#consapevolezza del corpo
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Mindfulness: Il Potere della Consapevolezza per Ridurre lo Stress e Migliorare il Benessere Quotidiano
Scopri come la mindfulness può aiutarti a vivere in modo più sereno e consapevole, migliorando la salute mentale e fisica con tecniche semplici ma efficaci.
Scopri come la mindfulness può aiutarti a vivere in modo più sereno e consapevole, migliorando la salute mentale e fisica con tecniche semplici ma efficaci. La mindfulness, o consapevolezza, è una pratica sempre più popolare che incoraggia le persone a vivere il momento presente con piena attenzione e senza giudizio. Radicata nelle antiche tradizioni meditative orientali, in particolare nel…
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La Declamazione Poetica
La Declamazione Poetica: Arte, Tecnica e Impatto Emotivo La declamazione poetica è una pratica antica e nobile, che fonde l’arte della parola con l’espressione corporea e vocale. Si distingue dalla semplice lettura perché implica un’interpretazione emotiva e performativa del testo poetico, trasformandolo in un’esperienza sensoriale e comunicativa più intensa. Questa pratica ha attraversato i…
#allitterazioni assonanze per creare effetti sonori coinvolgenti#assimilazione significato dei versi#attraverso voce e corpo declamatore rende testo vivo#avvendto della stampa poesia sempre più verso la scrittura#combinare voce immagini suoni#connessione autentica tra esseri umani#considerare non solo significato delle parole ma anche suono musicalità impatto performativo#corretta gestione respiro controllo ritmo emissione vocale#declamazione come riscoperta della poesia#declamazione efficace suscita emozioni#declamazione poetica arte che richiede consapevolezza testo ritmo voce corpo#declamazione poetica arte che unisce parola voce corpo in esperienza emotiva comunicativa unica#declamazione poetica atto di resistenza e bellezza#declamazione poetica autentica coinvolgente#declamazione poetica contesti culturali artistici#declamazione poetica emozione elemento chiave#declamazione poetica esperienza sensoriale comunicativa più intensa#declamazione poetica espressione corporea#declamazione poetica fisicità#declamazione poetica forma di espressione viva significativa#declamazione poetica implica interpretazione emotiva performativa del testo poetico#declamazione poetica nella letteratuta orale nella performance teatrale poetry slam#declamazione poetica non semplice lettura ad alta voce#declamazione poetica non semplice lettura ad alta voce ma arte che richiede consapevolezza del testo ritmo voce corpo#declamazione poetica non solo recitazione ma atto performativo che coinvolgeva pubblico emotivamente intellettualmente#declamazione poetica nuove forme di comunicazione#declamazione poetica ponte tra poeta e pubblico#declamazione poetica pratica antica nobile#declamazione poetica si distingue dalla semplice lettura#declamazione poetica voce ritmo timbro intensità
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La mindfulness: un ponte tra scienza e benessere psicologico
Chi, negli ultimi anni, non ha sentito nominare almeno una volta la mindfulness? Ma cosa si intende esattamente con questo termine? E quali sono i suoi benefici psicologici? Continue reading La mindfulness: un ponte tra scienza e benessere psicologico
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quante volte mi sono detta:
“meriti di più, meriti il mondo. non queste sciocchezze.
meriti qualcuno che ti protegga, che si prenda cura di te.
meriti qualcuno disposto a entrare nel tuo mondo, nella tua testa ed essere coraggioso di combattere i tuoi demoni, le tue confusioni e uscirne a testa alta.
meriti qualcuno che apprezzi i tuoi silenzi e che li sappia ascoltare, senza farli diventare pesanti quasi da sentirti soffocare.
meriti qualcuno in grado di capirti, di volerti capire. meriti qualcuno che apprezza i tuoi gesti, le tue piccolezze, i tuoi dettagli sulla visione del mondo, perché sei sempre stata spettatrice anziché protagonista e sappiamo quanta differenza ci sia.
meriti qualcuno che ti ascolti e che ti comprenda nei tuoi momenti di oblio. meriti qualcuno che ti abbracci senza un motivo preciso, solo per farti sentire al sicuro da tutti, dai problemi, dagli ostacoli, solo per un momento, perché a te basta anche un secondo e la giornata può cambiare totalmente.
meriti qualcuno che accetti le tue pazzie, i tuoi momenti folli, i tuoi capricci, perché diciamocelo resterai sempre una bambina, con il tuo modo giocoso, i sorrisi innocenti, le guance rosse e gli sguardi ingenui.
meriti qualcuno che si prenda cura delle tue cicatrici e delle tue ferite, anziché guardarle con pena, le guardi con comprensione, baciando ogni centimetro di pelle coperta da quelle macchie, ripetendoti che non sei tu lo sbaglio, ma è il mondo che è sbagliato.
meriti qualcuno che in giorni piovosi ti prenda e ti porti in giro, rischiando di ammalarvi ma con la consapevolezza di sentirsi liberi.
meriti qualcuno che si interessi a te come persona e non a te come corpo, perché lo sappiamo quanto odio hai dentro di te, perché lo sappiamo quanto ci stai male quando le persone ti cercano solo per secondi fini non apprezzando che ragazza d'oro tu sia.
meriti qualcuno che ti ami con tutto se stesso, che lotta per te anche nei momenti no e nei momenti in cui sparisci ritornando come niente fosse.
perche è in quei momenti che lotti con te stessa. è lì che potresti cadere di nuovo nell'oblio. è lì che meriti qualcuno che ti tenga stretta, che ti aiuti e che non ti faccia cadere, e nel caso, che si faccia forza per rialzarti.
perche è lì che meriti di essere amata. per come sei.”
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NEL MIO PICCOLO SERVE INCAZZARMI?
Io e i miei amici di una vita potremmo essere pagati per accettare di essere inseriti in allegato al DSM-6 di prossima uscita, affinché ogni specializzando in psichiatria e psicologia potesse comprendere quanto non ci sia un limite al numero di disturbi mentali con i quali un singolo individuo possa psico-flagellarsi.
Per esempio, in un'ora e diciannove minuti io e il mio amico @salfadog non abbiamo individuato un modo univoco e sicuro per salvare il mondo ma una cosa è certa: abbiamo deciso che dobbiamo salvare il mondo.
Badate, non sto scherzando.
Il fatto è che a livello percettivo, un'affermazione del genere evoca tre tropi classici della letteratura cinematografica:
L'eroe inarrestabile che in maniera indefessa sacrifica tutto se stesso per il bene supremo dell'umanità.
Il villain che vuole annientare l'universo intero per salvarlo da se stesso poiché oramai troppo corrotto per essere recuperabile.
Il tizio con la campanella in mano e il cartello THE END IS NEAR che a Central Park arringa la folla di due casalinghe con neonato e finisce in una cella imbottita imbottito di torazina.
Facciamo che per phisique du role e/o pudore io e lui non si rientri in nessuna delle tre categorie sopracitate, quindi ci siamo fatti una domanda...
Il mondo ha bisogno di essere salvato?
No
(è stata la risposta condivisa... e per 'mondo' intendiamo sia il pianeta che l'umanità)
Ognuno di noi potrebbe decidere di non fare nulla - che poi alla fine è quella la sensazione, se non proprio la realtà dei fatti - e sia il pianeta che l'umanità andrebbero tranquilli per la propria strada evolutiva.
Certo, magari farebbe un po' più caldino e i rifugi sulle alpi avrebbero la loro spiaggia tropicale con meduse, coralli e pesci pagliaccio ma il fatto è che se il globo terracqueo e la globalità umana negli ultimi 100.000 anni sembrano essere andati tranquilli in avanti scuotendosi la polvere dalla spalla come un millenario Luke Skywalker, questo non significa che non vi sia stato il sacrificio di molti per portare avanti i pochi.
A me il fascismo fa molto paura.
Il problema è che non è lo stesso fascismo che fa paura a molti altri.
Nella Treccani il fascismo viene definito come '... una concezione religiosa, in cui l'uomo è veduto nel suo immanente rapporto con una legge superiore, con una Volontà obiettiva che trascende l'individuo particolare e lo eleva a membro consapevole di una società spirituale' ed è proprio in virtù di questo concetto che mi sento di puntare il dito contro una certa visione semplicistica della realtà: fascista non è colui che difende la razza, i confini o l'italianità e vota Fratelli d'Italia... fascista è colui che divide la realtà in due parti e auspica l'annientamento di quella sbagliata. L'altra.
Sembra semplicistica come definizione ma al netto di tutti i paradossi di Popper (vedete di capire cosa sia veramente il paradosso di Popper e non copia-incollate da facebook) alla fine, per sua stessa natura si tratta sempre dello stesso metodo coercitivo di controllo in nome del giusto contro lo sbagliato, la trappola dialettica e sociale in cui cadono tutti.
'Il fascismo non è un opinione, è un crimine'
Coi fascisti non si parla, li si mena.
I partigiani hanno sconfitto i nazi-fascisti coi proiettili e non con le parole.
Io però mi chiedo una cosa, ripetuta nel corso degli anni, che ha sempre avuto la stessa risposta.
Ma tu cosa stai facendo contro il fascismo?
Bada bene, 'tu' collettivo della domanda diretta: io non ti conosco, so solo che sei arrabbiato per un bel po' di ingiustizie ma anche verso alcune persone ipocrite, privilegiate e potenti che contribuiscono ogni giorno a fratturare il mondo in due.
Sì ma oltre a questa consapevolezza, tu cosa stai facendo?
Bada bene ancora, 'tu' collettivo della domanda diretta: la lamentela fine a sé è sacrosanta, catartica e drenante via il veleno dal corpo ma una volta che la piccola bolla che avviluppa ognuno di noi è risuonata dell'eco delle ingiurie, il fascismo è forse diminuito? La tua rabbia ha fatto cambiare idea a qualcuno? Hai 'salvato' qualche vittima?
Non è la prima volta che scrivo quanto andrò ad affermare e non è la prima volta che a fronte di un certo numero di persone d'accordo, puntualmente si palesano quelli che mi spiegano perché sto sbagliando e che i fascisti vanno sempre menati. Pazienza.
Una volta mi trovavo su un autobus e c'era questo uomo di una certa età che stava inveendo contro una ragazza mediorientale, non so per quale motivo ma coi soliti argomenti che puntavano al fatto che se ne doveva tornare al suo paese. La ragazza era spaventata, tutti si facevano i fatti propri e io sono intervenuto come sono sicuro che tutti e tutte voi sareste intervenuti/e ma a differenza di altre volte in cui mi sarei scagliato contro il vecchio benito, mi sono messo invece in mezzo ai due voltandogli le spalle e sorridendo alla ragazza, chiedendole come si chiamasse e chiaccherandoci tranquillamente.
Nessuno scontro, nessuna coercizione, nessuna differenza di valori gettata in faccia ad alcunchì ma una persona sola che non era più sola, anzi, due persone sole, perché io non credo nella malvagità intrinseca del cane cattivo ma nella paura del cane spaventato. E se avessi avuto tempo avrei parlato anche a lui: certo, potevo scoprire che si trattava di una testa di cazzo inguaribile o magari intuire mille altri dolori e solitudini che non avrei mai toccato se gli avessi urlato contro. O lo avessi menato.
Avrei fatto la stessa cosa con un balilla anfichiodato e una mazza con su scritto DUX MEA LUX?
Se un cane mi sta mordendo non gli faccio il 'resta!' col premietto ma mi difendo, quindi vi pongo l'ultima domanda: tutti ma proprio tutti i 'fascisti' mordono oppure è più semplice fare di tutta l'erba un fascio (ba dum tss) e menarli noi per primi?
La risposta che vi darete mi interessa nella misura in cui possa essere più o meno venata di dubbi dall'ultima volta che ve la siete fatta ma non dovete rendere conto a questo perfetto sconosciuto con la campanella, il cartello e poca torazina in corpo... dovete rispondere a quelle persone che avevano bisogno di parole rivolte a loro e non di insulti urlati ad altri, di gentilezza nei loro confronti e non di violenza nel loro nome, dell'inclusione che comprende e non del sacro furore che divide.
Io la mia scelta l'ho fatta già da tempo e non mi interessa vederne i frutti maturi da riempirne le ceste, mi basta quell'unico fiore che aveva paura di sbocciare e alla fine c'è riuscito perché aveva solo bisogno di qualcuno che lo rimirasse.
Grazie della pazienza <3
@salfadog
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“Esiste una stanchezza dell'intelligenza astratta ed è la più terribile delle stanchezze. Non è pesante come la stanchezza del corpo, e non è inquieta come la stanchezza dell'emozione. È un peso della consapevolezza del mondo, una impossibilità di respirare con l'anima.”
— Fernando Pessoa
#esistere#stanchezza#intelligenza#astratta#intelligenza astratta#terribile#pesante#corpo#inquieta#emozione#peso#consapevolezza#mondo#impossibilità#respirare#anima#frasi anima#frasi tumblr#frasi#frasi e citazioni#fernando pessoa
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Un sogno che sembrava troppo reale
PARTE OTTAVA
L’indomani mi svegliai presto, i miei pensieri ritornavano al mio accoppiamento proibito, mi sentivo sfrenatamente animalesca. Dicky mi aveva presa e riempita con il suo sperma caldo che pulsava ancora dentro di me. Era tutto sbagliato ma incredibilmente erotico. Mi alzai per preparare la colazione per tutti: Me, Carla e il cane. Non appena entai in cucina, Dicky si alzò per salutarmi scodinzolando e si strofinò contro le mie gambe nude. Un brivido mi percorse la schiena. Lo guardai e il mio cuore sussultò... poteva vedere la punta rosa già sporgente. Mi voleva di già? Mi allontanai con il cuore che mi batteva a mille, spero che Carla non se ne accorga, pensai. Dcky mi seguiva con gli occhi affamati fissi sull’apertura della mia veste, mi strinsi la vestaglia attorno al corpo sentendo un involontario impulso di eccitazione. Trovavo l’idea stranamente eccitante, un segreto colpevole che non riuscivo a controllare. Proprio in quel momento entrò Carla, già pronta per uscire, mi disse che aveva una riunione importante al lavoro a cui non poteva mancare e mi supplicò di tenergli ancora il cane fino a sera, quando sarebbe tornata. Dicky era contento di vedere la sua padrona, ma non con lo stesso entusiasmo che provava per me. Sentii un'enorme ondata di sollievo e non solo, direi molto più lussuria. Io e Dicky ci guardammo leccandoci le labbra, eravamo affamati, sentì il calore aumentare dentro di me, mi tolsi la vestaglia, m’inginocchiai, Dicky capì subito e subito si avventò su di me, in un batter d’occhi mi fu sulla schiena, la sua pelliccia sulla sua carne nuda, sembrava tutto così... naturale. Mi sentivo assolutamente malvagia, presa come una cagna in calore a quel pensiero venni di brutto, mentre Dicky lo spingeva dentro riempiendomi. Era tutto cosi sbagliato ma mi piaceva enormemente lo stesso e tremavo alla consapevolezza di ciò. Ero sul pavimento a faccia in giù con il peso di Dicky che mi teneva ferma. Mi sentii riempire, avvertivo ogni pulsazione del suo cazzo che pompava sperma bollente, cercai di muovermi, ma non potevo. Dicky era saldamente ancorato a me e aveva le zampe anteriori avvolte strettamente attorno a me. Ero totalmente sotto il suo controllo. Sentii i suoi artigli affondarle nei fianchi. Stava lasciando altri segni, altre prove del suo possesso. Questo mi fece andare di nuovo oltre il limite. L'audacia, la sensualità, il tabù, l'abbandono sfrenato, la tagliente consapevolezza di quanto sarebbe stato difficile mantenere questo segreto, soprattutto a Carla, mi dimenavo con l'eccitante mix di emozioni che m’inondavano, mi procurano un altro orgasmo travolgente. Alla fine, sentii Dicky scivolare fuori liberandomi. Sentì la sua pelliccia contro di me che mi lasciava... parte di me volevo che continuasse. Volevo di più...
Proprio in quel momento squillò il telefono! Scossa dalle sue fantasticherie, balzai in piedi e risposi, con il fiatone era Roberta una mia amica che mi comunicava che sarebbe stata da me tra dieci minuti. Avevo la testa ancora annebbiata di tutto quello che era successo. Fui presa dall’ansia avevo pochissimo tempo per darmi una sistematica, corsi in camera indossai un prendisole, delle mutandine e un paio di sandali, ma mentre stavo a metà sala pronta per uscire, arrossì di colpo, quando sentì un improvviso flusso umido tra le sue gambe. Ero piena di Dicky. Non c'era tempo per pulire. Tornai di corsa in bagno, pensando velocemente, mi misi un assorbente e corsi subito fuori , Roberta era già lì che mi stava aspettando, con un sorriso sornione stampato in faccia. Aveva ipotizzato che stessi scopando con qualcuno che mi fossi rimorchiata. Sbigottita, chiesi che cosa glielo facesse pensare, e lei di rimando: “Ti si legge in faccia, il tuo sguardo da stralunata di chi ha appena fottuto, e poi come ti sei vestita, un prendisole sexy e senza reggiseno”. Arrossii fino alla punta dei piedi, ma non gli dissi nulla. Mi sentivo i graffi sui fianchi e l’umido che mi pulsava tra le gambe, i capezzoli irrigiditi, era difficile mantenere quel segreto e un nodo di preoccupazione mi attanagliò lo stomaco. Nel centro commerciale Roberta non la smetteva d prendermi in giro per la mia scopata mattutina che lei aveva interrotto. Pensai che se solo avesse saputo la verità…Ero veramente felice di fare shopping ero in giuggiole per l’incredibile orgasmo che Dicky mi aveva fatto provare, ero in uno stato di grazia e di grande eccitazione, ma allo stesso tempo ero imbarazzatissima perché ero piena di sperma di Dicky . Era un ricordo martellante di ciò che avevo fatto e che sarebbe di nuovo successo. Quando tornai a casa, mi accorsi che avevo comprato tantissima roba senza che me ne fossi accorta, ero carichissima, andai in camera per trovare un po’ di sollievo. Dicky era euforico e pimpante, mi saltò addosso con insistenza, cercando di infilarmi il muso sotto il vestito,ero tentata, mi morsi il labbro, nemmeno in un attimo e Dicky mi placcò spingendomi a terra, mi voltai, lottai con lui , deliziandomi del suo desiderio invadente. Sentivo la sua durezza contro la mia gamba nuda. L'eccitazione era travolgente. Il desiderio animale di Dicky era immensamente erotico. Mi voleva ed era intenzionato ad avermi. Mi ritrovai di nuovo in ginocchio, mi strappai le mutandine fradice e mi offrii a lui.
Era tutto così animalesco, mi ero trasformata in una cagna in calore. Rabbrividii quando lo sentii strisciare sulla sua schiena, la sua pelliccia sfregava contro il mio sedere nudo, spinsi indietro per incontrarlo. "Sono tutta sua”, sospirai. Ero così sottomessa. L'animale chiedeva e io rispondevo. Sussultai quando sentii la punta dura e appuntita trovare la mia apertura pronta, tremavo mentre lui entrava in me e lo spingeva. "È fuori controllo", pensai , mentre stavo avendo un orgasmo martellante, "Non potrò mai impedire a Carla di scoprirlo... non mi perdonerà mai", stavo pensando quando ero in preda a tantissimi orgasmi ripetuti. Dicky venne copiosamente dentro di me e dopo avermi tenuta inchiodata a lui per una mezzoretta, se ne usci e mi lasciò sfinita sul pavimento Il resto del pomeriggio vagavo per casa come una zombie, cercando di sistemare la casa. Indossavo solo una sottoveste e non mi ero presa la briga di mettermi le mutandine, quando vidi che Dicky mi guardava con i suoi occhioni da impertinente mentre mi muovevo per fare le faccende domestiche. Sapevo che il mio amante canino era lì ed io ero vestita, ma molto disponibile, la situazione era eroticiasima. Sentivo dentro di me una voglia che non voleva placarsi del tutto. Così quando Dicky mi arrivò alle spalle la mia prima reazione fu quella di aprire le gambe, gli stavo dando l’accesso ma qualcosa mi gelava dentro sapendo che Carla era ne paraggi, dovevo smettere, non ero una macchina del sesso. Dicky insisteva sapendo che gli avrei ceduto, era stato sempre così dopo tutto. Chiusi le gambe e vidi che Dicky si eccitava sempre di più, ma quando ne ebbe abbastanza di quel gioco con il suo peso mi spinse per terra, m’inginocchiai e sentii tutto il suo peso premere sulla mia schiena, le mie proteste si trasformarono in mugolii di piacere. Dentro la mia testa c’era un turbinio di emozioni , ero fuori controllo, volevo godermi al massimo la mia ultima scopata, tra poco Carla me lo avrebbe portato via. Sapevo che Carla ci avrebbe scoperto, non m’importava niente, Dicky era troppo virile, me la sentivo dolorante ma di contro molto calda, non potevo dirgli di no, era il mio padrone, aveva creato in me dipendenza, ma il dolore iniziò a essere lancinante, non potevo farlo ancora. Mi divincolai, e pensai che se gli avessi fatto una sega, forse si sarebbe calmato. Raggiunsi con la mano la sua erezione, mi misi in ginocchio, pompavo con entusiasmo, mentre la sua erezione cresceva. L’eccitazione era più di quanto mi aspettassi , lo guardavo mentre cresceva nella mia mano, godevo nel vederlo eccitato, era tutto perverso e allo stesso tempo dannatamente erotico, mi sentivo la sua schiava, ero di nuovo lì a soddisfare le sue richieste sessuali. Dicky era pronto a scoppiare. Un quel momento un pensiero mi trafisse la mente. Se ora viene schizzerà il suo seme per tutta la cucina, entrai nel panico, non sapevo cosa fare, alla fine mi venne un lampo, l’unica cosa da fare era prenderglielo in bocca. Strinsi le labbra sulla sua erezione, mi scoppiò in bocca, cercai di deglutire il più velocemente possibile, bevvi quello che potevo il resto lo riversò sul mio corpo e sul pavimento. Limitai di molto i danni.
Pulii alla ben meglio tutto, finii mentre sentii suonare i campanello. Ero in panico totale, era sicuramente Carla. Mi ricomposi in fretta, ingoiai quello che era ancor rimasto nella mia bocca. Carla entrò con un sorriso stampato sul suo bel faccino, la mia testa mi scoppiava mentre si stava avvicinando a me, m’irrigidii, mi scoprirà di sicuro, sentirà l’odore dello sperma di cane su di me. Il mio viso bruciava di vergogna, cercai di allontanarmi, ma Carla veniva sempre più vicina, abbassai gli occhi non riuscivo a reggere il suo sguardo. Mi chiese se ci fosse qualcosa che non andasse. Non potevo più indietreggiare, ero con la schiena contro il muro. Ormai era la fine. Era vicinissima a me, mi accarezzò una guancia, mi sentivo svenire, una scarica elettrica mi percorse la schiena, si appoggio con il suo corpo su di me, mi fissava, ero ipnotizzata, non opponevo nessuna resistenza, sembravo un automa, mi premette le sue labbra sulle mie, la sua lingua si faceva strada, aprii le labbra sentì la sua lingua scivolare nella mia bocca. All'improvviso, la mia vergogna e la mia esitazione furono sopraffatte da una sensazione completamente diversa... pura lussuria! All'improvviso era totalmente erotico. La mia bocca era ancora impastata dello sperma di Dicky, sorrisi in modo malvagio e lussurioso, tra le gambe mi sentivo colare i succhi di Dicky ero ancora piena di lui.
Sentivo il corpo di Carla premere contro il mio. Ci baciamo sfrenatamente, avvinghiate ci dirigemmo in camera da letto , ci strappammo i vestiti di dosso, sentivo la sua mano scivolare nella mia figa inzuppata di cane, raccolse lo sperma di Dicky e portò la mano sulla sua bocca, iniziò a leccare avidamente il palmo e poi le dita una per volta. La guardai con estrema lussuria, avvicinai le mie labbra alla sua bocca e ci scambiammo con i baci infuocati quello che rimaneva del seme canino. Mi disse: “Lo voglio bere tutto il seme del mio cane”, si abbasso sentii le sue labbra che me la baciavano e la sua lingua che raccoglieva l’abbondante colata di sperma di Dicky che continuava a fluire da me. Ero al settimo cielo, ero la loro amante e non era più a tenere quel segreto che mi aveva tenuta attanagliata per tutto quel tempo. . Dopo che ebbe finito di pulirmi fio all’ultima goccia ci avvinghiammo e facemmo l’amore e mentre venivo scopata da Carla avevo dei flashback dei momenti passati con Dicky quando mi costringeva a cedergli prendendomi. Ho artigliato Carla selvaggiamente, come un animale e venni, e venni, e venni . Carla giaceva sveglia, mentre sonnecchiavo davanti a lei. Mi guardava e mi accarezzava. Poi mi disse: “Pensavi che non lo sapessi che le cose dovevano andare in questo modo? Lo sapevo fin dall’inizio”. Mi abbracciò e mi strinse a sé.” Poi ti racconterò tutto”mi disse. (questa sarà un’altra storia).
P.S.
(1) Pubblicato da me Pestifera (la sua compagna) sul suo profilo, secondo le sue volontà, perchè Micia è impossibilitata per il momento a farlo.
(2) Qui chiudo la mia presenza su questo profilo avendone uno personale. Non mandate messaggi perchè non userò più questo profilo. Quando Micia guarirà e spero presto, ve ne accorgerete perchè posterà i suoi capolavori.
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Ciò che rende una persona attraente è il suo centro magnetico.
È l’energia che ha dentro.
È ciò che egli sa trattenere dentro di sè, come un tesoro prezioso, e poi sceglie di condividere con chi sa apprezzarlo.
È come una calamita, che attira a sè senza fare troppo rumore.
Ció che rende qualcuno attraente, è la sua capacità di impattare l’autenticità costantemente, l’essere trasparente come acqua, senza spigoli e senza nodi.
È il suo fluire, è il suo essere nel corpo in presenza.
Il magnetismo si “guadagna”lavorando su di sè e aumentando la propria consapevolezza, centrandosi, respirando, e espandendo la propria essenza.
Niente a che fare con botox , extension, squat, addominali squadrati, pettorali ...
Possiamo e dobbiamo prenderci cura del nostro aspetto fisico ma consapevoli che non sara’ davvero quello a cambiare le cose ...
stay magnetic ♥️☯️
#claudiacrispolti
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L'amore non corrisposto
C’è un dolore che pochi riescono a capire davvero, un dolore che non lascia ferite visibili, ma ti scava dentro, lentamente, giorno dopo giorno. È l’amore non corrisposto. Di quel tipo di amore, io sono diventata una sorta di esperta. Non è un amore come gli altri, non è la favola di due persone che si innamorano l’una dell’altra e condividono sogni, passioni e paure. No, questo è un amore che ti lascia sola, in una stanza piena di pensieri che si rincorrono, domande senza risposta, speranze che si infrangono e dubbi che ti logorano l’anima.
Ho provato a capirlo, a capire cosa ci fosse di sbagliato in me, cosa mi portasse a fissarmi su qualcuno che non poteva, o non voleva, ricambiarmi. Ogni volta che lo vedevo, il cuore batteva più forte, le mani sudavano, la gola si stringeva fino a farmi mancare il respiro. Eppure, anche in quei momenti di pura emozione, una voce dentro di me continuava a ripetere che non c’era speranza. Lo sapevo, lo sentivo in ogni fibra del mio corpo, eppure non riuscivo a smettere. Mi odiavo per questo.
Odiavo quella parte di me che continuava a sperare. Odiavo come il mio corpo cercava involontariamente il suo, come ogni suo sguardo, ogni suo gesto, anche i più banali, diventavano per me un segnale da interpretare, una traccia di possibilità. E odiavo me stessa per permettermi di credere, anche solo per un attimo, che ci fosse una minima chance che lui potesse provare lo stesso.
Ma la parte peggiore è quando arriva quella la notizia. "ho sapute che si sente con lei." E lì, tutto si ferma. Il mondo crolla in un istante. Non capisco più niente. Mi sento stupida, fragile, inutile. Mi chiedo come ho potuto illudermi per tutto questo tempo. Il caos nella mia mente si trasformava in un silenzio assordante, e quel silenzio mi urlava dentro, ricordandomi che non ero mai stata abbastanza, che non lo sarei mai stata.
Eppure, c’era una parte di me che non riusciva a lasciar andare. Ogni volta che lui si avvicinava, ogni volta che accettava quel piccolo contatto fisico, era come se mi desse appena abbastanza per restare incatenata a quel sentimento. Bastava un tocco, uno sguardo, un sorriso, e io tornavo a credere che, forse, tutto non fosse stato solo un’illusione della mia mente. Che forse, in qualche angolo del suo cuore, ci fosse posto anche per me.
Ma era solo una trappola, una bugia che mi raccontavo per non affrontare la verità: lui non mi avrebbe mai amato. E questo mi distruggeva. Mi faceva sentire piccola, inutile, come se ogni mia emozione fosse sprecata, come se stessi dando tutto ciò che avevo per una battaglia che era già persa in partenza.
Mi sono chiesta tante volte perché continuiamo a farci questo. Perché continuiamo a innamorarci di persone che non ci ricambieranno mai, perché mettiamo il nostro cuore nelle mani di chi non lo custodirà con cura. Forse perché, in fondo, ci aggrappiamo a quel pizzico di speranza che, per quanto irrazionale, ci tiene vivi. O forse perché non sappiamo come fare a spegnere i sentimenti, anche quando sappiamo che ci stanno portando solo sofferenza.
E così, continuo a camminare in questo limbo, tra la speranza e la disperazione, tra il desiderio e la consapevolezza. So che dovrei andare avanti, so che dovrei lasciar andare, ma qualcosa dentro di me si rifiuta. Qualcosa dentro di me spera ancora che un giorno lui si accorga di me, che veda in me ciò che io vedo in lui.
Ma la realtà è che, probabilmente, non succederà mai. E forse, in fondo, il vero problema non è lui, ma sono io. Sono io che non riesco a smettere di sperare, sono io che non riesco a proteggere il mio cuore da qualcuno che non lo merita. Sono io che, nonostante tutto, continuo a innamorarmi di chi non mi amerà mai.
E mi odio per questo. Mi odio per non riuscire a smettere. Mi odio per aver permesso a un sentimento unilaterale di definire così tanto chi sono, di determinare così tanto il mio valore. Eppure, per quanto provi a combatterlo, per quanto cerchi di liberarmi, torno sempre al punto di partenza: a quella sensazione di vuoto, di mancanza, di amore non corrisposto che mi tiene prigioniera di qualcosa che non esiste.
E così, mentre i giorni passano e lui continua a vivere la sua vita, io rimango qui, a raccogliere i pezzi di un cuore che si spezza ogni volta che lo vedo, ogni volta che sento parlare di lui con qualcun’altra. E mi chiedo se un giorno riuscirò mai a liberarmi di questo peso, o se sarò condannata a portarlo con me per sempre.
-Anonimo🖤
#quotes#pensieri#tristezza#realtà#nostalgia#frasi#vita#citazioni#citazione#frasi vita#amore non corrisposto#amore non ricambiato#riflessioni#persone
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Buon giorno!
As soon as she had left the room he rolled over into the warm trough that her body had left in the mattress, and stretched luxuriously. It was the most sensually satisfying moment of his day, this stretch into a new, but warm part of the bed. But it was instantly impaired by the consciousness that he would soon have to get up and face the rest of the day. Cioè, all'incirca: Non appena lei ebbe lasciato la stanza, lui si rotolò nella calda cunetta che il corpo della moglie aveva lasciato nel materasso e si stirò con grandissimo piacere. Per lui era il momento di soddisfazione più grande e sensuale della giornata, questo allungarsi in una parte nuova ma calda del letto. Ma gli fu immediatamente distrutto dalla consapevolezza che ben presto avrebbe dovuto alzarsi e affrontare il resto della giornata.
D. Lodge, The man who wouldn’t get up and other stories [1995, raccolta poi aumentata nel 2016], Vintage - Penguin Random House, 2017
Immagine: Brando, l'omino con il pigiama a righe, dal logo dell'azienda Permaflex, disegnato nello studio pubblicitario di Armando Testa.
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"Al mio cuore, di domenica" di Wisława Szymborska: Un inno alla vita silenziosa del cuore. Recensione di Alessandria today
Esplorando la gratitudine e la consapevolezza attraverso i versi della poetessa polacca
Esplorando la gratitudine e la consapevolezza attraverso i versi della poetessa polacca Wisława Szymborska, insignita del Premio Nobel per la Letteratura nel 1996, è una delle voci più significative della poesia contemporanea. Nata il 2 luglio 1923 a Kórnik, in Polonia, si trasferì presto a Cracovia, dove intraprese studi in lettere e sociologia. Durante la Seconda Guerra Mondiale, lavorò nelle…
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Il dolore è il sintomo, non la causa: Il processo di guarigione dei traumi fisici e psichici
Il dolore è il sintomo, non la causa. Il dolore è il segnale del corpo che ci sta portando l’attenzione su due cose: o un danno imminente, o la riparazione del danno stesso. Più portiamo ossigeno, acqua e nutrienti al corpo, meglio avverrà questa guarigione. Più lasciamo fare al nostro organismo il suo naturale corso, meglio staremo quando avremo curato quella ferita. Continue reading Il dolore…
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Oggi mi sono alzata con una consapevolezza che in qualche modo mi ha rasserenata. Non sono come le altre persone, ho tempi, modi, pensieri e gusti diversi. Per timidezza e insicurezza trovo difficoltà a fare cose che per gli altri sono facili o normali e sono sempre stata additata come una persona stupida, incapace e senza voglia di fare niente. Ho una sensibilità e fragilità profonda e diversa da qualsiasi persona conosciuta, e cose che per gli altri sono indifferenti per me sono fonte di disagio e sofferenza e cose che per gli altri passano inosservate per me sono importanti. Ho sempre avuto difficoltà a integrarmi e fare amicizia perché non ho mai trovato persone simili e mi sono sempre sentita fuori luogo in quasi tutti i contesti e per questo ho sempre condotto una vita solitaria e non ho fatto le stesse esperienze delle altre persone negli stessi tempi delle altre persone, e sono sempre stata giudicata strana e diversa e ho sofferto molto per tutto questo. Sono diversa e finalmente riesco a dirlo senza sentirlo come una colpa, come una vergogna, come mi hanno sempre fatto credere per tutta la vita. Sono diversa e va bene così. Ho capito che parte del mio malessere nasce e cresce quando mi confronto con gli altri, quando tento di omologarmi e assecondare i condizionamenti sociali, quando tento di incastrarmi con persone o ambienti che non fanno per me. E come quando hai un sintomo di un malessere, lo descrivi al medico per capire la cura non lo ignori, così bisognerebbe imparare ad ascoltare ogni segnale che il corpo e la mente ci danno. Se una cosa non ci fa stare bene dovremmo smettere di farla, non dovremmo forzarci in luoghi, cose e persone che non fanno per noi. Il benessere mentale è una delle cose più importanti.
-laragazzadagliocchitristi
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Esiste una stanchezza dell’intelligenza astratta ed è la più terribile delle stanchezze. Non è pesante come la stanchezza del corpo, e non è inquieta come la stanchezza dell’emozione. È un peso della consapevolezza del mondo, una impossibilità di respirare con l’anima.
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SENSI DELL'ARTE - di Gianpiero Menniti
LA POTENZA DELL'IMMAGINE
Forse in pochi ne sono al corrente: a Vibo Valentia è custodita, nella casa comunale e precisamente nella stanza di rappresentanza del Sindaco, un dipinto di pregevole fattura e di notevole rilevanza storico-artistica.
Si tratta del "San Sebastiano" ascritto al pittore messinese Gian Simone Comandé (1558 - 1630) per attribuzione dello storico dell’arte calabrese e ricercatore insigne, Mario Panarello, nel suo corposo contributo al saggio “I dipinti e gli inventari di Francia e altri inediti documenti per il collezionismo nella Calabria del Settecento e dell’Ottocento: Cosenza e Vibo Valentia”.
Come rammentato dallo studioso, il quadro si rivela analogo a “una nota iconografia del Sodoma (Antonio Bazzi, 1477 - 1549), oggi nella Galleria Palatina di Firenze” meglio conosciuta come Palazzo Pitti.
Il raffronto della tela "vibonese" con l'opera assai celebre del "Sodoma" è impressionante: non si tratta di mimesi ma di una comparazione interpretativa "a distanza".
Il "Martirio di San Sebastiano" (risalente al 1525 - 1527) è, in realtà, un gonfalone per le processioni, richiesto al famoso artista di origine vercellese naturalizzato senese (ritratto nella Scuola di Atene accanto allo stesso Raffaello) dalla Compagnia di San Sebastiano in Camollia della città toscana.
Il potere salvifico della rappresentazione era dunque molto sentito: un'icona, una sorta di talismano, un'immagine dalla potenza guaritrice.
L'opera del Comandé apparteneva invece alla Chiesa del Carmine a Vibo Valentia, dove prima insisteva, appunto, la Chiesa di San Sebastiano e la confraternita del santo: “In essa chiesa antichissima - scrive Bisogni - c’era dipinta l’immagine di S. Sebastiano di Simone Comandia siciliano”.
Probabilmente anche quest'immagine doveva rivestire un valore di fede intenso e diffuso: non a caso, nei pressi della chiesa sorgeva (esistente tuttora) il caratteristico borgo denominato San Sebastiano nel centro storico della città.
Premesse fatte a richiamo sommario del significato che accomuna le due immagini.
Ora si tratta adesso di confrontarne la "potenza" nell'impatto sull'osservatore.
E qui l'allievo, a mio parere, supera il maestro: non ho dubbi che la tela del Comandé (fotografata magistralmente dal Maestro Tonio Verilio) s'innalzi a un livello di pathos molto più profondo, vissuto nella consapevolezza del martirio e in un'angosciata fede ormai piena e intensa.
Possiede già il nimbo, al contrario ancora tra le mani dell'angelo nel dipinto del Sodoma.
Ma quel che più conta è lo sfondo: il San Sebastiano di Vibo è opera che risente più marcatamente della lezione vinciana, delle apocalissi che sorgono alla vista per consumare il tempo delle cose create, dell'invisibile che cela l'archè, la forza primigenia, la terra strappata al suo manto di luce per essere gettata nella desolazione della materia.
Nella tela del Sodoma, la natura benigna e il mondo degli esseri umani proseguono il loro corso immemori del sacrificio.
Qui l'evento assume connotazione epocale.
Lì il corpo attende lo spirito.
Qui il corpo è già spirito.
È già Chiesa.
La matrice, nonostante la vicinanza mimetica, è divergente: l'opera del Sodoma appartiene a una storia ancora ingenua dei catastrofici mutamenti che devasteranno l'Europa delle guerre di religione, pur trovandosi sulla soglia del "Sacco di Roma", non può prevederne le conseguenze; il dipinto del Comandé, allievo del "Veronese" che dipinse una strepitosa "Ultima cena", risale alla fine del '500 inizi del '600, in piena controriforma tridentina (1545-1563) mentre già agisce il Caravaggio e il Barocco sta per avvitarsi sulle spoglie di un confuso Manierismo.
Immagine potente, evocativa, consapevole.
Non è la morte il destino immediato del martire trafitto dalle frecce: egli patirà la violenza brutale che l'ucciderà proprio per essere sopravvissuto al primo atto crudele.
Ma quella guarigione imprevista rimane il segno dell'impossibile, la rinascita oltre ogni drammatica condizione, la forza che respinse il motto rinascimentale albertiano, vinciano e infine machiavelliano del "tamquam Christus non esset", "come se Cristo non fosse mai stato".
No, il cristianesimo riemerge dalle sue paludi cinquecentesche per confermare la regola benedettina: "Omnes supervenientes hospites tamquam Christus suscipiantur", "Lasciamo che tutti gli ospiti che vengono siano ricevuti come Cristo".
Questo, forse, è il significato più autentico del San Sebastiano di Vibo Valentia.
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Sto provando delle strane sensazioni in questo periodo della mia vita. Un cambio repentino in quello che è stato il mio ciclo vitale fino a oggi. Ora provo la chiara consapevolezza di ciò che non ho fatto quando avrei potuto farlo. Non più credere di essere ancora in tempo, no, ma la percezione di aver perso il tempo giusto. Io, che ho sempre mostrato meno "danni" di quelli che avevo, sembro aver accelerato per portare in parità anima, corpo e anni di vita trascorsi.
Tutto quello che penso ha una connotazione ben precisa nel tempo, i miei frutti cresciuti e in fase di maturazione, mettono a nudo le mie radici datate. Scoprendo le fragilità che il tempo ti presenta come conto, alla fine di tutto, da pagare come pegno.
I fatti del passato, le persone che ne hanno fatto parte, si annebbiano come quando si tratta di personaggi che non sono più presenti in questa vita. Ma i significati e il senso di azioni, situazioni e parole sembrano mantenere colori, seppur un po' sbiaditi come quelli di Pompei, restano evidenti e più chiari. Comprensibili. Che sia la famosa età della consapevolezza. O della mestizia?
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