale è attualmente in cella, condannata a 10 anni di carcere, la madre di Chiara, Denise Schiavo, figlia di Gerarda. La tragedia La 61enne, conosciuta e stimata tanto da essere commemorata con una fiaccolata silenziosa da amici e parrocchiani del suo quartiere a Pontecagnano Faiano, ha scritto di aver ricordato all'improvviso l'incidente che potrebbe aver causato la morte della neonata. La piccola Chiara nasce nel 2014, prematura e costretta a una lunga degenza in ospedale. Dimessa, dopo poco la piccola viene ricoverata di nuovo: ha ecchimosi sul corpo, ma anche alcune fratture. Le cure non riusciranno a salvarla. Muore a 45 giorni dalla nascita, nell'ospedale pediatrico Santobono di Napoli. Sono i genitori a rivolgersi alla magistratura, e dopo aver seguito altre piste le indagini si concentrano sulla mamma Denise. Secondo i periti Chiara è morta in seguito alla sindrome del bimbo scosso, e per la Procura di Salerno a strattonarla fino a provocarle una emorragia interna è stata sua madre. Denise viene condannata a dieci anni per omicidio preterintenzionale. A marzo scorso la sentenza passa in giudicato, e la donna finisce in cella. Chi conosce Gerarda assicura che da quel giorno la sua vita è cambiata, «per lei era insopportabile l'idea che Denise dovesse vivere in prigione». Il legale rivolge una domanda di grazia al presidente Mattarella, poi chiede la revisione del processo. A un certo punto però Gerarda si convince, dopo dieci anni, che la morte della nipotina sia stata colpa sua, recuperando un ricordo del 2014. Scrive nella lettera d'addio: «Un velo mi si è alzato dalla mente, mi rivedo con la bambina in braccio mentre cerco di adagiarla nella sua carrozzina alloggiata nella Fiat Stilo a tre porte, eravamo alla fine di agosto, mi sopraggiunge un giramento di testa e il capo della bimba sbatte vicino alla portiera. Giuro, avevo rimosso quell'episodio». Poi l'epilogo: «Ditemi, che altro potrei fare se non togliermi la vita? Vi chiedo di perdonarmi». Sulla base di questa lettera il legale di Denise annuncia una nuova richiesta di grazia al Capo dello Stato e un ulteriore tentativo per ottenere la revisione del processo.
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Una forza che rintracciamo allora già nei primi tempi della degenza in ospedale
Quando ho chiesto alla madre come sono stati per Rosanna [Benzi] i primi tempi, la risposta è stata: «Non ci ha mai pensato lei… Lei è stata sempre una che si è data forza» <32.L’incontro con Rosalia Rinaldi Benzi è avvenuto nel pomeriggio di un torrido luglio genovese, nella cucina bianca della casa dove ora, molto anziana, vive con il fratello di Rosanna, Franco; una cucina piena di sole e, di…
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Una forza che rintracciamo allora già nei primi tempi della degenza in ospedale
Quando ho chiesto alla madre come sono stati per Rosanna [Benzi] i primi tempi, la risposta è stata: «Non ci ha mai pensato lei… Lei è stata sempre una che si è data forza» <32.L’incontro con Rosalia Rinaldi Benzi è avvenuto nel pomeriggio di un torrido luglio genovese, nella cucina bianca della casa dove ora, molto anziana, vive con il fratello di Rosanna, Franco; una cucina piena di sole e, di…
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Una forza che rintracciamo allora già nei primi tempi della degenza in ospedale
Quando ho chiesto alla madre come sono stati per Rosanna [Benzi] i primi tempi, la risposta è stata: «Non ci ha mai pensato lei… Lei è stata sempre una che si è data forza» <32.L’incontro con Rosalia Rinaldi Benzi è avvenuto nel pomeriggio di un torrido luglio genovese, nella cucina bianca della casa dove ora, molto anziana, vive con il fratello di Rosanna, Franco; una cucina piena di sole e, di…
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Una forza che rintracciamo allora già nei primi tempi della degenza in ospedale
Quando ho chiesto alla madre come sono stati per Rosanna [Benzi] i primi tempi, la risposta è stata: «Non ci ha mai pensato lei… Lei è stata sempre una che si è data forza» <32.L’incontro con Rosalia Rinaldi Benzi è avvenuto nel pomeriggio di un torrido luglio genovese, nella cucina bianca della casa dove ora, molto anziana, vive con il fratello di Rosanna, Franco; una cucina piena di sole e, di…
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