#giovani poeti
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rafqua · 2 years ago
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Dal terreno profumato del deserto, dai frutti
degli alberi spenti di vita, dalla rosea
luce del tramonto sulle distese marce delle spiagge del vecchio mondo
Saliva un canto strano, dalla bocca impastata di acido, cedro, colori cangianti e
vecchie che intonavano cori muti con gli occhi raggrinziti dagli anni
Ogni giorno, sulla staccionata di legno sporco all’angolo del sentiero
Pensavo a te, come l’estate che vibrava attorno alle foglie dell’acero
Pensavo a vederti tornare, incoronato di filo d’argento e accompagnato dal canto insistente
delle fronde d’ulivo infiammate dal sole
-Rafqua
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pier-carlo-universe · 16 days ago
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"A Woman" di Zarina Boboqulova: un inno alla femminilità e all'amore eterno. Recensione di Alessandria today
Una poesia che celebra l’essenza della donna. Zarina Boboqulova, giovane poetessa nata il 1° marzo 2006 nella regione di Kashkadarya, offre una riflessione poetica profonda e toccante sull'importanza della donna nel mondo
Una poesia che celebra l’essenza della donna.Zarina Boboqulova, giovane poetessa nata il 1° marzo 2006 nella regione di Kashkadarya, offre una riflessione poetica profonda e toccante sull’importanza della donna nel mondo. “A Woman” è un inno alla femminilità, alla forza e alla bellezza intrinseca della figura femminile, un tema che emerge in ogni verso con intensità e delicatezza. Un viaggio…
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midorioftheflowers · 1 year ago
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4:00 AM – Fiat Lux (fiatluxrivista.org)
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marcogiovenale · 1 year ago
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in avvio i nuovi corsi del centroscritture: da ottobre a giugno
tutte le informazioni su giorni, temi, docenti, orari: su https://centroscritture.it Primo ciclo IN PARTENZA IL 24 OTTOBRE 2023 Montale, Fortini, Zanzotto: primi tre di quattro corsi monografici in programma quest’anno su autori cardinali della poesia italiana contemporanea. Nuovi autoritratti per scoprire poeti viventi, tra i maggiori delle loro generazioni, dalla loro stessa voce. La…
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kiki-de-la-petite-flaque · 1 year ago
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A lock of the hair of Lucrezia Borgia in the Ambrosian Library in Milan, Italy
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«Pinacoteca Ambrosiana, Milano.
In una piccola teca è conservato un tesoro.
Un garbuglio di sottili fili gialli che formano un intreccio ad anello verso l’estremità. Niente di che all'apparenza, forse solo una reliquia; e invece se vai a fondo scopri che dietro c'è un mondo. Una storia d'amore bellissima quanto proibita, tra un dotto umanista e una ragazza tormentata. Per viverla bisogna spostarci un po' più ad est, e tornare indietro nel tempo, tanti e tanti anni fa.
Ferrara 1502. Quel giorno, alla corte ducale, erano attesi giovani poeti e letterati.
Per il ragazzo era un'occasione d'oro. Poteva finalmente mettersi in mostra e farsi notare dalla duchessa. Se tutto fosse andato come sperava, avrebbe avuto anche l'occasione di entrare nella sua cerchia ristretta di letterati. Lei amava gli artisti, e ovviamente far parte del suo "circolo" era garanzia di fama e ricchezza. Così giunse il suo momento. Il ragazzo entrò in sala e la vide. Conosceva la duchessa solo per sentito dire, e che fosse molto bella lo sapeva già, gliel'avevano ripetuto un milione di volte. Quello che lo sbalordì e lo lasciò senza parole fu che fosse così bella. Il poeta ci mise un po' di tempo a presentarsi, letteralmente folgorato dal bagliore della giovane duchessa. I suoi capelli biondi splendevano, illuminati dai raggi del sole che filtravano dalle grandi vetrate del palazzo. Già quei capelli, come si può dimenticarli? Non ci riuscì, e continuò a pensare a lei anche le ore successive all'incontro. Anche i giorni dopo. Anche le settimane dopo.
La duchessa era il suo pensiero fisso. Si invaghì così tanto da giungere a cambiare la struttura della sua prima opera che stava per uscire in quel periodo. La modificò sulla base di quel suo nuovo invaghimento. Un uomo che apriva il suo cuore verso l'amore più sincero e appassionato. E quando l'opera, chiamata "Gli Asolani", uscì, il poeta ne regalò subito una copia alla duchessa, che rimase positivamente colpita. Cominciarono a frequentarsi sempre più spesso, i due innamorati clandestini, e intrapresero una relazione platonica ma appassionata.
Poi però arrivò la peste e il poeta fu costretto a scappare dalla città. Lei rimase. Non poteva la duchessa abbandonare il suo popolo decimato. E tanto platonicamente quanto si erano frequentati di persona, così iniziarono un rapporto epistolare a distanza fatto di bellissime lettere d'amore. Lui però aveva ancora quel pensiero fisso: i capelli di lei, e glielo scrisse. Alla fine lei non mancò di compiere un gesto fortemente simbolico: si tagliò una ciocca dei suoi amati capelli e la inviò insieme a una lettera. Quando lui la ricevette, la tenne stretta a se, e la volle conservare per sempre all'interno di uno scrigno, che ormai era il più prezioso di tutti i tesori che possedeva. Quello che conteneva le lettere d'amore della duchessa.
I due non si rividero mai più ma continuarono a scriversi ancora per sedici anni. Poi lei morì giovanissima e lui divenne Cardinale. Uomo di chiesa e personaggio di spicco dell'Umanesimo italiano, famoso ancora oggi con il nome di Pietro Bembo.
Come quella ciocca di capelli sia giunta a Milano, non lo sa nessuno. Ma forse un motivo c'è.
Se la guardi all’interno della piccola teca, noti che è ancora perfettamente conservata, liscia e fresca come se fosse stata appena recisa.
Ecco, pare che in alcune notti, se osservi bene attraverso le finestre della Pinacoteca Ambrosiana, scorgi un bagliore. Una luce intensa che proviene dalla stanza dove è conservata la bionda treccia. Dicono che sia proprio la duchessa, che arriva e legge le lettere del suo amato Pietro Bembo, non prima di aver pettinato la propria ciocca di capelli.
Poi se ne va, svanisce in un educato silenzio, ma felice perché si è sentita amata. Lei, la discussa e tormentata duchessa di Ferrara, Lucrezia Borgia»
Roberto Colombo
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darktimemachinechaos · 1 month ago
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[della mia bassissima capacità di sopportazione dei disfattisti] 🠇
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Se noto che un soggetto posti in quantità industriale sui social messaggi solo sconfortanti in cui dichiari che "il mondo fa schifo" (senza un briciolo nemmeno di sana ironia sui propri malesseri) il mio input da cittadina responsabile che non resta mai solo a guardare ciò che non va, tenta di capire, in primo luogo, il perché quella persona lo faccia: potrebbe essere soltanto un momento di reale sconforto a cui dare peso oppure uno dei tanti account che non avendo grandi idee per la testa, non trova di meglio da fare che divertirsi nell'alimentare un'idea del mondo solo disfattista per guadagnare attenzione malsana.  
Non facendolo io per prima, non sopporto chi ami crogiolarsi nel vittimismo (giovane o adulto che sia) e non sono affatto interessata a chi non faccia altro che lamentarsi nella vita per partito preso, mostrando una demenza senile talvolta pure precoce per l'età che si ha; il mondo non è solo un posto marcio: il mondo è solo un posto marcio per tutti coloro che hanno deciso di restare passivi a ciò che (gli) accade; chi non reagisce a ciò che non va non detiene alcun diritto di lamentarsi di una realtà che non ami, perché non puoi lamentarti di nulla se nel contempo non fai assolutamente nulla per cambiare manco un pezzettino piccolo della realtà che ti circonda - il minimo sindacale che ti è richiesto da persona Adulta!
Una persona giovane ha bisogno di essere sostenuta quando continua a vomitare scemenze sul mondo che fa solo schifo e non che gli si dica "Si, ok, hai ragione, il mondo fa schifo e pure io trovo che fa schifo": la realtà non è composta solo da soggetti passivi che sopportando situazioni assurde pensandosi eroiche, ma anche da ottime persone che ogni giorno, pure incazzandosi di brutto, si impegnano per portare Progresso attorno a loro - e non ci guadagnano un cazzo nell'andare a dormire ogni giorno con l'idea che il giorno successivo dovranno affrontare un'altra battaglia contro conservatori e giovani pessimisti dell'ultima ora - giovani pessimisti dell'ultima ora che si aggregano ai pessimisti anziani della prima ora, da cui non si deve assolutamente prendere esempio.
E' molto facile fermarsi alle prime righe di uno scritto (alle impressioni a pelle di ogni questione), ma non si potrà mai avere una percezione corretta della realtà senza nemmeno viverla a fondo (leggendo tutto il libro e non soffermandosi alla copertina); tutto ciò che leggiamo oppure osserviamo oppure soltanto ascoltiamo, sarà continuamente inteso in modo parziale e scorretto sia se si è caratterialmente pessimisti ma anche e soprattutto se si è PIGRI.
Non esistono pensieri isolati pessimisti originali: negli anni, tra realtà e social - senza contare la marea di poeti e scrittori di romanzi attuali e del passato da "mattonata sui coglioni" - di persone che si arrendono al primo ostacolo ne ho incontrate a centinaia e di qualsiasi età, perché arrendersi e dare degli idioti agli altri è facilissimo: non costa alcuna fatica; colpevolizzare i terzi in continuazione della propria costante resa sociale non rende intelligente e manco interessante qualcuno; gli arresti momentanei sono sani solo se momentanei: in giovinezza, tutti proviamo davanti ad una realtà complessa una naturale fatica a capire e dominare gli avvenimenti, perché la realtà è complessa e difficile da dominare per tutti, anche quando non sei più un giovane adulto (non c'è nulla di originale o straordinario in questo stato d'animo). 
Se non sarà così, se non sarà un arresto momentaneo quello che viva il giovane pessimista dell'ultima ora, il futuro che lo attende prossimo è di invecchiare prestissimo, moltiplicando esternazioni degne di un anziano fallito e non di una persona giovane dentro e fuori, CHE HA TUTTA UNA VITA DAVANTI. 
La mia risposta ai giovani pessimisti potrebbe suonare dura e priva di compassione rispetto ad una madre pancina: ma sono una persona adulta razionale e non una madre pancina e non mi passa nemmeno per l'anticamera del cervello di offrire ad una persona giovane scusanti per arrendersi al tutto, piangersi addosso, invece di far emergere la vitalità del DESIDERARE.
C'è una realtà che da attivisti affrontiamo in ogni minuto della nostra esistenza: non possiamo aiutare chi non vuole essere aiutato - ma questo non vuol dire non provarci, almeno! Non significa non tentare nemmeno a comunicare con la dovuta forza a chi sia più giovane di noi e troppo facilmente arrendevole alla complessità, che il passato non è affatto migliore del presente come i vecchi stolti sostengono; che ognuno fa parte della Storia; che gli altri attorno a noi sono responsabili fino ad un certo punto del malessere che viviamo: il resto dipende soltanto dall'essere pigri o meno in un mondo che ti offre migliaia di strumenti per risolvere e non per disfare.
Se sei un disfattista, se sei un pessimista, è perché vuoi esserlo e non perché non esistano strumenti offerti dalla scienza, oggi più di prima alla portata di tutti, per non esserlo affatto: per voler contribuire con gioia, con costruttività, a ciò che sta al di fuori del recinto del tuo giardino deprimente nel quale tu hai voluto chiuderti; nessuno può metterti all'angolo quando tu non lo vuoi è la corretta trasposizione nella realtà di un Dirty Dancing in cui non verrà un ballerino sexy a ricordarti che arrendersi è solo un atteggiamento da bambini che non vogliono crescere mai.
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dinonfissatoaffetto · 2 months ago
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Mi sono spesso chiesto, strada facendo, da dove sarebbe arrivata la soluzione al problema che affrontiamo, quello dell'umanità che mi sembra stia annaspando nella sua ricerca di una soluzione a quello che non va. Una volta, attraversando in nave lo stretto di Malacca, in una di quelle belle serate in cui si stava sulla tolda della nave a guardare il tramonto, vidi all'orizzonte decine di splendide isolette e mi venne la divertente idea che la soluzione sarebbe arrivata da una congiura di poeti. Perché soltanto la poesia mi pareva potesse ridarci una spinta di speranza. Identificai un'isola lontanissima, insignificante, che non era segnata su nessuna carta, ma in cui immaginavo crescesse una generazione di giovani poeti che aspettavano il momento di prendere in mano le sorti del mondo. Avevo in qualche modo il sentimento che non c'era una soluzione nei partiti, nelle istituzioni, nelle chiese, dove tutti ripetono le stesse cose.
- Tiziano Terzani
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imaryathings · 8 months ago
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da L'arte della gioia, Goliarda Sapienza
Quando lo spirito vitale, vuoi sotto un dolore o una umiliazione, o per mancanza di pane, fugge dal corpo, le braccia e le mani tirano verso terra. Ma brutto segno è questo, segno che l’anima è stanca del corpo e che di vuole morire. A me capitò quando m’arrivò la cartolina che mio figlio grande, Nunziato, era morto nella guerra di Libia. Le braccia mi pesavano, mi tiravano verso di lui. E per farmi forza - sei creature carne della mia carne aspettavano il pane da me -, per farmi forza dovetti tagliarmele queste braccia. Ora lavorano, si muovono, ma non le sento più. Con lui se ne sono andate, principessa.
Stupita, scopre il significato dell'arte che il suo corpo s'è conquistato in quel lungo, breve tragitto dei suoi cinquant'anni. È come una seconda giovinezza con in più la coscienza precisa d'essere giovani, la coscienza del come godere, toccare, guardare. Cinquant'anni, età d'oro di scoperte, cinquant'anni, età felice ingiustamente calunniata dall'anagrafe e dai poeti.
Avevo ritrovato il mio corpo. In quei mesi d’esilio, chiusa in quella corazza di dolore, non mi ero più accarezzata. Accecata dal terrore avevo dimenticato di avere il seno, il ventre, le gambe. Allora il dolore, l’umiliazione, la paura non erano, come dicevano, una fonte di purificazione e beatitudine. Erano ladri viscidi che di notte, approfittando del sonno, scivolavano al capezzale per rubarti la gioia di essere viva.
– L’amore non è un miracolo, Carlo, è un’arte, un mestiere, un esercizio della mente e dei sensi come un altro. Come suonare uno strumento, ballare, costruire un tavolo.
– Tu intendi dire il sesso.
– Ma non è amore il sesso? L’amore e il sesso sono figli l’uno dell’altro. L’amore senza sesso che cosa è? Una venerazione di statue, di madonne. Il sesso senza l’amore che cosa è? Una battaglia di organi genitali e basta.
- Miniera mia, Modesta, fino al cuore ti voglio entrare.
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horacio-oliveira-74 · 1 year ago
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Amuleto - Roberto Bolano
"...E allora (in un determinato momento di quell’istante che è davvero esistito, non posso certo averlo sognato) il professor López Azcárate aprì la bocca. Aprì la bocca come se gli mancasse l’aria, come se quel corridoio della facoltà di colpo fosse entrato in una dimensione sconosciuta, e disse qualcosa riguardo all’Arte di amare, di Ovidio, qualcosa che colse di sorpresa Bonifaz Ñuño, che sembrò interessare oltremodo Monterroso e che i giovani poeti o studenti non capirono, e neppure io. Poi diventò rosso, come se il senso di soffocamento risultasse francamente insopportabile, e qualche lacrima, non molte, cinque o sei, gli scivolò lungo le guance fino a restare impigliata nei baffi, un paio di baffi neri che cominciavano a imbiancare alle punte e al centro e gli conferivano un’aria che mi era sempre sembrata molto strana, come una zebra o qualcosa del genere, un paio di baffi neri che, comunque, non avrebbero dovuto essere lì, che chiedevano a gran voce un rasoio, un paio di forbici, e facevano sì che se uno avesse guardato in viso López Azcarate per troppo tempo, avrebbe compreso senza il minimo dubbio che si trattava di un’anomalia e che con quell’anomalia sul viso (con quell’anomalia volontaria sul viso) le cose inevitabilmente sarebbero andate a finire male.
Una settimana dopo López Azcarate si impiccò a un albero e la notizia corse per la facoltà veloce come un animale terrorizzato. Una notizia che mi fece diventare piccola piccola quando la ricevetti, battevo i denti e allo stesso tempo ero meravigliata perché la notizia, non c’è dubbio, era brutta, pessima, ma allo stesso tempo era anche fantastica, era come se la realtà ti dicesse all’orecchio: guarda che sono ancora capace di fare grandi cose, sono ancora capace di sorprenderti, stupida, e di sorprendere anche tutti gli altri, guarda che sono ancora capace di muovere cielo e terra per amore..."
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poesiablog60 · 1 year ago
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A tutti i giovani raccomando:
aprite i libri con religione,
non guardateli superficialmente,
perché in essi è racchiuso
il coraggio dei nostri padri. 
E richiudeteli con dignità
quando dovete occuparvi di altre cose.
Ma soprattutto amate i poeti.
Essi hanno vangato per voi la terra
per tanti anni, non per costruivi tombe,
o simulacri, ma altari.
Pensate che potete camminare su di noi
come su dei grandi tappeti
e volare oltre questa triste realtà
quotidiana.
Alda Merini
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ambrenoir · 1 year ago
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L'UOMO CHE NON CREDEVA NELL' AMORE
Voglio raccontarvi una storia molto antica su un uomo che non credeva nell’amore. Si trattava di un uomo comune, proprio come voi e me, ma ciò che lo rendeva speciale era il suo modo di pensare: era convinto che l’amore non esistesse.
Naturalmente l’aveva cercato a lungo, aveva osservato le persone intorno a sé, trascorrendo gran parte della vita in cerca d’amore, solo per scoprire che l’amore non esisteva. Dovunque andasse, diceva a tutti che l’amore è soltanto un’invenzione dei poeti e delle religioni, usata per manipolare la debole mente umana, per controllare le persone.
Diceva che l’amore non è reale e per questo è impossibile trovarlo quando lo si cerca. Era un uomo molto intelligente e riusciva ad essere convincente. Lesse una quantità di libri, frequentò le migliori università e diventò un rinomato studioso.
Poteva parlare dovunque, davanti a qualunque pubblico, e la sua logica era inoppugnabile. Diceva che l’amore è come una droga: ti fa sentire bene, ma crea dipendenza. E cosa succede se una persona diventa dipendente dall’amore. e poi non riceve la sua dose quotidiana ? Quell’uomo diceva che la maggior parte dei rapporti d’amore è come il rapporto che c’è tra un tossicodipendente e il suo spacciatore. Quello dei due che ha il bisogno maggiore è il drogato, e l’altro assume il ruolo dello spacciatore. Quest’ultimo è quello che controlla il rapporto.
E’ una dinamica facilmente osservabile, perché in ogni relazione di solito c’è uno che ama di più e un altro che si limita a ricevere, ad approfittare di chi gli ha donato il cuore. E’ facile vedere come si manipolano a vicenda, tramite le loro azioni e reazioni, proprio come un drogato e uno spacciatore. Il tossico dipendente, quello che ha il bisogno maggiore, vive con il terrore costante di non ricevere la prossima dose d’amore.
Pensa: “Cosa farò se mi lascia?” E tale paura lo rende possessivo. Diventa geloso ed esigente. Lo spacciatore comunque può sempre manipolarlo, dandogli dosi maggiori o minori, oppure negandogliele del tutto. La persona con il bisogno maggiore si arrende ed accetta di fare qualunque cosa pur di non essere abbandonata.
L’uomo della nostra storia continuava a spiegare a tutti perché l’amore non esiste. “Ciò che gli uomini chiamano amore è solo una relazione basata sul controllo e sulla paura. Dov’è il rispetto ? Dov’è l’amore che dichiariamo di provare ? Non esiste.” Le giovani coppie davanti ad un simulacro di Dio, e davanti alle loro famiglie e agli amici, si scambiano una quantità di promesse: di vivere insieme per sempre, di amarsi e rispettarsi l’un l’altro, di restare uniti nella salute e nella malattia.
Promettono di amare e onorare l’altro. Promesse e ancora promesse. La cosa stupefacente è che credono davvero a ciò che promettono. Ma, dopo il matrimonio, dopo una settimana, un mese o alcuni mesi, le promesse vengono infrante una dopo l’altra. Scoppia una guerra di potere, di manipolazione per stabilire chi è il drogato e chi lo spacciatore. Pochi mesi dopo le nozze, il rispetto che avevano giurato di mantenere l’uno per l’altra è scomparso. Resta il risentimento, il veleno, il modo in cui si fanno male a vicenda, finchè ad un certo punto, senza che se ne rendano conto, l’amore finisce.
I due restano insieme perché hanno paura di restare soli, temono i giudizi degli altri e anche i propri. Ma dov’è l’amore ? Quell’uomo sosteneva di conoscere molte coppie anziane che avevano vissuto insieme per trenta o quarant’anni, e ne erano molto fiere. Ma quando parlavano del loro rapporto, dicevano:”Siamo sopravvissuti al matrimonio”. Ciò significava che uno dei due ad un certo punto si era arreso all’altro. La persona con la volontà più forte aveva vinto la guerra. Ma dov’era la fiamma che chiamavano amore ? Si trattavano come una proprietà l’uno dell’altro. “Lui è mio”. “Lei è mia”.
L’uomo spiegava senza fine tutte le ragioni per cui non credeva nell’esistenza dell’amore, e diceva: “Io ho già vissuto situazioni del genere e non permetterò più a nessuno di manipolare la mia mente, di controllare la mia vita, in nome dell’amore.” Le sue argomentazioni erano logiche e convincevano molte persone." L’amore non esiste.
Poi un giorno, mentre quell’uomo camminava in un parco, vide una bella donna in lacrime, seduta su una panchina. S’incuriosì e, avvicinatosi, le chiese se potesse aiutarla. Potete immaginare la sua sorpresa quando lei rispose che piangeva perché aveva scoperto che l’amore non esiste. L’uomo disse: “Stupefacente. Una donna che non crede all’esistenza dell’amore.” Naturalmente volle subito sapere qualcosa di più.
“Perché dici che l’amore non esiste?” chiese. E’ una lunga storia rispose lei. “Mi sono sposata molto giovane, piena di amore e di illusioni. Credevo che avrei condiviso tutta la vita con mio marito. Ci giurammo reciprocamente fedeltà e rispetto, e creammo una famiglia. Ma presto tutto cambiò. Io ero la moglie devota che si occupava della casa e dei bambini. Mio marito continuò a seguire la sua carriera. Il suo successo e la sua immagine esteriore, erano più importanti della famiglia. Smise di rispettarmi, e io smisi di rispettare lui. Ci facevamo del male a vicenda e un giorno scoprii che non lo amavo più e che neppure lui mi amava.
“Ma i bambini avevano bisogno di un padre e quella fu la scusa che adottai per non lasciarlo, facendo anzi di tutto per sostenerlo. Ora i bambini sono diventati adulti e se ne sono andati. Non ho più scuse per restare con lui. Tra noi non c’è rispetto, né gentilezza. So che anche se trovassi un altro sarebbe la stessa cosa, perché l’amore non esiste. Non ha senso cercare ciò che non esiste e per questo piango.”
L’uomo la comprendeva benissimo. L’abbracciò e disse:”Hai ragione, l’amore non esiste. Lo cerchiamo, apriamo il nostro cuore, ci rendiamo vulnerabili e troviamo solo egoismo. Questo ci fa del male anche quando pensiamo di essere usciti indenni. Non importa quante volte ci proviamo, accade sempre la stessa cosa. Perché allora continuare a cercare l’amore?”
Erano così simili che diventarono grandi amici. Il loro era un rapporto meraviglioso. Si rispettavano e nessuno dei due cercava di prevalere sull’altro. Ogni passo che facevano insieme li rendeva felici. Tra loro non c’era invidia né gelosia, non c’era controllo né possesso. La relazione continuava a crescere. Amavano stare insieme, perché si divertivano molto. Quando erano soli ciascuno sentiva la mancanza dell’altro.
Un giorno, mentre l’uomo era fuori città, gli venne un’idea assurda. “Forse ciò che sento per lei è amore”, pensò.” “Ma è così diverso da ciò che ho provato in passato. Non è ciò che dicono i poeti o la religione, perché io non mi sento responsabile per lei. Non le chiedo nulla, non ho bisogno che si occupi di me. Non sento la necessità d’incolparla dei miei problemi. Insieme stiamo bene e ci divertiamo. Io rispetto il suo modo di pensare e lei non mi mette mai in imbarazzo Non mi sento geloso quando è con altri e non invidio i suoi successi. Forse l’amore esiste davvero, alla fine, ma non è ciò che tutti credono che sia.”
Non vedeva l’ora di tornare a casa e parlare con la donna, per raccontarle dei suoi strani pensieri. Appena cominciarono a parlare lei disse: “So esattamente a cosa ti riferisci. Io ho avuto la stessa idea tempo fa, ma non volevo parlartene perché so che non credi nell’amore. Forse dopotutto l’amore esiste, ma non è ciò che pensavamo che fosse.”
I due decisero di diventare amanti e di vivere insieme, e sorprendentemente le cose tra di loro non cambiarono. Continuavano a rispettarsi e a sostenersi, e l’amore cresceva sempre di più. Anche le cose più semplici davano loro gioia, perché si amavano ed erano felici.
Il cuore dell’uomo era così pieno d’amore che una notte accadde un grande miracolo. Era intento a guardare le stelle, e ne vide una bellissima. Il suo amore era così forte che la stella scese dal cielo e finì nelle sue mani. Quindi accadde un altro miracolo e la sua anima si fuse con la stella.
La sua felicità era intensa, e andò subito dalla donna per mettere la stella nelle sue mani. Non appena lo fece, lei ebbe un momento di dubbio: quell’amore era troppo forte. Non appena quel pensiero le attraversò la mente, la stella le cadde di mano e si ruppe in un milione di pezzi.
Ora c’è un vecchio che gira per il mondo giurando che l’amore non esiste. E in una casa c’è una donna anziana che aspetta un uomo, versando lacrime amare per il paradiso che aveva tenuto tra le mani, perdendolo in un momento di dubbio.
Questa è la storia dell’uomo che non credeva nell’amore. Di chi fu l’errore? Cosa non funzionò? Fu l’uomo a sbagliare, pensando di poter dare alla donna la sua felicità. La sua felicità era la stella e l’errore fu quello di mettere la stella nelle mani della donna.
La felicità non viene mai dal di fuori. L’UOMO ERA FELICE PER TUTTO L’AMORE CHE PROVENIVA DA SE’ STESSO. LA DONNA ERA FELICE PER TUTTO L’AMORE CHE PROVENIVA DA LEI.
Ma appena lui la rese responsabile della propria felicità, lei ruppe la stella, perché non poteva farsi carico della felicità di un altro essere. Indipendentemente da quanto lo amasse, non avrebbe potuto renderlo felice, perché non poteva sapere ciò che lui aveva in mente, non poteva conoscere le sue aspettative, i suoi sogni.
Se prendete la vostra felicità e la mettete nelle mani di un’altra persona, prima o poi quella persona la distruggerà. Se la felicità invece vive dentro di voi, siete voi ad esserne responsabili. Non possiamo rendere nessuno responsabile della nostra felicità, ma quando andiamo in chiesa e ci sposiamo, la prima cosa che facciamo è quella di scambiarci gli anelli.
Mettiamo la nostra stella nelle mani dell’altro, sperando che ci renda felice e che noi renderemo felice lui, o lei. Ma indipendentemente da quanto amate un’altra persona, non sarete mai ciò che quella persona vuole che siate. Questo è l’errore che quasi tutti facciamo fin dall’inizio. Basiamo la nostra felicità sul partner.
Trovate la vostra stella e tenetela nel cuore. Sarà la sua luce a trasmettere l’amore. PERCHE’ L’AMORE ESISTE !
♥️🔥
Don Miguel Ruiz
“La Padronanza dell’ amore"
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m2024a · 11 months ago
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https://notizieoggi2023.blogspot.com/2024/02/la-poesia-deve-alzare-le-proprie.html La poesia deve alzare le proprie barricate contro l'invasione dell'antiumanesimo Soltanto chi come me, o come qualcuno dei miei lettori, ama davvero la letteratura si rende conto, senza ipocrisia, che nella società odierna e per le attuali classi dirigenti la letteratura è diventata un impiccio, un residuato, qualcosa da portare in cantina a riempirsi di polvere. Oggi è, o sembra, tutto finito. Inutile ricordare agli uomini della politica e dell'economia, qualunque sia il loro colore politico, che se l'Italia non è rimasta una espressione geografica, ed è nata in quanto entità storica e statuale è stato soprattutto perché l'hanno sognata, preconizzata, amata i poeti, da Dante a Petrarca, da Foscolo a Manzoni al giovane Leopardi, da Carducci a D'Annunzio, da Ungaretti a Pasolini. Inutile ricordare che l'Italia è prima di tutto la sua lingua meravigliosa e dorata, è il suo patrimonio inesauribile d'anima, d'arte, di poesia, di musica. Sembra che sia chiaro soltanto tra i pochissimi grandi uomini rimasti in Italia, penso a Riccardo Muti. Sono venuti in odio i modelli eccellenti, erosi da un falso egualitarismo straccione, e dal dominio dei social, dove «uno vale uno» e il primo pirla può impunemente apostrofare un premio Nobel: fenomeno che condannò anche Umberto Eco, non sospettabile certo di simpatie per gli «apocalittici» nemici della modernità. La scuola, disastrata in maniera equanime da governi di sinistra e di destra sino all'abominio grillino dei banchi a rotelle, ha ridotto lo studio della letteratura a pochi autori, spesso soltanto del Novecento, ignorando i classici e il loro splendore e, di fronte ad ancora tanti bravissimi insegnanti, c'è sempre qualcuno (a volte ministri come il non rimpianto Franceschini) che preme per dare più spazio a fumettisti, saltimbanchi, cuochi, comici, rapper, trapper, cantautori, dj, influencer: seguendo pedissequamente ogni moda. Si è inventato il binomio scuola lavoro, come se l'insegnamento invece di formare prima di tutto esseri umani nella loro interezza dovesse formare pizzaioli, con tutto il rispetto per la categoria. Il lavoro della scuola era far crescere il sapere e l'anima del ragazzo, la sua comprensione di se stesso, della società, della storia, del mondo. E niente poteva farlo meglio di quell'antico ma sempre nuovo sistema di conoscenza che è la Letteratura. Niente formava di più e più in profondità che leggere poesie e romanzi, grandi strumenti di educazione al destino. Niente formava di più che il pensiero dei grandi, da Machiavelli a Galileo, da Vico a De Sanctis. Intendiamoci, non è che oggi non ci siano più quelli che scrivono poesie e romanzi. Ormai il 90 per cento degli italiani ha pubblicato un romanzo, i social diffondono a piene mani poesia, e chiamano poesia anche ogni incolpevole vagito e belato sentimentale. Ci sono in giro migliaia di sedicenti autori che scrivono tutti allo stesso modo, carino e insignificante, quasi sempre lontani da ogni scossa metafisica, da ogni senso del mistero, da ogni empito fantastico, e riducono il romanzo a qualche bella frase, a qualche trovata, o a tanto lacrimoso patetismo autobiografico. Eppure in questo mare magnum, dove nessuno distingue più niente da niente, ci sono ancora libri appassionanti e autori veri. Fiorisce la letteratura di genere, dove almeno persistono i temi eterni del male, della giustizia, della verità, e che il mercato premia (cosa che è vano vituperare): io leggo con piacere per esempio Donato Carrisi, e quando mi è capitato di conversare con Maurizio De Giovanni ho toccato con lui temi a me cari come il mito con più vivacità che con autori snobbetti e un po' premiati, magari usciti dalla celebratissima scuola Holden. Poeti veri e grandi, penso ad esempio a Milo De Angelis, esistono ancora. E ogni giorno ricevo testi di giovani che credono nella poesia e scrivono in cerca di nuove forme del vivere e di assoluto. Scrittori di alta qualità ci sono, Sandro Veronesi, Antonio Scurati, Eraldo Affinati, per esempio. E ci sono i critici, penso a Giorgio Ficara, a Alfonso Berardinelli, a Massimo Onofri, a Silvio Perrella, per altro saggisti e scrittori in proprio: ma esiste sempre di meno lo spazio editoriale e istituzionale per esercitare l'importantissimo compito della critica, vagliare la produzione letteraria, individuare i valori più forti, non transeunti, seguire gli autori, sostenere una tendenza. Oggi tutto è effimero, volatile, virtuale. Leggero: ma non si dica con criminale menzogna che è la leggerezza di Italo Calvino: tutt'al più è quella di Luciana Littizzetto. A cui preferisco le giovani tiktoker, che quando cinguettano innamorate di un titolo possono anche riservare sorprese, magari stanno rileggendo e rinverdendo un classico... Il vuoto è prima di tutto un vuoto sociale, culturale, spirituale. Ed è da connettersi al crollo dell'umanesimo, che dalla Firenze del Rinascimento sino all'esistenzialismo di Sartre e di Camus aveva innervato la cultura europea. Per molti esponenti del mondo intellettuale l'essere umano non è più al centro della società, l'essere umano intero, in carne ed ossa, con i suoi bisogni, i suoi desideri, le sue debolezze, la sua follia, la sua capacità di ribellione, di autodeterminazione del proprio futuro. Ed è caduto a picco il senso della Tradizione, che è da modaioli imbecilli vedere come passato e polvere, mentre è conoscenza attiva e critica delle radici e insieme forza propulsiva per proseguire nella costruzione di una civiltà. La letteratura è stata a lungo il midollo spinale (l'espressione è di Jacques Attali) di una Nazione. E certamente di quella Europa che per primo Victor Hugo sognò come «Stati Uniti d'Europa». Senza letteratura, senza poesia, senza il primato dello spirito si configura una società non liquida, come vuole una celebre definizione sociologica, ma smidollata, un'Europa vaso di coccio tra le Potenze del nuovo ordine mondiale, prona di fronte alle insidiose idiozie nichiliste della cosiddetta cancel culture che ha soffiato dall'America in questi anni e alla fine si è rivelata una cultura della cancellazione, o del tentativo di cancellazione, guarda caso, proprio della parte gloriosa della cultura europea, oggi indifesa, incapace di reagire, di ritrovare l'orgoglio e l'amore di se stessa. Per la prima volta nella storia dell'umanità al vertice dei valori, come potere assoluto e incontestabile, è rimasta l'economia, declinata come finanza e profitto. E per la prima volta nella storia dell'umanità tutto il resto viene considerato un ingombro, qualcosa di attardato e inutile: il sacro, l'ideale, la gratuità, il valore, l'onore, la bellezza spirituale, la ribellione: il tesoro millenario della letteratura, da Omero a Borges. Il primato totalitario del profitto non ha niente a che fare col liberalismo che conosco io, quello di Benedetto Croce, Panfilo Gentile, Salvador De Madariaga. È in realtà un feticcio, un idolo, un Vitello d'Oro senza nessun Mosè in vista pronto ad abbatterlo: una irresistibile forza disumanizzante. Il pericolo, senza un nuovo umanesimo per il XXI secolo, è che si corra verso un'era di uomini-macchina, in balia di piccoli desideri indotti dalla pubblicità (e non so ancora per quanto dai miserabili imbonitori elettronici detti influencer), un'era di esseri privi di carne, di anima, di sesso, di radici, di sogni, vacui consumatori di tempo libero, prodotti deperibili e altrettanto deperibili ideologie. Uno strumento di opposizione, di resistenza e forse di contrattacco rispetto alle forze dell'antiumanesimo è la voce legislatrice (anche se mai riconosciuta come tale) della poesia, quell'antico e attualissimo sistema di conoscenza dell'anima e dell'universo che chiamiamo letteratura. Per questo nel disegno dei dominatori tecnologici ed economici del mondo poesia e letteratura non devono valere più niente, non devono avere spazio né ascolto. O, come ho appreso interrogando Chat GPT, opere poetiche e narrative potranno essere prodotte, pulite e anestetizzate, dalla IA, «assolutamente sì». Non so se un disegno così riuscirà. Dico soltanto che se riuscirà, quando saranno abbattute le statue di Virgilio, Dante, Shakespeare, Michelangelo, Goethe, Beethoven, Voltaire, Tolstoj la civiltà europea sarà finita. A me questo disegno non piace, e sono disposto, cari lettori, ad avversarlo sino all'ultimo sangue. All'ultima pagina.
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pier-carlo-universe · 17 days ago
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"Mi manchi, mamma": un inno d’amore e nostalgia. Abrorbek Hayitov celebra il legame eterno tra madre e figlio con una poesia toccante. Recensione di Alessandria today
Con "Mi manchi, mamma", Abrorbek Hayitov, giovane poeta uzbeko, dona al lettore un’intima riflessione sull’amore materno.
Con “Mi manchi, mamma”, Abrorbek Hayitov, giovane poeta uzbeko, dona al lettore un’intima riflessione sull’amore materno. Attraverso versi semplici e profondi, la poesia racconta il desiderio di colmare la distanza fisica e spirituale tra un figlio e la madre, sottolineando la forza di un legame che supera i confini del tempo e dello spazio. La poesia: un dialogo d’amore I versi di Hayitov…
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midorioftheflowers · 1 year ago
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susieporta · 1 year ago
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Una ciocca di capelli biondi racchiusi in una teca, una reliquia ? No una storia d’amore❤️
Una storia, una storia d’amore tanto bella quanto proibita, tra un dotto umanista e una ragazza potente e tormentata.
Siamo a Ferrara nel 1502.
Siamo nella corte del duca Alfonso d’Este, straordinario mecenate delle arti e della cultura, che, come di consueto, attendeva l’arrivo di numerosi giovani poeti e letterati di talento da accogliere nella sua corte.
E fu proprio lì, fra tanta poesia e magnificenza, che due giovani si videro per la prima volta.
Il giovane poeta conosceva la duchessa solo per sentito dire e gli era stato riferito più volte del fascino che esercitava, eppure non appena la vide, rimase folgorato dalla sua bellezza.
I suoi lunghi e lucenti capelli biondi, illuminati dai raggi del sole, riflettevano la luce che entrava dalle grandi vetrate del palazzo, donandole un’aurea quasi celestiale.
Come poter dimenticare una visione così?
Con la scusa della dedica di un’opera iniziò una relazione platonica come poche e molto appassionata che li legò per anni.
La storia da platonica diventò epistolare a causa della peste che li separò.
Intense lettere d’amore, le quali, ancora oggi, vengono considerate come le più belle mai raccolte.
Insieme a una di esse, la giovane duchessa, inviò anche una ciocca dei suoi adorati capelli, gli stessi capelli che lui amava accarezzare nei loro incontri furtivi e che ora, quasi come una promessa d’amore che supera il tempo e soprattutto la distanza, può continuare ad accarezzare per sentirla vicina in attesa del loro prossimo abbraccio.
Il destino avverso non li fece più incontrare.
La duchessa, chiamata Lucrezia Borgia, nonché figlia illegittima del Papa Alessandro VI, morì giovanissima, lasciando però dietro di sé una fama che la rese immortale e che la farà ricordare sempre come una donna di potere leggendaria e controversa.
Lui, invece, dopo la morte di lei, divenne Cardinale, delineandosi in pochissimo tempo non solo come personaggio di spicco dell’umanesimo italiano, ma anche come grande uomo di Chiesa, noto con il nome di Pietro Bembo.
La bellezza e il fascino di questa reliquia, forse, stanno proprio nel suo mistero che l’ha resa un grande tesoro ancora incredibilmente intatto nonostante il tempo, come intatto, fino alla fine, è stato il grande amore che ha vissuto.
È conservata alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano, la ciocca di capelli all’interno di una piccola teca adornata da cristalli, perle, rubini e smeraldi.
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t-annhauser · 1 year ago
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La Repubblica, V: come ti governo il gregge
(forse hanno fatto bene ad ammazzare Socrate)
Il libro V de La Repubblica, con tutta l'innocenza di cui sono capaci gli antichi, ci dà l'esempio di quel che deve essere il governo dei migliori, quello governato dagli "esperti" che si pone come obiettivo il bene comune. È Socrate, l'uomo più giusto di tutti, che parla:
«Per questo motivo», risposi: «è probabile che i nostri governanti debbano ricorrere frequentemente alla menzogna e all’inganno per il bene dei sudditi. E abbiamo affermato che tutto ciò è utile come una medicina».
«In base a quanto si è convenuto», risposi, «i maschi migliori devono unirsi il più spesso possibile alle femmine migliori, e al contrario i maschi peggiori alle femmine peggiori; e i figli degli uni vanno allevati, quelli degli altri no, se il gregge dev’essere quanto mai eccellente. Ma nessuno, fuor che i governanti, deve sapere che avviene tutto questo, se il gregge dei guardiani vorrà essere il più possibile immune dalla discordia».
«Giustissimo», disse.
«Bisogna dunque istituire alcune feste e cerimonie sacre nelle quali riuniremo gli sposi e le spose, e i nostri poeti devono comporre degli inni adatti alle nozze che vengono celebrate; sul loro numero lasceremo decidere ai governanti, che si porranno l’obiettivo primario di mantenere invariata la popolazione, di modo che, tenendo conto di guerre, malattie e altri eventi del genere, la nostra città non diventi, nei limiti del possibile, né troppo grande né troppo piccola».
«Giusto», disse.
«Allora credo che si debbano organizzare dei sorteggi mirati, per far sì che in ogni accoppiamento la persona mediocre incolpi la sorte, non i governanti».
«Ma certo», assentì.
«E ai giovani valorosi in guerra o in altri campi bisogna assegnare, oltre a onori e altre ricompense, una più ampia facoltà di giacere con le donne, così che abbiano nello stesso tempo il pretesto per generare il maggior numero possibile di figli».
«Giusto».
Ricapitolando: si rende necessario mentire ai governati, ovviamente per il loro bene. Dell'inganno devono essere a conoscenza solo i governanti, altrimenti i governati si possono agitare. Si organizzino spettacoli pubblici con intrattenitori prezzolati affinché i governati vengano abbindolati a dovere. L'inganno deve essere così ben architettato che l'ingannato deve pensare che sia stata solo una questione di sfortuna.
Tu vai a ipotizzare chissà quali oscurissime trame quando è già tutto messo nero su bianco in pagine che nessuno si prende più la briga di leggere. Prendano nota i governi dei migliori (e sì, hanno fatto bene ad ammazzare Socrate).
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