#giornalismo e scrittura
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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Benvenuta Angela Caputo, nuova autrice di Alessandria Today e Italianewsmedia.com
Siamo entusiasti di annunciare l'ingresso di Angela Caputo nella redazione di Alessandria Today e Italianewsmedia.com. Nata a Giarre (CT), ai piedi dell'Etna e con lo sguardo rivolto verso il mar Ionio, Angela porta con sé una profonda conoscenza del mond
Siamo entusiasti di annunciare l’ingresso di Angela Caputo nella redazione di Alessandria Today e Italianewsmedia.com Nata a Giarre (CT), ai piedi dell’Etna e con lo sguardo rivolto verso il mar Ionio, Angela porta con sé una profonda conoscenza del mondo letterario e giornalistico. Dopo aver conseguito il diploma presso il Liceo Classico, Angela si è laureata in Lettere Classiche, un percorso…
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kyda · 2 months ago
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sono stata alle prime due lezioni oggi!!! un corso che farò sicuramente è teaching english to speakers of other languages e poi ho seguito la prima lezione di un corso di letterarure comparate incentrato sulla crime fiction che mi ispira troppo ma richiede che leggiamo un libro a settimana quindi bu vedremo; domani vado a provare la prima lezione di un corso di giornalismo perché why not e la prima di un corso su contemporary women's writing perché dopotutto sono una studentessa di inglese e la scrittura delle donne è il mio pane quotidiano; dopodomani avrò la prima di irish folklore (!!!) e il giorno dopo gothic literature in ireland. ovviamente non seguirò tutti questi corsi, qualcosa verrà escluso, ma devo provare tutto quello che posso in questa prima settimana!!
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micheleguida-99 · 24 days ago
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Non usavo Tumblr da anni, me ne ero dimenticato l’esistenza quasi ma soprattutto di questo account, che ho deciso di attivare sul serio oggi e partire con un nuovo progetto di scrittura che coltivo da anni ma che non ho mai avuto la forza o la voglia di iniziare: quello del “giornalismo”, una strada che inizia oggi e che voglio seguire e perseguire su ogni piattaforma per me disponibile.
Per me è un nuovo inizio, umano e professionale si spera.
A presto, ci saranno sicuramente novità croccanti.
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mezzopieno-news · 1 year ago
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DECIFRARE OGNI SCRITTURA: ARRIVA IL PROGRAMMA CHE LO FA
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Un nuovo software sviluppato grazie all’intelligenza artificiale è ora in grado di decifrare qualsiasi testo scritto a mano e renderlo leggibile. La piattaforma Transkribus, creata presso l’Università di Innsbruck, in Austria, ha messo questa tecnologia a disposizione di tutti, pubblico e studiosi, per accedere a scritti e archivi di difficile lettura, prima d’oggi pressoché incomprensibili.
La scrittura a mano è individuale come lo sono le persone e assume inflessioni e influenze di tanti tipi, modificandosi ed evolvendo nel tempo. La nuova tecnologia riconosce automaticamente la scrittura a mano in un’ampia varietà di lingue, anche antiche, e gestisce i testi interpretandoli e organizzandoli per la consultazione. La piattaforma ha già permesso a oltre 90.000 utenti da tutto il mondo di leggere e ricostruire la storia della propria famiglia e dei propri antenati dai registri ecclesiastici, contratti, lettere e altri documenti storici. “La ricerca e la traduzione manuale di questi documenti può essere un compito molto difficile. Questa tecnologia ora rende la ricerca genealogica molto più semplice”, afferma Günter Mühlberger del gruppo di lavoro sulla digitalizzazione e l’archiviazione digitale dell’Università di Innsbruck.
Con Transkribus si possono cercare e interpretare rapidamente enormi raccolte di dati e documenti custoditi in archivi e biblioteche, scritti storici di immenso valore spesso sconosciuti o incompresi. I documenti dell’Archivio di Stato austriaco, per esempio, riempiono 350 chilometri di scaffali e per la maggior parte sono disponibili solo in forma manoscritta chiamata kurrent, un’antica forma di calligrafia in lingua tedesca basata sulla scrittura corsiva tardo medievale, oggi non più utilizzata.
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Fonte: Read Coop; foto di Pixabay
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auxoubliettes · 1 year ago
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giulia ha cambiato casa, che detto così sembra l'inizio di qualcosa di tragico, di una lontananza che non si può ricucire se non provvisoriamente, di un gioco fatto di ciao e di addii rinnovati troppo spesso etc etc., ma si è trasferita a 3 minuti di macchina da dove stava prima quindi tutto okay. andiamo avanti.
la cosa divertente è che per andare a casa sua adesso devo passare da una serie di posticini custodi di un ricordo o più a testa. uno di questi è la villetta dove viveva una delle mie migliori amiche del periodo elementari e medie. passando di lì io non ho mai visto nessuno, ma la macchinina di google maps è riuscita a immortalare la sua mamma per ben due volte. 2 a 0 per lei.
il primo posticino in assoluto che incontro, però, è una fermata dell’autobus che ad un certo punto della mia vita, tanti anni fa, non si è propriamente guadagnata un significato, quanto la possibilità di divenire l’avvertimento di un possibile incontro: banalmente, era la fermata dove ogni giorno saliva un ragazzetto mio coetaneo, bassino, con gli occhi verdi e i capelli scuri. più che piacermi i corpi a me le persone incuriosiscono, e lui mi incuriosiva (per onor del vero e del cringe era bellino e quindi, alla mia maniera, mi piaceva anche). e poi ho tendenzialmente sempre avuto un ottimo fiuto, nel senso che chi mi sembrava potesse essermi simpatico poi mi è sempre stato molto simpatico, e chi sembrava potesse essermi antipatico poi mi è sempre stato molto antipatico. quindi chi mi incuriosisce, mi incuriosisce sempre parecchio e chi poi non ho potuto apprezzare o odiare perché non ho poi mai conosciuto, ha sempre continuato a rimanermi in testa. tipo lui.
patetica questa cosa dell'agognata visione mattutina sul bus? probabile, ma spero che abbiate una storia patetica simile anche voi. non so se avete mai letto la ragazza delle arance di jostein gaarder (che comunque non credo consiglierei, non ricordo neanche come finisce) ma questa ragazza delle arance era il pensiero ricorrente di sto tizio che una volta l'aveva vista sul tram, e se non la vedeva allora sperava di vederla la volta dopo. con cornerstone degli arctic monekys siamo già a due esempi di storie patetiche come la mia, quindi anche se voi non ne avete io mi sento sufficientemente in compagnia per andare avanti. con questo ragazzetto non ho mai fatto amicizia, ma ci ho solo avuto brevemente a che fare sette anni dopo, quando ormai non ci pensavo più, perché venne col mio gruppo di amici a festeggiare il 25 aprile. di lui per lunghi anni ho continuato solo a sapere che era appassionato di politica e calcio e che a quanto pare era intelligente, informazione che conferiva un’aura potenzialmente più interessante ad una persona che invece avrebbe potuto semplicemente essere un tipico maschio italiano medio.
qualche settimana fa, mentre aspettavo che venisse l’ora giusta per uscire e andare a vedere la nuova casa di giulia stavo leggendo degli articoli online. ad un certo punto ne trovo uno che parla d’attualità. l'aveva postato una mia amica. lo leggo. è accurato, ma ha anche un’anima seria e ironica e appassionata e critica. è qualcuno che mi parla di cose vere senza la freddezza di un certo tipo di giornalismo, né la retorica gratuita o il pathos vomitevole di un certo altro tipo di giornalismo. del giornalismo poi sicuramente mancavano la disonestà e la superficialità. ma chi l'ha scritto? ma che giornale è? e l’aveva scritto il ragazzetto dell’autobus sul suo blog, in realtà. che ridere. quel 25 aprile ricordo che mi disse una cosa (tutte le altre conversazioni furono di gruppo, ma a me disse - con una voce che non ricordo - questa cosa) riguardo al fatto che studiavamo cose simili, cose ritenute un po' sfigatelle. e guarda che cosa bella ne ha tratto, da queste cose che tutti ci dicono essere sfigatelle. ho letto altre cose che ha scritto. che cosa bella la scrittura, come ci disvela bene, anche nei suoi artifici. poi sono uscita e passando dalla fermata dell’autobus ho pensato: c'è voluto un po' di tempo, ma pare che questa curiosità sia stata parzialmente soddisfatta. stavolta posso apprezzare anche senza conoscere.
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fashionbooksmilano · 2 years ago
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Cocteau A-Z
Luca Scarlini, Marco Dotti
Electa, Milano 2022, 232 pagine, 17 x 24 cm, brossura, ISBN  9788892822580
euro 34,00
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“Il più grande capolavoro della letteratura è solo un dizionario fuori posto.” (Jean Cocteau, Le Potomak, 1919) Jean Cocteau ha attraversato il Novecento con grazia inusuale e leggerezza incommensurabile, ritrovandosi fatalmente in tutti gli incroci più rilevanti, senza mai diventare istituzionale. Romanziere, drammaturgo, sceneggiatore, cineasta, performer, disegnatore, uomo di moda e costume, autore di articoli, canzoni, testi per il cabaret, ma soprattutto poeta. A questa personalità caleidoscopica che ha attraversato, innovato e plasmato le arti del Novecento, Electa dedica il quinto volume della collana Enciclopedia A-Z, dopo Rodari, Savinio, Steinberg, Woolf. Il volume ripercorre, attraverso 124 lemmi, la libertà, la vita, le arti e l’unicità di Cocteau. Cocteau raccoglie su di sé un’infinità di ruoli in tutte le arti, con una voracità che è già postmoderna, nel tentativo di ridefinire personaggi e identità. Il primo reagente della sua sensibilità è la danza e, subito dopo, la performance. In scena è attore di se stesso, non soltanto un personaggio della sua scrittura scenica, ma il portavoce del suo verbo, la più vera incarnazione di sé, inseguita per tutta la vita. Cocteau A-Z racconta aspetti noti e altri meno frequentati dell’esistenza dell’artista: le corride, il giornalismo, la boxe, a fianco di Panama Al Brown, il teatro, Edith Piaf e Coco Chanel, l’opera, la danza, la provocazione, fino all’assunzione nell’ufficialità, al momento di diventare accademico di Francia, seppur insignito con una favolosa spada ornata di gioielli disegnata da lui stesso e da Cartier. Non si contano le opere, i progetti, le mostre: un vortice creativo che esplode a inizio secolo e si dipana nei decenni successivi. Il volume è arricchito da illustrazioni e fotografie, talvolta rare, per narrare uno dei protagonisti “inevitabili” per definire lo sviluppo delle arti del Novecento.
31/01/23
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genericamentegiuseppe · 2 days ago
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CALL per un laboratorio di giornalismo musicale gratuito
Eccoci alla seconda edizione del laboratorio di giornalismo musicale gratuito di Ubu Dance Party! Come al solito il laboratorio sarà a aperto a tutti, 4 incontri, 9 recensioni e 3 interviste, e no: non è incluso il buffet.
Questo blog tramite il canale YouTube Ubu Dance Party apre una chiamata pubblica per un laboratorio gratuito d’introduzione alla critica e al giornalismo musicale. L’invito è rivolto a giovani appassionati di musica, musicisti, amanti di concerti e ascoltatori entusiasti a cimentarsi con la scrittura, sperimentando la narrazione transmediale e le potenzialità dei social media. Il laboratorio,…
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letteratitudine · 7 months ago
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Premi Internazionali Flaiano 2024
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51a edizione
Dal 18 aprile a Pescara i Premi fondati nel 1973 da Edoardo Tiboni per onorare Ennio Flaiano con il Festival Internazionale del Cortometraggio "Scrittura e Immagine", il Festival di Fotografia "Flaiano fO", il Premio Internazionale Flaiano di Poesia, il Premio Internazionale Flaiano di Narrativa e Italianistica, il Flaiano Film Festival e il Premio Flaiano di cinema, teatro, televisione e giornalismo.
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easily-ecommerce · 7 months ago
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Che cos'èSelf Pubblishing
Il self-publishing è un metodo di autopubblicazione che consente agli autori di pubblicare i propri libri senza l'intermediazione di un editore. Questa pratica si basa sull'utilizzo di piattaforme online che permettono agli scrittori di creare e mettere in vendita le proprie opere. Le transazioni avvengono principalmente tramite internet, sebbene in alcuni casi possano coinvolgere anche punti vendita fisici, come le librerie, che si occupano di gestire gli ordini e la distribuzione fisica dei libri. Gli autori hanno inoltre la possibilità di acquistare copie dei propri libri tramite le piattaforme online e di distribuirle autonomamente attraverso altri canali di vendita.
Il self-publishing rappresenta una significativa evoluzione nell'industria editoriale, consentendo agli autori di avere un maggiore controllo sul processo creativo e decisionale riguardante le proprie opere. Questa pratica non riguarda solo il settore librario, ma si estende anche ad altri campi culturali come il teatro e la musica. La sua crescente popolarità dimostra la volontà degli artisti di esplorare nuove modalità di diffusione e commercializzazione delle proprie creazioni, senza dover necessariamente seguire i tradizionali canali editoriali.
Come pubblicare senza un'editore
Scrittura e pubblicazione senza l'intervento di un editore sono diventate pratiche sempre più diffuse grazie ai siti di self-publishing. Questa modalità permette di superare le tradizionali barriere all'ingresso nel mondo dell'editoria, consentendo a un numero molto più ampio di autori di condividere le proprie opere con il pubblico. Secondo quanto riportato da Wikipedia, negli Stati Uniti il numero di libri autopubblicati è almeno triplo rispetto ai titoli pubblicati da case editrici tradizionali, dimostrando un cambiamento significativo nel settore editoriale.
La crescente popolarità del self-publishing ha contribuito a ridurre il monopolio che un tempo era detenuto dagli editori tradizionali in termini di pubblicazione di libri. Questo fenomeno presenta interessanti analogie con l'evoluzione del giornalismo, dove l'emergere e la rapida crescita dei blog hanno offerto alternative alle fonti di informazione tradizionali, diventando una risorsa importante per i lettori alla ricerca di contenuti diversificati. 
Il self-publishing ha aperto nuove opportunità per gli scrittori di condividere le proprie storie e conoscenze con un pubblico più vasto, ridefinendo il panorama editoriale e offrendo nuove prospettive sia agli autori emergenti che a coloro che desiderano esplorare forme alternative di pubblicazione.
Il self-publishing rappresenta una forma innovativa e liberatoria di espressione artistica, consentendo agli autori di condividere le proprie idee e la propria creatività senza vincoli economici e editoriali. A differenza del vanity publishing, che spesso comporta costi eccessivi per gli autori in cambio della pubblicazione dei loro libri, il self-publishing offre una via più accessibile e autentica per portare le proprie opere alla luce.
Uno degli aspetti più interessanti del self-publishing è la possibilità per gli autori di gestire direttamente la distribuzione delle proprie opere, acquistando copie per sé stessi e per gli altri. Questo apre la porta a iniziative creative come la vendita personale durante eventi o presentazioni, analogamente a quanto fanno le band indipendenti nel mondo della musica attraverso concerti e vendita diretta di CD. 
Inoltre, il self-publishing favorisce una maggiore autonomia creativa e decisionale da parte degli autori, permettendo loro di avere un controllo totale sul processo di pubblicazione e di promozione dei propri libri. Questo modello rispecchia una tendenza più ampia verso l'empowerment degli artisti e dei creativi, consentendo loro di raggiungere il proprio pubblico in modo diretto e senza intermediari. 
L'approccio trasparente e accessibile del self-publishing si contrappone all'opacità e ai costi spesso esorbitanti del vanity publishing, ponendo l'accento sull'importanza della libertà espressiva e della democratizzazione dell'editoria. Questa forma di pubblicazione autogestita offre agli autori la possibilità di far sentire la propria voce senza dover affrontare barriere economiche o editoriali, promuovendo la diversità e la creatività nel panorama letterario contemporaneo.
Il self-publishing si fonda su principi fondamentali che mettono il potere creativo direttamente nelle mani dell'autore. Questo approccio permette all'autore di mantenere il controllo totale sui diritti di copyright e di sfruttamento commerciale del proprio lavoro. Inoltre, l'autore si occupa personalmente del marketing, della promozione e della distribuzione della propria opera, eventualmente avvalendosi dei servizi offerti dalla piattaforma di self-publishing scelta. 
Nel self-publishing puro, non è richiesto all'autore di cedere, neanche temporaneamente, i diritti di sfruttamento commerciale della propria pubblicazione. Questo significa che non sono previsti contratti di edizione a tempo. In Italia, grazie ad un accordo con l'agenzia italiana ISBN, il sito di self-publishing Ilmiolibro ha reso possibile per gli autori registrare un codice ISBN in modalità "author's publishing" senza dover necessariamente coinvolgere un editore. 
Questa pratica consente all'opera di essere catalogata come "pubblicata da un autore", eliminando l'obbligo di indicare un editore come responsabile della pubblicazione. Grazie a questa innovazione, gli autori godono di maggiore libertà e autonomia nel processo di pubblicazione dei propri lavori.
Self Pubblishing e stampa digitale
Il self-publishing, reso possibile grazie alle innovazioni tecnologiche nei processi di stampa dei libri, rappresenta una vera rivoluzione nel mondo editoriale. Grazie all'evoluzione della stampa digitale, stampare libri con un'ottima qualità, a prezzi ridotti e in quantità limitate è diventato più accessibile che mai.  La stampa digitale consente la stampa di libri on demand, ovvero su richiesta, senza la necessità di sostenere ingenti investimenti iniziali per produrre grandi quantitativi. Questa metodologia non solo permette di stampare solo ciò che è richiesto, ma elimina anche i costi legati al mantenimento di copie in magazzino e riduce gli sprechi associati allo smaltimento delle copie invendute.  Le imprese di self-publishing adottano un sistema di web to print che offre agli utenti la possibilità di stampare un libro direttamente da un sito web e riceverlo comodamente a casa, già stampato e rilegato. Questo approccio innovativo consente di pubblicare un libro senza dover necessariamente coinvolgere un editore o una tipografia tradizionale, offrendo agli autori una maggiore libertà creativa e un controllo totale sul processo di pubblicazione. Fonte IlMioLibro modificato e adattato da Martino Masu 
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marikabi · 7 months ago
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Scrittore per caso
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Perché si diventa scrittori? Perché si anela a pubblicare? 
In un'Italia - in cui diffusa è l’iperbole secondo la quale ci siano più scrittori che lettori - si registra una smania grafomane, rectius: tastieromane. 
C'è più gente che vuole dire qualcosa di quanta ce ne sia che abbia genuinamente qualcosa da dire. Ci s'inventa scrittori, quando non si ha la possibilità di sfoggiare la propria vanità in un talk show, oppure quando non si è influencer? Ci si sogna scrittori perché abbiamo tutti qualche velleità e questa è a buon mercato? 
Tralascio tutta la nota questione sull'Editoria che pubblica la qualunque e a qualunque titolo, mentre alcuni intellettuali s'interrogano, per quanto timidamente, sullo scadimento qualitativo delle proposte editoriali. Qualcun altro svela che le vendite medie dei libri sono ridicole e che addirittura con meno di 1500 copie vendute si entra pure in Top 10 di categoria. 
In generale, le grandi case editrici pubblicano nomi già forti, soprattutto per notorietà mass mediale (TV, YouTube, star system, showbiz). Le piccole pubblicano ad occhi chiusi per puntellare i bilanci annuali. 
Se un islandese mediamente legge dieci libri all'anno, più del 60% degli Italiani non ha letto neanche un libro a stampa nel 2022 (fonte: ISTAT). Sic stantibus data, perché si scrive e si pubblica così tanto? 
Ma vi è di più. Fioriscono a decine i corsi per aspiranti scrittori. Si aprono laboratori di scrittura creativa. Si tengono seminari per futuri romanzieri anelanti un ISBN, tipo "Come pubblicare un romanzo (e vivere felici lo stesso)" pubblicizzato sui social. Suppongo che il relatore come pure gli eventuali partecipanti siano già ben consapevoli che 'essere pubblicati' non è sinonimo di 'avere successo' e/o di ‘scrivere bene’, ed è per questo che il titolo chiosa sul vivere felici lo stesso. 
Corollario a tali seminari, sono blog, podcast nonché altri seminari ed altri libri sui metodi per ignorare la frustrazione da insuccesso editoriale, spronando ad insistere, insistere, insistere nello scrivere e nel cercare editori. Si alimenta così la fola per la quale saremmo tutti degli sfortunati Hemingway non riconosciuti - umanità, quell’ingrata! - e si moltiplica l’editoria minuscola e a pagamento, oltre a consolidarsi la schiera delle attività inutili: trainer e motivatori di scrittori.  
Non nego, tuttavia, che esistano davvero perle nascoste nella piccola e media editoria, che mai conosceranno vasti pubblici, vuoi per carenza di risorse nel marketing, vuoi perché l'autore è territoriale, vuoi perché le grandi case editrici non perdono tempo a fare scouting, vuoi perché - è spesso così, credetemi – mancano al pur bravo autore gli agganci giusti. 
Nonostante l'insuccesso, l'invenduto e tutto il tempo sprecato a fare presentazioni (ci ritorno fra qualche rigo), la gente scrive, scrive più di quanto essa stessa legga. 
Personalmente, sono convinta che se si leggesse di più, avremmo meno scrittori, o quanto meno più qualità dei testi, dalla sintassi all'accuratezza di fonti e riferimenti, in narrativa e in saggistica. Se si leggesse di più, gli aspiranti scrittori capirebbero pure - nel confronto - che non sono poi quei novelli Manzoni, o nascosti Baricco che in pectore s’immaginano, e magari potrebbero pure desistere dall'inutile intento. 
Se si leggesse di più, voglio aggiungere, avremmo anche giornalisti migliori, meno sgrammaticati e più attendibili. Tuttavia, spesso ci s'improvvisa giornalisti come ci s'improvvisa scrittori: voler a tutti i costi dire qualcosa, talvolta pure sfidando il ridicolo. 
(Diciamocela fino in fondo: di giornalisti che raccolgono vere notizie e fanno inchiesta ce ne sono sempre meno, laddove il giornalismo dovrebbe essere solo inchiesta e ricerca. Una crescente parte di noi iscritti all’Ordine, ed io sono in prima fila, rimesta notizie già date agghindandole con sofismi ed opinioni personali - un esempio da manuale sono le Inchieste da fermo di un sopravvalutato Federico Rampini - spesso chiamando altri giornalisti a raccolta per rimestare meglio, quando non butta lì vere e proprie fesserie. Ho raccolto una delle tante sboronate – riportata dall’effervescente youtuber Gio’ Pizzi – raccontate durante i giorni delle colonne dei trattori agricoli in protesta. Trattasi di un episodio che sembrerebbe un peccatuccio veniale se non mascherasse invece perniciosa propaganda. Mario Sechi – direttore di una testata, manco un quidem de populo – ha proclamato [nella trasmissione Otto e mezzo, tra i più patinati consessi di giornalisti che rimestano solo opinioni, null’altro che opinioni] che l’agroalimentare in Italia vale 500 miliardi di euro, pari al 16% dell’intero PIL nazionale, mentre in realtà il valore reale del settore è di 74 miliardi pari al 3,5%. Se i dati sparati da Sechi fossero veri, il PIL italiano sarebbe di 3100 miliardi - e non di 2100 miliardi, com’è realmente - e l’Italia sarebbe un Paese agricolo fondato sui caciocavalli ed il lievito madre, laddove invece siamo molto più bravi, noti e richiesti per la raffinatezza e l’ingegno delle nostre tecnologie e non per il pistacchio di Bronte. Il teatrino di Sechi era strumentale a fomentare politicamente lo sdegno contro l’Unione europea che vessa gli eroici e sottovalutati agricoltori elettori e bla bla bla. Il mio rispetto agli agricoltori, il mio disprezzo agli imbonitori. E vogliamo sottacere il caso in cui il direttore di RAINews – Petrecca – ha oscurato le dichiarazioni del Procuratore di Napoli – Gratteri – sui politici che sniffano strisce di ‘bianca’?) 
Torniamo alle smanie letterarie. Chi pubblica un libro vuole anche presentarlo, o forse vuole soprattutto presentarlo, e ciò è ancor più valido in proporzione inversa alla notorietà. Diventa più appagante per la vanità personale avere una platea - ancorché minima – che sta lì a vederti ed ascoltarti, che non le cifre delle vendite dei volumi. Presentare libri non incide sulle vendite, ma coccola e nutre l’orgoglio personale. 
State leggendo un libello di una giornalista-scrittrice (eh già, sono a pieno titolo nel vituperato novero dello stesso oggetto dei miei strali) che presenta per hobby molti libri altrui. Mi piace presentare solo libri altrui, non i miei, avendo compreso appieno le ragioni di Groucho Marx quando affermò di non voler mai far parte di un club che accettasse tra i suoi soci uno come sé stesso. D’altronde, cantava Vecchioni, o uno vive per le cose che dice o non vive più, ed è per questo che non presento più i miei libri, per coerenza. 
Tuttavia, mi piace presentare quelli degli altri, in quanto tale attività mi offre uno spaccato psico-antropologico, nel combinato disposto ‘autore-contenuti-platea'. L'unico sopravvissuto insuperabile merito della psicanalisi è di essere il miglior strumento per valutare i libri (ed i film), sia nello stile, che nei contenuti (mi riferisco alla narrativa – con netta esclusione di quella per bambini e ragazzi, davvero di ottimo livello in Italia - e alla saggistica da diporto, non a quella accademica e scientifica). 
Mi piace presentare libri altrui perché posso spaziare con gli argomenti, attingendo a tutto ciò che ho letto nella mia vita per fare collegamenti, operare agganci, suscitare evocazioni, rimproverare errori. Mi piace anche leggere ed analizzare per benino i libri che presento, perché imparo a scrivere meglio, a fare debunking, nonché a ridimensionare eventuali borie dell’autore, oltre a cercare di fare le domande giuste. 
Mi piace pure scoprire i motivi per cui si diventa scrittori. 
Così, durante questa mia attività collaterale (nonché assolutamente gratuita) ho scoperto un motivo in più, la spinta per la quale l’Autore che sto per introdurre è diventato scrittore: parlare ai propri figli. 
Mauro Del Mauro - di professione informatico (di alto livello), irpino (della notoria enclave autonoma di San Barbato) trapiantato in provincia di Milano, padre di due post-adolescenti - ha scritto numerosi testi per raccontare ai suoi figli il suo pensiero e la sua storia, razionalizzando la sua rabbia politica e i suoi rancori, ricordando le sue origini e la sua gioventù, acquietando i suoi tormenti ed i suoi dolori famigliari. 
Non ha mai pensato di scrivere per un pubblico diverso da sua figlia e suo figlio; non gli è mai importato avere una platea più vasta. Ha scritto a loro e per loro, invece che annoiarli con les neiges d’antan, affinché potessero scegliere di conoscere e non subire la conoscenza delle sue storie di vita. 
Così, rimanendo un po’ spiazzato quando – per caso – qualcuno gli ha chiesto per la prima volta in assoluto di presentare i suoi testi, Mauro mi ha chiamato a correità per un’inaspettata scorribanda nei cunicoli della sua robusta anarchia di pensiero, attraverso alcuni libri che più di altri (tra i suoi molteplici scritti) si collegano tra loro per sviluppo socio-storico-politico. Il Nostro, da intransigente e veemente kantiano per etica e morale, col tempo, diviene osservatore disincantato, più preso dai colori della campagna irpina (è originario di San Barbato, non dimentichiamolo mai) che dall’insistenza delle giovanili smanie di cambiare il mondo, denunciandone alcune aberranti storture, attraverso la satira, l’irriverenza o la semplice cronaca. 
Mauro – per inciso, mio compagno di liceo - è diventato Scrittore per caso (ma anche un po’ per necessità) ed è questo il titolo dell’incontro di domenica 7 aprile, dalle 17, organizzato dalla Pro Loco Mons Militum presso la biblioteca “Franco Basile”, in Piazza Umberto I a Montemiletto, un’occasione per riconsiderare storia, cronaca, politica e Irpinia da una prospettiva sui generis. 
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vorticimagazine · 8 months ago
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"Percorsi...": la rivista della sezione "Scogna" di Aism
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Amici di Vortici.it, oggi vogliamo presentarvi un progetto tutto da sfogliare! Si tratta di "Percorsi...": la rivista della sezione "Scogna" di Aism a cura degli utenti del Centro Diurno della Sezione Provinciale "Giuseppina Scogna" dell'AISM, con sede nel parco di Villa Sabucchi a Pescara. La collaborazione fra utenti, volontari e operatori del centro diurno, che accoglie persone affette da Sclerosi Multipla, ha portato alla realizzazione di una rivista che pubblica un numero ogni anno dal 2013, dietro la direzione della giornalista Annapaola Di Ienno. Fra le pagine dei numeri di Percorsi... gli utenti del centro si cimentano in attività di scrittura giornalistica e non, dando libero sfogo alla loro creatività e ai loro interessi. Noi, incuriositi da questa produzione, abbiamo voluto intervistare la direttrice della rivista, Annapaola Di Ienno, che ci ha svelato tutto ciò che accade nella redazione di Percorsi... e anche di più! Buona lettura.   Percorsi... è una rivista “speciale”. Come è nata e cosa ti ha spinto a realizzarla? Percorsi... è nata 11 anni fa del tutto casualmente: io ho incontrato il centro diurno per un servizio associativo che dovevano fare a me, ho visto dei ragazzi impegnati in diverse attività e sono stati gli operatori stessi a chiedermi di cosa mi occupassi. Io gli ho detto mi occupavo di giornalismo, ero già iscritta all'Ordine dei Giornalisti, e loro mi hanno proposto di realizzare la rivista come esperimento. Io in realtà, all'inizio, ero un po' restia perché non sapevo nulla della Sclerosi Multipla e delle conseguenze che potesse portare, poi c'era anche il fatto che non sapevo se gli utenti avrebbero gradito un'attività del genere. Da lì abbiamo fatto delle settimane di sperimentazione, ci siamo conosciuti e poi tutto è proseguito. Da quale ispirazione viene questo titolo? L'ispirazione per il titolo mi è arrivata dal percorso stesso che avevo proposto agli utenti del centro. Dissi proprio: "Perché non non la chiamiamo Percorsi questa rivista?". Loro mi hanno chiesto il perché volessi intitolarla così e io ho risposto che secondo me avremmo fatto un vero percorso. Non avrei mai pensato che sarebbe durato 11 anni, quindi figuriamoci come potevo stare quando, dopo averlo proposto, ho avuto la loro fiducia e loro hanno accettato ad occhi chiusi! Lavorare a questa rivista significa collaborare con gli utenti del centro diurno e con i volontari. Che apporto da Percorsi alla vita dei suoi collaboratori? Partecipano in maniera felice a questa iniziativa? Utenti, collaboratori e operatori lavorano in perfetta sinergia e l'apporto che dà la rivista, a detta degli operatori, è molto positivo perché è un'attività che gli utenti ritengono interessante e stimolante. Sì, stimolante, perché dà la possibilità di esprimersi nella maniera più completa possibile, tenendo conto delle loro possibilità. Ricordo che le prime volte diversi utenti mi dicevano "non sono in grado di scrivere" oppure "non ho l'istruzione adatta, sei sicura che ce la faccio?", io ho sempre risposto loro che chiunque ha delle potenzialità e che potevano essere espresse in questa rivista. Ognuno di loro viene aiutato dai volontari del servizio civile e dagli operatori a tirar fuori le sue potenzialità, mentre io mi limito a coordinare il loro lavoro e a seguirli in tutto il percorso che fanno. Vi svelo una cosa: tutte le bozze che mi vengono proposte io le revisiono insieme all'autore dell'articolo stesso, e questo crea un rapporto di maggiore complicità, perché la revisione viene fatta a quattro mani. Non è sempre facile capire cosa l'autore del pezzo voglia dire, per cui bisogna lavorarci sopra; a volte subentra anche la stanchezza fisica e quindi bisogna prima tirarli un po' su e poi proseguire. Tempo fa avevo espresso la volontà di assentarmi per un periodo di tempo e per questo la rivista ha rischiato di essere esclusa dalle attività del centro. La loro reazione è stata una sorta di ribellione: se non ci fosse più stata la rivista, loro non avrebbero più frequentato il centro di lunedì! E questo ha messo in allarme un pochino tutti, me compresa, che allora mi sono dovuta rimboccare le maniche e continuare a trovare del tempo per loro. Poi, piano piano, siamo cresciuti in maniera esponenziale, quindi posso dire che loro sono estremamente felici di quello che fanno. Cosa ha portato questa rivista nella tua di vita? Che dire, io sono contenta di questa attività, perché per me è arricchente. Mi dà la possibilità di dimostrare a me stessa che, nonostante le difficoltà, se si hanno delle potenzialità queste possono essere sfruttate al massimo. Per me è una lezione di vita per tanti motivi. Si può dire che la lettura dei numeri di Percorsi... è un vero e proprio viaggio attraverso articoli e sezioni diversi fra loro: come vengono decisi i temi da affrontare? Che spirito c’è nelle riunioni di redazione? In ogni numero di Percorsi... c'è un viaggio che noi affrontiamo, e il bello è che non sappiamo fin dall'inizio come sarà questo viaggio. Gli argomenti vengono proposti innanzitutto con la massima libertà di espressione. Ognuno di loro, rimanendo colpito da una data cosa, scrive un suo pensiero al riguardo e insieme a tutta la redazione si approva oppure si danno degli spunti ulteriori per approfondire. Non avrei mai pensato di approfondire dei temi scientifici, eppure nel numero 11 è successo. Allo stesso modo non avrei pensato minimamente che sarebbe nato uno spazio riservato alla poesia con relativo commento. Per esempio c'è un utente che mi dice sempre di essere arrabbiato e mi propone degli argomenti che lo toccano particolarmente: ultimamente si è dedicato al cambiamento climatico, portando un pezzo che lui stesso ha definito "un papiro di considerazioni e di osservazioni", che lo hanno portato anche a ricercare delle notizie scientifiche. Chi se lo sarebbe mai aspettato? Molto spesso davanti alle patologie che ci sono non si parla mai delle potenzialità. Lo spirito che c'è nelle riunioni di redazione è di alta collaborazione, tanto è vero che per il numero che stiamo preparando – il dodicesimo – stiamo cercando di creare un'ulteriore sinergia tra chi scrive e gli utenti che ascoltano, così se chi scrive si trova in difficoltà gli altri cercano di fargliela superare. La scorsa settimana un utente non riusciva a individuare il titolo per il suo pezzo, invece di suggerirglielo io, come nei numeri precedenti, sono stati gli altri utenti a fornire un ventaglio di proposte e, tra quelle, io mi sono occupata di scegliere la più consona. Anche questo ha portato ad avere una sinergia maggiore tra tutti noi, operatori compresi, perché, tra l'altro, senza di loro la rivista non si realizzerebbe, diciamoci la verità. Tanto spazio viene dato alla scrittura creativa. Perché questa scelta? La scrittura creativa è un'attività nata in maniera indipendente dalla rivista, ma mi sono resa conto che i lavori che gli utenti presentavano durante questa attività erano talmente validi, che alcuni ho deciso di pubblicarli con il permesso delle operatrici ovviamente perché mi sembrava giusto far emergere un altro lato degli utenti stessi. Mentre nel giornalismo ci sono delle regole che vanno rispettate, la scrittura creativa è un pochino più libera, ciò che conta sono le idee ed eventualmente i sogni, che uno ha dentro di sé ed esprime su un foglio. Potete trovare nelle pagine dedicate alla scrittura creativa, per esempio, anche un viaggio in mongolfiera ben descritto, cosa che in un giornalino di sezione non si dovrebbe proporre, però io l'ho proposto. Mi sembrava un'attività che in qualche modo doveva essere pubblicizzata anche nella rivista di sezione, perché fa parte delle attività del Centro Diurno. Annapaola, puoi dare ai lettori di Vortici.it un’anticipazione di ciò che sarà nel prossimo numero? Il dodicesimo numero è in lavorazione da un po' di tempo. Di solito appena esce il nuovo numero a dicembre – dallo scorso anno abbiamo scelto di pubblicare a Natale –, subito dopo gli utenti pensano già al numero successivo, perché sono talmente entusiasti del lavoro che hanno fatto che, giustamente, mi chiedono di pensare già al successivo. Anche se abbiamo un anno davanti non è semplice organizzare tutto e spesso i temi non sono così facili da trovare. Quest'anno però stiamo andando più spediti, nel senso che abbiamo già un'idea di come impostare il numero, ma non posso dare nessuna anticipazione concreta perché non so ancora come lo realizzeremo. Attualmente, ai lettori di Vortici.it posso solo dire che si parlerà di attualità, di autonomia e di disabilità, che riguarda l'utente in primis, e soprattutto si parlerà del ruolo che hanno i anche i volontari, che aiutano queste persone nelle attività che svolgono quotidianamente. Read the full article
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cinquecolonnemagazine · 10 months ago
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Deborah Annolino quando la comunicazione racconta valore
La comunicazione è la capacità di raccontare valore, Deborah Annolino giornalista ci spiega come è possibile comunicare con serietà, affidabilità, e qualità ma soprattutto attraverso un elemento fondamentale che è l'umiltà. Autrice di Ad Maiora storie di resilienza ha recentemente vinto il "Best Social Oriented Movie" al Digitale Media Fest, questo premio per la cinematografia sociale nella categoria web series è stato assegnato tra più di 400 opere partecipanti, Ad Maiora unica opera italiana. Deborah sei una giornalista con una lunga esperienza di redazione, ma anche di telegiornali e tv come nasce la tua esperienza professionale? Tutto è cominciato ad Agrigento, la città in cui sono nata e cresciuta professionalmente, almeno fino al 2011. Infatti dopo qualche anno, conclusi gli studi universitari e animata dal desiderio di traguardi ben più ambiziosi, decido di fare le valigie e trasferirmi a Bologna. Qui è stato come iniziare da capo, puntando sulle mie forze e sulle competenze acquisite in Sicilia. Dopo un periodo di assestamento decido di mettermi in proprio e avviare proprio nella città delle Due Torri, lo Studio professionale AD Communications. Una realtà che in questi anni è cresciuta anche dal punto di vista della qualità dei progetti e delle collaborazioni. Ne fanno parte diversi collaboratori con cui insieme “curiamo” online e offline l’immagine e la reputazione per conto di imprese, ordini professionali e associazioni dell’Emilia-Romagna, operanti in settori quali: sanità, sostenibilità, sociale ma anche cultura. Facendo un passo indietro, per rispondere alla tua domanda, il “viaggio” nel giornalismo inizia casualmente con un provino per telegiornalista in una storica emittente agrigentina. In poco tempo avevo capito che quella era la mia strada e fu così che decisi di ampliare la conoscenza nel settore aprendomi verso altre testate giornalistiche come “La Sicilia”, il quotidiano per cui ho collaborato dieci anni. Successivamente, per curiosità, decisi di esplorare il mondo dell’ufficio stampa che mi ha appassionata da subito. Da allora è stato un susseguirsi ininterrotto di formazione teorico-pratica, al fianco di caporedattori e maestri del giornalismo a cui devo tanto. Gli sono grata per avermi trasmesso le competenze ma soprattutto quella passione che ancora dopo vent’anni vive dentro me. Se ho potuto vivere con tutta me stessa questo mestiere, tra i più belli certamente, devo tantissimo ai miei genitori per avermi lasciata libera di orientare le mie scelte accademiche e lavorative. Oggi sei “a capo” di AD Communications: di cosa si occupa lo Studio? AD Communications rappresenta per me il coronamento di un sogno, dopo una lunga gavetta. La città di Bologna e la sua gente mi hanno accolta da subito, dandomi l’opportunità di realizzare, anno dopo anno, obiettivi sempre più ambiziosi, ricevendo gratitudine e apprezzamenti da parte degli stessi clienti. Lo Studio che ho l’onore e l’onere di rappresentare si occupa di comunicazione - di cui sono una parte fondamentale la scrittura per il web e il social media marketing - e di brand journalism. Creiamo e diffondiamo contenuti e storie, con un approccio che è tipico del giornalismo costruttivo. Il mondo della comunicazione è complesso poiché in continuo cambiamento. Il nostro compito è realizzare piani e strategie di comunicazione “su misura” in base alle esigenze e ai desideri del committente. Nel farlo ci avvaliamo di strumenti diversi tra loro. Se parliamo di Mass Media, da quelli tradizionali a quelli digitali ciascuno svolge un ruolo di valore specifico. Sta a noi che progettiamo la consulenza, scegliere quali e quanti canali sfruttare. Va anche detto che nell’era di internet tutti possono lasciare giudizi e commenti in rete, talvolta anche infausti. Ciò desta preoccupazione nelle aziende che grazie all’intervento dei nostri professionisti possono “monitorare” il web e al contempo portare avanti un piano di comunicazione che attrae la fetta di pubblico coerente con la domanda. Alla base di tutto, e di ciascun progetto, è l’entusiasmo. Non è un caso se il motto di AD Communications è “Felici di comunicare” in riferimento non solo a chi la comunicazione la fa ma anche e soprattutto ai clienti che desideriamo siano felici e soddisfatti del nostro operato. Formare i giovani, aiutarli a sviluppare nuove competenze e nuova conoscenza. Di cosa hanno bisogno i ragazzi oggi per essere pronti nel settore della comunicazione? Stiamo vivendo anni molto difficili, prima il Covid-19 poi la guerra in Ucraina, la crisi energetica e insieme quella economica, gli effetti devastanti del cambiamento climatico e la strage umanitaria a Gaza. In questo scenario sembra non ci possa essere spazio per continuare ad essere positivi e sognare. Eppure la mia sfida è non perdere la fiducia nel prossimo e nelle persone che incontro ogni giorno ma soprattutto continuare a formare le nuove generazioni per incoraggiarle. In questi anni ho conosciuto e formato numerosi neolaureati ma anche tanti giovani avviati alla professione. Ho anche aggiornato in tema di comunicazione digitale tanti imprenditori dell’Emilia-Romagna, attraverso la mia docenza per i corsi regionali di Formart. Sono felice quando qualcuno di loro mi contatta per raccontarmi che ha trovato la sua strada nella comunicazione o che ha implementato i servizi raggiungendo una visibilità maggiore e ben più efficace. Fare formazione ad un giovane non significa trasmettere solo competenze pratiche - ad esempio scrivere un articolo o fare un post per i social -  vuol dire principalmente trasmettere principi e valori che per un professionista contano e conteranno per sempre. Mi riferisco alla serietà, all’affidabilità, alla qualità ma anche all’umiltà. Per me il segreto è rimanere con i piedi per terra ma con una “tensione emotiva” che fa guardare avanti e al miglioramento continuo. Deborah nella tua vita professionale hai maturato anche esperienze come autrice di digital serie come AD MAIORA - Storie di Resilienza. Ce ne parli? Il giornalismo televisivo è stata da sempre la mia più grande passione. Mi sento bene quando davanti alla telecamera posso raccontare storie di resilienza, con un messaggio di speranza per il futuro. Seguire un approccio costruttivo nella narrazione non significa fingere che i problemi non esistano. Piuttosto vuol dire focalizzarsi sulle possibile soluzioni al problema, aprendo così alla riflessione anche il lettore. Va in questa direzione la digital serie, nata nel 2020,dal nome AD Maiora - Storie di Resilienza. L’idea è arrivata nel periodo del COVID-19 con la volontà di dare spazio a realtà ed associazioni, soprattutto no profit, che promuovessero il mondo delle fragilità, ma anche la cultura e l’arte, come leve di miglioramento per il singolo e la collettività. In questo senso è stata una piacevole sorpresa apprendere a Bologna l’esistenza di una rete sociale e di grande umanità che abbiamo raccontato, in parte, nelle tre stagioni di AD Maiora fino ad oggi realizzate. In particolare la terza stagione è stata molto apprezzata a livello nazionale aggiudicandosi, nella categoria web serie, il primo premio del Festival di cinematografia sociale Tulipani di Seta Nera 2023. Inoltre sempre con il progetto AD Maiora siamo stati inseriti nell’elenco dei Responsabili Innovatori della Regione Emilia-Romagna, fonte di emozione ma anche di responsabilità. Per il 2024 stiamo lavorando alla prossima stagione mentre tutte le precedenti serie, per chi avesse piacere e curiosità, sono disponibili sul canale youtube. Qual è la tua idea di comunicazione e cosa serve alle aziende, ma anche ai privati, per comunicare con efficacia? Certamente le aziende e le organizzazioni che decidono di avvalersi di un’agenzia di comunicazione possono essere ben orientate in un mondo che si muove velocemente e che non premia l’approssimazione. Oggi alle aziende serve la visibilità giusta, ne troppa ne troppo poca. Ricordo che solo un’attenta cura dell’immagine di un brand - che sia un prodotto o un servizio -  può alimentare ed accrescere la buona reputazione per l’azienda. Non basta essere attivi sui social. Il progetto che costruisce un professionista è ben più ampio e complesso e richiede uno studio personalizzato che nulla ha a che vedere con l’estemporaneità di azioni social e digitali. Consiglio di usare una narrazione delle aziende in modo sincero e trasparente, evitando l’autocelebrazione che suscita diffidenza nelle persone con un ruolo di spettatore/uditore del web. Suggerisco inoltre di evitare nei propri contenuti toni trionfalistici per lasciare posto ad un equilibrio sia di forma che di sostanza. La buona pratica, per eccellenza, nel brand journalism riguarda l’accurata selezione delle parole, e vale per qualsiasi contenuto. Dalle parole dipenderà la percezione e l’impressione di noi e del brand che stiamo promuovendo. Una bella sfida, no? Quali sono i tuoi obiettivi primari come divulgatrice ed esperta nel settore della comunicazione? Spero di continuare a vivere la comunicazione con lo stesso entusiasmo di vent’anni fa. Credo fortemente nel ruolo dell’informazione come “ponte” verso gli altri e la diversità, da considerare come una ricchezza e mai come un limite.  Comunicare per me significa creare e rafforzare reti e relazioni sociali, attraverso l’ascolto e l’interazione reciproca. Non mi stanco di ripetere che la comunicazione, soprattutto quella di impresa, è una questione seria. Richiede spirito di sacrificio e aggiornamento continuo. Ai ragazzi che scelgono di fare un periodo di tirocinio in “AD”, dico sempre che in questo mestiere occorre mettersi in gioco ed essere disposti a imparare senza arrendersi di fronte alle difficoltà. Gli errori servono in quanto stimolano l’ingegno e la creatività a trovare possibili soluzioni. E quali sono i progetti futuri? Non amo fare programmi ma sono sempre i nuovi obiettivi il mio “carburante” nella vita e nel lavoro. Se guardo al 2024 -  che spero porti qualche buona notizia e la fine di ogni conflitto -   vedo una professionista determinata, pronta a lanciarsi in nuove sfide e nuove esperienze, al fianco dei collaboratori appassionati e dei propri clienti, veri e propri alleati della comunicazione, ai quali sono grata per la fiducia che in tutti i rapporti è un bene prezioso.   Read the full article
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lamilanomagazine · 1 year ago
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Feltrinelli Milano: gli eventi dall'11 al 17 settembre
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Feltrinelli Milano: gli eventi dall'11 al 17 settembre. Ecco gli appuntamenti della prossima settimana:   Lunedì 11 settembre ore 19:00 Feltrinelli viale Pasubio 11: VALERIA PARRELLA - SOTTO IL VULCANO Che cosa significa iniziare o ricominciare nel mondo d’oggi? Sotto il vulcano. Gli inizi (Feltrinelli Editore), a cura di Valeria Parrella, è l’ottavo numero della rivista diretta da Marino Sinibaldi che cerca di rispondere a queste domande con la collaborazione di illustri autori. Con Valeria Parrella intervengono Chiara Alessi, Jonathan Coe, Marino Sinibaldi. Martedì 12 settembre ore 17:30 @Triennale Milano - v.le Alemagna 6: COEZ E FRAH QUINTALE - LOVEBARS Coez e Frah Quintale incontrano i fan e firmano le copie del nuovo album Lovebars. Durante questo in-store non convenzionale, sarà anche possibile visitare un’inedita esposizione dell’artista Daniele "Bufer" Attia, che ha realizzato i dipinti originali della cover di "Lovebars" e di tutto l’artwork dell’album. Per partecipare visita feltrinelli.it/eventi Martedì 12 settembre ore 18:30 Feltrinelli piazza Piemonte: NATASHA SOLOMONS - ROMEO E ROSALINA L’autrice presenta Romeo e Rosalina (Neri Pozza), il romanzo che ribalta la celebre storia di Romeo e Giulietta, gettando sulla vicenda uno sguardo nuovo e avvincente. Insieme all'autrice interviene Giulia Paganelli, aka Evastaizitta! e l'interprete Sonia Folin. Mercoledì 13 settembre ore 19:00 Feltrinelli piazza Piemonte: CHRISTIAN RAIMO E ALESSANDRO COLTRÉ - WILLY UNA STORIA DI RAGAZZI In Willy Una storia di ragazzi (Rizzoli) Christian Raimo e Alessandro Coltré restituiscono voce alla collettività e ai giovani al centro del delitto di Colleferro, avvenuto nel settembre 2020. Un libro di inchiesta, ricerca e giornalismo sociale. Con gli autori interviene Francesco Cancellato. Giovedì 14 settembre ore 18:00 Feltrinelli corso Buenos Aires: FELTRINELLI EDUCATION OPEN DAY Feltrinelli Education presenta le Factory, i quattro percorsi professionalizzanti dedicati a podcast, management musicale, scrittura crime e illustrazione. Saranno presenti lo scrittore Paolo Roversi, la music manager Annarita Masullo e il fumettista Paolo Castaldi. Per partecipare visita feltrinelli.it/eventi Giovedì 14 settembre ore 18:30 Feltrinelli piazza Piemonte: EMANUELE TREVI - LA CASA DEL MAGO La casa del mago (Ponte alle Grazie) è un romanzo commovente e profondo. Emanuele Trevi ci guida con le parole verso la figura del padre, psicoanalista junghiano, e - attraverso la sua figura - in una personalissima e ironica analisi del rapporto con la morte e la vita. Interviene Antonio Scurati. Venerdì 15 settembre ore 18:30 Feltrinelli piazza Piemonte : FRANCESCO PICCOLO E FUMETTIBRUTTI - LA SEPARAZIONE DEL MASCHIO La separazione del maschio (Feltrinelli Comics) è la versione del grande successo editoriale di Francesco Piccolo, da lui stesso sceneggiato e illustrato da Fumettibrutti. Il maschio protagonista è un fedifrago seriale che ancora una volta interroga sulla sostenibilità del ruolo del pater familias. Insieme agli autori interviene Irene Graziosi.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Festival delle Corrispondenze: tanti appuntamenti dal 5 al 10 settembre a Monte del Lago Il Festival delle Corrispondenze sta per iniziare, giungendo alla sua dodicesima edizione. L'evento si terrà a Monte del Lago di Magione dal 5 al 10 s...
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paoloferrario · 1 year ago
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Il biografo di Gramsci. Fiori fu passione e giornalismo, di Gianni Cuperlo, in Domani, 29 luglio 2023
letto in ediziona cartacea ceca in https://www.editorialedomani.it/idee/cultura/giuseppe-fiori-aveva-unanima-che-bruciava-di-passione-civile-i5co22fo … forse la prima cosa da dire su Peppino Fiori è che nella sua scrittura c’è lo spessore dell’uomo di cultura, c’è la curiosità del giornalista, ma mai separati dalla passione civile verso i valori vissuti. …
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asc27 · 1 year ago
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Nicola Grandis è stato intervistato da Wired Italia
Nicola Grandis è stato intervistato da Wired Italia sul modo in cui l'intelligenza artificiale sta sconvolgendo il giornalismo e l'informazione.
Gli argomenti trattati spaziavano dai dinosauri ai meteoriti, alle calcolatrici... e ai giornalisti!
L’intelligenza artificiale è capace di scrivere testi in pochi secondi seguendo istruzioni specifiche. Ma niente paura, i giornalisti non saranno sostituiti! Possono invece sfruttare questa tecnologia per automatizzare compiti noiosi e ripetitivi.
Inoltre, è stata presentata la nostra creatura speciale, Asimov, un'innovativa suite di intelligenza artificiale pensata appositamente per il mondo dell'informazione. Qui i giornalisti possono trovare tutto ciò di cui hanno bisogno per migliorare la ricerca, la scrittura e la pubblicazione degli articoli, dedicandosi maggiormente al lato più interessante (e umano) del loro lavoro: la creatività.
Per saperne di più, leggete l'articolo completo QUI.
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