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“ Ricordo che andavo in giro per i paesi della Castellana, in tutta la provincia, prima di tutto per convincere le donne a votare e poi davo l’orientamento di voto a favore della Democrazia cristiana, che era diventato il mio partito. Peccato che io non potessi votare, all’epoca si diventava maggiorenni a ventuno anni, ma ciò non diminuì il mio entusiasmo, il mio impegno. E devo dire che, andando a parlare con le contadine al mattino presto, perché si alzavano alle cinque, cinque e mezza per governare gli animali nelle stalle e poi per accudire uomini, vecchi e bambini, io e le mie amiche non trovavamo difficoltà a convincerle a partecipare. Piuttosto, i dubbi erano sul come partecipare: «Che cosa dobbiamo fare? Come facciamo a non sbagliare? Ne saremo capaci?». Per noi militanti è stato gratificante vedere che comprendevano i nostri discorsi, li condividevano, si rendevano conto che il voto era il punto di partenza di una nuova partecipazione alla vita sociale e politica del paese: un diritto-dovere che ci proiettava, da protagoniste, nel futuro. E le italiane, fin dalle prime elezioni, parteciparono in numero maggiore degli uomini, spazzando via le tante paure di chi temeva che fosse rischioso dare a noi il diritto di voto perché non eravamo sufficientemente emancipate, non eravamo pronte. Il tempo delle donne è stato sempre un enigma per gli uomini.
E tuttora vedo con dispiacere che per noi gli esami non sono ancora finiti. Fortunatamente ci furono politici convinti non solo che il voto alle donne era giusto, ma che era utile per la democrazia; di più: sarebbe stato una garanzia di democrazia. E mi ricordo – oggi un tale comportamento sarebbe inconcepibile – che Palmiro Togliatti, riguardo alla decisione da prendere, disse: «Sentite prima quello che pensa De Gasperi». In quell’occasione – come poi si vide – i loro giudizi, i loro comportamenti concordarono. Al di là della valutazione squisitamente politica, sembrò giusto a entrambi affidarsi al nostro buon senso e accordarci fiducia. Purtroppo il buon senso femminile, che è uno dei nostri talenti, in troppe altre situazioni non è stato ascoltato. “
Tina Anselmi con Anna Vinci, Storia di una passione politica, prefazione di Dacia Maraini, Chiarelettere (Collana Reverse - Pamphlet, documenti, storie), 2023; pp. 38-39.
Nota: Testo originariamente pubblicato da Sperling & Kupfer nel 2006 e nel 2016.
#Tina Anselmi#Anna Vinci#leggere#letture#partigiane#libri#Storia d'Italia del XX secolo#partigiani#saggistica#contadine#Democrazia Cristiana#Costituente#Prima Repubblica#saggi#Chiesa Cattolica#cattolicesimo#Veneto#vita sociale#futuro#Castelfranco Veneto#2 Giugno 1946#Storia delle donne#vita#emancipazione#Dacia Maraini#Palmiro Togliatti#democrazia#voto alle donne#diritti delle donne#fiducia
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Per la verità, la plebaglia, che nelle città è sempre la più numerosa, è naturalmente portata a diffidare di chi l'ama e a fidarsi di chi l'inganna (Étienne De La Boétie, Discorso sulla servitù volontaria, Milano, Chiarelettere, 2011).
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IL NAZIFASCISTA CLAUDIO BIZZARRI HA MESSO LA BOMBA NELLA BANCA NAZIONALE DELL'AGRICOLTURA IN PIAZZA FONTANA
Claudio Bizzarri è il fascista che ha messo la bomba nella Banca Nazionale dell’Agricoltura in Piazza Fontana a Milano di Redazione Carissime compagne e compagni lo sappiamo dal 29 Novembre 2019 grazie al giornalista Gianni Barbacetto de il Fatto Quotidiano e al libro La maledizione di piazza Fontana scritto dal magistrato Guido Salvini e da Andrea Sceresini, editato da Chiarelettere, in cui si…
#Claudio Bizzarri#North Atlantic Treaty Organization#Ordine Nuovo#strage Banca Nazionale dell&039;Agricoltura
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Riavviare il sistema, di Valerio Bassan
La rete è diventata una «infrastruttura tecnologica multistrato che mira a succhiare quante più informazioni sensibili possibili, con l’obiettivo di renderci sempre più “utenti” e sempre meno “persone”», così scrive Valerio Bassan in Riavviare il sistema. Come abbiamo rotto Internet e perché tocca a noi riaggiustarla(parola quest'ultima volutamente al femminile perché, secondo lo stesso autore Internet andrebbe reso in italiano al femminile in quanto traduzione di “rete”, net), questo è il titolo del suo primo libro uscito quest’anno per Chiarelettere Editore. Il libro di Valerio Bassan può a tutti gli effetti essere considerato un manifesto per scrivere insieme il prossimo capitolo del mondo digitale. Nel video, disponibibile su vorticitv.it, la presentazione completa in live streaming del libro di Valerio Bassan (l'intervista inizia dal minuto 07.16...): La promessa originaria di Internet è stata tradita. Nata come uno spazio infinito di libertà creativa e partecipazione democratica, questa tecnologia rivoluzionaria si è trasformata in una grande arena in cui vince chi applica le logiche commerciali più spietate. Ogni azione che oggi compiamo online – come informarci, comunicare, fare amicizia o acquistare qualcosa – rende sempre più ricchi gli oligarchi della rete e finisce per impoverire noi, i suoi abitanti. In questo libro, Valerio Bassan ricostruisce i processi capitalistici che hanno reso Internet un «luogo inabitabile», accompagnandoci in un viaggio ricco di disillusioni e colpi di scena. Nel mettere a nudo le dinamiche e le insidie che si celano dietro i nostri schermi, Valerio Bassan indica una possibile via per scardinare questo meccanismo e ricostruire un Internet più sostenibile e giusta, aiutandoci a capire come mettere in discussione – e ripensare – gli iniqui modelli di business che governano il web. Per farlo sarà necessario ripartire dalle basi, cambiando il modo in cui investiamo collettivamente tempo e attenzione, ma soprattutto maturando la consapevolezza che solo reclamando a gran voce i nostri diritti digitali saremo in grado di riscrivere il futuro della rete. Che Internet vogliamo lasciare a chi verrà dopo di noi? Noi di Vortici.it riteniamo sia una domanda non da poco... Un estratto del libro di Valerio Bassan tratto da Il Libraio.it Da “giardini” a “foreste”. Aprire le recinzioni del Web Suzanne Simard, oggi professoressa di Ecologia forestale all’Università della British Columbia, ha trascorso gran parte della sua carriera cercando di svelare il «segreto delle foreste». E ha scoperto che, nel sottosuolo di ogni bosco, esiste una complessa rete di interscambio che unisce gli alberi, mettendoli in comunicazione tra loro. Questo network simbiotico, denominato micorriza, è di tipo mutualistico: gli organismi coinvolti – alberi e funghi – portano avanti il loro ciclo vitale vivendo a stretto contatto e traendo benefici reciproci. Attraverso il network della micorriza le piante condividono alcune sostanze nutritive e riescono ad avvisarsi dell’arrivo di un pericolo incombente, inviando impulsi e segnali. In breve, comunicano. Grazie ai suoi studi, Simard è riuscita a dimostrare che le foreste funzionano come delle piccole società di interscambio, i cui rappresentanti portano avanti un percorso non esclusivamente finalizzato alla sopravvivenza, ma anche alla «negoziazione, alla reciprocità e persino all’altruismo». Internet oggi somiglia ben poco al network della micorriza. Ogni piattaforma tende infatti a comunicare solo con sé stessa, e cerca in tutti i modi di impedire che i suoi dati finiscano nelle mani di una concorrente. Le principali aziende tecnologiche si sono trasformate in super-app con steccati digitali sempre più alti, e un numero sempre maggiore di servizi al loro interno. E se in origine la rete permetteva a ogni nodo di scambiare informazioni con qualsiasi altro, oggi l’unico tratto comune delle piattaforme è la reciproca incompatibilità dei loro protocolli di comunicazione. Utilizzare linguaggi diversi da quello dei competitor permette a queste aziende di “murare” i nostri dati al loro interno, e quindi di trarne il maggior profitto possibile. Questo frammenta le nostre esperienze digitali. In un articolo David Pierce, editor-at-large di «The Verge», spiegava questo meccanismo per sottrazione: «Vi immaginate se aveste bisogno di un indirizzo Outlook per i vostri colleghi che usano Outlook e di un indirizzo Gmail per i vostri amici che usano Gmail, e poi di un account Hotmail solo per parlare con vostra zia Gertrude? Be’, attualmente i social funzionano così». Ma cosa succederebbe se, d’un tratto, tutte le app social e di messaggistica potessero parlarsi e scambiarsi informazioni in modo paritario, trasparente e gratuito? È questo il concetto su cui si fonda l’interoperabilità, che molti osservatori oggi ritengono possa essere la tecnologia alla base di un ripensamento degli attuali modelli centralizzati e monopolistici. Rendendo le piattaforme interoperabili, Internet potrebbe “micorrizarsi”: diventare una rete di interscambio continua tra i suoi attori, in cui i messaggi viaggiano tra “specie e specie” – o meglio, tra piattaforma e piattaforma e tra app e app – senza interruzioni di sorta, in base a uno spirito comune di condivisione e di mutualità. In questo nuovo Web, la nostra user experience sarebbe radicalmente diversa: potremmo per esempio utilizzare un’unica app per inviare e ricevere messaggi da chiunque sul Web, pubblicare contenuti su tutte le piattaforme in un solo click, trasportare i nostri follower da un social all’altro e seguire i creator cross-piattaforma, gestendo le nostre impostazioni di privacy attraverso una singola interfaccia. Ma soprattutto, potremmo impedire alle piattaforme di lucrare eccessivamente sui nostri dati, che diventerebbero condivisi tra più attori, e non più (o non solo) “proprietà privata” di qualcuno. Per spiegare cos’è l’interoperabilità, non c’è modo migliore che osservare il funzionamento di Mastodon. La piattaforma fondata nel 2016 dallo sviluppatore tedesco Eugen Rochko potrebbe, a prima vista, sembrare poco più di un clone di Twitter. In realtà Mastodon differisce dalla piattaforma di proprietà di Elon Musk in tre aspetti principali: è no-profit, è open source, e si regge su una struttura decentralizzata e interoperabile. Le sue community – chiamate “istanze” – sono ospitate su server indipendenti che possono essere gestiti da singoli individui, gruppi o organizzazioni. Chiunque può aprirne una e stabilire le proprie regole e i propri termini di servizio: ma soprattutto, ogni istanza può interagire con quella di qualsiasi altro server, e i loro iscritti possono scambiarsi messaggi e seguirsi a vicenda. Lo stesso approccio inter pares è applicato verso l’esterno del network di Mastodon. La piattaforma fa infatti parte del “fediverso”, una costellazione di social media e piattaforme noprofit che possono “parlarsi” e scambiarsi informazioni. Con il proprio account Mastodon un utente può esistere anche su altri social network decentralizzati che appartengono alla community, e questo senza perdere i propri contenuti e i propri follower. È come se il nostro account di Instagram ci permettesse di seguire anche il canale di una creator su YouTube, o di scambiare messaggi privati con qualcuno su TikTok, senza uscire dall’app, né dover cambiare piattaforma. Nel fediverso, poi, i nostri dati restano nostri: se decidiamo di chiudere un account e di migrare su un servizio “concorrente”, non perdiamo le persone che ci seguono né quelle che seguiamo. Il linguaggio che permette alla piattaforma di Mastodon di aprirsi al resto di Internet è ActivityPub, un protocollo che per molti osservatori potrebbe essere alla base della nuova “foresta” di Internet. Sebbene le radici di questo sistema di regole siano vecchie quanto il Web, la sua effettiva diffusione è piuttosto recente. ActivityPub è stato infatti introdotto nel 2018, quando il World Wide Web Consortium (W3C), l’organizzazione no-profit fondata da Tim BernersLee che si occupa di stabilire i requisiti tecnici del Web, lo ha suggerito ufficialmente come lo standard internazionale per il social networking. La popolarità di ActivityPub è in crescita: oltre a Mastodon anche PeerTube (un’alternativa a YouTube), Lemmy (un’alternativa a Reddit), Nextcloud (un servizio di hosting in cloud) e Pixelfed (una versione open source di Instagram) hanno adottato il protocollo. Anche Automattic, la società proprietaria di WordPress, il servizio più diffuso al mondo per la gestione di contenuti e la pubblicazione di siti web, ha cominciato a muovere i propri passi nel campo dell’interoperabilità: nella primavera del 2023 ha comprato Activity for WordPress, un plugin che permette ai gestori di blog di unirsi e comunicare con reti web distribuite come Mastodon. Nell’autunno dello stesso anno, poi, Automattic ha investito 50 milioni per assicurarsi Texts.com, un’applicazione universale che permette agli utenti di utilizzare tutte le app di messaggistica in un’unica “casella di posta” – permettendo comunicazioni multidirezionali e crittografate tra servizi concorrenti come iMessage, WhatsApp, Telegram, Signal, Messenger, Twitter, Instagram, Discord e LinkedIn. Persino Threads, un clone di Twitter lanciato da Meta nel luglio 2023, ha promesso di rendersi pienamente interoperabile e di adeguare la propria struttura per integrare il nuovo standard di ActivityPub; Flipboard e Medium, invece, hanno creato una propria istanza di Mastodon, e stanno invitando i propri utenti e curatori a pubblicare anche lì, oltre che sulla piattaforma principale. L’interoperabilità non è un concetto astratto: almeno in parte è già realtà. Le nostre caselle di posta elettronica ne sono un esempio. Sebbene esistano diverse applicazioni che ci permettono di inviare e ricevere le e-mail, ognuna è in grado di comunicare con le altre. Ma sviluppare l’interoperabilità del Web non ha soltanto l’effetto di abbattere le recinzioni tra i vari feed e canali di comunicazione: significa, soprattutto, separare l’interfaccia utente dai dati sottostanti Se applicata nel modo giusto, l’interoperabilità potrebbe garantirci una maggiore portabilità del dato. Ci consentirebbe di diventare proprietari dei nostri contatti e dei nostri interessi, e di sottrarre questo controllo ai server di una singola app. Nell’Internet interoperabile gli utenti mantengono il controllo dei propri dati, poiché non li cedono alle singole aziende tecnologiche – le quali perderebbero così buona parte del proprio potere dominante in favore di migliaia di piattaforme più piccole e interoperabili tra loro. Nessuna in grado di “prevalere” sulle altre, né particolarmente interessata a farlo: il nuovo giacimento sarebbe lo stesso per tutti e nessuno potrebbe reclamarne la proprietà. La piena interoperabilità prevederebbe, poi, una componente antagonistica. È quella che Cory to «adversarial interoperability»: la possibilità che ogni piattaforma, una volta “aperta”, permetta ad attori esterni non solo di comunicare con essa, ma anche di sviluppare applicazioni, plugin, e strumenti senza il consenso esplicito dei suoi gestori. Una libera infiltrazione da cui i giardini recintati si sono tenuti alla larga e che, secondo Doctorow, potrebbe fornire nuova spinta a un’innovazione tecnologica più equa e distribuita. Naturalmente, affinché tutto questo raggiunga una massa critica sufficiente, potrebbe volerci molto tempo. Le piattaforme monopolistiche non hanno alcun interesse a rendere completamente interoperabili i propri sistemi, mettendo in crisi il loro business. Mastodon, che pure ha beneficiato dell’esodo da X scatenato dalle nuove policy di Elon Musk, ha appena 10 milioni di utenti registrati e circa 2 milioni di utenti attivi. Per rendere il fediverso “universale” ci vorranno anni, investimenti, e regole nuove. Come quella che l’Europa ha approvato nel novembre 2023, l’Interoperable Europe Act, con cui si punta a rendere disponibili i principali servizi pubblici a tutte le persone nell’UE senza discriminazioni. L’atto garantirà la possibilità di sviluppare servizi digitali interoperabili e riutilizzabili, come software open source, linee guida comuni, framework e strumenti informatici condivisi a livello statale, ma potrebbe diventare una sorta di mappa estendibile anche al settore privato. Nel documento, una frase riassume come poche altre i vantaggi del nuovo modello: «L’obiettivo dell’interoperabilità è raggiungere insieme obiettivi comuni».9 Trasformare gli attuali “giardini” delle piattaforme in “foreste” aperte e comunicanti tra loro, come quelle scoperte da Suzanne Simard, sarebbe un approccio radicalmente diverso rispetto a quello cui siamo stati abituati negli ultimi due decenni. Significherebbe la fine dei walled garden in favore di un ecosistema più libero, e probabilmente più giusto. Ulteriore approfondimento su siamomine.com Immagine di copertina: https://www.chiarelettere.it/news/la-promessa-originaria-di-internet-e-stata-tradita-ecco-da-dove-ripartire-il-libro-di-valerio-bassan.html Read the full article
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Mattioli Alberto, Destra maldestra. La (s)politica culturale del governo meloni, ChiareLettere, 2024
scheda dell’editore: https://www.chiarelettere.it/libro/destra-maldestra-alberto-mattioli-9788832966671.html Il fallimento di una classe dirigente nell’analisi di un osservatore spietato del costume nazionale Dall’insediamento di Giorgia Meloni, alla fine del 2022, una politica culturale di destra degna di questo nome non si è ancora vista. Del resto il bacino da cui attingere, nota lo…
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Alla Triennale Milano una conversazione con Emilio Isgrò e Michelangelo pistoletto
Alla Triennale Milano una conversazione con Emilio Isgrò e Michelangelo pistoletto. Ingresso libero previa registrazione: triennale.org Milano, venerdì 6 ottobre, alle ore 17.30, Triennale Milano presenta un incontro con Emilio Isgrò e Michelangelo Pistoletto. L’incontro, moderato da Bruno Corà, storico e critico dell’arte, vedrà in dialogo i due grandi maestri dell’arte contemporanea, che ripercorrendo le loro carriere si confronteranno sulle rispettive visioni dell’arte e sulla loro pratica e poetica. In diverse occasioni il lavoro dei due artisti è stato presentato in Triennale: come nel caso di Michelangelo Pistoletto nella mostra collettiva Reversing the Eye. Fotografia, film e video negli anni dell’arte povera (2023) o di Emilio Isgrò in Ennesima. Una mostra di sette mostre sull'arte italiana (2015). Nel 2017 si è inoltre svolta in Triennale la giornata "Fondamenta per un'arte civile" scandita da tre momenti: la presentazione del libro Autocurriculum (Sellerio); l'inaugurazione della mostra I multipli secondo Isgrò, in collaborazione con Editalia, e la collocazione dell’opera di Isgrò Seme dell’Altissimo, che ha trovato la sua definitiva collocazione negli spazi adiacenti a Triennale Milano. I Partner Istituzionali Lavazza Group e Salone del Mobile.Milano sostengono le attività di Triennale Milano. Michelangelo Pistoletto Michelangelo Pistoletto nasce a Biella nel 1933. Nel 1962 realizza i Quadri specchianti, con i quali raggiunge in breve riconoscimento internazionale. È considerato uno dei precursori e protagonisti dell’Arte Povera con i suoi Oggetti in meno (1965-1966) e la Venere degli stracci (1967). A partire dal 1967 realizza, fuori dai tradizionali spazi espositivi, azioni che costituiscono le prime manifestazioni di quella “collaborazione creativa” che svilupperà nel corso dei decenni successivi, mettendo in relazione artisti provenienti da diverse discipline e settori sempre più ampi della società. Negli anni Novanta fonda Cittadellarte a Biella, ponendo l’arte in relazione con i diversi ambiti del tessuto sociale al fine di ispirare e produrre una trasformazione responsabile della società. Ha ricevuto innumerevoli premi internazionali, tra cui nel 2003 il Leone d’oro alla carriera della Biennale di Venezia e nel 2007 il Wolf Foundation Prize in Arts “per la sua carriera costantemente creativa come artista, educatore e attivatore, la cui instancabile intelligenza ha dato origine a forme d'arte premonitrici che contribuiscono ad una nuova comprensione del mondo”. Nel 2017 viene pubblicato il libro, Ominiteismo e demopraxia. Manifesto per una rigenerazione della società edito da Chiarelettere e nel 2022 esce il suo ultimo libro La Formula della Creazione edito da Cittadellarte Edizioni. Sue opere sono presenti nei maggiori musei d’arte contemporanea. Emilio Isgrò Artista concettuale – ma anche poeta, scrittore, drammaturgo e regista – Emilio Isgrò nasce a Barcellona di Sicilia nel 1937. A partire dal 1963 crea uno dei linguaggi più rivoluzionari della seconda avanguardia degli anni Sessanta. Cancellando testi sotto forma di enciclopedie, manoscritti, libri e mappe, Isgrò pone la pratica della Cancellatura al centro di tutta la sua ricerca artistica. Vive e lavora a Milano dal 1956, ad eccezione di un periodo trascorso a Venezia (1960-1967) come redattore responsabile della sezione cultura del “Gazzettino”. Nel 1966 tiene la sua prima personale alla Galleria 1+1 di Padova e, alla fine del decennio, espone nelle principali gallerie milanesi: Galleria Apollinaire (1968), Galleria del Naviglio (1969), Galleria Schwarz (1970). Partecipa a quattro edizioni della Biennale di Venezia (1972, 1978, 1986, 1993), mentre nel 1977 vince il primo premio alla 14ª Biennale di San Paolo. Nel 1979, alla Rotonda della Besana, presenta Chopin, installazione per 15 pianoforti. Nel triennio 1983-1985 pubblica con Feltrinelli e porta in scena la trilogia siciliana L’Orestea di Gibellina. Negli anni Novanta partecipa a importanti collettive internazionali al MoMA di New York (1992) e alla Fondazione Peggy Guggenheim di Venezia (1994). Dopo l’antologica Emilio Isgrò a Palermo (2001), diverse retrospettive hanno reso omaggio alla sua opera artistica, al Centro per l'arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato (2008), al Palazzo delle Stelline di Milano (2009) e nel 2016 in tre sedi milanesi (Palazzo Reale, Gallerie d'Italia e Casa del Manzoni). Nel 2019, la Fondazione Cini di Venezia ha presentato l'antologica Emilio Isgrò a cura di Germano Celant. Tra le sue produzioni spiccano alcune opere di arte pubblica e sociale. Il suo gigantesco Seme d'Arancia viene donato alla città natale nel 1998 come simbolo della rinascita sociale e civile dei paesi mediterranei. Nel 2015 ha creato Seme dell'Altissimo, una scultura in marmo in mostra all'Expo di Milano, che venne poi installata permanentemente di fronte a Triennale Milano (2017). Tra i progetti pubblici più recenti si ricordano l'installazione monumentale La Farfalla dei Malavoglia a Taormina (2022), L'abiura di Galileo (2023), realizzata per la celebrazione degli Ottocento anni dell'Università di Padova. Numerose opere sono presenti in rinomate istituzioni nazionali, tra cui la Galleria degli Uffizi di Firenze, le collezioni del Quirinale e la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, l'Università Bocconi e il Museo del Novecento di Milano, il Mart di Rovereto, nonché collezioni internazionali quali il Centre George Pompidou di Parigi, i Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique di Bruxelles e i musei di Gerusalemme e Tel Aviv. Il lavoro di Emilio Isgrò come poeta, narratore e drammaturgo ha portato a una serie di libri, scritti, pubblicazioni e produzioni teatrali.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Il 13 settembre 1940 le truppe italiane guidate dal generale Rodolfo Graziani entrarono in Egitto e conquistarono immediatamente el sollum e sidi al barrani, la spedizione italiana numericamente era di gran lunga inferiore alle truppe inglesi, per cui Graziani si rifiutò di proseguire verso Marsa matru'h sino a che Badoglio non gli avesse inviato i giusti rinforzi.
Il Duce promise 30.000 camion blindati e una nutrita schiera di uomini, ma poi li mando' in Grecia e nell'inutile Jugoslavia, nel frattempo gli inglesi si erano rinforzati di nuovi arrivi dal regno di Albione che il 9 dicembre scatenarono la controffensiva polverizzando in tre giorni 5 guarnigioni italiane, a quel punto Graziani mandò un telegramma al comando polemizzando "continuerò le manovre quando la patria mi metterà in condizioni di agire" e ripiegò in quel di Tripoli.
Quello stesso anno, precisamente il 24 maggio a Dunkerque, dopo aver circondato l'esercito alleato Anglo Francese, Hitler ordinò la ritirata invece di dare l'assalto finale e vincere così la seconda guerra mondiale definitivamente, per poi suicidarsi con il successivo attacco alla Russia di Stalin il 22 giugno dell'anno successivo.
Ora mi porrei una domanda; è mai possibile che due statisti che sino allora hanno dimostrato tanta lungimiranza nelle politiche interne, risollevando l'economia di Italia e Germania e azzerando in toto la disoccupazione possano essersi bevuti il cervello con due distinti suicidi militari? I modi trionfalistici con i quali questi si sono fatti conoscere e rispettare dai rispettivi popoli, sembrano escludere il tradimento e far ricondurre il tutto a dei semplici errori di valutazione bellica, ma possibile che dei capi di stato circondati da generali esperti possano commettere simili errori? A volte la verità sta' innanzi agli occhi e ci si rifiuta di guardarla, per cui nel 2016 è passata quasi del tutto inosservata la notizia della desecretazione di parte degli archivi inglesi.
La notizia però non è sfuggita al bravissimo saggista Giovanni Fasanella, il quale unitamente a Mario José Cereghino si è precipitato a spulciare nei succitati archivi scoprendo come i servizi segreti inglesi abbiano creato, finanziato e guidato il fascismo e il fascista Mussolini, i risultati delle loro ricerche unitamente a copie delle documentazioni consultate hanno dato vita al libro edito da chiarelettere "nero di Londra" tuttora acquistabile. Ma in effetti qualche dubbio doveva sorgere sin dalla ridicola marcia su Roma, fatta in treno, senza sparare un petardo, annunciata in gran fanfara da tutti i giornali dell'epoca e culminata col Re prono ad accogliere al portone di palazzo Venezia, la delegazione di sovversivi e affidargli solo tre giorni dopo il governo dell'Italia. Facciamo un attimo di chiarezza, non molti anni (6/9 maggio 1898) prima un certo Bava Beccaris plurimedagliato dava ordine di sparare sulla folla lasciando a terra 81 morti e 450 feriti, due anni dopo i reali vennero uccisi in quel di Monza alimentando uno stato di allerta per l'incolumità dei sovrani, tale, che a rigor di logica, l'esercito avrebbe dovuto fare tabula rasa dei fascisti sin dalla stazione di Faenza, invece gli si è lasciata spalancata la porta; errore anche in questo caso o ordini superiori? A tal proposito rimando a chi mi segue la questione anglo Savoia, con la creazione del giornale Serbo "pijemont" (Piemonte ) grazie al quale vennero reclutati tutti i personaggi - era il periodo degli anarchici - che dapprima cambiarono la posizione geopolitica della Serbia, poi diedero il là alla prima guerra mondiale con l'uccisione dell'arciduca Ferdinando in quel di Sarajevo, una cosa talmente ben studiata che gli attentatori e gli attentati progettati furono 7 distinti nello stesso giorno; poche ore prima che Gavilo Princip sparasse all'arciduca, una molotov sbaglio mira colpendo l'auto della scorta, l'attentatore fu' linciato dalla folla.
Tornando per un attimo agli archivi inglesi, nel 2017 il Daily mail ha dato notizia della vendita all'asta del primo documento firmato da Chamberlain nel quale la Gran Bretagna dichiara guerra alla Germania: ebbene, è datato 25 agosto 1939, ovverosia una settimana prima che i tedeschi entrassero in Polonia, però attenzione, non dimentichiamo che Hitler posticipò la data di invasione, appunto di una settimana, cioè sembra quasi che tutte le parti in gioco sapessero.
In Germania qualcuno aveva capito il tradimento di Hitler, difatti organizzarono il famoso attentato fallito che costò la vita tra gli altri alla mitica volpe del deserto, il generale Ervin Rommel, e se qualcuno si stia chiedendo per quale oscura ragione Rudolf Hess fece il mitico volo su Londra nel maggio 1941, beh collegate tale data con quella dell'attacco alla Russia di Stalin. A proposito di quest'ultimo, sapete come reagì alla notizia dell'attacco tedesco? Si chiuse per 10 giorni nella sua Dacia a riflettere, ovverosia non se lo aspettava minimamente.
A questo punto la domanda è "cui prodest?"
Chissà perché, chissà percome, da ogni manovra i primi a trarne vantaggio sono sempre gli inglesi.
Facendo notare che se un esperimento funziona lo si replicherà ogni qualvolta lo si ritiene opportuno e vantaggioso, mi sposterei ai giorni nostri. Da circa un ventennio nel vecchio continente, a est, regna incontrastato un grande statista lungimirante che ha risollevato le sorti della sua nazione, quintuplicando stipendi e pensioni, quasi azzerando la disoccupazione, questo statista qualche anno fa' è entrato in guerra contro una piccola nazione e facendo esattamente il contrario di quanto sta' scritto in un manuale di tattica militare, è riuscito sinora nell'improbabile impresa di dilatare all'infinito un conflitto che avrebbe potuto vincere in pochi giorni: si è dimenticato di avere un aviazione, non distrugge le strade di accesso dei rifornimenti del nemico, ha mandato in prima linea gli istruttori distruggendo così il proprio stesso esercito, non salvaguarda le proprie postazioni strategiche, ha lasciato in bella mostra facendola distruggere la nave ammiraglia della sua marina, ha lasciato venissero distrutte le sue strutture logistiche, ha creato divisioni tra le sue stesse truppe creando presupposti per degli ammutinamenti, ma niente, non è bastato per far si che - al pari degli altri due statisti citati- la fiducia del proprio popolo venisse meno e qualcuno cominciasse a pensare che tali "errori" bellici siano in realtà un tradimento.
Veniamo al Mali, quarto produttore di uranio al mondo e unico fornitore per le centrali nucleari francesi; se la Francia dovesse perdere tali forniture dovrebbe ripiegare su altre fonti, amplificando l'attuale crisi energetica europea. La Francia - per chi avesse la memoria corta- è quella nazione che non ci ha pensato due volte a radere al suolo la Libia per impossessarsi del petrolio altrimenti destinato all'italia, ma in questo caso sembra che non abbia intenzione alcuna di muoversi.
Al tempo stesso la Russia ha allargato le sue manovre in Africa disperdendo ulteriormente le proprie forze belliche.
Avete ancora dei dubbi? Temete possa esserci una catastrofe nucleare? Tranquillizzatevi, nessun ordigno nucleare verrà mai utilizzato ( a meno che non si voglia provocare la Corea) e tra parentesi, la Russia amicissima dell'Iran mai si è sognata di fornire loro arsenale nucleare, sarà forse perché non sono allineati al sistema? Stesso discorso per la Siria, eppure Putin e Assad sono amiconi per la pelle.
In tutto questo ho una sola domanda; qual è il vero nome di Putin?
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Chi è Ugo Zampetti, l’uomo che tutti indicano come il più potente d’Italia
L’ultima incoronazione arriva da Luigi Bisignani (“L’uomo che sussurra ai potenti”, come da titolo del libro che lo riguarda pubblicato da Chiarelettere): Ugo Zampetti, il segretario generale della Presidenza della Repubblica sarebbe il vero regista occulto della Repubblica Italiana stessa. Eppure di lui si parla poco. Anche se in quel parlarne poco, da destra a sinistra, in quasi cinquant’anni…
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Tina Anselmi, maestra di libertà. La sua vita in una fiction per la Rai
E’ uscito nelle librerie, per Chiarelettere, una riedizione di Storia di una passione politica. Il libro, come scrive Dacia Maraini nella sua prefazione, è “Un ritratto di Tina Anselmi a tutto tondo, che emerge dalle sue stesse parole, raccolte da Anna Vinci con un lavoro fatto con cura, delicatezza e amore, e durato anni.” Un libro denso e appassionato. Con la scrittrice Anna Vinci, in questa…
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Storia di una passione politica, torna il libro di Tina Anselmi - Libri - Altre Proposte
Torna in libreria il 24 marzo, in una nuova veste grafica e in vista della fiction Rai dedicata alla prima donna ministro della Repubblica italiana, ‘Storia di una passione politica’ di Tina Anselmi con Anna Vinci e la prefazione di Dacia Maraini, pubblicato da Chiarelettere. E’ “un ritratto di Tina Anselmi a tutto tondo, che emerge dalle sue stesse parole, raccolte da Anna Vinci con un lavoro…
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“ Tina, nome di battaglia Gabriella, anni diciassette, giovane come tante nella Resistenza. Non ho mai pensato che noi ragazze e ragazzi che scegliemmo di batterci contro il nazifascismo fossimo eccezionali, ed è questo che vorrei raccontare: la nostra normalità. Nella normalità trovammo la forza per opporci all’orrore, il coraggio, a volte mi viene da dire la nostra beata incoscienza. E così alla morte che ci minacciava, che colpiva le famiglie, gli amici, i paesi, rispondemmo con il desiderio di vita. Bastava aprire la porta di casa per incrociare il crepitare delle armi, le file degli sfollati, imbattersi nella ricerca dei dispersi; partecipare dell’angoscia delle donne in attesa di un ritorno che forse non ci sarebbe stato: ma le macerie erano fuori, non dentro di noi. E se l’unico modo di riprenderci ciò che ci avevano tolto era di imbracciare il fucile, ebbene l’avremmo fatto. Volevamo costruire un mondo migliore non solo per noi, ma per coloro che subivano, che non vedevano, non potevano o non volevano guardare. E se è sempre azzardato decidere per gli altri, temerario arrogarsi il diritto della verità, c’erano le grida di dolore degli innocenti a supportare la nostra scelta, c’era l’oltraggio quotidiano alla dignità umana, c’era la nostra assunzione di responsabilità: eravamo pronti a morire battendoci contro il nemico, a morire detestando la morte, a morire per la pace e per la libertà. Vorrei che voi sfogliaste insieme a me l’album di ricordi, con i volti dei miei tanti compagni di grandi e piccole battaglie, fotografie scattate nei giorni della pace ritrovata, quando ci riconoscemmo simili. Mi rivedo, ci rivedo, con i capelli ricci o lunghi, barbe più o meno incolte, vestiti a casaccio, e tuttavia qua e là spuntano una certa gonna più sbarazzina, scarpe basse ma con le calzette colorate, un fermaglio su una ciocca ribelle, la posa ricercata di un ragazzo, e tutti insieme a guardare diritto l’obiettivo, tutti insieme sapendo che il futuro ci apparteneva, tutti insieme: questa era stata la nostra forza, la nostra bellezza. “
Tina Anselmi con Anna Vinci, Storia di una passione politica, prefazione di Dacia Maraini, Chiarelettere (Collana Reverse - Pamphlet, documenti, storie), 2023; pp. 3-4.
Nota: Testo originariamente pubblicato da Sperling & Kupfer nel 2006 e nel 2016.
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Trionfa la verità su Pablo Neruda
Come morì Pablo Neruda? Non fu il cancro ad ucciderlo ma il veleno, confermato i risultati delle analisi L’autore di Delitto Neruda, il giornalista Roberto Ippolito, ha annunciato: Gli esami scientifici finali dicono quello che era evidente: la morte di Pablo Neruda è un omicidio. Il mio libro «Delitto Neruda», edito da Chiarelettere, vive una grande emozione per la conferma, tre anni dopo la…
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Bibbiano, Camilleri, guerra sporca del giornalismo, “Besprizornye”, ovvero: un istante prima dell’istant book. Nell’epoca della paranoia social e del pettegolezzo politico non esistono più le notizie, vincono le chiacchiere
“Racconta un po’ allora, com’è questa storia di Bibbiano?” chiedo, perché non so come ma sono riuscito a porre filtro tra me e il regime terroristico dell’informazione-quotidiana-per-modo-di-dire, e il mio interlocutore per questa volta mi fa: “Com’è possibile tu non ne sia a conoscenza? Allora è vero che si sta facendo in modo la notizia non si risappia!”. Dietro una frase così t’immagini che chi la notizia l’ha appresa sia dovuto ricorrere a chissà quali agganci, scavando chissà dove, che sia un cazzutissimo Anonymous, mica che ti stia propinando il verbo paranoico social di chi s’è risolto il finesettimana arzigogolandosi di pettegolezzi in merito, i quali social naturalmente non parlano della notizia, ma del fatto che la notizia-si-vorrebbe-insabbiare. La notizia qual è? La mia prima curiosità: “E Bibbiano dove sarebbe?” “E che ne so! E comunque non è questo l’importante.” Importanti non sono mai i fatti ma la logorante guerriglia pseudoculturale continua, la guerra sporca della questione-morale, con un Movimento Cinque Stelle sempre più autolesionista, che accusa il PD perché collateralmente nella questione c’è invischiato un sindaco con quella tessera là, e il minuto dopo ci sono dei consiglieri pentastellati regionali che ci hanno messo dei soldi, ma che importano i fatti? Come se un crimine umanamente aberrante fosse trascurabile finché non lo si possa capitalizzare mettendolo in conto a questo o a quel simboletto elettorale particolare.
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Intanto lo slogan è stato coniato: c’è “il Partito di Bibbiano”, qualche follower è portato a casa, il messaggio è passato (la sinistra? una merda, come la destra, ma almeno la destra qualche sgombero lo allestisce, sono le vere sagre della contemporaneità, e qualche mancetta la rilascia, senza più dover ricorrere alla farsa begninesca di una invalidità fantasiosa) e il governo – non per infierire, ma nessuno mai come questo ha i colori in regola per vincere la palma della Repubblica Bananiera – ha un altro quarto d’ora di reggenza, dopodiché: vittime bambine? C’est la vie. Leggersi: Besprizornye. Bambini randagi nella Russia sovietica (1917-1935), di recente uscita Adelphi. Subito dopo aver ascoltato qualche dettaglio della storia di Bibbiano (bambini periziati pelosamente, affidi pretestuosi, il business dei minori abusati) condivido con l’interlocutore quel poco che ne so già a proposito, e lui: “Ma allora lo sapevi anche tu?” No, di Bibbiano non ne sapevo ancora nulla (oggi ti basta scrivere “Bibbiano” su Google e la notizia-che-non-deve-essere-diffusa ti offre tutti i link per l’instant-book del caso, ma il buon Di Battista scritturato dalla Fazi ha già annunciato che batterà tutti sul tempo), ma anni fa avevo letto Presunto colpevole – Sulla pelle dei Bambini (2009) di Luca Steffenoni, per Chiarelettere, con per ulteriore sottotitolo parlante “La fobia del sesso e i troppi casi di malagiustizia”. Per chi voglia saperne qualcosa, l’inchiesta in merito è stata già scritta da un decennio, con tanto di analisi della fragilità italiana, con quel suo strategico ricorrere alle “psicosi di massa costruite a tavolino” per giustificare e insabbiare la verità più oscena e eclatante: l’evidenza di non vivere in uno stato compiutamente di diritto. Dire psicosi non significa negare i fatti correnti ma analizzare come i fatti vengano utilizzati per creare caos mica per governarlo, e quando si tratta di fatti così gravi chiunque operi a favore della confusione è ancora più responsabile del male generale.
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Recentissimo è un nuovo testo di Aldo Busi messo in circolazione online, “Una scritta diffamatoria”, sua ulteriore memoria difensiva – in un paese che la memoria collettiva non è che la perde, non arriva proprio più a svilupparla – contro la diffamazione orchestrata da anni ai suoi danni perché Aldo Busi è reo di aver provato a aprire decenni fa il dibattito pubblico sul tema della sessualità del bambino e sul crimine sottaciuto della pedofilia: ma in un paese così omertoso e ecclesiasticamente deviato come l’Italia chi denuncia un reato è più colpevole di chi lo commette e non gliela si perdona, e oggi non c’è da star più sereni solo perché almeno sono stati fatti saltare gli altarini dei crimini vaticani: la pedofilia non è soltanto un problema di preti, gli orchi continuano a vivere nella casa accanto e sanno come distogliere e distorcere l’attenzione: i pedofili? Gli omosessuali, i sacerdoti, i sacerdoti omosessuali, i cristiani di-sinistra(?), i comunisti (due ‘opinioni’ a campione, sempre di ieri: uno che godeva della morte di Camilleri in quanto comunista dunque pedofilo, quindi si stava meglio quando si stava peggio cioè quando i comunisti i bambini si limitavano a mangiarseli; e un altro secondo cui: “Fossero stati migranti, ah mica si sarebbe tentato di insabbiare il tutto!”, come se del fenomeno dei minori migranti totalmente scomparsi in un buco nero se ne parlasse a tutto spiano, e quello fosse un’altra invenzione, magari di Camilleri), dopodiché i giornalisti che sono automaticamente bollati di-sinistra se non sono dei zelanti del potente di turno (dovesse gattopardescamente cambiare il vento del consenso, diventerebbero automaticamente rubricati come di-destra), le zecche tedesche dei taxi del mare e via andare col gergo del Libretto del Mao del momento. Deve essere chiaro che con il detto “ne uccide più la parola” si intende dire che, dopo che ti hanno civilmente spappolato manipolando l’informazione per delegittimarti o per rincretinirti, poi ammazzarti anche di spada è un gioco da ragazzi; e questo mio suona come il sunto dei discorsi d’apertura ai seminari per l’affiliazione alle organizzazioni criminali o alle agenzie di – cosiddetta – intelligence. Bisogna difendersi, studiando, e contrattaccare, scrivendo.
Antonio Coda
*In copertina: John Singer Sargent, “Édouard and Marie-Louise Pailleron”, 1881
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Sorgi Marcello, San Berlinguer. L'ultimo capo del popolo comunista, Chiarelettere, 2024
scheda dell’editore: https://www.chiarelettere.it/libro/san-berlinguer-marcello-sorgi-9788832966589.html Segretario del Pci tra il 1972 e il 1984, a conclusione e culmine di una lunga militanza, Enrico Berlinguer è considerato uno dei personaggi più iconici, carismatici e indiscutibili della cosiddetta «Prima Repubblica». In questo libro Marcello Sorgi ripercorre la sua parabola politica…
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Passaggi Festival di Fano: la giornata conclusiva in celebrazione del libro e della cultura, con numerosi premi e ospiti.
Passaggi Festival di Fano: la giornata conclusiva in celebrazione del libro e della cultura, con numerosi premi e ospiti. Saggistica, narrativa, poesia: sarà una giornata che celebra il libro e la cultura quella che domenica 25 giugno a Fano (PU) chiude l’undicesima edizione di Passaggi Festival. In programma il conferimento del Premio Passaggi a Franco Cardini, del Premio Fuori Passaggi a Malika Ayane e del Premio Letterario Internazionale Franco Fortini nell’ambito della rassegna di poesia ‘Passaggi DiVersi’. Proseguono gli appuntamenti per i più piccoli -libri e laboratori- gli aperitivi scientifici, gli incontri con gli autori in riva al mare, le rassegne tematiche e gli appuntamenti informali ‘al di là del libro’ nel salotto del Pincio. In chiusura, la lectio magistralis di Marino Sinibaldi sul tema 2023 ‘Chiedi alla vertigine’ e il brindisi finale dei ‘Calici DiVersi’ con letture di poesie e degustazione di vini del territorio. Tra gli ospiti Sabina Guzzanti, Marino Sinibaldi, Micol Sarfatti, Elena Ghiretti, Mariangela Pira, Francesco Morena, Paolo Pagani. Si comincia il pomeriggio con i laboratori per i più piccoli a cura dell’Università di Camerino (Memo, dalle 16,30) sui principi di una sana alimentazione e sulle caratteristiche di uno degli alimenti più amati: il gelato. Al Pincio l’appuntamento è con il laboratorio ‘In cucina con frolla’ a cura di Francesco Tenaglia e dei ragazzi di Frolla Microbiscottificio (alle ore 17,30). Proseguono i ‘libri alla San Francesco’ (alle 18) con Micol Sarfatti che presenterà il suo “Margherita Sarfatti. La signora del futuro” (Giulio Perrone Editore), in dialogo con la blogger letteraria del Cappuccino delle Cinque Chiara Grottoli. Nell’ambito di ‘Piccoli asSaggi’ la rassegna di saggistica per diventare grandi, in programma alla Memo la presentazione del libro di Elisabetta Mauti “Formulini” (Aboca Kids). Dialoga con l’autrice Elisa Donati (Libreria Stacciaminaccia Fano). La presentazione sarà accompagnata da un laboratorio a cura di Chiara Magi (alle ore 18,30) . Conversazioni scientifiche per tutti con l’aperitivo offerto dall’Università di Camerino nella sala da tè L’Uccellin Bel Verde (ore 18.30): il docente di Scienze del farmaco dell’Università di Camerino Filippo Maggi ci spiegherà come l’utilizzo in agricoltura di insetticidi e biocidi a base di sostanze naturali fungano da alternativa per una migliore sostenibilità ambientale. Quante volte abbiamo provato a soggiornare in casa di sconosciuti in ogni angolo del mondo, ma ci siamo mai chiesti come gli host di Airbnb vivono l’esperienza di affittare le proprie case? Ne parleremo con Elena Ghiretti nel suo “Hostaggio. Guida serissima per ospitare sconosciuti (e alloggiare in casa loro)” edito da Accénto. Sulla spiaggia di Bagni Elsa (Fosso Sejore, ore 18.30) l’autrice converserà con la radio speaker Ivana Stjepanovic. Al Bastione Sangallo, ultimo appuntamento con le pratiche laboratoriali a cura dell’Associazione Meditamondo (ore 18.30): con Marika Pedinotti lavoreremo sul nostro equilibrio psico-fisico attraverso semplici esercizi sui meridiani e “do in”. A seguire, la presentazione del libro di Alberto Grandi “Storia delle nostre paure alimentari” (Aboca Edizioni) con il direttore della Scuola del Farmaco e dei Prodotti della Salute dell’Università di Camerino Gianni Sagratini. Al Chiostro delle Benedettine Mariangela Pira presenterà “Effetto domino. Come il mondo globale influenza le nostre tasche” (Chiarelettere) in dialogo con Luigi Benelli, giornalista del Corriere Adriatico; mentre alla San Francesco Alessandra Bocchetti converserà sul suo “Basta lacrime. Storia politica di una femminista 1995-2000” (Vanda Edizioni) con le giornaliste Flavia Fratello e Tiziana Ragni. Entrambi gli appuntamenti iniziano alle 19. In contemporanea, nei giardini del Pincio torna l’appuntamento con il ‘Salotto di Passaggi’ e la influencer e critica letteraria Giulia Ciarapica che accoglierà autori e ospiti tra chiacchiere e aperitivi. Sul palco centrale di piazza XX Settembre (ore 21) atteso il conferimento del Premio Passaggi 2023 allo storico Franco Cardini, ospite al festival per presentare il suo libro “Le vie del sapere” (Il Mulino) in dialogo con il giornalista Antonio di Bella. La cerimonia di premiazione vedrà la presenza sul palco dell’assessore all’Istruzione e alle Biblioteche del Comune di Fano Samuele Mascarin. Come fanno le persone, le interfacce e gli algoritmi ad influenzarci online? Lo scopriremo con Gabriella Taddeo, autrice di “Persuasione digitale” (Guerini) intervistata da Fiamma Goretti, esperta di comunicazione e campagne sociali (Mediateca Montanari, ore 21). ‘Fuori Passaggi’ prosegue con Sabina Guzzanti che conversa sul suo “ANonniMus. Vecchi rivoluzionari contro giovani robot” (Harper & Collins) con il consulente editoriale Antonino Di Gregorio (Pincio, ore 21); mentre all’interno della rassegna dedicata all’arte Francesco Morena presenterà “Gli impressionisti e il Giappone. Arte tra Oriente e Occidente. Storia di un’infatuazione” (Giunti) sul palco del Chiostro delle Benedettine insieme con lo storico dell’arte Rodolfo Battistini (ore 21). Nell’ambito della rassegna di poesia ‘Passaggi DiVersi’ appuntamento molto atteso è il conferimento del Premio Letterario Internazionale Franco Fortini (ex chiesa di San Francesco, ore 21): i finalisti sono Prisca Augustoni (“Verso la ruggine” Interlinea), Francesco Brancati (“L’assedio della gioia” Le Lettere), Marilena Renda (“Fuoco degli occhi” Nino Aragno Editore), Mary Barbara Tolusso (“Apolide” Mondadori) e Gianmario Villalta (“Dove sono gli anni” Garzanti). I poeti presenti converseranno con il presidente del Premio Christian Sinicco e il poeta e redattore della rivista VersoDove Fabrizio Lombardo. Tanta attesa anche per l’appuntamento con il Premio Fuori Passaggi che sarà consegnato alla cantante e scrittrice Malika Ayane dall’Assessore al Turismo e ai Grandi eventi del Comune di Fano Etienn Lucarelli. Sul palco del Pincio (ore 22) l’autrice presenterà “Ansia da felicità” (Rizzoli) insieme con la critica letteraria Carolina Iacucci. Ultimo incontro dedicato alla filosofia con Paolo Pagani, autore di “Citofonare Hegel” (Rizzoli) un libro per scoprire come i filosofi del passato rispondono alle grandi domande del presente. Al Chiostro delle Benedettine (ore 22) ci sarà anche il filosofo, giornalista e curatore della rassegna Armando Massarenti. Anche quest’anno, in piazza XX Settembre il festival chiude con lo spunto dal quale è partito: alle 22 sul palco centrale è in programma il discorso notturno di Marino Sinibaldi sul tema 2023 ‘Chiedi alla vertigine’. La poesia di ‘Passaggi diVersi’ prosegue alla San Francesco (ore 22) con l’appuntamento dedicato agli ‘Editori coraggiosi’: con Franca Mancinelli (AnimaMundi), Cristina Daglio (Puntoacapo), Luca Nicoletti (“Rappresentazione della Luna” Puntoacapo), Roberta Castoldi (“La formula dell’orizzonte” AnimaMundi). Editori e poeti conversano con Fabrizio Lombardo, poeta e redattore della rivista VersoDove. A concludere la serata dedicata alla poesia saranno i ‘Calici DiVersi’, con letture e poesie e degustazioni di vini del territorio. Il brindisi finale di Passaggi Festival sarà con il finalista al Premio Strega Poesia Christian Sinicco (“Ballate di Lagosta” Donzelli), Daniele Ricci (“Lezione di meraviglia” Italic Pequod), Salvatore Ritrovato (“La circonferenza della vita” Marcos y Marcos), Francesca Bavosi (“Ipotesi di misura” FaraEditore), Gianni Iasimone (“Il mondo che credevo. Un poema metà-fisico” Arcipelago Itaca). A presentare l’incontro, Fabrizio Lombardo e Marta Mallucci (Social Media Team di Passaggi Festival). L’evento è in collaborazione con Azienda Agricola Crespaia. Passaggi non è soltanto libri: per chi vuole conoscere meglio Fano, infatti, città che ospita il festival dal 2013, domenica 25 è in programma una visita guidata tematica del quartiere dei Piattelletti con la guida turistica professionista Manuela Palmucci. (Costo: 10 euro. Prenotazione obbligatoria al numero 346.6701612).... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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