#anna piaggi
Explore tagged Tumblr posts
Text
Armani
testo di Richard de Combray
introduzione di Arturo Carlo Quintavalle , Postace di Anna Piaggi
edizione a cura di Gini Alhadeff e Graziella Buccellati Piaggi
Franco Maria Ricci, Milano 1982, 224 pagine, 25x37cm, con cofanetto, ISBN 88 216-25931, 6000 copie numerate , copia n.2010
euro 1400,00
email if you want to buy [email protected]
Il libro raccoglie in 121 disegni le creazioni di Giorgio Armani, seguendo l’evoluzione di questo grande astro dello stile. Lo scrittore Richard de Combray ne traccia l’itinerario umano e professionale.
La prima collezione ufficiale di Giorgio Armani, con la sua “griffe”, nel 1975, ha segnato un nuovo capitolo nel modo di vestire contemporaneo e oppone allo stile romantico del periodo un nuovo “tailoring” contemporaneo. Mentre da un lato George Sand ritornava alla ribalta, dall’altro, come omaggio al suo stile “coraggioso”, l’uomo riprendeva, per un momento, una sua storica flamboyance. Questo volume presenta una ricca selezione delle sue invenzioni di stile, raccogliendo disegni nei quali la posa frontale dei figurini è abolita, e abolita è anche la costruzione articolata del corpo secondo modelli proporzionali un tempo accademici, e quindi, a seconda dei tempi, riprogettata secondo formule diverse: figure allungate, figure slanciatissime, figure senza seno e senza natiche oppure con sento e natiche accentuate. Attraverso queste prove grafiche sarà evidente come Armani lasci per strada il rituale stereotipo della “recita di moda” per intraprendere una via personalissima e originale.
01/01/25
#Armani#Giorgio Armani#121 disegni#6000 copie numerate#copia n.2010#Richard de Combray#Anna Piaggi#Arturo Carlo Quintavalle#Gini Alhadeff#fasion books#fashionbooksmilano
13 notes
·
View notes
Text
Ballet dancers backstage in the 1940s
#ballet moodboard#ballet aesthetic#balletcore#ballet#vinatge#vintage photoshoot#vintage photography#1940s photography#film photography#backstage#w magazine#alexander mcqueen#circus#vintage circus#elsa schiaparelli#isabella blow#dazed and confused#anna piaggi#christian lacroix#diana ross#film#movies#coquette#coquette moodboard#girlblogging#nymph aesthetic#sofia coppola#this is a girlblog#coquette aesthetic#lana del rey
39 notes
·
View notes
Text
3 notes
·
View notes
Text
Anna Piaggi, Dazed & Confused issue 77, May 2001 ..
3 notes
·
View notes
Text
Anna Piaggi
https://www.unadonnalgiorno.it/anna-piaggi/
Anna Piaggi è stata la figura più affascinante della cultura della moda italiana.
Giornalista e scrittrice, musa dei più grandi maestri della Couture, aveva un’estetica spiazzante che incarnava il concetto più sublime di stile.
Superava l’eccentrico nei suoi ricercatissimi look che, spaziando tra epoche e luoghi geografici, hanno influenzato e ispirato generazioni di stiliste e stilisti.
Uno per tutti, Karl Lagerfeld che le ha dedicato il libro Anna-cronique. Un diario di moda del 1986.
Nata a Milano, 22 marzo 1931, prima di diventare giornalista è stata segretaria e traduttrice per Mondadori. È stata sposata con Alfa Castaldi fotoreporter che lei ha introdotto nel mondo della moda, dal 1962 fino alla morte di lui, nel 1995. Un sodalizio artistico e culturale che li ha visti lavorare insieme per mostre, happening e campagne pubblicitarie innovative.
Ha vissuto per un periodo a Londra che ha rappresentato il punto di svolta nel suo approccio stilistico e la consapevolezza di poter diventare con la sua immagine e la sua scrittura, tutto ciò che desiderava.
Ha scritto per diverse riviste nazionali e internazionali tra cui l’Espresso e Panorama e contribuito a creare periodici quali Arianna o Vanity.
Anna Piaggi si è inventata il ruolo editoriale del direttore creativo e anticipato i concetti di Made in Italy e di vintage, con la sua attitude ha creato tendenza riuscendo a trascinare designer e creativi di tutto il mondo.
Si è inventata la rubrica D.P. Doppie Pagine di Anna Piaggi per Vogue nel 1988, in cui ha sperimentato la sua nuova forma di giornalismo. Con un approccio dal sapore postmoderno, raccontava la moda in maniera evocativa attraverso giochi di parole e grafiche accattivanti.
Ha saputo intercettare e decodificare, come nessuno e nessuna prima di lei, il messaggio degli stilisti e delle stiliste.
È arrivata al vintage, in una sorta di operazione filologica, tramite l’analisi degli abiti nella loro storia, percorso necessario per poterli comprendere nella loro interezza.
Vedeva il disegno come sublimazione della fotografia e la costruzione dei suoi look era concepita come un disegno in cui tutto era studiato.
Maestra indiscussa dell’abilità di trasformarsi, è stata una figura fluida, a tratti grottesca, ma sempre originale e unica.
Ha concepito la moda come sistema aperto, di denuncia delle norme estetiche, abbattendo le convenzioni che girano attorno alla costruzione estetica dell’identità, creando nuove possibilità. Con la sua presenza incarnava l’elemento perturbante, destabilizzando tutto ciò che la circondava.
Nella sua stupefacente libertà è un’icona che resterà per sempre nella memoria collettiva. È stata in grado di utilizzare l’effimero per mettere in discussione i limiti culturali del quotidiano, a volte stretti e giudicanti.
La moda è stata la sua arma capace di sovvertire gli stereotipi estetici.
Ha lasciato la terra e il suo mitico guardaroba il 7 agosto 2012, a Milano.
Nel 2016 le è stato dedicato il documentario, Anna Piaggi – Una visionaria nella moda, a cura di Alina Marazzi che, attraverso i racconti e le interviste di personaggi della moda che l’hanno conosciuta, ha intrecciato la storia del costume, delle avanguardie artistiche, del teatro e della musica, per comporre il ritratto della donna che ha saputo dare alla moda il senso più alto e profondo.
2 notes
·
View notes
Text
Rosita Missoni
Co-founder of the eponymous Italian fashion label celebrated for its colourful textiles and zigzag knitwear
Rosita Missoni, who has died aged 93, came out of the historic heartland of Italian textiles in northern Lombardy, and though she travelled worldwide for decades and the Missoni fashion and decor brand became famous globally, she remained devoted to her native terroir. All the artistic, artisanal, and ever-inventive technological skills that sustained the company’s success over 70 years were as much part of the locality as its mountains and lakes.
The other company founder, her husband, Ottavio (Tai) Missoni, was originally from the shores of the Adriatic, but was working in knits, and on marriage migrated to her territory. Theirs was a union of complementary talents – Tai was an artist of great colour gifts who choreographed how yarns should be fed into which machine to knit what pattern, while she shaped the firm’s overall fashion direction and uses of the output.
Rosita’s grandmother and mother had been commanding powers in their family factory, Torrani and Jelmini, established in 1921 in the town of Golasecca, specialising in embroidered fine lingerie, and machine-knit accessories, especially shawls.
Rosita experimented with scraps from babyhood, always aware of the interplay of colour, cloth, technology and fashion. In 1953, the newly married Missonis set up their own small machine-knitwear workshop, Maglificio Jolly, in nearby Gallarate. This was part of a postwar Italian movement that put together centuries-old knowledge of materials with sophisticated machinery developments (originally funded by American Marshall Plan money to revive European industry) and a new preference for informal, ready-to-wear clothes.
At first their few machines could manage only three-colour-stripe garments for other labels. By 1955, a Milan boutique stocked Maglificio Jolly; in 1958, Milan’s grand department store La Rinascente bought a collection of stripes of many colours, labelled “Missoni”. Tai and Rosita’s pattern repertoire expanded with each new machine from horizontal stripes to vertical, tartans to jacquard repeats.
The signature chevrons arrived in 1962 when they discovered an update of the more-than-century-old Raschel machines: Rosita remembered how her grandparents had used similar to knit silky shawls echoing antique flamestitch embroidery, the kind of shawls, she said, “you would throw over a lampshade”. Bolder Missoni versions were suited to the craze for geometrical pattern early in the 1960s, and Missoni was enthusiastically promoted by Anna Piaggi of Italian Vogue and Diana Vreeland in US.
By 1967, the Missonis had outlets in New York and Paris, and their own boutique in Milan; they presented collections in clever shows in interesting spaces – a theatre, a swimming pool – around the city. They helped shove the focus of Italian fashion from crusty Florence and snooty Rome to artisan Milan, where it remains.
The next decade brought the Missoni’s best years. First came an art deco revival – thanks to Rosita’s memories, the Missoni deco designs were affectionate but not pastiche. Then fashion hankered for handmade craftwork, mostly knitted goods, and welcomed Missoni machine-knits because of their related aesthetic heritage.
And then, as more people flew internationally and observed the ways other cultures dressed, designers such as Kenzo Takada and Bill Gibb experimented with outfits assembled from knitted, printed, embroidered and woven textiles, with geometric and floral patterns, all worn at once.
The Missonis could supply everything. Rosita regularly went on collecting trips to places where clothes, ceramics and furniture were still happily handmade, or rose early in cities across Europe to truffle for flea market finds. She wanted Missoni design to be part of a worldscape of decoration, and she hated waste – the appeal of knitting was that it wasted less yarn than cut and sewn cloth. She reclaimed workshop scraps for patchwork and rugs for their home. In 1978, the Missonis showed their collection at their quarter-century retrospective in the Whitney Museum of American Art in New York. Their work was at home there.
Born in Golasecca, Rosita was the daughter of Diamante and Angelo Jelmini, who both worked for the family firm; she had two brothers, Alberto and Giampiero. Besides her factory-floor education, she had been sent away to school on the Ligurian coast, for her health, and then to London in 1948 to learn English, supervised by Swiss nuns.
The sisters took their students to Wembley Stadium to witness track events in the summer Olympics, and there Rosita spotted handsome Tai, a decade older, competing in the Italian hurdles and relay team. They eventually arranged a proper meeting by the Eros statue in Piccadilly. Back home in Italy, Tai, who was designing knitted tracksuits – he later made the Italian uniforms for the 1952 Olympics – courted her. Their families approved, and the pair married in 1953.
Rosita and Tai decided in their first, late 60s, flush of success that they were artisan producers and wanted to stay as such, with a full life right beside their joint work. They commissioned from the architect Enrico Buzzi a factory and nearby home with a view of the Alps in Sumirago, under 10km from Golasecca, among gardens that grew produce and plumped hens to be cooked for their children, Luca, Vittorio and Angela.
All three grew up to work in the firm. Luca became menswear designer, Vittorio the marketer, and Angela, after adventures elsewhere, took over from her parents as head of design in 1996.
That freed Rosita, who felt she had nothing more to contribute to fashion (although her own magpie style stayed imaginative to the end), to be creative director of the Missoni home line, which maintained a steady customer appeal while the clothes had periods out of – the 80s – and in – the 2000s – favour in fashion.
Her decor ideas drew on her lifetime collecting, and the personal pleasure she and Tai had in the constant making of things for their Sumirago home.
Tai died in 2013, not long after Vittorio was killed in a plane crash. Rosita is survived by Luca and Angela (who passed a senior design role to her daughter, Margherita), and by eight more grandchildren and 10 great-grandchildren, and by Alberto.
🔔 Rosita Jelmini Missoni, designer, born 20 November 1931; died 1 January 2025
Daily inspiration. Discover more photos at Just for Books…?
4 notes
·
View notes
Text
Moments Roxanne Lowit Photographs
Textes et dessins inédits en fin d'ouvrage par Marian McEvoy, Grace Jones, Sonia Rykiel, Bob Colacello, Yves Saint Laurent
Editions Assouline, Paris 1992 2nd Ed, 164 pages, 22x32cm, ISBN 2-908 228-08-4
euro 150,00
email if you want to buy [email protected]
A record of the celebrity photographs of Roxanne Lowit including superb black and white portraits of Salvador Dali, Grace Jones, Karl Lagerfeld, Yves-Saint Laurent, Diana Vreeland, Andy Warhol, Anna Piaggi,Lou Reed etc) .
12/07/24
#Roxanne Lowit#moments#photography books#Salvador Dali#Grace Jones#Karl Lagerfeld#Yves Saint Laurent#rare books#fashion books#fashionbooksmilano
8 notes
·
View notes
Text
Mai nessuno scriverà bene di moda come scriveva Irene Brin o Anna Piaggi
19 notes
·
View notes
Text
El País Semanal. Editorial “Al otro lado del espejo”.
Ayte. de Jennifer Bauser.
Fot: Juan Gatti.
Laura Ponte como Siouxie, Alaska como Dolly Parton, Beatriz de Borbón como Anna Piaggi, Miranda Makaroff como Stevie Nicks.
0 notes
Text
Vanity - Trimestrale di moda e stilismo -luglio 1983
direttore Anna Piaggi
Edizioni Condé Nast, Milano 1983, 84 pagine, 23x29,7cm
direttore Anna Piaggi
euro 150,00
email if you want to buy [email protected]
Vanity : rivista di moda fondata da Anna Piaggi nel 1980 e durata fino al 1989, illustrazioni di Antonio Lopez
08/12724
#Vanity#luglio 1983#Anna Piaggi#Antonio Lopez#Chloé#Basile#Mugler#Cinzia Ruggeri#Ferré#Armani#Valentino#Gaultier#Alaia#Carmen Miranda#Genny#Krizia#Missoni#Luciano Soprani#Versace#Yamamoto#Moschino Cadette#fashion magazine#fashionbooksmilano
15 notes
·
View notes
Text
Illustrators Research
Antonio Lopez
Antonio Lopez (February 11, 1943 – March 17, 1987) was a Puerto Rican fashion illustrator , Antonio was the most admired illustrator of his time. He worked for all the international Vogues ,Harper’s Bazaar, Interview, New York Times, Anna Piaggi’s Vanity and Sportsgirl (Australia). The fashion world is embracing inclusivity and diversity, and Antonio and Juan [Ramos, Lopez’s long-time collaborator] were advocating that as early as the mid-60s.”
Cochrane, L. (2017). Antonio Lopez: the fashion illustrator who revolutionised the industry. [online] the Guardian. Available at: https://www.theguardian.com/fashion/2017/oct/08/antonio-lopez-the-fashion-illustrator-who-revolutionised-the-industry.
0 notes
Photo
Harper’s Bazaar December 1979. “Holiday Seduction Guide” featuring Karl Lagerfeld and Yves Saint Laurent, photographed by François Lamy.
#harper's bazaar#karl lagerfeld#anna piaggi#yves saint laurent#christmas#flowers#illustration#vintage fashion#fashion#vintage magazine#chloe#chanel#fendi#vintage#retro#seventies#francois lamy#hat#fashion designer#hb*#*
136 notes
·
View notes
Text
Alina Marazzi
Alina Marazzi, regista e produttrice, pone al centro della sua ricerca la soggettività femminile e il lavoro sulle immagini della memoria.
Nata a Milano, il 5 novembre 1964, è figlia di Antonio Marazzi e di Liseli Hoepli che, afflitta da una grave depressione, si è suicidata quando lei aveva sette anni. Ha studiato cinema a Londra negli anni ottanta.
Alternando la regia di documentari per la televisione, il lavoro di aiuto regista per il cinema, ha collaborato con realtà artistiche come Studio Azzurro e Fabrica. In ambito socio culturale, ha diretto laboratori audiovisivi in carcere.
Ha ricevuto l’attenzione della critica e del pubblico internazionale nel 2002 con Un’ora sola ti vorrei, il suo primo film-documentario d’autore, fondativo della sua poetica, realizzato interamente con filmati di famiglia. L’opera, che traccia che un ritratto della madre persa prematuramente, ha ottenuto la menzione speciale della giuria al Festival del cinema di Locarno e il premio per il miglior documentario al Torino film festival.
La sua indagine sul femminile è proseguita con Per sempre del 2005, documentario sulla clausura che ha vinto il Bellaria Film Festival e con Vogliamo anche le rose, del 2007 che mostra quindici anni di lotte per l’emancipazione sociale della donna, intrecciando il piano privato con la storia collettiva attraverso l’uso di filmati di repertorio e frammenti di diari. Il film è stato candidato ai David di Donatello e ai Nastri d’Argento per il miglior documentario.
Tutto parla di te, sul tema del lato oscuro della maternità le è valso il premio Tao Due Camera d’Oro come miglior regista emergente al Festival di Roma 2012. Un film di finzione interpretato da Charlotte Rampling e Elena Radonicich, che intreccia linguaggi artistici come danza, animazione e fotografia d’autore, con filmati d’archivio.
Nel 2014 ha realizzato Confini, cortometraggio con filmati d’archivio dell’Istituto Luce sulla Grande guerra e versi poetici di Mariangela Gualtieri, inserito nel film collettivo 9×10 novanta che ha ricevuto la menzione speciale ai Nastri d’Argento.
Ha anche curato la drammaturgia video multicanale di due opere liriche contemporanee di Mauro Montalbetti: Il sogno di una cosae Hayè, le parole la notte.
Dopo Anna Piaggi, una visionaria nella moda, ha realizzato tre brevi ritratti di donne milanesi per Gucci su commissione della rivista Vanity Fair.
To cut is to think, cortometraggio sull’artista Lucia Marcucci, ha aperto lo streaming live della sfilata Dior collezione primavera-estate 20/21.
I suoi film hanno ricevuto premi e riconoscimenti a festival internazionali, sono stati trasmessi in tv in Italia e all’estero, distribuiti in sala, e proiettati in musei e gallerie d’arte in tutto il paese.
È nel Cda della Fondazione Cineteca di Bologna e nel Comitato Artistico Teatro dell’Arte Triennale Milano. Tiene lezioni e seminari in scuole e università in Italia e all’estero.
Ha scritto Baby Blues, pubblicato nell’antologia Tu sei lei del 2008 e Sentimento, nell’antologia Parola di Donna – Ponte alle Grazie, del 2011. E ancora introduzioni a libri, articoli per quotidiani e riviste. È l’autrice della voce “madre” nel dizionario Zingarelli 2015.
0 notes
Photo
Anna Piaggi by David Bailey 2003
65 notes
·
View notes
Text
VOGUE 1993 “SUPERMODEL - ORIGIN” FASHION INDUSTRY BROADCAST
#stephanie seymour#naomi campbell#cindy crawford#christy turlington#vogue magazine#anna piaggi#helena christensen#claudia schiffer#karen mulder#elle macpherson
14 notes
·
View notes