#treni in orario fascismo
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Quando i giornalai restano sul vago riguardo ai criminali si tradiscono da soli, si capisce che c'è qualcosa che per ordini mai espliciti ma notori è necessario COPRIRE, altrimenti salta l'incarico a cottimo e pure sottopagato.
Come nel fascismo i treni dovevano arrivare sempre in orario, oggi le RISORSE son qui solo per fare i lavori che non vogliamo più fare e per ricordarci il debito che avremmo (?) nei confronti degli sfruttati.
Ogni tanto però qualcosa sfugge. Qui han messo le foto del rapinatore violentatore, un non meglio specificato "operaio" (elitari classisti!): parrebbe nironiro ma è sicuramente il mio pregiudizio a colorare quelle gambe e arricciare quei peli in testa. Del resto, vien da dire: E' NORMALE sia stato una "risorsa", non fa più notizia.
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“Il 27 ottobre 2005, nel programma su Rai 1 Rockpolitik, Adriano Celentano e Roberto Benigni fanno il verso a Totò e Peppino e scrivono una lettera di scuse al premier Silvio Berlusconi. Benigni detta a Celentano: «Silviuccio, hai fatto tante cose belle per gli italiani, come per esempio …». E li si blocca. Lunga pausa di imbarazzo, poi Benigni telefona a un ex compagno di scuola per farsi dare un suggerimento. Invano. «Ha detto che fa un giro di telefonate e poi richiama». E torna a dettare a Celentano: «Le cose belle che hai fatto sono tante e le sai te. Per scriverle tutte ci vorrebbero talmente tanti fogli e biro …». Quella sera, mentre in secondo governo Berlusconi volge al termine e i sondaggi danno il centrodestra in picchiata, molti italiani si riconoscono nell’imbarazzo di Roberto e Adriano: che cosa ha lasciato il Cavaliere di utile per tutti i cittadini all’infuori di sé? Nulla”.
(Marco Travaglio, Il santo. Beatificano B. per continuare a delinquere. Il libro definitivo per non dimenticare nulla, Paper First, Roma, 2023, p. 349).
Il cdx è al potere dal 1994, con alcune pause in cui ha governato il csx, stupisce oggi dopo 30 anni constatare il divario fra le promesse elettorali e ciò che hanno davvero realizzato, l’incapacità di ciascuno di noi di poter affermare che qualcosa di buono per tutti l’hanno veramente fatto, insieme, o singolarmente.
Salvini è stato più volte ministro, vi viene in mente qualcosa da ricordare durante questi suoi incarichi? Giorgia Meloni fu ministra della Giovinezza, ricordate qualche provvedimento speciale per i giovani?
Nulla? Ma proprio nulla?
A dire il vero io qualcosa l’ho trovata, la legge che vieta di fumare nei luoghi chiusi del ministro della salute Sirchia nel 2003 durante il governo Berlusconi II; la cosa stupisce ancora di più se consideriamo che i suoi predecessori furono Umberto Veronesi (governo Amato) e Rosy Bindi (governo Prodi - D’Alema I e D’Alema II), nessuno di loro ci aveva nemmeno pensato.
Per il resto il NULLA, non sto qui a ripetervi dell’aumento delle pensioni, del calo delle tasse, della lotta alla disoccupazione, delle infrastrutture, del Ponte sullo Stretto …
E ora se ne viene ancora Salvini, bello fresco come un mazzo di rose e spara: “Voglio un treno ad alta velocità che colleghi Palermo a Vienna, altro che grigismo ideologico”.
Vienna calling! Lucio Dalla cantava del "treno Palermo Francoforte" però.
Tutto questo accade durante una catastrofe in cui treni, aerei, piroscafi, navi, bus e corriere arrivano regolarmente in ritardo, tanto che il ministro ha furbescamente modificato l’orario di percorrenza, allargandolo, così da rientrare nei limiti.
Questo è l’unico fascismo dove i treni non arrivano in orario, oppure vengono fermati ad personam per far scendere qualche ministro.
Già che ci siamo io vorrei anche un negroni con la fetta d’arancia e l’ombrellino sopra, servito dolcemente da cameriere giovani e belle vestite di un pareo multicolori hawaiano e di una collana di fiori, prego ministro, veda un po’ se ci può stare nel suo treno.
#roberto benigni#adriano celentano#rockpolitik#marco travaglio#il santo#sirchia#legge contro il fumo#matteo salvini#treno alta velocità palermo vienna#lucio dalla#palermo francoforte
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Col fascismo i treni arrivavano sempre in orario.
Col governo giallorosso ad arrivare in orario sono le navi.
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Perché i negazionisti del fascismo che ronzano attorno a Meloni e Mussolini sono pericolosi Ci sono vecchi negazionismi e nuovi negazionismi. I vecchi negazionisti erano pseudo storici che hanno inventato le teorie più strampalate per negare la Shoa, ridurre i Lager a un set cinematografici in stile Hollywood, arrampicarsi sui vetri scivolosi di una Storia totalmente inventata, dove gli Ebrei erano dei complottisti malvagi che volevano succhiare il sangue delle razze pure. Per il fascismo italiano il negazionismo era più da bar: in fondo Mussolini aveva fatto anche delle cose buone, i treni arrivavano in orario, c’erano le pensioni, i reati erano diminuiti, o forse persino spariti, e se non avesse seguito quel cattivone di Hitler… Per anni abbiamo ascoltato la favola del fascismo buono e un po' ingenuo e dei fascisti come dei benefattori dell’Italia, e sulla Resistenza qualcuno aveva addirittura ipotizzato che si fosse trattato di una guerra civile e che tutti i morti, partigiani e aderenti alla Repubblica Sociale, meritassero la stessa dignità e l’identico trattamento. Sarebbe facile demolire la fragile impalcatura di queste opinioni, ma oggi circola una nuova e più insidiosa versione aggiornata del negazionismo. La Destra italiana e tutta la corte di giullari da salotto televisivo, travestiti da sapientoni che ronza intorno al duo Salvini-Meloni sostiene l’idea che l’antifascismo è oramai superato e che l’antifascismo in assenza di fascismo è un inganno che presunti poteri forti hanno inventato ai danni del popolo sfruttato. Come si vede questo nuovo negazionismo non nega che il fascismo sia stato una pagina oscura e sbagliata della Storia italiana, ma si limita a liquidare la questione come anacronistica: il fascismo non esiste più, quindi non ha ragione di esistere l’antifascismo. Ciò che si vuole depotenziare non è il fascismo, ma l’antifascismo e con esso tutti i valori, i riferimenti, che hanno rappresentato una diga potente nei confronti dei rigurgiti fascisti che hanno macchiato la storia repubblicana. I nuovi negazionisti, leghisti, meloniani e tutto l’arcipelago delle sigle dell’estrema destra sono molto più pericolosi del vecchio negazionismo e preparano l’avvento di un nuovo fascismo che ci deve preoccupare. A tutta questo variegato mondo di politici, intellettuali, giocolieri e mangiatori di fuoco basterebbe ricordare un prezioso libro di Umberto Eco, uscito alla fine dell’altro secolo, intitolato Il fascismo eterno, nel quale si legge che il fascismo italiano è stato una dittatura e che al di là del Ventennio ci sono alcune caratteristiche tipiche di quella filosofia politica che persistono e lo rendono, in qualche modo eterno, ripetibile anche in futuro. Il fascismo è una tentazione dell’anima, un modo di concepire la realtà, le relazioni umane, offre una nebulosa di valori, quali il culto della tradizione, il rifiuto delle differenze, la condanna del libero pensiero e della critica, il nazionalismo esasperato, l’esaltazione della guerra e infine un populismo qualunquista, in cui il popolo è solo la comparsa al servizio del leader, capo carismatico. Sarebbe sufficiente l’esame approfondito di questi elementi ideologici per confutare l’idea che il fascismo sia morto e quindi anche l’antifascismo. Sono proprio i nostalgici dell’antico regime che non avendo il coraggio intellettuale e morale di dichiararsi sinceramente fascisti indossano l’abito neutro del politico e del pensatore di Destra, nella speranza di fascistizzare nuovamente il nostro Paese, senza dichiararlo apertamente. Per le forze democratiche e progressiste il compito è sempre lo stesso, da più di settant’anni: rigettare nella pattumiera della Storia le illusioni dei negazionisti e innervare di Giustizia quella Libertà riconquistata il 25 aprile del 1945. di Antonio Rinaldis
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Zona Rossa - Giorno #47
Quest’anno la festa della Liberazione la festeggiamo in casa. A tutti coloro che “ma qvando c’era lvi i treni arrivavano in orario” un sonoro schiaffo. Perché se possono esprimere opinioni così abiette (e tra l’altro illegali in quanto apologia del fascismo) è solo grazie a questo 25 aprile.
Ci sono fatti che non dovrebbero essere opinabili
Ci sono opinioni che potrebbero essere tranquillamente abolite perché la propria libertà finisce sempre dove comincia quella del prossimo.
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Si scrive "madamato", ma si legge "stupro legalizzato". Un termine usato nelle ex-colonie italiane, prima in Eritrea e successivamente anche nelle altre colonie, Libia e Somalia. Mussolini col "madamato" permetteva a tutti i fascisti la propria bambina (7-8-9-10-11 anni) dentro il letto. Non solo ai militari, ma anche ai civili. Credo sia ovvio che solo un pervertito pedofilo può permettere tale scempio, una persona normale non la penserebbe nemmeno una schifezza del genere. Tra l’altro sono tante le testimonianze di stupri ai danni di ragazzine che hanno avuto la sfortuna di incontrare Mussolini.
Ecco ciò che scriveva in Italia la propaganda fascista nelle sue riviste e nei suoi quotidiani: "Non si sarà mai dominatori, se non avremo la coscienza esatta di una nostra fatale superiorità. Con i negri non si fraternizza, non si può e non si deve".
Il madamato, oltre alla schiavitù sessuale produsse un'altra atrocità, non secondaria, i bambini nati da questi abusi. Il fenomeno portò alla nascita e al lor contestuale abbandono di migliaia di figli "meticci" non riconosciuti dal padre la cui unica sorte era quella di essere abbandonati. Oltre a Mussolini, un personaggio italiano famoso, Indro Montanelli, "confessò" in un'intervista del 1982 (la trovate su youtube) di aver avuto, grazie al madamato, una bambina di 11 anni e mezzo nel proprio letto, si chiamava Fatima e la definiva "un animalino docile". Il madamato segnava il dominio autoritario e assoluto del colonizzatore sull'indigeno, dell'uomo sulla donna, dell'adulto sul bambino, del libero sul prigioniero, del ricco sul povero, del forte sul debole. Il madamato fu abolito dagli stessi, anni dopo, per lo scandalo che si innalzava viste, oltre le morti delle bambine a causa delle violenze sessuali, anche quelle per complicazioni durante e dopo le gravidanze.
La gente sul fascismo sa ancora ben poco e, i fascisti non leggono, non leggeranno tutto l'articolo, quelli non hanno cultura nè coscienza ed inizieranno ad insultare. Molti credono ancora "ai treni arrivati in orario" e altre idiozie diffuse da questa gentaglia. Sul madamato potete documentarvi quanto volete, sbaglierete se cercherete informazioni su blog e pagine fasciste, ma sarà facile trovare l'intervista di Montanelli e documenti a riguardo in rete.
Potrete capire chi avrete difronte quando cercheranno di insabbiare questa triste e amara storia.
Se avete letto tutto, complimenti per continuare ad essere persone che cercano di andare oltre il semplice slogan.
(Fonte: Antonella Ripani - Prima gli esseri umani)
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Più del 15% degli italiani nega l'Olocausto, il 48% vuole l'uomo forte, il 94% afferma che le donne sono responsabili di femminicidi e violenze di genere, maggior parte dei medici ginecologi è obiettore sull'aborto, i media mainstream affermano che sono gli americani a liberare Auschwitz (non i sovietici come diceva la realtà); le istituzioni e la politica equiparano il comunismo con il fascismo e il nazismo, affermano che i partigiani erano carnefici e i nazifascisti erano vittime; il calcio femminile è un covo di lesbiche, i cinesi e gli africani sono portatori di virus e di altre malattie, criticare i crimini di Israele contro i palestinesi è sinonimo di antisemitismo, i francesi che protestano contro la riforma delle pensioni sono delle "bestie", coloro che combattono realmente i jihadisti dell'ISIS e Al Nusra (Iran, Siria, curdi, Russia) sono dei terroristi, i separatisti anticinesi di Hong Kong sono degli 'oppositori pacifici', i gangster venezuelani contro il legittimo governo socialista del Presidente Maduro sono 'persone disperate contro il regime', i figli degli operai e dei proletari devono essere separati nelle scuole e non devono studiare, i vaccini provocano l'autismo, la terra è piatta, il posto di lavoro fisso è una monotonia, il razzismo e l'antisemitismo sono una goliardata, gli immigrati sfruttati sono una risorsa; lo straniero ruba, spaccia e uccide, i trentenni di oggi sono pigri, ci sono più maschicidi che femminicidi, Bettino Craxi vittima del golpe, su Bibbiano "i bambini non si toccano" (ma se sono stranieri sì invece) ecc.
È veramente aberrante sentire tutto ciò sui social, sui media e sui giornali. È la dimostrazione di come il passare dei tempi può causare questi fenomeni e questi effetti molto negativi. Qui non si parla di "si stava meglio quando si stava peggio" o "ai tempi era meglio così" e via dicendo, ma di come la gente sia chiusa, corrotta, depravata, troglodita, moralista e bigotta.
Se siamo finiti così, è perché personaggi politici, giornalisti e altre notorietà, più sentiti e visti, abbiano portato a creare questo clima. D'altra parte, abbiamo a che fare pure con i soliti spontanei che, col pretesto di combattere il riemergere dei fascisti e dei razzisti, si immergono in contesti ridicoli. Ma nessuno fa da tragedia l'imminente chiusura della Whirlpool a Napoli, il licenziamento di più di 800 lavoratori dell'Auchan acquistato dalla Conad, il taglio della sanità e dell'istruzione pubblica per finanziare quella privata, le continue morti sul lavoro, la delocalizzazione di molte aziende, lo sfruttamento degli immigrati nell'agricoltura, l'elevata disoccupazione giovanile.
In Francia e in Cile, ci sono proteste e rabbie sociali contro le politiche antisociali e antipopolari; in Italia, invece, si pensa solo all'uomo forte, all'immigrazione e ai fantomatici treni che passavano in orario.
La mancanza di cultura generale, d'istruzione e di formazione è la vera causa del degrado sociale e culturale del paese. La cultura è l'arma più potente contro l'ignoranza e la negazione.
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Cosa ha fatto Mussolini? Tutte le bugie del fascismo
Perché è ora di smettere di tollerare imbarazzati lo zio che la domenica a pranzo se ne esce con le solite balle sulle #pensioni, la #tredicesima e le #bonifiche.
Tutti abbiamo un amico, un conoscente o un parente che su Facebook o nella vita reale ammorba gli altri con le solite quattro bugie del Fascismo. Le pensioni. I lavoratori. E la tredicesima. Per non parlare delle bonifiche. Se non lo abbiamo, allora, con buona probabilità, siamo noi.
Ecco a voi un piccolo prontuario di emergenza di riferimento per le più celebri bugie del fascismo. Non sono pochi…
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#apologia di fascismo#Benito Mussolini#bugie del fascismo#cosa ha fatto mussolini#è vero che i treni arrivavano in orario#fascismo bonifiche#fascismo corruzione#fascismo pensioni#francesco filippi#legge mussolini#matteotti#mussolini bonifiche#mussolini esercito#mussolini inps#mussolini mafia#mussolini pensioni#mussolini tredicesima#mussolini treni#perché è stato ucciso matteotti#treni in orario fascismo
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VORREI
Vorrei essere come te, commentatore di ForlìToday, che fai colazione felice di aver dato del pidiota a tutti, che ti senti unico per aver capito la cospirazione radical chic che sta dietro a ogni cosa, che gridi “SVEGLIA!1!” e ti opponi alla storia insegnata a scuola perché è una storia scritta dai vincitori e perciò è falsa, finta come i finti profughi che hanno lo smartphone e vogliono il wi-fi, che vanno aiutati a casa loro, ospitati a casa dei buonisti, o lasciati morire in mare, lo stesso mare dove compravi i CD dai marocchini, negli anni ’90, per spendere meno. Vorrei essere come te, commentatore di ForlìToday, che ti schieri con chi vive per strada, in mezzo ai rifiuti che tu abbandoni per manifestare contro la raccolta porta a porta, e fai le collette alimentari per loro, ma solo se sono italiani, firmando per un’associazione fascista che si dichiara femminista, e se ti danno dell’incoerente tu reagisci d’istinto, accusi i sinistroidi di fare tanto gli intelligenti, quando il comunismo ha fatto milioni di morti, molti più del fascismo, che invece ha fatto anche cose buone. Vorrei essere come te, commentatore di ForlìToday, che quando ti senti attaccato tiri fuori l’arma segreta e cali l’asso dei terremotati. Se ti dicono che sei sessista, tu cali l’asso, se ti dicono che sei razzista, tu cali l’asso, se ti dicono che sei fascista, tu cali l’asso e tiri fuori gli italiani morti per il freddo, nelle roulotte, mentre le false ONG portano i vestiti sui barconi. “Chi ti ha chiesto niente?” Rispondi a chi ti propone di organizzare qualcosa per le terre colpite dal terremoto, ma tu non capisci, non hai sensibilità, non hai ironia, non hai niente se non un generatore automatico di frasi sgrammaticate che terminano con “Forza Lega!” o “Salvini love!” Vorrei essere come te, commentatore di ForlìToday, che ti indigni per il centro commerciale voluto dai sinistronzi, ma in centro storico non ci vai perché c’è il degrado, che scrivi “è finita la pacchia!”, ma la badante pagata in nero la tieni, così non paghi le tasse volute dal governo precedente non eletto dal popolo, che fa pagare agli italiani i soldi regalati agli immigrati, 35 euro al giorno per bivaccare sotto le poste, spacciare, stuprare. È nella loro cultura, cultura che tu, commentatore di ForlìToday, rispetti quando vai nei loro paesi, non come loro, anche se “con i loro paesi” tu intendi Sharm El Sheik e la Tailandia dove vai a scopare le minorenni d’inverno, prima di tornare a casa e lamentarti che l’albero di Natale in piazza faceva schifo. Vorrei essere come te, commentatore di ForlìToday, che dici agli altri di fare volontariato, invece di manifestare con le zecche dei centri sociali, quelli che spaccano tutto, che sono i veri fascisti. E ricordi quando c’era Lui, i treni in orario, i marò, le foibe e i soldi che la dittatura piddì usa per finanziare gli scafisti e aiutare i clandestini a rubarci il lavoro e violentare le nostre figlie. Combatti per il crocefisso nelle scuole, contro la teoria gender e la cannabis legale, perché la famiglia tradizionale non si tocca (ma un po’ di bamba con i trans non fa male a nessuno, alla faccia dei rosiconi). Vorrei essere come te, commentatore di ForlìToday, che hai 50 anni, la maglietta di Salvini col bavero alzato, il cappellino con gli occhiali da sole sopra, sulla visiera, la barba che è un filo che segue la linea della mascella, e il cellulare nella custodia di pelle, infilata nella cintura. Vorrei essere come te, commentatore di ForlìToday, che hai 60 anni, le labbra rifatte e il rossetto che gonfia, la pelle che cade, le borse sotto agli occhi, mentre mandi i baci nei selfie che ti spari alla festa della Lega al Foro Boario. Vorrei essere come te, commentatore di ForlìToday, trentenne in camicia, col gel nei capelli, il tatuaggio col fascio littorio, le foto in palestra con i muscoli, le vene grosse, il cervello vuoto, il cazzo piccolo. Vorrei alzarmi al mattino e avere un solo livello di pensiero, un livello dove i verbi con l’acca non esistono e il congiuntivo è una malattia degli occhi. Vorrei scrivere minchiate su Facebook, fare la comunione la mattina, il centro commerciale il pomeriggio, le ronde squadriste la sera. Vorrei sentirmi più intelligente degli altri, andare in giro a testa alta, senza vergogna, parlare di tutto senza dire niente, e dormire tranquillo, la notte, come un bambino. Vorrei essere come te, commentatore di ForlìToday, per svegliarmi ed accorgermi, di colpo, di cosa sono, aprire la finestra e buttarmi di sotto, solo per dire, finalmente, uno di meno.
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Sono una militante antifascista dai tempi delle scuole medie (all’epoca ci si politicizzava presto erano gli anni in cui i fascisti mettevano le bombe nelle piazze e sui treni, nelle banche e, a Trieste, persino nelle scuole elementari della minoranza slovena - e qui fortunatamente senza vittime). Ho sempre visto la Resistenza ed i militanti di essa come dei modelli cui tendere, per il coraggio e la forza che avevano dimostrato schierandosi dalla parte “sbagliata” per chi stava loro intorno ma “giusta” in senso assoluto. Uno dei primi libri a segnare la mia crescita politica nell’adolescenza è stato “Senza tregua” di Giovanni Pesce, la cui colonna sonora erano “Un biglietto del tram degli Stormy six”, e “la Gap” di Dario Fo, che ne condividevano le vicende e i contenuti.
A Trieste la Resistenza era anche internazionalista, partigiani italiani e sloveni che avevano combattuto assieme, e la memoria di questa epopea è stata trasmessa negli anni dalle canzoni del Coro Partigiano Triestino Pinko Tomažič. In più di quarant’anni di lotta politiche i punti fermi che mai mi hanno abbandonato sono stati la contrarietà alle guerre, la solidarietà internazionale, l’antifascismo ed il rispetto della memoria della Resistenza.
A metà degli anni ‘90, dopo la “caduta” del muro di Berlino e la dissoluzione della Jugoslavia scattò l’offensiva contro la Resistenza, offensiva che (prima di scagliarsi contro la Resistenza italiana, vedi i libri di Pansa) iniziò con un attacco ai militanti che operarono al confine orientale, con la montatura del “processo per le foibe”, partito da denunce di una sorta di task-force che comprendeva leghisti con un passato nel neofascismo filogolpista come il sedicente ricercatore storico Marco Pirina, indicato come consulente dall’avvocato piduista Augusto Sinagra che si attivò, assieme ad esponenti delle associazioni degli esuli e dell’ormai disciolto MSI per denunciare una serie di comandanti partigiani (italiani sloveni e croati), accusati in base a prove inesistenti di avere commesso una serie di nefandezze ed addirittura un “genocidio” (come pretese il PM che condusse l’inchiesta, il simpatizzante di Alleanza Nazionale Giuseppe Pititto). Fu in quel momento che decisi di mettermi a studiare le “foibe”, perché trovavo inaccettabile che compagni partigiani, ormai di una certa età, dovessero finire sotto giudizio (ma soprattutto trattati come “mostri in prima pagina” da una certa stampa) per fatti non avvenuti, almeno non nei termini di cui parlava l’accusa di Pititto.
Il primo atto d’accusa contro questa montatura fu “Operazione foibe a Trieste”, pubblicato nel 1997, che valse a me e alla casa editrice una richiesta di danni milionaria (350 dell’epoca) da parte del giudice Pititto (il Tribunale civile poi gli diede torto, ma per poter continuare a richiederci il risarcimento Pititto rinunciò a continuare la causa che aveva iniziato, ed alla quale sembrava tenere tanto; comunque anche il “processo per le foibe” si concluse con un nulla di fatto, grazie soprattutto al lavoro di ricostruzione storica che conducemmo come consulenti della difesa), e mi valse inoltre una serie di querele (tutte archiviate) e, dulcis in fundo, anche qualche minaccia di morte ed intimidazioni varie.
Per la difesa dei partigiani accusati di essere degli “infoibatori” si costituì un gruppo di persone (tra cui cito Alessandra Kersevan e Sandi Volk, in quanto sotto tiro in questi giorni per la conferenza di Parma su cui tornerò più avanti), gruppo cui anni dopo Kersevan volle dare il nome di “Resistenza storica”, perché il nostro lavoro era, ed è tuttora, quello di fare ricerca storica resistendo alle manipolazioni ed agli stravolgimenti di coloro che usano la storia a scopi politici, per denigrare l’antifascismo e riabilitare la zona grigia se non addirittura il nazifascismo. Abbiamo lavorato per anni, consultando archivi, leggendo testi, intervistando testimoni, confrontandoci tra noi ed il lavoro che abbiamo fatto è visionabile online nella pagina http://www.diecifebbraio.info/ e nel catalogo della collana Resistenza Storica della Kappa Vu http://shop.kappavu.it/categoria-prodotto/storia-it-it-it/resistenza-storica/.
Su questi argomenti, dopo “Operazione foibe a Trieste”, nel 2005 ho pubblicato “Operazione foibe tra storia e mito” e nel 2019 “Operazione Plutone. Le inchieste sulle foibe triestine”. Nel frattempo, nel 2013 ho pubblicato uno studio sull’Ispettorato Speciale di PS “La Banda Collotti. Storia di un corpo di repressione al confine orientale”. Ho anche dato alle stampe, in autoproduzione, una serie di dossier dedicati alla storia del confine orientale a cavallo della Seconda guerra mondiale (tra i molti segnalo “La foiba di Basovizza”; “Il caso Norma Cossetto”, “In difesa di Ivan Motika” e “Dossier Maria Pasquinelli” sulle foibe istriane; ed ancora, sulla Resistenza locale “Partigiani di Guardiella” e “Le due resistenze di Trieste”; “Alla ricerca di Nemo”, sul lavoro dei servizi italiani e britannici e “Le violenze per Trieste italiana”, sul dopoguerra a Trieste) quasi tutti disponibili nella pagina http://www.diecifebbraio.info/.
Mi sono dilungata su tutto questo per una serie di motivi. Il primo è che sono francamente stufa di essere tacciata come incompetente da gente che non ha né arte né parte per valutare la mia preparazione storica; il secondo è che sono stufa che il mio lavoro non venga riconosciuto neppure in alcune sedi culturali para-istituzionali, come nell’ultimo “vademecum” sul Giorno del Ricordo pubblicato a cura dell’Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione di Trieste, nel quale non solo non si tengono nel minimo conto le mie ricerche ma i miei libri non compaiono neppure in bibliografia.
La cosa più grave, però è stata per me leggere il comunicato della presidente dell’Anpi Carla Nespolo, che si è “dissociata” dall’iniziativa sul Giorno del Ricordo che avrà luogo a Parma il 10 febbraio prossimo. E’ dal 2006 che il Comitato Antifascista Antimperialista e per la Memoria Storica (con l’appoggio dell’Anpi e dell’Anppia) organizza per questa ricorrenza un evento ricco di interventi storici e culturali, filmati, musica, sempre con relatori di spessore. Quest’anno tutto ciò non va più bene: i soliti vigilantes della storia, quelli che “la storia deve essere di regime”, quindi ha diritto di parola solo chi si adegua, hanno lanciato l’ennesima polemica contro l’iniziativa, accusando i relatori e gli organizzatori di fare “negazionismo” delle foibe, in base al programma che riporto:
CONFERENZA di Sandi Volk, storico, “I morti delle foibe riconosciuti dalla legge: 354, quasi tutti delle forze armate dell’Italia fascista” LETTURA DI TESTIMONIANZE di antifascisti e partigiani VIDEO “La foiba di Basovizza: un falso storico” di Alessandra Kersevan, storica e editrice VIDEO “Norma Cossetto: un caso tutt’altro che chiaro” di Claudia Cernigoi, giornalista e ricercatrice storica
In risposta ai feroci attacchi di stampo squadristico, Carla Nespolo, lungi dall’esprimere la solidarietà dell’associazione nazionale agli antifascisti messi alla berlina, ha invece inviato un comunicato nel quale afferma che “la frase sulla pagina Facebook dell’ANPI di Rovigo (ne abbiamo parlato qui https://www.facebook.com/notes/la-nuova-alabarda/cosa-c%C3%A8-di-sbagliato-nel-post-apparso-sulla-pagina-fb-dellanpi-di-rovigo/857888964381671/che n.d.r.) e l’iniziativa di Parma non sono condivisibili e offrono uno straordinario pretesto di polemica a chi è più amico di Casapound che dell’Anpi”.
Cosa non c’è di condivisibile nell’iniziativa di Parma, presidente Nespolo? Ha letto gli studi precisi, approfonditi, circostanziati di Sandi Volk, che ha raccolto quanti più dati possibile sulle persone che sono state “premiate” ai sensi della legge sul Ricordo, dimostrando che la maggior parte dei “premiati” erano combattenti fascisti, collaborazionisti del Reich? (qui il risultato delle ricerche di Volk: http://www.diecifebbraio.info/elenco-dei-premiati-per-il-giorno-del-ricordo/questo ). Ha letto quanto abbiamo scritto (ormai sono vent’anni) sulla “foiba” di Basovizza, che E’ UN FALSO STORICO, in quanto non vi è alcuna prova che vi si siano svolte esecuzioni di massa da parte degli Jugoslavi, ma in compenso vi è sufficiente documentazione (da noi pubblicata) che dimostra che il pozzo è stato svuotato più volte e si sono trovati resti umani per un totale di 10/15 persone, alcuni dei quali in divisa tedesca? (è tutto spiegato qui: http://www.diecifebbraio.info/2012/01/la-foiba-di-basovizza-5/letto ). Ha letto il mio studio sul caso Norma Cossetto (può anche visionare il video, si trova su Youtube), nel quale dimostro non solo che le cosiddette testimonianze (anonime) non sono attendibili ma che anche la sorella ed il cugino di Norma hanno dichiarato in più volte cose diverse e contraddittorie tra loro? (il dossier è scaricabile qui:http://www.diecifebbraio.info/2012/01/il-caso-norma-cossetto/).
L’iniziativa di Parma, scrive la presidente Nespolo, offre pretesto per le polemiche. E noi non vogliamo polemiche, ovviamente. Per non dare adito a polemiche, accettiamo che ci si dica che i partigiani erano tutti criminali, che ammazzavano rubavano e violentavano civili; che quando c’era LVI i treni andavano in orario e se abbiamo le pensioni e la tredicesima è per merito del fascismo. Accettiamo che il ministro Selfini chiuda i porti e faccia il braccio di ferro con l’Europa usando vite umane come ostaggi sequestrati su una nave per settimane: mica vogliamo fare polemiche, vero?
Ma non hanno forse scatenato polemiche gli antifascisti, quando si sono messi contro il regime di Mussolini? quando hanno continuato a pubblicare i propri giornali, fino a finire in galera? e non era polemico, Gramsci, nel suo insistere nello scrivere contro il fascismo? e Matteotti, nel suo intervento alla Camera, l’ultimo prima di essere assassinato, quante polemiche avrà scatenato? e non parliamo delle polemiche contro i partigiani armati, cui si addebitavano le responsabilità delle rappresaglie dopo le azioni armate (vedi via Rasella e le Fosse Ardeatine): altro che polemiche, hanno suscitato i partigiani durante la Resistenza. Si fossero conformati a quello che voleva il regime, non ci sarebbero state polemiche, vero Presidente Nespolo?
Ma noi non ci conformiamo. Siamo stanchi di veder offendere la lotta di liberazione ed i suoi militanti, che hanno sacrificato le proprie vite per un mondo libero. Siamo stanchi di essere discriminati, offesi, calunniati, minacciati, per le cose che scriviamo. Ma è la mancanza di solidarietà da parte di chi dovrebbe, in teoria, stare dalla nostra parte, che è la parte della verità e della giustizia, dell’antifascismo e della democrazia, quello che più ci fa star male. Non ce l’aspettavamo davvero, questa censura da parte dell’Anpi nazionale, ma ne prendiamo atto. Noi continueremo la nostra lotta di resistenza storica e culturale, non vogliamo finire in quella “zona grigia” che mette sullo stesso piano i crimini nazifascisti e le azioni partigiane e che sembra la nuova frontiera dell’Anpi nazionale, preoccupata di fronte alle “polemiche” scatenate dalla ricerca storica e non dallo squadrismo che vuole impedire agli antifascisti di parlare.
Poi ciascuno si prenderà le proprie responsabilità. Noi restiamo qui.
LETTERA AI COMPAGNI E ALLE COMPAGNE DELL’ANPI
Claudia Cernigoi, 6 febbraio 2019.
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Milano, al Teatro Carcano “Il Duce delinquente” di Moni Ovadia e Aldo Cazzullo
Milano, al Teatro Carcano “Il Duce delinquente” di Moni Ovadia e Aldo Cazzullo. Lunedì 24 ottobre alle ore 20.30 una storia a due voci: Aldo Cazzullo racconta, Moni Ovadia legge i testi del Duce e delle sue vittime. Con le musiche dal vivo di Giovanna Famulari. La maggioranza degli italiani pensa che Mussolini fino al 1938 le abbia azzeccate quasi tutte, fino all'"errore" dell'alleanza con Hitler, delle leggi razziali, della guerra. Dimostreremo che non è così. Prima del 1938, Mussolini aveva provocato la morte di Gobetti, Gramsci, Matteotti, Amendola, dei fratelli Rosselli e di don Minzoni. Aveva fatto morire in manicomio il proprio stesso figlio, e la donna che aveva amato. Aveva preso e mantenuto il potere nel sangue, perseguitando oppositori e omosessuali, imponendo un clima plumbeo e conformista. Aveva chiuso i libici in campo di concentramento, gasato gli abissini, bombardato gli spagnoli. Si era dimostrato uomo narcisista e cattivo. La guerra non è un impazzimento; è lo sbocco naturale del fascismo. E aver mandato i soldati italiani a morire senza equipaggiamento in Russia, nel deserto, in Albania è stato un altro crimine, contro il suo stesso popolo. E ancora devono arrivare gli orrori della guerra civile. E del neofascismo delle bombe sui treni, nelle banche, in piazza. PREZZI posto unico numerato € 23,00 ORARIO spettacolo ore 20.30 VENDITE ONLINE: www.teatrocarcano.com... Read the full article
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Fernando Pesoa: "L’opera principale del fascismo è il miglioramento e l’organizzazione del sistema ferroviario. I treni adesso funzionano bene e arrivano in orario. Per esempio, se vivi a Milano e tuo padre vive a Roma, i fascisti uccidono tuo padre ma puoi stare certo che, se prendi il treno, arrivi in tempo al funerale.
Fernando Pesoa: “L’opera principale del fascismo è il miglioramento e l’organizzazione del sistema ferroviario. I treni adesso funzionano bene e arrivano in orario. Per esempio, se vivi a Milano e tuo padre vive a Roma, i fascisti uccidono tuo padre ma puoi stare certo che, se prendi il treno, arrivi in tempo al funerale.
in Fernando Pessoa, Sul fascismo, la dittatura militare e salazar, Quodlibet editore, 2022
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Correva l’anno 2007, correva in tutti i sensi e a sirene spiegate, sono passati pochi anni da allora, ma sono accadute molte cose che i più giovani magari non ricorderanno, eravamo meno fascisti di adesso, nel 1995 c’era stata la Svolta di Fiuggi, in cui il fascismo con tutta quell’acqua diuretica era scivolato giù per lo sciacquone ma molti hanno galleggiato fino adesso.
Nel 2003 Gianfranco Fini si recò in Israele e li addossato al Muro del Pianto con tanto di kippah sulla testa denunciò gli errori del fascismo e definì le Leggi Razziali (le leggi non il fascismo come riporta ancora qualcuno) il “male assoluto”.
La sinistra non era più comunista e non era più neanche sinistra allora come ora, solo che ora almeno lo sappiamo, per sentire qualcosa di sinistra dovevi fare una seduta spiritica: “Spirito di Enrico Berlinguer, se ci sei batti un colpo!”.
Adesso il povero Enrico è li che si rotola nella tomba, da qui le scosse di terremoto in centro Italia, visto che è sepolto nel Cimitero di Prima Porta; che colpo volete che batta se adesso al posto del suo PCI trova il PD, se scorge che gli ultimi segretari sono la Schlein, Letta, Zingaretti, Martina e Renzi? Ecco, su Renzi e sulla figlia su Rete 4 stanno già evacuando i Campi Flegrei.
Il 9 giugno 2007, dicevo, Gustavo Selva, senatore della Repubblica, tessera P2 n° 1814, eletto sulle liste di AN, il partito della Meloni prima della Meloni, quando lei era solo il ministro della Giovinezza, pur di non arrivare in ritardo ad un dibattito televisivo a cui era invitato, finge di avere un malore e si fa trasportare dall’ambulanza del 118 all’indirizzo dello studio televisivo dicendo che si tratta del suo medico di fiducia.
Giunto sul posto si strappa di dosso tutte le apparecchiature di monitoraggio e cura e corre frettolosamente verso lo studio in cui era atteso, seguito dagli infermieri dell’ambulanza, che sembrava quasi una barzelletta sui manicomi in cui il pazzo più furioso riesce a fuggire.
Nonostante le picconate berlusconiane alla Giustizia, quei pochi lacerti che ne erano rimasti riescono a condannare in tempi brevi (6 marzo 2008, col rito abbreviato), il suddetto senatore per truffa ai danni dello Stato, aggravata dall’abuso di potere e dall’interruzione di pubblico ufficio.
Capi d’imputazione che mettono paura, ti chiedi: “Che ne sarà stato del senatore Selva? L’hanno dato in pasto ai coccodrilli del Nilo. Ha trascorso il resto dei suoi giorni nelle celle segrete dell’Inquisizione? Niente di tutto questo, si è beccato 6 mesi di reclusione ed è stato costretto a pagare 200 euro di multa che manco la benzina.
Ogni parallelismo col Freccia Rossa di Gino Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, del Cognatismo e del Demerito, lascia il tempo che trova, perché oggi ai fascisti d’antan si sono aggiunti gli indiani.
Gianfranco Fini in un’intervista a Repubblica del 9 ottobre 2004 disse: “Non avevo precise opinioni politiche. Mi piaceva John Wayne, tutto qui. Arrivato al cinema, beccai spintoni, sputi, calci, strilli perché gli estremisti rossi non volevano farci entrare. E così per reagire a tanta arroganza andai a curiosare nella sede cittadina della Giovane Italia”.
E dove c’è John Wayne ci sono gli indiani e i camerati del 7° cavalleggeri, senza contare poi i vari Geronimo Antonino, Leonardo Apache e Lorenzo Cochise, è normale poi che i fasci siano in qualche modo conquistati più dal Freccia Rossa che dall’Auto Blu.
E vogliamo parlare, poi, di quest’ossessione che colpisce la destra? No, non mi riferisco al nepotismo, all’idea di infilare parenti e amici ovunque se detieni il minimo potere per poterlo fare. Mi riferisco, invece a quella per i treni, i mezzi di trasporto in generale e l’assillo di arrivare in orario.
Infatti, sia Selva allora che Lollobrigida ora sembra dovessero recarsi in uno studio televisivo (Lollo aveva concordato la registrazione della puntata del programma della De Girolamo, pensate quant’è incazzata adesso Nunzia, che ha registrato tutta una puntata col ministro dell’Agricoltura senza sapere che poco prima aveva fermato un treno così come Mosè arrestò la corrente del Mar Rosso per far passare indenne il popolo di Israele).
Come minimo scambieranno questa assenza di domande scomode al ministro come solidarietà cameratesca e la De Girolamo potrebbe essere candidata da FdI alle prossime elezioni europee; e se questo non dovesse accadere, pazienza, vivrà comunque di Pane, amore e fantasia.
Oggi il ministro, se dovesse andare sotto processo, non sarà condannato al carcere, sebbene i poveri carcerati mangino meglio dei ricchi pariolini, né sarà costretto a pagare la multa per i trasgressori che senza alcun grave motivo valido tirano il freno di emergenza, al massimo se ritenuto colpevole di qualcosa, potrà chiedere anche lui di essere affidato, come il suo ex compagno di partito Gianni Alemanno ai servizi sociali, scontando la pena presso la struttura SoSpe-Solidarietà di Suor Paola.
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Mussolini ha fatto anche cose buone
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Mussolini ha fatto anche cose buone
“Mussolini ha fatto anche cose buone. Le idiozie che continuano a circolare sul fascismo” è un libro di Francesco Filippi. Un libro che vorrei stesse sulla scrivania di parecchie persone che conosco, ma che spero possa finire almeno su quelle delle altre.
Quante volte ci si sente raccontare le solite cose, la bonifica delle paludi, le pensioni, l’assistenza sanitaria, l’educazione fisica, il welfare, la cassa integrazione, i treni in orario, le grandi strade, le tasse basse, l’assenza di corruzione…
Il libro si apre con una delle affermazioni più famose di Joseph Goebbels, che fu il ministro della propaganda nazista
Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte, e diventerà una verità
Joseph Goebbels
e prende in esame moltissime delle affermazioni tipiche sul fascismo spiegando punto per punto quali sono le cose che sono realmente realizzate dal duce, quali sono quelle di cui ha acquisito i meriti e quali gli sono state attribuite erroneamente. Fa una disamina dettagliata di quando le varie iniziative sono state fatte e da chi con dati verificabili e chicche interessanti di storia del nostro paese.
Potrebbe sembrare di parte, e in effetti lo è, ma ogni affermazione viene esposta dando “a Cesare quel che è di Cesare” senza troppa retorica e con molti dati. Andrebbe letto da tutti perché racconta una parte di storia di cui, forse per pudicizia nazionale, si fa ancora fatica a parlare approfonditamente senza trovarsi incastrati in uno schieramento politico e nel tifo da stadio. Dovrebbero leggerlo i detrattori di Mussolini ma anche i suoi fan accaniti per poter smentire o confermare le proprie opinioni con un libro che, pur se di storia, risulta facile da leggere. Troppo semplice conoscere la storia usando gli slogan che abbiamo sentito o letto, non è ripetendo mille volte che Mussolini ha creato le pensioni che Mussolini avrà creato le pensioni. Tuttavia, può essere interessante sapere per esempio che sebbene abbia fondato l’INFPS -Istituto Nazionale Fascista Della Previdenza Sociale-, l’attuale INPS, le pensioni sono nate nel 1895 durante il Governo Crispi quando Mussolini aveva dodici anni, e nel 1919 sono state imposte come obbligatorie a tutte le aziende durante il governo Orlando.
Imparare come e perché certe affermazioni si sono radicate nell’immaginario, capire cosa realmente è accaduto e cosa no, è importante anche solo per poter essere intellettualmente onesti con sé stessi quando si vuole sostenere un’opinione. Qualunque essa sia. In un periodo in cui certe idee pericolose tornano a farsi strada anche nella politica spicciola di aspiranti governanti è fondamentale anche per capire quando ci stanno prendendo in giro.
La retorica dovrebbe essere sempre supportata dalla conoscenza storica, altrimenti il rischio è di raccontare baggianate o crederci.
Se sei a favore del Duce non proseguire con questo articolo.
Se sei interessato, e se ti senti Antifascista, al momento in tutti i comuni italiani è in corso una raccolta di firme per una Legge di iniziativa popolare “Norme contro la propaganda e diffusione di messaggi inneggianti a fascismo e nazismo e la vendita e produzione di oggetti con simboli fascisti e nazisti”
Maggiori informazioni sul sito anagrafe Nazionale Antifascista (anagrafeantifascista.it) o sull’articolo di repubblica Stop alla propaganda fascista: Parma si mobilita per la legge di iniziativa popolare (https://tinyurl.com/w4mxkrgw), o su un qualsiasi motore di ricerca (https://bfy.tw/QLYw) o sul sito del proprio comune, obbligato a esporre tale informazione come per ogni altra raccolta di firme per Legge Di Iniziativa Popolare. La raccolta durerà fino al 31 marzo 2021.
#Antifascismo#Benito#Fascismo#Ha fatto anche cose buone#Mussolini#Mussolini ha fatto anche cose buone#Quando C&039;era LVI#Razzismo#Recensioni#Storia
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"Mussolini ha fatto anche cose buone"? Guida ragionata a come rispondere di no
di Sciltian Gastaldi Raramente un saggio di Storia fa suo un titolo così azzeccato. Mussolini ha fatto anche cose buone. Le idiozie che continuano a circolare sul fascismo, del giovane storico Francesco Filippi...a volte le minchiate sul Ventennio sono diffuse anche da personaggi delle istituzioni che dovrebbero avere una conoscenza di storia politica di un certo livello, e invece aprono bocca e ci tolgono ogni dubbio riguardo alla loro ignoranza e insipienza storica. Il caso recente più celebre è quello dell'ex presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani: «Mussolini? Fino a quando non ha dichiarato guerra al mondo intero seguendo Hitler, fino a quando non s’è fatto promotore delle leggi razziali, a parte la vicenda drammatica di Matteotti, ha fatto delle cose positive per realizzare infrastrutture nel nostro Paese, le bonifiche, altro». No, "onorevole" Tajani, proprio no. Filippi divide questo suo agile lavoro in nove capitoli e una premessa. Ha selezionato con cura i luoghi comuni più famosi e più sbagliati, a cominciare dal fantomatico ruolo che il Duce avrebbe avuto riguardo all'istituzione delle pensioni (istituite gradualmente dai governi liberali sin dai tempi di Crispi e Pelloux, anno di grazia 1895), fino al ruolo sempre assai esagerato riguardo anche alla bonifica delle paludi pontine. Anche qui ci troviamo dinanzi a una questione affrontata da molti anni prima di Mussolini, dal 1878 per la precisione, con una lunga serie di interventi di epoca papalina e poi liberale più o meno fallimentari. Il ruolo del fascismo non mancò, ma fu anch'esso del tutto marginale: "si può concludere che l'obiettivo di 8 milioni di ettari di terra da redimere fu mancato di ben 7 milioni e mezzo. In pratica era stato portato a termine poco più del 6% del lavor preventivato." (27). Cartina di tornasole della limitatezza del progresso fascista sulla bonifica è data anche dall'aumento dei casi di malaria, malattia epidemica che sarà sradicata nella zona Pontina e in Italia solo nel 1970. Importanti le pagine in cui si ripercorrono le politiche razziste di Mussolini nelle colonie, su cui Del Boca ha già scritto pagine memorabili e ormai famose. Notevole il capitolo che smantella l'idea di un Duce "femminista", equivoco in cui a volte anche alcuni storici cadono guardando a due fattori: la irregimentazione delle giovani donne che il fascismo propose, e la legge del 22 novembre 1925 che riconobbe il diritto di voto amministrativo ad alcune donne ("aver compiuto 25 anni e possedere caratteristiche specifiche: potevano votare ad esempio madri e mogli di caduti per la patria, medagliate, che possedessero la patria [sic] potestà e sapessero leggere e scrivere, che possedessero la licenza elementare o che avessero una quota di contribuzione erariale locale superiore alle 100 lire annue". Peccato solo che nemmeno tre mesi dopo, il 4 febbraio 1926, fu approvata una riforma che abolì in blocco la figura delle cariche amministrative locali elette, accentrando la nomina nelle mani dell'esecutivo nazionale. "La legge sul voto a un po' di donne, pubblicata solo due mesi prima, cessava di avere senso. [...] In questo il fascismo però riuscì a stabilire davvero un regime di parità: il voto amministrativo venne infatti tolto anche agli uomini." Il volume termina con una serie di sfiziose "spigolature" che spiegano altri famosi luoghi comuni riguardanti i "treni in orario" e le "scoperte scientifiche".
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Il vero calendario di Benito Mussolini
Carne di Porko vuole soffermarsi sul calendario che su Amazon ha fatto il boom di vendite. Stiamo parlando di un calendario che esce ogni anno e riscuote sempre un gran successo: è il calendario di Benito Mussolini. Una foto ogni mese, slogan, ricordi e ricorrenze delle "imprese" del Fascismo. Sentiamo di cosa si tratta.
Nel mese di gennaio c’è la foto del duce a braghe calate mentre caga in una turca e segna sul tacquino un promemoria per togliere ai cittadini la libertà di voto, di associazione, di sciopero e di opinione.
Nel mese di febbraio è immortalato mentre, vestito da bebè, conta su un pallottoliere le persone fucilate, gli 80.000 libici condannati a morire di stenti, i 700.000 abissini uccisi, i 350.000 militari caduti o dispersi, i 45.000 deportati nei campi di sterminio, i 40.000 internati nei lager tedeschi, i 600.000 prigionieri di guerra italiani che per anni furono rinchiusi in tutte le parti del mondo.
La copertina di marzo vede il duce in posa abbracciato a Matteotti mentre lo accoltella alla schiena.
In Aprile si vede un Benito imbronciato su una pensilina di una stazione di campagna mentre aspetta un treno in ritardo. Perchè il famoso detto „Con Mussolini i treni erano sempre in orario“ è un’immensa cazzata. Tra le due guerre l’Italia possedeva una rete ferroviaria inadeguata e arretrata.
Nel mese di maggio Mussolini indossa un grembiule da macellaio mentre cava i denti d’oro a un contadino. È il “Giorno della fede” il giorno in cui gli italiani erano invitati a donare tutto il proprio oro alla Patria ricevendo in cambio anelli in ferro con la scritta “Oro alla Patria”.
A giugno è alle prese coi fornelli mentre si fa un caffè con la cicoria tostata. Il meglio che si possa trovare in quel periodo.
A luglio Mussolini è di fronte al primo plastico della storia. Il plastico mostra 259 campi di prigionia: campi di detenzione, campi di smistamento in attesa della deportazione in Germania e Polonia e campi dotati di forno crematorio come la Risiera di San Sabba a Trieste.
In agosto c’è un Mussolini compiaciuto mentre fa il gesto dell’ombrello a un operaio che gli chiede delle pensioni.
Nel mese di settembre il duce è paparazzato nell’atto di ricevere una mazzetta da un funzionario dell’azienda americana Sinclair Oil che ottenne l’esclusiva per le ricerche petrolifere sul suolo italiano.
Ottobre lo vede giocare a scopa con un paio di amici. È l’unica foto del calendario in cui Mussolini è completamente nudo con una spiga di grano che gli spunta dal culo.
Nello scatto di novembre la location è la stessa. Ma questa volta Benito si è rivestito e tortura, umilia, manganella e costringe a bere olio di ricino al suo socio perchè non ha giocato l’asso e gli ha mandato la partita in malora.
Nella posa di Dicembre Mussolini è ritratto vestito da Gesù Bambino mentre con un bastone sfonda il cranio a San Giuseppe, per l’occasione interpretato dal parroco don Giovanni Minzoni e ai tre Re Magi: Giacomo Matteotti, Piero Gobetti e Antonio Gramsci.
https://www.facebook.com/carnediporko/videos/233638854939147
Personalmente non mi sono stupito del successo di questo calendario visto che siamo nel Paese in cui il giornalista più potente e radicato della rete televisiva, ha pubblicato un libro in cui il titolo è 'Perché l'Italia amò Mussolini'.
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