#Antonio Coda
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keep your hands in my hands
5x09 coda // 3.9k // G
As one chapter in Carlos’ life comes to a close, another one begins.
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Shot.
Carlos was shot.
Airlifted from San Antonio to Austin.
Stable, a voice reminds him. Nancy’s voice. A rational voice when all TK can think about is that Carlos was shot.
Getting to the hospital is a blur and TK all but runs to the post-op floor. “My husband was brought in,” he explains quickly. “Carlos Reyes.”
A nurse looks at him and then to the computer in front of her. “Room 512,” she announces. “He’s out of surgery. You can go in.”
continue on ao3
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Le ultime ore sono un manifesto di inettitudine politica che va raccontata per filo e per segno. Si parte con le dichiarazioni di Giorgia Meloni a fine G20 in cui trova il tempo di attaccare anche il commissario italiano in Europa Paolo Gentiloni. La colpa, secondo la presidente del Consiglio, sarebbe quella di non avere mai “risposto” all’accordo trovato dal governo per svendere la compagnia aerea nazionale Ita (vi ricordate? Quella che “non si doveva toccare”, proprio quella) ai tedeschi di Lufthansa.
Meloni contro Gentiloni è in buona compagnia: non ha fatto altro che mettersi in scia con il suo alleato di governo Matteo Salvini che da giorni attacca. “Ogni tanto ho avuto l’impressione di avere un commissario italiano che giocava con la maglia di altre nazionali”, aveva detto il ministro ale Infrastrutture esibendo la solita poca conoscenza delle istituzioni politiche, delle rispettive competenze e della lealtà del proprio ruolo.
Da Bruxelles a stretto giro di posta già ieri è arrivata una prima risposta che diceva più o meno che Meloni e i suoi compagni di governo stavano strillando per la mancata risposta a una domanda che non avevano mai posto. Sulle vicissitudini della compagnia aerea Ita la Commissione europea semplicemente sta ancora aspettando il governo italiano. Una brutta figura, non c’è che dire, a cui si aggiunge il grossolano errore di attaccare Gentiloni senza sapere (o fingendo di non sapere) che non è lui ad avere il ruolo sul tema.
I giornali di destra a voce unita però continuano a sparare. Non stupisce che lo facciano con il tono che pare una voce sola: sono ormai una voce sola che risponde alle dipendenze dell’editore unico Antonio Angelucci. Stupisce però che l’acredine verso il politico del Pd si sia accesa all’improvviso, senza un valido motivo apparente per scatenare così tanta bile. Ieri l’arcano si è svelato.
Sapevano, Giorgia Meloni con Matteo Salvini e tutta la ciurma, che sarebbero arrivati i dati della Commissione europea (leggi servizio a pagina 3). E sono numeri che smentiscono in toto la baldanzosa propaganda di un governo che vorrebbe piegare la realtà alla narrazione, da Caivano all’economia, senza sapere che la realtà prima o poi arriva.
Ecco il punto: le prospettive economiche italiane vengono tagliate per l’anno in corso dello 0,3% fermandosi allo 0,9% e l’Italia è il fanalino di coda nelle previsioni economiche per il 2024. A dirlo è proprio lui, Gentiloni, che di fronte alle telecamere spiega le difficoltà economiche dell’Unione europea e interrompe bruscamente la propaganda di prosperità del governo italiano.
A chiudere una giornata difficile sono arrivati anche i dati dell’Istat che segnano uno 0,7% in meno nella produzione industriale nazionale. I numeri, si sa, non si possono piegare. Tanto che perfino al ministro Adolfo Urso non resta che ammettere che siano “segnali d’allarme, in qualche misura aspettati”.
La trama diventa visibile. Gli attacchi scoordinati al commissario Gentiloni non erano altro che il perpetuarsi della strategia – la solita – di questo governo: additare un nemico per coprire gli errori. La mole di dichiarazioni e di editoriali contro Gentiloni non erano altro che il concime per preparare il proprio elettorato alle pessime notizie che sarebbero uscite dalla sua bocca.
Additare la persona per coprire ciò che comunica è l’anima del populismo. Avere attaccato inutilmente per l’ennesima volta l’Ue per poi ritrovarsi bastonati (con una Legge di Bilancio all’orizzonte sempre più difficile) è lo scotto del governo sovranista. Gentiloni da parte sua non ha risposto “per non fare male all’Italia”. Del resto a fare male ci pensano già quelli che la governano.
G. Cavalli
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Antonio grows up and becomes a bard(barian?)
I figured that Antonio would probably be more likely to become a bard like Coda as his main class than a barbarian like Audrius, though instead of swords he's college of creation. He could take a dip into barbarian though...
#nabs doodles#art#digital art#drawing#digital drawing#artists on tumblr#oc#original character#ocs#original characters#artist#dnd oc#dnd art#character design
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Selvatica - 5. Sembra un film
Le risate delle ragazze, che riempivano il piccolo ingresso, le riscaldarono il cuore. Corinna ripose il cappotto e la borsa sull'appendiabiti di legno scuro e tirò un sospiro di sollievo. Era a casa e al sicuro, per il momento. Le tremavano le gambe e avvertiva la nausea, tutta la tensione accumulata nell'ultima ora chiedeva di essere liberata. Oltrepassò la porta del salotto buio e si infilò in quella della cucina.
Le tre amiche e coinquiline erano sedute attorno al tavolo rettangolare.
«Corinna! Hai fatto tardi stasera?» Monica le sorrise prima di infilare un boccone di insalata in bocca. Indossava un maglione scuro e largo che nascondeva i suoi seni generosi e una vita stretta. I capelli neri erano legati in una coda alta, morbida e disordinata. Anche lei, come Corinna, era in piena sessione d'esami e si vedeva.
«Problemi con la metro?» Claudia, seduta di spalle alla porta si voltò a guardarla, il caschetto di capelli biondo chiaro perfettamente in ordine, come sempre.
Corinna sorrise debolmente. Doveva raccontare loro dell'incontro con Rocco, era importante che sapessero. Se le fosse successo qualcosa di più grave, loro dovevano sapere. Allo stesso tempo, però, voleva solo chiudersi in camera e dormire. Dimenticare per un attimo tutti i suoi problemi. Dimenticare Antonio.
La prima volta che aveva visto Antonio aveva avuto paura. Nel volto bianco e liscio si incastonavano due occhi scuri, fermi e spietati, lo sguardo di una persona spregiudicata, senza morale né un briciolo di empatia. Ricordava come tutto il suo corpo le avesse urlato di scappare quando le aveva sorriso porgendole il denaro di cui aveva un disperato bisogno. Corinna aveva fatto i salti mortali per recuperare quanto gli doveva, in modo da chiudere definitivamente con lui il prima possibile. Il fatto che Antonio la cercasse per farle una proposta le fece capire che non era affatto finita.
Si avvicinò alla cucina e prese un bicchiere. «No, nessun problema con la metro.»
«Non ti abbiamo preparato niente per cena, però c'è ancora della carne in frigo», chiarì Silvia.
Di mangiare non ne aveva proprio voglia. «Ho lo stomaco chiuso. Mangerò giusto un po' di insalata.»
Silvia si alzò e le andò vicino. Era la più grande tra loro e quella che si preoccupava di più. Gli occhi della ragazza cercarono quelli di Corinna. «Che succede, Corinna? Non hai una bella cera.»
Lei scosse la testa e si lasciò cadere sulla sedia. «Ho avuto una serata a dir poco incredibile. E purtroppo non in senso positivo.»
«Che cosa è successo?»
Corinna si passò le mani tra i capelli, ravvivandoli. Doveva tirare fuori tutto. «Ho incontrato Rocco, fuori dal negozio.»
«Quel Rocco?» chiese Monica, alzando gli occhi dal piatto. Lo conosceva bene, era stata proprio lei a presentarglielo.
«Sì. Era insieme a un altro tipo. Mi hanno detto che dovevo andare con loro perché Antonio mi cercava.»
Monica lasciò le posate sul tavolo. «Sei stata da lui? Ti ha detto qualcosa?»
«No! Sono scappata.»
«Cazzo.»
Le altre ascoltavano in silenzio, ma avevano capito la gravità della situazione. Monica faceva dei "lavoretti occasionali" per Antonio, sapevano tutte che tipo era.
«Come hai fatto?» chiese Claudia. Sembrava colpita.
«È uscita Flora proprio in quel momento e li ha visti mentre cercavo di liberarmi da loro. Li ha distratti e ne ho approfittato. Solo che...» Corinna scosse la testa e sorrise, riviverlo sembrava ancora più assurdo. «Ho chiesto aiuto alla prima persona che mi sono trovata davanti, ed era un calciatore del Milan.»
«Ma che dici?» Silvia sgranò i suoi occhi nocciola e si portò una mano davanti alla bocca.
«Tu guarda che culo questa» disse Monica, scuotendo la testa.
«Beh, non mi sembra proprio. Hai capito cosa ti ha appena detto? Il tuo amico Rocco l'ha aggredita in pieno centro.»
«Non è mio amico» rispose dura Monica. «E tu, Corinna, sei stata una stupida a scappare. Così hai fatto infuriare Antonio ancora di più. Dovevi andare, vedere cosa voleva. I soldi ce li hai, vero?»
Ma lei in cuor suo sapeva già cosa voleva. «Certo.»
«Io però adesso voglio sapere chi è questo calciatore», intervenne Claudia.
Corinna accennò un sorriso al pensiero degli occhi dolci del ragazzo che l'aveva accompagnata a casa, al quale aveva rovinato la serata. «Rebić. Mi ha detto che si chiama Ante Rebić.»
«Ma certo, ho sentito parlare di lui.» Monica conosceva molto più di lei le persone ricche e famose di Milano. Aveva partecipato a diversi festini privati. «E credo che sia anche un gran figo. Ti prego, dimmi che alla fine avete combinato qualcosa. Ti ha accompagnata lui a casa? Sei veramente fortunata, io pagherei per ritrovarmi da sola in macchina con uno così. »
Corinna sbuffò e guardò di traverso Monica. Quella ragazza a volte non si rendeva conto di essere fuori luogo. «Mi ha accompagnata lui, ma prima ho combinato un altro guaio. Gli ho fatto perdere il contratto con uno sponsor.»
«Non mi dire, per accompagnare te ha saltato l'appuntamento?», chiese Claudia. Poggiò il gomito sul tavolo e si sporse verso di lei.
Scosse la testa. «Quando gli ho chiesto se potesse accompagnarmi a casa mi ha detto che era in ritardo e che sarei dovuta andare a cena con lui se volevo un passaggio. In quel momento ero in preda all'ansia, avevo paura che Rocco mi stesse aspettando, così ho accettato. Abbiamo finto di essere conoscenti di vecchia data e lui è stato molto carino con me: non è stato facile dirgli che c'erano due tizi che mi stavano importunando. Poi a cena... uno degli uomini al tavolo ha cominciato a toccarmi le gambe e gli ho rovesciato il bicchiere dell'acqua addosso. Non so cosa mi sia preso, sono scoppiata. Credo che mi abbia preso per pazza o devo avergli fatto pena, in qualche modo. Mi ha portata via di lì e mi ha riaccompagnata a casa.»
Claudia fu la prima a parlare dopo un lungo momento di silenzio generale. «Mamma mia, sembra un film.» Sorrise all'amica. «Almeno si è comportato in maniera gentile, questo ragazzo.»
«Già.» Monica si alzò dal tavolo e iniziò a sciacquare i suoi piatti. Il tono era stato sarcastico.
Si beccò un'occhiataccia da parte di Silvia. Corinna era troppo stanca per dire alle due di smetterla, si limitò ad annuire. Prese il piatto di insalata che Silvia le aveva messo davanti e iniziò a mangiare, trincerandosi nel silenzio.
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ANTONIO CESTI'S L'ORONTEA AT LA SCALA, OCTOBER 5, 2024
Way before Mario Cavaradossi set eyes on the Marchesa Attavanti in Sant’Andrea della Valle, another young man was already painting his way into operatic stardom, putting some newly discovered beauty on the canvas: enter Alidoro. He used to work for Arnea, Queen of Phoenicia; now a fugitive running for his life, he finds shelter and is showered with affection (both royal and not royal) at the court of Orontea, Queen of Egypt. The first appearance of L’Orontea at La Scala in sixty-three years (back in 1961 it was the Piccola Scala, and the cast was headlined by Teresa Berganza) is a Robert Carsen/Giovanni Antonini collaboration that, to me, qualifies as an absolute hit in many respects. Robert Carsen’s staging was but a crude, plain snapshot of the way we (it’s us—there’s no mistaking that) are currently dealing with two specific subjects: love and art. I’ve got a bit of a spoiler: it’s an extremely bitter snapshot. I suspect it might put a full serving of Unicum® to shame, but it was never overblown or emphatic. You could easily imagine a voice-over part be like, look, our experience of love (and art) is utterly empty. Superficial. Vain. We’re just hopeless (and clueless to boot), but nobody needs to pretend anybody should be excited about it: it’s old news about very old people. (I’m thinking of inner/spiritual age here). The how was a virtuoso display of realism where a number of Duane Hanson’s humans seemed to somehow meet a pretty sarcastic/prankish version of Alessandro Michele and/or Francesco Vezzoli (with entourage). As for the orchestra conducted by Giovanni Antonini, they treated us to a spectacular journey through unfamiliar territories.
The prominence of such instruments as harp, theorbos (three of them), harpsichords (two, plus one organ), and viola da gamba put L’Orontea in the middle of a pensive, somewhat muted musical landscape. Besides, the relatively conventional bits played by tutti (where the whole string section would kick in, together with regular/measured rhythm) sounded like eerie mechanical dances from some remote region of our past. Zooming out in order to embrace the entire night, I’d say a certain cold/rational vibe—made of detachment, abstraction, possibly a dose of contempt—was everywhere. And that vibe found a perfectly coherent champion in Stéphanie d’Oustrac: her Orontea—the icy ruler who absolutely won’t, but should, but would, but cannot, but maybe ultimately will…—was a memorable, puzzling mix of refinement and mediocrity. Quite interestingly, Francesca Pia Vitale as Silandra (Orontea’s aide/lady in waiting; she passionately loves Corindo, then Alidoro, then Corindo again) came with a decidedly different set of colors. Her singing was wide open, flexuous, impromptu-like. And her glossy timbre made it all the more absorbing. If I had to produce a personal shortlist of highlights, I think I’d go with a couple of hazy, positively brooding solo intros played by the concertmaster during Act III. And I’d definitely go with the two opening parties (one for a nameless artist’s exhibition [end of Act I], one for Alidoro’s own exhibition [end of Act III]): each of those buzzy, defiantly blunt codas—to some extent fabricated (in short: interpolated, non-Cesti music), to some extent indispensable—was downright exceptional.
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ⓉⒽⒺ ⓈⓄⒸⒾⒶⓁ ⒼⒶⓁⓁⒺⓇⓎ Associazione Culturale Labor - V-Art Quartu Exposition - 2024 in collaborazione con The Social Gallery Regione Autonoma della Sardegna Comune di Quartu Sant'Elena Fondazione di Sardegna Fondazione Sardegna Film Commission V-art Festival Internazionale Immagine d'Autore (29 ed) presentano ◎ Sabato 9 novembre 2024 h. 18.00 - The Social Gallery via Eligio Porcu 43 - Quartu Sant'Elena
❃ The First Collection ❃
Espongono Alessia Anchisi ❃ Antonio Pillitu ❃ Bibi Elle ❃ Davide Gratziu ❃ Emanuela Puddu ❃ Gianluca Chiai ❃ Giusy Calia ❃ NostraSanctissima ❃ Matteo Piccioni ❃ Matteo Sabino ❃ Paola Pintus ❃ Roberto Meloni ❃ Rugiada Cadoni
a cura di Giovanni Coda - Allestimenti Davide Gratziu
La Social Gallery di Quartu Sant'Elena celebra il suo secondo anniversario di attività, un traguardo importante per uno spazio dedicato all'arte contemporanea e all'incontro tra artisti e i cittadini. In questa occasione, tredici artisti avranno l'opportunità di riproporre le loro opere concesse all’archivio, contribuendo ad arricchire l'offerta culturale della galleria. L'auspicio per questi artisti è che possano trovare in questa esposizione non solo un momento di visibilità, ma anche un’occasione di crescita artistica e di confronto con altri creativi, così come con il pubblico. Eventi come questi rafforzano il tessuto culturale della città e offrono spazi per esprimersi e per essere apprezzati, in un contesto dove l'arte può diventare un punto di incontro e dialogo.
Buon anniversario alla Social Gallery e in bocca al lupo agli artisti in mostra! Graziano Milia Sindaco di Quartu Sant’Elena
[...]Decodificare il linguaggio dell’artista rispettandone intenzioni e pensiero. Porsi in condizione di ascolto per un rapporto intimo di confronto e scambio. Presentare le opere dando loro lo spazio necessario per essere fruite nel modo più semplice dallo spettatore. Il tutto con passione, curiosità e sete di conoscenza per interpretare la complessità del nostro tempo. In definitiva saper ascoltare, sapersi prendere cura e saper restituire al pubblico la giusta interpretazione, con un complesso lavoro di orchestrazione, sono il cardine del mio approccio ai progetti curatoriali d’arte contemporanea a cui mi dedico da un quarto di secolo ed è quello che ho cercato di svolgere collaborando con Giovanni Coda al progetto The Social Gallery"[...] Roberta Vanali - Curatrice
[...] La Social Gallery, che taglia un traguardo importante con la mostra intitolata The First Collection, ha rappresentato sin dall'inizio uno spazio unico e innovativo nel panorama espositivo contemporaneo. Fondata a Quartu Sant’Elena, nella centralissima Via Eligio Porcu, con l'obiettivo di creare un luogo di incontro e scambio tra artisti, curatori e pubblico, la galleria è diventata un punto di riferimento per la promozione di talenti emergenti e di voci affermate, favorendo un dialogo culturale stimolante e inclusivo. In questi due anni di attività, la Social Gallery ha organizzato una serie di mostre personali e collettive, riuscendo a creare un ambiente accogliente e aperto, dove le diverse espressioni artistiche si intrecciano e convivono. Attraverso il suo approccio partecipativo, ha incoraggiato gli artisti a esplorare nuove modalità di condivisione delle loro opere, sfruttando sia le potenzialità della presenza fisica che quelle del digitale, riuscendo a costruire una community attiva e partecipe [...] Giovanni Coda Direttore della Galleria
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Angolo di salvezza
Ormai solo un DIO ci può salvare
Martin Heidegger
Ph. di Balto Videomaker
Se per far esistere qualcosa basta darle un nome, forse così non è per gli esseri umani. A loro serve essere pensati, essere guardati ed in definitiva, quindi, essere amati. Solo per questo, forse, Barabba ha compiuto quegli atti osceni, perché si sentiva escluso dal mondo che lo circondava. Inneggiava la delinquenza, la menzogna e l’odio probabilmente solo perché non conosceva l’amore. In conclusione dello spettacolo diretto da Teresa Ludovico (testo di Antonio Tarantino), nel momento in cui Gesù si sacrifica per lui, ecco… ecco che per la prima volta capisce che a qualcuno importa di lui, realizza per la prima volta che esiste altro oltre il male che era abituato a fare e a ricevere, quasi senza pensare a ciò che faceva. Tolstoj diceva «non fate il male e il male non esisterà». L’antidoto ai mali del mondo sarebbe, in definitiva, il bene? Troppo semplice risolvere un’equazione che si morde la coda dall’inizio dell’esistenza citando solo “il bene o il male”. Bisognerebbe perciò capire chi ha inventato il male, compito non semplice, in cui l’uomo si diletta da secoli senza riuscire a darsi una risposta probabilmente poiché la risposta sarebbe brutale e cioè… l’uomo stesso.
Ph. di Balto Videomaker
«Non si può asciugare l’acqua con l’acqua, non si può spegnere il fuoco con il fuoco, perciò non si può combattere il male con il male» diceva Lev Tolstoj.
Barabba non era mai stato trattato adeguatamente da nessuno, come si poteva pretendere che trattasse piacevolmente gli altri? Riesce a sentirsi, per la prima volta, minimamente integrato in questo piccolo-grande mondo nel momento in cui gli viene dato amore. Gli proviene proprio da colui che aveva insultato chiamandolo “povero illuso”, colui che non riusciva a compatire; ormai alienato dai trattamenti ricevuti in prigione, come se vivesse in una bolla di sola malvagità, in cui non si riesce a provare altro che odio verso chi ti sta attorno. I monologhi all’interno dello spettacolo veicolano messaggi strazianti con tono rassegnato come se niente mai potesse cambiare. Nemmeno un “dono” da parte di un altro carcerato, da cui si è ereditata la cella, permettono di cessare le vessazioni allessitimiche di Barabba. Nulla può fargli cambiare idea, eccetto l’amore. Quell’idea fredda che ha degli uomini veicola tutte le insicurezze che, in primis, nutre verso sé stesso.
Sarebbe stato interessante chiedere a Barabba se pensasse di conoscersi. Cicerone diceva «quando si dice all’uomo “conosci te stesso”, non è soltanto per abbassare il suo orgoglio, ma è anche per fargli sentire quanto egli vale». Barabba, possiamo immaginare, nonostante si vantasse dei suoi continui crimini, di cui era rimasto prevalentemente impunito, non credeva davvero alle sue parole, forse vagavano nel suo cervello esclusivamente per convincersi che quello che faceva era giusto e tutti gli altri erano degli stolti.
Secondo Mark Twain, ��i due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perché». Crediamo che Barabba nel giorno del perdono abbia compreso il suo “perché”.
Perché Barabba voleva convincersi di ciò?
Sicuramente, in primis, perché nessun uomo vuole pensare al fatto che quello che sta facendo sia sbagliato ed è sempre più facile puntare il dito verso gli altri piuttosto che guardarsi allo specchio. Come disse Luigi Pirandello d'altronde «Notiamo facilmente i difetti altrui e non ci accorgiamo dei nostri». Qui sottolineiamo che il problema non sia solo di Barabba in quanto uomo “spregevole” già di suo, bensì di tutti gli esseri umani. Difatti nello spettacolo viene messo in luce come le guardie delle prigioni abusavano in maniera oltraggiosa del loro potere sui prigionieri. Barabba, nei suoi monologhi, raccontava di tutte le atrocità che doveva subire all’interno di quelle celle e di come la realtà fosse ben diversa da quello che doveva essere in base alle regole stipulate all’epoca. Inoltre parlava anche di come al di fuori delle celle venisse raccontato che la loro situazione di vita all’interno delle prigioni fosse ottimale e che ovviamente ciò, non corrispondendo al vero, andava solo ad aumentare l’astio che si aveva nei confronti dei carcerati causando abbondanti richieste per ridurre il loro status di “comfort”, che nella realtà non esisteva. Ovviamente, la storia raccontata dal punto di vista di Barabba avrebbe fatto cambiare idea a coloro che, al di fuori di quelle mura, votavano contro di lui, ma egli era lì dentro e la sua voce non contava. Importava solo la voce degli ufficiali e delle guardie che come unico interesse avevano quello di rendere la vita dei carcerati un inferno ancora più buio.
Ph. di Balto Videomaker
Chi sta sbagliando quindi? Chi dovrebbe puntare il dito? Barabba o la guardia?
La risposta, avendo entrambi le versioni, è chiara…nessuno dei due. Però, nello spettacolo viene messo in luce come all’epoca non si avessero entrambe le versioni…ed è qui che può tornare utile la frase di Anthony De Mello «Volete cambiare il mondo? Che ne dite di cominciare da voi stessi? Che ne dite di venire trasformati per primi? Ma come si ottiene il cambiamento? Attraverso l'osservazione. Attraverso la comprensione. Senza interferenze o giudizi da parte vostra. Perché quel che si giudica non si può comprendere».
Ovviamente si evince che le guardie non avessero nessuna intenzione di comunicare per cercare di comprendere i disagi dei carcerati e questo fa capire che, in fondo, non erano poi così tanto meglio rispetto a loro. Questo concetto viene ripreso nello spettacolo durante il discorso fatto tra Barabba e Gesù, nel quale quest’ultimo gli dice che siamo tutti peccatori e che quindi la salvezza serve e sarà data a tutti. Molto spesso, invece, quello che accade è che consideriamo le guardie o chi possiede un ruolo di autorità come persona “buona” che si impegna a far vigere l’ordine...ma abbiamo notato come il “bene” ed “il male” siano concetti relativi, cosa che traspare apertamente nella performance.
La scintilla che ha portato alla stesura di questo articolo è scoccata dopo aver visto lo spettacolo Barabba andato in scena a Scenario Pubblico. Siamo stati coinvolti emotivamente, come forse successe anche un tempo, nel prendere una decisione su chi punire?
Barabba… o forse tutti noi?
A cura di Donato Gabriele Cassone e Laura Raneri
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Gaza, Hamas: «Spari sulla folla in attesa degli aiuti, 20 morti»
Gaza, Hamas: «Spari sulla folla in attesa degli aiuti, 20 morti». Il portavoce del ministero della Sanità di Gaza, controllato da Hamas, ha denunciato un attacco contro persone che facevano la coda per ricevere aiuti umanitari a Gaza. «L’occupazione israeliana ha commesso un nuovo massacro contro migliaia di bocche affamate che aspettavano aiuti», ha detto Ashraf al-Qudra in una dichiarazione su Telegram, come riporta Al Jazeera. L'attacco è avvenuto alla rotonda del Kuwait a Gaza City, uccidendo almeno 20 persone e ferendone altre 150. Un palestinese è stato ucciso nella zona di Jenin (Cisgiordania), nel corso di un’operazione dell'esercito israeliano. Lo riferisce l’agenzia di stampa ufficiale palestinese Wafa. Fonti locali precisano che si tratta di Wissam al-Hashan, un palestinese che in passato aveva scontato un periodo di reclusione in Israele. Gli Stati Uniti, intanto, si sono detti «seriamente preoccupati per le notizie di attacchi che hanno colpito una struttura dell'Agenzia dell'Onu per i rifugiati palestinesi (l’Unrwa)». Lo ha affermato la portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale Adrienne Watson. «Gli Stati Uniti sostengono fermamente il diritto di Israele a difendersi, in conformità con il diritto internazionale umanitario, contro i terroristi di Hamas che si nascondono tra la popolazione civile e vogliono annientare lo Stato di Israele - ha detto -. Ma Israele mantiene la responsabilità di proteggere i civili, compreso il personale e i siti umanitari». Intanto il Ministro degli Esteri Antonio Tajani ha incontrato questa mattina a Gerusalemme il presidente israeliano Isaac Herzog. «Sosteniamo con forza le azioni del governo israeliano contro le organizzazioni terroristiche e parallelamente vogliamo affrontare con i nostri amici israeliani la preparazione per un ritorno al confronto politico e diplomatico», ha detto il vicepremier italiano. Per Tajani, però, bisogna avviare «un percorso politico che inevitabilmente dovrà portare» alla formula della Soluzione a 2 Stati. Nelle prossime ore, in programma anche un colloquio con Netanyahu e a Ramallah, in Cisgiordania, un incontro con il presidente palestinese Abu Mazen. Ma il conflitto in Medio Oriente non sembra fermarsi. Quattro bambini sono rimasti uccisi in un bombardamento effettuato da aerei da guerra israeliani sul campo profughi di Nuseirat, nel centro di Gaza. Tutto questo mentre il ministro israeliano Amichai Eliyahu è tornato ad affermare di ritenere un'opzione quella di «sganciare un'arma nucleare sulla Striscia».... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Cinque giorni di grandi emozioni con straordinari talenti che rappresentano il futuro del circo mondiale. Si è conclusa sotto lo chapiteau installato a Roma in via Oceano Atlantico, 271 con un’elettrizzante serata di gala la II edizione dell’Italian Circus Talent Festival, evento competitivo riservato agli astri nascenti del Circo italiano. Per quattro giorni, straordinari talenti italiani si sono esibiti in due spettacoli quotidiani di fronte a una Giuria Tecnica Internazionale formata da talent-scout e personalità dello show-business afferenti a importanti produzioni circensi di rilevanza mondiale e da una Giuria della critica formata da giornalisti di settore, di quotidiani, tv e agenzie. I giovani, che durante la permanenza nella Capitale sono stati ricevuti in udienza da Papa Francesco regalando a sua Santità un piccolo estratto delle loro abilità, hanno dato il massimo nelle serate di selezione presentati da due giovani, Davide Padovan e Emily Ling. Soddisfatti gli organizzatori, che hanno confezionato un evento unico nel suo genere e sono già al lavoro per la terza edizione di questo straordinario Italian Circus Talent Festival. Di seguito il palmares Premio Presentatore Premio Speciale della new cover al presentatore di questa seconda edizione del festival: Davide Padovan Premio Presentatrice Premio Speciale della new cover alla presentatrice di questa seconda edizione del festival: Emily Ling Premi Speciali 1. Premio del Circo Stabile di Budapest (in rappresentanza di Peter Fekete, consegna il premio:Kristian Kristof): Sorelle Voitko 2. Invito al Festival di Budapest Lyrical Night (in rappresentanza di Peter Fekete, consegna il premio: Kristian Kristof): Trixie Zavatta 3. Premio Kristian Kristof (Consegna il premio: Kristian Kristof): Dede Larible 4. Premio Starlight Productions & Show Business (Consegna il premio: Adans Peres): Greta Molnar 5. Premio Wintergarten Variete Berlin (Consegna il premio: George Strecker): Trixie Zavatta 6. Premio del Circo Rony Roller (Consegnano il premio: Rony e Alberto Vassallo): Sorelle Voitko 7. Premio del Circo Sensaciones (Consegna il premio: Antonio Alvarez): Heaven Niemen 8. Invito al Festival di Albacete (Consegna il premio: Antonio Alvarez): Sorelle Voitko 9. Premio dell’Accademia del Circo di Stato dell’Ucraina (Consegna il premio: Andriy Shmandrowsky): Greta Molnar, Fratelli Coda Prin, Elio Martini 10. Premio del Fondo Benefico Magic Wings (Consegna il premio: Andriy Shmandrowskyy: Dede Larible 4 11. Premio Liana Orfei (Consegna il premio: Liana Orfei): Samuele Manfredini 12. Premio New Generation (Consegna il premio: il Direttore Tecnico di New Generation, Tommy Cardarelli): Fratelli Balkanski 13. Invito al Festival New Generation di Monte Carlo (Consegna il premio: il Direttore Tecnico di New Generation, Tommy Cardarelli): Trixie Zavatta 14. Premio Speciale Balkanski Alexander Balkanski, Accademico membro del Consiglio della Scienza e della Cultura in Bulgaria, Direttore del Dipartimento dell’Arte circense e componente dell'unione artistica bulgara, ha il piacere di offrire a Fabio Montico in rappresentanza di New Cover per il suo fondamentale contributo per la divulgazione dell’arte circense a livello mondiale il KORTIK. Si tratta di una spada abitualmente assegnata ai Generali che si sono distinti per il valore e i risultati ottenuti. Consegna il premio: Alexander Balkanski Vincitori della II Edizione del Festival Premio della Critica Il “Premio della Critica”, è un vero e proprio elogio all’originalità ed al potenziale creativo. 15. Premio della Giuria della Critica (Consegna il premio: Presidente della Giuria della Critica del Talent: Francesco Puglisi): Perla Colombaioni I premi assegnati dalla Giuria Tecnica Internazionale “Bronzo” 16. Bronzo (Consegna il premio: Andryy Shmandrovskyy): Eros Vinciguerra 17. Bronzo (Consegnano il premio: Michel Rios con Steffi Haberl): Kimberly Martini
18. Bronzo (Consegna il premio: Antonio Alvarez): Alex Caveagna 19. Bronzo (Consegna il premio: George Strecker): Kenyum Piazza 20. Bronzo (Consegna il premio: Adans Peres): Asia Curci “Argento” 21. Argento (Consegnano il premio: Kristian Kristof ed il Presidente dell’ANEC Lazio, Associazione Regionale Lazio Esercenti Cinema Dottor Leandro Pesci): Fratelli Togni 22. Argento (Consegnano il premio: Alberto Vassallo ed il Presidente dell’Ente Nazionale Circhi, Antonio Buccioni): Dede Larible 23. Argento (Consegnano il premio: Vinicio Togni ed il Presidente dell’Ente Nazionale Circhi, Antonio Buccioni): Perla Colombaioni “Oro” 24. Oro (Consegnano il premio: il Dr. Alain Frère con Liana Orfei): Fratelli Balkanski 25. Oro (Consegnano il premio: il Dr. Alain Frère con Liana Orfei): Trixie Zavatta
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Reazioni 2 alla comunicazione di Renato
4 novembre 2023
06:17 email di padre Tonino
Ciao, Silvio e Renato.
Rispondo alla lunga mail mandata da Renato a me e a P. Fahamaro il 31-10-2023.
Renato scrive: "Approfittando del rientro di Ezio e di un paio di telefonate con Silvio ho cercato di farmi un quadro generale della situazione acqua/energia. Provo a riassumerla (mi direte se ho capito bene)".
Faccio le mie osservazioni su alcuni punti, tenendo la numerazione usata da Renato.
- Punto N° 2): Tre nuovi Forage da realizzare.
Renato scrive:"P. Tonino aveva detto a Ezio che i cavi elettrici erano già stati predisposti ma non risulta vero".
- Rispondo: non ho detto a Ezio che i cavi erano già "predisposti",
ma che ne avevamo già comprato 3 rotoli. Questi 3 rotoli, in questo momento, sono sotto gli occhi di Silvio e di Mario Strina. Se Renato si informa delle cose in questo modo, viaggiamo sui pettegolezzi, non sulla realtà.
- Punto N°3: Otto pozzi realizzati a mano nel centro rurale.
Renato scrive:" La situazione è disastrosa. Tutto l' impianto è stato rovinato con interventi non professionali e devastanti.
Tanto da dover ricominciare da capo".
- Rispondo: quando i pozzi si sono prosciugati, P. Fahamaro ha tolto le pompe, altrimenti sarebbero state subito rubate dai ladri. Silvio e Antonio hanno visto come i ladri sono un pericolo continuo. P. Fahamaro non è un elettricista, ma non ha fatto nessuna devastazione. Gli impianti dell' elettrificazione sono come li ha fatti Eugenio, operaio di Filippo, otto anni fa.
Non posso quindi accettare il giudizio scritto da Renato.
- Punto N° 5): Acqua per la popolazione.
Renato scrive:"Al momento, nessun forage realizzato con il contributo degli amici di Jangany è disponibile per la popolazione".
Rispondo: chi dà un giudizio del genere dimostra di non conoscere la situazione di Jangany. Il Forage fatto nel Collegio dà l' acqua ai bambini del Collegio, ai bambini della mensa scolastica, alle famiglie di 50 insegnanti e alle suore: o vogliamo dire che la popolazione della scuola non fa parte della popolazione di Jangany, mentre costituisce il quartiere più popoloso della città?
Il Forage a monte del centro rurale dà l' acqua alla cisterna del cortile di noi missionari, a cui attingono anche gli operai. Quando potremo realizzare le strutture necessarie, porterà l'acqua anche al punto di distribuzione previsto di fronte al cancello del centro rurale.
- Nel punto N° 5, Renato scrive ancora:"La popolazione ha a disposizione 4 forages realizzati dagli svizzeri ".
- Rispondo: i Forage non sono 4, ma cinque.
- Renato continua:"Di questi (forage), due non sono utilizzati perché manca il pedalino".
- Rispondo: è solo uno su cinque il Forage non utilizzato, mentre gli altri 4 sono funzionanti.
- Renato conclude:"n.2 sono gli unici (forages) disponibili e la gente è in coda ogni giorno solo su questi 2".
- Rispondo: i Forage disponibili sono 4 su cinque. Solo uno non è attivo,ma si sta cercando di ripararlo. Dunque Renato ha preso informazioni da persone non ben informate e su quelle inesatte informazioni si è affrettato a dare pesanti giudizi.
Sono molto amareggiato nel prendere atto di questa situazione.
Inoltre vedo con maggior evidenza che stiamo viaggiando su modi di pensare diversi sul ruolo che noi missionari possiamo assumerci nel problema dell'acqua. Non abbiamo possibilità di fare i gestori dell' acqua pubblica.
Data questa preoccupante situazione, ritengo prudente interrompere la richiesta di aiuti alla CEI. Prendiamo pure come motivazione "le difficoltà manifestatesi nel luogo di realizzazione del progetto".
Silvio, che ha visto le cose qui sul posto, potrà spiegarvi a voce la situazione. Abbiamo bisogno di maggiore riflessione. Vi ringrazio per la buona volontà con cui avete lavorato e chiedo a Dio l' aiuto di cui abbiamo bisogno soprattutto in questo momento. Un caro saluto a tutti. P. Tonino.
***
Messaggi whatsapp Renato a padre Tonino
Caro padre Tonino. Ho letto la tua risposta e sono rimasto molto rallegrato da quello che hai scritto. Ero più che molto amareggiato anch'io per la tensione creata. Ti risponderò con calma. Un abbraccio
Aggiungo che ieri abbiano scritto la newsletter che ci hanno chiesto più corta ma mensile. Pertanto i tuoi messaggi saranno presenti con il solito ritmo o al bisogno. Il prossimo sarà a inizio dicembre per Natale. Ti mando questo numero per condivisione insieme con la mia risposta.
Tieni conto che padre Fahamaro è molto atteso e verranno anche da Cagliari per vederlo.
***
Messaggi whatsapp sul Direttivo
11:10 Prendo atto di quanto scritto da Tonino. Credo debba essere oggetto di riflessione sul nostro modo di porci di fronte a problemi che crediamo di conoscere ma forse conosciamo poco. Anche il peso delle parole è stato sottovalutato. Il tono è stato letto come giudicante e accusatorio. Il contesto culturale chiede molta più attenzione nel salvaguardare le relazioni che sono ciò che ci permette di portare avanti progetti e impegni nei confronti della missione e del villaggio.Se viene meno il rapporto di fiducia non andiamo da nessuna parte e questo rapporto oggi è in difficoltà .Sono qui a cercare di ricucire ma è estremamente difficile e non so cosa riuscirò a fare. Torno a dire che il problema è nostro e non di Tonino o di Fahamaro che mi ha detto di essere profondamente a disagio soprattutto nei confronti di Renato. Mi ha detto " Non abbiamo bisogno di benefattori che impongano le loro idee". Silvio
11:17 Dico invece a Silvio: non sei tu che mi hai detto dei 4 forages di cui 2 senza pedalino? Non sei tu con Antonio che hai spiegato dei cavi tranciati? PT è stato bravo a parlare solo di fatti. Renato
11:19 È stato letto…ma la certezza che LORO DEVONO avere è che siamo insieme a fare le cose. Il discorso della fiducia deve essere reciproco, sapendo che sbagliamo e possiamo sbagliare tutti …per fortuna. Ora, non sentirti solo neppure tu a ricucire e fa ricontestualizzare l'idea che si sono fatti di Renato, che NON fa le cose a titolo personale. Roberta
12:14 Io capisco che noi non avendo visto di persona non ci rendiamo conto della situazione e della mentalità. Concordo con Silvio sul fatto che ci giochiamo tutto sulle relazioni, ma concordo anche con Robi che le relazioni non possono essere in una sola direzione. Dire non abbiamo bisogno di benefattori che impongano le loro idee, oltre ad essere offensivo, significa non aver capito nulla del tipo di impegno che c’è qui, della volontarietà, del dispendio di energie e tempo, del coinvolgimento emotivo ed affettivo. I “benefattori” non impongono le loro idee, stanno rispondendo e si stanno impegnando per le loro richieste, che ritengono importanti e urgenti, e per questo si meriterebbero una condivisione che non c’è o perlomeno è molto lacunosa. Così non funziona proprio. Penso comunque che occorra una riflessione e un momento di autocritica da ENTRAMBE le parti. Chiara
12:38 Lungo dialogo con P.F. e P.T È un "fatto" anche il clima che sto respirando qui e la fatica che sto facendo e che farei fare volentieri ad altri…! Silvio
12:55 Questo lo possiamo immaginare Silvio e credo di poter parlare a nome di tutti dicendo che siamo con te, sia nel disagio sia nelle riflessioni. Chiara
12:55 Certamente. Renato
13:03 Io non la vorrei far fare a nessuno come anche noi staremmo meglio senza dover patire …ma tu sei suo amico anche e noi non siamo certo avversari,.. ci arriveremo tutti, se vorremo, a riprendere la strada…che per noi non si è mai interrotta. Io, al nostro messaggio di dispiacere e di richiamo alla mancanza di comunicazione e alla conseguente delusione e desolazione (che tu pure e proprio hai provato e ci hai trasmesso arrivando lì !!), avrei risposto : "mi/ci dispiace che ci siate rimasti male, ma ho/ abbiamo dovuto togliere le pompe, tagliare i fili e fare certe scelte per questi motivi…avremmo dovuto dirvelo o meglio ancora consultarvi prima , ma non sempre ciò è possibile. Ora riprendiamo da qui, come ci muoviamo?" Roberta
***
Via email
12:13 Per me la rinuncia alla Cei non ha senso con il resto del discorso, al momento penso che ci sia da ricucire lo strappo a livello relazionale/emotivo per come è stato recepito il messaggio di Renato, che aveva l’obiettivo di migliorare lo scambio di informazioni e la condivisione delle decisioni da prendere, sia a Jangany che a Torino. Se siamo credibili e mostriamo di realizzare ciò che diciamo (anche se con una comprensibile differenza tra il progetto “su carta” e l’effettiva concretizzazione) le tante offerte continueranno ad arrivare e potremo continuare a supportare la vita (e speriamo anche la crescita) a Jangany, altrimenti sarà tutto più difficile da ottenere. Intanto la CEI ci deve ancora rispondere e se non ricordo male avevano detto ad ottobre. Siamo nelle condizioni di fare una richiesta per sapere a che punto è l’iter approvativo? Antonio
13:02 Certamente Antonio. La CEI dopo le risposte che abbiamo dato al loro Comitato di ottobre, dovrebbe trovarsi il 10 novembre. Renato
***
Risposta email di Renato
Carissimi padre Tonino e padre Fahamaro,
scrivo solo in italiano chiedendo a padre Tonino di fare la traduzione per evitare miei errori di comprensione linguistica.
Ho ricevuto la risposta di padre Tonino alla mia comunicazione e la mia prima reazione è stata di rallegramento. Rallegramento perché è evidente che molte cose che ho scritto sono frutto di errata informazione, ma alcuni punti vanno chiariti meglio.
01. Innanzitutto voglio chiarire una cosa: io voglio bene a padre Tonino e voglio bene a padre Fahamaro; non solo voglio bene ma stimo entrambi per tutto quello che a Jangany è stato realizzato. E penso di poter dire questo a nome di Silvio, di Ezio e Roberta, di Chiara e di molti altri. Voglio quindi ben credere che questo bene, che sento reciproco, sia ben più importante di qualsiasi incomprensione o dissapore, che questo bene sia più grande dell’orgoglio e di qualsiasi ferita. Come penso di avere creato amarezza, così sappiate che anch’io e noi qui siamo rimasti amareggiati. L’affetto e la stima, che spero anche voi abbiate per me e per noi, saranno il punto di partenza per andare avanti, sia per noi stessi sia per la popolazione di Jangany.
02. Mi rendo conto di avere usato dei toni aggressivi e di questo vi chiedo perdono senza se e senza ma.
03. Non è corretto padre Tonino scrivere che noi non comprendiamo bene il ruolo della Missione. Lo comprendiamo e vediamo bene soprattutto nei fatti.
04. Mi sembra invece che tu padre Tonino spesso non comprendi il ruolo che abbiamo noi amici di Jangany. Noi non siamo quelli che mandano i soldi e vogliono comandare; noi non siamo quelli che vogliono dire quello che dovete fare perché non saremmo neppure capaci; noi non siamo quelli che sanno tutto o quelli che vogliono sapere per controllare.
05. Noi siamo quelli che passano la vita per cercare di sostenere il vostro percorso, anche rinunciando a bisogni familiari e talvolta con sacrifici (padre Fahamaro ha rinunciato a Parigi per noi, io ho rinunciato ad andare a Napoli per accogliere padre Fahamaro qui con il desiderio di vederlo e approfondire l’amicizia). Noi siamo quelli che donano ore e ore di tempo passate per Jangany senza pretese di nulla e senza alcun beneficio.
06. Noi siamo quelli che cercano di creare una rete di amici che sostengano la cittadina di Jangany. Non è facile perché qui le persone hanno una mentalità diversa da quella presente nel Madagascar e dobbiamo cercare di venirci incontro su questo: non pensiamo che scrivere un progetto su un pezzo di carta sia averlo fatto, o che si debba eseguire gli ordini… no, si fa come si può, le cose scritte cambiano nella pratica, e qualche volta si sbaglia, sbagliamo noi e sbagliate voi; ma quel pezzo di carta, quelle parole, sono necessarie qui, ed è importante continuare con fiducia reciproca e stima reciproca il cammino cercando di capire le due diverse situazioni, non solo quella di Jangany purtroppo.
06. Noi siamo quelli che cercano di CONDIVIDERE quello che succede, quando sappiamo le cose per caso SOFFRIAMO. Il rimprovero che io faccio - e non è la prima volta - non è quello che ci sono cose non fatte o che si potevano fare meglio… No, quello è normale perché tutti siamo uomini. Quello che io rimprovero è che non siamo a conoscenza delle cose, non possiamo partecipare con la nostra ANJARA. Noi soffriamo di essere esclusi dai problemi e di non poter partecipare alle decisioni che voi prendete. È chiaro che noi non siamo lì, sul campo, e voi solo sapete… ma noi esistiamo e vogliamo esserci non per potere, non per controllo, non per comandare… ma per condividere.
07. Voglio approfondire meglio il punto della diversità. Come associazione comunichiamo con tante persone, raccontiamo di Jangany, ci mettiamo la faccia, diciamo - per esempio - che stiamo lavorando per l’EMERGENZA acqua pensando agli anni di siccità e al futuro che con i cambiamenti climatici peggiorerà le cose negli anni, insomma diciamo che stiamo facendo un progetto che deve durare non pochi anni. Facciamo un po’ da MEDIAZIONE tra la Missione e la Gente di qui, gente molto diversa che con il cuore partecipa per voi pur avendo idee diverse, per esempio ci sono molti non credenti. Questa MEDIAZIONE non è facile. Penso che su questo dobbiate aiutarci e vi invito a riflettere su questo, perché se pensate solo che noi non capiamo e noi non sappiamo, e non ci aiutate a capire e sapere, questa frattura si amplia. Per questo è molto bello che padre Fahamaro venga tra noi, per raccontare le cose come sono.
08. Con questa lettera non intendo quindi dare nessuna precisazione sui punti di cui abbiamo parlato e ringrazio padre Tonino di avere chiarito le informazioni sbagliate che mi sono arrivate: non si tratta di pettegolezzi ma di errate informazioni. Non mi interessa chi ha ragione, mi interessa la fiducia reciproca e la possibilità di dirci le cose senza paura sapendo che si possono chiarire.
09. Non so se anche voi volete esprimere qualche vostro errore eventuale.
10. Vi allego appena posso la breve newsletter che sta per uscire chiedendo di condividere quello che diciamo alla gente. Anche noi sbagliamo nel condividere poco con voi quello che facciamo.
Renato
***
21:54 Mi dispiace questa risposta di Tonino che dimentica che noi non intendiamo aiutare la missione, ma la comunità di Jangany. Lo trovo molto risentito ma solo per il fatto che non lo lasciamo in pace a fare le cose per conto suo e non sappiamo. Prima ci preoccupa con una situazione grave dovuta alla siccità, il futuro incerto e difficoltà ogni dove, cerca di fare i tre forages facendo il progetto con Renato e me presente questa estate, accoglie e ascolta i Geox, ...e ora decide di non continuare con la CEI ! (Sembra quasi la punizione nei nostri confronti..!!)
Non so quali siano i problemi di non poter fare la struttura punto distribuzione davanti al cancello della scuola agraria, non ce ne ha parlato...il suo 'quando avremo tempo di fare' è ben poco chiaro.
PS. Se Ezio ha detto così rispetto alla predisposizione dei cavi è perché glielo ha detto, ma magari ha usato una espressione confondente: per lui voleva dire una cosa, per Ezio un'altra.
È possibile non capirsi...ma è brutta l'espressione "viaggiare sui pettegolezzi"...punitiva per Renato e un po' offensiva per Ezio. ..Che ci vuole a dire : "evidentemente non ci siamo capiti??" [email] Roberta
22:22 Vi racconterò una parabola. In quel tempo (oggi) verso le 14 ho fatto il minestrone, quello Findus surgelato, mentre Daniele ha bollito cipolla patate e carote per l'insalata nizzarda. A un certo punto il minestrone era pronto e ho cominciato a frullarlo con il minipimer, ma il filo ha toccato la fiamma della pentola di Daniele incendiandosi. La corrente è saltata di brutto e quando abbiamo sollevato l'interruttore del salvavita non è ripartita. Daniele è andato in cantina per verificare l'interruttore Enel ma era a posto. Allora ho chiesto aiuto a Jangany. Mi ha risposto Antonio che era su una scala a montare lampade (mi sembra di aver capito) e mi ha spiegato che c'è un terzo salvavita… ci ho messo un po' a trovarlo ma alla fine tutto OK. La corrente è tornata. Renato
22:30 Scusate, ho scritto a caldo della lettura di Padre Tonino; condivido quella di Renato, che spero sia ben recepita. Mi preme solo specificare che: "senza alcun beneficio"...ci sta...voglio dire che noi non lo faremmo mai per averne un qualche beneficio e neanche un grazie ! Una buona notte a tutti Roberta
5 novembre 2023
11:29 Se posso, a questo punto credo sia meglio che facciate una bella telefonata di chiarimento a voce, presente anche Ezio che è stato giù e che certamente non ha raccontato pettegolezzi. Tonino e Renato si conoscono da decenni, idem Silvio, sono sicura che parlandosi di persona ci si chiarisca. Mi pare che questo telefono senza fili di Renato che scrive, Tonino che riferisce a Silvio le sue impressioni, Silvio che le riporta a Renato, poi risposta di nuovo via mail di Tonino, non stia facendo altro che peggiorare le incomprensioni. Chiara
19:42 Mi spiace molto si sia creata questa tensione 🥲 Rileggendo la mail di Renato trovo che i toni possano davvero essere stati recepiti come un rimprovero da PT e PF e in effetti forse tale voleva essere… ma la sensazione di non essere stati informati da Jangany su alcune decisioni/ scelte ha destabilizzato coloro che lavorando molto qui per reperire fondi pensavano di condividere i passi Credo che Renato volesse solo fare un punto sulla situazione e richiedere maggiore trasparenza Le intenzioni di entrambe le parti sono sincere e tutti stanno lavorando per lo stesso obiettivo Abbandonare la domanda alla Cei mi pare una risposta dettata d’ impulso da PT e nn da una riflessione ponderata.. pertanto credo anche io che necessiti una telefonata di Renato a PT di scuse per i toni , spiegando il perché di tale impeto sfociato in incomprensione. Tutto ciò al fine di ricucire il rapporto di fiducia. Silvia
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Antonio in the full animal AU!
I'll have to draw him with Coda and Audrius in this AU sometime
#nab doodles#art#digital art#drawing#digital drawing#artists on tumblr#oc#original character#artist#ocs#original characters#dnd oc#dnd au#oc au#sketch#animal oc#goat
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Antonio Velardo shares: For a Chair-Throwing Basketball Coach, Baseball Was a Comforting Coda by Remy Tumin
By Remy Tumin As his memory declined, Bobby Knight, the volatile former Indiana University basketball coach, found some solace in the Cleveland baseball team of his youth. Published: November 4, 2023 at 08:56AM from NYT Sports https://ift.tt/MAQfyH3 via IFTTT
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Alexandria Sora Hamato-Casoy
Aliases: Alex, Alexis, Alexia
Elements: Water, Air
Occupation: Student at Titan City School
Species: Human
Gender: Female
Ethnicity: Asian (7/8 quarters Japanese, 1/8 quarters Chinese and 1/2 half Rykuyuan)
Height: 4’9
Hair Colors: Light Natural Brown Hair with Blue Highlights)
Eyes Colors: Amber
Skin Colors: Light Ivory
Family Members: Mother-Hamato Aya Casoy, Father-Cameron Akio Casoy, Youngest Sister-Sakura Jin Hamato-Casoy, Partial Aunt-Hamato Miwa/Karai, Partial Grandfather-Hamato Yoshi✝️, Partial Grandmother-Tang Shen✝️, Partial Great Grandfather-Hamato Yuuta✝️, Material Grandmother-Mikado Liko, Material Grandfather-Ayamu Liko✝️, Unnamed Material Great-Great Grandfather ✝️, Unnamed Adopted Grandparents, Adopted Granduncle Oroku Saki/The Shredder ✝️, Hamato Ancestors, Casoy Ancestors
Love Interest: Dean DePout (Boyfriend)
Appearance:
Alexandria Sora Hamato-Casoy is a Chinese, Rykuyuan and Japanese pre-teenage girl (later in her teenage years) with a slender built and a thin figure, straight light natural brown hair with blue highlights, narrow brown eyebrows, thin eyelashes, amber eyes, light ivory skin, and ivory lips. She wears a blush-green hair barrette on left side of her head, a light yellow and blue pendant around her neck, an oversized golden yellow blazer with 3/4 sleeves, white trims and yellow collar, over a white dress shirt, dark blue shorts, long golden yellow shin-length socks, light blue Mary Jane’s flats with white soles and floral patterns.
Samantha Harriet Simpson
Aliases: Sammie, Sam
Occupation: Student at Titan City School
Choice of Weapons: Baseball
Species: Human
Gender: Female
Ethnicity: African American
Hair Color: Burgundy-Brown
Eyes Colors: Brown
Skin Color: Dark Brown
Family Members: Mother-Gabriella Carol Simpson, Father-Samuel Harold Simpson Jr., Youngest Twins Brother and Sister-Michael II and Miley Simpson, Material Uncle Ethan Storm, Material Aunt-Macy Rose, Material Cousin-James Storm, Material Grandfather-Michael James Storm✝️, Material Mother-Mrs. Storm, Partial Grandmother-Luella Simpson, Partial Grandfather-Samuel Simpson Sr. Unnamed Partial and Material Great Grandparents ✝️
Love Interest: David Rodriguez (Boyfriend)
Appearance:
Samantha Harriet Simpson is an African American pre-teenage girl (later in her teenage years) with a slim built, dark brown, two tone black and red lips, brown eyes and curly burgundy-brown hair with bangs, kept up in pigtail buns with yellow hair ties. She wears a pair of red cat-eyed framed glasses with yellow lenses, a simple black choker around her neck, a cropped green varsity jacket with 3/4 sleeves and a button closure (typically found on its right side), it also features light green trims and a 5 print over its heart and back. Under her jacket, she wore a long yellow t-shirt, complete with navy-black capris leggings and yellow high top sneakers.
Na’ Luzia Rio Garcia-Naruto
Aliases: Clover, Clovis, Clovie, Clove, Luz, Lu
Occupation: Student at Titan City School
Elements: Earth, Metal, Lava
Species: Human
Gender: Female
Height: 4’10
Ethnicity: Multiple (Afro-Puerto Rican, Indo-Trinidadian)
Hair Color: Dark Brown/Dirty Blonde
Eyes Colors: Hazel Brown
Skin Color: Brown-Tan
Types of Skin: Dark Brown Freckles
Unusual Feature: Small Light Brown Scars on Her Right Eyebrow
Family Members: Mother-Stella Mia Garcia-Naruto, Father-Na’ Coda Naruto, Partial Aunt-Niagara Naruto, Partial Uncle-Blaze of Domino, Partial Oldest Cousin-Na’ Kai Naruto/Hiccup Haddock/The New Limbonar, Partial Grandfather-Chief Navajo Naruto, Partial Grandmother-Nova Naruto, Unnamed Great Grandmother ✝️, Unnamed Great Great Grandmother ✝️, Unnamed Material Great Grandparents ✝️, Material Grandmothers-Savannah and Gloria Garcia, Material Aunt-Karen Sara Garcia-Clark, Material Uncle-Calvin Lucas Clark, Material Youngest Cousins-Leonard Diego, Marco Jose, Megan Ana and Antonio Miguel Clark, Naruto Ancestors, Ancestor-Kumora, Garcia Ancestors
Love Interest: Jennifer May Anderson (girlfriend)
Appearance:
Na’ Luzia Rio Garcia-Naruto is an Afro-Puerto Rican and Indo-Trinidadian pre-teenage girl with an athletic built and she is Michelangelo’s height, with thick, wavy dark brown hair with dyed dirty blonde at the edges and right side bangs and her hair shaved in sides undercut tied back in a ponytail with dark red hair ties, thick narrow dark brown eyebrows, thin eyelashes, hazel brown eyes, brown-tan skin with dark brown freckles on her cheeks, her small light brown scar like a notch above her left eyebrow, a red sport bandage on her nose, two tone brown lips and a reddish-orange symbol of lava tattoo/birthmark on her right wrist. She wears navy-black metallic studs earrings, three black stars studs ear piercings on her left ear, a golden chain necklace with black earth symbols onyx charm around her neck, a cropped red tank top with dark red stripes, a mid cropped burgundy leather jacket with 3/4 sleeves, collars and a lesbian flag patch on its right shoulder, a pair of black and red-orange ombré high-rise capris jeans, dark gray leather belts with a silver buckle around her waist, red crew socks and black combat boots with dark gray laces, soles and white stars prints on its each sides.
#tmnt 2012#totally spies clover#totally spies#clover totally spies#alex totally spies#totally spies alex#sam totally spies#totally spies sam
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"Desafinado" by Antonio Carlos Jobim, Newton Mendonça and Jon Hendricks
Desafinado - Antonio Carlos Jobim & Joe Henderson (HQ) Please, subscribe to our Library. Thank you! Best Sheet Music download from our Library.Form and Melody Text Setting Harmony Conclusions Source Jobim's Sheet Music download.
Desafinado - Antonio Carlos Jobim & Joe Henderson (HQ)
https://www.youtube.com/watch?v=vMLo05EGuBw There has been a healthy dose of Latin songs that have made their way into the Great American Songbook—after all—Central America and South America are every bit as "American" as the United States. Among the composers of Latin jazz standards, the inimitable guitarist/composer, Antonio Carlos Jobim (1927-1994), stands tall. Jobim composed a great many enduring songs that jazz musicians have latched onto as essential Great American Songbook gems. Newton Mendonça wrote the original Portuguese lyrics, after which the vocalese master, Jon Hendricks (b. 1921), created an English version. The resulting work is an interesting study in both lyrics and music. The Portuguese word "desafinado" essentially means "out of tune," which justifies Jobim's pointed use of dissonant intervals and non-diatonic melody notes. The pathway followed by the song explores various tonal centers in search of consonance, and the lyricists beautifully captured this essence. Form and Melody The form of this song departs from the common AABA and ABAB, thirty-two bar forms. The eight-bar A theme (measures 1-8) is comprised of two four-bar phrases, each mostly stepwise (walking up a perfect fourth) and shaped like a double arc, ending on the flat 5 of the V/V chord in m. 3 and on the flat 5 of the iii7(b5) chord in m. 7). A is followed by an eight-bar B theme (mm. 9-16). B can also be divided into two phrases, and begins with a quick interval of an ascending seventh starting on an offbeat, which leads directly into a descending line, first stepwise, then involving leaps that highlight dissonances. The A theme reappears in the next eight bars (mm. 17-24) before a C theme (reminiscent of B for only the first bar) serves as a transition into a new key a major third higher than tonic (mm. 25-32). A new section begins (D at mm. 33-40) and is melodically characterized by a major second stepping back and forth between scale degrees 5 and 6 in the new key, after which a transposition of the new melody motif (the E theme, up a minor third from the D theme) carries the song to the original dominant (V) to bring the listener back to the A theme in the tonic key. This A statement ends a bit differently, creating an arc of energy at the apex of the second phrase, so it is called A' (A-prime). This modification of A is often a very useful songwriting strategy, as it creates interest and variation, bringing the song around to a fresh ending having a touch of new material. This new material begins with a four-bar phrase of descending stepwise melodic sequences ("We're bound to get in tune again before too long,") which connect to another eight-bar melodic group characterized by tonal repetition of the tonic pitch. Jobim utilized a type of cadential extension here, creating a twelve-bar final theme instead of the expected eight. This final twelve bar segment resembles a coda or "tail" built right into the piece (F theme). When one steps back, one can see that Jobim utilized a loose sonata form here—ABAC represents the Exposition, D and E are the Development (a transitional section), A' clearly represents the Recapitulation (return of A) and the F theme functions as an obvious coda.
Jobim's use of motives plays a strong role in this melody's originality, as does his playing with dissonant tones outside the diatonic scale. Predominant motives include the opening four steps up the diatonic major scale in the very first bar. This melodic and rhythmic motive appears in both forward and retrograde varieties (retrograde in m. 9, with variation at m. 13, then retrograde in sequence with a downward step progression at mm. 57-58). A second motive Jobim employs is the rocking whole step, first cleverly introduced at m. 29 ("like the bossa nova, love should swing."). He features this motive in the last four bars of the first major section of the piece, anticipating and announcing the next large section's primary motive. At mm. 33-48 (the D theme), Jobim combines both motives in an alternating, smoothly flowing pattern, showing his mastery of creating motivic and melodic unity. Hendricks mirrors the more consonant music in this section by using text reminiscent of bygone happy times ("We used to harmonize two souls in perfect time..."). The motive in the final twelve bars, a repeated tonic pitch, successfully makes the composer's point of finally attaining concordance (there is nothing more concordant than a unison pitch) following a melody peppered with dissonant leaps and unexpected tonal shifts. Hendricks' response here reinforces the music with an idealized text depicting two hearts and souls at last abiding in perfect harmony. Text Setting As acknowledged above, the lyrics for "Desafinado" were originally in Portuguese, and these are still performed today. Whenever a writer is faced with the challenge of re-setting a text from another language to existing music, there are several important considerations. First, one must comprehend the difference between a translation and a transliteration. A translation represents the precise meaning of a text in another language. A transliteration merely fits the music into a new language's pattern of declamation—it may have little or nothing to do with the original text's meaning. A competent lyricist will have a full understanding of the original text's translation before attempting a new transliteration into another language. Some transliterations respect the original text as well as convey the general meaning and theme of the composer's and lyricist's intent. Other transliterations seem to start with a clean slate and find alternate ways to convey a composer's intent (that seems to be the case here with Hendricks' lyrics). Either way, tastefully setting the text in a manner that suits the singer and preserves the integrity of both music and lyrics becomes the goal. When studying a word-by-word translation of this original text, one quickly discovers that the Portuguese song's theme is about a singer feeling hurt by her lover's disapproval of her out-of-tune singing. She chastises him for not remembering that even those who sing out of tune have fragile hearts. By contrast, Hendricks' lyric approach changes the focus of the song to describe two people whose dissonant hearts must be made consonant for love to thrive. Regardless of the version preferred, a comparison of these two very different perspectives lends itself to a deeper understanding of the music and how it can be interpreted. Two lyricists may set the same piece of music using completely different paradigms. In this case, Mendonça spoke from a literal point of view regarding the dissonance expressed in the song title, while Hendricks spoke from a figurative, metaphorical standpoint. Harmony Jobim's initial harmonic move (between the first and second chords of the piece) immediately sets the tone for a theme of dissonance throughout the song. He moves from a casual I chord to a V7(b5)/V—in no way providing smooth harmony or easy voice leading. He then mollifies the harshness by turning that chord into a minor chord over the same root and moves through a ii7-V7 progression which leads to a surprising vi7(b5), reflecting the previous b5 chord. The melody notes here are those dissonant b5s and b9s. His B theme starts with ii7 and proceeds through a circle of dominant chords, but does not find its way back to the V of tonic before he interjects a dissonant major 7th built on the b9 immediately preceding a turnback progression (V7-I) to return to A. Jobim's unexpected harmonic shifts effectively create the dissonant tension illuminated in the text. The C theme combines the two motives previously described and shifts the harmony from I to III. Not coincidentally, Hendricks' lyrics beautifully reflect the harmony at this juncture: "Seems to me you've changed the tune we used to sing..." At the D theme, Jobim utilizes a chromatically ascending bass from I-dim7/ii-ii-V7 followed by a typical I-vi-ii-V7 before modulating up a third and repeating the chromatic ascent (in the new key). He then transforms the V7 chord of that new key into a minor ii of the original tonic, moves to a non-diatonic, flat vii chord (Hendricks again catches this, and writes "slightly out of tune" in the measure containing this "wrong" chord) before landing on a V7/V-V7-I progression that returns to the A theme. Harmonically the song assumes a ii-V7-iii(b5)-VI7-ii shape at the point where A digresses to become A' (m. 55, "sing a song of loving"). In the four-bar transition (mm. 57-60) that opens the F theme, the harmony passes through an unusual juxtaposition of ii-iv6-I ("we're bound to get in tune again before too long...") before extending a cadence via a roundabout V7/V-bVII7-V7/V which finally makes its way to ii-V7-I in the tonic key. Conclusions "Desafinado" takes the idea of wordpainting (reflecting textual meanings in music) to a new level in so many ways, and yet, one could argue the reverse if the music were composed first (that the lyricists served as obsequious handmaidens of the music). Either way, both Jobim and Hendricks showed their cleverness by creating a piece of music in which the wedding of music and text are readily apparent in the way the text parallels non-diatonic, melodic pitch choices, dissonant harmonic tension, and the third-related, leaping tonics that wander throughout the A-B-A-C-D-E-A'-F (sonata) form this unusual piece exhibits. The enduring renown of this piece is remarkable, given its fascinating complexity, and yet, Jobim was careful to balance complexity whenever it occurred with something relatively simple, thereby maintaining the song's accessibility and relevance for generations of listeners. For example, when the melody was challenging and non-diatonic, he tended toward complementing it with more traditional, gentle-on-the-ear harmonies, never seeking to completely confound those performing or listening to the song. Similarly, when the harmony explored new territory, the melody tended to be motivic and, therefore, familiar. Such exquisite balance between complexity and simplicity, light and dark, dynamic and static, and dissonance and consonance, appears to be ever present in so many wonderful works that make up the Great American Songbook.
Source
Jobim's Sheet Music download.
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Conte esplode contro il Tottenham, urla in conferenza: “Finora avevo nascosto tutto questo”
DIRETTA TV 18 Marzo 2023 Furioso sfogo di Antonio Conte alla fine di Southampton-Tottenham che ha visto gli Spurs in vantaggio 3-1 e poi rimontati dall’ultima in classifica sul 3-3. Inaccettabile per il tecnico che nel post partita ha ceduto alla rabbia: “Sono davvero sconvolto” 0 CONDIVISIONI L’ultimo smacco in Premier League con il pareggio contro il Southampton, fanalino di coda in…
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10 Accredited Dental Assistant Schools in Texas: Kickstart Your Career Today!
Title: 10 Accredited Dental Assistant Schools in Texas: Kickstart Your Career Today!
Meta Title: Find the Best Accredited Dental Assistant Schools in Texas
Meta Description: Looking to kickstart your career as a dental assistant in Texas? Check out these 10 accredited schools that will help you achieve your goals. From hands-on training to flexible schedules, discover the perfect school for you!
Introduction: Are you considering a career as a dental assistant in Texas? Dental assisting is a rewarding profession that allows you to work closely with dentists to provide quality dental care to patients. To kickstart your career in this field, it’s crucial to choose a reputable dental assistant school that offers accredited programs. In this article, we will explore 10 accredited dental assistant schools in Texas where you can receive top-notch training and start your journey towards success.
1. Texas State Technical College – Location: Harlingen, Texas – Program: Dental Assistant Certificate – Highlights: Hands-on training, state-of-the-art facilities, experienced instructors
2. Pima Medical Institute – Location: Houston, Texas – Program: Dental Assistant Certificate - Highlights: Small class sizes, comprehensive curriculum, career services support
3. Houston Community College – Location: Houston, Texas – Program: Dental Assistant Program – Highlights: Flexible class schedules, affordable tuition, externship opportunities
4. Brightwood College – Location: Dallas, Texas – Program: Dental Assistant Program – Highlights: Blended learning options, personalized instruction, job placement assistance
5. Palo Alto College – Location: San Antonio, Texas – Program: Dental Assisting Certificate – Highlights: State-of-the-art dental labs, experienced faculty, community partnerships
6. Austin Community College – Location: Austin, Texas – Program: Dental Assisting Program – Highlights: Accredited by CODA, hands-on training, clinical rotations
7. College of Health Care Professions – Location: San Antonio, Texas – Program: Dental Assistant Program – Highlights: Career-focused curriculum, industry-experienced instructors, externship opportunities
8. Texas School of Business – Location: Houston, Texas - Program: Dental Assistant Program – Highlights: Small class sizes, personalized instruction, financial aid options
9. Remington College – Location: Fort Worth, Texas – Program: Dental Assistant Diploma – Highlights: Career services support, real-world training, externship opportunities
10. Everest Institute – Location: Arlington, Texas - Program: Dental Assistant Program - Highlights: Hands-on training, industry-relevant curriculum, flexible class schedules
Benefits and Practical Tips: – Accredited programs ensure quality education and better job prospects. – Look for schools with hands-on training and externship opportunities for real-world experience. – Consider factors such as location, class schedules, and tuition costs when choosing a school. – Network with industry professionals and attend job fairs to enhance your job search.
Conclusion: Choosing the right dental assistant school in Texas is the first step towards a successful career in the dental industry. By enrolling in an accredited program, you can gain the knowledge and skills needed to excel in this rewarding profession. Whether you prefer hands-on training, flexible schedules, or career services support, there is a school in Texas that is perfect for you. Kickstart your career today by exploring these 10 accredited dental assistant schools and take the next step towards achieving your goals.
youtube
https://dentalassistantclasses.net/10-accredited-dental-assistant-schools-in-texas-kickstart-your-career-today/
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