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Libro " Bugie coloniali 2 - Il colonialismo italiano tra cancel culture, censure e falsi miti"
Libro ” Bugie coloniali 2 – Il colonialismo italiano tra cancel culture, censure e falsi miti”
Dopo aver dimostrato col libro “Bugie Coloniali – Leggende, fantasie e fake news sul colonialismo italiano” (Alberto Alpozzi, Eclettica Edizioni) decine di fake news sul colonialismo italiano e le mistificazioni di autori come Angelo Del Boca le indagini storiche sono state approfondite.Non solo sono state riscontrate, e quindi confutate, ulteriori bugie in altri testi di Del Boca ma anche di…
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#alberto alpozzi#anticolonialismo#bugie coloniali 2#cancel culture#colonialismo#colonie#del boca#etiopia#fake news#fascismo#labanca#libro#madamato#razzismo#rochat#schiavismo#somalia#storia
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Parliamo di SESSO ORALE.
Il sesso orale è senza dubbio la cosa più amata dagli esseri umani.
Se la batte solo con la Nutella e lo Scudetto, due cose contro cui il sesso genitale perderebbe miseramente.
Invece il sesso orale vince.
Io mi sono chiesto spesso:
Perché ci piace così tanto?
La risposta è stata sempre la stessa:
PERCHÉ GODI SENZA FA NIENTE.
Punto. Fine della questione.
È solo pigrizia edonista allo stato puro, nient’altro.
È come un divano de cachemire, ‘na Jacuzzi piena d’acqua calda frizzante, Tina Cipollari sordomuta e legata, la stessa cosa:
È IL PIACERE SENZA IL DOVERE.
Tutte quelle cose sul fatto che è un dono che l’altro fa a noi, perché come lo fa lei, come lo fa lui... tutte fesserie.
A ‘na lingua non j’ha mai chiesto i documenti nessuno, perché in quel momento de chi c’è attaccato dietro non ce ne frega niente.
Basta che sia costante, partecipe e stacanovista.
Per l’UOMO il sesso orale è imprescindibile.
Non c’è possibilità de trattativa (anche per la donna ma poi ci arriviamo).
Il sesso orale sta all’uomo come i sensi de colpa stanno alla religione: senza uno non esiste l’altro.
Noi se semo inventati veramente qualsiasi cosa pe fallo andà de moda:
- lo sperma fa dimagrì
- lo sperma toglie le rughe
- lo sperma facilita la depilazione laser
- lo sperma fa crescere le tette
- studi universitari che dimostrano che le donne che fanno più pompini so le più intelligenti
- sperma is the new “Acqua de Lourdes”
Tutte, se le semo inventate tutte.
Sul web ce stanno più articoli de blog sui benefici del pompino che foto hackerate de Diletta Leotta.
Detto questo però, ci piace in qualsiasi modo e con qualsiasi stile, fatta eccezione per un particolare, categorico ed imperativo per tutti, che trasvola dalle Alpi all’Oceano Indiano:
I DENTI.
I denti in un pompino so proprio come il fascismo: rovinano tutto e fanno soffrì le persone.
I denti non li dovete usà, li dovete fa sparì.
Sì forse ‘na volta ogni 5 anni, così pe’ scherzo, ma non de più, per il resto dovete esse ‘na vecchietta che j’è finito er Kukident, lisce e umide come na pelle de daino all’autolavaggio der bengalese.
Io capisco che magari da ragazze, per scherzare con le amiche una fa pratica co banane, würstel, calippi e quant’altro, ma quelle so tutte cose che se ce passi i denti sopra se modellano… invece i piselli se sgarano, tutto qua.
Capito questo, capito tutto.
Pure perché è l’UNICA parte veramente sensibile di un uomo.
Per il resto siamo solo bugie, cazzeggio e “non mi sento pronto”.
Stabilito ciò il resto è tutto bello: classico, de lato, de sotto, a singhiozzo, a stoppino, a soffietto, a biberon, a girello, a stura lavandino, a lingua de cocker, a bevuta de struzzo, a sbadiglio de bradipo, insomma fatelo come ve pare, basta che lo fate.
Passiamo alla DONNA.
Sul fatto che il sesso orale per la donna sia fondamentale, non posso metterci la mano sul fuoco essendo un uomo, ma credo proprio che sia così.
La differenza è che mentre all’uomo 9 volte su 10 je dice bene, alla donna non dico 9, ma almeno 7 volte su 10 je capita ‘na disavventura.
È tipo andà a magnà da Cracco e accorgete che te sei scordata er portafoglio a casa.
Ormai stai là, e non ce poi fa niente.
Te devi arrende all’imbarazzo.
Si lo so, voi siete tutti bravissimi perché ve l’ha detto la vostra ragazza e prima di lei l’altra. Lo so.
In generale invece la situazione è così così.
Intanto c’è una grande schiera di uomini che non lo fanno, o pe’ principio o perché non ce pensano o perché so quelli che se non glielo chiedi chiaramente, non se cambiano manco i calzini bucati, non lo so.
Sta di fatto che non lo fanno.
Ecco a voi, proprio a voi, io ve volevo di ‘na cosa:
CE STATE A ROVINÀ LA VITA A TUTTI.
Già nell’opinione generale semo quello che semo, in più ve ce mettete pure voi!
Siete come er meteorite pe i dinosauri, ce state a fa estingue la reputazione.
Io so convinto che più del 50% delle cattive dicerie sugli uomini sia pe’ colpa vostra.
Se esistesse un girone dell’inferno pe’ voi, c’avrebbe i muri fatti de cachi acerbi e voi sareste costretti a leccalli, pe’ avecce in eterno la bocca allappata.
Certe donne non sanno più come farvelo capire:
- ne parlano a tavola
- ve raccontano delle amiche
- ve portano a letto
- COMINCIANO LORO
- se sdraiano a pancia in su come er cane mio quando vole i grattini
- ve la indicano co l’occhi
... e voi niente. Niente.
Pe’ voi er cunnilingus è come la dignità pe’ Vittorio Feltri: non esiste.
Ogni volta bisogna arrivà pe’ forza all’ultima spiaggia, e cioè: “LECCA STRONZO”.
Su questo però un po’ di colpa ce l’avete anche voi donne.
Ma secondo voi, perché noi so secoli che se inventano tutte quelle bugie sullo sperma? Perché sprechiamo tempo a scrivere tutti quei blog? Perché facciamo fare almeno una ricerca l’anno sui pompini all’Università del Wisconsin?
Io ve la butto là, pensatece.
Comunque anche quando trovano uno che lo fa, non è detto che la situazione migliori.
Problema numero uno: LA MIRA.
Noi, arrivati lì, non sapemo dove andà, c’è poco da fa.
C’è chi se perde dentro, chi se perde fori, chi sta talmente lontano dall’obbiettivo che se ce fosse un Tom Tom, starebbe sempre sul grigio a 15 km dalla strada e direbbe in continuo “Appena possibile, fare inversione a U”
Negli anni infatti ho capito la sostanziale differenza tra i sessi nell’uso della mano sulla testa.
Noi uomini quando mettiamo la mano sulla testa della donna, è perché ce prende la sindrome del palombaro e volemo batte tutti i record de profondità.
La donna invece la usa tipo joystick, non dico pe’ vince er gioco, ma almeno pe’ riuscì a superà er primo livello.
Risolto in qualche modo il problema della mira, passiamo al problema numero due: LA VELOCITÀ.
Appena arriviamo giù, noi partimo tipo Valentino Rossi ai tempi d’oro del moto mondiale.
Spesso quello che pe’ un uomo è piano, pe’ na donna c’ha la delicatezza de na lucidatrice cor motore de na Lamborghini.
Di base il problema è questo.
In generale è preferibile ‘na cosa graduale: diciamo che più che un Lamborghini dovete esse un Pandino 850 che da 0 a 100 ce mette quei 5 minuti che fanno sta tranquilli tutti.
Sistemate velocità e mira, il resto è a gusto personale: sopra sotto, destra sinistra, a cerchio, pe sbieco, de punta, de piatto, a battimuro, a grattino, asciutto, a colla de lumaca, a bacio de farfalla, a vibratore de Samsung, a Z de Zorro, pure qui come ve pare.
Basta che lo fate.
L’unica cosa delicata è LA PARTE FINALE.
Una volta raggiunto l’accordo tra le parti su dove, come e quando, nel momento in cui va in scena l’ultimo atto, non ve dovete inventà niente: CONTINUATE A FA ESATTAMENTE QUELLO CHE STATE A FA.
Immobili lì dove state.
Finché non trilla tutto er meccanismo, non ve dovete staccà de ‘na virgola.
Non fate che proprio in quel momento ve viene da prende fiato, da respirà o da fà pazzie creative non richieste.
Piuttosto morite, ma state là.
Fermi e dediti alla causa come un bolscevico russo sotto la neve nell’anni ’40.
Er finale non se rovina a nessuno, nemmeno al peggior nemico.
Mi piacerebbe chiudere dicendo che la base fondamentale di tutto questo sia l’igiene personale, ma che ci piaccia o meno, per alcuni di noi, oppure in determinate situazioni, la passione e la voglia vincono pure sur misto mare.
Invece chiuderò urlando la mia invidia per il mondo LGBT, che in questo ambito non ha bisogno di chiarire nessun punto e può vivere della libertà del non detto:
ognuno sa ESATTAMENTE dove deve andà e quello che deve fà.
Beati voi.
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Come sempre, grazie :)
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Cosa ne penso?
Che in un paese ormai assuefatto al peggio, un paese in coma farmacologico, talmente stremato da essere ormai indifferente a tutto... Un paese avvilito dalle più spericolate giravolte dei nostri personaggetti politici e condiscendente anche davanti alle più evidenti bugie e promesse elettorali dell'oratore di turno, questo almeno sia un segnale di esistenza in vita di una coscienza antifascista, dopo anni di torpore buonista.
Mi attirerò le ire di molti ma io lo vedo come un gesto di autocoscienza e un sussulto di dignità, davanti al rischio concreto di vedere al potere il primo partito neofascista dai tempi della caduta di Benito Mussolini.
GRAZIE A PADOVA
PER AVERCELO RICORDATO
Per aver dato un segnale chiaro che gli antifascisti non sono tutti estinti per una ragione anagrafica ma che lo spirito antifascista non è stato mai archiviato, come vorrebbe chi non ha mai festeggiato il 25 Aprile.
E da chi oggi non sa nemmeno dissociarsi da un dittatore come Putin, dal quale ha ricevuto appoggio morale e materiale per anni. ( gli anni delle famose T-shirts di Matteuccio Salvini, ben note pure ai sindaci dei più piccoli e sperduti comuni della Polonia).
"E per fortuna!!" - aggiungo io...
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NON VORREI MAI CHE I POLACCHI AVESSERO PIÙ MEMORIA DEGLI STESSI ITALIANI .
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Se è vero che l'Italia è un paese ANTI-FASCISTA, credo che la città di Padova abbia dato un segnale di coerenza e di grande valore simbolico, per chi si ostina a ronfare e a ignorare il problema del mancato ripudio delle idee e dei metodi fascisti, da parte di Giorgia Meloni.
E' tuttora un problema irrisolto, per questa povera DONNA, questa MADRE, e soprattutto questa CRISTIANA della domenica...
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Che non si imbarazza nemmeno un pò, a giurare sulla Costituzione Italiana, salvo poi, appena un attimo dopo, a tradirne tutti i principi fondanti, primo fra tutti la presa di distanza definitiva, sia dal fenomeno storico del Fascismo Italiano del Ventennio, che dal Fascismo eterno di cui parlava Umberto Eco nel suo formidabile libro.
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Nella storia
la memoria è tutto.
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#Fascismo e Anti-fascismo#Uomini e no!#la memoria e la Storia#riflessioni#Cronaca#Padova#GIorgia Meloni
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.... e se volete ridere per non piangere
Vi consiglio di seguire su Twitter gli account del PD e di Letta(maio). Mai vista campagna elettorale più ignobile e di basso livello. Un bombardamento continuo di critiche e offese, e bugie, contro la Meloni come in passato con Salvini e ancora prima il nanomalefico.
Chiaro ormai a tutti che la sinistra italiana non vive di proposte e positività ma unicamente cerca il consenso degradando l'avversario e paventando ogni cazzo di volta il pericolo "fascismo" l'attacco alla costituzione etc etc.... scordando però che negli ultimi due anni proprio loro hanno massacrato quella costituzione che dovrebbero difendere ma che da bravi antinazionali ci si puliscono il culo.
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Meloni, l’arte della menzogna: attribuire all’avversario cose non dette per fare la vittima Il derby al ribasso con Salvini continua. Se Capitan Nutella aveva guadagnato terreno dicendo con naturalezza tutto e ili suo contrario, non rispondendo alle domande, svicolando da quesiti imbarazzanti e cambiare discorso, Giorgia Meloni si sta specializzando nella menzogna politica, ossia attribuire all’avversario cose che non sono state dette, oppure deformare una frase per poterla criticare e passare da vittima. Nei manuali di guerra psicologica questa tecnica di propaganda (più correttamente di contro-propaganda) viene chiamata ‘inganno imitativo’. Io dico che i tuoi atteggiamenti ti fanno perdere credibilità e tu urli ai quattro venti che ti vogliamo chiudere in prigione. Anche oggi l’ex missina ci ha deliziato con questi giochini, che funzionano quando gli interlocutori sono una massa di beoti (e ce ne sono tanti) o quando non hanno la prontezza d’animo di rispondere per le rime. Con una avvertenza: in una disputa verbale chi disinforma è come se giocasse a scacchi con il bianco, talché costringe l’avversario a inseguire, come avviene sul nero. Se io dico: “Mi vogliono scogliere”, costringo chi non ha mai pronunciato quella frase a spiegare nel merito perché aveva detto altro. Ma il merito (la razionalità) perde sempre rispetto alla pancia soprattutto in un contesto comunicativo nel quale l’elaborazione critica delle cose evapora all’istante. Così in serata Meloni è comparsa in un video a recitare la parte della vittima e a non prendere fino in fondo le distanze dal fascismo. Che ha detto? “Non ci faremo intimidire da minacce di scioglimento e tentativi di demonizzare FDI da parte della sinistra. Continueremo a batterci al fianco degli italiani e, come sempre, saranno loro a giudicarci e dirci se pensano che il pericolo per la democrazia siamo noi, o piuttosto altri” Le bugie della mattinata “Il vicesegretario del partito ’democratico’ vorrebbe sciogliere il primo partito italiano (oltre che l’unica opposizione al governo). Un partito a cui fanno riferimento milioni di cittadini italiani che confidano e credono nelle nostre idee e proposte. Spero che Letta prenda subito le distanze da queste gravissime affermazioni che rivelano la vera intenzione della sinistra: fare fuori Fratelli d’Italia” afferma la leader di FdI. “O forse i toni da regime totalitario usati dal suo vice rappresentano la linea del Pd? Aspettiamo risposte”. “Ieri Meloni aveva un’occasione: tagliare i ponti con il mondo vicino al neofascismo, anche in FdI. Ma non l’ha fatto. Il luogo scelto (il palco neofranchista di Vox) e le parole usate sulla matrice perpetuano l’ambiguità che la pone fuori dall’arco democratico e repubblicano” ha detto l’ex ministro del Sud. “In questo modo Fdi si sta sottraendo all’unità delle forze democratiche e repubblicane contro i neofascisti che attaccano lo Stato. Un evidente passo indietro rispetto a Fiuggi”. In quale parte Provenzano ha detto che va sciolta Fratelli d’Italia? Da nessuna parte. Semmai, in altri termini, Provenzano ha rievocato il cosiddetto Marco costituzionale’ che nella prima repubblica vedeva tutti i partiti esclusi Msi (erede del fascismo) e Partito Monarchico (ostile alla repubblica). L’arco costituzionale non significo sciogliere Msi e Pdium (che non furono mai sciolti) ma tenerli ai margini senza considerarli interlocutori validi. Esattamente come la cosiddetta “conventio ad excludenum” non di tradusse mai nello scioglimento del Pci ma in una serie di formule politiche pensate per non consentire al Partito comunista italiano di accedere al governo. Ma molti politici - e Giorgia Meloni tra questi - non hanno nemmeno le basi. ps: pochi giorni orsono Giorgia Meloni aveva attribuito all'Anpi la richiesta di voler sciogliere Fratelli d'Italia, cosa non vera. O una menzogna consapevole, oppure un lapsus freudiano scappato dall'inconscio, visto che l'Anpi chiede lo scioglimento delle organizzazioni fasciste... globalist
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Tutti i luoghi comuni sul fascismo smontati uno per uno, il passato imperialista e coloniale italiano fra bugie razzismi e amnesie e i conti con i crimini del fascismo che non abbiamo mai affrontato. Tre libri che ci aiutano a capire come mai, nonostante gli orrori e i crimini perpetrati nonostante le politiche economiche fallimentari, nonostante i disastri che ci ha lasciato in eredità, il fascismo non è mai scomparso, ma anzi, svastiche e disegni inneggianti al regime si moltiplicano sui muri delle città, parole e gesti di odio e razzismo e antisemitismo sono nella cronaca di tutti i giorni. La storia non ci ha insegnato niente? Abbiamo dimenticato quello che è stato? #francescofilippi #noiperogliabbiamofattolestrade #maperchesiamoancora fascisti #mussolinihafattoanchecosebuone #bollatiboringhierieditore #edicolaaldini #quartierenavilebologna #corticella #bolognina #bologna (presso Edicola Aldini) https://www.instagram.com/p/CU7gyi4sazU/?utm_medium=tumblr
#francescofilippi#noiperogliabbiamofattolestrade#maperchesiamoancora#mussolinihafattoanchecosebuone#bollatiboringhierieditore#edicolaaldini#quartierenavilebologna#corticella#bolognina#bologna
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Come si combatte Salvini (senza fare un favore a Salvini)
Siete indignati dalla conferenza stampa al Viminale Beach? Vi siete rotti le scatole delle intimidazioni e delle semplificazioni? Bene, ma non basta. Alcune idee per andare oltre all’indignazione. E provare a batterlo
03 agosto 2019
di Giulio Cavalli
Benissimo. Abbiamo visto di tutto. La conferenza stampa al Viminale Beach è solo l’ultimo episodio di una lunga catena di bassezze nefande che hanno costellato il salvinismo con tutti i suoi mille rivoli di bile, di gradasseria, di prepotenza, di ignoranza, di bugie, di cattivismo malcelato e di rimandi al fascismo. Benissimo, siamo schifati, sì, e siamo fieri di essere schifati, il partito degli schifati si è sedimentato sul fondo di questo governo breve e lungamente incompetente, ma Salvini intanto cresce nei sondaggi e si accorda in perfetta armonia con le viscere di un Paese che non vedeva l’ora di poter essere finalmente pessimo senza sentirsi giudicato, anzi addirittura premiato per la propria empietà. E allora forse sarebbe il caso di capire come scostarsi da Salvini e dal suo verbo grondante per non rimanere incagliati nell’opposizione fatta sempre di condanna breve, cento volte al giorno, delle sue intemerate. Forse sarebbe il caso di mettersi d’accordo che il salvinismo non si sconfigge abbattendo Salvini: lui è solo la ghiandola esatta per veicolare la bile, forse non andrebbe preso troppo sul personale per non dargli spessore che non ha.
Il lavoro, solo per fare un’esempio, è una prateria che Salvini non sa abitare per mancanza di strumenti politici
Primo: dettare un’altra agenda, ad esempio. Decidere una volta per tutte che l’agenda politica non possa essere dettata da un bullo nei posti di comando, con i suoi stiletti che frugano tra la cronaca nera di provincia in cerca di un nero da chiamare negro o di una zingara da rivendere come zingaraccia. L’Italia è quel Paese pieno di calli che lavora fino a sera inoltrata, rientra a casa zeppa di preoccupazione e trova comunque l’energia di essere genitore (e chi se ne fotte di che sesso e con che sesso per compagno) e si arrampica su un mutuo che diventa sempre più difficile, intrisa di tristezze per un regalo che non ci si può permettere o una vacanza che non si riesce a regalare. Il lavoro, solo per fare un’esempio, è una prateria che Salvini non sa abitare per mancanza di strumenti politici ma anche l’economia e la politica internazionale sono campi in cui il salvinismo fallisce goffamente.
Secondo: non cadere nella tentazione di usare il suo vocabolario. All’odio non si risponde con l’odio. Meglio: non si usa il vocabolario del proprio avversario se è un accumulo tossico di veleno sparso in giro. Non siamo un Paese che vive solo sul desiderio di schiacciamento ma siamo un Paese che anela a un’alternativa e la comunicazione è politica come la masticazione è la prima fase della digestione. Trovare parole nuove rifuggendo dalla banalità dei segni lasciati in giro dal Capitano leghista è il primo passo per un’ecologia lessicale, intellettuale e quindi anche politica. Non si tratta di essere buoni, si tratta di essere altro rispetto a un codice verbale che sembra l’unico possibile.
Terzo: concentrarsi sulle soluzioni. Ribadire quanto siano sbagliate le azioni di Salvini è certo un dovere costituzionale (spesso) ma il cittadino oltre alla condanna vorrebbe sapere quale sarebbe un’altra soluzione. Se il problema è creato ad arte ci si impegna per smentirlo con i numeri e con i fatti, smettendola di lamentarsi della mancata credibilità ,a impegnandosi a costruirsela e se il problema è reale si propone una reale soluzione che sia comprensibile, possibile e ben descritta. Scriviamolo chiaro: chi è spaventato dall’immigrazione in tutti questi anni non ha ancora capito come risolverebbe il problema la sinistra. E forse è un problema della sinistra, a meno che non si voglia insistere nel dare degli ignoranti a tutti quelli che non capiscono, politicamente un suicidio.
Scriviamolo chiaro: chi è spaventato dall’immigrazione in tutti questi anni non ha ancora capito come risolverebbe il problema la sinistra
Quarto: fare opposizione. Ma fare opposizione opponendosi non su Facebook o con qualche tweet sdegnato. C’è gente profumatamente pagata per concentrarsi su tutti i metodi di opposizione possibile che pensano di potersi limitare allo sdegno: no, non è così. Opporsi significa mettere in campo tutti gli strumenti, fino a tirare la giacchetta al Capo dello Stato, per sottolineare le incongruenze e le bugie. Non abbiamo bisogno di politici che ci dicano che la situazione è grave, ce ne siamo accorti, grazie mille.
Quinto: fare memoria. Che forse sarebbe meglio scrivere fare cultura ma ogni volta che si pronuncia la parola cultura qui si spaventa qualcuno. Comunque questo è un Paese che ha bisogno di Storia con la esse maiuscola, di studiare e di comprendere e condividere, di prendere coscienza del fatto che si stanno ripetendo errori già fatti che abbiamo pagati carissimi. Essere semplici non significa essere banali: si può essere comprensibile senza rinunciare a essere profondi e se non ci riuscite non siete una buona classe dirigente. Per favore, datevi una mossa.
Sono solo cinque idee di decine che ne potrebbero uscire ma decidere fin da domani di mettere in pratica un altro comportamento potrebbe essere utile per segnare un cambio di passo. Anche per smettere di essere il controcanto di Salvini e provare a proporre una melodia. Così, per dire.
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Cosa ha fatto Mussolini? Tutte le bugie del fascismo
Perché è ora di smettere di tollerare imbarazzati lo zio che la domenica a pranzo se ne esce con le solite balle sulle #pensioni, la #tredicesima e le #bonifiche.
Tutti abbiamo un amico, un conoscente o un parente che su Facebook o nella vita reale ammorba gli altri con le solite quattro bugie del Fascismo. Le pensioni. I lavoratori. E la tredicesima. Per non parlare delle bonifiche. Se non lo abbiamo, allora, con buona probabilità, siamo noi.
Ecco a voi un piccolo prontuario di emergenza di riferimento per le più celebri bugie del fascismo. Non sono pochi…
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#apologia di fascismo#Benito Mussolini#bugie del fascismo#cosa ha fatto mussolini#è vero che i treni arrivavano in orario#fascismo bonifiche#fascismo corruzione#fascismo pensioni#francesco filippi#legge mussolini#matteotti#mussolini bonifiche#mussolini esercito#mussolini inps#mussolini mafia#mussolini pensioni#mussolini tredicesima#mussolini treni#perché è stato ucciso matteotti#treni in orario fascismo
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Mi impresión del arte callejero en Italia, comenzó en Roma. Muchos mensajes revolucionarios que dan cuenta de su pasado con el fascismo y comunican mensajes de una sociedad transformada políticamente. Probablemente en Italia sea uno de esos países en los que percibí una especie de relación con lo que conozco, mi país Colombia y en general la cultura regional de los latinoamericanos. Italia es espectacularmente europea pero contiene cierto desdén y desorden que no te permite sentirte del todo alejado de la realidad latinoamericana.
En esta primera parte de Roma, se quedaron los mensajes más políticos y radicales. En lo que pude recorrer de Europa, sobretodo en los lugares turísticos fue normal encontrar mensajes de apoyo a Ucrania, sin embargo, llamo mi atención que en especial en Italia (aunque en otros países también) encontré muchos grafitis que hacían referencia al conflicto entre Palestina y el Estado Ilegítimo de Israel. Notar que aunque en lo oficial no exista referencias a este tema la sociedad que se manifiesta a través del arte callejero lo visibiliza.
Fotti le bugie di sistema!
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🎯
Questo è un elenco di ciò che le persone che ora urlano "il fascismo è tornato in Italia" hanno sostenuto negli ultimi 2+ anni.
- Arresti domiciliari
- Coprifuoco
- Divieto di assembramenti ("assembramenti", termine usato per l'ultima volta ai tempi di Mussolini)
- Repressione di idee e persone dissidenti
- Manipolazione mediatica, PNL, adescamento e Operazioni Psicologiche Militari
- Bavaglio forzato, con kapo aggressivi che ti attaccherebbero se osassi essere libero
- Procedure mediche forzate o ricatti medici (vedi test, vaccini, ecc.)
- Green Pass che certifica un individuo come idoneo a partecipare alla società (compreso l'andare al lavoro)
- Enormi bugie direttamente dal presidente del Consiglio ("se non ti fai vaccinare, ti ammali, fai ammalare gli altri e muori")
- Dichiarazioni incendiarie e controverse del presidente del Consiglio (vedi sopra)
- Chiusura forzata di esercizi privati
- Chiusura forzata di scuole e università
- Cancellazione dei servizi sanitari necessari
- Isolamento forzato
- Pazienti ospedalieri lasciati soli anche in punto di morte
- Cancellazione di alcuni diritti costituzionali
Il fascismo è solo una forma di totalitarismo.
Il totalitarismo può essere ed è in effetti su entrambi i lati dello spettro politico.
Sono forme diverse, ma entrambe fanno schifo e condividono molti punti in comune.
(Vincent Reed)
This is a list of what the people who are now screaming "fascism has returned in Italy" have supported in the past 2+ years.
- House arrests
- Curfew
- Ban on gatherings ("assembramenti", a word last used in Mussolini's days)
- Suppression of dissident ideas and people
- Mediatic manipulation, NLP, priming, and PsyOps
- Forced gagging, with aggressive kapos who would attack you if you dared to be free
- Forced medical procedures or medical blackmailing (see tests, vaccines, etc.)
- Green Pass that certified an individual as suitable for participating in society (including going to work)
- Huge lies directly from the prime minister ("if you don't get vaccinated, you get sick, make others sick, and die")
- Incendiary and divisive statements from the prime minister (see above)
- forced closure of private businesses
- forced closure of schools and universities
- cancellation of necessary health services
- forced isolation
- hospital patients left alone even to point of death
- cancellation of several constitutional rights
Fascism is just one form of totalitarianism. Totalitarianism can be and indeed is on both sides of the political spectrum.
They are different forms, but they both sucks, and they share a lot of commonalities.
(Vincent Reed)
#fascismo#mondo marcio#totalitarismo#politica#zombie#società malata#società#svegliatevi#manipolazioni#aprite gli occhi#sistema#dittatura#verità#schiavi#catene#discernimento#responsabilità
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Documenti e professori dicono bene dell'Italia in Somalia ma per i gendarmi della memoria compimmo solo nefandezze
Documenti e professori dicono bene dell’Italia in Somalia ma per i gendarmi della memoria compimmo solo nefandezze
L’analisi dei documenti d’archivio è fondamentale per lo studio del passato. Il confronto delle risultanze è basilare per unirle alle riflessioni di eminenti studiosi per completare un quadro quanto più possibile corretto e vicino a quelle realtà che non abbiamo vissuto direttamente. Scopri tutte le menzogne raccontate per decenni sulla storia coloniale italiana leggendo il libro “Bugie…
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#bugie coloniali#camillo bechis#colonialismo#De Vecchi di Val Cismon#del boca#democrazia pastorale#fascismo#Ioan M. Lewis#somalia
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Con immenso dolore comunichiamo che Edy Ongaro, nome di battaglia Bozambo, è caduto da combattente per difendere il popolo libero di Novorossia dal regime fascista di Kiev.
Dalle prime informazioni ricevute sappiamo che si trovava in trincea con altri soldati quando è caduta una bomba a mano lanciata dal nemico. Edy si è gettato sull'ordigno facendo una barriera con il suo corpo. Si è immolato eroicamente per salvare la vita ai suoi compagni.
Edy era nato 46 anni fa a Portogruaro, Venezia, raggiunto il Donbass nel 2015 non lo aveva più lasciato.
Era un compagno coraggioso ma fragile ed in Italia aveva commesso degli errori.
In Donbass ha trovato il suo riscatto, dedicando tutta la sua vita alla difesa dei deboli e alla lotta contro gli oppressori.
Ha servito per anni nelle fila di diversi corpi delle milizie popolari del Donbass fino alla fine dei suoi giorni.
Il suo martirio serva a rompere il castello di bugie di questa guerra, ma soprattutto a rilanciare la lotta antifascista e internazionalista.
Il sacrificio di Edy mostri la forza del proletariato che saprà portare al trionfo del comunismo.
Ti salutiamo compagno partigiano con il motto che ti era tanto caro: "Morte al fascismo, libertà al Popolo"
I compagni
Dalla pagina Facebook Collettivo Stella Rossa Nordest
#italia#Donbass#Edy Ongaro#Bozambo#ukrainian russian war#Ucraina#Russia#Guerra#War#antifascismo#antinazismo#internazionalism
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Il testo di Caravana Abriendo Fronteras
Di fronte all’avanzata del razzismo e del fascismo, vogliamo l’esempio di Riace nello Stato spagnolo, in Italia e nell’UE
Nel 1998 nel comune italiano di Riace passarono dalle parole ai fatti accogliendo le 250 persone originarie del Kurdistan che arrivarono in un barcone. Da allora, oltre 6.000 persone sono passate da questo paese calabrese, e questo fatto l’ha reso un esempio mondiale di accoglienza e solidarietà.
In questo momento, il progetto Riace è in pericolo a causa del blocco della maggior parte dei fondi SPRAR (il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) attuato dal 2016 dal governo italiano.
Di fronte a questa grave situazione, il sindaco di Riace, Domenico Lucano, ha recentemente iniziato uno sciopero della fame. Da questi fondi governativi dipendono 150 migranti e gli stipendi delle lavoratrici e dei lavoratori sociali.
A metà luglio in quasi 300 attiviste/i della Caravana Abriendo Fronteras abbiamo viaggiato a Riace per mostrare la nostra solidarietà e per conoscere la sua esperienza. Perciò, in un momento in cui queste iniziative sono più importanti che mai, davanti alla crescita in Europa di discorsi razzisti e xenofobi come quelli del ministro degli Interni italiano Matteo Salvini, la rete Caravana Abriendo Fronteras dà il suo più pieno sostegno al sindaco, alla popolazione [di Riace] e alle persone che vivono lì, considerando che:
"L’accoglienza non è solo una questione morale, legale o di diritti umani, ma un’opportunità per tutte/i", come segnala Lucano.
Riace smonta l’idea che l’Europa non possa accogliere, e prende posizione [affermando che] PUO’ e DEVE accogliere.
Vogliamo anche rivolgerci alle nostre istituzioni, e specialmente alla rete di Città Rifugio per chiedere:
Che si crei una rete europea di città rifugio, in coordinamento con la campagna "porti aperti", e che seguendo l’esempio di Riace si lavori su progetti reali di inclusione e accoglienza degna. Mettiamo da parte i gesti [le buone intenzioni senza conseguenze reali, ndt] e le “toppe” e passiamo all’azione.
Che questa rete si impegni a NON destinare fondi pubblici alla militarizzazione e all’esternalizzazione delle frontiere, e che [invece] si investa in politiche sociali di inclusione.
Che si ponga freno ai discorsi razzisti e criminalizzanti da parte delle istituzioni e dei mezzi di comunicazione.
Che nelle politiche di migrazione e di inclusione si tengano in conto le specificità di donne, uomini e persone LGTBI, di minori accompagnati e non accompagnati [garantendo] spazi sicuri [e] con assistenza psicosociale e sanitaria adattata alle necessità di ogni persona, e che si includa la prospettiva di genere nell’assistenza legale e nel processo di regolarizzazione. Questa prospettiva deve essere applicata nei paesi di origine e soprattutto in quelli di transito e di destinazione.
Collaborazione e reale coordinamento fra le entità che gestiscono le risorse, le istituzioni, le differenti comunità autonome e la società civile, per dare una risposta adeguata alla situazione e assicurare una buona gestione e disposizione delle risorse.
Riace è un modello per tutte/i, simboleggia l’Europa della speranza in cui vogliamo credere e smonta questa Europa Fortezza delle bugie, del cinismo e dell’irresponsabilità.
#IoStoConRiace
#SolidarietàRiace
#SalvareRiace
(Appello di RECOSOL e raccolta di fondi di solidarietà)
Links utili:
abriendofronteras.net - Pagina Facebook - @Caravana_AF
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2 ago 2021 18:48
ITALIA, UN PAESE DI PARA-GURI - INDRO MONTANELLI ERA DAVVERO BRAVO, IL PIÙ BRAVO GIORNALISTA DI TUTTI I TEMPI, ANCHE A SPARARE BUGIE, ESAGERAZIONI, FURBIZIE, DOPPI E TRIPLI GIOCHI, INCOERENZE, SMANIE DI PROTAGONISMO E STREGONERIE VARIE. E LA SORPRESA DEL LIBRO DI CORVISIERI È CHE CI SI RITROVA L'INTERO ‘900 ITALIANO, DAL FASCISMO ALLA RESISTENZA, DAI CRIMINI DI GUERRA ALL'ANTISEMITISMO, DALLA MAFIA ALL'ENI ALLA ROTTURA CON BERLUSCONI, CHE NEL TORNEO DI BUGIE, ANCHE RISPETTO A MONTANELLI RISULTA UN BEL COMPETITOR
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Filippo Ceccarelli per il Venerdì di Repubblica
In definitiva gli italiani hanno un ottimo rapporto con le bugie. Non solo le perdonano e le dimenticano, ma le apprezzano e alcune se le tramandano pure come cose preziose, a patto che siano utili ai loro fini, ben dette, meglio inventate, comunque a tal punto ricamate e romanzate da recare addirittura una verità non così lontana da quella autentica.
Si fa oggi un gran parlare di fake-news, espressione sospettamente anglosassone, ma da secoli gli italiani promuovono i bugiardi, li esaltano, li votano purché siano bravi e simpatici - e Indro Montanelli era davvero bravo, il più bravo giornalista di tutti i tempi, e a suo modo ea volte anche imprevedibile e simpatico nei suoi tratti cavallereschi - ma a volte no.
Nessuno d'altra parte è perfetto, anche se nel suo caso il successo della perfezione giornalistica dipendeva anche dal suo essere un bravissimo e simpatico bugiardone, come del resto molti alti spiriti con varie sfumature sostennero (Croce, Montale, Bauer, Ernesto Rossi, lo stesso Longanesi che di Indro fu l' impresario), come già ampiamente dimostrato da storici di vaglia (Sandro Gerbi e Raffaele Liucci) e come lui stesso ammiccando riconosceva.
Così, per il ventennale della morte la santificazione bibliografica montanelliana sembra normalmente ben avviata. Ma siccome gli anniversari non servono solo a giocare sul sicuro e sull'agiografico è opportuno e magari anche sano segnalare il volume di Silverio Corvisieri, Un cattivo maestro: Montanelli tra mito e fake news (Bordeaux, pp. 315 pagine, euro 18), che con meticolosità documenta invenzioni, balle, esagerazioni, furbizie, versioni contraddittorie, omissioni, acrobazie, doppi e tripli giochi, incoerenze, smanie di protagonismo e stregonerie varie.
E la sorpresa è che ci si ritrova l'intero novecento italiano, dal fascismo alla resistenza, dai crimini di guerra all'antisemitismo, dalla mafia all'Eni al Vajont, fino a piazza Fontana, al maschilismo e alla rottura con Berlusconi, che nel torneo di bugie, anche rispetto a Montanelli risulta un bel competitor.
Ma allora? Allora niente. Allora, seppure esausti e un po' sgomenti, viene da pensare che l'unica chiave che apre la mente e un po' anche il cuore sulla figura di Montanelli, sul giornalismo ieri e oggi e in fondo sulla storia d'Italia, è l 'inesorabile ambiguità che noi italiani, tutti o quasi, ci portiamo dietro e davanti da sempre.
Quell' ambiguità che consente di stupirsi davanti alla più inimmaginabile faccia tosta e al tempo stesso commuoversi dinanzi a descrizioni da applauso. Va da sé che un saggio è molto più impegnativo che imbrattare una statua. Che poi, se la pulisci, torna come prima: bruttina, ma forse perfino trascurabile. Tutto del resto è relativo, a partire dai monumenti.
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Polizia e italiani accusati di aggressioni sessiste? I politici di destra reagiscono con l’omertà di Eretica “Ti infilo il manganello nell’ano“, questa la frase attribuita in una denuncia contro la polizia di Firenze che sarebbe intervenuta per trascinare e bloccare una manifestante antifascista per poi restituirla con traumi alla folla. Così racconta la denuncia pubblicata sulla pagina “Firenze dal Basso” della quale si è parlato sui social gestiti da antifascisti ma che non ha evidentemente indignato tanto quanto quello che è successo al giornalista di Repubblica a Genova. D’altro canto la stessa Repubblica fa una chiara distinzione tra manifestanti e giornalisti. Gli uni eventualmente denunciati per resistenza o divieti di riunione (reati pescati dalla memoria del Ventennio) e gli altri considerati vittime senza se e senza ma. La questione della polizia che viaggia con manganelli e lacrimogeni nelle piazze senza un numero identificativo che aiuti, nei filmati e nelle foto, a riconoscerli, è stata sollevata più volte fin dal G8 di Genova del 2001. E anche allora si parlò di comportamenti violenti e sessisti contro le donne, volti a rafforzare la cultura dello stupro, soprattutto a Bolzaneto. A oggi l’impunità di certi militari è garantita e d’altro canto è difficile dimostrare quel che abbiano detto o fatto se perfino un ministro continua a rafforzare lo stigma dei manifestanti brutti e cattivi dei “centri sociali“. Ministro che tra l’altro dimentica di dire qualcosa di serio quando in piazza ci sono gruppi di estrema destra che fanno apologia del fascismo. Ma in questi giorni questa non è l’unica cosa che è avvenuta contro donne dimenticate da politici di destra sempre pronti a commentare quando si tratta di vittime di stupratori “stranieri”. A Roma una ragazza etiope ha denunciato di essere stata stuprata in una discoteca da persone verosimilmente bianche (italiani?). Persone che sembrerebbero note in quel contesto di cui, come è avvenuto per l’accusa di stupro contro due ragazzi di CasaPound, certi politici non accennano a parlare. Nessun commento sulla presunta violenza sessista delle polizie e così anche per italici e destrorsi ai quali viene sempre attribuita una giustificazione. Militari e italici, peggio se di estrema destra, sono le categorie protette dai vari leghisti e fratelli italioti. Questo atteggiamento è pari all’omertà di chi protegge logiche di branco eticamente inaccettabili. Omertà che in certi contesti diventa necessaria perché la propaganda elettorale è più importante della salute fisica delle donne.... La propaganda dice che le donne vengono stuprate dagli stranieri. Se, loro stesse straniere, denunciano uno stupro commesso da italiani crolla il castello di bugie costruito da chi in fondo nega la violenza di genere per sostituire quel concetto con una comoda e fascistoide teoria sull’invasione etnica che mette a rischio le “nostre donne”. Se sulle pagine Facebook di politici di destra non leggiamo alcun commento forcaiolo nei confronti degli accusati italiani lo dobbiamo a questo. Anche gli esponenti di estrema destra si propongono come protettori e controllori. Sessisti in entrambi i casi. Mi chiedo perciò quando si potrà parlare di violenza di genere senza strumentalizzare le donne e, soprattutto, mostrando un reale interesse per le vittime. Quell’interesse parte dall’ascolto. Non ci servono protettori, non ci serve una società in cui i padri padroni ci rendono invisibili mentre giocano a primeggiare su chi ce l’ha più lungo. Non ci servono tutori che quando acquisiscono potere di controllo possono fare di noi quel che vogliono, senza mai mettere in discussione la radice sessista che li caratterizza. Ci servono strumenti che noi potremo utilizzare per difendere noi stesse. Strumenti che mai potranno dirci “ti infilo un manganello nell’ano” o “difendiamo le nostre donne”.
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Le bugie della guerra, ora tocca ai curdi. Parliamo dei "Lupi Grigi" turchi
È sempre difficile giustificare una guerra, portatrice di morte per militari e civili. Uomini, donne e bambini innocenti che porteranno per tutta la vita i segni del conflitto, facendo germogliare sentimenti di odio e rancore che si tramanderanno per generazioni e che provocheranno, molto probabilmente, altre guerre. Non esiste alcuna risposta per giustificare un conflitto. Nonostante le motivazioni che "diplomaticamente" vengono diffuse all'opinione pubblica, il più delle volte ci sono false verità, ovvero verità celate. L'attacco della Turchia in Siria contro le roccaforti curde è un'azione militare convenzionale contro una popolazione e non contro un esercito regolare dal momento che i curdi non hanno alcuna componente militare statuaria. Hanno solo il merito di aver respinto e messo in carcere tantissimi miliziani dell'Isis, vanificandone l'avanzata verso il nord della Siria. Di verità celata ne parla Alberto De Filippis su euronews.it. Parla di una guerra fondata sulle bugie dove l’unica a rimanere sconfitta è la verità. Di pari passo che le operazioni militari in funzione anticurda, in Siria procedono le operazioni di propaganda, Ankara vuole dimostrare che, congiuntamente ai suoi alleati siriani, avanza in maniera chirurgica, riducendo al massimo le perdite. I curdi, che non dispongono di aeronautica, ripetono di star resistendo. La propaganda delle due parti è quella attorno alla città di Tel Abyad. Si tratta di uno dei centri lungo la M4, snodo di una delle poche autostrade ancora esistenti, che permettono lo spostamento di truppe e un indubbio vantaggio tattico per chi la controlla. In tutto questo paiono abbastanza velleitarie le richieste della cancelliera tedesca Angela Merkel che avrebbe chiesto al presidente Erdogan di interrompere le operazioni. Nemmeno la minaccia di Berlino e Parigi di bloccare le forniture militari sembra far paura ad Ankara. Le forze turche sarebbero penetrate di una trentina di chilometri in territorio siriano. Secondo L'Onu: sono già 130 mila gli sfollati fuggiti dalle loro case. Erdogan, che si è vantato dell'uccisione di circa 500 combattenti dello YPG, continua a ripetere che le operazioni sono contro i terroristi, non contro "i curdi che sono nostri fratelli". Sul bombardamento di postazioni Usa nella zona di Kobane, gli Usa continuano a chiedere spiegazioni ad Ankara. I turchi sapevano della presenza americana nel nord est della Siria quando hanno sparato colpi di artiglieria. E l'attacco potrebbe essere stato voluto. Lo riferiscono al Washington Post alcuni funzionari americani, sollevando l'ipotesi che la Turchia abbia volontariamente bombardato vicino all'avamposto americano con il probabile obiettivo di allontanare le truppe statunitensi dal confine. Erdogan e i Lupi Grigi Il segno di riconoscimento dei Lupi Grigi è la “testa di lupo” formata a braccio teso col pollice, il medio e l’anulare che si toccano e l’indice e il mignolo in forma di corna (le orecchie del lupo). In pochi anni la Turchia è profondamente cambiata, il richiamo dell’Islam solletica le corde del sentimento popolare. È la giovane generazione che sente più forte il richiamo alla tradizione del velo e della preghiera quando i padri se ne erano allontanati con la secolarizzazione e le mode occidentali imposte da Mustafà Kemal Ataturk.
I movimenti nazionalisti d’estrema destra sono usciti dalla semiclandestinità; non temono più di esporsi né d’essere perseguiti per legge come capitava con i governi militari che vigilavano sul rispetto della Costituzione laica. Il turco è sempre stato fortemente nazionalista. Col ritorno dell’Islam è ripreso anche il sentimento d’orgoglio e di nostalgia che il kemalismo modernista aveva scoraggiato e represso. Non si cancella per decreto l’intima natura di un popolo. “Turkut” significa letteralmente “i forti”. I turchi sono sempre stati un popolo conquistatore e guerriero e da popolazione nomade dell’Asia nordoccidentale si stabilirono nell’attuale Turchia dopo aver sottomesso i popoli circostanti, turcofoni e arabi, e fondato uno dei più potenti imperi durato sette secoli. Il movimento nazionalista dei Lupi Grigi, rappresentato ufficialmente dall’Mhp (Partito di azione nazionalista), è l’interprete più intransigente della corrente nostalgica che postula il ritorno dell’Impero ottomano Da una costola del movimento è sorto il gruppo ultranazionalista islamico “Nizami Alem” (Ordine dell’Universo) che fornisce armi agli indipendentisti ceceni ed è legato alle organizzazioni fondamentaliste libanesi nella comune visione del risveglio islamico e della guerra santa all’Occidente. Se prima erano tollerati, oggi son tornati a far politica e a predicare liberamente. In fondo il loro nazionalismo non era in contrasto con la politica dei governi tradizionalmente legati agli Usa e fortemente anticomunisti e antirussi. Ad Ankara e Istanbul può capitare di imbattersi in vecchi edifici che espongono la bandiera turca nella curiosa versione di tre piccole mezzelune bianche in campo rosso, si dice nel significato del grande Impero ottomano allargato a tre continenti: Asia, Africa, Europa. E tuttavia negli strati più moderni della società turca s’è imposta l’idea che per entrare in Europa bisogna far giustizia dei tabù che hanno finora impedito ad Ankara di riconoscere lo sterminio degli armeni e di altre minoranze (curdi e greci) compiuto nel 1915-16 nel disfacimento dell’Impero ottomano. Sono stati i lupi Grigi con bandiere e simboli a impedire lo svolgimento del primo convegno sul genocidio armeno organizzato fa da 200 intellettuali nella piccola università privata di Bilgi, un quartiere popolare di Istanbul. Per i nazionalisti gli armeni non esistono, di conseguenza non può esserci stato alcun genocidio, così come non esiste il problema curdo, perché il Kurdistan, nella regione sudorientale del Paese, non compare sulla carta geografica. “Il turco non ha altro amico che il turco” è lo slogan orgoglioso e solitario dei Lupi Grigi. Sono i più tenaci avversari dell’Europa e rimpiangono piuttosto il glorioso passato che non disperano di far rivivere un giorno non lontano. La premessa è stata la riappropriazione dell’identità musulmana, insieme alla matrice turca emendata da ogni contaminazione europea e occidentale. Il crollo dell’Unione Sovietica ha liberato le repubbliche turcofone e islamiche dell’Asia Centrale che, come secoli addietro, potrebbero subire il fascino e l’attrazione di un resuscitato grande impero turco egemone nell’Asia centro-occidentale. È il sogno dei Lupi Grigi, eredi del Movimento nazionalista e xenofobo dei Giovani Turchi, che all’inizio del secolo scorso diede inizio a una violenta campagna per l’eliminazione di ogni influenza straniera dai territori dell’Impero. Da quel momento gli interessi italiani in Libia, allora sotto la dominazione ottomana, non parvero più sicuri. Roma chiese garanzie che la Sublime Porta non poté dare. L’Italia dichiarò la guerra che portò al possesso italiano della Libia nel 1911-12. Una rumorosa contestazione con lancio di uova e tentativi di aggressione impedì anni fa il normale svolgimento del Natale ortodosso che la comunità greca di Istanbul (1.500 elementi) celebra ogni anno. I Lupi Grigi si sono assunti la responsabilità dell’azione, accusando i greci di coltivare la nostalgia di Costantinopoli e minacciandoli di ritorsioni: «Siamo pronti a rifare quello che i nostri antenati hanno fatto 500 anni fa». Le denunce di istigazione alla violenza sono cadute nel vuote. I Lupi Grigi, chiamati Ulkuculer (idealisti), godono in Turchia di simpatie crescenti e si moltiplicano nel Paese i centri di reclutamento mo occidentale. Privi finora di obiettivi forti e riconoscibili, hanno finalmente trovato il nemico da combattere, dopo la condanna dell’ateismo comunista e le persecuzioni contro il popolo curdo. I Lupi Grigi, come movimento nazionalista e xenofobo, hanno mostrato di avere le stesse idee confuse di certi regimi arabi che trovano comodo addossare all’Occidente le cause dei loro mali, ivi comprese le satrapie tiranniche che sono sempre state una loro esclusiva specialità. Il Mhp, braccio politico dei Lupi Grigi, diffuse nelle maggiori città del Paese un volantino che diceva: «Sia maledetto il fascismo! Pugno di ferro contro i nemici dei musulmani», con una foto di Hitler, affiancata da quella di Bush con una svastica al braccio. È probabile che anche i Lupaganesipi Grigi (già responsabili con Ali Agca dell’attentato al Papa) abbiano cancellato Israele dalla carta georafica come hanno fatto i palestinesi, amici dei terroristi e della sinistra italiana. Ma giova ricordare agli immemori che nell’ultima guerra mondiale gli arabi erano alleati dei nazifascisti e che il Gran Muftì di Gerusalemme, Amin El Husseini (uno zio di Arafat), nel 1941 invocò «il diritto degli arabi a risolvere la questione degli ebrei nei territori arabi nella stessa maniera nella quale la questione ebraica veniva risolta nei territori dell’Asse», e nel 1944 da radio Berlino, invitando gli arabi a massacrare gli ebrei ovunque si trovassero, fece l’elogio della “soluzione finale”. La purezza della razza invocata dai Lupi Grigi fa il paio con la xenofobia e l’orgoglio islamico delle origini. I nemici sono quelli che la tradizione maomettana ha sempre indicato come i più prossimi e pericolosi: l’Europa cristiana, l’America liberale, gli ebrei sionisti “usurpatori”. https://youtu.be/rnLtHczNwb8 Read the full article
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