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Intervista a Arthur Whitmore: Un Viaggio nei Misteri Oscuri di Londra
Scopri l’intervista a Arthur Whitmore, maestro dei romanzi gialli inglesi, un esempio delle esclusive di italianewsmedia.com e Alessandria today.
Scopri l’intervista a Arthur Whitmore, maestro dei romanzi gialli inglesi, un esempio delle esclusive di italianewsmedia.com e Alessandria today. Introduzione:In questo articolo italianewsmedia.com e Alessandria today esplorano la mente creativa di Arthur Whitmore, celebre autore di romanzi gialli ambientati nelle zone più affascinanti e misteriose di Londra. Il suo ultimo libro, Shadows Over…
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Club Interessanti
All’apice del successo del genere, a Londra fu fondato il Detection Club, un club dei più famosi scrittori di romanzi polizieschi: tra gli iscritti Agatha Christie, Dorothy L. Sayers, Henry Wade e molti altri, primo Presidente Gilbert Keith Chesterton. Il club esiste ancora oggi, e attualmente è presieduto da Kenneth Martin Edwards. Fulcro centrale del Club era l’adesione ai Dieci Comandamenti di Ronald Knox, un decalogo per i giallisti nella prefazione della raccolta The best detective stories 1928-1929:
1. Il colpevole dev’essere un personaggio che compare nella storia fin dalle prime pagine; il lettore non deve poter seguire nel corso della storia i pensieri del colpevole.
2. Tutti gli interventi soprannaturali o paranormali sono esclusi dalla storia.
3. Al massimo è consentita solo una stanza segreta o un passaggio segreto.
4. Non possono essere impiegati veleni sconosciuti; inoltre non può essere impiegato uno strumento per il quale occorra una lunga spiegazione scientifica alla fine della storia.
5. Non ci dev’essere nessun personaggio cinese nella storia.
6. Nessun evento casuale dev’essere di aiuto all’investigatore, né egli può avere un’inspiegabile intuizione che alla fine si dimostra esatta.
7. L’investigatore non può essere il colpevole.
8. L’investigatore non può scoprire alcun indizio che non sia istantaneamente presentato anche al lettore.
9. L’amico stupido dell’investigatore, il suo “dottor Watson”, non deve nascondere alcun pensiero che gli passa per la testa: la sua intelligenza dev’essere impalpabile, al di sotto di quella del lettore medio.
10. Non ci devono essere né fratelli gemelli né sosia, a meno che non siano stati presentati correttamente fin dall’inizio della storia.
Voglio precisare due cose: la numero 5, detta anche The Chinaman Rule, fu una reazione all’uso di clichè razzisti molto in voga negli anni ‘20, ed ha un che polemico. Sulla Numero 9, ci sarebbe da dire che il Dottor Watson non è affatto stupido, e qui si capisce che tutto il decalogo fu anche una frecciatina generale a Conan Doyle, il cui lavoro peraltro è stato indirettamente fondamentale per la nascita del club.
Da questo decalogo, Benjamin Stevenson scrive questo libro
dove immagina uno scrittore di manuali gialli in vendita su amazon a 1,99 dollari australiani, Ernest Cunningham, alle prese con il racconto del weekend più pazzo della sua vita: una riunione di famiglia, in concomitanza con l’uscita dal carcere di suo fratello, Michael, incarcerato tre anni per aver commesso un reato, e condannato con la testimonianza decisiva di Ernest. Si scopre tuttavia che la situazione è ben più ingarbugliata, e che tutti i membri di quella riunione hanno qualcosa da nascondere, e probabilmente leggendolo si capisce che la comune qualità del titolo non è nemmeno il primo dei problemi.
Cosa rende un libro giallo memorabile? In fondo, e lo diceva un grande (anche) giallista, Umberto Eco, di un libro del genere sappiamo la struttura: c’è un delitto che si svolge e la sua risoluzione. Tutto il bello è descriverne il come, di tutte e due i momenti. E qui che Stevenson, che è autore, sceneggiatore e soprattutto Stand-up Comedian (mi perdonerete l’anglicismo, ma per me è uno dei pochi termini intraducibili), aggiunge un particolare innovativo: pur rispettando alla lettera i comandamenti di Knox (tranne uno, e lascio alla vostra curiosità scoprire quale è), aggiunge delle singolarità: Ern parla con il lettore anticipando di tutto, ma senza svelare niente che non sia prevedibile (per esempio, indica sin dall’inizio le pagine dove ci sarà un morto, ma non ne anticipa i motivi), gioca con le probabili correzioni degli editor (in una sorta di dialogo sarcastico e irriverente) e soprattutto nei passaggi chiave quasi porta per mano il lettore alle conclusioni. Sebbene alla fine lasci almeno due porte diabolicamente un po’ aperte rispetto alla conclusione delle “indagini”. L’idea che il tutto si svolga in una stazione sciistica australiana (che esiste veramente) mi ha fatto pensare che era un libro da leggere, da amante del genere non mi ha deluso giocando con astuzia non solo con le regole, ma con tutti i cliché dei romanzi gialli (termine che tra l’altro riferisce solo per noi il poliziesco, ciò si deve alla collana Il Giallo Mondadori, ideata da Lorenzo Montano e pubblicata in Italia da Arnoldo Mondadori a partire dal 1929: il termine giallo si riferisce al colore della copertina). Come inizio di letture del ‘23, non è affatto male.
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2023 in books n. 23
Ah, che chicca leggere finalmente una raccolta di gialli della Sellerio - ambisco a comprare anche Una giornata in giallo per avere una completa collezione delle raccolte a tema 'temporale' (una notte, una settimana, un anno e quella che mi manca è appunto 'una giornata').
Tra quelle che ho letto, purtroppo, questa è la più deboluccia, finora. Ci sono dodici racconti, uno per ogni mese dell'anno, e devo dire che non tutti sono riusciti a dare l'idea dell'atmosfera, tranne Camilleri e Piazzese e qualche altro autore. Non me lo sono goduto come avrei potuto, insomma.
Come gialli, nel breve spazio del racconto chiaramente non si possono imbastire trame approfondite, ma una raccolta del genere è ottima per capire di che cosa sono capaci gli scrittori: su cosa si concentrano, come mantengono l'attenzione, che soddisfazione si ha alla fine.
Si sono riconfermati gli autori che anche nelle altre raccolte mi avevano convinto:
Marco Malvaldi
Antonio Manzini
Santo Piazzese
Alessandro Robecchi
Fabio Stassi
Mentre purtroppo devo accettare il fatto che leggere Camilleri è molto difficoltoso per me, il testo non fluisce perché non so predire la parola che seguirà in quasi-dialetto. Peccato, perché il suo è (ovviamente) uno dei migliori.
#2023 in books#un anno in giallo#andrea camilleri#(la sua storia - chiaramente con montalbano protagonista - è stata soddisfacente; c'era sì una bozza d'indagine ma il fulcro della vicenda#era 'umano' e incentrato più sui personaggi coinvolti nel presunto crimine; peccato che mi sia sembrato un compito da leggere)#gaetano savatteri#(madonna quanto lo odio lamanna come personaggio e tutti quelli che gli stanno attorno; almeno la risoluzione finale è stata interessante)#simonetta agnello hornby#(che delusione di racconto: protagoniste scialbe in un'ambientazione che avrebbe potuto essere londra come busto arsizio; du' palle)#fabio stassi#(ah! i problemi risolti con il consiglio di lettura di un libro specifico! mi è piaciuto sia lo stratagemma per risolvere il mistero#che lo stile narrativo che l'atmosfera del mese di ambientazione - finalmente il primo preferito)#marco malvaldi#(i magnifici vecchietti toscani che risolvono crimini con il barista burbero - mai letto i romanzi ma inizio a considerarli seriamente)#alessandro robecchi#(che bella sorpresa ritrovare i killer meneghini dal codice etico che però pensano al fatturato anche quando si ritrovano#con incarichi contrastanti - mi fanno sempre ridere e la trama è stata anche questa volta soddisfacente)#gian mauro costa#(ha introdotto la sua protagonista partendo dal bel culo e da come si mortifichi nel vestire per non farsi abbordare dai colleghi#in polizia - mi è stato sulle palle lui e il racconto a partire dalla prima pagina e non si sono redenti nel finale)#esmahan aykol#(una conferma: non sa cosa sia una trama e i suoi personaggi sono interessanti come cicche spiaccicate sull'asfalto)#alicia giménez-bartlett#(il racconto non è male ma non mi sono mai affezionata alla sua petra delicado e anche in questo racconto non è scattata la scintilla)#francesco recami#(anche lui si conferma come autore che non mi piace: yay! mi è stato sulle balle poi il modo in cui ha trasformato#il protagonista di un altro autore in un truffatore di vecchietti; almeno non mi sono annoiata leggendolo)#santo piazzese#(anche lui becca l'atmosfera grazie a dio - benché non mi sia familiare l'esperienza di raccolta delle olive è riuscito a farmi sentire#la situazione come se fosse un ricordo; la risoluzione del crimine non è stata graditissima ma la accetto nell'insieme)
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Aspettando Pk
Post in italiano, mi spiace per i lettori internazionali, ma mi trovo più comodo a parlare nel mio idioma natio per questa piccola digressione.
Davide Cesarello
Ho ordinato su Panini.it il nuovo volume di Pk, assieme ad altre cose, perciò avrò modo di leggerlo dopo la data di uscita. Intanto, mi fa piacere che per le matite sia stato scelto stavolta Davide Cesarello.
Potrà apparire forse strano, ma faccio moderatamente il tifo per Cesarello da tempi non sospetti. Allievo della defunta Accademia Disney, ha collaborato con Disney Italia dalla seconda metà degli anni 90, fino agli anni 00. In quegli anni disegnò un pugno di storie, in due delle quali si cimentò anche da autore completo. Ben presto, però la sua carriera prese una strada che definirei più corporate, ovvero da copertinista per varie serie, come Minni & co., Mega 2000, X-Mickey (di cui si occupò anche di parte del processo creativo alle spalle), i Gialli di Topolino e iniziative editoriali come i Classici della Letteratura (la serie edita in collaborazione col Corriere della Sera ebbe in Italia come copertinista principalmente Fabio Pochet, ma in altri Paesi continuò con copertine di Cesarello).
In pratica si potrebbe dire che sviluppò una carriera simile a Marco Ghiglione, ma, parlando da lettore, nelle poche cose disegnate da lui, vedevo una maggiore capacità narrativa e recitativa, che superava la capacità di mettere in posa dei personaggi per un'illustrazione statica.
Una storia in particolare, mi permise di mettere a fuoco il suo talento: Topolino e il diamante rosa, che ritrovai su un Topolino di quelli venduti nelle buste delle edicole.
La cosa che mi colpì maggiormente, fu, nello stile, la volontà di eludere dal manierismo un po' provinciale che spesso insidia varie storie italiane, per mettere in scena un Topolino molto reale e allo stesso tempo fedele alla lezione d'oltreoceano. Questa commistione fra look corporate e taglio rampante dei personaggi, più che a Ghiglione, finiva per farmelo accostare a Sciarrone o Barbucci. Insomma, mi sembrava arrivare da quella scuola (o meglio, come avrei scoperto dopo, da quell'Accademia).
Guizzi così me li potevo immaginare animati dagli studi di Burbank. Non era un qualcosa che sembrava troppo alieno da un Runaway Brain. Tutto questo portava a crederci un po' di più in quello che si leggeva. E la trama, poi, non era neanche banale, ma aveva delle sequenze, inquadrature, tagli, che la facevano risaltare. Anche la scelta di alcune vignette monocromatiche dava un appeal moderno, simile a quello che Monteduro aveva inaugurato su Pk (sui colori, però, suppongo indicazioni dell'autore, data la valenza narrativa degli stessi, ma non ho elementi per identificare autori).
Se ciò sembra poco, questa storia segna anche il suo esordio sul settimanale, come rivela lo stesso autore nella sua scheda su Topolino.it:
Di saper disegnare lo dimostrai molto presto, all’asilo delle suore di Sesto S. Giovanni, dove i classici omini stilizzati prendevano forme e dinamismi unici per un bimbo di quell’età. L’asilo fu in effetti una buona palestra, si passava molto tempo a fare “scarabocchi” che tra l’altro conservo ancora gelosamente (oltre che a giocare a Zorro e D'Artagnan, gli eroi dell’epoca). Ad ogni modo, fu subito chiaro che il disegno sarebbe stato una componente molto importante nella mia vita e irrinunciabile. Seguirono poi gli anni delle elementari, tra cartoni animati giapponesi, che copiavo senza fermo immagine (ahimè all’epoca non ce l'avevamo) e caricature di compagni e maestre, naturalmente a loro insaputa, con una vena sempre umoristica. Crescendo diventai un divoratore di fumetti e col tempo mi appassionai soprattutto allo stile umoristico, imparando a riconoscere gli autori e l loro segno grafico. Da adolescente non ebbi troppi problemi a scegliere la mia strada. Passai diversi anni a studiare grafica e illustrazione, finendo poi all’Accademia di Belle Arti di Brera dove mi diplomai in scenografia. Fu proprio a Brera che venni a sapere della scuola Disney e così convinto da una amica, mi presentai con un book di disegnetti molto naif alla selezione per entrare ai corsi tenuti dal grande Giovan Battista Carpi. Passò un lungo periodo di prove infinite ma alla fine riuscii ad entrare all’Accademia Disney, un luogo di incontro e scambio culturale che mi rimarrà sempre nel cuore. La prima storia uscii nell’ottobre 98: "Topolino e il diamante rosa”, scritta e disegnata da me e in seguito ne uscirono altre, mentre collaboravo saltuariamente anche con il dipartimento Licensing della Disney per la creazione di prodotti per il consumer product. Dopo qualche anno da freelance mi venne offerto di entrare alla Walt Disney Company come senior artist, dove ebbi modo di conoscere tantissimi artisti provenienti da tutto il mondo e crescere artisticamente, ispirato dal loro talento e i loro insegnamenti. Nonostante fossi ormai lontano dalla testata di Topolino ebbi modo comunque di ispirare la redazione con alcune serie di grande successo: X-Mickey e le Storie della Baia. Il fumetto come mezzo per raccontare storie continuava ad avere un certo fascino su di me. Nel 2018 tornai a fare il freelance, riallacciando i rapporti con la rivista di Topolino.
Nonostante il Diamante Rosa fu a lungo l'unico ricordo connesso a Cesarello, il suo nome mi rimase impresso, tanto da essere stupito, nel tempo, di non trovare più un così fulgido talento speso fra le pagine del topo. Fui perciò molto felice di rivederlo, prima di nuovo sulle cover e dopo sulle storie, a collaborare col settimanale, dopo una decennale assenza (ultradecennale, se poniamo l'attenzione sulle storie lunghe più di una tavola).
Menzione obbligatoria di congratulazioni con la direzione Bertani per il fiuto nel recuperare autori.
Il nuovo Cesarello appare certamente più maturo di come fosse negli anni 90. Mantiene una regia interessante e una buona capacità di far recitare i personaggi. Con le nuove storie di Top de Tops riesce egregiamente a sostituire Massimo De Vita, riuscendo a porsi in continuità con lui, pur avendo infuso una riconoscibilità ai personaggi mutuato, evidentemente, dagli anni nel licensing.
Se in passato sembrava pendere verso l'animazione in determinate scelte e lo stile corporate, qui pare tornare ad adattarsi al mezzo fumetto, pur mantenendo quella particolare affinità per il dinamismo. Insomma, appare in evoluzione, capace di rinnovarsi e di applicarsi a studiare per adattarsi a ciò che gli viene chiesto, dandone un'interpretazione comunque personale.
Ora ha ricevuto il pesante incarico di occuparsi di Pk, in un periodo in cui alla serie vengono affidate matite inedite. Sono molto curioso della prova che potrà dare in questo contesto.
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Quest'anno, il premio onora quattro figure di spicco: Salvo Toscano, giornalista e autore della serie di gialli dei fratelli Corsaro; Valeria Li Vigni, presidente della Fondazione Sebastiano Tusa; Antonella Ferrara, presidente e direttore artistico del Taobuk Festival e Gaetano Savatteri, giornalista, scrittore e creatore del personaggio Saverio Lamanna, protagonista della serie TV "Màkari". https://custonaciweb.it/custonaci-celebra-leccellenza-siciliana-con-il-premio-riviera-dei-marmi-2024/
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Gino Carlomagno "Una sola mamma", NeP Edizioni
Il gradito ritorno letterario di Gino Carlomagno Un ritorno tanto atteso, quello di Gino Carlomagno, autore di una fortunata serie di romanzi gialli edita da NeP edizioni, particolarmente apprezzata da lettori e critica. Con “Una sola mamma” l’autore si cimenta con una nuova prova letteraria, che si discosta dal filone precedente, pur risentendo inevitabilmente di uno stile inconfondibile e…
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AUTORI PROBLEMATICI
Conoscere più approfonditamente la vita degli autori può cambiare la vostra opinione sui loro libri? Sapere che hanno commesso dei reati anche gravi può impedirvi di godere delle loro opere? Oppure siete in grado di tenere separata l'opera dal suo autore e di goderne a prescindere?
Fin da quando sono venuta a conoscenza di fatti gravi riguardanti due autrici che apprezzavo queste domande mi ronzano in testa. E volevo sentire anche la vostra opinione in merito.
Le due autrici in questione sono ANNE PERRY e MARION ZIMMER BRADLEY
Anne Perry è autrice pricipalmente di romanzi gialli storici ambientati in Inghilterra nel periodo vittoriano o negli anni della Prima Guerra Mondiale. La sua serie che ho letto ed amato è la Thomas Pitt series, formata da ben 26 libri, pubblicati (quasi tutti) anche in italiano alcuni anni fa:
01. Il boia di Cater Street (The Cater Street Hangman)
Link: https://amzn.to/4akmymp
02. I peccati di Callander Square (Callander Square) 03. I misteri di Paragon Walk (Paragon Walk) 04. I bassifondi di Resurrection Row (Resurrection Row) 05. Delitti a Rutland Place (Rutland Place) 06. Tragedia a Bluegate Fields (Bluegate Fields) 07. Incubo a Devil’s Acre (Death in Devil’s Acre) 08. Scandalo a Cardington Crescent (Cardington Crescent) 09. Silenzio in Hanover Close (Silence in Hanover Close) 10. Intrighi a Bethlehem Road (Bethlehem Road) 11. Incendio a Highgate Rise (Highgate Rise) 12. Ombre su Belgrave Square (Belgrave Square) 13. Veleni a Farrier’s Lane (Farrier’s Lane) 14. Il parco delle teste tagliate (The Hyde Park Headsman) 15. L’arco dei traditori (Traitors Gate) 16. Il battesimo (Pentecost Alley) 17. Il maniero (Ashworth Hall) 18. Brunswick Gardens (non tradotto in italiano) 19. Bedford Square (Bedford Square) 20. I segreti di Half Moon Street (Half Moon Street) 21. Il complotto di White Chapel (The Whitechapel Conspiracy) 22. La medium di Southampton Row (Southampton Row) 23. L’amante egiziana (Seven Dials) 24. In un vicolo cieco (Long Spoon Lane)
Questa serie, ambientata appunto nell’Inghilterra vittoriana racconta le indagini dell’investigatore della polizia Thomas Pitt, uomo molto intelligente e colto, pur essendo di classe sociale inferiore, ha infatti studiato con i figli del padrone di suo padre. Indagando in Cater street, nel primo romanzo della serie, incontra Charlotte. Figlia di un finanziere, cioè di ceto sociale medio, è ricca, ma non titolata. La barriera sociale tra i due dovrebbe essere insormontabile, ma Charlotte è piuttosto anticonformista, non riesce a non dire ciò che pensa e ciò la rende un disastro sociale. Ama la storia, vorrebbe leggere i giornali ed è innamorata di suo cognato. I terribili delitti che inizieranno ad accadere nella sua strada le faranno conoscere Pitt e le aprirano gli occhi, facendole capire come poco in realtà conosca gli uomini della sua famiglia e quanto nascondano, credendo che il fatto di essere uomini gliene dia il diritto. Ad esempio è normale che un uomo si sollazzi con la serva, ma guiai se una donna tradisce. Oppure un marito si allontana dalla moglie che ama, ma a cui non lo dice e non ci va più a letto convinto che lei non voglia, mentre lei vorrebbe poichè vuole un figlio, ma non lo dice al marito, va a letto con un altro per rimanere incinta…..Insomma tanti silenzi ed incomprensioni che con un pò di sincerità potrebbero venire risolti. Piano piano Charlotte si innamorerà di Pitt, ricambiata e per lui rinuncerà ai suoi privilegi e lo sposerà. Dal secondo libro in poi, perciò, la vedremo coinvolta nelle indagini, in veste non ufficiale naturalmente. Il lato romantico non ha ampio spazio, ma resta di sottofondo al delitto da risolvere in ogni libro, a sua volta in secondo piano ripetto alla ricostruzione dell’epoca, della società e dei personaggi.
Anne Perry è famosa anche per altre due serie gialle The William Monk serie e la serie World War One, ma fino a pochi anni fa nessuno sapeva che Anne Pery era in realtà un'identità fittizia creata per nascondere il passato dell'autrice e permeterle di vivere una vita normale dopo la scarcerazione. Infatti a soli 15 anni era stata condannata per omicidio e aveva sconatto cinque anni di detenzione per l'uccisione, perpetrata insiema alla sua migliore amica della madre di quest'ultima.Un delitto avvenuto nel 1954 che all'epoca creò molto scalpore mediatico tanto che da questo fatto fatto di cronaca furono tratti persino due film.
Credo di non dover spiegare a nessuno chi sia invece MARION ZIMMER BRADLEY, una delle scrittrici fantasy più amate e conosciute di tutti i tempi. Autrice di saghe fantastiche come Il ciclo di Avalon, legato al mito di Re Artù e al mondo celtico, o il ciclo di Darkover, una saga fantascientifica e fantasy al tempo stesso. Io sono una delle tante fan di questa autrice, e delle sue saghe, e devo dire che Il ciclo di Darkover è una delle saghe più lunghe che abbia mai letto quasi al completo. Veramente avvincente e con tematiche molto moderne. Ma Marion Zimmer Bradley è autrice anche dimolti altri libri famosi come ad esempio La torcia, ambientato durante la Guerra di Troia.
Vi lascio i link di alcuni dei suoi libri più famosi qui sotto:
Le nebbie di Avalon
Link: https://amzn.to/4bI4Yda
Naufragio sulla Terra di Darkover
Link: https://amzn.to/44HLAL3
La torcia
Link: https://amzn.to/4boMZsk
E' veramente un'autrice che ha vinto moltissimi premi e ha milioni di fan, inoltre è stata anche considerata un precursore dei tempi poichè ha portato avanti tematiche lesbiche o omosessuali nei suoi libri in epoche dove questo era più unico che raro.
Ma la sua fama è stata macchiata dal fatto che il suo secondo marito fu condannato per molestie su minori e che sua figlia, quindici anni dopo la morte della Bradley, la accusò di averla molestata pera nni durante l'infazia.
Entrambe queste autrici sia la Perry che la Bradley sono ormai morte, ma i loro libri restano, e io li ho sempre amati prima di venire a conoscenza di quetsi fatti e li amo ancora a dire il vero. avolte riesco a rileggerli senza pensare ai loro autori a volte però no.
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Bookland
ARISTOTELE DETECTIVE – autore Margaret Doody – traduttore Rosalia Coci – facciate 449 / pagine 224,5 – genere: giallo storico Margaret Doody ha scritto una serie di gialli storici con protagonista Aristotele. Questo se ho capito bene dovrebbe essere il primo. L’intreccio si svolge ad Atene nel IV secolo. Aristotele si prodiga per aiutare un giovane. Stefanos, che deve vestire i panni di…
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Andrea G.(enio) Pinketts
Andrea G. Pinketts è morto di fumo e alcol nel 2018. Aveva 57 anni. Uno “scapigliato” dell’underground milanese contemporaneo. Finalmente qualcuno rimette in circolazione nelle librerie i suoi gialli scanzonati e leggeri in apparenza. Autore dalle infinite invenzioni linguistiche, Pinketts sta nella scia degli scrittori che hanno portato alla superficie l’ironia e l’auto ironia dei personaggi…
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Recensione "La casa gialla" di Marta Brioschi Mae Son-Jun Mysteries Vol. 1
Mae Son-Jun è un autore di gialli franco-coreano di trentatré anni. Quando ne aveva solo quattro, la madre abbandona la famiglia a Seoul all’improvviso. Anni dopo, l’uomo ritrova per caso una foto che la ritrae da giovane di fronte ad una chiesa di Parigi; decide così di partire per l’Europa alla sua ricerca. Dalla Francia, le tracce raccolte lo conducono fino alla campagna toscana, dove il…
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“Delitto a foresta Burgos”,Gavino Zucca,Newton Compton Editori.A cura di Barbara Anderson
I romanzi gialli di Gavino non deludono mai! Sono intrattenimento puro, ambientazioni accattivanti e vivaci, paesaggi e territori della bellissima Sardegna. Tornano le indagini del Tenente Roversi che ho avuto il piacere di conoscere nei precedenti romanzi di questo autore di talento. Roversi è astuto, intelligente, non ha l’aspetto del tenente dai super poteri investigativi, è un uomo comune…
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Shadows of Midnight: Un Thriller Intrigante tra le Ombre della Città di New York. Recensione di Alessandria today – (X.) –
Il nuovo capolavoro di Jack Belmont: misteri, omicidi e segreti nascosti nelle notti di una città oscura.
Il nuovo capolavoro di Jack Belmont: misteri, omicidi e segreti nascosti nelle notti di una città oscura. Shadows of Midnight, scritto dall’enigmatico autore americano Jack Belmont, è un avvincente romanzo giallo che trasporta il lettore nelle strade pericolose e fumose di una città immersa nelle ombre. Con un detective solitario come protagonista, Belmont intreccia una trama fatta di omicidi,…
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La libreria dei gatti neri
Un #serialkiller sta sconvolgendo la polizia di #Cagliari: irrompe nelle case e fa scegliere agli abitanti chi di loro deve morire. Per risolvere il #giallo occorre l'aiuto di #investigatori dilettanti, capitanati dal proprietario di una #libreria.
La libreria dei gatti neri è il mio primo romanzo di Piergiorgio Pulixi, pubblicato da Marsilio nel 2023. Non conoscevo ancora questo autore, nonostante abbia già scritto diversi romanzi, e probabilmente qualcuno di questi finirà sul mio comodino. Si tratta ti un libro giallo molto leggero dove un gruppo di appassionati di gialli, gli “investigatori del martedì”, si riunisce ogni settimana nella…
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«A Wittgenstein piacevano i romanzi gialli, leggerli lo distraeva dalle sue profonde riflessioni. Per un filosofo che aspirava a spiegare tutti i problemi del mondo mediante la logica, una storia che propone un enigma, un omicidio o svariati omicidi, mettiamo, e che si sviluppa in base alle regole del caso e della deduzione, scartando piste false, procedendo per tentativi, indagando sui fatti e i presunti colpevoli, fino a trovare la soluzione e risolvere il mistero (questo è l’assassino e questa la ragione per cui ha commesso il suo delitto) doveva essere gratificante: ci sono una causa, un fine e un metodo; un romanzo giallo su una morte senza spiegazioni, che può essere stata un incidente o un suicidio o un omicidio (ma allora chi l’ha commesso e per quale motivo?) e non risolve l’enigma, ha il sapore di una frode o di una truffa, una storia assurda che non serve nemmeno da cornice o da soggetto per un brutto B-movie, di quelli in cui recitava Sandra Mozarovski».
Così scrive Clara Usón in «L’assassino timido» (Sellerio 2018, cap. iv), un ottimo romanzo che ricostruisce la breve vita appunto di Sandra Mozarovski o Mozarowski (1958-1977), attrice spagnola (il padre era russo, fuggito dall’Urss per motivi politici, e faceva il diplomatico) la cui carriera consistette quasi tutta in brevi apparizioni in film di serie B (in genere sexy-horror nei quali appariva per lo più svestita e quasi inevitabilmente finiva sgozzata), e che morì cadendo misteriosamente da una terrazza. Il romanzo di Clara Usón è assai bello, e ovviamente la morte della ragazza rimane senza spiegazioni (o meglio: con troppe spiegazioni e con l’impossibilità di decidere per una di esse), ma il lettore non rimane insoddisfatto: perché si rende conto che tutto il possibile è stato fatto per togliere il velo al mistero, e non c’è stata dunque truffa né frode, e perché ben presto lo conquistano la solidarietà e la pietà verso la giovane donna che nella Spagna ancora franchista (Francisco Franco morì nel 1975) e ufficialmente cattolicissima e bigottissima, «si guadagnava da vivere bene facendo film che scandalizzavano la sua famiglia», come scrive Usón.
Ma torniamo a Ludwig Wittgenstein. Filosofo dall’intelligenza leggendaria («Il più perfetto esempio di genio che abbia mai conosciuto», scrisse Bertrand Russell nella propria autobiografia) e dalla vita romanzesca, autore di opere difficili e affascinanti, è noto a tutti – è diventato una citazione pop – se non altro per l’aforisma che chiude l’unica opera che pubblicò in vita, nel 1921, a trentadue anni, il «Tractatus logico-philosophicus»: «Di ciò di cui non si può parlare si deve tacere». In realtà, dopo la pubblicazione del «Tractatus» Wittgenstein instancabilmente meditò – come dimostrano i numerosi manoscritti pubblicati dopo la sua morte – proprio su ciò di cui non si può, o non si riesce a, parlare. Ed era, Wittgenstein, un vero appassionato di letteratura gialla: il che, a prima vista, potrebbe sembrare un po’ contraddittorio. E invece no. Le storie raccontate nei romanzi gialli (a lui piacevano soprattutto le storie «hard-boiled»: gialli deduttivi, sì, ma non asettici e quasi striminziti come quelli di Agatha Christie, bensì pieni di rappresentazioni realistiche del crimine, della violenza, e magari anche del sesso: roba «pulp», insomma) non sono «reali» (benché possano essere ispirate a fatti ed eventi reali, eccetera), ma ciò non impedisce loro di essere «qualcosa di cui si può parlare».
Quando, nella mia prima liceo (vi parlo del 1976 o giù di lì), il professor Renato Bortot entrò nell’aula per la prima lezione di filosofia (e noi eravamo, giustamente, piuttosto intimoriti dall’idea di studiare filosofia: io, per dire, sono ancora adesso terrorizzato dalla violenza argomentativa dei filosofi), aprì la porta e si mosse come se stesse spingendo avanti un qualcuno: che non vedevamo. Poi si accomodò alla cattedra e disse: «Vi presento il mio elefantino rosa». Ce ne parlò a lungo, descrivendone l’aspetto e le abitudini (molto divertenti). E così imparammo, o almeno imparai io, e non mi scordai mai la lezione, che si può benissimo parlare di cose che non esistono – o delle quali non si sa se esistono o no: si tratti di elefantini rosa, di ruote celesti, di Dio, dell’Essere, dello Spirito, o dei personaggi di una storia inventata. L’importante è che la narrazione che se ne fa non sia una frode né una truffa. Addirittura, può accadere che un romanzo giallo non porti alla scoperta del colpevole e finisca nel nulla – come certi romanzi di Friedrich Dürrenmatt, da lui raccolti sotto il titolo significativo «Un requiem per il romanzo giallo» –; ma l’autore non deve mai dimenticare di mettere in scena «una causa, un fine e un metodo».
Per esempio, nei «Promessi sposi» ciascun personaggi ha la sua causa, il suo fine e il suo metodo. Don Rodrigo ha la libidine come causa, la vittoria della scommessa con il cugino (il conte Attilio) come fine, e la violenza come metodo. Renzo ha la propria gioia di vivere come causa, l’amore per Lucia – e quindi il matrimonio – come fine, e un suo certo senso di giustizia come metodo. L’innominato ha un greve senso di noia come causa, il desiderio di libertà come fine, e la propria umanità (sepolta, ma ancora viva) come metodo. Don Abbondio ha la fifa come causa, la fifa come fine, e la fifa come metodo."
Giulio Mozzi
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Portici di Carta 2023 a Torino
Con due chilometri di libreria lungo i portici del centro e oltre 100 appuntamenti legati al libro, sabato 7 e domenica 8 ottobre torna Portici di Carta, la manifestazione che trasforma Torino in una straordinaria festa della comunità del libro, giunta alla sedicesima edizione. Quest’anno si propone al pubblico in un momento speciale in cui il Salone Internazionale del Libro di Torino illustrerà il progetto editoriale del triennio 2024-26 e annuncerà la lingua ospite dell’edizione 2024. Il centro di Torino e i suoi eleganti portici ospiteranno 63 librerie torinesi, fra indipendenti, di catena, remainders, antiquarie e bouquinistes, 68 case editrici e 49 espositori di Il libro ritrovato (libri antichi e fuori catalogo), pronti ad accogliere lettrici e lettori, oltre che turisti e visitatori in un percorso di lettura caratterizzato da sedici aree tematiche per ogni gusto e passione: dalla narrativa alla saggistica, dai gialli ai fumetti, dai viaggi alla spiritualità e cultura orientale, dalla poesia alla storia e società, dalla scienza alle storie di genere, dalle letture per bambini, bambine, ragazze e ragazzi ai gialli, dall’arte alle lingue, alla storia locale, ai racconti. Il programma coinvolgerà scrittori e scrittrici da tutta Italia, ma anche ospiti internazionali, bibliotecarie, bibliotecari, insegnanti e volontari per un calendario di appuntamenti caratterizzato da incontri, dialoghi, celebrazioni editoriali, dediche autoriali, passeggiate e degustazioni letterarie, laboratori per bambine e bambini, azioni pittoriche in piazza, letture ad alta voce. Tra gli ospiti ci saranno Viola Ardone, Annalena Benini, l’illustratore Barroux, Roberto Colajanni, Lorenza Gentile, Paolo Giordano, Keith Kahn-Harris (Inghilterra), Felicia Kingsley, Beniamìn Labatut (Cile), Michela Marzano, Giorgio Pinotti, Marco Rossari, Tiziano Scarpa, Walter Siti, Chiara Valerio ed Elena Varvello. I luoghi degli incontri saranno l’Oratorio e la Chiesta San Filippo Neri, le Gallerie d’Italia-Torino di Intesa Sanpaolo, Piazza San Carlo e alcuni Caffè storici, come Caffè San Carlo, Biraghi, Caffetteria Torino, Pasticceria Iginio Massari, Costadoro, Mokita, Sinatra e Stratta. Contraddistinta a ogni edizione da una dedica a una grande personalità del mondo letterario, Portici di Carta omaggerà Milan Kundera, scrittore ceco naturalizzato francese, scomparso l’11 luglio, autore di libri tradotti in tutto il mondo, come L'insostenibile leggerezza dell'essere, Lo scherzo, Il valzer degli addii e i racconti Amori ridicoli, pubblicati in Italia da Adelphi. Anche quest’anno gli editori ospiti presenti saranno due, rispettivamente Adelphi per l’editoria di narrativa e saggistica e Clichy per l’editoria dedicata all’infanzia. Sono stati confermati gli appuntamenti per i più piccoli con il programma Mini Portici, pensato per bambine e bambini, ragazze e ragazzi in collaborazione con le Biblioteche civiche torinesi e TorinoReteLibri Piemonte, Dipartimento Educazione Castello di Rivoli, oltre alle proposte all’insegna della consapevolezza green al Gazebo Sambuy, grazie a Il Giardino Forbito con il mercato della Biodiversità Googreen, e gli incontri letterari Il giro del mondo in 40 libri per confrontarsi sui temi della multiculturalità, migrazione e inclusione grazie al Centro Interculturale della Città di Torino. Una novità di quest’anno è la collaborazione con le Giornate della Legalità della Fondazione per la Cultura della Città di Torino e con Festival del Digitale Popolare. In occasione del centenario di Italo Calvino e come omaggio agli editori ospiti, i librai di Portici di Carta esporranno sui loro banchi il libro che più hanno amato di Calvino e i titoli di Adelphi e Clichy che hanno particolarmente piacere di condividere con lettrici e lettori. Portici di Carta si conferma così come la manifestazione di promozione del libro e della lettura, perfetta per coinvolgere tutti i soggetti della filiera, dagli editori ai librai, dalle biblioteche alle scuole. Read the full article
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Ed eccoci di nuovo qui con la rubrica a cadenza mensile e precisamente l'ultimo giorno di ogni mese, curata dalla nostra utente e amica Valentina Pace
Questa rubrica nasce anche e soprattutto da una riflessione che ci accompagna da un po' di tempo: per una "piccola" biblioteca di un piccolo paese non è sempre facile stare al passo con le richieste, i suggerimenti, le necessità degli utenti e non. Per questo motivo, con l'aiuto di Valentina scopriremo nuovi autori e nuove letture, consigli e spunti di riflessione, insieme a curiosità e notizie sui nostri cari libri. E allora, diamo il benvenuto a questo nuovo spazio culturale dove si viaggerà alla scoperta delle case editrici indipendenti: ʟᴇᴛᴛᴜʀᴇɪɴᴅɪᴇ.
La casa editrice di questo mese è: Edizioni E/O
Buona lettura a tutti!
ℕ𝕀ℕ𝔽𝔼𝔼 ℕ𝔼ℝ𝔼 𝕕𝕚 𝕄𝕚𝕔𝕙𝕖𝕝 𝔹𝕦𝕤𝕤𝕚
“Tre donne vivevano in un paesino. La prima era cattiva, la seconda bugiarda e la terza egoista. […] Erano tre persone molto diverse. Eppure avevano qualcosa in comune, una specie di segreto: tutte e tre sognavano di andarsene. […] Tre donne vivevano in un paesino. La terza era quella con più talento, la seconda era la più furba e la prima era la più determinata. Secondo voi, quale delle tre è riuscita a scappare? La terza, la più giovane, si chiamava Fanette Morelle. La seconda si chiamava Stéphanie Dupain. La prima, la più vecchia, ero io”.
Questo è l’incipit di “Ninfee nere”, il romanzo più famoso dello scrittore francese Michel Bussi, un mystery ambientato a Giverny, il paesino della Normandia famoso in tutto il mondo per via del pittore impressionista Claude Monet e della serie di quadri dedicati alle Ninfee.
Nel paese tutto ruota intorno alla figura del pittore, alla sua casa museo, allo stagno delle ninfee, ma anche intorno ad una bambina con un talento innato per la pittura e ad una maestra infelice, dagli occhi color malva, che vuole dare una svolta alla sua vita.
Nonostante l’ambientazione colorata, ricca di fiori e di bellezze naturali, già dopo poche righe di lettura, ci imbattiamo nel primo di una serie di omicidi che sembrano avere un oscuro legame con fatti avvenuti in un lontano passato.
La vittima è un collezionista d’arte forse coinvolto nel ritrovamento di un quadro di Monet dal valore inestimabile, mentre sono legati alla vicenda un marito geloso e un’anziana donna che conosce tutti i segreti dei suoi concittadini, ma si ostina a tacere.
“Ninfee nere” è considerato dalla maggior parte dei lettori un vero e proprio page turner, un romanzo dall'intreccio apparentemente lineare in cui, però, nulla è come appare: il finale è caratterizzato da un colpo di scena a prima vista sensazionale. In realtà, andando a rileggere alcuni passaggi, mi sono resa conto che Bussi si approfitta della buona fede del lettore, utilizzando vari escamotages per ingannarlo, facendogli credere quello che vuole, affinché non arrivi da solo alla soluzione del mistero.
COSA MI È PIACIUTO
Ho letto questo romanzo con il gruppo di lettura #lelulahunters gestito da Teresa, Bee Book a Lula e da Miria @miriathebookhunter2019 e attendo con ansia la discussione finale per potermi confrontare con gli altri partecipanti. Di “Ninfee nere” ho amato moltissimo l’ambientazione e le pagine dedicate all’impressionismo e, in particolare, alla vita di Claude Monet. Anche lo stile di scrittura, molto caustico, tipico della commedia nera, è sicuramente notevole.
COSA NON MI È PIACIUTO
Nonostante gli indiscussi pregi, la lettura del romanzo mi ha lasciata piuttosto tiepida per vari motivi: non ho apprezzato le modalità in cui l’autore cerca di depistare il lettore; i personaggi, a mio parere, sono caratterizzati in modo troppo marcato, assumendo dei tratti caricaturali. Inoltre, la vicenda è, di per sé, piuttosto scialba, poiché tutto viene raccontato solo e unicamente in funzione del colpo di scena finale.
L’AUTORE
Michel Bussi. Autore francese di gialli più venduto oltralpe. È nato in Normandia, dove sono ambientati diversi suoi romanzi e dove insegna geografia all’Università di Rouen. Ninfee nere (Edizioni E/O 2016) è stato il romanzo giallo che nel 2011, anno della sua pubblicazione in Francia, ha avuto il maggior numero di premi: Prix Polar Michel Lebrun, Grand Prix Gustave Flaubert, Prix polar méditerranéen, Prix des lecteurs du festival Polar de Cognac, Prix Goutte de Sang d’encre de Vienne. Tra le sue pubblicazioni per E/O figurano: Tempo assassino (2017), Mai dimenticare (2017), La doppia madre (2018), Il quaderno rosso (2018), La follia mazzarino (2019), Usciti di Senna (2020), la saga distopica N.E.O La caduta del sole di ferro (2020), Tutto ciò che è sulla terra morirà (2021), La mia bottiglia per l'oceano (2022) e Codice 612. Chi ha ucciso il Piccolo Principe? (2023).
LA CASA EDITRICE
Edizioni E/O è stata fondata dai coniugi Sandro Ferri e Sandra Ozzola nel 1979 e pubblica libri di letteratura italiana e straniera. Lo scopo della CE è quello di creare ponti tra letterature di diversi paesi per stimolare il dialogo tra le culture. Infatti, il nome e/o sta per e/oppure, ma anche est/ovest, mentre il logo rappresenta una cicogna che viaggia nel mondo portando storie. La e/o presta da sempre un’attenzione particolare alla letteratura femminile, pubblicando le opere di autrici come Elena Ferrante, Lia Levi, Muriel Barbery, Christa Wolf e Alice Sebold, ma edita anche i noir di Massimo Carlotto e Jean-Claude Izzo, i romanzi fantastici di Matt Haig e la saga dell’Attraversaspecchi di Christelle Dabos.
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