#poesia sul cuore
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"Al mio cuore, di domenica" di Wisława Szymborska: Un inno alla vita silenziosa del cuore. Recensione di Alessandria today
Esplorando la gratitudine e la consapevolezza attraverso i versi della poetessa polacca
Esplorando la gratitudine e la consapevolezza attraverso i versi della poetessa polacca Wisława Szymborska, insignita del Premio Nobel per la Letteratura nel 1996, è una delle voci più significative della poesia contemporanea. Nata il 2 luglio 1923 a Kórnik, in Polonia, si trasferì presto a Cracovia, dove intraprese studi in lettere e sociologia. Durante la Seconda Guerra Mondiale, lavorò nelle…
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ti sanguinano gli occhi,
dal dolore,
cosa c'è di più forte?
che una delusione che continua a farsi strada nel tuo cuore?
seccando perfino le tue stesse lacrime,
le stesse che hai versato per.
ti ricorda qualcosa o dovrei dire
qualcuno?
-superhuman_silences
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Palpitano i tuoi passi dentro il mio torace,
che vorticosamente danzano sul mio cuore.
Scavandoci un solco che non viene irrorato dal tuo amore
@some-times-ihate-you
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Qualche anno fa, ebbi il coraggio di entrare in solitaria nell’accademia delle belle arti, uno dei miei luoghi preferiti, in cui trascorrerei molto tempo, se ne avessi a disposizione. Inconsapevole perlustrai ogni aula, incuriosita dalle persone e soprattutto dalle loro creazioni, poiché, in esse riesco ad intravedere un pezzo della loro storia, della loro vita e soprattutto della loro anima. Nonostante, ci fossi andata molte volte in compagnia, non avevo mai visto la Pinacoteca all’ultimo piano, dopo tre infinte rampe di scale, giunsi a destinazione. Iniziai a guardare molte opere, tuttavia, mi diressi senza indugi verso l’ala della pittura romantica, restai li con il tepore della luce del sole che irradiava l’intera stanza, creava un’atmosfera sospira ed eterna, in cui passato e presente si univano annullando la concezione stessa del tempo. Ad un tratto mi girai per inoltrarmi in un’altra ala e riconobbi un ragazzo, che molti anni prima, frequentava alcuni miei conoscenti. Ci salutammo come se fossimo vecchi amici e decise di accompagnarmi per tutto il tempo, affiancandomi e parlandomi fra le opere. Mi parlò della sua concezione dell’arte, di quanto tempo trascorreva fra quei dipinti per sentirsi meno solo e affranto, ciò che mi rimase più impresso fu un’opera d’arte: una parete completamente nera, al cento c’era sospeso un cuore nero da cui colava un liquido nero, liquido che aveva contaminato anche le pareti. Ne parlammo a lungo, giungendo alla conclusione che l’arte per quanta paura possa fare, troverà sempre il modo per sfiorare i sentimenti e l’anima, come il liquido del cuore colpiva le pareti. Da quel giorno non ci siamo mai più incontrati, ma custodirò per sempre questo ricordo, noi due li fra le parti costituite d’arte a parlare della nostra arte.
#poesia#frasi mie#frasi e citazioni#frasi poesie#arte#accademia#pittori#discorsi#pensieri notturni#ricordi#riflessioni#cuore spento#ombre sul cuore#amore#cuore a pezzi#sentimenti#tristezza
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Cuore Spezzato
Mi ha lasciata per l'ennesima volta, e adesso piango lacrime amare, piene di dolore, gonfie di delusione. Non me lo meritavo.
Ci meritavamo che questa storia durasse nel tempo, al di là dello spazio e del tempo, al di là dei problemi e degli ostacoli, ma non ci siamo riuscite.
Ti ho amata così infinitamente che non amerò più un'altra donna come ho amato te. Ti sei portata con te metà di quello che ero, una metà del mio cuore.
E sai, il cuore è un muscolo ma non si rigenera come il fegato, dovrò vivere a metà. Senza di te.
#cuore che piange#ombre sul cuore#cuore rotto#amore finito#amore mio#amore#poesia amore#amore tumblr#frasi pensieri#frasi romantiche#momenti di riflessione#pensiero
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Italian literature tournament - Third round.
Propaganda in support of the authors is accepted, you can write it both in the tag if reblog the poll (explaining maybe that is propaganda and you want to see posted) or in the comments. Every few days it will be recollected and posted here under the cut.
Propaganda for Pier Paolo Pasolini by @alsosprachvelociraptor
Vorrete mica fare perdere Pier Paolo Pasolini, tra le più importanti figure LGBT+ in Italia, nonché l'uomo che si faceva scattare migliaia di queste foto? Letteralmente un'icona di stile, e non solo di pensiero, degli anni 60 e 70?!
Ammirate con quale fierezza sfoggia la camicetta più confusa (ma col cuore nel posto giusto) che potesse esserci sul mercato. Appoggiato in una posa statica al suo amato divano fucsia. Torquato Tasso mica ce l'aveva, il divano fucsia!
Vi prego di osservare con attenzione il tacco ventordici (forse non lo sapete, ma PPP era alto tre mele o poco più), e l'elegante mix di bronzo metallizzato + vernice nera. Una combo che sicuramente dovrebbe portargli un sacco di voti. (queste foto sono state scattate nel 1973 nella sua casa in Via Eufrate e sono apparse sulla rivista "OTTO8")
Votate Pier Paolo per poter in futuro vedere altri deliziosi outfit anni '70. Con la manina sul fianchetto, ovviamente.
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Propaganda for Torquato Tasso by @girldante, @eresia-catara and @machiavellli
copying @eresia-catara and @machiavellli's torquato propaganda because with all due respect for a giant like pasolini we are tassopilled in this house:
#TORQUATO VAIII#con tutto il rispetto per le imprecazioni di pasolini#ma tormento religioso omosessuale sublimato con la poesia >>>>>>#inoltre non mi risulta che pasolini abbia mai scritto qualcosa di melodico e suggestivo come Qual rugiada o qual pianto/ quai lagrime eran#quelle/ che slarger vidi dal notturno manto/ e dal candido volto de le stelle?#ma soprattutto#Pasolini non ha descritto un duello omoerotico tra cavalieri dove ha cercato in tutti i modi di non far trasparire il suo desiderio con#aggiunta di finale tragico#Quindi.#ripeto. TASSO VAIIIIIIIIII#ANZI AGGIUNGO UN'ALTRA COSA#Tasso era così tormentato e paranoico e bisognoso di affetto che è andato dalla sorella#travestito e gli ha detto che era morto per vedere come avrebbe reagito#poi ha passato qualche giorno a casa sua >3#e si è spontaneamente consegnato agli inquisitori che non lo volevano neanche più vedere#inoltre pasolini non è passato alla storia come qualcuno che pensava di essere perseguitato da un folletto >333
#TORQUATO TASSO#THE AUTUMN OF THE RENAISSANCE#THE AUTHOR WHO WAS SO OUT AND INSIDE OF HIMSELF TO BECOME A LITERAL CHARACTER FOR MANY PSYCHOLOGICAL STUDIES#THE ONE WHO PUT THE PIETAS HAS THE HEART OF HIS POEM#THE HEIR OF CHRISTIAN HUMANISM#“amico; hai vinto: io ti perdon; perdona/ tu ancora”#THE WHOLE Tancredi - Clorinda ARC CMON#“temerò me medesmo; e da me stesso/ sempre fuggendo#avrò me sempre appresso.”#also#he never had a break
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...e dopo aver fatto l'amore, dopo aver fatto tanto l'amore, dopo aver dato libero sfogo alla passione, dopo aver visto i nostri corpi intrecciarsi, unirsi, fondersi nel legame più profondo, arriva quell'attimo, quel momento, quell'istante pieno di poesia dove lei si volta, ti guarda, ti prende la mano, se la porta sul viso, si fa spazio sotto il tuo braccio, e dolcemente poggia la guancia sul tuo petto, quasi a cercare protezione, quasi a sentire calore, quasi a sentire il tuo cuore, cingendosi di una coperta fatta di tutto un mondo di emozioni che in quel momento stava attraversando i nostri corpi. Quello era amore, quello era il vero amore, tutto il resto era altro, la vita fuori da quel momento era altro, e non ci interessava...♠️🔥
Mauro Soldano
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Un po di Poesia
...
Ti amo in in modo inspiegabile.
In modo inconfessabile.
In modo contraddittorio.
Ti amo.
Con i miei stati d’animo che sono tanti.
E mutano di umore continuamente.
Per quello che già sai, il tempo, la vita, la morte.
Ti amo.
Con il mondo che non capisco,
con la gente la gente che non capisce,
con l’ambivalenza della mia anima,
con l’incoerenza delle mie azioni,
con la fatalità del destino,
con la cospirazione del desiderio,
con l’ambiguità dei fatti.
Anche quando ti dico che non ti amo
ti amo,
persino quando ti tradisco, non ti tradisco
nel profondo, porto avanti un piano,
per amarti di più.
Ti amo.
Senza riflettere, incoscientemente,
irresponsabilmente, spontaneamente,
involontariamente, per istinto,
per impulso, irrazionalmente.
In effetti non ho argomenti logici,
nemmeno improvvisati
per fondare questo amore che sento per te,
che sorse misteriosamente dal nulla,
che no ha risolto magicamente nulla,
e che miracolosamente, poco a poco, con poco e niente
ha migliorato il peggio di me.
Ti amo,
ti amo con un corpo che non pensa,
con un cuore che non ragiona,
con una testa che non coordina.
Ti amo,
incomprensibilmente,
senza chiedermi perché ti amo,
senza importarmi perché ti amo,
senza pormi dei dubbi sul perché ti amo.
Ti amo.
Semplicemente perché ti amo,
io stesso non so perché ti amo.
Pablo Neruda
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La verità è che nessuno si regge più in piedi da solo, sulle proprie gambe. Nessuno regge più il dolore, la perdita, la frustrazione, l’attesa.
Insomma, le cose della vita.
Abbiamo bisogno di normalizzare i processi della vita: nascere, crescere, ammalarsi, ferirsi, invecchiare, morire.
Un tempo si moriva sazi di vita, appagati, senza rimpianto alcuno, in modo del tutto naturale.
Oggi si muore insoddisfatti, delusi e stanchi.
Il lutto non rientra più nelle categorie del vivente.
Abbiamo inventato questa parola: “elaborazione”, dimenticando che i lutti non si elaborano, ma si accolgono, come parti integranti dell’esistenza, tutt’al più si contemplano come espressioni mutevoli del flusso continuo della vita.
“Sii paziente verso tutto ciò
che è irrisolto nel tuo cuore
e cerca di amare le domande,
che sono simili a
stanze chiuse a chiave
e a libri scritti
in una lingua straniera.
Non cercare ora le risposte
che possono esserti date
poiché non saresti capace
di convivere con esse.
E il punto è vivere ogni cosa.
Vivere le domande ora.”
Aveva ragione Rilke.
Abbiamo disimparato il valore del piangere insieme, di condividere il pasto, dono gentile e premuroso gesto della vicina di casa, la sera, quando si raccontava ai bambini dove sta il nonno adesso, e si passava la carezza della mano piccola sul suo viso freddo e immobile, disteso sul letto.
I sogni facevano il resto, perché si aveva tempo per dormire e per sognare. E al mattino, appena svegli, per raccontare.
Così chi non c’era più continuava ad esserci, a contare, a suggerire, a consolare.
I morti stavano insieme ai vivi.
Complicato allora non è il lutto, ma il modo di viverlo, di trattarlo, come se fosse una malattia in cerca di una cura. Ma la vita non è un problema da risolvere.
Ancora Rilke. Piuttosto un mistero da sperimentare. Una quota di ignoto inevitabile che spinge lo sguardo oltre la siepe.
Chi ha ancora desiderio di quell’infinito che solo l’esperienza del limite può disvelare?
Oggi tutti reclamano il diritto alla cura della psiche, forse perché i medici del corpo non riescono a guarire certe ferite dell’anima.
Ma così si sta perdendo il valore della psicoterapia. Così si confonde la patologia con la fisiologia dell’esistente, che contempla nel suo lessico le voci: malattia, solitudine, sofferenza, perdita, vecchiaia, morte.
Qual è l’immagine del nostro tempo, che rappresenta il senso estetico dominante? Una enorme superficie levigata, perfetta, specchiante.
In questo modo, privata delle increspature, delle imperfezioni, del negativo, della mancanza, l’anima ha smarrito il suo luogo naturale, la sua origine, il respiro profondo della caducità, della provvisorietà, della fragilità del bene e del male.
Perché alla fine, tutto ciò che comincia è destinato a finire e l’unica verità che rimane è questo grumo di gioia che adesso vibra ancora nel cuore, qui e ora, in questo preciso istante, nonostante la paura, il disincanto, la sfiducia.
Non c’è salute dunque che non sia connessa alla possibilità di salvezza.
Alle nostre terapie manca quel giusto slancio evolutivo, che spinga lo sguardo oltre le diagnosi, i funzionamenti, i fantasmi che abitano nelle stanze buie della mente.
Un terapeuta non può confondere la luna con il dito che la indica.
Può solo indicare la direzione e sostenere il desiderio di raggiungerla.
Per questo ogni sera mi piace chiudere gli occhi del giorno con una poesia, ogni sera una poesia diversa, per onorare la notte con il canto dei poeti.
Perché la notte sa come mantenere e custodire tutti i segreti.
Perché le poesie assomigliano alle preghiere.
Dicono sempre cose vere.
Stanotte per esempio ho scelto questa:
“Si è levata una luna trasparente
come un avviso senza minaccia
una macchia di nascita in cielo
altra possibilità di dimora. E poi.
Siamo invecchiati.
Il volume di vecchiaia
è pesato sul tavolino delle spalle,
sugli spiccioli di salute.
Cos’è mai la stanchezza?
Le cellule gridano
chiamano l’origine
vogliono accucciarsi
nel luogo prima del nome
nello spazio che sta tra cosa e cosa
e non invade gli oggetti
li accarezza e li accalora.
Non smettere di guardare il cielo
ti assegna la precisa misura
fidati della vecchiaia
è un burattino redentore.
Dopo tanta aritmetica
la serenità dello zero.”
Chandra Candiani
Testo di Giuseppe Ruggiero
foto dal seminario " In Quiete". Introduzione alle costellazioni Familiari con Anna Polin
Gloria Volpato
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Ai piedi della notte: poesia di Felice Serino. Un viaggio poetico tra luce e ombre. Recensione di Alessandria today
La poesia Ai piedi della notte di Felice Serino è un’opera che esplora con eleganza il confine tra l’inquietudine e la serenità, tra il sentimento del tempo e la dolcezza della luce.
La poesia Ai piedi della notte di Felice Serino è un’opera che esplora con eleganza il confine tra l’inquietudine e la serenità, tra il sentimento del tempo e la dolcezza della luce. Un componimento che invita il lettore a immergersi in un universo simbolico, dove ogni parola risuona di emozione e profondità. Analisi del testoIl componimento si apre con un nodo d’inquietudine sospesa,…
#Ai piedi della notte#Alessandria today#amore e tempo#Analisi della poesia#arte del linguaggio#arte e poesia#componimento poetico#Emozioni universali#felice serino#Google News#italianewsmedia.com#lettura di Felice Serino.#lettura poetica#Letture ispiratrici#luce e ombra#metafore poetiche#Pier Carlo Lava#Poesia#poesia che emoziona#poesia contemporanea#poesia contemporanea italiana#poesia cosmica#poesia del cuore#poesia e natura#poesia italiana#poesia romantica#poesia simbolica#poesia suggestiva#poesia sul mare#poesia sul sentimento
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Poesia di https://www.tumblr.com/maripersempre-21
Sai...
volevo dirti
che ho tanta voglia
di fare l'amore con te,
ma così tanta
che tu non puoi immaginare...
non sesso,
ma amore...
assaporare le tue labbra lentamente,
lasciando da parte i pensieri...
accarezzare il tuo corpo
con infinita dolcezza...
tenerti sul cuore
perché è la tua casa...
e poi le nostre mani,
i baci,
le gambe intrecciate
pelle su pelle...
i corpi sudati...
prendersi e lasciarsi,
donarsi,
viaggiarsi dentro...
e scoprirsi come siamo veramente
assaggiarsi...
coccolarsi,
abbracciarsi ,
e con gli occhi capirsi...
vivere insieme
le stesse follie...
essere un'unica fiamma
che brucia in eterno...
M.C.©
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Anelo a lasciarmi trasportare dalla leggerezza e dalla spensieratezza. Vorrei che il vento accarezzasse il mio volto mentre corro libero tra campi fioriti, sentire il calore del sole avvolgere la mia pelle e dimenticare, anche solo per un istante, i pensieri che appesantiscono il cuore. Desidero immergermi in un cielo senza confini, dove i sogni si intrecciano con le stelle e ogni respiro è un sorso d'infinito. Camminare a piedi nudi sull'erba fresca, ascoltando il sussurro della terra che narra storie antiche. Lasciare che il tempo si sospenda tra un battito di ciglia e un sorriso nato dal nulla. Vorrei danzare sotto la luna piena, sentire le gocce di pioggia scorrere sulla pelle come carezze di un amore lontano ma mai dimenticato. Cercare la poesia nelle piccole cose: nel profumo di un fiore appena sbocciato, nel canto melodioso di un usignolo all'alba, nel riflesso dorato del tramonto sul mare calmo. Vorrei perdermi in uno sguardo profondo, in un abbraccio che sa di casa, in una risata che risuona come musica nell'anima. Desidero abbandonare le maschere e le armature, lasciarmi condurre dalla corrente della vita senza timore di cadere. Sentire il battito del mio cuore all'unisono con quello dell'universo, in un'armonia perfetta che supera ogni comprensione. Vorrei vivere ogni istante con intensità, assaporando l'essenza pura dell'esistenza e dell'amore. Sogno un soffio di leggerezza e spensieratezza. Un alito di vento che porti via le preoccupazioni, un raggio di sole che rischiari le ombre più profonde. Per ritrovare me stesso, per rinascere in un mondo dove la bellezza e la passione sono le uniche leggi da seguire.
Empito
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Storia Di Musica #330 - Franti, Il Giardino Delle Quindici Pietre, 1986
Nel cartone della soffitta il disco di oggi è quello più emozionante. Lo è per la rarità, per la qualità, per la storia che lo accompagna. Quando ho detto a mio papà che avevo ritrovato questo disco, sebbene con piccole macchie di umidità sulla copertina, si è emozionato un po’. Fu un regalo di una persona che lavorava alla Lega Coop in Piemonte, che volle regalargli questo disco dato che conosceva la storia di questa formazione e li andava a sentire quando suonavano nei centri sociali. La storia di questa formazione è in un modo del tutto particolare, unica e irripetibile e ha segnato una parte non così piccola del rock italiano, nonostante siano oggi, ahimè, sconosciuti. Tutto comincia a Torino, seconda metà anni ’70. Un gruppo di compagni di scuola, Stefano Giaccone al sax, Massimo D'Ambrosio al basso, Marco Ciari alla batteria e Vanni Picciuolo alla chitarra, con le incursioni vocali di Lux, cantante dei Deafear, formano un gruppo, la Guerrilla’s Band, che dopo tanta gavetta si autoproduce due singoli su cassetta, No Future e Last Blues, nel 1981. Poco dopo convincono una cantante, Marinella Ollino, in arte Lalli, a diventare la cantante del gruppo. Che ne frattempo cambia nome in Franti, dal nome del personaggio del libro Cuore di Edmondo de Amicis, sinonimo di insubordinazione. Passano dal jazz rock con evidenti omaggi e riferimenti al rock progressivo della scena di Canterbury ad un eclettico mix di jazz, rock, punk, funk che non ha paragoni. Oltretutto, si autogestiscono in tutto, dall’organizzazione alla produzione (non si iscriveranno mai alla SIAE) e fonderanno una propria etichetta discografica, la Blu Bus, con cui produrranno i lavori dei valdostani Kina e di un famoso gruppo “hardcore punk” di Torino, i Contrazione. La formazione ruota intorno a Giaccone, Picciuolo e Lalli, ma in ogni occasione suonano amici, musicisti invitati, quelli della prima ora e band di compagni che condividono gli ideali dei nostri in una sorta di collettivo musicale, tra l’ensemble e una comunità artistica. Prima prova discografica sono le 500 copie di Luna Nera, uscita solo in cassetta e poi in vinile, nel 1985, quando pubblicano Schizzi Di Sangue, sempre su musicassetta e sempre stampata in pochissime centinaia di copie, opera questa che unisce poesia e canto, altra prerogativa della band. La scena alternativa italiana, politicizzata, antagonista, desiderosa più che mai di contribuire ad una descrizione della vita vera nelle canzoni, ha un colpo fortissimo quando i CCCP passano ad una etichetta “commerciale, la Virgin. Sembra il tradimento di ogni cosa. Ma nello stesso anno arriva il disco di oggi, che nonostante il successo molto relativo, rimane un esempio formidabile di quello spirito tradito.
L’idea del titolo nasce da una leggenda del Giappone medievale secondo la quale a Kyoto, voluto da un illuminato imperatore, esista un giardino con quindici pietre, ma da qualsiasi punto lo si osserva se ne scorgono sempre e solo quattordici. Il Giardino Delle Quindici Pietre esce nel 1986 in edizione limitata a 1550 copie (che è quella che stava nella scatola). In accompagnamento, un libretto che oltre che i testi raccoglie poesie, idee politiche, spunti per le discussioni dopo i concerti, pagine di libri mai scritti, poesie, disegni. Il disco fu registrato al Dynamo Sound Studio dal febbraio al maggio 1986 tranne una traccia registrata nel febbraio 1985 al Synergy Studio. È un disco universo, fatto di passioni musicali e politiche, dove i generi, anche di arti differenti (cinema, recitazione, arte figurative) si mescolano a frammenti di punk che esplodono dopo musiche jazz, un disco che ammalia e affascina. Si apre con un testo del cantante giamaicano Linton Kwesi Johnson, che diventa Il Battito Del Cuore, un brano reggae-dub dove Lalli recita e non canta il testo e Giaccone ricama di sax. Acqua Di Luna, che è del 1985, è ipnotica. L'Uomo Sul Balcone Di Beckett è un’amarissima analisi, quasi una ode dolente, alla natura metropolitana umana, che finisce così: Perché quei fantasmi che si siedono con me a fumare sul terrazzo, che girano la chiave della mia serratura nel cuore della notte, che mi tengono la mano quando ne ho bisogno, non potrebbero esistere in nessun altro luogo. Every Time, uno spettacolare afro blues, chiude la prima facciata. Ai Negazione che apre il lato b è un frammento molto accelerato di No Future, Hollywood Army esprime la loro idea politica con un capolavoro hardcore, ma è Big Black Mothers il brano musicalmente più stimolante, riprendendo l’idea primigenia di commistione tra jazz-rock e progressive ma che alla fine, nell’intreccio delle due voci, termina nuovamente hardcore. Micrò Micrò è un omaggio Demetrio Stratos, leggendario cantante degli Area, che è poi seguita da uno strumentale, Elena 5 e 9, meraviglioso e struggente. Nel Giorno Secolo ha come testo una poesia di Mario Boi, dalla raccolta poetica Piani Di Fuga. Chiude il disco il jazz elettrico dei Joel Orchestra, band bolognese di simile fattura e amica dei nostri, con À Suivre, tra il Nino Rota felliniano e sogni simili, dove spicca il piano elettrico di un grande collaboratore dei Franti, Paolo "Plinio" Regis.
Nel 1987, viste anche le mutate condizioni politiche e sociali, il gruppo di scioglie: nel 1988 pubblicano un cofanetto antologico, che diventerà leggendario, dal titolo eloquente di Non Classificato. Seguono progetti diversi: collaborazioni, decine di progetti, tra cui ricordo che i soli Giaccone e Lalli fondarono gli Orsi Lucille e gli Howth Castle. Ma soprattutto rimangono fedeli a quell’appunto di lotta e coerenza, sintetizzato dalla frase che accompagnava il loro cofanetto antologico Non Classificato: “…la fine di una spirale ne genera un'altra, se l'aquila ha abbastanza cielo per volare. A presto, FRANTI”
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"La poesia"
La poesia attraversa la terra in solitudine,
appoggia la sua voce sul dolore del mondo
e niente chiede
nemmeno parole.
Arriva da lontano e senza orario, non avverte mai:
ha la chiave della porta.
Entrando si sofferma sempre ad osservarci.
Poi apre la sua mano e ci offre
un fiore o un ciottolo, qualcosa di segreto,
ma tanto intenso che il cuore palpita
troppo veloce. E ci svegliamo.
(Eugenio Montejo)
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A cinquant'anni e oltre, i sentimenti diventano più veri, i sorrisi più onesti, e gli sguardi meno sorridenti... ma brillano più delle stelle!
A questa età, rompi stereotipi, distruggi pregiudizi, smascheri l'ipocrisia e pieghi i bugiardi. Non c'è pelle più saggia della tua, segnata dalle mille storie e dalle centinaia di vittorie.
Non credi più alle favole da quattro soldi, ma la passione nei tuoi baci è più intensa che mai. Le tue labbra non sono più semplici passeggeri, ora tremano e ti trasformano in poesia.
Il tuo corpo non è più lo stesso, plasmato da battaglie e glorie. Non ti interessano più le misure o i corpi perfetti, ma cerchi un'anima che combatta al tuo fianco con amore eterno.
Non hai più tempo per dubbi o codardi. Rischi e crisi sono opportunità. Preferisci le menti folli, contorte e leali. Non ramendi cuori spezzati, li ricostruisci, li modelli, e se non vogliono restare, te ne vai.
Il tuo cuore non è più un affare, non chiedi, non supplichi, non implori. Ora scegli, insegni e il tuo amore non è per i mediocri. Protegge, cura, e se non ti apprezzano... addio.
A cinquant'anni e più, diventi sogno, diventi magia. Non giochi più, vivi la vita fino in fondo, apprezzi ogni momento e non corri più alla cieca. Vai sul sicuro.
Goditi ogni istante.
cit.
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C'è la vita che viviamo, e poi ai lati ci sono spazi immensi, nei quali non mettiamo mai piede.
Perché?
Perché ci costringiamo a rinchiuderci nello spazio angusto e breve delle nostre abitudini mentali e della nostra pigrizia intellettiva?
Perché non preferiamo fare un passo da parte, rompere il sentiero battuto, cambiare direzione e prospettiva? Perché non vogliamo mai lasciare il gregge?
Io lo faccio fin da bambino, allenato e spronato dai nonni materni che ho avuto.
Uscire sotto la luna, nel giardino-cortile dei nonni. È così che ho sfidato fantasmi e incubi notturni. Quelli stessi che si affollavano nei miei sogni inquieti. E così ho iniziato a farlo nonostante la paura del buio, per sfidare il mio stesso panico, il disorientamento che ti da l'oscurità, il cuore in gola per i rumori sospetti al di lá della siepe.
E crescendo mi sono ritrovato sul terreno dei margini, dei bordi, con l'intenzione di sfidare i limiti, con pensieri insoliti e ribelli.
Il mio approccio alla poesia ha sempre avuto questa qualità rischiosa. Il rischio di non essere compresi.
Perchè dentro di me, abitava il desiderio di un’esperienza diretta, personale, tattile, quotidiana e travolgente.
Perché mi importava cosa arrivava e di come si sentiva la mia pelle. Di persona.
Era il desiderio di scoprire terre incolte, angoli sparsi, limiti e contorni, come se stessi accarezzando il mondo e, attraverso questo atto, ricrearlo daccapo!
Mi ha sempre attanagliato la curiosità, il bisogno di stare attento e di sperimentare in prima persona, evitando nozioni teoriche e astratte. Mi sono concesso il privilegio di scoprire l'universo come lo guardassi per la prima volta.
Occhi innocenti e mente da esploratore!
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