#guerra Israel
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Una imagen que define parte de este conflicto.
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Momento exacto en el que un misil israelí derriba un edificio civil en Beirut:
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A cosa serve tutto questo dolore, tutte le vite cancellate nell’assurdità e insensatezza della guerra.
La presunzione dell’uomo di sapere tutto, quando in realtà non sappiamo nulla.
Ci vorranno milioni di anni per dimenticare tutto il male.
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"La paz es la única batalla que vale la pena luchar. "
Albert Camus
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" Un pensiero o idea di trasferimento [del popolo palestinese risale] ai primi tempi del movimento sionista, come mostrerebbe un'annotazione del diario di Theodor Herzl: «Dobbiamo espropriare con delicatezza. […] Cercheremo di indurre la popolazione in miseria ad attraversare il confine procurandole un'occupazione nei paesi di transito; negandogliela, però, nel nostro. […] Il processo di espropriazione e di sgombero dei poveri deve avvenire con discrezione e circospezione.»¹ A distanza di quarant'anni, Ben-Gurion ribadiva il concetto: «Il trasferimento di popolazione è già avvenuto nella valle di Jezreel, nella piana del Sharon e in altri luoghi. Siete a conoscenza del lavoro del Fondo nazionale ebraico in proposito. Ora occorre realizzare un trasferimento di ben altre dimensioni.»² Durante la guerra del 1948, Ben-Gurion mise in pratica le sue raccomandazioni. In una campagna nota come "Operazione Hiram" fu realizzato un trasferimento indiscriminato di popolazione dalla Galilea. Durante questa campagna, ha scritto Morris, le forze armate sioniste eseguirono "un numero insolitamente elevato di esecuzioni di popolazione civile contro muri o nei pressi di un pozzo con notevole metodicità". Molto scrupolosamente, Morris cita ventiquattro episodi di terrorismo o di massacro, di cui i più efferati ebbero luogo a Saliha (78 uccisi), Lod (250), Dawayima (centinaia) e, ovviamente, nel già citato villaggio di Deir Yassin. Alcuni di questi massacri furono probabilmente perpetrati per ragioni tattiche: a Dawayima, nei pressi di Hebron, per esempio, "una colonna entrò nel villaggio sparando all'impazzata e uccise qualsiasi cosa si muovesse". Altri massacri rispondevano, invece, all'intento strategico di terrorizzare la popolazione affinché fuggisse. Questi massacri non furono certo tenuti nascosti dalla popolazione palestinese. Dopotutto, come ebbe a dire una volta Lenin, l'intento del terrorismo è terrorizzare. (Morris, ricordiamo per inciso, ha giustificato i sionisti richiamandosi alla logica del ben noto aforisma di Lenin: "Per fare la frittata occorre rompere le uova").
Secondo un testimone oculare di Deir Yassin: «Deir Yassin era un villaggio che fu attaccato dagli israeliani, o dai sionisti, il 9 aprile 1948. […] Incontrerà delle persone che le diranno: "Questo è quello che successe a Deir Yassin", perché loro erano là. Ho incontrato una donna che mi ha detto che le portarono suo figlio e le dissero di prenderlo in grembo e poi lo uccisero. Usavano coltelli, baionette. Un macello; non un combattimento. Non c'era nessuno da combattere. Erano prevalentemente donne e bambini. Molte, moltissime persone furono massacrate in quel villaggio. Questo massacro terrorizzò l'intera Palestina. Tutti parlavano del massacro di Deir Yassin.» Complessivamente, furono cancellati oltre cinquecento villaggi palestinesi. La maggior parte dei palestinesi che fuggì fini in Cisgiordania, nella striscia di Gaza, nei paesi arabi limitrofi. Quelli con un certo grado di istruzione, con specializzazioni o disponibilità economica cercarono di rifarsi una vita meglio che poterono, talvolta in luoghi lontani come il Golfo persico, l'Europa, le Americhe. Quelli che non furono altrettanto fortunati finirono nei campi profughi, organizzati, inizialmente, dallo United Nations Releif for Palestine (Unrp). "
¹ B. MORRIS, Revisiting the Palestinian Exodus of 1948, in E. L. ROGAN e A. SHLAIM (a cura di), The War of Palestine, Rewriting the History of 1948, Cambridge University Press, Cambridge, 2001, p. 41 [trad. it. La guerra per la Palestina: riscrivere la storia del 1948, Il Ponte, Bologna, 2004]. ² Ibidem, p. 43.
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James L. Gelvin, Il conflitto israelo-palestinese. Cent'anni di guerra, traduzione di Piero Arlorio, Einaudi (collana Piccola Biblioteca Einaudi n° 357), 2007¹; pp. 179-181.
[Edizione originale: The Israel-Palestine Conflict, Cambridge University Press, 2005]
#James L. Gelvin#Palestina#Israele#Il conflitto israelo-palestinese#saggi#saggistica#libri#letture#leggere#Medio Oriente#questione palestinese#Gaza#Cisgiordania#Territori occupati#sionismo#nazionalismi#resistenza#Giordania#citazioni#Theodor Herzl#David Ben Gurion#Fondo nazionale ebraico#deportazioni#Operazione Hiram#Benny Morris#Nuova storiografia israeliana#crimini di guerra#pulizia etnica#genocidio#diaspora palestinese
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Ma allora, come è stato possibile fare arrivare i cannoni navali alla Marina militare israeliana? I documenti rinvenuti da Pagine Esteri negli archivi open del Pentagono consentono di ricostruire oggi le transazioni di un affare di poco meno di mezzo miliardo di dollari: Leonardo ha offerto i sistemi di guerra ad Israele; Israele ha chiesto di acquistarli dal governo degli Stati Uniti d’America; Washington li ha comprati dal gruppo italiano e li ha dirottati a Tel Aviv che poi li impiegherà nella carneficina contro Gaza e i palestinesi. L’arma migliore per dominare i mari La stampa internazionale specializzata nel settore difesa e sicurezza inizia a focalizzare l’interesse israeliano verso i cannoni made in Italy il 4 agosto 2016. In particolare fu l’accreditato sito statunitense Defensenews.com a rivelare che “dopo una decade di discussioni”, la Marina militare di Israele aveva avviato un negoziato con US Navy per “ricevere cannoni da 76mm a fuoco rapido dall’industria italiana contractor OTO Melara, una sussidiaria di Leonardo-Finmeccanica”. Per l’operazione era stata prevista una spesa di 100 milioni di dollari grazie alla copertura finanziaria delle autorità USA e “la consegna via US Navy dallo stabilimento della società italiana di Largo, Florida”. Nel reportage venivano riportate le dichiarazioni favorevoli ai Super Rapido da parte di alcuni ufficiali della Marina israeliana. “I nuovi cannoni equipaggeranno la flotta di superficie composta dalle unità Sa’ar-4.5, Sa’ar-5 di produzione USA e quattro nuove corvette Sa’ar-6 sotto contratto con i cantieri tedeschi”, rivelavano i militari di Tel Aviv. “Stiamo aspettando questo cannone da anni, da tanti anni. Il sistema di OTO Melara è già stato prodotto negli Stati Uniti per la Marina egiziana. Adesso è il nostro turno!”.
Dall’Italia a Israele passando per gli USA, le armi di Leonardo consegnate a Tel Aviv
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Elon musk te quiero muerto
#perquè si tinc el twitter privat i ultra privat i sols seguisc a un total de 30 amistats. NINGUNA DE LES QUALS ES FATXA#tinc el 'para ti' ple de transfobia pura i de gent insultant a una atleta olímpica cis dient que és un home?#de comptes de dirigents de vox soltant vertaderes barbaritats sobre la immigració en videos d'agressions inclosos#comptes de israel i del IDF que ja he bloquejat mil vegades#gilipolles de vox dient (en relació a Veneçuela) que per a frau electoral el que pedro sanchez du fent desde 2019#ningú de les persones a les que seguisc o me seguixen estan donant like a açò perquè 1. no són persones actives en cap tema polític#2. no saben res de una parella de yaoi de harry potter inventat per un fanfic més llarg que pau i guerra de tolstoi#QUE ÉS ALGO QUE TAMBÉ M'ESTÀ APAREGUENT#constantment#junt a mil coses racistes i nazis totalment indefensables#twitter és horrorós. completament inusable. pura extrema dreta perquè sí i a totes hores#elon musk. die die die die die die die#nazi de merda
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Approfittando Dell'inerzia e collusione mondiale, i sionisti vanno avanti, più di 10.000 bambini morti e più di 20.000 bambini mutilati, oltre che un intero popolo in sfratto.
E ditemi che non era premeditato da anni...
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Ma come si permette Ghali...
...di dire in diretta TV "Stop al genocidio".
Mi immagino già la gente di destra che lo criticherà, nonostante oggi ricorra pure la loro cara giornata dedicata al ricordo delle foibe. E nonostante le vittime palestinesi abbiano già ampiamente superato quelle del massacro delle foibe.
E non noteranno la contraddizione, ovviamente.
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Boda judía en Sofía
En mayo de 1935, Aharon Mevorach y Lutzy Pincas celebraron una boda judía en la Gran Sinagoga de Sofía, Bulgaria. Posaron para fotos, saludaron a sus invitados y luego se retiraron de la sinagoga, donde un carruaje los esperaba para llevarlos a su hogar. El hermano de Aharon, el Dr. Leon Mevorach, grabó todo el evento. Los miembros de la familia en la película incluyen a Baruch y Dudah Mevorach; el Dr. Daniel Pincas y Dora Pincas (de soltera Mevorach); Stefie, la esposa del Dr. Leon Mevorach, y su hijo Baruch (apodado Bubie), quien llevaba una boina blanca; Baron Mevorah, un joven con velas; y el Dr. Joseph Benjamin con su hija Marianne (también llamada Mimi) Benjamin. Leon Mevorach, un médico judío-búlgaro, era hijo de Baruch Mevorach, quien hizo fortuna en Sofía a través de la fabricación de vidrio. A pesar de observar las festividades judías y de haber visitado Palestina en la década de 1920, la familia Mevorach no era particularmente religiosa. Durante la Segunda Guerra Mundial, fueron deportados de Sofía a Targovishte, una ciudad cerca de Shumen, sin sus propiedades. Temiendo una posterior deportación a campos de concentración, la familia emigró a Palestina a principios de la década de 1940. Dora Mevorach, hermana de Leon, quien estudió música en París, se casó con Daniel Pincas, otro médico. Su familia también sufrió la deportación, pero emigraron a Palestina en marzo de 1944, obteniendo certificados de salida gracias a sus conexiones profesionales. El hijo de Dora, Israel (Anton), recuerda haber viajado en tren, deshacerse de sus insignias de estrella amarilla en Beirut y finalmente establecerse en Tel Aviv.
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ANSA, 02 marzo 2024, 13:17
Il direttore ad interim dell'ospedale al-Awda di Jabalia, Mohammed Salha, afferma che circa l'80% dei feriti nella strage durante la fila per gli aiuti umanitari a Gaza portati nella sua struttura sanitaria presentavano lesioni d'arma da fuoco.
[...] Dei 176 feriti portati all'ospedale al-Awda 142 avevano lesioni d'arma da fuoco [...].
Precedentemente anche il portavoce del segretario generale delle Nazioni unite Stephane Dujarric aveva detto che durante una visita all'ospedale al-Shifa un team dell'Onu "ha potuto confermare che molte delle persone in cura lì", vittime dell'attacco di giovedì vicino Gaza, "avevano ferite da arma da fuoco".
Hamas afferma che almeno 112 palestinesi sono morti e altri 760 rimasti feriti quando l'esercito israeliano ha aperto il fuoco contro una folla di persone accalcata intorno a un convoglio di aiuti umanitari.
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Eppure Israele continua a sostenere che decine di persone "sono state uccise e ferite" nella calca o "travolte dai camion".
Gente che aveva fame perché era stata affamata dall'esercito israeliano, in ogni caso.
Esseri umani che cercavano cibo per sé o per i propri figli.
Ma di cosa vogliamo parlare?
112 persone sono già più degli ostaggi attualmente in mano ad Hamas.
Ma di cosa vogliamo parlare?
Ormai si contano già 30mila morti. 30mila famiglie che piangono i loro morti e cercano vendetta.
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#Zerocalcare #LuccaComics #Palestina #Israele #fumetti
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Atrocidades
Fuente viñeta: Diario RED
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" A Gaza la scrittura della Storia inizia a essere possibile attraverso un "archivio della distruzione". Un archivio che, in seguito all'operazione "Piombo fuso", il ministero dei Lavori Pubblici e dell'Edilizia ha intitolato "Verifica della distruzione di edifici provocata dagli attacchi israeliani durante l'occupazione". Gaza, la roccaforte di Hamas evacuata unilateralmente dagli israeliani nel 2005, è da tempo interamente circondata da una barriera, come Varsavia [durante l'occupazione nazista] ma con il triplo degli abitanti, stritolati in una gabbia nella quale — come rivela un documento militare intitolato Linee Rosse —, tra le altre cose, i militari israeliani calcolano lo "spazio di respiro", cioè il tempo che rimane prima che le persone inizino a morire di fame. Tutto questo mentre imprese come la Elbit Systems fanno affari d'oro: nel 2014, ad esempio, in un solo mese di attacco a Gaza i suoi profitti sono aumentati del 6 per cento. "I check-point e i terminal del muro," scrive [Eyal] Weizman [in “Architettura dell'occupazione”], "funzionano come valvole e interruttori", la soglia di sopportazione del milione e mezzo di abitanti della Striscia è "costantemente sottoposta a sollecitazione" e il Muro è una vera e propria "strategia di guerra". Quindi va documentata, per gli storici del futuro. "Gaza è un laboratorio in molti sensi," prosegue Weizman, "una zona chiusa ermeticamente, in cui ogni accesso è controllato da Israele", ad eccezione del varco egiziano, un laboratorio in cui viene sperimentato "ogni tipo di tecnologia di controllo, munizioni, strumenti legali e umanitari, tecniche di guerra. Viene cioè sperimentata la capacità di controllare un'ampia popolazione, per poi rivendere queste tecnologie sul mercato internazionale". E questo nel nome della "guerra al terrore'', come nel caso dell'operazione "Piombo fuso", appunto, durante la quale le case lungo il perimetro della barriera erano state distrutte perché i veicoli militari si potessero muovere con più agilità. "
Carlo Greppi, L'età dei muri, Feltrinelli (collana Varia), 2019; pp. 237-38.
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"The victory will be ours!" ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ Since posting anything against Israel is considered anti-Semitic, I decided to create a pro-Israel art, but my way. ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ This art was inspired by a 1942 poster, produced by Israel's current second largest gun supplier: Germany. ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ The cool thing about seeing Germany providing weapons to a country that houses the largest Jewish population in the world is that we can see that we are living in completely different times from the past and that these events will never be repeated. ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ RIGHT???
#designativista#israel#alemanha#1942#palestina#freepalestine#guerra#gaza#rafah#netanyahu#deutschland#mossad#porracristo#art#illustration#design#gaza genocide#free gaza
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