#Teatro La Comunità
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Lucas Malavacini
Nel 2009 servizio fotografico di Terra Boy; due anni dopo, nel 2011, Lucas Malvacini conquista il titolo di Mr Brasile e la sua rinnovata popolarità lo rendono un affermatissimo modello conteso da fotografi e stilisti. Nato il 20 novembre 1989 a Juiz de Fora (Brasile), fu vittima di bullismo durante l'adolescenza quando il suo soprannome era "Choquito Bianco". Tutto iniziò a cambiare cambiare non appena decise di sottoporsi ad un trattamento per sbarazzarsi di brufoli e si iscrisse in palestra per fortificare il proprio fisico: da da brutto anatroccolo diventò un cigno a cui ben presto di aprirono le porte per una promettente carriera da modello. Lavorò a Milano e in Cile, prima di far ritorno in Brasile dove vive a Sao Paulo insieme a due amici -anch'essi modelli - con il sogno di studiare teatro e di viaggiare per il mondo. A determinare il suo successo ha fortemente contribuito l'apprezzamento espresso dalla comunità gay, al punto che lo stesso Lucas ha dichiarato che «La comunità gay mi ha accolto in un modo clamoroso. Non avrei mai immaginato di poter avere un successo tale e il modo che ho per ripagarlo è l'affetto. Ho una mentalità aperta, nel senso che rispettino pienamente l'universo gay, proprio come loro mi rispettano e conoscono il mio orientamento [etero]. Io stesso ho abbracciato la causa». Il modello brasiliano ha anche raccontato un addetto: «Nel bel mezzo di una festa a Belo Horizonte -dice- ho annunciato che chiunque avrebbe potuto pormi una domanda. Un ragazzo mi ha chiesto qual è il mio orientamento sessuale. Per non lasciare nessuno deluso, ho deciso di lasciare una speranza. Ha detto che questa è una domanda a cui vorrei rispondere, ma se l'avessi fatto l'incantesimo si sarebbe spezzato».
#male beauty#cute boy#hot boy#male physique#hot male#hot male model#male model#male photography#male naked
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Conte Giuseppe Primoli 1890, neve sullo sterrato della zona dove sarebbe sorto il Tempio Maggiore di Roma (1904) e la zona dei cosiddetti "quattro villini" tra piazza delle Cinque Scole, via del Portico d'Ottavia, Lungotevere Cenci.
Sotto questa terra smossa su cui bruca il cavallo dovevano stendersi resti di magazzini romani, della zona indicata nella Forma Urbis Severiana come Navalia e, forse, del Tempio di Castore e Polluce, collocato sotto l'area di Monte Cenci dove furono rinvenute, tra Quattro e Cinquecento, le statue dei Dioscuri, già allora traslate al Campidoglio.
In lontananza nella foto, il campanile di San Giovanni Calibita sull'isola Tiberina e, di fronte, la Torre della Pulzella.
Risalente al 1200, essa era parte delle torri medievali di Roma, legate a famiglie della nobilità e del ceto mercantile cittadino di cui erano insieme strumento e concreta traccia sul territorio.
Questa torre, collocata sull'isola, guado fluviale tanto essenziale alla vita cittadina da aver facilitato e forse cagionato la nascita dei primi insiediamenti destinati ad evolversi nella Roma romulea, apparteneva alla famiglia dei Pierleoni.
Probabilmente ebrei e opportunamente convertiti per poter sfruttare al meglio le proprie ricchezze in una Roma medievale pur non ancora dotata di Ghetto, e forse meno ostile alla Comunità di quanto non si sarebbe più tardi dimostrata, i Pierleoni controllavano anche il tratto alla base del Campidoglio.
L'edificio medievale presso il vico Jugario è a loro intitolato, e anche loro era la torre che si nota a destra, addossata al corpo della Basilica di San Nicola in Carcere, riusata come torre campanariae contenente un'antica campana di fine Duecento, commissionata dai Savelli.
Ma, soprattutto, oltre a case medievali al vicino Velabro, ai Pierleoni apparteneva il forte costruito sulle rovine del Teatro di Marcello, e di cui ancora si vede l'affollarsi di strutture alte e strette su via del Foro Olitorio.
Passato ai Savelli e, tramite loro, agli Orsini, quel forte oggi lo conosciamo come palazzo Savelli Orsini, opera di Baldassarre Peruzzi, la malinconica e splendida residenza costruita nella cavea del Teatro.
La torre della Pulzella, dall'enigmatica testolina che vi appare inquadrata da una finestrella cieca e che guarda intenta dalla parte del Portico d'Ottavia, passò come tutto il resto dei Pierleoni nelle mani dei Savelli, incastellati così tra l'isola e l'omonimo Monte, e i cui domini si estendevano già verso Campo de' Fiori e all'Aventino, come attestato dagli odonimi vicolo de' Savelli e Clivo di Rocca Sabella.
La pulzella, comunque, è una testa romana, ma la leggenda popolare la vuole l'impietrirsi di una bella giovane aristocratica che, murata per vincere la sua resistenza a un matrimonio di convenienza, morì lassù spiando all'orizzonte il ritorno del suo vero amore dalla guerra.
Fonti: studi di F. Coarelli e P. L. Tucci sulla topografia del Circo Flaminio e dell'area dei Calderari.
A. Carandini, Roma. Il primo giorno, Laterza 2007.
#isola tiberina#roma#rome#italy#italia#savelli#pierleoni#giuseppe primoli#fotografie d'epica#vecchie foto#roma sparita#Italia sparita#Ghetto di Roma#Comunità ebraica#torri medievali#medioevo#Roma baronale#Roma medievale#Monte Savello#circo flaminio
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Ciao!!
Ho visto suo post sulla settimana della lingua italiana nel mondo e ho voluto condividere qualcosa!
Quest’anno (e anche l’anno scorso) sono parte dell’Italian Theatre of Western Australia. Ogni anno il teatro fa una commedia durante la settimana della lingua per la comunità italiana qui a Perth, Australia. Io sono nata qui ma con origini italiane, e c’è una mescola di attori italo-australiani e italiani nel teatro.
Ecco il poster per lo spettacolo!
The Italian language is alive and well in the most isolated capital city in the world :)
Ciaooo!! WOW ma è fantastico!!!! Grazie mille per averci res* partecip* e per aver inviato il poster dello spettacolo. Merda merda merda! Tantissima merda a te e a tutta la compagnia<3 (non voglio sembrare scortese ma mi sembra si dica così in teatro... giusto? ;D)
#xxiii settimana della lingua italiana nel mondo#it#italian#lingua italiana#italian language#langblr#languages#italian langblr#italiano#australia#theatre#domande asks
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che poi anche se penso al mio amato nonnino, che ha faticato tantissimo nella sua vita con un lavoro che a molti sembrava modesto, mi è sempre sembrato dai suoi racconti che perlomeno all'epoca ci fosse un senso molto esplicito di essere parte di qualcosa, di equilibrio. cioè il discorso era: "il modo in cui lavori/lo sforzo che dedichi alla tua professione" -> "quello che il tuo lavoro di rende/l'impatto che ha sulla tua comunità". invece oggi sembra tutto vano, tutto uno spreco di energie senza fine, e alla fine siamo tutti drenati e uccisi dentro, senza neanche sentirci "protetti" gli uni dagli altri, o insomma come se ci fossero altre persone che si prendono cura di noi così come noi ci prendiamo cura di loro. è tutto defocalizzato rispetto al vivere collettivo. facciamo, facciamo, facciamo e buttiamo il sangue nella speranza di vivere una vita dignitosa e magari pure soddisfacente (magari), ma siamo senza speranza, perchè vediamo questo obbiettivo essere sempre più faticoso e perchè ci sentiamo abbandonati da tutto e da tutti. e a quel punto ci facciamo risucchiare da quella mentalità iper produttiva e senza cuore per il solo scopo di non finire schiacciati o di non essere fra quelli che inevitabilmente verranno lasciati indietro. e così facendo lasciamo gli altri indietro e diventiamo sempre più distaccati e disconnessi e qualcosa dentro di noi si spezza.
io penso che l'antidoto a questo sciupìo di umanità sia proprio il fatto di tornare a valorizzare il contributo umano nella nostra vita, le cose che possiamo fare gli uni per gli altri, la rete di persone che ci circondano direttamente. rifocalizzarci sul mondo "piccolo" che sta intorno a noi, reinserirsi in quella dimensione locale senza necessariamente cadere sempre in mano alle grandi multinazionali che succhiano via tutta la linfa vitale dalle nostre comunità. andare a prendere il pane dal panificio in piazza tornando a casa dal lavoro, scegliere di non buttare gli stivali della scorsa stagione, ma portarli dal calzolaio, che con dei lacci nuovi qualche riparazione e una lucidatura probabilmente sono ancora buoni per qualche anno. comprare il giornale la domenica mattina e andarlo a leggere al baretto dietro casa, magari con il pretesto fare quattro chiacchiere con le persone. andare al cineforum, al teatro, alla galleria d'arte indipendente che nemmeno sapevi esistesse. tornare alle biblioteche, ai mercatini, ai club del libro, ai campetti di calcio abbandonati (e intendo proprio quelli che servono per giocare divertendosi, non quelli dove fare le competizioni o allenarsi sempre con la finalità di fare bene).
io credo che per sfuggire a questa alienazione che sembra pervadere ogni aspetto della nostre vite contemporanee dobbiamo rinfondere vita alle nostre comunità e per farlo dobbiamo tornare a dare valore a quello che possiamo fare gli uni per gli altri. dobbiamo ricordarci che viviamo per questo, per trovarci, per condividerci.
#sfogo#scusate#io e i muri di testo siamo grandi amici#mio#comunità#riflessioni#pensieri#qualità di vita#vita#lavoro#società#mio post#questo discorso non ha colore politico#però si vede che non sono di destra vero?#nel mondo che vorrei#la vita sarebbe più semplice perchè nessuno sarebbe mai solo
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“Prima che mi caccino, mi dimetto io della direzione del Teatro Comunale di Ferrara”. Moni Ovadia anticipa l’umiliazione della cacciata prossima ventura da parte del cda del teatro, dopo il polverone alzato sulla questione Hamas-Israele. In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, l’artista di origine ebraica ha rassegnato le proprie dimissioni, chieste peraltro da giorni e a gran voce da tutta la maggioranza di centro-destra che governa Ferrara.
Non più di una decina di giorni fa Ovadia aveva dichiarato all’Adnkronos che “la morte anche di una sola persona, sia essa israeliana o palestinese, è sempre una tragedia e va condannata con tutte le forze”; dopodiché aveva criticato la politica del governo Netanyahu sostenendo che “Israele lascia marcire le cose, fingendo che il problema palestinese non esiste, per cancellare la stessa idea che i palestinesi esistano; e la comunità internazionale è complice: questi sono i risultati. Questa è la conseguenza di una politica di totale cecità, di occupazione e colonizzazione”. Ovadia aveva concluso sottolineando che la “Striscia di Gaza non è un territorio libero, è una gabbia, una scatola di sardine: è vero che dentro non ci sono gli israeliani, ma loro controllano comunque i confini marittimi e aerei, l’accesso delle merci, l’energia, l’acqua. Non a caso l’Onu aveva già dichiarato Gaza zona ‘non abitabile’. La situazione è vessatoria, dirò di più: è infernale. Come ci insegna persino l’Iliade, l’assedio è una forma di guerra… e allora? A Gaza non sono forse assediati da Israele? Poi, hanno deliberatamente lasciato il governo di Hamas perché per gli israeliani la rottura inter-palestinese fra Hamas e l’Olp-Al Fatah è stata fondamentale”.
Insomma, un punto di vista non allineato alla vulgata comune nell’improvvisa fiammata di guerra tra Israele e Hamas. “Ho detto che la responsabilità di tutto quello che è accaduto ricade sul governo israeliano. Non ho detto “Viva Hamas”. Ho solo aggiunto che hanno lasciato marcire la situazione. E ho scritto cose molto, molto più forti in questo senso in passato”, ha quindi puntualizzato Ovadia al Corriere. “Fino a ieri ero intenzionato a non dimettermi ma a farmi cacciare, piuttosto. Dopodiché sarei andato in tribunale. Ma, ripeto, non voglio danneggiare il teatro. Non solo, questa situazione si sarebbe ripresentata continuamente, perché questo è il nuovo fascismo: stigmatizzare l’opinione delle persone criminalizzandole”.
[...]
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Waterloo Street è il centro nevralgico della vita notturna di Derry. Pub, locali, giovani, gente del posto, turisti da ogni dove. Salire e scendere su quella strada che fu teatro della Battaglia del Bogside dell'agosto 1969, fa ancora un certo effetto. Impossibile dimenticare. Ma qualcosa è cambiato. Da rappresentazione della resistenza nazionalista a luogo di riferimento della comunità nazionalista del quartiere del Bogside. Percorrere William Street, girare a destra e iniziare la salita. Qui inizia la meraviglia. Uno dei primi pub da ammirare è il 'Peadar O'Donnell's'. Che dire. Il pub per eccellenza. Esterni che rubano l'occhio, interni di straordinaria bellezza, atmosfera a dir poco meravigliosa. Musica dal vivo, brindisi, risate, voglia di divertirsi, voglia di conoscersi. Una sorta di paradiso per chi è alla ricerca dell'irlandesitá. 'Peadar O'Donnell's' e un posto da custodire gelosamente, un posto che ti entra nel cuore e non va più via. Pinte, allegria, identità. Tutto quello che si può chiedere, tutto ciò che basta per essere felici. Derry è un pezzo di cuore. Così come questo magnifico pub. 🇮🇪🍻🥃🎻 © Irish tales from Rome
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IL MINISTERO DEL SÌ
Salvini: «Quello delle infrastrutture sarà il ministero del sì».
Forse vi stupirò, ma la penso come lui.
Stavolta ha ragione. È il ministero del sì.
Verifichiamolo insieme.
1. Il ponte sullo stretto è la principale richiesta nelle lettere spedite dai capimafia nella Lapponia Finlandese con la speranza che giungano a Babbo Natale? Sì.
2. Matteo Salvini è alla disperata ricerca di colpi di teatro per fermare la caduta libera della Lega nei sondaggi? Sì.
3. Matteo Salvini sarebbe disposto a vendere tutti i suoi parenti fino al sesto grado pur di essere al Ministero dell'Interno e non alle Infrastrutture? Sì.
4. Le carte sull'impatto ambientale del ponte vengono probabilmente usate dai leghisti per fabbricare coriandoli e ravvivare i falò sulla spiaggia? Sì.
5. Migliorare le infrastrutture ferroviarie e stradali in Calabria e in Sicilia vi fa proprio così schifo? Sì.
6. Ascoltare le esigenze delle comunità locali, invece di accontentare con commovente dedizione gli affaristi di provata esperienza nella devastazione dei territori, vi fa proprio così schifo? Sì.
7. Siamo fottuti? Temo di sì.
Visto? Quando Matteo Salvini ha ragione non ho problemi ad ammetterlo. Mi sembra di aver dimostrato senz'ombra di dubbio che il suo è chiaramente il ministero del sì, come egli stesso ha dichiarato.
FINE
[L'Ideota]
#matteo salvini#ministero delle infrastrutture#ministero del sì#ponte sullo stretto#umorismo#ironia#satira
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Kepler-452 in residenza per “Album”
15 Maggio 2023 - 28 Maggio 2023
Inizia oggi la residenza creativa per la ricerca e la composizione del nuovo spettacolo di Kepler-452. Kepler-452 è la compagnia selezionata per il terzo tandem di produzione a tema “Daily Bread” che vede coinvolti come coproduttori: Pergine Spettacolo Aperto (Italia); Pro progressione (Ungheria), L’arboreto – Teatro Dimora di Mondaino (Italia) nell’ambito di Stronger Peripheries: A Southern Coalition, progetto sostenuto da Europa Creativa.
Album
Un album di famiglia è una macchina del tempo: ogni fotografia una storia, e ogni storia una finestra verso un’altrove. Verso noi stessi di un tempo, verso i nostri cari: è un affondo tra le nostre inconsapevolezze del passato e nel mistero che i nostri sguardi di allora pongono a noi che oggi sfogliamo. Ma cos’è un album? E come si fa? Raccogliendo, certo: fotografie, storie, e radunandole. E dove raccogliere? Dove inizia e finisce una famiglia? Quanto bisogna scavare per trovare le radici? E anche: quanto è vasta una famiglia? Chi ne fa parte e chi no? Sangue, geografie comuni, migrazioni, incontri… di cosa è fatta una famiglia? Kepler-452, sperimentando una spazialità non frontale, insieme a dispositivi e forme di presa diretta e proiezione audiovisiva, cerca risposte a questa domanda, raccogliendo storie e immagini da varie parti d’Italia e d’Europa, incontrando persone e comunità. Un «album scenico» e senza confini: un tentativo e una ricerca accesi da un’immagine suggerita dal mondo animale: come è possibile che tutte le anguille del mondo, a un certo punto della propria vita, percorrano decine di migliaia di chilometri sul fondo degli oceani per ritrovarsi nello stesso posto, a riprodursi, a morire, a rinascere.
Kepler-452 ALBUM a cura di Kepler-452 (Nicola Borghesi e Enrico Baraldi) in scena Nicola Borghesi con la collaborazione di Riccardo Tabilio ideazione tecnica Andrea Bovaia coordinamento Roberta Gabriele foto di Giulia Lenzi
coprodotto da Pergine Spettacolo Aperto, (Italia); Pro progressione (Ungheria), L’arboreto – Teatro Dimora di Mondaino (Italia) con il sostegno di IntercettAzioni – Centro di Residenza Artistica della Lombardia e Residenza Artisti nei Territori Masque Teatro
Tandem 3 #Daily Bread
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Vicenza Making Future, il 14 e il 15 ottobre tornano i laboratori per bambini sulle materie Stem.
Vicenza Making Future, il 14 e il 15 ottobre tornano i laboratori per bambini sulle materie Stem. Promossi da Confindustria Vicenza e Pleiadi in collaborazione con il Comune. Sabato 14 e domenica 15 ottobre torna Vicenza Making Future on tour, l'evento dedicato alle materie Stem ideato da Confindustria Vicenza e sviluppato da Pleiadi con il patrocinio del Comune di Vicenza. I laboratori Stem 2023 (acronimo di science, technology, engineering e mathematics) daranno ancora una volta ai giovanissimi l'occasione per conoscere e sperimentare le materie Stem. L'appuntamento è a Palazzo Barbaran, sede del Palladio Museum, dalle 15 alle 19 e domenica 15 ottobre, dalle 10 alle 19.30. Sabato 14 ottobre alle 15 all'apertura dell'evento saranno presenti l'assessore all'istruzione Giovanni Selmo, la vicepresidente di Confindutria Vicenza con delega al capitale umano Lara Bisin e il Ceo di Pleiadi Lucio Biondaro. «I laboratori, aperti ai bambini dagli 8 ai 12 anni, sono un'occasione per avvicinarsi in modo giocoso alle materie scientifiche e tecniche. Un approccio adottato con successo anche in alcuni centri estivi comunali, che riteniamo molto educativo e stimolante - sottolinea l'assessore all'istruzione Giovanni Selmo -. Vicenza making future è un'iniziativa ormai consolidata in città, che quest'anno a maggio con uno spettacolo al Teatro Olimpico. È promossa anche dall'assessorato all'istruzione e dall'ufficio scolastico territoriale in tutte le scuole della provincia, sempre sensibili a questo tipo di eventi». «Perseveriamo nel nostro ambizioso obiettivo di fare di Vicenza la prima provincia "Più Stem" d'Italia, mostrando ai ragazzi ed alle loro famiglie la vera luce della scienza – afferma la vicepresidente di Confindustria Vicenza con delega al capitale umano Lara Bisin -. Vogliamo offrire, ancora una volta, ai giovanissimi e alle giovanissime l'opportunità di appassionarsi alle materie Stem, conoscendole e sperimentandole in maniera giocosa attraverso dei laboratori rinnovati rispetto alle edizioni precedenti, in prestigiose location parte del patrimonio storico-artistico della nostra provincia. Quest'anno saranno il Palladio Museum a Vicenza, Villa Fabris a Thiene e la chiesa di San Giovanni a Bassano ad ospitarci. Rimane per noi importante il target delle giovanissime per contribuire a superare degli stereotipi sulle loro attitudini verso le materie tecnico-scientifiche, che possono invece offrire loro, non solo soddisfazioni personali, ma nel tempo anche professionali e di carriera, dato il fabbisogno professionale delle nostre aziende di figure tecniche e manageriali. Da diversi anni, collaboriamo con la città di Vicenza per questo importante progetto a favore di tutta la comunità, affinché possa essere conosciuta e vissuta dai giovanissimi come un luogo ricco di bellezza e future opportunità di studio e lavorative». I laboratori saranno sei per massimo 20 partecipanti ogni 45 minuti, ad ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria sui seguenti temi: corto circuiti elettrici, bio investigation, tesori lucenti, virtual world, robotic lab, macchina perfetta. Novità di quest'anno sarà la City Stem Map della città di Vicenza: una mappa per far conoscere 10 punti di interesse a tema Stem presenti a Vicenza. Sarà l'occasione per scoprire luoghi dedicati al mondo tecnico-scientifico, che raccontano di invenzioni, fatti del passato e personaggi che hanno contribuito a nuove scoperte scientifiche. Quest'anno Vicenza Making Future on tour sarà realizzato in collaborazione oltre che con il Comune di Vicenza, anche con i Comuni di Thiene e Bassano del Grappa, con il contributo della Camera di Commercio di Vicenza e della Banca delle Terre Venete e il patrocinio della Regione Veneto, della Provincia, di Federmeccanica, di Federchimica e della Rete ITS Academy Veneto. Già dall'edizione 2022 Vicenza Making Future si è evoluto in un tour in 3 tappe nella provincia (Vicenza, Valdagno e Bassano del Grappa per l'anno 2022), con un enorme riscontro di pubblico e con il coinvolgimento di oltre 9.000 tra genitori, bambine e bambini. Per informazioni e prenotazioni www.makingfuturevicenza.it https://pleiadi.prenotime.it/... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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My work in Palermo, Italy. Grazie Rossella Puccio
Domenica 15 ottobre ore 15:00 Non potete mancare a questo fantastico evento che animerà Danisinni con l'arte, il teatro diffuso, la musica, proiezione video e la relazione. Una grande comunità in festa.
𝑨𝒗𝒗𝒊𝒔𝒕𝒂𝒎𝒆𝒏𝒕𝒊 #3. 𝑺𝒄𝒓𝒊𝒕𝒕𝒖𝒓𝒆 𝒂𝒔𝒆𝒎𝒂𝒏𝒕𝒊𝒄𝒉𝒆
50 𝑨𝒓𝒕𝒊𝒔𝒕𝒆 𝒆 𝑨𝒓𝒕𝒊𝒔𝒕𝒊 𝒊𝒏 𝑴𝒐𝒔𝒕𝒓𝒂 / Collezione permanente del Museo Sociale Danisinni | Piazza Danisinni / Palermo ::: [evento gratuito]
#poesiavisiva
#asemicwriting
#asemic
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Grande, grandissimo il Boss che ha scaldato il cuore di quanti hanno assistito al concerto di Ferrara anche se spiace non aver sentito da lui, che tante parole ha dedicato a emarginati e sfollati, un saluto a coloro che, nelle stesse ore e a pochi chilometri, erano intenti a cercare i dispersi e a spalare fango e detriti.
Increduli, forse, nel vedere le immagini di mezzi e tecnici della Protezione Civile impegnati al Parco Urbano mentre i loro colleghi di Friuli e Trentino scendevano verso le aree flagellate dall’alluvione. Bravi, bravissimi gli organizzatori che hanno permesso di godere di uno spettacolo unico, nonostante le condizioni proibitive che hanno accompagnato l’allestimento, e ancora intenti a spellarsi le mani e darsi pacche sulle spalle.
Bravi, bravissimi soprattutto i ferraresi che, il 18 maggio, si sono letteralmente fatti da parte per permettere afflusso e deflusso dei partecipanti. Non avrebbero potuto, del resto, fare altrimenti data l’ampiezza della zona rossa preclusa ai mezzi e a piedi.
Bravissimi i ferraresi anche perché saranno loro a pagare le spese sostenute dall’Amministrazione per uno spettacolo che ha fruttato profitto per pochi. Costi di vigilanza di forze pubbliche e private, costi di personale medico e, mi risulta, un reparto dell’ospedale di Cona a disposizione perché, per una notte, la popolazione della città era incrementata di un terzo, e costi di logistica quali assistenza e supporto all’organizzazione, ospitalità della crew (presso il Golf Club?), posa della segnaletica, allestimento parcheggi e quant’altro necessario alla realizzazione, in sicurezza, di un evento che, date le condizioni meteo, ha richiesto sforzi moltiplicati.
Non ultimi i costi di ripristino del Parco Urbano la cui fruizione è stata a lungo negata ai ferraresi e ancora per quanto, date le pietose condizioni del manto? A riguardo auspico si tacciano gli amministratori per lasciare la parola ai tecnici dell’Ufficio verde al fine di capire le reali condizioni di struttura e manto e, soprattutto, come, con quali costi e quando riportarlo al “pristino stato”.
E’ già programmata la riqualificazione, leggo, dunque è stata già fatta la gara per assegnare i lavori? Ancora una volta abbiamo messo a disposizione di pochi, e per il profitto di pochissimi, un bene della comunità che un’amministrazione sensibile ed oculata dovrebbe preservare, soprattutto in un momento di crisi economica e climatica come quello che stiamo vivendo e le cui evidenze sono tutte sotto i nostri occhi.
In proposito, è stata calcolata l’impronta ecologica della grandiosa operazione? Se sì, quanti alberi metterà a dimora il Comune per compensare le emissioni prodotte? Per sapere se e quanto i ferraresi dovranno pagare è necessaria un’operazione di trasparenza che richiede l’intervento di chi ha agevole “accesso documentale” a provvedimenti e preventivi approvati dall’Amministrazione comunale e anche dal Teatro Comunale – il cui bilancio dovremo eventualmente ripianare – per coprire costi, temo, non a carico dell’organizzatore e se, nel caso, sono state fatte gare per l’acquisizione di beni e servizi.
Leggo che il signor Trotta, pare lungamente corteggiato da qualche assessore per portare il Boss a Ferrara, ha dichiarato che valuterà, caso per caso, i rimborsi da riconoscere a chi non è riuscito a raggiungere Ferrara causa alluvione. Se è vero questo impegno, invito il signor Trotta a fare uno sforzo e considerare il rimborso anche ai ferraresi che, per solidarietà, il 18 maggio 2023 hanno scelto di raggiungere amici e parenti alluvionati per dare aiuto e conforto.
Sarebbe un segnale, seppur tardivo, di sensibilità e senso civico nei confronti di chi l’ha ospitato al pari di devolvere parte dell’incasso all’emergenza alluvione. Auspico che, spenti i riflettori, inizi una approfondita e consapevole valutazione di costi e benefici del concerto del Boss perché, nel caso i primi risultassero eccessivi, Ferrara non debba essere costretta, in futuro, a pagare per garantire il profitto di pochi, mettendo a rischio anche i propri servizi essenziali, per eventi che sono troppo grandi per Lei.
Già evidentemente il Boss e il Sig. Trotta non sanno cosa sia l'umanità, il rispetto davanti a certe tragedie. Posso solo dire mi fate schifo.
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E' in arrivo la contaminazione del FIC FEST!
Benvenuti e benvenute in questo spazio dedicato al FIC FEST!
Il Festival dedicato alla danza contemporanea che abbraccia musica, teatro, cinema, arti visive organizzato da Scenario Pubblico/Compagnia Zappalà Danza, Centro di Rilevante Interesse Nazionale di Catania.
Ogni giorno verrà raccontato, in questo spazio, tutto ciò che succederà, attraverso lo sguardo dei giovani danzatori di Modem Atelier, un programma di formazione della danza contemporanea di Scenario Pubblico/Compagnia Zappalà Danza.
Con l’intento di documentare e archiviare le iniziative, tra performance, talk e incontri, cerchiamo di rendere sempre più capillare la conoscenza della danza, un’arte fatta con il corpo destinata a tutti, affidando questo importante compito ai giovani sguardi. Convinti del solido potere di cambiamento della danza, attraverso il suo essere poetico e concettuale, costruiamo insieme da più di trent’anni una comunità più coesa, viva e creativa.
Il FIC, acronimo di Focolaio di Infezione Creativa, inizierà il 5 e 6 maggio la contaminazione creativa itinerante per le strade e le piazze del centro di Catania, insieme ai danzatori della Compagnia Zappalà Danza.
Nel tempo della città apriremo tutti insieme un canale contagioso: ci uniremo e rallenteremo il passo per concederci la visione di spettacoli, stimoleremo un flusso che ci porterà ad ascoltare e dialogare con artisti, coreografi, danzatori e studiosi delle arti performative.
L’obiettivo è incontrarci, stare e crescere insieme nella cultura.
A partire dal 7 maggio il FIC FEST si svilupperà a Scenario Pubblico con alcuni appuntamenti anche da Isola Catania, il teatro Mario Sangiorgi e l’Orto Botanico. Puoi consultare il programma completo cliccando su questo link https://www.scenariopubblico.com/rassegne/fic-fest-2023/
Seguici e lasciati contaminare.
A presto!
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Tra il Cinquecento e il Seicento, un cospicuo numero di opere teatrali condivideva l’idea del femminile come macchina della sovversione; una sovversione che – nella maggior parte degli esempi – doveva essere addomesticata e messa a tacere. Una comunità senza precisa appartenenza legava la strega, la bisbetica, la puttana – figure poi frettolosamente rivendicate nella modernità, senza tuttavia elaborarne fino a fondo il piano di rovesciamento dei valori
Giorgiomaria Cornelio , Streghe, bisbetiche, puttane. I ruoli femminili nel teatro rinascimentale
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Marlee Matlin: Un’Eccellenza nel Cinema e una Voce per la Sordità
Marlee Beth Matlin, nata il 24 agosto 1965 a Morton Grove, è una delle attrici più celebri della comunità sorda. La sua carriera ha segnato la storia di Hollywood grazie al suo impegno e alla determinazione con cui ha abbattuto le barriere legate alla sordità nel mondo dello spettacolo. Da sempre impegnata nella promozione della consapevolezza sulla sordità, Marlee Matlin è un esempio straordinario di talento e resilienza.
Marlee Matlin è sorda dall’infanzia: una malformazione genetica alla coclea l’ha resa sorda totale dall’orecchio destro e all’80% da quello sinistro quando aveva solo 18 mesi. Sin da giovane ha abbracciato questa realtà, diventando un membro attivo della National Association of the Deaf, organizzazione americana che rappresenta e sostiene le persone sorde. La sua passione per la recitazione e la sua voglia di sfidare le aspettative hanno dato vita a una carriera straordinaria che ha contribuito a sensibilizzare il pubblico sulle sfide e le potenzialità della sordità.
Il debutto di Marlee Matlin nel film “Figli di un dio minore” ha cambiato il panorama del cinema per sempre. Con la sua interpretazione, ha ottenuto l’Oscar come miglior attrice, diventando non solo la prima attrice sorda a ricevere questo premio, ma anche la più giovane, a soli 21 anni. Questo successo ha fatto di lei un’icona per la comunità sorda e un esempio di come la sordità non rappresenti un limite per chi ha talento e determinazione.
Nel corso della sua carriera, Matlin ha lavorato in numerosi progetti cinematografici e televisivi, ampliando la sua notorietà e continuando a rompere le barriere legate alla sordità. Ha recitato in serie TV di successo come “The West Wing”, “The Practice”, “The L Word” e “Switched at Birth”, portando la sua esperienza e il suo talento a un vasto pubblico. Le sue apparizioni in TV le hanno inoltre fruttato quattro candidature agli Emmy Awards e due ai Golden Globe, una dimostrazione dell’apprezzamento per la sua abilità di attrice. Attraverso questi ruoli, ha messo in luce le sfide che molte persone sorde affrontano ogni giorno, contribuendo alla consapevolezza collettiva sulla sordità.
Oltre a essere un’attrice di successo, Marlee Matlin è anche un’attivista per i diritti delle persone con sordità. Grazie alla sua visibilità, ha sostenuto numerose cause e organizzazioni benefiche e ha utilizzato il suo lavoro come mezzo per promuovere l’inclusione e la comprensione della sordità. La sua partecipazione alla celebrazione del Super Bowl è uno degli esempi più memorabili del suo impegno. Matlin ha infatti interpretato l’inno nazionale per la comunità sorda per tre edizioni del Super Bowl, rendendo l’evento accessibile anche ai non udenti e dimostrando come la sordità non sia un ostacolo per la partecipazione alla vita pubblica.
Nel 2009, Marlee Matlin ha ricevuto una stella sulla Hollywood Walk of Fame, un riconoscimento al suo contributo significativo all’industria dell’intrattenimento e al suo impegno costante per la sensibilizzazione sulla sordità. Nel 2015 ha anche partecipato al musical “Spring Awakening”, in cui ha dimostrato ancora una volta la sua abilità di attrice e la sua passione per il teatro, coinvolgendo nel progetto interpreti sordi e udenti per promuovere l’inclusione.
Marlee Matlin non si limita a essere un simbolo per la comunità sorda, ma è anche una madre e una moglie. Nel 1993 ha sposato Kevin Grandalski, un poliziotto, e insieme hanno quattro figli. Nonostante le sfide che la sordità comporta, Matlin è riuscita a costruire una vita familiare solida e soddisfacente, un altro esempio della sua resilienza e determinazione. La sua relazione con William Hurt, suo co-protagonista in “Figli di un dio minore,” ha attirato l’attenzione dei media, ma la sua stabilità familiare dimostra che la sordità non influisce sulla sua capacità di vivere una vita piena e appagante.
La sua influenza va oltre il cinema e la TV: Matlin è un’autrice di successo, con diversi libri al suo attivo. Tra i suoi lavori più noti ci sono “Deaf Child Crossing” e “I’ll Scream Later”, nei quali racconta la sua esperienza come donna sorda in un mondo spesso ostile alle differenze. Queste opere non solo offrono uno sguardo intimo sulla sua vita, ma forniscono anche un contributo importante alla letteratura sulla sordità, mettendo in evidenza il modo in cui le persone sorde affrontano sfide uniche e superano ostacoli sociali e culturali.
Infine, Marlee Matlin ha anche fondato Solo One Productions con il suo interprete ASL, Jack Jason, una casa di produzione dedicata a progetti che sensibilizzano sulla sordità. La loro collaborazione ha portato alla realizzazione di una serie TV, “Life and Deaf”, che esplora l’amicizia tra un’attrice sorda e un interprete della lingua dei segni americana. Questo progetto rappresenta un ulteriore passo verso l’inclusione e la comprensione della sordità, una tematica che Matlin ha sempre portato avanti con passione e dedizione.
In conclusione, Marlee Matlin è molto più di un’attrice premiata: è una pioniera per i diritti della comunità sorda, un’attivista, una scrittrice e una madre. Il suo impegno per la sordità è una fonte di ispirazione per milioni di persone in tutto il mondo, dimostrando che con talento, determinazione e passione si può superare qualsiasi limite.
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Di Annalisa Valente Arriva domenica 1 dicembre al The Shaw Theatre di Londra la Bohème di Puccini nell'allestimento visto a luglio a Reggio Emilia. Direzione artistica di Mirko Matarazzo e direzione d'orchestra di Dimitri Scarlato. La Bohème diretta da Mirko Matarazzo e Dimitri Scarlato arriva a Londra La Bohème diretta dal Maestro Dimitri Scarlato arriva a Londra. Domenica 1 Dicembre alle 5.30pm presso The Shaw Theatre l’opera prenderà vita con la regia di Yaor Jacob e la direzione artistica di Mirko Matarazzo. Dopo il successo ottenuto il 29 e il 30 Luglio scorsi al Teatro Asioli di Correggio (Reggio Emilia) nell’ambito della prima edizione del Regium Lepidi Opera Festival, promosso proprio dal Tenore Matarazzo, che anche allora ne fu il direttore artistico, ora è Londra ad ospitare un’opera così importante e conosciuta in tutto il mondo. Promotore dell’iniziativa nella capitale britannica è stato proprio Scarlato, che già da fine estate ha iniziato a lavorare senza sosta per mettere in piedi un progetto ambizioso e non privo di difficoltà, a partire dalla composizione del cast e dalla ricerca dei fondi. “Si tratta di un progetto fatto per celebrare il centenario pucciniano all’interno della comunità italiana a Londra, che è molto vasta – ci spiega Dimitri - ed è per questo che ho chiesto il sostegno all’Istituto Italiano di Cultura. E poi c’è Il Circolo che sta attivamente aiutando, è quasi un partner perché nella ricerca dei fondi mi sta aiutando molto. E c’è anche la British Italian Society che è un altro sponsor”. Tra i sostenitori del progetto, anche Inca. Naturalmente le istituzioni sono state invitate alla serata, che sarà un appuntamento unico e da non perdere: “Il Console Generale ha confermato la sua presenza”. Quello del Maestro Scarlato non è l’unico tributo a Giacomo Puccini in questo anno che sta per avviarsi alla conclusione e che ha collezionato tanti eventi in omaggio al grande compositore italiano, in occasione del centenario della sua morte. Come la stessa opera, che sarà rappresentata, sempre a Londra, dalla Royal Opera House entro la fine dell’anno. Ma questa del Maestro Scarlato ha qualcosa di diverso, che si può benissimo definire una marcia in più. “Nel mio piccolo – sottolinea Dimitri - ho voluto fare qualcosa che non fosse soltanto per pianoforte e cantanti, in un piccolo ambiente; volevo fare una cosa un po’ più in grande, quindi mi sono imbarcato in questo sforzo, non soltanto economico, perché produrre un’opera coinvolge tanti aspetti. Avremo quindi una versione per più strumenti in modo da offrire un suono più importante, più bello, per sostenere il lavoro dei cantanti”. Quindi, eccoli qui, gli artisti coinvolti ne La Bohème di Domenica 1 Dicembre a Londra: - Zoya Gramagin - Mimi - Hassen Doss - Rodolfo - Lilian Tong - Musetta - Giuseppe Pelligra - Marcello - Gabriel Tufail Smith - Colline - Barnaby Beer - Schaunard - Yuki Okuyama - Benoit / Alcindoro - Katya Berdnikov - Un Ragazzo - Fernando Messulam – Parpignol Insieme a Dimitri Scarlato (direttore d’orchestra) e a Mirko Matarazzo (direttore artistico), il regista è Yaor Jacob, scelto direttamente da Scarlato per ricoprire questo ruolo, determinante per la buona riuscita della serata. “Si tratta di un mio allievo al Royal College of Music (dove Scarlato è responsabile del Masters in Composition for Screen, n.d.r.) che studia composizione per il cinema, viene dal mondo del teatro, del musical; l’ho contattato per sapere se avesse potuto interessargli fare la regia e lui ha colto la palla al balzo. Anche lui quindi è pienamente coinvolto come me nella realizzazione del set, nella scelta dei costumi (che comunque caratterizzano una versione moderna dell’opera), le luci, ecc. E’ una cosa bella anche per i giovani artisti che hanno l’opportunità sia di debuttare nel ruolo sia di mettersi alla prova con un titolo così importante, per acquisire esperienza professionale”. Ci sembra che le prerogative per un grande successo ci siano proprio tutte, non resta quindi che attendere la sera del 1 Dicembre perché le luci de La Bohème risplendano su Londra, che in quel momento sarà già immersa nell’atmosfera magica del Natale, quasi alle porte. Una serata unica, uno spettacolo unico, che sarebbe davvero un peccato perdere. Per esserci bisogna affrettarsi cliccando qui. Siamo sicuri che sarete in tanti. ... Continua a leggere su
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Naomi Weisstein
Sono femminista perché ho visto la mia vita e quella delle donne che conosco molestate, ignorate, danneggiate, distrutte. Sono femminista perché senza le altre posso fare ben poco per fermare l’indignazione. Senza il movimento politico e sociale di cui faccio parte, la mia determinazione e perseveranza, le mie risposte intelligenti, le mie ore di paziente spiegazione, i miei anni di esortazione valgono a poco.
Naomi Weisstein, psicologa cognitiva, neuroscienziata, autrice e accademica.
I suoi scritti hanno offerto importanti spunti di riflessione sul sessismo in psicologia.
Ha condotto ricerche in psicologia sociale e cognitiva, biologia matematica e psicologia clinica e aperto la strada allo studio della percezione e dell’elaborazione visiva. Nei suoi lavori ha dimostrato come le aspettative sociali influenzano e confondono la ricerca.
Figura fondamentale del movimento femminista, ha identificato distorsioni e pregiudizi in psicologia.
Ha contribuito a fondare la Chicago Women’s Liberation Union e utilizzato il teatro, la stand up comedy e la musica per diffondere le sue idee.
Nata il 16 ottobre 1939 a New York, da Mary Menk e Samuel Weisstein, l’interesse per il femminismo le era stato tramandato dalla madre, mentre l’amore per la scienza era nato quando, giovanissima, aveva letto il libro Microbe Hunters di Paul de Kruif.
Dopo la laurea al Wellesley College, ha svolto un dottorato di ricerca dall’Università di Harvard, ma venne costretta a completare gli esperimenti sull’elaborazione parallela del cervello a Yale perché non aveva accesso al laboratorio. Non le veniva permesso di usare le attrezzature perché riservate agli uomini, avrebbe potuto danneggiarle in quanto donna!
Non poteva neppure studiare in biblioteca, perché le donne potevano distrarre gli studenti maschi.
Ha completato il post-dottorato all’Università di Chicago con il Committee of Mathematical Biology. La sua tesi di laurea verteva sul concetto di elaborazione parallela, ovvero la nozione che il cervello sia un agente attivo nel plasmare la realtà. Concetto che è ancora oggi oggetto di studio.
Durante gli anni universitari si è unita a diversi gruppi politici tra cui lo Student-Non-Violent Coordinating Committee, il Women’s Radical Action Project e University of Chicago Students for a Democratic Society.
Ha insegnato all’Università di Chicago, alla Loyola University e alla State University di New York, ma la vita da docente è stata come quella da studente, irta di ostacoli e discriminazione.
La diseguaglianza di trattamenti l’ha spinta a diventare un’attivista politica femminista. Alcune delle sue azioni includevano la pubblicazione di articoli nel campo della psicologia che descrivevano in dettaglio la mancanza di comprensione delle donne, così come l’adesione al Congresso sull’uguaglianza radicale.
Nel 1969 ha contribuito a fondare la Chicago Women’s Liberation Union che includeva l’omonima rock band di cui ha scritto due canzoni. L’organizzazione aveva come priorità il miglioramento della vita delle donne e delle comunità emarginate, come quella LGBT.
Ha lavorato alla Loyola University dal 1966 al 1973 e fatto parte dell’American Association for the Advancement of Science e dell’American Psychological Society.
Nel 1968 ha pubblicato l’articolo Psychology Constructs the Female, testo determinante del femminismo della seconda ondata che evidenzia il fallimento degli uomini nell’adattare le loro opinioni su natura e ruoli delle donne.
Nel 1979 le venne assegnata la borsa di studio Guggenheim Fellowship.
In seguito alle molestie subite dai colleghi, le intimidazioni nei confronti e le contestazioni, nel 1983, ha smesso di insegnare alla State University di New York a causa della sindrome da stanchezza cronica.
Si è spenta a Buffalo il 26 marzo 2015 a causa di un cancro.
Le sue scelte le hanno posto davanti sfide continue, a partire dalla disapprovazione del padre, proseguendo con la discriminazione subita a Harvard fino ai colleghi maschi che tentavano di rubarle il lavoro. La credibilità della sua ricerca è stata spesso messa in discussione e tante opportunità di lavoro le sono state negate, soltanto perché era una donna.
Ha resistito finché ha potuto e usato la sua voce e la posizione accademica per gettare le basi del femminismo nel campo della psicologia, lasciando un impatto notevole nella storia.
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