#Romagna interiore
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STANOTTE
HO SCOPERTO UN BLOG
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IL CARATTERE
DEI ROMAGNOLI
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E niente, volevo dirvelo...
stanotte ho scoperto un Blog.
Un blog che all'inizio non gli daresti un soldo, perchè non ha proprio nulla di particolarmente moderno o tecnologico. Non c'è infatti nemmeno un briciolo di Intelligenza artificiale (A.I.), quella che si scorge è interamente intelligenza e sensibilità U-MA-NA !
Completamente umana.
Come dire? Umanamente si tratta di un prodotto D.OC. E' un blog scoperto per caso alle 4 di notte durante una fase di insonnia conclamata, assai comprensibile dopo l'alluvione che ci ha colpito.
Quindi lo ripeto, se vi aspettate numeri da circo o effetti speciali tecnologici vi dico di no. Non fa al caso vostro.
Da questo punto di vista, siete fuori strada sul blog, di questo, finora sconosciuto, (almeno per me), Francesco Satanassi da Forlì!!
🤷🏻♂️
Eppure io, lì dentro, ci sento come una intera miniera d'oro.
E vi leggo tutto il carattere, la forza indomita, la fierezza, l'anarchica indipendenza di giudizio, tipica dei romagnoli fra i suoi Post.
Perchè lì io sento le radici.
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Le radici di quella pianta bellissima che si chiama " ROMAGNA ".
La solida concretezza e la passionalità dei miei conterranei, che quando credono in certi valori...È PER SEMPRE.
E poi percepisco la medesima qualità, la stessa saggezza antica e contadina dei miei nonni. La loro dignità e la capacità di sentirsi ugualmente in armonia con la Terra, la Natura, con la Storia e con la semplicità e il piacere del vivere attraverso l'assaporare e l'apprezzare ogni tipo di emozione.
In estrema sintesi : il vivere senza freni, a perdifiato.
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Avverto nelle parole di questo Blogger di Forlì, la consapevolezza di non voler mai dimenticare il sacrificio e l' altruismo di chì è venuto prima di noi. Di chi ha saputo scegliere con coraggio e si è schierato per una causa ben precisa: l'antifascismo e la libertà, fino a sacrificare la propria piccola vita a favore di un bene e di valori ben più grandi del proprio misero egocentrismo. E ancor di più, ritrovo la schiettezza tipica delle persone dirette, che vanno dritte al cuore delle cose, perchè apprezzano la semplicità e la poesia e la verità che si nasconde nelle piccole cose concrete .
Così come emerge cosa sia davvero sacro: l'onorare con la nostra memoria i nostri antenati. Così come la capacità di diventare noi stessi "Storia", incarnandola con la passione che esprimiamo coi nostri giorni e col nostro corpo.
Sapere da dove veniamo, e cosa abbia attraversato chi è venuto prima di noi sul pianeta.
Ecco, se oggi penso, agli "angeli del fango" di Cesena e della Romagna intera, ai volontari che senza preavviso sono spuntati come funghi, per venirci ad aiutare nello spalare il fango in ogni cortile, in ogni scantinato, in ogni garage, ritrovo intero il carattere deila gente di Romagna.
Se penso ai ragazzi delle Superiori, agli Universitari che hanno scelto di scendere in strada, in autentici "battaglioni della solidarietà", ecco che io la ritrovo subito la continuità fra i nostri antenati e i romagnoli di oggi e ritrovo nel contempo, tutti i valori che esprime un Blog come " HANNO DETTO CHE PIOVE " di Francesco Satanassi.
Io lo vedo benissimo il filo di continuità che esiste in tutto questo.
È il filo dell'avere i piedi ben piantati per terra! Anzi, nel fango e nella melma. Ma starci dentro, per esserci, per contare, per mostrare alle persone più fragili, agli anziani, a chi ha perso la casa o tutto quel che c'era dentro, che la presenza e la solidarietà, non sono solo vuote parole sulla bocca del Politico di turno, che si lancia nella consueta "marchetta politica" con promesse sconsiderate, ma una pratica diffusa e collettiva. L'attitudine di una intera comunità di persone sensibili e responsabili.
Questi valori devono farsi musica, canzoni, condivisione!
Canzoni da cantare tutti insieme, in coro, non cercando l'impossibile unisono, ma raggiungendo un altro risultato miracoloso che è la coesione sociale, il sentirsi tutti parte di un unico essere, a cui diamo il nome di "collettività".
L'esempio della canzone "ROMAGNA MIA", cantata in mezzo al fango, ai rifiuti e ai detriti dell'alluvione, è illuminante.
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Pur non considerandola un capolavoro nè da un punto di vista poetico nè tantomeno musicale, quella canzone è però una "bomba atomica" dal punto di vista emotivo!
Una bomba di energia sociale, tutte le volte che inspiegabilmente permette l'aggregazione di centinaia di persone che si trovano a lavorare, senza tregua e senza compenso, perchè tutti insieme e ognuno individualmente, si avverte la comune responsabilità di dare una mano alla comunità a cui si appartiene.
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Penso ai volontari giunti da Amatrice, oppure a quelli arrivati da Reggio Emilia ( a cui avevamo dato una mano noi in occasione del terremoto dell'Emilia del 2012 ), o ancora, ai volontari giunti da L'aquila.
Mi coinvolge questa idea: una sorta di " fratellanza nella sventura ".
Avverto in tutte queste persone, al di là della provenienza da una determinata terra, proprio l'appartenenza ad una precisa tipologia umana, ad una "tempra" di cui io stesso, sento di essere parte.
"Chi vive all'incrocio dei venti ed è bruciato vivo" come canta il poeta-cantautore Francesco De Gregori nella sua sublime "Santa Lucia".
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Chi vive sporgendosi continuamente verso gli altri, affacciato verso l'universo dell'altro da una comune inquietudine umana ed esistenziale. Chi insomma vive e non ha paura della generosità, della gratuità, del dare aiuto senza chiedere nulla in cambio, e sempre, difendendo il valore del "restare umani" anche nelle situazioni più drammatiche della Storia.
È come avvertire un sangue comune che circola nelle vene di tutte queste persone: dai giovani romagnoli ai meno giovani, dai volontari del posto, a quelli arrivati dalle altre città. Tutte persone che "più li butti giù e più si rialzano" e più energia e carica umana, sono capaci di trasmetterti, consapevoli tutti quanti del valore del lavorare tutti per una buona causa.
Per tutto questo, mi sento grato anche a Francesco e al suo Blog per testimoniare cosa ci sia dietro la "Romagnolità".
Per darci con le sue parole intense e sentite, una lezione di umanità e di passione civile.
Per restituirci il buon sapore di tuttò ciò che è sentito e vissuto con l'anima, che poi é molto simile al sapore del pane caldo, appena sfornato, al suo profumo di buono.
Sono i valori che fanno della nostra comunità, un meraviglioso popolo che sa cos'è la fatica, l'impegno costante e la responsabilità verso gli altri, e insieme verso la propria coscienza di cittadini con gli occhi aperti.
Per noi in fondo è questo ciò che importa: il rimboccarsi le maniche tutti i santi giorni e lavorare finchè un lavoro, un'opera, un'impresa non sia finita, compiuta, realizzata.

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#Romagna interiore#Riflessioni#Blog che valgono#Valori e solidarietà#Volontariato#La Resistenza oggi
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8½ (Federico Fellini, 1963)
#8½#Otto E Mezzo#Federico Fellini#Ennio Flaiano#Marcello Mastroianni#Claudia Cardinale#Anouk Aimée#Sandra Milo#Rossella Falk#Barbara Steele#Madeleine LeBeau#Mario Pisu#Jean Rougeul#infanzia#monologo interiore#introversione#introspezione#intellettuali italiani del XX secolo#Storia d'Italia#Cinecittà#Roma#sogni#onirismo#ricordi#anni '60#cinema italiano#metacinema#Romagna#nevrosi#donne
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Palazzo Comunale, Modena, February 2020
#my own photos#modena#italy#italia#emilia romagna#interiors#interior spaces#architecture#my photos#dark academia#dark academia aesthetic#photos#europe
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Sant’Apollinare Nuovo. Built by Theodoric the Great in the early 6th century. The mosaics on the interior were added in the mid-late 9th century, making them some of the best preserved Byzantine mosaics worldwide.
Ravenna, Emilia-Romagna
2017
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Dino Campana: la vita tormentata e l’eterno viaggio nella poesia
Dino Carlo Giuseppe Campana (Marradi, 20 agosto 1885 – Scandicci, 1° marzo 1932) è stato un poeta italiano che ha segnato un profondo solco nella letteratura del Novecento grazie alla sua opera intensa e visionaria. La sua produzione, spesso incentrata sulla poesia, rappresenta una fusione unica tra musica, colori e suoni, espressione di un animo irrequieto e travagliato.
Le origini e la giovinezza
Campana nacque a Marradi, un piccolo borgo situato nella Romagna fiorentina, il 20 agosto 1885. Figlio di Giovanni Campana, un insegnante remissivo, e di Francesca Luti, una donna dal carattere severo e affetta da disturbi compulsivi, Dino trascorse un’infanzia apparentemente tranquilla ma segnata da un rapporto complesso con la madre e dalla nascita del fratello minore Manlio. Sin dall’adolescenza, Dino manifestò i primi segni di disturbi nervosi, che avrebbero segnato profondamente la sua esistenza e la sua poesia.

Frequentò diverse scuole, tra cui il collegio dei Salesiani di Faenza e il liceo Baldessano di Carmagnola, dove conseguì la maturità nel 1903. Nonostante le difficoltà personali, proseguì gli studi universitari a Bologna e Firenze, dove si iscrisse prima a Chimica pura e poi a Chimica farmaceutica. Tuttavia, la sua irrequietezza lo spinse a intraprendere una vita errabonda, lontana dai binari tradizionali.
Il viaggio come metafora della poesia
La poesia di Dino Campana è intrisa del suo irrefrenabile desiderio di fuggire e scoprire il mondo. I suoi viaggi, sia reali che immaginari, sono al centro della sua opera. Durante la sua vita, si spostò in vari paesi europei e in Sud America, affrontando spesso situazioni difficili e vivendo ai margini della società. La poesia divenne per lui un mezzo per esprimere il suo rapporto conflittuale con la realtà e per esplorare le profondità della sua anima.
Nel 1907, Dino intraprese un viaggio in Argentina, probabilmente per sfuggire all’oppressione familiare e alla monotonia di Marradi. Questo viaggio, avvolto nel mistero, ha contribuito a creare il mito del “poeta dei due mondi”, anche se alcuni critici, come Giuseppe Ungaretti, hanno messo in dubbio la reale presenza di Campana in Sud America. Tuttavia, l’esperienza del viaggio rappresenta un tema centrale nella sua poetica, dove il movimento fisico si intreccia con un’esplorazione interiore.
L’opera: i “Canti Orfici”
La raccolta “Canti Orfici”, pubblicata nel 1914, è il capolavoro di Dino Campana e rappresenta una delle più alte espressioni della poesia italiana del XX secolo. Il titolo evoca gli inni orfici dell’antica Grecia e suggerisce un legame profondo tra poesia e mito. Nei “Canti Orfici”, Campana amalgama suoni, colori e immagini, creando una sinfonia di emozioni che riflette il suo tormento interiore.
Il manoscritto originale dell’opera, intitolato “Il più lungo giorno”, andò perduto dopo essere stato consegnato ai redattori della rivista Lacerba. Dino, disperato, riscrisse l’intera opera affidandosi alla memoria e alle bozze sparse, un processo che richiese un immenso sforzo mentale. Questo episodio evidenzia il legame viscerale tra Campana e la sua poesia, intesa come un atto di creazione e rinascita.
Nei “Canti Orfici”, la città di Genova assume un ruolo simbolico: il porto diventa il luogo del continuo movimento, delle partenze e dei ritorni, metafora della condizione umana e del viaggio esistenziale. La poesia, per Campana, è un mezzo per trascendere la contingenza e raggiungere una dimensione superiore, un percorso conoscitivo che coinvolge memoria, sensi e immaginazione.
La relazione con Sibilla Aleramo
Un altro capitolo significativo nella vita di Dino Campana è la sua relazione con la scrittrice Sibilla Aleramo. L’intensa corrispondenza tra i due, raccolta nel carteggio “Un viaggio chiamato amore”, testimonia una storia d’amore tormentata e appassionata. La loro relazione, durata dal 1916 al 1918, fu segnata da incomprensioni e tensioni, ma anche da una profonda condivisione intellettuale.
Nelle lettere, emerge il desiderio di Campana di essere compreso e accettato, ma anche la sua difficoltà nel gestire i rapporti umani. La poesia, ancora una volta, diventa l’unico strumento attraverso cui il poeta riesce a esprimere i suoi sentimenti e la sua visione del mondo.
Gli ultimi anni e la morte
Gli ultimi anni di Dino Campana furono segnati dal progressivo aggravarsi dei suoi disturbi psichiatrici. Dopo essere stato internato in vari ospedali psichiatrici, nel 1918 venne ricoverato presso l’ospedale di Castelpulci, vicino a Scandicci. Qui trascorse gli ultimi anni della sua vita, trovando una sorta di pace nella routine del manicomio.
Campana morì il 1° marzo 1932, probabilmente a causa di una setticemia. Le sue spoglie furono inizialmente sepolte nel cimitero di San Colombano, ma nel 1946 furono traslate nella chiesa di San Salvatore a Badia a Settimo. La sua figura è stata successivamente rivalutata da numerosi intellettuali, tra cui Eugenio Montale e Carlo Bo, che hanno riconosciuto l’importanza della sua poesia.
La poetica di Dino Campana
La poesia di Campana è caratterizzata da un linguaggio visionario e musicale, che mescola immagini potenti e simboli suggestivi. Il poeta cercava una “poesia europea musicale colorita”, capace di unire la tradizione latina con la speculazione filosofica e la cultura mitteleuropea. La poesia, per Campana, non era solo un’arte ma una via di conoscenza e redenzione, un mezzo per esplorare il rapporto tra l’uomo e il mondo.
La parola poetica si intreccia con i suoni e i colori della natura, creando un universo sensoriale in cui il vento, il mare e le attività umane si fondono in un’unica sinfonia. La poesia diventa un faro che illumina le tenebre dell’esistenza, guidando l’uomo verso una dimensione più alta.
Conclusione
Dino Campana rappresenta una figura unica nel panorama letterario italiano, un poeta che ha saputo trasformare il dolore e il tormento della sua vita in poesia. La sua opera, seppur limitata, continua a ispirare lettori e studiosi, dimostrando l’eternità del suo messaggio. La poesia, per Campana, non era solo un mezzo espressivo ma una vera e propria filosofia di vita, un viaggio senza fine verso la conoscenza e la bellezza.
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ISTITUTO GRAFICO
INSERIRE FLOPPINO
HOTEL SOLARIZE
Hotel Solarize è un racconto interiore dei luoghi attraverso la fotografia analogica
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#fotografia #fotografiaanalogica #paesaggio #provinciaitaliana #paesi #colline #natura #romagna #adriatico
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TORTELLI SPECIALITIES
Tortellini is a type of pasta that originated in the Italian region of Emilia-Romagna. It's typically made from a mixture of egg and flour dough, filled with a variety of ingredients, and often served in a broth or with a sauce. There are several popular tortellini specialties, both in terms of filling and how they're prepared:
Tortellini en Brodo (Tortellini in Broth): This classic dish involves serving tortellini in a flavorful broth, often made with chicken or beef, and sometimes garnished with grated Parmesan cheese or fresh herbs.
Tortellini alla Panna (Tortellini with Cream Sauce): Tortellini is cooked and then tossed in a creamy sauce, usually made with heavy cream, butter, and Parmesan cheese. It's a rich and indulgent preparation.
Tortellini al Forno (Baked Tortellini): After cooking the tortellini, they're baked in the oven with a sauce (like marinara or Alfredo) and cheese until bubbly and golden. It's similar to a baked pasta dish.
Tortellini al Sugo (Tortellini with Tomato Sauce): Tortellini is served with a tomato-based sauce, often made with fresh or canned tomatoes, garlic, onions, and herbs.
Tortellini al Burro e Salvia (Tortellini with Butter and Sage): Cooked tortellini is tossed in melted butter and sage leaves, creating a simple yet flavorful sauce.
Tortellini con Prosciutto e Piselli (Tortellini with Prosciutto and Peas): Tortellini is combined with sautéed prosciutto and peas in a creamy sauce, creating a delicious and hearty dish.
Tortellini di Ricotta e Spinaci (Tortellini with Ricotta and Spinach): This filling combines ricotta cheese and spinach, creating a creamy and flavorful interior for the tortellini.
Tortellini di Carne (Meat-filled Tortellini): The traditional filling for tortellini often includes a mixture of meats such as pork, prosciutto, and mortadella, combined with Parmesan cheese and spices.
Tortellini ai Funghi (Tortellini with Mushrooms): Tortellini is paired with a mushroom-based sauce, often featuring sautéed mushrooms, garlic, cream, and herbs.
Tortellini with Pesto Sauce: Tortellini is tossed in a vibrant and aromatic pesto sauce made from fresh basil, garlic, pine nuts, Parmesan cheese, and olive oil.
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The North
As many of you might know, I completed my year abroad in the Deep South of Italy– more specifically the city of Lecce in the beachy Puglia region. There are many stereotypes about Southern Italians– not just from snooty northerners but from global onlookers. This is conversation for another blog post, however. For now I’ll review a couple of my visits to cities in the north of Italy and brief the contrasts between the north and south.
In general:
Architecture is much darker. Southern antique architecture is usually in light colored stone or white, leaning towards more baroque and romanesque styles, always with relatively short structure and large facades for an interior that was usually less grand. whereas most of the architecture I saw in the north was dark, often gothic or bricky, and reached up very tall.
The weather is much colder/ rainy as to be expected.
People are less hospitable.
The cities have odd sewer smells.:(
In order of increasing size….
Bobbio
A village in the mountains of Emilia-Romagna. A population of about 3K. Despite the size, very historic. It rests next to the river Trebbia and hides an ancient and beautiful church/ monestary. Had some lovely farm bread and salumi with a Bobbio cake here.
Crema
The small town in which a little movie by the name of Call Me By Your Name was filmed! This was a treat to see. With the help of a friends short term host mom we managed to finagle our way into the gardens of the CMBYN house itself. The center of the city was surprisingly quaint and filled with a duo of beautiful churches and kind people who were very proud of their city’s reputation.
Piacenza
The city I stayed in for my ‘Settimana di Scambio’ (exchange week). A city of about 100K. While the dark brick architecture is lovely (another great church!) and it had the culture of a small city trying to rise (bi-weekly antique markets, bio-friendly food fairs, public parks, etc.), the city was not much to discuss. It was more spread out and less accessible by foot, and had an odd smell throughout the whole city.
Bologna
One of THE MOST underrated cities for international visitors, however this is becoming less and less true every day. Bologna is built around one of the oldest and largest universities in continental Europe. The city is antique and concentrated but houses a spirit of youth and life coming from its student presence. The large, dark architecture heavily spotted with greenery and art make it a lovely place to visit, and I could see myself living there.
Milan
Much to metropolitan for me. As an Italian city it lacks a real metro core, and seems like a small Italian town with one beautiful church dressing up in a suit and tie for business work. Everyones constantly in a rush to be somewhere and the city itself is dirty. Some small areas were quite nice and seemed livable but overall Ive seen many cities with more charming hearts.
Florence
Perhaps my favorite looking city I visited. I was quite disappointed that I didn’t get to go back there after my family trip was cancelled. Il Duomo di Firenze is likely the most breathtaking work of architecture I have ever seen, and I would have loved to have time to see the inside or climb the clock tower. Firenze is also home to a vast array of legendary artwork and continues to expand its collection. Very very touristy and crowded.







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Renata Viganò
https://www.unadonnalgiorno.it/renata-vigano/

Renata Viganò scrittrice, poeta e partigiana italiana, passata alla storia per il libro L’Agnese va a morire, romanzo neorealistico tra i più intensi della narrativa ispirata alla Resistenza.
Il suo è uno stile antiletterario, dalla cifra antieroica, mai retorico, asciutto ed efficace che ritrova il paesaggio e l’azione umana segnata dalla violenza della guerra come una lingua nuova.
Nata a Bologna il 17 giugno 1900, sin da piccola, amava scrivere e sognava di studiare medicina.
A tredici anni ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie, Ginestra in fiore, seguita da Piccola Fiamma, del 1916.
Durante l’adolescenza, però, ha dovuto ben presto fare i conti con la realtà, la sua famiglia era andata in rovina, costringendola a crescere all’improvviso. Interrotto il liceo ha cominciato a lavorare come inserviente e poi infermiera.
L’incontro col marito, Antonio Meluschi, poeta e partigiano, ha avuto una grande importante sulla sua maturazione politica.
Impegnata concretamente al servizio delle persone bisognose, ha continuato a scrivere poesie e racconti e per quotidiani e periodici, fino all’8 settembre 1943 quando, con la firma dell’armistizio, la sua vita ha avuto una svolta esistenziale: assieme al marito ha partecipato alla lotta partigiana col nome di Contessa, prima in Romagna e poi nelle valli di Comacchio, tenendo con sé il figlio Agostino, di soli sette anni. Faceva la staffetta, curava le persone ferite e collaborava con la stampa clandestina, a quel periodo risalgono gli scritti Le donne e i tedeschi, Le donne e i fascisti, Le donne e i partigiani, pubblicati su La Comune nel 1944.
Di questo periodo disagiato, ma intriso di sano idealismo esistenziale, è stata pervasa la sua successiva produzione letteraria.
L’Agnese va a morire, del 1949, tradotto in quattordici lingue che ha vinto il Premio Viareggio, ha rappresentato il punto più alto della sua opera, nel 1976 ne è stato tratto l’omonimo film diretto da Giuliano Montaldo.
Il romanzo racconta vicende partigiane con onesta semplicità da cronista e spirito di sincera adesione agli eventi.
La protagonista è una donna che aderisce alla causa antifascista dopo l’uccisione della sua gatta da parte dei nazisti, l’animale rappresentava il legame con il marito ucciso dai tedeschi. Dopo quel brutto episodio, si unisce ai partigiani e diventa il simbolo di un mondo umile offeso, che reagisce alla violenza come può, con una forza interiore che è qualcosa di ancor più primordiale di una coscienza politica. Tra i partigiani si muove per un istinto naturale, umano, di giustizia, come una necessità, senza costruzioni ideologiche o intellettuali. Il personaggio, molto simile alla scrittrice, era in realtà la memoria di una vera partigiana conosciuta durante la Resistenza.
La condizione delle donne ha permeato tutta la sua opera.
Nel 1952 ha pubblicato Mondine, la sintesi di un’inchiesta svolta durante la campagna di monda in Lomellina.
Nel 1955 ha visto la luce Donne della Resistenza, ventotto ritratti di antifasciste bolognesi cadute per salvare il nostro paese.
Ha collaborato con il Pioniere tra il 1960 e il 1962 pubblicando i racconti La Bambola brutta, La bambina negra e La Fuga.
Del 1962 è il romanzo, Una storia di ragazze, che narra le vicende dolorose di giovani di diversa provenienza sociale, tutte sottomesse al mondo maschile.
Il suo ultimo lavoro è stato Matrimonio in brigata del 1976, una raccolta di racconti partigiani.
Due mesi prima della morte, avvenuta a Bologna il 23 aprile 1976, le è stato assegnato il premio giornalistico Bolognese del mese, per il suo stretto rapporto con la realtà popolare della città.
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STANOTTE
Ho scoperto un Blog
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" per chi beve di notte
E di notte muore e di notte legge
E cade sul suo ultimo metro
Per gli amici che vanno
e ritornano indietro
E hanno perduto l'anima e le ali
Per chi vive all'incrocio dei venti
Ed è bruciato vivo..."
[ da Santa Lucia - Francesco De Gregori ]
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Il carattere
dei romagnoli
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E niente. Volevo dirlo...
Stanotte ho scoperto un Blog.
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Un blog che all'inizio non gli daresti un soldo. Non ha nulla di particolarmente moderno. Nulla di tecnologico. Non c'è proprio nessuna traccia di Intelligenza Artificiale nel Blog di questo, (per me, finora, "sconosciuto" ) Francesco Satanassi da Forlì.
Eppure, io ci trovo una miniera d'oro.
Ci trovo tutto il carattere, la forza, la fierezza indomita, l'anarchica indipendenza di giudizio, del carattere tipico dei romagnoli.
Ci sento le radici.
Le radici di quella pianta bellissima che si chiama "ROMAGNA".
La solida concretezza, e la passionalità dei miei conterranei che quando sentono dei "valori", ... È PER SEMPRE.
E poi percepisco la medesima qualità, la stessa saggezza antica e contadina dei miei nonni.
La loro Dignità, la capacità di sentirsi in armonia con la Natura, con la Terra, con la Storia, con la Semplicitá del Vivere e con l'assaporare e apprezzare ogni tipo di emozione .
Il vivere senza freni, il vivere a perdifiato.
Avverto nelle parole di questo romagnolo, lo stesso coraggio intrepido di accogliere e onorare la Vita, per la Bellezza che ci sa donare ogni giorno. Ma anche la chiara consapevolezza e l'intera responsabilità della nostra Storia.
Il non dimenticare il sacrificio e l'altruismo di chi è venuto prima di noi e ha saputo schierarsi per una causa ben precisa, fino a sacrificare la propria piccola vita, per un bene e per dei valori, più grandi del proprio misero egocentrismo.
E sto parlando dell'antifascismo, della libertà, del rispetto per i chi lavora, della dignità del lavoro e della persona, e poi sto parlando del battersi in prima persona per l'eliminazione delle ingiustizie sociali ed economiche. Per una eguaglianza di fatto: quella delle pari opportunità, indipendentemente dal censo della propria famiglia di origine.
Una uguaglianza delle possibilità di avanzamento sociale, di cui, tutti i politici di oggi, non hanno più il fegato di parlare.
Ma soprattutto, in questo Blog, trovo la schiettezza tipica delle persone dirette, che vanno al cuore delle cose, e che apprezzano la poesia che sta dentro le cose conxrete e dentro la Semplicità.
Il sacro è onorare i propri antenati. La capacità di "essere Storia", incarnandola con la passione dei propri giorni, e dei proprio corpo.
Sapere da dove veniamo e cosa ha attraversato, chi ci ha preceduto su questo pianeta.
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Ecco, se oggi, penso agli angeli del fango di Cesena e della Romagna intera, ai volontari che senza chiedere nulla in cambio, sono arrivati a spalare il fango in ogni strada, in ogni cortile, in ogni scantinato e garage ritrovo intero il carattere dei romagnoli.
Se penso ai ragazzi delle Superiori e agli Universitari che hanno scelto di scendere in strada, in autentici battaglioni della solidarietà, ecco io lo trovo un filo di continuità con i valori che esprime il Blog "HANNO DETTO CHE PIOVE" di Francesco Satanassi.
Io lo vedo benissimo il filo di continuità.
È il filo dell'avere i piedi ben piantati per terra! Anzi nel fango e nella melma. Ma starci per esserci, per contare, per mostrare alle persone più fragili che hanno perso la casa e tutto quel che c'era dentro, che la presenza e la solidarietà non sono solo vuote parole sulla bocca del politico di turno, ma una pratica diffusa. L'attitudine di un'intera comunità di persone responsabili.
Presenza e solidarietà non esistono, se non camminano sulle gambe della gente.
Se non diventano dedizione e cura quoridiana del prossimo.
Devono farsi sudore, fatica, ironia e allegria, da estendere anche a chi non avrebbe più nulla da ridere, dopo che gli è stato portato via tutto, dalla recente alluvione. Devono farsi musica, canzoni da cantare, come "ROMAGNA MIA" che io non apprezzo certo per essere un capolavoro poetico o altro, ma so considerare un capolavoro quando permette l'aggregazione di centinaia di persone che lavorano senza tregua e senza alcun compenso, ma solo perchè sentono la responsabilità di dare una mano alla comunità a cui appartengono.
Questo sì che allora è un vero capolavoro!
Sono questo i romagnoli.
Persone che vogliono restare in piedi.
Con la schiena dritta davanti ad ogni avversità o ad ogni potente di turno.
Io la vedo bene, in tutto questo che è avvenuto, la concretezza tipica di chi abita la mia terra.
Penso a tutti questi volontari, con i badili ed i secchi per svuotare gli scantinati, all'improvviso, materializzatisi il giorno dopo l'esondazione del Savio.
Penso a quel loro scegliere una pala, una cariola, dei guanti per venire a darci una mano a rialzarci e non posso non associare tutto questo, al carattere tipico romagnolo ma anche al carattere di chi, nei valori di questa Romagna solidale, ha creduto fino in fondo, pur provenendo da altre parti d'Italia.
Penso ai volontari di Amatrice, o a quelli di Reggio Emilia a cui avevamo dato una mano noi, nel 2012 in occasione del loro terremoto. E poi ai volontari venuti da L'aquila.
A questa fratellanza nella sventura.
Avverto in tutti loro, la particolarissima tipologia umana, la tempra, a cui sento di appartenere anch'io.
"Chi vive all'incrocio dei venti" e non ha paura della generosità, dell'aiutare, e insieme del rimanere "umano", anche nei momenti più drammatici della Storia.
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SIAMO NOI
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È come un sangue comune che circola nelle vene di questi maledetti giovani o meno giovani romagnoli, quelli che "più li butti giù e più si rialzano", consapevoli del valore di lavorare tutti insieme per una buona causa.
Per questo, mi sento grato a Francesco Satanassi e al suo preziosissimo Blog, per il suo testimoniare la "ROMAGNOLITÀ".
Per darci con le sue parole, con i suoi Post, una lezione di umanità concreta e di passione civile.
Per restituirci il buon sapore delle cose sentite e vissute, che è molto simile a quello del pane caldo, appena sfornato. Al suo profumo di buono.
Sono i valori che fanno del nostro popolo una meravigliosa comunità che sa cos'è la fatica, l'impegno, l'essere responsabili verso gli altri e insieme verso la propria coscienza personale.
Per noi, ciò che è importante è l'esempio, è l'impegno quotidiano nei fatti di tutti i giorni.
Il rimboccarsi le maniche e lavorare finchè un lavoro, un'opera, una impresa, non sia finita, completata, realizzata!
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GRAZIE FRANCESCO
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Per ricordarci tutto questo
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Ecco il blog di cui parlo:
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#Romagna interiore#il carattere e la forza di certa gente#Radici#riflessioni#Blog che valgono#poesia dell'Umano#i valori e i giorni#Youtube
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Ad Hebe Munoz il Trofeo Donna del Premio di Poesia Montegrotto Terme
Ad Hebe Munoz il Trofeo Donna del Premio di Poesia Montegrotto Terme
Ad Hebe Munoz il Trofeo Donna del Premio di Poesia Montegrotto Terme La Giuria della IV Edizione del Premio Internazionale di Poesia Città di Montegrotto Terme 2021, composta da Prof. Francesco Salata (docente materie letterarie Licei ed Istituti tecnici commerciali), Prof. Adriano Smonker (storico, ricercatore e scrittore, Fondatore del «Wigwam Circolo Vecchioponte»), Rosanna Perozzo (Poetessa,…

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#Ad Hebe Munoz il Trofeo Donna del Premio di Poesia Montegrotto Terme: alla Poetessa Italo Venezuelana il prestigioso riconoscimento internaz#Ande#armando rojas guardia#associazione culturale tracce per la meta#autorità amministrazione comunale monte grotto terme#bookcity milano#caffè letterario le murate firenze#cammino interiore poesia#Caraibi#cerimonia premiazione premio poesia monte grotto terme#Claudia Palombi#danza#dario ruben#emilia romagna#gabriel garcia marquez#giornalista luisa pace#ilmiolibro.it#impressioni e certezze#impressioniecertezze#instancabile corsa verso la luce#irene nasoni exiliados racconti della diaspora venezuelana#isabel allende#iv edizione premio internazionale poesia città montegrotto terme 2021#joaquin sabina#josè pulido#la feltrinelli#libro poesie escudos de la libertad#libro poesie pegasa#Lucia Rosso#lumiere internationals magazine france paris
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Back to the mid-1600s (from top to bottom) -
Woman Washing her Hands by Eglon van der Neer (Mauritshuis - Den Haag, Zuid-Holland, Netherlands). From pubhist.com/w40585 807X1000 @72 309kj.
ca. 1660 Lady playing a lute with a gentleman seated at a table in an interior by Eglon Hendrik van der Neer (Sotheby's - 28Jan16 auction Lot 28)2880X3782 @72 3.3Mj.
1665 La Grande Dame by Eglon Van der Neer (private collection). From Wijimedia; fixed some cracks, spots, & veiling reflections w Pshop 1721X2048 @72 1.7Mj.
ca. 1666-1670 Isabella d'Este by Frans Denys (Galleria Nazionale - Parma, Emilia Romagna, Italy). From tumblr.com/roehenstart; fixed spots w Pshop 1022X1280 @72 394kj.
1669 Woman at a virginal with a cittern on her lap, accompanied by a man by Eglon van der Neer (Museum Boijmans Van Beuningen - Rotterdam, Zuid-Holland, Netherlands). From Wikimedia 2802X3430 @72 2.1Mj.
#1600s fashion#Louis XIV fashion#Baroque fashion#middle 1600s fashion#1660s fashion#Eglon van der Neer#off shoulder neckline#petticoat#Eglon Hendrik van der Neer#paned sleeves#Isabella d'Este#Frans Denys#sheer bertha#jacket
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Germany’s minister backs Bundesliga restart Germany's interior minister backs Bundesliga restart IMAGE: Bayern Munich coach Hans-Dieter Flick and Robert Lewandowski during training despite most sport being cancelled around the world as the spread of coronavirus continues.
#Bayern Munich#Bild#Campania#DFL#Emilia Romagna#FIGC#Germany#Giuseppe Conte#Hans-Dieter Flick#Horst Seehofer#IMAGE#interior ministry#Italian#Napoli#Robert Lewandowski#Vincenzo Spadafora
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palazzo ducale
sassuolo (modena, italia)
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~ Born in Santarcangelo di Romagna on January 19, 1601 to a family of merchants, Guido Cagnacci - one of the great painters of the seventeenth century - studied painting in Bologna and Rome, great capitals of European art. He had numerous commissions from the main churches of Rimini, thanks to the undisputed charm of his works, steeped in naturalism and sentiment. However, he was guilty of falling in love with a rich countess, somewhat talked about - Teodora Stivivi, widow Battaglini - and tried to escape with her after secretly making a marriage pact. The escape was averted. Cagnacci, now persecuted and abandoned by the clergy, was forced to look for work elsewhere. During his wanderings he definitively abandoned ecclesiastical commissions and devoted himself to the creation of works depicting various female heroines - such as Cleopatra and Magdalene, as well as various allegories, commissioned by private individuals. The excellent fame achieved by the artist led Emperor Leopold I to host him at his court in Vienna, where he died after a few years, in 1663. In this painting - with Cleopatra as subject, at the Kunsthistorisches Museum in Vienna - two opposite pictorial concepts are combined, the realism of the expressive servants and the classic posture of the dying queen. The dating, hypothesized on a stylistic basis, must be traced back to the artist's late maturity - in the years 1660-1662 - corresponding to the Viennese stay at the court of Emperor Leopoldo I. This also refers to the canvas of a similar subject at the Brera Academy - probably just anterior. The composition is clear and the clear light softly enhances the volumes and surfaces rendered with almost tactile effects. In Cagnacci's paintings of the mature phase, action is almost completely absent, as instead was required by the classicist principles of history painting. A characteristic reproached by his contemporaries and which is today considered one of the most modern aspects of his painting. The representation of the subject is original and not rhetorical: the figure of Cleopatra is rendered as a still life, in a bright and bare interior, where only the painful figures suggest a “narration”; the observer is instead led to a sort of contemplation of the woman's body abandoned on the red velvet backrest, stylistically described sublimating - even more in the example of Milan - Renian and Caravaggesque influences. ~
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ISTITUTO GRAFICO
INSERIRE FLOPPINO
HOTEL SOLARIZE
Hotel Solarize è un racconto interiore dei luoghi attraverso la fotografia analogica
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#fotografia #fotografiaanalogica #paesaggio #provinciaitaliana #paesi #colline #natura #romagna #adriatico
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