#Quella Vecchia Locanda
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bungitonthen · 9 days ago
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some italian - brazilian - swedish - canadian - french - norwegian - argentinian - netherlands - greek - finnish prog
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luizdominguesfan · 9 months ago
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https://mkkwebradio.com.br/
Amigos: chegou a mais recente edição do programa: "Cabine de Som", via MKK webradio, a de número treze!
Segunda-feira, dia 12 de fevereiro, a partir das 23 horas, com repetição no sábado, dia 17 de fevereiro, às 15 horas. Mais duas repetições na segunda (dia 19 - 23 horas) e sábado (dia 24 às 13 horas).
Nesta edição, teremos o som exuberante da Black Music no trabalho de Billy Preston, e o sensacional Blues de New Orleans praticado por Dr. John. No segundo bloco, teremos o Folk-Rock europeu do Stealers Wheel e o Country-Rock norte-americano do tradicional grupo: The Marshall Tucker Band. Depois, vem o Rock Progressivo italiano da década de setenta, através dos espetaculares grupos: Museo Rosenbach e Quella Vecchia Locanda. Para encerrar, no quarto bloco ouviremos duas pérolas do Rock Progressivo brasileiro da década de setenta, os grupos: Moto Perpétuo e O Terço.
Pauta e locução: Luiz Domingues. Edição e produção: Markko Mendes. Foto: Lincoln Baraccat
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fedeeffy96 · 18 days ago
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Vorrei che tu venissi da me in una sera d'inverno e, stretti insieme dietro i vetri, guardando la solitudine delle strade buie e gelate, ricordassimo gli inverni delle favole, dove si visse insieme senza saperlo.
Insieme, senza saperlo, di là forse guardammo entrambi verso la vita misteriosa, che ci aspettava. Ivi palpitarono in noi per la prima volta pazzi e teneri desideri. "Ti ricordi?" ci diremo l'un l'altro, stringendoci dolcemente, nella calda stanza, e tu mi sorriderai fiduciosa mentre fuori daran tetro suono le lamiere scosse dal vento.
Vorrei con te passeggiare, un giorno di primavera, col cielo di color grigio e ancora qualche vecchia foglia dell'anno prima trascinata per le strade dal vento, nei quartieri della periferia; e che fosse domenica.
In tali contrade sorgono spesso pensieri malinconici e grandi, e in date ore vaga la poesia congiungendo i cuori di quelli che si vogliono bene.
Ma tu - lo capisco bene - invece di guardare il cielo di cristallo e gli aerei colonnati battuti dall'estremo sole, vorrai fermarti a guardare le vetrine, gli ori, le ricchezze, le sete, quelle cose meschine. E non ti accorgerai quindi dei fantasmi, né dei presentimenti che passano, né ti sentirai, come me, chiamata a sorte orgogliosa. Né udresti quella specie di musica, né capiresti perché la gente ci guardi con occhi buoni.
Forse hai ragione tu e sarebbe stupido tentare. Ma almeno, questo sì almeno, vorrei rivederti. Sia quel che sia, noi staremo insieme in qualche modo, e troveremo la gioia.
Non importa se di giorno o di notte, d'estate o d'autunno, in un paese sconosciuto, in una casa disadorna, in una squallida locanda. Mi basterà averti vicina. lo non starò qui ad ascoltare - ti prometto - gli scricchiolii misteriosi del tetto, né guarderò le nubi, né darò retta alle musiche o al vento. Rinuncerò a queste cose inutili, che pure io amo. Avrò pazienza se non capirai ciò che ti dico, se parlerai di fatti a me strani, se ti lamenterai dei vestiti vecchi e dei soldi. Non ci saranno la cosiddetta poesia, le comuni speranze, le mestizie così amiche all'amore. Ma io ti avrò vicina.
E riusciremo, vedrai, a essere abbastanza felici, con molta semplicità, come suole accadere in ogni parte del mondo. Ma tu -
adesso ci penso - sei troppo lontana, centinaia e centinaia di chilometri difficili a valicare. Tu sei dentro a una vita che ignoro, e gli altri uomini ti sono accanto, a cui probabilmente sorridi, come a me nei tempi passati. Ed è bastato poco tempo perché ti
dimenticassi di me.
Probabilmente non riesci più a ricordare il mio nome. lo sono ormai uscito da te, confuso fra le innumerevoli ombre. Eppure non so pensare che a te, e mi piace dirti queste cose.
Dino Buzzati, Gli inviti superflui, da «Sessanta racconti» (Mondadori, 1958).
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lamilanomagazine · 9 months ago
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Verona, mercoledì 14 febbraio si terrà la Festa de la Renga nel quartiere Parona
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Verona, mercoledì 14 febbraio si terrà la Festa de la Renga nel quartiere Parona. Una grande festa all'insegna della solidarietà, socialità, inclusione e divertimento. Mercoledì 14 febbraio, a partire dalle 10 il quartiere di Parona si anima con la "Festa de la Renga", il tradizionale appuntamento legato ai festeggiamenti del Carnevale promosso dal Comitato Benefico Festa de la Renga in collaborazione con il Comune e la Circoscrizione 2^. L'evento, che si celebra da 56 anni sempre il Mercoledì delle Ceneri, chiude il periodo di Carnevale e apre quello della Quaresima. Il piatto simbolo della manifestazione è la polenta brustolà con la renga, a ricordo di quando l'Adige era navigabile e i barcaioli facevano sosta al porto di Parona nei giorni di festa, perché la dogana era chiusa. Andavano a mangiare nelle locande gestite dalle 'parone', dove chiedevano di cucinare le aringhe che trasportavano nelle imbarcazioni e, chi non poteva pagare, lasciava alla locanda una cassetta di quel pesce diventato poi il piatto tipico del luogo. Il programma.  L'apertura dei chioschi con degustazione di polenta e renga sarà a partire dalle 10. Alle 14.30 il ricevimento delle maschere in via Liberale da Verona e, dalle 15, il corteo mascherato con la partecipazione delle maschere veronesi tra cui la "Parona". Alle 16.30 infine festa in piazza del Porto e in Largo Stazione Vecchia con giostre e musica. L'evento è presentato questa mattina dall'assessore alle Relazioni con il territorio Italo Sandrini. Presenti anche la presidente della Circoscrizione 2^ Elisa Dalle Pezze, il presidente del Comitato Benefico Festa de la Renga Roberto Bussola e Gianna Valerio nelle vesti della "Parona", la maschera del quartiere. "La Festa de la Renga incarna lo spirito popolare del carnevale – ha detto la presidente Elisa Dalle Pezze –. È attesa da Parona ma anche da tutta la città e la provincia, perché per una giornata porta gioia, divertimento e musica ai bambini, alle bambine e ai grandi. È un grande momento di solidarieta, socialità e inclusione. Ringrazio il Comitato de la Renga perché questa iniziativa è quella più visibile tra le loro attività, ma opera a Parona tutto l'anno, collabora con la Circoscrizione, e sostiene tante altre realtà associative meno strutturate ma con tanti volontari e persone che si mettono in gioco".  "Sarà un momento di grande valore simbolico – ha affermato il presidente Roberto Bussola -. Ringrazio tutti gli sponsor che ci sostengono e aiutano a mandare avanti una macchina organizzativa davvero complessa, ma soprattutto i più di 60 volontari che preparano questo piatto. La Festa de la Renga deve essere un momento di inclusione per le famiglie e anche per le persone che sono appena venute a stare a Verona, un modo per incontrarsi, crescere e progredire. Abbiamo bisogno di volontari, e invito chi vuole darci una mano ad unirsi a noi a scriverci una email a [email protected]". Sicurezza e divieti. Per evitare danni e pericoli, soprattutto per i più piccoli, è vietato utilizzare, lanciare e disperdere prodotti schiumogeni di ogni tipo e sorta (bombolette, schiuma da barba, ecc.). È inoltre vietato l'impiego di tutti i prodotti e le sostanze (es: uova, farina, ...) che possano imbrattare, molestare, arrecare danno alle persone, insudiciare e deturpare il suolo ed i beni esposti al pubblico con eccezione dei soli coriandoli e stelle filanti, anche spray. Il regolamento antischiuma è sul sito http://polizialocale.comune.verona.it/nqcontent.cfm?a_id=24214 Per consentire lo svolgimento della manifestazione saranno adottati i seguenti provvedimenti viabilistici. - Dalle 7 alle 23 del 14 febbraio 2024, viene istituito il divieto di transito dei veicoli con esclusione dei diretti ai passi carrabili, con l'ausilio di movieri dell'organizzazione, e dei mezzi di soccorso e di pronto intervento in via Valpolicella, tratto compreso tra piazza Del Porto e viale Del Brennero, viale Del Brennero, nel tratto compreso tra p.zza Della Vittoria e I.go Stazione Vecchia, piazza del Porto, via Fratelli Alessandri, via Caovilla, nel tratto compreso tra l'intersezione con via Pesenti e l'intersezione con via Fratelli Alessandri. - Dalle 00 alle 23 del giorno 14 febbraio 2024, viene istituito il divieto di sosta dei veicoli, con facoltà di rimozione, in piazza Della Vittoria, via Fratelli Alessandri su entrambi i lati, via Caovilla, nel tratto compreso tra l'intersezione con via Pesenti e l'intersezione con via Fratelli Alessandri, entrambi i lati. - Dalle 14 del giorno 14 febbraio 2024, e per il tempo strettamente necessario al passaggio della sfilata, è vietato il transito dei veicoli nelle seguenti strade e piazze: via Valpolicella dall'intersezione con via L. da Verona, strada per Arbizzano, largo Stazione Vecchia, via Valpolicella, piazza Del Porto. - Dalle 14 fino alla fine della sfilata, del giorno 14 febbraio 2024, viene istituito il divieto di transito, in via dei Reti, nel tratto compreso tra l'intersezione con via Valpolicella e l'intersezione con via Arusnati, eccetto per i veicoli provenienti da via Valpolicella con direzione con viale Del Brennero.  ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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weirdesplinder · 10 months ago
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Lista di romance con protagonisti cuochi, chef e pasticceri - Seconda parte
Poichè mi sentivo in colpa di non avervi dato abbastanza titoli in italiano nella prima parte delle lista sullo stesso argomento, ho cercato di rimediare, stavolta tutti i libri citati sono disponibili anche nella nostra lingua:
La locanda di Jane,di Cassandra Austin
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Trama: Kansas, 1879 Gli uomini sono solo una scocciatura, Jane Sparks ne è assolutamente convinta, e ci vuole ben altro che un attraente dottorino con la testa piena di fantasie sul selvaggio West per farle trascurare la locanda a cui dedica tutte le proprie energie! Tanto più che è solo merito della sua abilità di cuoca e dell'impeccabile pulizia che regna nel locale se guadagna abbastanza per pagare le rate del prestito che ha chiesto alla banca. Eppure il dottor Hart è così generoso e simpatico che Jane non può fare a meno di sognare... Poi però l'arrivo di Peggy, un'orfanella di cui nessuno, a parte lei, sembra volersi occupare, fa salire la tensione tra la giovane e l'intrepido medico, al punto che...
Schiavi d'amore, di Margareth Moore
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Trama: William Powell, fedele alla causa degli abolizionisti, collabora in segreto con il reverendo Bowman per salvare gli schiavi fuggiaschi dall'atroce destino che li attenderebbe se fossero rispediti nelle piantagioni del Sud. Nella sua vita non c'è posto per futili distrazioni, e men che meno per la passione bruciante che Bronwyn Davies ha saputo risvegliare nel suo cuore solitario. Ma quando quella dolce e battagliera fanciulla gallese, per aiutarlo nella causa, perde il lavoro e con esso la possibilità di mantenere la famiglia, William si sente moralmente obbligato a offrirle un posto come cuoca in casa propria. All'alba della guerra civile, in una terra tormentata, popolata da traditori ed eroi, si dipana la struggente storia di Bronwyn e William e di un amore, il loro, destinato a durare in eterno.
Qualcuno da amare, di Kate Rothwell
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Trama: America, New York. Araminta Woodhall, bella e sensuale chef, sogna di aprire un suo ristorante. Rifiutati i capitali del nonno, lavora in una casa da gioco in Park Avenue di proprietà di un uomo losco e misterioso. Proprio lì, una sera, ritrova una vecchia conoscenza, il fratello della sua ex datrice di lavoro: Griffin Calverson, ricco magnate delle ferrovie. Immediatamente la passione li travolge, ma davvero gli inattesi pregiudizi saranno un ostacolo alla loro felicita'?
Una passione scandalosa, di  Ann Lethbridge
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Trama: Fuggita di casa per inseguire quello che credeva fosse amore, Lady Claire Montague si ritrova da sola e senza mezzi con una figlia da crescere. Così, soffocando l'orgoglio, torna a Castonbury Park a cercare l'aiuto della potente famiglia e una nuova rispettabilità. Non si aspetta certo di essere tentata dallo sguardo magnetico e dai deliziosi piatti dell'affascinante chef francese del duca suo fratello! Claire sa di rischiare molto, cedendo ai forti sentimenti che nutre per Monsieur André, ma potrà fidarsi dell'istinto che già una volta l'ha tradita?
Sfida segreta, di Cartland Barbara
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Trama: Una storia basata su un inganno, che, contro ogni pronostico, si rivelerà terreno fertile per un amore tanto improbabile quanto passionale.Nell'Inghilterra appena uscita dalle Guerre Napoleoniche, la vita della giovane Araminta Sinclair viene sconvolta dai debiti di gioco del fratello, che ha perso seicento sterline contro lo spietato marchese di Wayne. Araminta, però, non è certo una ragazza che si piange addosso e, sfruttando le sue abilità di cuoca, riesce a farsi assumere come chef alla corte del perfido marchese, scoprendo non solo che è in corso un terribile complotto omicida, ma anche che il nobiluomo, a dispetto delle voci che circolano sul suo conto, non è affatto quello che sembra... -
Serie Below stairs mysteries, di Jennifer Ashley
1. ALLA RICERCA DELLA VERITA’
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Trama: Inghilterra, 1881. La schietta e pratica Kat Holloway, cuoca richiestissima, è appena stata assunta in una lussuosa villa di Mayfair. E poco le importa che gli abitanti della casa, dai nobili padroni alla servitù, siano oltremodo singolari: finché staranno alla larga dalla cucina, le loro stravaganze non saranno un suo problema. Tuttavia lo diventano nell'istante in cui lei trova nella dispensa il corpo senza vita della giovane assegnatale come assistente. Intenzionata ad andare a fondo alla questione, Kat chiede aiuto alla persona di cui più si fida, il sorprendente e camaleontico Daniel McAdam, in grado di trasformarsi da sgherro dei bassifondi a nobile gentiluomo, da fattorino... ad amante.
2. D'ARTE e D'AMORE
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Trama:  Kat Holloway, cuoca richiestissima e mente acuta con una sfortunata propensione a finire invischiata in situazioni quanto meno ingarbugliate, è davvero delusa e amareggiata. Non certo dal suo lavoro, visto che si trova piuttosto bene nella villa a Mayfair, ma dall'incorreggibile e affascinante Daniel: nonostante le avesse promesso di rivelarle finalmente qualcosa di sé e del suo passato, lui non si fa vedere da ben due mesi. È ancora una volta un caso da risolvere a far sì che le loro strade si incrocino di nuovo. Entrambi stanno infatti indagando sulla sparizione di numerose opere d'arte e antichi reperti, non solo da collezioni private, ma addirittura dal British Museum. Coinvolti in una girandola di indizi e colpi di scena, insieme dovranno riuscire a scovare i colpevoli prima che la situazione si complichi in maniera irreparabile..
3. IL SEGRETO DELLE FOGLIE DI TE'
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Trama: La brillante e acuta Kat Holloway, cuoca di professione e investigatrice per caso, viene ricompensata per un semplice atto di gentilezza offerto a un passante con il dono di una rara e preziosa scatola di tè cinese. Nei giorni seguenti, non ha più modo di pensare al riconoscente Li Bai Chang, sino a quando la sua cucina non sembra impazzire a causa di una terribile notizia: il vicino di casa è stato trovato senza vita. La vittima era un gentiluomo noto per la sua collezione di manufatti cinesi, e le autorità accusano proprio Mr. Li del crimine. Kat decide allora di intervenire per scagionarlo, aiutata come sempre dall'amato e insostituibile Daniel, ma si ritrova invischiata in un'intricata rete di segreti che dalle dorate case di Mayfair arriva fino ai suggestivi Kew Gardens.
4. LE VERITA SVELATE
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Trama: Quando la brillante, giovane cuoca Kat Holloway, investigatrice per vocazione, sente che i bambini del London's Foundling Hospital stanno misteriosamente sparendo e che una delle loro infermiere è stata uccisa, non può di certo voltarsi dall'altra parte. Così, per assicurare l'assassino alla giustizia chiede aiuto al suo innamorato di sempre, l'enigmatico e affascinante Daniel McAdam, che ha legami con Scotland Yard, e al losco Errol Fielding. Le indagini li portano dal lusso di Mayfair ai bassifondi dell'East End e, inaspettatamente, anche alla scoperta di verità sulla vita e l'identità di Daniel che lui ha cercato strenuamente di tenere segrete
5. INTRIGHI AL CRYSTAL PALACE
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Trama: Durante una mostra al Crystal Palace, Kat viene avvicinata da una ricca vedova convinta che tutta la sua famiglia stia cercando di ucciderla. Risultando subito evidente che il pericolo è reale, Kat promette di aiutarla, anche se purtroppo non potrà contare sull'esperienza e il supporto dell'amato Daniel. E tutto sommato forse è meglio così, poiché è sempre più chiaro che il crescente coinvolgimento emotivo fra loro potrà portare solo guai.
Se vi è piaciuto questo video vi piacerà anche: Lista di romance storici con protagonisti cuochi, chef e pasticceri 1°PARTE: https://youtu.be/NOUsSNPsDf0
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philopec · 2 years ago
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Storie di straordinaria fonia
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Rammaricarsi di non esserci stati. È quello che raccomanda l'immenso Renato Zero nella prefazione a questo libro di memorie di Rodolfo "Foffo" Bianchi, storico produttore discografico e ingegnere del suono. In effetti il rammarico è più che giustificato. Foffo ci racconta la sua vita artistica, dai suoi debutti musicali nella banda di Figline Valdarno (il paese in provincia di Firenze che gli ha dato i natali) fino alla sua ultraventennale attività di fonico nei concerti di Elio e le Storie Tese. In mezzo la Storia della musica italiana, quella con la S maiuscola. Dopo l'attività musicale con i Players e la partecipazione al Festival di Sanremo del 1969 come corista per Riccardo del Turco, nei gloriosi anni passati alla RCA di Via Tiburtina a Roma Foffo Bianchi ha contribuito alla realizzazione di grandi album della scena prog romana e internazionale, ha contribuito alla nascita della carriera solistica dell'ex Pooh Riccardo Fogli, è stato lo scopritore di tre mostri sacri della canzone italiana quali Renato Zero, Rino Gaetano e Anna Oxa, ha prodotto grandi album di Lucio Dalla e Patty Pravo. Dopo aver lasciato la RCA per seguire Claudio Baglioni alla CBS, ha poi seguito in tournée Gianni Morandi, Mimmo Locasciulli, Enrico Ruggeri, Ron, Pino Daniele, Ligabue, Adriano Celentano e ancora Lucio Dalla; ha prodotto o contribuito alla realizzazione di album di Mango, Banco del Mutuo Soccorso, Locasciulli, Luca Carboni, Ron, Gianna Nannini, Nicola Arigliano, Umberto Tozzi; e infine ha curato più di vent'anni di concerti di Elio e le Storie Tese. Un lungo (e incompleto) elenco che davvero, a molti di noi, fa rimpiangere di non essere nati dieci, venti, trent'anni prima, di non essere stati testimoni di una stagione di grande musica, fatta dapprima con mezzi eroici e, a lungo andare, con una tecnologia sempre più raffinata, vera e propria frusta con la quale Foffo Bianchi ha "domato i suoni" (per rubare una felice espressione di Faso, bassista degli Elii) e ci ha consegnato album storici, pietre miliari della nostra storia musicale. Una storia che è piacevole e divertente, a seconda della data di nascita del singolo lettore, ripassare o studiare, per non scordarla mai. Questo testo di memorie, raccolto e ordinato con grande maestria da Francesca Gaudenzi (scrittrice e autrice televisiva) e Duccio Pasqua (giornalista musicale e conduttore radiofonico per Rai Radio 1) è davvero il mezzo giusto per eternare quei momenti; e magari, dopo averlo letto, per correre a metter su uno qualsiasi dei meravigliosi dischi che hanno visto Foffo produttore, musicista, realizzatore.
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cardest · 4 years ago
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Italy & Rome playlist
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Pizza. Fiat. Centurions. Fulci. Argento. Morricone. It’s all here in this Roma - Italia playlist. If you love ancient Roman history and horror film soundtracks, this is the playlist for you! Hit play right here: https://www.youtube.com/playlist?list=PL-iHPcxymC18JtHohAYmD7g1FGA8S-D2B
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Nero would enjoy this playlist! But, if there is a song or band I forgot or even a horror film soundtrack, or Italian prog record I mighta missed, let me know! This is one of my favorite playlists. Grazie!
ITALIA & ROMA
001 Goblin - La caccia 002 High On Fire -  Romulus And Remus 003 Braens Machine - Flying 004 Piero Umiliani - Produzione 005 Fantomas - Page 1 [6 Frames] 006 Lucio Fulci's Zombie Theme(1979) 007 Tullio De Piscopo drum pattern - Samba Carnival 008 Quella Vecchia Locanda - Il Tempo Della Gioia 009 Sandro Brugnolini - Amofen 010 Ufomammut - Mars 011 Gerardo Iacoucci - Tradimento 012 Procol Harum - Conquistador   013 LA TERZA MADRE  - Main Theme by Claudio Simonetti 014 Fantomas -  The Godfather 015 Toto Cutugno - L'Italiano 016 CHILDREN OF TECHNOLOGY - Fear the mohawk reaper 017 Ennio Morricone -  Non Rimane Piu Nessuno 018 Mina - Non credere 019 Bölzer - Roman Acupuncture 020 Jerry Goldsmith The Omen OST - Ave Satani 021 Lou Monte - roman guitar 022 Tony Di Marti - L'Uccellino Della Comare   023 Paul Chain Violet Theatre - 17 day 024 Satyricon -  The Ghost of Rome 025 Ghost - Con Clavi Con Dio 026 Charles Aznavour - Com'a Triste Venezia 027 Jula de Palma - Tua (1959) versione originale 028 Dean Martin - That's Amore   029 FORGOTTEN TOMB - We Owe You Nothing 030 Mike Patton - Ti Offro Da Bere 031 Death SS - Heavy Demons 032 The Lord Weird Slough Feg - Sword of Machiavelli 033 Afterhours - Milano Circonvallazione Esterna 034 Fantomas -  Page 17 [14 Frames] 035 Gluttony -  The Rise Of Pompey 036 Sherpa - Kim (((o))) Tigris & Euphrates 037 Umberto Tozzi Gloria - Italian Version 038 Franco Bracardi & Giorgio Bracardi -  Lo Strangolatore Di Boston 039 Black Hole - Bells of Death 040 Tarantella Pugliese - La Rondinella 041 Pino Villa- A Mucca Pazza 042 Opera IX - Bela Lugosi's Dead 043 MARIO MOLINO - TRAFFICO CAOTICO 044 Lucio Battisti - La Collina Dei Ciliegi 045 Tenebre (Main Title) by Goblin 046 SYK - FONG 047 FUOCO FATUO - Sulphureous Hazes 048 Primordial -  As Rome Burns 049 Abysmal Grief - Crypt of Horror 050 Mike Patton/Mondo Cane - re D'Amore 051 The Man from U. N. C. L. E. Soundtrack - Jimmy Renda Se 052 Stelvio Cipriani - Papaya 053 Fantomas - Page 28 [20 Frames] 054 Carlo Maria Cordio - Rosso Sangue (Absurd) 055 Emma De Angelis - Trip 056 BRUNO NICOLAI-Red Cats (1975) 057 Duncan Dhu - La barra de este hotel 058 FROZEN CROWN - Neverending 059 Pavor na Cidade dos Zumbis (City of the Living Dead, 1980) Theme 060 Jarboe & Father Murphy - The Ferryman 061 Mudhoney - When In Rome 062 Fantomas - Page 21 [11 Frames] 063  Ancient Roman Music - Synaulia I 064 Behemoth - Rome 64 C.E. / Slaying the Prophets ov Isa 065 Clutch - Nero's Fiddle 066 Gluttony -  The Rise Of Sulla 067 Goblin - L'alba dei morti viventi 068 Elvis Presley - Heart Of Rome 069 Bulldozer - Insurrection Of The Living Damned 070 Peggy Lee - When In Rome (I Do as the Romans Do) 071 Osanna - Variazione I (To Plinius) 072 GIULIANO SORGINI - Ultima Caccia 073 Ennio Morricone - Metti una sera a cena 074 Sepultura -  The Vatican 075 Rome Soundtrack 02 The Forum 076 Fantomas -  Page 4 [11 Frames] 077 Gladiator - Theme Song 078 Avantasia - The Glory of Rome 079 Caligula (1979)-Opening Credits 080 Umberto -  Temple Room 081 SODOM - Caligula 082 Lacuna Coil -  Survive 083 Gigliola Cinquetti - Non ho leta 084 Lucio Battisti - Emozioni 085 Goblin -  Markos 086 MIke Patton -  Urlo Negro 087 Sandro Brugnolini -  Megattera 088 Fantomas -  Page 25 [34 Frames] 089 The Italian Job Soundtrack- Opening Titles 090 Fabio Frizzi - Un Gatto Nel Cervello 091 Heidevolk - Het verbond met Rome 092 Messiah - Nero 093 Julio Iglesias - Todo el amor que te hace falta 094 Calabria - Luna Calabrisi 095 Various Artists -  Iena Sequence 096 Fantomas -  Page 5 [7 Frames] 097 Perry Como Mandolins In The Moonlight 098 The Beyond Soundtrack - main theme 099 Mercyful Fate - Gypsy 100 Goblin -  Suspiria 101 Ufomammut - Empireum 102 Diaframma - Neogrigio 103 Umberto -  The Psychic 104 NecroDeath - Master Of Morphine 105 The Dirtiest - Cento shot 106 Fantomas -  Page 29 [39 Frames] 107 La Morte Viene Dallo Spazio - Ashes 108 Achille Togliani Fontana Di Trevi 109 MV & EE - Much obliged 110 Isis Synaulia - Musica dell'antica Roma 111 Sandro Brugnolini - Marsuino 112 Giobia - far behind 113 Darvaza - silver chalice   114 Fantomas -  Investigation Of A Citizen Above suspicion 115 Rome Soundtrack - Main Title Theme 116 Nebulae - Carbon 117 Beat Fuga - Shake 118 Gruppo folk naxos - Tarantella siciliana 119 Russian Circles - Milano 120 Kalidia - Circe's spell 121 Harlan Williams, Beneath the Iron Heel of Pagan Rome 122 Exhorder - Slaughter in the Vatican 123 Vatican - the 5th of metal 124 Extrema - Deep Infection 125 Rod Stewart - Italian Girls 126 Louis Prima - Buona Sera 127 Mike Patton/Mondo Cane - Che Notte! 128 Sinoath -  Saturnalia 129 Piero Piccioni - L'Italia Vista dal Cielo (Lombardia) 130 PIERO UMILIANI - Topless Party 131 Dean Martin - Arrivederci Roma 132 Fantomas -  Page 30 [2 Frames] 133 Sadist - Nadir 134 Hour of Penance - Rise and Oppress 135  Virgin Steele - The Burning of Rome (Cry for Pompeii) 136 FROZEN CROWN - Battles In The Night 137 The Monolith Deathcult - Demigod 138 PIG DESTROYER -  Machiavellian 139 Raw Power  - State oppresion 140 La luna ammenzu o mari - Folk Sicilia 141 Angels and Demons Soundtrack - Main Theme (Hans Zimmer) 142 Lou Monte - Bella notte 143 Fantomas - Page 7 [6 Frames] 144 Danger Mouse and Daniele Luppi - Theme of ''Rome'' 145 INFERNO OST Dario Argento - MAIN THEME 146 Hombres G - Venezia 147 Rome Soundtracks - The Battle has began (Caesar's Theme) 148 NORA ORLANDI- Ossessione 149 Stelvio Cipriani - Orgasmo Nero 150 Goblin -  Profondo Rosso - Mad Puppet 151 Duatha - Maximinus Thrax 152 Sodom - City of God 153 Caronte - Invocation to Paimon 154 Demoni (Demons) Soundtrack by Claudio Simonetti  - Killing 155 PSYCHEDELIC WITCHCRAFT - Rising On The Edge 156 James Reyne - Fall Of Rome 157 Fantomas -  Vendetta 158  Rome Soundtrack - 16Th Death of Pompey 159 Alessandro Alessandroni & Sorgini Giuliano - Overcraft 160 The Man from U. N. C. L. E. OST - Che Vuole Questa Musica Stasera (Profumo Di Donna) 161 Clutch - Circus Maximus 162 Candlemass - Demons Gate 163 ROME - Uropia O Morte 164 Siouxsie And The Banshees - Cities In Dust (Extended 12 Version) 165 Tony Mottola - You And Only You 166 Musica dell'Antica Roma - Pavor 167 Fantomas - Page 6 [26 Frames] 168 Aborym -  II 169 Scorpions - The Sails Of Charon 170 Blind Guardian -  Lionheart 171 Septicflesh -  Dante's Inferno 172 MESSA - Leah 173 Mike Patton -  Senza Fine 174 Gary Numan - My Centurion 175 Frank Black and the Catholics - Back to Rome 176 Tonino Cavallo - Tarantella Siciliana 177 THE MELVINS - The Bloated Pope 178 Gluttony -  Lucullus In The East 179 Toto - Spanish Steps Of Rome 180 Fantomas -  Page 8 [9 Frames] 181 Mark Lanegan Band - Playing Nero 182 METRALLETA STEIN OST - Telemark 183 Luciano Pavarotti - Sole Mio 184 Jorja Chalmers - red light 185 Blood Ceremony -  Faunus 186 EKPYROSIS - Profound Death 187 Corleone  - Tutto diventerà rosso (feat. Mike Patton) 188 Primus -  The Storm 189 Museo Rosenbach - Superuomo 190 IVANO FOSSATI - MILANO 191 Lucio Dalla - Milano 192 Fantomas -  Page 9 [11 Frames] 193 Alessandro Allesendroni - Remember 194 Le Orme - Felona & Sorona - Return To Naught 195 Rome - The Spanish Drummer 196 Epitaph  -  Beyond the Mirror 197 Ephel Duath - The Passage 198 Three of You - New Life 199 Walter Rizzati I remember (Quella villa accanto al cimitero) 200 Lacuna Coil -  Heaven's A Lie 201 Judas Priest - Nostradamus 202 Triumvirat - Vesuvius 79 A.D. 203 Amedeo Tommasi - Exploration 204 Nero Kane † Lord Won't Come 205 FULCI - Eye Full Of Maggots 206 ULVER - Nemoralia 207 Voltumna  - Roma Delenda Est 208 Adorable - Sistine Chapel Ceiling 209 I Gres - Restless 210 Rita Pavone - Il Geghegè 211 Jahbulong - Under the influence of the fool 212 Theatres des Vampires -  Sangue 213 Antonio - High Voltage! 214 Fantomas -  Page 23 [17 Frames] 215 Sadist - Enslaver of Lies 216 Bunker 66 - (She's Got) Demon Eyes 217 GIULIANO SORGINI - Mad town 218 Zu -  Ostia 219 Moonraker - Miss Goodhead Meets Bond in Venice 220 Franco Micalizzi - I Due Volti Della Paura 221 John Zorn Naked City - The Sicilian Clan 222 Piero Umiliani - Nel Villaggio 223 Mike Patton/Mondo Cane - Cielo In Una Stanza 224 UFOMAMMUT - Warsheep 225 Fleshgod Apocalypse -  Elegy 226 SLASHER DAVE - Fulzzi 227 Panna Fredda - La Paura 228 Meads Of Asphodel - God Is Rome 229 Nora Orlandi - I Robot Original Version (Il dolce corpo di Deborah) 230 Caronte - Exctasy of Hecate 231 White Skull - Will of the Strong 232 Wotan - Thermopiles 233 Chromatics - Faded Now 234 Fantomas -  Page 2 [7 Frames] 235 Schizo - the main frame collapse 236 Ghost B.C. -  Per Aspera Ad Inferi 237 Dream Theater - The Count Of Tuscany 238 Satyricon -  Commando 239 Psico Galera - La Prima Volta 240 Scolopendra - Priest's blood soup 241 Theatres Des Vampires - 'Til the Last Drop of Blood 242 Victrola - Game of Despair 243 Blue Phantom - Diodo 244 Mortuary Drape - My Soul/primordial 245 Fantomas -  Page 11 [10 Frames] 246 Gianni Ferrio - Un dollaro bucato 247 Ataraxia - Canzona 248 Hexvessel - Phaedra 249 Lee Hazlewood and Nancy Sinatra - Some Velvet Morning 250 Mike Patton -  L'Uomo Che Non Sapeva Amare 251 Idiota Civilizzato - Uno E Nessuno 252 Ennio Morricone - Main Theme for Dario Argento's THE CAT O'NINE TAILS 253 Rhapsody - Ascending to Infinity 254 Monumentum - Battesimo: Nero Opaco 255 Opera IX - 1313 (Eradicate the False Idols) 256 Piedone lo sbirro OST - The Baron's death 257 Goblin - Deep red OST main theme 258 EKPYROSIS - Immolate the Denied 259 L'Impero delle Ombre - II Sabba 260 Monte Kristo - The Girl of Lucifer 261 Ghost - Lady Nite 262 Hallowed - Wake Up In The Night 263 Fantomas -  Page 27 [15 Frames] 264 Giuliano Sorgini - Lavoro cerebrale 265 Death SS - Vampire 266 VOLTURIAN - Broken 267 Cradle Of Filth - The 13th Caesar 268 Fulci - tropical sun 269 Alessandro Cortini - Perdere 270 Francesco Guccini - Bologna 271 Abysmal Grief  - Celebrate what they fear 272 Goblin - book of skulls 273 Tom Waits - In The Colosseum 274 Peggy Lee - Autumn In Rome 275 Ruins - Petit Portrait 276 Urna - Omnis Inifinita Mens Est Gremium Et Sepolcrum Universi 277 Nicolas Gaunin - Noa Noa Noa 278 Lacuna Coil - No Need to Explain 279 Theatres Des Vampires - Morgana Effect 280 Sepultura - City of Dis 281 Opera IX - The Oak 282 Rhapsody - Il cigno nero 283 Cripple Bastards  - Variante Alla Morte 284 Goblin - Witch (Susperia OST) 285 Death SS - revived 286 Henning Christiansen - L'essere Umano Errabando La Voca Errabando 287 Rolling Blackouts - The Second Of The First 288 Giuda - Overdrive 289 Hierophant  - Son of the new faith 290 Giorgio Faletti - Nati a Milano 291 Fabio Frizzi - A Cat in the Brain, Sequence 2 292 Dean Martin - On An Evening In Roma (Sott'er Celo De Roma) 293 FLESHGOD APOCALYPSE - Monnalisa 294 Valgrind - The Endless Circle 295 Oceana - Atlantidea Suite Part 1 296 Soda Stereo - Paseando Por Roma 297 Blasphemer - The Sixth Hour 298 Raw Power - Dreamer 299 Mike Patton/Mondo Cane - Deep down 300 Lacuna Coil - Swamped 301 Slalom OST by Ennio Morricone - Main theme 302 Stefano Marcucci - INFERNO 303 Lou Monte - Shaddap Ya Face 304 The Case of the Bloody Iris OST by Bruno Nicolai - Main theme 305 Mortuary Drape - Dreadful discovery 306 Antonio Riccardo Luciani - Cinque sottozero 307 Plateau Sigma -  Ouija and the Qvantvm 308 Piero Piccioni - Colpo rovente OST - main titles 309 Riz Ortolani - sette orchidee macchiate di rosso 310 Ad Nauseam - Imperative Imperceptible Impulse 311 Oliver Onions - Italian Girl 312 Bauhaus - Bela Lugosi's Dead 313 Metamorfosi - Spacciatore di Droga - Terremoto - Limbo 314 Body Count OST by Claudio Simonetti  - main theme 315 Symphony X - Underworld 316 Carlo Savina - Titoli di testa 317 Orchestra King Zerand - Night Song 318 Piero Umiliani - La schiava 319 CLAUDIO SIMONETTI'S GOBLIN - The Devil is back 320 Roman Holiday OST - Main title 666 Fabio Frizzi - Voci Dal Nulla
Perhaps not enough Morricone and needs more Goblin. The next update will have more, I am sure. Play it here:  https://www.youtube.com/playlist?list=PL-iHPcxymC18JtHohAYmD7g1FGA8S-D2B
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arainbowonarainyday · 4 years ago
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Gli inviti superflui
Vorrei che tu venissi da me in una sera d’inverno e, stretti insieme dietro i vetri, guardando la solitudine delle strade buie e gelate, ricordassimo gli inverni delle favole, dove si visse insieme senza saperlo. Per gli stessi sentieri fatati passammo infatti tu ed io, con passi timidi, insieme andammo attraverso le foreste piene di lupi, e i medesimi genii ci spiavano dai ciuffi di muschio sospesi alle torri, tra svolazzare di corvi. Insieme, senza saperlo, di là forse guardammo entrambi verso la vita misteriosa, che ci aspettava. Ivi palpitarono in noi per la prima volta pazzi e teneri desideri. “Ti ricordi?” ci diremo l’un l’altro, stringendoci dolcemente, nella calda stanza, e tu mi sorriderai fiduciosa mentre fuori daran tetro suono le lamiere scosse dal vento.
Ma tu – ora mi ricordo – non conosci le favole antiche dei re senza nome, degli orchi e dei giardini stregati. Mai passasti, rapita, sotto gli alberi magici che parlano con voce umana, né battesti mai alla porta del castello deserto, né camminasti nella notte verso il lume lontano lontano, né ti addormentasti sotto le stelle d’Oriente, cullata da piroga sacra. Dietro i vetri, nella sera d’inverno, probabilmente noi rimarremo muti, io perdendomi nelle favole morte, tu in altre cure a me ignote. Io chiederei “Ti ricordi?”, ma tu non ricorderesti.
Vorrei con te passeggiare, un giorno di primavera, col cielo di color grigio e ancora qualche vecchia foglia dell’anno prima trascinata per le strade dal vento, nei quartieri della periferia; e che fosse domenica. In tali contrade sorgono spesso pensieri malinconici e grandi, e in date ore vaga la poesia congiungendo i cuori di quelli che si vogliono bene. Nascono inoltre speranze che non si sanno dire, favorite dagli orizzonti sterminati dietro le case, dai treni fuggenti, dalle nuvole del settentrione. Ci terremo semplicemente per mano e andremo con passo leggero, dicendo cose insensate, stupide e care. Fino a che si accenderanno i lampioni e dai casamenti squallidi usciranno le storie sinistre delle città, le avventure, i vagheggiati romanzi. E allora noi taceremo, sempre tenendoci per mano, poiché le anime si parleranno senza parola.
Ma tu – adesso mi ricordo – mai mi dicesti cose insensate, stupide e care. Né puoi quindi amare quelle domeniche che dico, né l’anima tua sa parlare alla mia in silenzio, né riconosci all’ora giusta l’incantesimo delle città, né le speranze che scendono dal settentrione. Tu preferisci le luci, la folla, gli uomini che ti guardano, le vie dove dicono si possa incontrar la fortuna. Tu sei diversa da me e se venissi quel giorno a passeggiare, ti lamenteresti di essere stanca; solo questo e nient’altro.
Vorrei anche andare con te d’estate in una valle solitaria, continuamente ridendo per le cose più semplici, ad esplorare i segreti dei boschi, delle strade bianche, di certe case abbandonate. Fermarci sul ponte di legno a guardare l’acqua che passa, ascoltare nei pali del telegrafo quella lunga storia senza fine che viene da un capo del mondo e chissà dove andrà mai. E strappare i fiori dei prati e qui, distesi sull’erba, nel silenzio del sole, contemplare gli abissi del cielo e le bianche nuvolette che passano e le cime delle montagne. Tu diresti “Che bello!”. Niente altro diresti perché noi saremmo felici; avendo il nostro corpo perduto il peso degli anni, le anime divenute fresche, come se fossero nate allora. 
Ma tu – ora che ci penso – tu ti guarderesti attorno senza capire, ho paura, e ti fermeresti preoccupata a esaminare una calza, mi chiederesti un’altra sigaretta, impaziente di fare ritorno. E non diresti “Che bello! “, ma altre povere cose che a me non importano. Perché purtroppo sei fatta così. E non saremmo neppure per un istante felici. 
Vorrei pure – lasciami dire – vorrei con te sottobraccio attraversare le grandi vie della città in un tramonto di novembre, quando il cielo è di puro cristallo. Quando i fantasmi della vita corrono sopra le cupole e sfiorano la gente nera, in fondo alla fossa delle strade, già colme di inquietudini. Quando memorie di età beate e nuovi presagi passano sopra la terra, lasciando dietro di sé una specie di musica. Con la candida superbia dei bambini guarderemo le facce degli altri, migliaia e migliaia, che a fiumi ci trascorrono accanto. Noi manderemo senza saperlo luce di gioia e tutti saran costretti a guardarci, non per invidia e malanimo; bensì sorridendo un poco, con sentimento di bontà, per via della sera che guarisce le debolezze dell’uomo. 
Ma tu – lo capisco bene – invece di guardare il cielo di cristallo e gli aerei colonnati battuti dall’estremo sole, vorrai fermarti a guardare le vetrine, gli ori, le ricchezze, le sete, quelle cose meschine. E non ti accorgerai quindi dei fantasmi, né dei presentimenti che passano, né ti sentirai, come me, chiamata a sorte orgogliosa. Né udresti quella specie di musica, né capiresti perché la gente ci guardi con occhi buoni.Tu penseresti al tuo povero domani e inutilmente sopra di te le statue d’oro sulle guglie alzeranno le spade agli ultimi raggi. 
Ed io sarei solo. È inutile. Forse tutte queste sono sciocchezze, e tu migliore di me, non presumendo tanto dalla vita. Forse hai ragione tu e sarebbe stupido tentare. Ma almeno, questo sì almeno, vorrei rivederti. Sia quel che sia, noi staremo insieme in qualche modo, e troveremo la gioia. Non importa se di giorno o di notte, d’estate o d’autunno, in un paese sconosciuto, in una casa disadorna, in una squallida locanda. Mi basterà averti vicina. 
Io non starò qui ad ascoltare – ti prometto – gli scricchiolii misteriosi del tetto, né guarderò le nubi, né darò retta alle musiche o al vento. Rinuncerò a queste cose inutili, che pure io amo. Avrò pazienza se non capirai ciò che ti dico, se parlerai di fatti a me strani, se ti lamenterai dei vestiti vecchi e dei soldi. Non ci saranno la cosiddetta poesia, le comuni speranze, le mestizie così amiche all’amore.  Ma io ti avrò vicina. E riusciremo, vedrai, a essere abbastanza felici, con molta semplicità, uomo con donna solamente, come suole accadere in ogni parte del mondo. 
Ma tu – adesso ci penso – sei troppo lontana, centinaia e centinaia di chilometri difficili a valicare. Tu sei dentro a una vita che ignoro, e gli altri uomini ti sono accanto, a cui probabilmente sorridi, come a me nei tempi passati. Ed è bastato poco tempo perché ti dimenticassi di me. Probabilmente non riesci più a ricordare il mio nome. Io sono ormai uscito da te, confuso fra le innumerevoli ombre.
Eppure non so pensare che a te, e mi piace dirti queste cose.
Dino Buzzati
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petalididonna · 4 years ago
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Lontani riverberi d’istanti,
celati spiriti nelle note d’una vecchia canzone
udita nei mesti sentieri dell’anima
ho smarrito i profumi dell’infanzia
eppure non sei tu a mancarmi
e nemmeno i tuoi baci fugaci,
rapiti al tavolo di quella dolce locanda
dove amavi e sapevi incantarmi il cuore
ho perso i brividi di troppi tramonti
come la magia d’infinite albe
ma ho saputo amare la vita
non sono gli amori promessi in una notte a farti innamorare…
il cuore sa ingannare nel suo dolce battere
come labbra nel loro mielato sapore
ed io accolgo felice questo inverno avvolgermi l’anima.
-Giovanni Fiore- 13/12/2015
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bungitonthen · 1 month ago
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30/9/24
opening move ... second spasm ... lament ... checkmate - gryphon (raindances: the transatlantic recordings 1973-1975)
il tempo della gioia ... un giorno, un amico ... e accaduto una notte - quella vecchia locanda (il tempo della gioia)
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sciatu · 4 years ago
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IL MARESCIALLO MUSCARA’ e il caso RIDI PAGLIACCIO
Il Maresciallo Muscarà chiuse spingendolo lo sportello della sua panda e si specchiò nel lucido color blu della macchina.  Osservò il suo pantalone di lino color avana con ancora la riga perfetta di quando sua moglie l’aveva comprato per una crociera che non avevano mai fatto a causa della sua malattia che subentrò poco dopo. Anche la sua maglietta era nuovissima malgrado il suo collega Petyx gliela avesse regalata due anni prima per il compleanno. Si guardò schifato. Da quando sua moglie era morta aveva indossato solo la sua divisa ed ora, a vedersi “in borghese” si sentiva un cretino. “Meglio così – pensò – nessuno sospetterà” chiusa la porta si girò dirigendosi verso la locanda bianca dalle finestre azzurre che si trovava vicino alla fine della spiaggia fuori di Sciacca. Qualche anno prima vi aveva trovato l’ing. Rachele Valsecchi, scomparsa misteriosamente a Palermo qualche giorno prima. L’ingegnere era in compagnia di Mancino, una vecchia conoscenza del Maresciallo e che aveva passato buona parte dei suoi anni in carcere perché mentre era in cella per vari reati contro il patrimonio, aveva strozzato un energumeno con la sola mano sinistra. Benché originari di due culture e città diverse, vinti o forse traditi dalla solitudine in cui vivevano, Mancino e l’ingegnere si erano messi insieme e vivevano il loro amore come marinai che tornavano al porto e all’amore, poche settimane l’anno vivendolo però in modo assoluto e totale. Sebbene l’ingegnere lavorasse in una fonderia di Brembana di Sopra, provincia di Bergamo, si vedevano regolarmente appena lei aveva una settimana di ferie; allora, la prima cosa che l’ingegnere Valsecchi faceva una volta tornata in Sicilia, era invitare il Maresciallo a cena, cosa che lui accettava volentieri, perché in carcere Mancino aveva avuto modo di sviluppare il suo talento culinario. Uno scampanellio festoso lo annunciò appena varcò la locanda. Il ristorante era pienissimo ed i camerieri si muovevano velocemente dalla cucina ai tavoli. Dalle grandi vetrate che davano sulla spiaggia si vedeva la lunga distesa di sabbia bordata dalla striscia azzurra del mare. Nella spiaggia svettava, come il trono di una regina, il gazebo di canne e tronchi in cui quando arrivava, si riposava l’ing Valsecchi, sorseggiando vino bianco freddissimo e organizzando viaggi in altri continenti in cui trascinava Mancino a scoprire cibi e popoli mai conosciuti. “Mi dispiace ma non c’è posto…. Dovrebbe tornare fra un’oretta” Fece costernato un cameriere con le braccia colme di piatti sporchi. “ Dica al padrone che è arrivato….” “Marescialluuuuu” Gridò un vocione forte e baritonale. Apparve d’improvviso un omone alto quasi due metri con due braccia grandi e muscolose che allargate erano pronte, malgrado la separazione sociale dell’era Covid, ad abbracciarlo e a stringerlo contro il petto grande quanto un armadio. Era Mancino! “Ma che fai qua Maresciallo, Rachele viene tra due settimane, te lo sei dimenticato?” “No, me lo ricordo, è che ….. ti dovevo parlare” Mancino lo guardò stupito. In passato era stato lui a chiedere consiglio al Maresciallo e la cosa gli apparve strana, ma si riprese subito “S’assittasse davia al posto di Rachele, la servo subito, Cosimooo – gridò verso un cameriere - porta al tavolo della signora Rachele acqua naturale e il bianco del Baglio del Cristo” Al Maresciallo si aprì il cuore: il bianco del Baglio era il vino preferito dell’ing. Valsecchi, vino che nasceva in una terra gessosa simile a quella dello Champagne francese, Mancino ne era gelosissimo e offrirglielo dimostrava quanto fosse contento di vederlo. Si andò al sedere al tavolo riservato all’ing Rachele dove Mancino non faceva mai sedere nessuno e che era sempre apparecchiato con nel mezzo un piccolo vaso di cristallo che conteneva una rosa rossa colta al mattino. Arrivarono con calma dei gamberi crudi marinati nell’olio di Castelvetrano, poi dei tagliolini con la polpa di riccio che diedero al vino in gusto aromatico ed intenso, infine un branzino all’acqua di mare con capperi e olive verdi addolcito da delle patate al forno. Quando Cosimo levò il piatto ed ormai nel ristorante c’era solo il Maresciallo, apparve Mancino, con una bottiglia di limoncello che preparava lui personalmente e un piatto generoso di paste di mandorle. “Allora Maresciallo che è successo? Non è che ti hanno mandato in pensione perché rompi sempre i coglioni? “Chi? io? Ma se sono un pezzo di pane “ Rispose ridendo il Maresciallo alzando il bicchiere colmo di limoncello freddo a toccando quello di Mancino. Bevvero in silenzio due o tre sorsi di limoncello e quando finirono misero giù i bicchieri leccandosi le labbra di quello che sulla bottiglia, un etichetta scritta a mano, identificava come “Il bacio di Rachele” “ devo chiederti un consiglio! – esordì il Maresciallo – sia chiaro, non c’è nessuna inchiesta, sono tutte congetture mie, sono qui in visita privata solo  per sentire della prossima visita di Rachele e …..  ho lasciato il cellulare in ufficio” Mancino approvò alzando il mento e riempì ancora i bicchieri. “ Si tratta di pensieri miei, niente di ufficiale! “ “Dimmi…” Fece Mancino leccandosi ancora una volta le labbra. Il Maresciallo prese un pasticcino e lo mise davanti a Mancino “lunedì scorso ero sulla strada che sale verso la Contrada Croce, al paese dove c’è la mia caserma. La contrada è una valle  ircondata da colline ed ha la forma di un ferro di cavallo con le più alte cime nella parte curva, monti rocciosi desolati e pieni di miniere. Io ero sul lato destro del ferro di cavallo lungo una strada che dal paese sale con una forte pendenza fino alle miniere per poi ridiscendere verso la parte opposta colma di vigneti, uliveti e case coloniche. La domenica, dopo la messa, i contadini e pastori mi avevano parlato di strani movimenti dove vi erano le miniere. Ero a metà della salita dove c’era uno spiazzo da dove osservavo con il binocolo il resto della valle, quando sentii l’appuntato Cacace commentare “Vadda a chistu….” Mi giro e vedo una grossa macchina, uno di quelle Land Rover grossissime che scendeva a velocità folle. Quando ci passa davanti suona disperatamente ed io sento distintamente un grido terribile :”Aiuto”!! Io e Cacace saltiamo in macchina e seguiamo ad alta velocità il macchinone. Lui però è troppo veloce e ci distanzia facilmente. Alla fine arriva dove la strada fa una curva a gomito urta il muretto sul bordo della strada e lo sfonda facendo un salto di cinquanta metri e schiantandosi nella fiumara esplodendo. Quando io e Cacace raggiungiamo il mezzo in fiamme, dell’uomo restano poche cose ma appare chiaro che l’uomo era ammanettato al volante che, a seguito degli accertamenti tecnici successivi, era apparso manomesso, come freni e motore.” “non deve essere stata una bella morte; ha avuto tutto il tempo di vederla arrivare. E chi era al volante?” “Sabino Calabrò, nipote preferito di don Nino Calabrò, il capo della cosca locale” “Però  - fece mancino con una smorfia – era uno rampante. Avrebbe preso il posto di suo nonno di sicuro. E’ la nuova generazione, quella che non ha mai toccato una lupara ma che muove soldi da destra a sinistra per pulirli e farli crescere. Generalmente gente così non fa la fine che ha fatto lui a meno che non abbia fatto qualche sgarro particolare. Dubito però. La sua parentela è importante e il suo rango era alto, non avrebbero fatto tutto questo casino per farlo fuori a meno che non volessero mandare un messaggio a tutta la cosca.” Il Maresciallo annui e prese un altro pasticcino mettendolo accanto al primo “La sera di Mercoledì scorso, Tommaso Rizzo, capobastone di uno delle cosche più importanti di Palagonia e mano destra del capo indiscusso Vito Solucci, entra nell’ascensore di un grande albergo di Zurigo. Sono lui con due guardaspalle armati fino ai denti. Quando arriva al tredicesimo piano la porta si apre e qualcuno dal corridoio con un lanciafiamme, inonda l’ascensore di fuoco. I tre non hanno modo di reagire e bruciano in pochi minuti” “A lui lo conoscevo personalmente – fece serio Mancino - un grande figlio di buttana, un boia, godeva a uccidere e torturare: ha fatto la fine che meritava!!” Ancora una volta il Maresciallo prese un pasticcino mettendolo accanto agli altri due. “Giovedì la serva del dottor Bastiano Cannata è entrata a casa del dottore per le solite pulizie. Arrivata nel corridoio sente qualcosa di umidiccio sotto i piedi. Accende la luce e vede che è sangue. Urlando esce di casa e un vicino, richiamato dalle urla, chiama i carabinieri. Quando arrivano i carabinieri trovano il suddetto dottor Cannata nel salotto di casa, tutto nudo e appeso dai piedi al lampadario. Il dottore era stato squartato e aveva tutte le interiore che pendevano gocciolando sul pavimento. Il dottore era il ragioniere di un’altra cosca di Castellamare, dicevano che muoveva più soldi lui che il Banco di Sicilia. Era esperto nel dare i soldi ad usura e nello spingere al suicidio, dopo avergli preso tutti i beni, chi non poteva pagare. In molti hanno detto che la fine del porco ammazzato era quella che si meritava” Mancino si fece serio. Aprì la bottiglia e si versò una dose abbondante di limoncello bevendolo tutto di un fiato restando muto come se non volesse commentare. Il Maresciallo capì che il modo come il dottore era stato ucciso aveva colpito Mancino non impressionandolo per la crudeltà della scena, ma per qualche altro motivo. Continuò prendendo due paste e mettendole un po' da parte vicino alle altre. “Giovedì mattino, qualcuno entra nel negozio di Antonino Russo, un vecchio settantenne che ancora faceva il barbiere alla Kalsa a Palermo. Sono in tre come diranno i testimoni e sparano al Russo almeno dieci colpi ciascuno.” Mancino scosse la testa. “Povero Nino – fece sconcertato Mancino - Lui era una persona perbene. Sono stati pazzi a ucciderlo così” “Lo stesso giorno, nel pomeriggio, sempre alla Kalsa, vicino al negozio di barbiere di Russo, esplode una casa. Era una casa ristrutturata e agibile, quindi appare strana una fuga di gas. L’inquilino, un uomo di colore che vi viveva gratuitamente con la famiglia, muore insieme alla moglie e a una figlia. Nessuno sa perché hanno fatto esplodere quella casa per uccidere l’uomo che lavorava in un negozio vicino. A dire di tutti era una persona gentilissima.” Questa volta Mancino alzò il bicchiere per bere l’ultima goccia di limoncello ed evitare lo sguardo del Maresciallo. Un altro pasticcino fu preso e messo vicino ai primi tre. “Venerdì, in piena mattinata va a fuoco un negozio di computer sempre alla Kalsa. I pompieri faticano a domare l’incendio e quando entrano vedono che lo scantinato era pieno di computer rovinati con nel mezzo, legato ad una sedia con fili di computer il padrone del negozio, il quasi trentenne Giuseppe Sutera. E’ stato ucciso con un colpo in fronte e qualcuno gli ha messo in bocca un mouse di computer prima di dargli fuoco: un altro messaggio per chi doveva capire. A tutti i computer  del negozio, era stato levato il disco fisso” Mancino fece una faccia come a dire che la cosa non gli diceva niente. Il Maresciallo verso nel suo bicchiere e in quello di Mancino una dose abbondante di limoncello finendo la bottiglia. Bevve un sorso e continuò. “Ora, se io non fossi stato coinvolto nel primo omicidio, tutti questi avvenimenti, sarebbero stati per me una normale serie di omicidi siciliani, di quelli che avvengono normalmente nella nostra isola dove violenza e follia vanno di pari passo. Ma essendo stato coinvolto nel primo omicidio ho pensato che fosse stato mio dovere cercare di risolverlo, ma il Procuratore, che ha avocato a sé e agli uomini dell’antimafia il diritto di investigare sul caso, mi ha detto di mettermi da parte pensando ai furti di capre del mio paese…” “Il solito cornuto e coglione che è dove è perché ha dato il culo a qualcuno” “Non lo so, ma non mi è piaciuto come me l’ha detto, per cui mi sono messo a pensare, a ragionare a fare qualche verifica e sono arrivato ad una conclusione per cui ho bisogno del tuo aiuto.” “Del mio aiuto Maresciallo, io come posso sapere qualcosa di tutti questi morti se non mi sono mai mosso da qui a duecento chilometri di distanza?” fece scandalizzato Mancino” “Io non lo so se sai qualcosa, ma mi puoi aiutare a capire” “In che senso?” “Tu sei della Kalsa, conoscevi il Russo, forse sai a chi apparteneva la casa che è esplosa e chi vi ha abitato prima di chi vi è morto o chi vi è nato. Ho bisogno da te di una conferma” “Da me? ma Maresciallo, tutti alla Kalsa conoscevano Nino, ma del resto che le devo dire?” “Ecco Mancino, ti spiego – il Maresciallo spinse verso Mancino i primi tre pasticcini -  che cosa hanno in comune i primi tre morti?” Mancino allargò gli occhi come a confermare che non ne aveva idea “Il Calabrò aveva nella macchina, lo vidi bene mentre lo inseguivamo, uno di quegli adesivi con le sigle degli stati. Riportava UEA. Il Rizzo ha postato su facebook delle belle foto di un ricchissimo resort dove era stato con delle belle signorine, un albergo meraviglioso a Dubai. Il dottor Cannata era appena rientrato da un viaggio in Thailandia e per volare aveva fatto scalo anche lui a Dubai. Tutti e tre insomma erano stati negli Emirati, dove puoi aprire conti correnti anonimi confidando nella confidenzialità assoluta delle locali banche. Da li puoi muovere capitali immensi via internet usando i codici che danno all’apertura del conto. Le tre cosche a cui i tre appartenevano avranno portato laggiù immensi capitali pronti a fare affari con qualche oligarca russo o mafioso cinese. Nessuno dei tre ha lasciato dietro di se telefoni o computer per poter sapere i codici dei conti. Chi li ha uccisi ha provveduto a recuperare il cellulare del Calabrò, il computer del Rizzo e del dottor Cannata: le cosche sanno che qualcuno gli ha rubato un immenso tesoro” “E la morte di Nino? e la casa fatta saltare?” “E’ qui che ho avuto l’intuizione finale. Perché ucciderli? La risposta è duplice. La prima è che le cosche hanno voluto vendicarsi uccidendo qualcuno di importante per il loro avversario e probabilmente la casa era il rifugio segreto di questo qualcuno o era della sua famiglia. La seconda risposta è che Le cosche confidavano che il Sutera, esperto in computer e che probabilmente gestiva i loro server, fosse in grado di risalire ai codici e hanno deciso di sfidare chi ha ucciso i loro tesorieri. Ma questo qualcuno che ha i loro soldi, ha levato loro ogni speranza, come a dire: se volete i soldi dovete parlare con me” il Maresciallo bevve un sorso di limoncello “E’ questo quello che voglio sapere da te, se c’è effettivamente qualcuno che può combattere contro tre potenti cosche? Che ne può uccidere i capi in modo scenografico restandone impunito. Ti ripeto, non voglio arrestarlo, ma voglio parlargli!” “Maresciallo che dice: parlargli? ma si rende conto che se questa persona esiste la può uccidere con un semplice schiocco di dita? si figuri poi se vorrà parlargli con tre cosche che lo stanno cercando per mare e per terra: Maresciallo divintasti pacciu!!!” “Devi capire: perché questo qualcuno ha fatto fuori il Sutera? Perché i soldi non li ha neanche toccati né li ha trasferiti come avrebbe potuto fare un istante dopo aver ucciso i tre delle cosche. Perché non vuole che le cosche li recuperino se lui non li tocca? La risposta è una sola: gli sta proponendo uno scambio perché ha qualcosa che loro vogliono e loro, a loro volta, hanno qualcosa che lui vuole!” “e che cosa hanno da dargli?” “Sicuramente non soldi. Lui ne ha moltissimi in questo momento, quelli chiusi nelle banche degli emirati. Loro però hanno qualcosa che non vogliono o non possono dare e che per questo qualcuno è più importante del tesoro che ha.” “Maresciallo, a maggior ragione: lassa stare questa cosa, non sai quanto è pericolosa!! Le cosche uccideranno tutti quelli che penseranno vicino a questo qualcuno che gli ha rubato i soldi!!” Il Maresciallo sorrise. “Tu sai chi è, non è vero? Se è così devi dirgli che io ho capito, so cosa cerca e soprattutto, so dov’è” La faccia di Mancino mostrò una sorpresa mista a diffidenza come se il Maresciallo stesse dicendo qualcosa di assurdo. Per qualche secondo cercò di rispondere ma alla fine si alzò e prese la bottiglia vuota i bicchieri e si diresse verso la cucina. Si girò a metà strada. “Lascia stare, vattene e dimentica tutto, Ci penseranno quelli dell’antimafia….. fai fare a loro gli eroi. Tu sei troppo piccolo per questa storia” Entrato in cucina, il Maresciallo lo sentì borbottare ad alta voce “E’ pacciu, pacciu…” Con calma il Maresciallo, sorridendo, addentò una pasta di mandorla.
Disceso dalla Panda il Maresciallo si toccò la pancia. Da Mancino aveva mangiato ma soprattutto bevuto troppo. Si sarebbe fatto dell’acqua e limone per permettere al suo stomaco di sopravvivere. Si incamminò verso il cancello del giardino di casa sua ed arrivato lo aprì e si diresse verso la porta d’ingresso. Fece pochi passi ma si fermò. Anche se stordito dalle bevute e stanco per le quasi due ore di macchina, il suo istinto da sbirro aveva mandato un segnale d’allarme. Torno indietro e aprì di nuovo il cancello e poi lo spinse con un dito per chiuderlo. Il cancello si chiuse silenziosamente senza quell’odioso stridio che aveva sempre fatto da quando abitava in quella casa. Qualcuno lo aveva zittito. Guardò in giardino alla ricerca del suo cane Carlo Alberto che svolgeva con coraggio e determinazione, le funzioni di guardiano della casa. Guardò tra i cespugli di fiori e lo vide sdraiato pancia all’aria sotto il grande cespuglio di gardenia dove controllava il suo territorio. Dormiva profondamente, tanto da non sentirlo, proprio lui che quando la  macchina del Maresciallo imboccava l’ultima curva ad un chilometro di distanza da casa correva ad aspettarlo seduto di fronte al cancello con il suo cipiglio burbero di ex cane della finanza. Vide accanto al cespuglio una ciotola vuota. Qualcuno aveva sedato Carlo Alberto. Il Maresciallo si diresse verso casa deciso e pronto a tutto. Arrivato alla porta cercò la chiave ma la porta corazzata era già aperta; lui la spinse leggermente e lei si aprì.
Sentì una voce
Eppur, e d'uopo sforzati! Bah sei tu forse un uom? Ah! ah! ah! Tu se' Pagliaccio! Vesti la giubba e la faccia infarina.
Riconobbe immediatamente il disco. Era il vinile dei Pagliacci, che sua moglie sentiva ogni sera durante la malattia. Quando lei se ne era andata lui l’aveva lasciato sul giradischi come se da un momento all’altro lei dovesse tornare a sentirlo ancora. Il fatto che qualcuno lo stesse ascoltando gli fece stringere i pugni dalla rabbia. Il corridoio era buio e solo in fondo, dove c’era il piccolo studio con il pianoforte che sua moglie usava per le lezioni di musica, c’era una debole luce. Si avvicinò lentamente e quando fu alla porta dello studio che era semichiusa la spinse lentamente. Sulla poltrona su cui sua moglie sentiva la musica c’era seduto un uomo. Era alto e vestito con un paio di jeans aderente e un giubbotto nero. Aveva gli occhi chiusi, una mascherina da chirurgo sulla bocca e dei guanti azzurri che coprivano le mani con dita grosse come quelle di chi praticava arti marziali. Accanto a lui, sul bracciolo della poltrona, vi era uno smartphone che sembrava spento. Il Maresciallo stava per dire qualcosa ma l’uomo, sempre ad occhi chiusi, portò un dito alla bocca invitandolo al silenzio
La gente paga e rider vuole qua. E se Arlecchin t'invola Colombina, ridi, Pagliaccio e ognun applaudirà! Tramuta in lazzi lo spasmo ed il pianto; in una smorfia il singhiozzo e 'l dolor. Ah! Ridi Pagliaccio, sul tuo amore infranto! Ridi del duol che t'avvelena il cor
Appena il tenore finì di cantare l’uomo aprì gli occhi e spense il vecchio giradischi. “Mi scusi Maresciallo se ne ho approfittato. Sua moglie aveva un buon gusto in fatto di musica” Il Maresciallo capì che lo sconosciuto sapeva di lui molte cose e non si sorprese. “Era una brava pianista ma si ammalò molto presto e non poté sviluppare il suo talento: questo la faceva soffrire più della sua malattia” “Succede a molti di vedere la vita cancellare ad uno ad uno tutti i propri sogni. È in quel momento che capiamo chi siamo e per che cosa vale la pena vivere o morire “ Vi fu qualche secondo di silenzio come se quanto detto avesse per chi aveva parlato un valore troppo importante e attuale per lasciarlo cadere velocemente nel nulla. Il Maresciallo ne approfittò “Lei è….” “Quello che le ha detto Mancino” “Se lei conosce Mancino sa bene che lui non direbbe a uno sbirro neanche che ora è” Senti sorridere l’uomo dietro la maschera “In effetti è così.” Il Maresciallo si sistemò nella sedia accanto al pianoforte come faceva quando sua moglie era seduta in poltrona. “Ho intuito che mancino la conosceva bene, e questo devo ammettere che era più di quanto sperassi. Ma ritengo che vi unisca un’amicizia tale, che pur essendo mio amico dichiarato e pronto ad aiutarmi, Mancino non ha detto nulla di importante. Quello che so l’ho capito perché sono uno sbirro e da chi mi stà davanti riesco a capire molto ma non tutto” “e di me cosa sta capendo?” “Che qui si sente al sicuro, che è certo che i suoi nemici non verranno e ha capito che io non sono a mia volta un suo nemico” “È così, Mancino mi ha parlato molto bene di lei e mi ha convinto ad ascoltarla perché pensa che sa dove è quello che cerco” “Per quanto ho capito e per quello che ho assunto penso di si e non ho problemi a dirglielo” L’uomo restò in silenzio e non si capiva se rideva o pensava “.. e cosa vuole in cambio per dirmelo” Il Maresciallo sorrise “che non vi siano più morti; poi mi basta il piacere, solo narcisistico, di aver compreso tutta la storia” L’uomo restò qualche secondo in silenzio poi esordi “Le prometto che se le sue informazioni sono corrette, una volta trovato quanto cerco, non vi saranno più morti per mia mano. Ma mi tolga una curiosità: e i suoi superiori? Non ne tiene conto?” “ho chiesto al Procuratore degli appuntamenti per dirgli la mia tesi e non mi ha mai risposto. Nel frattempo sono morte altre tre persone che probabilmente non c’entravano nulla. La giustizia è raffigurata con una spada e una bilancia, ma dovrebbe avere anche un orologio: fare giustizia venti anni dopo vuol dire far subire venti volte la stessa ingiustizia. Per questo le volevo parlare, per fermare la carneficina che lei e i suoi nemici state preparando” “ non sono miei nemici, ma clienti; ho lavorato per loro e contro di loro anche in passato. Ora però il gioco è molto diverso da quello che fino ad ora eravamo soliti giocare” “per i soldi negli emirati?” “Anche per quelli. Sabino e Cannata avevano pensato un business multimilionario. Avrebbero messo le mani su una miniera di diamanti in Russia utilissimi per i loro affari in sud America e in medio oriente. Avrebbero avuto i diamanti a 80 e con essi avrebbero comprato droga vendendoli a 200 perché i diamanti  sono il bene rifugio più prezioso per chi ha problemi con la giustizia o per chi deve essere corrotto. Mi avevano assunto per questo, per evitare che qualche mafioso russo si mettesse di mezzo. Lo sa come mi chiamano quelli per cui lavoro? Settoru, il sette di denari perché, come quando si gioca a scopa, chi mi ha tra le sue file ha già un punto in mano: dovevo semplificare i rapporti con chi non voleva finalizzare il business o creava problemi…” “e quelli che non sono suoi amici? Come la chiamano” Gli occhi si strinsero in un sorriso “Quelli mi chiamano u Ghiancheri…” “Il macellaio…?” “Si e non solo per il mio lavoro. Mio padre aveva una Ghianca, una macelleria alla Kalsa dove faceva la salsiccia più buona di Palermo!  Chieda a Mancino. Un giorno un uomo di niente gli disse che doveva comprare carne delle macellerie clandestine, animali uccisi perché rubati o ammalati. Mio padre rispose di no. Quello lo insultò pensandosi un mamma santissima. Lui lo caccio a calci fuori del negozio. Tre giorni dopo, uscendo dal retro del negozio venne assalito da tre energumeni con bastoni in mano. Lui si difese ma gli venne un infarto e mori. Io, che andavo a prenderlo e lo aiutavo in negozio perché era ammalato, vidi i tre uomini scappare. Andai dalla polizia a denunciarli. Ma dopo un mese nessuno era stato arrestato. Mia madre morì di crepacuore: uccisa dal troppo amore che la legava a mio padre. Al funerale di mia madre vidi uno dei tre e corsi dalla polizia dicendogli di andare ad arrestarlo. Mi dissero che non ne valeva la pena: era forse già fuggito ed in ogni caso il suo avvocato lo avrebbe fatto uscire dopo due giorni. Allora capii che questa che chiamano “la legge” non esiste. I furbi, i maligni, i ladri, gli arrivisti, gli infami: sono i topi di un enorme immondezzaio che chiamano società: sono loro che fanno le leggi, quelle di ogni giorno, non quelle dei libri. Come i topi si nutrono rubandolo tutto quello che gli piace seguendo i loro bisogni. Gli altri credono in una legge che è solo l’apparenza che copre l’immondezzaio come i cartelloni pubblicitari raffiguranti l’ordine e la bellezza di quanto chiamano società che coprono le discariche per nasconderle.  Ma non è così. Chi comanda in questo immondezzaio è chi non ha paura ad uccidere o rubare, chi non ha paura a fare del male gratuitamente, a ridurre gli altri a cose, ad animali con la droga e la violenza.  Ed è a questi che tutti obbediscono o a cui tutti si appellano per risolvere i loro affari, come facevano anche i principi di una volta con la mafia, perché è nel DNA della nostra storia questo ubbidire solo ai violenti senza mai ribellarci pensando che non ci riguardi chi sono o cosa fanno; perciò, mi sono detto che se esisteva  solo la legge di chi poteva sovrastare con la forza gli altri, io avrei fatto la mia giustizia con la stessa legge. I tre vigliacchi che uccisero mio padre scomparvero nel nulla; i loro corpi li buttai in una porcilaia a ingrassare i loro simili. Chi aveva ordinato a mio padre di ubbidirgli, lo trovarono appeso per i piedi e squartato come un maiale, così come hanno trovato Cannata. Io non uccido, li faccio impazzire dal dolore e dalla paura, lentamente, finchè loro stessi non invochino la morte come un sollievo. È questo che mi ha reso U Ghiancheri, qualcuno che anche gli assassini temono e che nessuno vorrebbe mai incontrare.  Il capocosca, di quei quattro maiali che avevano ucciso mio padre, invece di arrabbiarsi mi propose un lavoro. Gli avevo levato davanti quattro coglioni in un modo pulito e silenzioso, mi chiese se ero interessato ad avere un lavoro ben pagato visto che alcuni membri di una cosca avversaria alzavano troppo la cresta. Poiché ormai vivevo in una condizione in cui per sopravvivere occorrevano molti soldi, mi creai la regola che non avrei mai ucciso altri che uomini d’onore, sarei stato il loro giudice e boia restando sempre al di sopra di loro: io non uccido persone indifese ma chi della violenza e della morte ha fatto la sua vita perciò affronto i miei “clienti” alla pari.” Il Maresciallo lo guardò in silenzio “Perché mi sta dicendo tutte queste cose?” “Perché tutte e due crediamo nella giustizia e l’applichiamo, anche se da lati opposti, non per fini diversi: la giustizia, l’equità, quella vera ed assoluta” “E non ha paura che io usi le sue informazioni contro di lei?” “No, Mancino si fida di lei. Il suo telefono poi è sotto controllo: di ogni numero che chiama o da cui è chiamato, viene informato il procuratore. Lui pensa che lei si prenda troppa iniziativa, troppo libertà nel risolvere i casi. Dice che usa troppo la fantasia senza attenersi ai fatti. Ha un fascicolo su di lei pieno di considerazioni e dicerie: gli mancano però i fatti per incriminarla. Un segno che l’immondezzaio ha paura di lei, della sua intelligenza che è un’arma da cui nessuno può proteggersi. Lei è più simile a Mancino che al suo capo: crede nell’amicizia più di quanto i suoi colleghi credano in lei, è uno di quelli per cui esiste una società e dei doveri nei confronti degli altri, quegli altri che pensano solo ai loro diritti, alla loro voracità, come fanno i topi nell’immondezzaio.” Il Maresciallo restò ancora in silenzio. “un’ultima cosa, prima di arrivare al punto: perché lei si fida di Mancino? E perché Mancino ha tanto rispetto per lei da non dirmi niente?” “Una volta qualcuno gli disse che lo stavo cercando per ucciderlo. Lui non capiva perché, quindi andò da Nino, l’uomo che hanno ucciso e che era il mio contatto verso il mondo esterno e gli chiese di incontrarmi. Quando mi vide mi chiese perché volevo ucciderlo visto che lui non aveva mai fatto del male a nessuno; mi disse che a cinque anni aveva perso il padre, a sette scaricava cassette di frutta per aiutare la madre, a nove aveva rubato un pane per fame e da li aveva continuato: non era un santo ma non era un assassino, un ruffiano o un paraculo: poteva guardare chiunque dritto negli occhi senza vergognarsi. Gli risposi che qualcuno mi aveva detto che lui era stato pagato per uccidermi. Anche a lui la stessa persona aveva detto la stessa cosa. Ovviamente chi ci aveva detto così sperava che ci uccidessimo a vicenda. Gli dissi di non preoccuparsi e di sparire per un paio di settimane che mi sarei preso cura di quella persona. Lui però fu arrestato ed in carcere qualcuno lo prese di mira. Fu così che diventò Mancino e si fece vent’anni perché nel difendersi aveva ucciso un altro topo che voleva rodergli l’anima. Io avevo lasciato Palermo. Mi diedero dei lavori in America e poi in sud America per convincere qualche capo in testa locale a vendere coca al prezzo che le cosche dicevano. Quando lui uscì dal carcere era solo ed io lo andai a trovare. Gli chiesi cosa volesse fare e lui rispose che dopo tanti anni al chiuso voleva vivere in una spiaggia all’aperto. Lo portai dove ora ha la locanda e gli diedi i soldi per comprarla: gli ho regalato un sogno, per questo farebbe di tutto per proteggermi. È un amico, uno dei pochi che ho.” “Strano a dirsi anche per me è ormai un amico. Comunque veniamo al sodo” “Lei sa cosa cerco?” “Certo, quello che cercano tutti: la persona che ama” Gli occhi del Ghiancheri si strinsero come se stessero sorridendo “E sa anche dove è?” “Certo, dove la stava cercando: nella contrada della Croce, solo che lei la stava cercando nel posto sbagliato” U Ghiancheri lo fissava con attenzione senza perdere il minimo gesto. “vede, mentre scrivevo verbali e relazioni su come era morto Calabrò, ebbi la sensazione che quella sua macchina io l’avessi già vista più volte. Pensai per qualche giorno poi capii. Nel paese c’è una sola strada che sale dalla provinciale, fino al paese e poi alla Contrada della Croce. La nostra caserma è a lato di questa strada e le telecamere di sicurezza della caserma inquadrano sempre la strada. Andai a vedermi i vecchi filmati e scoprii che il Calabro era salito diverse volte e sempre da solo. Una volta però era salito preceduto da una di quelle grosse moto che usano i killer per sparare per strada. La sua macchina era seguita da un'altra con quattro ceffi stipati dentro.” “Una scorta…” “Esatto. Ingrandii più che potevo le immagini della macchina di Calabrò, scoprendo che di dietro, seduta tra due uomini c’era una donna. Guardai il filmato di quando le macchine e la moto discesero dalla valle ma la donna non c’era” L’uomo restò zitto come aspettando qualche altra informazione “Chiesi ai miei informatori (se il barbiere del paese si può definire tale) se c’era qualcosa di strano nella famiglia Calabrò. Sono venuto a sapere che una diecina di giorni prima, alla cresima della figlia di Sabino Calabrò mancava sua cognata Gaetana Ruffo-Ruffo, moglie del cugino Miuccio, quest’ultimo presente alla festa ed esageratamente euforico, tanto che a pranzo, Sabino riprese suo cugino per quanto beveva. Il cugino mi è stato descritto come persona, irascibile e arrogante, dall’ira e la pistola facile, ben diverso dalla moglie Ruffo-Ruffo che tra i suoi avi annovera un siniscalco di Federico II” “È cosi – aggiunse improvvisamente l’uomo – Gaetana è una donna sensibile e di una personalità superiore a questi Calabrò che sono ricchi solo dei soldi che fanno con il dolore degli altri. Suo marito se l’è comprata pagando i debiti di suo padre. Quando mi arruolarono per aiutarli nell’impresa, Sabino chiese a Gaetana di fare gli onori di casa. Ero un personaggio importante e la Famiglia voleva ospitarmi nel modo migliore. Gaetana era l’unica incensurata che potesse ospitarmi e occuparsi degnamente di me. All’inizio ci evitavamo, poi per caso incominciammo a parlare e qualcosa di inatteso e non voluto accadde tra noi” L’uomo abbassò gli occhi quasi a ragionare per se stesso “Io non ho mai pensato alla mia vita come una vita normale ma come qualcosa che da un momento all’altro doveva finire bruscamente ed il cui unico fine era uccidere quanto più possibile chi era uguale a chi aveva ucciso mio padre. Lei invece rese reale e possibile una vita normale, quella di cui mio padre e mia madre avevano vissuto semplicemente ma intensamente. Questa romanza – l’uomo indicò con il mento il disco – Gaetana la suonava sempre. Anche lei si sentiva qualcuno che doveva indossare con la morte nel cuore, il suo vestito da Pagliaccio per dare spettacolo e per essere mostrata come simbolo del successo del marito, dopo la Ferrari e prima dei purosangue arabi. Poi suo marito quando ha capito che ci amavamo ha trattato Gaetana in un modo indefinibile. Un mafioso non è più considerato tale se anche la moglie lo tradisce. In più avrebbero dovuto uccidermi per aver violato la loro casa. Ma cosa avrebbero dovuto dire alle altre cosche? Io ero un elemento importante dell’investimento che stavano facendo perché i russi obbediscono solo a chi li uccide. Gli altri si sarebbero tirati indietro, per questo, per punirla e per ricattarmi l’hanno nascosta così che continuassi a servirli: con lei prigioniera potevano farci fuori quando l’affare era finito. Gaetana è una donna che prima di incontrarmi non aveva mai sorriso, era un cigno in uno stormo di corvi. Come me ha dovuto adattarsi ad una realtà disgustosa perché non poteva averne altre. È difficile credere che due infelicità assolute possano far nascere una felicità totale: ma a noi è successo. Lei mi ha donato il lato migliore della vita che non conoscevo: avere chi ti capisce, chi ti ascolta, chi cancella le nubi nei tuoi pensieri e ti spinge a credere in una realtà diversa. Migliore. Ha aperto la prigione in cui ero, ha stracciato le vesti da pagliaccio che ogni giorno indossavo per essere quello che quelli come suo marito mi avevano fatto diventare. Ha ragione a dire che se non la trovassi, i morti aumenterebbero: sono figlio di mio padre e nessuno può ricattarmi e ridurmi ad essere un servo, nessuno può maltrattare chi, dopo una vita di sangue, mi ha fatto trovare il senso della parola amare. Quell’amare che univa così indissolubilmente i miei genitori. Sterminerò tutta la Famiglia e i suoi affiliati se non me la ridaranno intatta! Lei, dopo tanti morti, mi ha riportato alla vita e a questa vita non ci rinuncerò” Fu il turno del commissario di restare qualche secondo in silenzio “È quello che ho pensato considerando l’odio che ha usato nell’uccidere. Ma torniamo al punto iniziale dov’è Donna Gaetana? Quando ho tirato le somme di tutto mi ricordai di quando dallo spiazzo di fronte al vallone della Croce guardavo i monti prima che improvvisamente arrivasse la macchina di Calabrò. Nella parte dei monti, dove c’erano le miniere, vedevo di tratto in tratto diverse macchine: troppe. Se tu nascondi qualcuno non metti mille guardiani a dire dov’è.  Lì la montagna è un formicaio di tunnel e grotte, non hai bisogno di mettere mille guardiani.” “Infatti! ho girato quelle miniere per diversi giorni ma non era un posto dove tenere Gaetana. È meta di gite scolastiche e speleologiche. Per questo rapii Sabino, per farmi dire dov’era, ma lui si rifiutò di dirmi cosa” “Allora, vedendo quelle macchine fuoristrada sparse qua e là, mi sembrava quasi che aspettassero qualcuno. Ora capisco che era una trappola per lei, per attirarlo fin lassù e farle fare quello che volevano. Poi ho incominciato ad osservare il resto del vallone e le colline dove, finite le miniere incominciano le distese di olivi e viti. Guardai negli uliveti ed in un Baglio nel mezzo delle colline vi notai qualcosa che mi colpì: ad una finestra della vecchia casa colonica in cui le olive sono raccolte, c’era un filo sottile e ad esso vi erano attaccati dei vestiti da donna. Cose intime e piccole, come mutandine e reggiseni. Erano solo un paio, nascoste dai rami di ulivo, ma erano troppo piccole per appartenere alla moglie del proprietario del fondo e troppo eleganti per appartenere a qualche ragazza del paese. Mi chiesi allora chi poteva lasciare in quel luogo disabitato quelle cose così intime. La finestra in cui erano, dava su un dirupo, nessuno degli altri abitanti della casa avrebbe potuto vederle. Forse era un segnale, forse solo della biancheria stesa ad asciugare.” L’uomo penso qualche secondo. “Era un segnale: Gaetana mi voleva dire dove era. Io cercavo in alto, tra le miniere, perché li era facile nasconderla. Troppo facile. Sabino aveva architettato una trappola per fermarmi circondando la zona con i suoi uomini e saliva e scendeva da lassù per richiamare la mia attenzione e attirarmi tra i suoi uomini. Io conoscevo quella zona da tempo perché li ho concluso molti dei miei lavori, ed ho evitato facilmente le sue trappole.” Il cellulare che l’uomo teneva sul bracciolo della poltrona si illumino. Apparve come una mappa con delle linee e un puntino rosso in movimento. “Qualcuno sta venendo a trovarla. Tenga – gli disse allungando la Beretta di ordinanza del Maresciallo – è meglio che vada vedere chi è”. Il Maresciallo prese la pistola e si chiese come U Ghiancheri avesse fatto a trovarla nella cassaforte nascosta nell’armadio della stanza da letto. Mise l’automatica tra la cintura dei pantaloni e la schiena coprendola con la maglietta. Tornò indietro nel corridoio fino alla porta di ingresso e dalla telecamera del citofono osservò la strada.
Una macchina spuntò dalla destra e lentamente si fermò all’altezza del cancello. Ne scese l’agente Caccamo che avvicinandosi al citofono suonò. Il Maresciallo aspettò qualche secondo e poi rispose “Chi è?” “Maresciallo sono Caccamo, tutto bene?” “Caccamo, si tutto bene perché è successo qualcosa” “No Maresciallo, Petyx mi ha detto che lo aveva chiamato più volte al cellulare perché voleva venire a trovarlo con la moglie e il bambino, e non gli rispondeva e si era preoccupato, così mi ha chiesto di passare a vedere” “Sono andato a Sciacca dai miei amici e ho lasciato il cellulare nella scrivania in ufficio, sono appena tornato” Poi aprì la porta e andò a salutare Caccamo di persona. “Caccamo tutto bene ora chiamo Petyx e glielo dico” “Va bene Maresciallo, meglio così, ci eravamo preoccupati” “Non ti preoccupare ci vediamo domani, ora torna in caserma” Caccamo lo salutò e tornò in macchina; il Maresciallo aspettò che si allontanasse e tornò di corsa in casa e percorrendo velocemente il corridoio arrivò allo studio. “Tutto a posto, era…..” La poltrona era vuota.
Il Maresciallo guardò il rapporto che aveva scritto ancora indeciso se spedirlo o meno. Fece mente locale ed incominciò a rivedere gli avvenimenti accaduti tre giorni prima, il giorno dopo il suo incontro con U Ghiancheri. “ Alle ore 05:15 del mattino è suonato il telefono d’ordinanza e l’appuntato Cacace mi ha informato che stava venendo a prendermi con il fuoristrada perché in contrada Croce era scoppiato un incendio in una casa abbandonata dentro un uliveto. Poiché c’era una macchina vicino nell’Uliveto i forestali pensavano che qualcuno fosse dentro la casa. Dell’orario sono certo perché ho visto l’ora sul telefonino! Alle 05:45 è arrivato Cacace e siamo andati verso Contrada Croce passando dalla mulattiera che attraversava il torrente e saliva verso la parte coltivata della valle. La strada era più veloce anche se si poteva fare solo con un fuoristrada o un mulo.” Il Maresciallo controllò l’orario riportato nel documento, quindi continuò il suo riepilogo interno “ Appena attraversato il fiume ed iniziata la ripida salita verso i boschi di ulivi e le vigne abbiamo sentito una forte esplosione in direzione del baglio verso cui stavamo andando.” Il Maresciallo pensò un minuto poi prese il documento e aggiunse “L’esplosione era molto forte tanto che ci caddero addosso dei detriti di mattoni e di legno. Notammo lo sviluppo di una colonna di fumo nero” Il Maresciallo pensò alla faccia bianca e sorpresa di Cacace che lo osservava spaventato. “Dopo forse mezzo minuto, mentre proseguivamo la nostra marcia, il Maresciallo Biondo mi ha chiamato per informarmi che mentre con i suoi forestali stavano arrivando in zona, all’interno del baglio c’era stata una forte esplosione che dalla distanza da cui lui osservava, sembrava avesse distrutto buona parte dell’edificio. Gli chiesi di delimitare la zona e di evitare che il fuoco si propagasse nell’uliveto ma di mantenere i suoi uomini a distanza di sicurezza dal Baglio senza avvicinarsi. Arrivato constatavo che del Baglio erano rimaste in piedi sono le pareti frontali dell’edificio, mentre la parte posteriore, situata su un dirupo era precipitata nel dirupo stesso, facendo sfogare l’esplosione principalmente in quella direzione.” Si fermo ad osservare lo scritto. “Richiesto l’intervento degli artificieri dell’esercito, nei ruderi del Baglio sono state trovate quanto restava di alcune casse di legno con scritte cirilliche dentro cui vi erano gli avanzi risparmiati dal fuoco di fucili d’assalto AK-47 e altre attrezzature militari. Da alcuni pezzi di legno recuperati, sembra che l’esplosione sia stata dovuta ad una cassa di tritolo per costruzione che è stata innescata probabilmente per l’incendio di una stufetta elettrica dimenticata accesa. Stufe simili sono state trovate in diversi punti del Baglio. La macchina risultava rubata un mese prima a Cefalù” Il Maresciallo si grattò la testa e continuò a leggere “Si suppone al momento che il Baglio sia stato un deposito della cosca Calabrò, vera proprietaria dell’uliveto, dove veniva occultato materiale che probabilmente doveva servire per qualche rapina di furgoni postali o banche. Al momento non si ha un collegamento tra il deposito e la morte di Calabrò Sabino avvenuta circa una settimana prima, ma i suoi continui viaggi nella contrada portano a pensare che sicuramente il Calabrò ne fosse a conoscenza” Il Maresciallo guardò scettico il documento “U Ghiancheri deve aver fatto fuori i secondini di donna Gaetana e li ha portati via, poi ha fatto saltare il baglio per cancellare le prove della presenza della donna. Tutta la storia si riassumeva in una base della cosca abbandonata dopo la morte di Sabino, e in un incidente casuale.” Per l’ennesima volta il Maresciallo appoggiò il documento sulla scrivania incerto se potesse considerarlo realistico e quindi finito. “Al procuratore il report piacerà, vi sono i fatti e non c’è nulla della mia fantasia” E si mise a ridere. “Maresciallo mi scusi – fece Caccamo apparendo sulla porta del suo ufficio – c’è un signore che vorrebbe salutarla….” “Eh chi è ?” fece sorpreso “Marescialluuuuu” fece improvvisa la figura di Mancino la cui sagoma occupò tutta la porta tanto che Caccamo scomparve dietro di lui “ come stai Maresciallo? sto andando a prendere Rachele a Palermo e sono passato a portare due gamberi freschi freschi, un totano che è uno zucchero e una spigola che se quando la mangerà la farà andare in paradiso” l’omone riuscì a superare la piccola porta e tra le mani gli apparvero una enorme borsa frigo che doveva contenere il tesoro che aveva descritto e un'altra borsa piena di bottiglie di vino “Il totano è da fare subito, lo pulisci e lo metti in padella con l’accia, due olive verdi, i capperi e lo fa rosolare poi con il pomodoro…” “Mancino grazie …. - rispose il Maresciallo ancora sorpreso e travolto dalla loquacità dell’amico. - … Caccamo per favore prendi e metti tutto in frigo che a mezzogiorno cuciniamo tutto” Mancino diede con delicatezza la borsa all’appuntato “Mi raccomando i gamberi ….. – fece severo verso Caccamo - .. crudi! con un filino d’olio e poco limone: sono una delizia…” “Questa è una bella sorpresa – fece il Maresciallo – non ti aspettavo…” “E’ che Rachele, la conosci, ha insistito che passassi a ricordarti che sabato sei a pranzo da noi… Per favore non dirmi di no che se noi lei è capace che ti viene a prendere: lo sai è bergamasca, ha la testa più dura di una palermitana” “Questo è tutto da dimostrare ma ti credo! ti posso offrire almeno un caffè ?” “Ma quale caffè sarebbe il quinto questa mattina, sono andato alle cinque al mercato del pesce a prendere il meglio per Rachele…. ora però devo andare che devo attraversare Palermo con il traffico” “Aspetta che ti accompagno alla macchina” Il Maresciallo prese il cappello ma, come ultimamente gli capitava, si dimentico il cellulare sulla scrivania. “Allora tutto bene?” chiese Mancino appena usciti dalla caserma “Tutto bene… penso che ogni cosa sia andata a posto” “Si, è tutto a posto. Ho saputo che c’è stato un po' di fuoco…” “Un deposito di armi dei Calabrò…” “A niente di particolare. Ah proposito lo sai che Miuccio Calabrò è morto” Il Maresciallo si fermò sorpreso “Morto? e come fu” “Il giornale dice che lo hanno trovato a casa sua in vestaglia strangolato sulla sua poltrona” “Strangolato? e cosa vuol dire?” “Che non volevano versare il suo sangue.  Un morto strangolato non chiama vendetta” “Ho capito, ma che senso aveva farlo fuori adesso?” “Non lo so, forse è una morte di scambio” “Eh cioè?” “Tu hai qualcosa che interessa a me, io ho qualcosa che interessa a te. Ora io riesco a rubarti quello che mi interessa e tu ti incazzi ancora di più. Allora io ti dico: ti posso rendere quello che vuoi. Magari me ne tengo poco poco e il resto te lo restituisco se tu uccidi una certa persona” Il Maresciallo si fermò interdetto “Lo hanno ucciso i suoi?” “Lui doveva uccidere sia la moglie che U Ghiancheri quando li aveva scoperti. Invece è andato a piangere da suo cugino Sabino scatenando il casino che ne è venuto fuori. Orami era cornuto e coglione. Se non l’avessero ucciso loro lo avrebbero fatto le altre cosche e non si sarebbero limitate a far fuori solo Miuccio” “Pensavo che non ci sarebbero stati altri morti” “Non per mano sua! e questo lo ha mantenuto….” Fece serio Mancino di fronte alla macchina. Si girò ed entrò in machina sedendosi, poi, con una certa difficoltà, tirò fuori dalla tasca un pezzo di carta “Questo è per tè - Il Maresciallo lo guardò severamente - Lo so che tu sei uno sbirro che non accetta soldi, ma la compagna del mio amico vuole dirti personalmente grazie e nel foglio c’è il posto e l’ora dove ti aspettano per dirtelo. Pensa che sia un suo dovere e una forma di rispetto ringraziarti personalmente.” Il Maresciallo prese il foglio di carta e salutò mancino “Salutami l’ing. Rachele..” fece mentre Mancino partiva sgommando “Ricordati sabato…” fece Mancino agitando la mano dal finestrino Il Maresciallo l’osservò scomparire e poi si voltò per tornare in caserma. Mentre andava apri il foglietto ed osservandolo si fermò per la sorpresa. Era un biglietto per assistere ad un’opera presso il teatro Greco di Taormina: “I Pagliacci”
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jembli · 5 years ago
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C’erano una volta tre fratelli che viaggiavano lungo una strada tortuosa e solitaria al calar del sole. Dopo qualche tempo, i fratelli giunsero a un fiume troppo profondo per guardarlo e troppo pericoloso per attraversarlo a nuoto. Tuttavia erano versati nelle arti magiche, e così bastò loro agitare le bacchette per far comparire un ponte sopra le acque infide. Ne avevano percorso metà quando si trovarono il passo sbarrato da una figura incappucciata. E la Morte parlò a loro. Era arrabbiata perché tre nuove vittime l’avevano appena imbrogliata: di solito i viaggiatori annegavano nel fiume.
Ma la Morte era astuta. Finse di congratularsi con i tre fratelli per la loro magia e disse che ciascuno di loro meritava un premio per essere stato tanto abile da sfuggirle.
Così il fratello maggiore, che era un uomo bellicoso, chiese una bacchetta più potente di qualunque altra al mondo: una bacchetta che facesse vincere al suo possessore ogni duello, una bacchetta degna di un mago che aveva battuto la Morte! Così la Morte si avvicino a un albero di sambuco sulla riva del fiume, prese un ramo e ne fece una bacchetta, che diede al fratello maggiore.
Il secondo fratello, che era un uomo arrogante, decise che voleva umiliare ancora di più la Morte e chiese il potere di richiamare altri dalla Morte. Così la Morte raccolse un sasso dalla riva del fiume e lo diede al secondo fratello, dicendogli che quel sasso aveva il potere di riportare in vita i morti.
Infine la Morte chiese al terzo fratello, il minore, che cosa desiderava. Il fratello più giovane era il più umile e anche il più saggio dei tre, e non si fidava della Morte. Perciò chiese qualcosa che gli permettesse di andarsene senza essere seguito da lei. E la Morte, con estrema riluttanza, gli consegnò il proprio Mantello dell’Invisibilità.
Poi la Morte si scansò e consentì ai tre fratelli di continuare il loro cammino, e così essi fecero, discutendo con meraviglia dell’avventura che avevano vissuto e ammirando i premi che la Morte aveva loro elargito.
A tempo debito i fratelli si separarono e ognuno andò per la sua strada.
Il primo fratello viaggiò per un’altra settimana o più, e quando ebbe raggiunto un lontano villaggio andò a cercare un altro mago con cui aveva da tempo una disputa. Armato della Bacchetta di Sambuco, non poté mancare di vincere il duello che seguì. Lasciò il nemico a terra, morto, ed entrò in una locanda, dove si vantò a gran voce della potente bacchetta che aveva sottratto alla Morte in persona e di come essa l’aveva reso invincibile. Quella stessa notte, un altro mago si avvicinò furtivo al giaciglio dove dormiva il primo fratello, ubriaco fradicio. Il ladro rubò la bacchetta e per buona misura tagliò la gola al fratello più anziano. E fu così che la Morte chiamo a sé il primo fratello.
Nel frattempo, il secondo fratello era tornato a casa propria, dove viveva solo. Estrasse la pietra che aveva il potere di richiamare in vita i defunti e la girò tra volte nella mano. Con sua gioia e stupore, la figura della fanciulla che aveva sperato di sposare prima della di lei prematura morte gli apparve subito davanti.
Ma era triste e fredda, separata da lui come un velo. Anche se era tornata nel mondo dei mortali, non ne faceva veramente parte e soffriva. Alla fine il secondo fratello, reso folle dal suo disperato desiderio, si tolse la vita per potersi davvero riunire a lei.
E fu così che la Morte chiamò a sé il secondo fratello.
Ma sebbene la Morte avesse cercato il terzo fratello per molti anni, non riuscì mai a trovarlo. Fu solo quando ebbe raggiunto una veneranda età che il fratello più giovane si tolse infine il Mantello dell’Invisibilità e lo regalò a suo figlio. Dopodiché salutò la Morte come una vecchia amica e andò lieto con lei, da pari a pari, congedandosi da questa vita.
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pangeanews · 4 years ago
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“Imperium”: storia del “Mein Kampf” americano e di Francis Parker Yockey, il folle profeta dell’Eurasia
Seduto in un pacifico giardino di Wiesbaden, Germania, siamo nell’ottobre del 1946, tra le macerie di strade ulcerate dalle bombe, uno sconosciuto americano di nome Francis Parker Yockey, inviato lì dal governo degli Stati Uniti d’America per lavorare alla revisione dei documenti prodotti dal tribunale per i crimini di guerra, appunta su un taccuino: “L’ambizione a governare le anime: ecco la più forte di tutte le passioni… Chi non si farebbe accoltellare volentieri, pur di essere Cesare?”.
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Strani sentimenti, potremmo pensare, soprattutto se appuntati da un americano assunto per vagliare i dettagli del massacro compiuto da un dittatore ben più terribile di Cesare. Ma la mente di Francis Parker Yockey si era già fissata (o meglio, ossessionata) su alcuni obbiettivi ad alto rischio: Wiesbaden era parte di questi. Benché assunto per giudicare i criminali di guerra nazisti “di secondo piano”, Yockey (che all’epoca aveva 29 anni) atterrò in Germania con un altro intento: aiutare quegli stessi nazisti che avrebbe dovuto perseguitare.
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Quattordici anni dopo, nel giugno del 1960, si sarebbe suicidato in una fredda cella di San Francisco, il corpo vestito soltanto con biancheria intima e stivali stile SS: un nazista americano che non ha accettato di affrontare un esame psichiatrico e tanto meno un processo che lo avrebbe costretto a svelare i nomi dei suoi contatti. Tra i giornali dell’epoca, il “San Francisco Chronicle” ricorda l’uomo dai molti passaporti come “una figura centrale della nuova forma che ha assunto il fascismo”. Oggi Yockey è ricordato come il padre del negazionismo riguardo alla tragedia dell’Olocausto.
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Laureato nel 1941 alla Notre Dame Law School, studi anche alla Georgetown University, Yockey si era unito, da giovane, a gruppi di estrema destra americani, durante e dopo la Seconda guerra. Tra le attività di cospirazione, Kevin Coogan (occorre leggere: Dreamer of the Day: Francis Parker Yockey and the Postwar Fascist International) elenca quella di aiutare le spie naziste tedesche sbarcate sulle coste americane e messicane proprio mentre gli Usa erano in guerra con la Germania.
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Ricordato nella sua città natale, Ludington, nel Michigan, come un giovane di talento, rampollo di una buona famiglia cattolica, Yockey era intellettualmente dotato: pianista concertista da adolescente, marxista convertito al nazismo al college, secondo lo storico conservatore Arhur Herman (in The Idea of Decline in Western History), “un autodidatta brillante, folle”. Il modo in cui un noto attivista filo-nazista sia stato inviato per lavorare durante i processi ai crimini di guerra è uno dei tanti colpi di scena di questo strano e inafferrabile uomo. Esistono prove, ad esempio, che mentre si trovava a Wiesbaden, Yockey tentò di aiutare i criminali nazisti, condividendo documenti governativi sotto segreto con avvocati tedeschi. Tra gli imputati che lo riguardavano ricordiamo Otto Ohlendorf, generale delle SS tedesche responsabile, in Ucraina e nel Caucaso, della morte di 90mila persone.
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Ma la vera e duratura fama di Yockey si consolida dopo il soggiorno in Germania. Nel 1947 Yockey iniziò a viaggiare, irrequieto, stabilendosi in una piccola locanda sulla costa irlandese. Lì scrisse un libro di 600 pagine, Imperium. Nel libro si postula la necessità di un impero europeo transnazionale nazista che, nell’immaginazione di Yockey, si sarebbe esteso “dai promontori rocciosi di Galway agli Urali”. Nello stesso momento, in formule inquietanti, due forze speculari generano opposte profezie: Yockey scrisse Imperium proprio mentre George Orwell, isolato dal mondo, in un’isola scozzese, poco lontano da lui, scriveva 1984.
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Fin dalla sua pubblicazione, Imperium ha ispirato generazioni di attivisti di estrema destra, antisemiti, teorici di matrice razzista (perfino alcuni politici), che sognano un impero “eurasiatico”, basato sui principi collettivisti razziali. Senza dubbio, Imperium è il libro antisemita più influente con il Mein Kampf e con I protocolli dei Savi di Sion. Originariamente pubblicato nel 1948, Imperium è dedicato “All’eroe della Seconda guerra mondiale”. Il libro esprime una visione del mondo neonazista, con un tono severo, impersonale, aspro e gelido. Yockey, tra l’altro, mette in discussione il “Liberalismo” come “del tutto negativo: non è una forza formativa, ma una forza che disintegra… Il liberalismo è debolezza… Il liberalismo è una fuga dalla durezza, un ripiego nella femminilità, il passaggio dalla Storia al gregge, dalla realtà all’utopia degli erbivori”.
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Poi c’è la visione aristocratica, neo-spengleriana, scritta in termini quasi mistici: “Sopra ci sono gli uomini di razza – sotto, quelli senza razza. I primi sono travolti dall’azione e dagli eventi del grande ritmo cosmico, i secondi dalla Storia. I primi sono i materiali della Storia nobile, i secondi sono sopravvissuti a ogni Cultura e quando la quiete riprende il dominio dopo il turbine degli eventi, sono la grande massa”.
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Yockey scrisse Imperium sotto lo pseudonimo di Ulick Varange, che per lui simboleggiava l’incontro tra Irlanda e Russia. Lo scrittore era abbastanza scaltro da non menzionare Hitler né il Nazionalsocialismo nel libro, limitandosi a parlare di “Socialismo Prussiano” e di “Rivoluzione europea del 1933”. Il messaggio fondamentale di Imperium era assicurare i più fanatici tra i nazisti che il loro sogno non era vano né distrutto, che “il Giorno” sarebbe tornato se i nazisti non si fossero piegati al bieco statalismo.
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La reputazione di Imperium negli ultimi settant’anni ha attraversato fasi distinte. La prima è nascosta, clandestina, quando il libro fece scalpore nella diaspora neonazista del dopoguerra, soprattutto in Europa e in Sud America. Imperium è stato, allora, grido di battaglia e incoraggiamento. La seconda ondata di “yockeyismo” si è verificata in seguito al suicidio di Yockey, nel 1960, con un ritorno neofascista e un rigurgito antisemita. Era l’epoca in cui George Lincoln Rockwell, volubile capo del Partito nazista americano, divenne improvvisamente una celebrità mediatica. Copie di Imperium iniziarono a circolare in certi ambienti repubblicani. La terza ondata accadde durante gli anni Settanta e Ottanta, con la crescita deplorevole di quell’assurdità che è la negazione dell’Olocausto. La quarta fase è quella attuale, un’Idra complessa. L’era online ha visto una ondata di interesse, a livello mondiale, intorno ai libri razzisti del XX secolo: in questa lista spicca, ovviamente, il ‘capolavoro’ di Yockey… Gli scritti di Yockey hanno un effetto significativo anche per gli attivisti e i politici di estrema destra europei e russi di oggi, alcuni dei quali affermano che lo stesso Yockey, a metà anni Cinquanta, divenne filo-russo, una volta che comprese la letale politica antisemita di Stalin. Così, figure politiche come Vladimir Zhirinovskij e Aleksandr Dugin possono, più o meno apertamente, sostenere varianti di quella vecchia ideologia. E molti russi di destra ora abbracciano il sogno pan-europeo postulato da Yockey con una parola d’ordine recente: Eurasia.
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Negli anni Cinquanta saturi di Guerra Fredda fu proprio Yockey, ex studente di geopolitica alla School of Foreign Service di Georgetown, ad esortare i compagni neonazisti di tutto il mondo a “giocare la carta russa”: “Usiamo la Russia contro la leadership degli ebrei americani… solo così l’Europa potrà realizzare la propria liberazione dai pericoli della democrazia ebraica imposta con le baionette americane”. Le bizzarre categorie di Yockey sono ora poste in rilievo. Al di là di tutto, queste dichiarazioni sembrano suggerire che Yockey, l’oscuro nazista dai molti pseudonimi (tra cui Richard Hatch, Franz Ludwig Yorck, Ulick Varange), fosse coinvolto in intrighi politici clandestini. Nel 1953 Yockey incontrò il presidente egiziano Gamal Abdel Nasser. Come mai? Odio condiviso per Israele, naturalmente. L’Egitto stava diventando una specie di “seconda Argentina”, accogliendo un vasto afflusso di SS in fuga. Snello, azzimato, americano, Yockey, grazie ai suoi amici nazisti, consegnò personalmente a Nasser i piani per una “bomba al cobalto” di nuova concezione che sperava sarebbe stata usata contro lo stato ebraico. Pur non dicendo alcuna parola pro o contro l’Islam, Yockey sapeva che molti nazisti si erano convertiti. Come Johann von Leers, già alle dipendenze di Goebbels presso il Ministero della propaganda. Trasferitosi in Egitto, von Leers divenne Omar Amin von Leers, si impegnò nel Ministero dell’informazione egiziano, diffondendo l’odio verso gli ebrei in quella nuova terra.
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Gli attuali eredi di Yockey sono i “campioni dell’Occidente” via computer, seduti su morbide poltrone, che si abbandonano a fantasie di guerre civili e razziali, intrise di odio ebraico, coltivando una visione falsificata e distorta della storia. Un esercito in malafede che non inganna nessuno. Eppure, ciò che pareva stabile ora diventa instabile. Il saggista John J. Reilly scrisse, nel 2002: “La vita di Yockey si è intersecata con le forze e le idee del XX secolo, spesso oscure. Ciò non significa che non fossero potenti e che non potrebbero ripresentarsi nel XXI secolo”. Il tempo dirà quanto le profezie di Yockey, che mentre moriva il fuoco sulle città tedesche, nel 1947, scriveva, “Nel bene o nel male i monarchi stanno arrivando”, siano esatte.
Anthony Mostrom
*L’articolo è stato pubblicato in forma estesa su “Los Angeles Review of Books”
**In copertina: particolare dal “Giudizio universale” di Giotto, in Padova
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weirdesplinder · 3 years ago
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Romance coi finali migliori
Una lettrice del blog mi ha chiesto di fare una lista di romance storici con dei bei finali. E in realtà mi sono accorta che spesso i finali dei romance, non la soluzione dei malintesi o il superamento degli ostacoli, ma proprio le ultime pagine del libro, l’epilogo per così dire, sono insignificanti o affrettate o meramente un modo per chiudere in fretta punti lasciati in sospeso. A volte sono scene prese dal futuro per mostrare che fine faranno i protagonisti, cioè quanti figli avranno, o matrimoni o altre piccole cose dimenticabili... Infatti molti finali dei romance nemmeno li ricordo! e questo credo sia in parte dovuto anche alla lunghezza standard che le case editrici che trattano questo genere impongono alle scrittrici. 
Quindi creare questa list è stato più difficile del previsto. Davvero!
Ho dovuto pescare dalla lista dei dieci romance preferiti per poterla rimpolpare altrimenti sarebbe stata troppo breve.
Perciò vi invito a dare una scorsa a quella lista poichè i romance storici che preferisco hanno in effetti tutti uno stupendo finale, qiuesto è il link a cui potete trovarla: https://weirdesplinder.tumblr.com/post/641305106513543168/i-miei-dieci-romance-preferiti
Ma ora ecco a voi la mia lista di Romance storici con dei finali soddisfacenti, attenzione!! naturalmente siccome parlo di finali, contiene spoiler siete avvertiti:
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- Risveglio di passioni (Simply unforgettable), di Mary Balogh
Primo libro della serie Simply
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Trama: Frances Allard, insegnante di musica dal passato oscuro, e Lucius Marshall, visconte di Sinclair, sotto l'infuriare di una tempesta di neve trovano riparo in una locanda di campagna. Sopraffatti dal desiderio, trascorrono una notte di indimenticabile passione, ma al risveglio Frances si impone di tornare alla propria vita. Quando il destino li porta a incontrarsi di nuovo, Lucius non accetta un altro rifiuto: se Frances non vuole essere sua moglie, allora sarà la sua amante…
La mia opinione: finale altamento moderno e atipico. Lui, nobile si innamora di lei, non nobile, ricambiato, la vuole sposare e fa di tutto per convincerla,e alla fine farà avverare il sogno di lei, una carriera da soprano, nonostante poi lei diventi la moglie di un nobile inglese, lui continuerà ad appoggiare la sua carriera.
- E infine la baciò di Laura Lee Guhrke
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Trama: Inghilterra. Fine 1800. Emmaline è la segretaria di un famoso editore. Seria, pacata e controllata, vive secondo le ferree regole dell'etichetta. Il suo datoro di lavoro, invece, scandalosamente divorziato se ne infischia delle regole della società. Emma si accorge che la sua vita non è quella che vorrebbe solo dopo l'ennesimo rifiuto a far pubblicare il suo libro, proprio il giorno del suo compleanno. Ormai trentenne ha passato la giovinezza sprecandola, così decide di dare una svolta alla sua vita. Si licenzia, trova un nuvo editore e pubblica il suo libro. Il suo ex datore di lavoro però non intende lasciarla andare, senza di lei il suo ufficio sembra crollare. Quello che non si aspetta però è di essere attratto dalla nuova Emma. Per la prima volta la vede veramente…
La mia opinione: Finale alla Pretty Woman. Lui cinico che non crede più nell’amore, ma quella che all’inizio parte solo come una relazione clandestina, poi diventa di più, molto di più, e lui si ricrede. Il finale è una dichiarazione d’amore plateale. Da leggere assolutamente.
- Sunshine and Shadow (inedito in italiano) di Laura London (alias Sharon e Tom Curtis)
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Trama: Alan Wilde, ex bambino prodigio di Hollywood ed ex piccolo genio, è oggi un affermato regista horror dotato di una grande capacità di visione, un magnifico musicista e un uomo dotato di grande carisma e fascino. Eppure anche se dovrebbe sentirsi realizzato si sente in realtà vuoto. Diverso dalle persone che lo circondano, svuotato di ogni gioia di vivere e troppo disincantato col mondo che lo circonda. Il denaro, le donne che lo inseguono, tutto gli è ormai insopportabile e gli sembra inutile. Crede di non aver più nulla per cui vivere, di essere una pessima persona troppo cinica e pessimista per stare bene al mondo, finché, per caso, sul set del suo nuovo film che sta girando vicino a una riserva Amish non incontra una giovane vedova Amish, Susan Peachey che riesce a stupirlo. Susan è bella ma non sa di esserlo, ha un grande carisma ma lo ignora, in casa non possiede neppure uno specchio, è, innocente, eppure saggia in modi che Alan non riesce pienamente a comprendere, ma soprattutto ha una visione del mondo e della vita che è magica e sorprendente. Vede il bello e il buono in ogni cosa, ogni cosa è un dono di Dio, qualcosa di magico, e ha un carattere solare e spiritoso che riesce a far diventare un gioco qualsiasi cosa. Inutile dire che Alan è pazzamente attratto da lei, ma al tempo stesso combatte quest’attrazione, poiché sa che non può avere un futuro, che Susan ne soffrirà quando lui finirà di girare e dovrà andarsene, poiché lei non è certo una donna di mondo che può prendersi liberamente un amante, anzi se venisse scoperta dalla sua comunità rischia l’espulsione che significherebbe non vedere più la sua famiglia che lei ama. Eppure non riesce ad impedirsi di stare con lei e quando riesce a convincerla a prendere parte al film inizia per lui il periodo più felice della sua vita
La mia opinione: Libro stupendo con un finale altrettanto stupendo e sorprendente, che consiste in una drastica scelta di vita di uno dei due protagonisti. Non voglio svelarvi altro..
Vento dell’est (Trade wind), di M. M. Kaye
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Trama: Un romanzo ricco di emozioni, magia e passione sullo sfondo pittoresco e suggestivo di Zanzibar, l'isola dei chiodi di garofano e, nell'800,dominio inglese e massimo centro commerciale d'oriente, oltre che principale centro di commercio degli schiavi. I due protagonisti della storia sono Hero, una donna inglese piena di opinioni sempre pronta a moralizzare, e un pirata inglese, che adotta i costumi arabi e rinnega le sue radici. Hero ha sempre saputo che il suo destino l'aspettava su quell'isola, fin da quando da bambina una vecchia le aveva pronosticato un nfuturo misterioso e pieno di avventura. Le parole della vecchia si erano impresse a fuoco nella sua mente: “Farai vela intorno al mondo per trovare il lavoro che ti è stato destinato e colui che ti aiuterà a compierlo…contribuirai a far morire anime in quantità e molte di più a vivere, riceverai parole dure per questo e nessuno ringraziamento per quello. Metterai le mani su una smisurata fortuna in oro e non ne riceverai nessun bene. E per tutta la vita farai ciò che deve fare, ti farai il letto con le tue mani…e vi giacerai.” Ma mai si sarebbe immaginata che colui che l'avrebbe aiutata sarebbe stato un pirata e mercante di schiavi, il peggiore individuo mai nato, per lei che detesta tutto ciò che contribuisca allo schiavismo. Hero non sa che le cose che ignora sono tante, troppe….che le apparenze ingannano, e che il suo credersi superiore la porterà a commettere terribili errori a cui poi cercherà di rimediare. Così come Frost, pirata, uomo senza radici e fiero di esserlo, non sa che quella ragazza cambierà per sempre la sua vita. Ognuno deve sempe pagare per le proprie azioni, così quando deciderà di diventare Pigmalione e risvegliare Galatea….dovrà pagarne le conseguenze poichè colui che risveglia una statua alla vita poi si rende conto di non potere vivere senza di lei….
La mia opinione: Imperdibile.Vi ho già consigliato talmente tante volte questo libro che quasi mi vergoglio. Ma ha uno stupendo finale, che chiude perfettamente il cerhio delle avventre di Hero la protagonista. Tutto era iniziato con la profezia di una zingara, e tutto ciò che aveva detto si è avverato. Quando alla fine la protagonista se ne rende conto, anche noi lo facciamo con lei.
- Un tesoro di amore (Scandalous desires) di Elizabeth Hoyt
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Trama: La vita di Silence Hollingbrook viene sconvolta di nuovo quando Mickey O’Connor, il pirata del Tamigi, rapisce la piccola Mary, ospite dell’orfanotrofio di cui lei è direttrice. Nove mesi prima il furfante le aveva rovinato la reputazione e il matrimonio, e ora, nello sfarzoso covo in cui regna come un sultano, Silence scopre che Mary è sua figlia e che una tremenda minaccia incombe su di lei. Così accetta di starle accanto e di proteggerla. Bello e intelligente quanto spregiudicato e calcolatore, Mickey non ha dimenticato la notte trascorsa insieme a Silence, e adesso che è riuscito a legarla a sé con la bimba, è deciso più che mai a non lasciarla andare via… 
La mia opinione: il finale è molto figo perché c'è un rocambolesco salvataggio di lui dal patibolo e lei si salva da sola praticamente. Libro adrenalkinico, con finale adrenalinico.
- The Mad Earl's Bride (inedito in italiano), di Loretta Chase 
Novella breve lievemente collegata alla serie Scoundrel di cui fa parte uno dei miei libri preferiti Il lord della seduzione
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Trama: Gwendolyn Adams sta per fare una proposta di matrimonio a un conte. Sul letto di morte. Gwendolyn non è scioccata dal fatto che le sia stato chiesto di salvare la dinastia di un conte tramite il matrimonio e la conseguente prole, anche quando scopre che il futuro sposo è gravemente malato e forse pazzo. È di nobile famiglia e una brava infermiera dopotutto, inoltre le donne della sua famiglia sono famose per essere prolifiche di figli maschi e sani. Che importa se la gente mormora che il conte  cavalchi nella brughiera seminudo su un cavallo bianco pallido? Lei è di indole pratica e poco incline ai pettegolezzi. Se lo sposa alla sua morte erediterà il denaro per poter costruire l’ospedale che ha sempre desiderato, solo questo importa, e poi non guasta che il conte sia anche estremamente bello.  Il Conte di Rawnsley avrebbe solo desiderato morire in pace e in solitudine, ma i suoi parenti ficcanaso gli hanno affidato una sposa a sorpresa e gli hanno ordinato di generare immediatamente un erede. (E poi dicono che il pazzo è lui?)
La mia opinione: il finale è a sopresa, poichè la soluzione di un mistero del passato aiuterà a svelare la vera natura della malattia del protagonista, che scoprirà di non stare per morire e questo capirete bene, modificherà un tantino la sua prospettiva su..tutto.
E secondo voi quali sono i romance storici coi migliori finali? Fatemelo sapere, sono molto curiosa.
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“C’erano una volta tre fratelli che viaggiavano lungo una strada tortuosa e solitaria al calar del sole. Dopo qualche tempo, i fratelli giunsero a un fiume troppo profondo per guardarlo e troppo pericoloso per attraversarlo a nuoto. Tuttavia erano versati nelle arti magiche, e così bastò loro agitare le bacchette per far comparire un ponte sopra le acque infide. Ne avevano percorso metà quando si trovarono il passo sbarrato da una figura incappucciata. E la Morte parlò a loro. Era arrabbiata perché tre nuove vittime l’avevano appena imbrogliata: di solito i viaggiatori annegavano nel fiume.
Ma la Morte era astuta. Finse di congratularsi con i tre fratelli per la loro magia e disse che ciascuno di loro meritava un premio per essere stato tanto abile da sfuggirle.
Così il fratello maggiore, che era un uomo bellicoso, chiese una bacchetta più potente di qualunque altra al mondo: una bacchetta che facesse vincere al suo possessore ogni duello, una bacchetta degna di un mago che aveva battuto la Morte! Così la Morte si avvicino a un albero di sambuco sulla riva del fiume, prese un ramo e ne fece una bacchetta, che diede al fratello maggiore.
Il secondo fratello, che era un uomo arrogante, decise che voleva umiliare ancora di più la Morte e chiese il potere di richiamare altri dalla Morte. Così la Morte raccolse un sasso dalla riva del fiume e lo diede al secondo fratello, dicendogli che quel sasso aveva il potere di riportare in vita i morti.
Infine la Morte chiese al terzo fratello, il minore, che cosa desiderava. Il fratello più giovane era il più umile e anche il più saggio dei tre, e non si fidava della Morte. Perciò chiese qualcosa che gli permettesse di andarsene senza essere seguito da lei. E la Morte, con estrema riluttanza, gli consegnò il proprio Mantello dell’Invisibilità.
Poi la Morte si scansò e consentì ai tre fratelli di continuare il loro cammino, e così essi fecero, discutendo con meraviglia dell’avventura che avevano vissuto e ammirando i premi che la Morte aveva loro elargito.
A tempo debito i fratelli si separarono e ognuno andò per la sua strada.
Il primo fratello viaggiò per un’altra settimana o più, e quando ebbe raggiunto un lontano villaggio andò a cercare un altro mago con cui aveva da tempo una disputa. Armato della Bacchetta di Sambuco, non poté mancare di vincere il duello che seguì. Lasciò il nemico a terra, morto, ed entrò in una locanda, dove si vantò a gran voce della potente bacchetta che aveva sottratto alla Morte in persona e di come essa l’aveva reso invincibile. Quella stessa notte, un altro mago si avvicinò furtivo al giaciglio dove dormiva il primo fratello, ubriaco fradicio. Il ladro rubò la bacchetta e per buona misura tagliò la gola al fratello più anziano. E fu così che la Morte chiamo a sé il primo fratello.
Nel frattempo, il secondo fratello era tornato a casa propria, dove viveva solo. Estrasse la pietra che aveva il potere di richiamare in vita i defunti e la girò tra volte nella mano. Con sua gioia e stupore, la figura della fanciulla che aveva sperato di sposare prima della di lei prematura morte gli apparve subito davanti.
Ma era triste e fredda, separata da lui come un velo. Anche se era tornata nel mondo dei mortali, non ne faceva veramente parte e soffriva. Alla fine il secondo fratello, reso folle dal suo disperato desiderio, si tolse la vita per potersi davvero riunire a lei.
E fu così che la Morte chiamò a sé il secondo fratello.
Ma sebbene la Morte avesse cercato il terzo fratello per molti anni, non riuscì mai a trovarlo. Fu solo quando ebbe raggiunto una veneranda età che il fratello più giovane si tolse infine il Mantello dell’Invisibilità e lo regalò a suo figlio. Dopodiché salutò la Morte come una vecchia amica e andò lieto con lei, da pari a pari, congedandosi da questa vita.”
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myborderland · 5 years ago
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Vorrei che tu venissi da me in una sera d’inverno e, stretti assieme dietro i vetri, guardando la solitudine delle strade buie e gelate, ricordassimo gli inverni delle favole, dove si visse insieme senza saperlo. Per gli stessi sentieri fatati passammo infatti tu ed io, con passi timidi, insieme andammo per le foreste piene di lupi, e i medesimi genii ci spianavano dai ciuffi di muschio sospesi alle torri, tra svolazzare di corvi. Insieme, senza saperlo, di là forse guardammo entrambi la vita misteriosa, che ci aspettava. Ivi palpitarono in noi per la prima volta pazzi e teneri desideri. “Ti ricordi?” ci diremo l’un l’altro, stringendoci dolcemente, nella calda stanza, e tu mi sorriderai fiduciosa mentre fuori daran tetro suono le lamiere scosse dal vento. Ma tu – ora mi ricordo – non conosci le favole antiche dei re senza nome, degli orchi e dei giardini stregati. Mai passasti, rapita, sotto gli alberi magici che parlano con voce umana, ne’ battesti mai alla porta del castello deserto, ne’ camminasti nella notte verso il lume lontano lontano, ne’ ti addormentasti sotto le stelle d’Oriente, cullata da piroga sacra. Dietro i vetri, nella sera d’inverno, probabilmente noi rimarremmo muti, io perdendomi nelle favole morte, tu in altre cure a me ignote. Io chiederei “Ti ricordi?”, ma tu non ricorderesti. 
Vorrei con te passeggiare, un giorno di primavera, col cielo di color grigio e ancora qualche vecchia foglia dell’anno prima trascinata per le strade dal vento, nei quartieri della periferia; e che fosse domenica. In tali contrade nascono spesso pensieri malinconici e grandi; e in date ora vaga la poesia, congiungendo i cuori di quelli che si vogliono bene. Nascono inoltre speranze che non si sanno dire, favorite dagli orizzonti sterminati dietro le case, dai treni fuggenti, dalle nuvole del settentrione. Ci terremmo semplicemente per mano e andremo con passo leggero, dicendo cose insensate, stupide e care. Fino a che si accenderanno i lampioni e dai casamenti squallidi usciranno le storie sinistre della città, le avventure, i vagheggiati romanzi. E allora noi taceremo sempre tenendoci per mano, poiche’ le anime si parlano senza parola. Ma tu – adesso mi ricordo – non mi dicesti cose insensate, stupide e care. Ne’ puoi quindi amare quelle domeniche che io dico, ne’ l’anima tua sa parlare alla mia in silenzio, ne’ riconosci all’ora giusta l’incantesimo della città, ne’ le speranze che scendono dal settentrione. Tu preferisci le luci, la folla, gli uomini che ti guardano, le vie dove dicono si possa incontrare fortuna. Tu sei diversa da me e se venissi quel giorno a passeggiare, ti lamenteresti di essere stanca; solo questo e nient’altro. 
Vorrei anche andare con te d’estate in una valle solitaria, continuamente ridendo per le cose più semplici, ad esplorare i segreti dei boschi, delle strade bianche, di certe case abbandonate. Fermarci sul ponte di legno a guardare l’acqua che passa, ascoltare nei pali del telefono quella lunga storia senza fine che viene da un capo del mondo e chissà dove andrà mai. E strappare i fiori dei prati e qui, distesi sull’erba, nel silenzio del sole, contemplare gli abissi del cielo e le bianche nuvolette che passano e le cime delle montagne. Tu diresti “Che bello!” Niente altro diresti perche’ noi saremmo felici; avendo il nostro corpo perduto il peso degli anni, le anime divenute fresche, come fossero nate allora. 
Ma tu – ora che ci penso – tu ti guarderesti attorno senza capire, ho paura, e ti fermeresti preoccupata a esaminare una calza, mi chiederesti un’altra sigaretta, impaziente di fare ritorno. E non diresti “Che bello!”, ma altre povere cose che a me non importano. Perche’ purtroppo sei fatta così. E non saremmo neppure per un istante felici. 
Vorrei pure – lasciami dire – vorrei con te sottobraccio attraversare le grandi vie della città in un tramonto di novembre, quando il cielo è di puro cristallo. Quando i fantasmi della vita corrono sopra le cupole e sfiorano la gente nera, in fondo alla fossa delle strade, già colma di inquietudini. Quando memorie di età beate e nuovi presagi passano sopra la terra, lasciando sopra di sè una specie di musica. Con la candida superbia dei bambini guarderemo le facce degli altri, migliaia e migliaia, che a fiumi ci trascorrono accanto. Noi manderemo senza saperlo luce di gioia e tutti saran costretti a guardarci, non per invidia e malanimo; bensì sorridendo un poco, con sentimento di bontà, per via della sera che guarisce le debolezze dell’uomo. Ma tu – lo capisco bene – invece di guardare il cielo di cristallo e gli aerei colonnati battuti dall’estremo sole, vorrai fermarti a guardare le vetrine, gli ori, le ricchezze, le sete, quelle cose meschine. E non ti accorgerai quindi dei fantasmi, ne’ dei presentimenti che passano, ne’ ti sentirai, come me, chiamata a sorte orgogliosa. Ne’ udresti quella specie di musica, ne’ capiresti perche’ la gente ci guardi con occhi buoni. Tu penseresti al tuo povero domani e inutilmente sopra di te le statue d’oro sulle guglie alzeranno le spade sugli ultimi raggi. Ed io sarei solo. E’ inutile. Forse tutte queste sono sciocchezze, e tu migliore di me, non presumendo tanto dalla vita. Forse hai ragione tu e sarebbe stupido tentare. Ma almeno, questo sì almeno, vorrei rivederti. Sia quel che sia, noi staremo insieme in qualche modo, e troveremo la gioia. Non importa se di giorno o di notte, d’estate o d’autunno, in un paese sconosciuto, in una casa disadorna, in una squallida locanda. Mi basterà averti vicina. Io non starò qui ad ascoltare – ti prometto – gli scricchiolii misteriosi del tetto, ne’ guarderò le nubi, ne’ darò retta alle musiche o al vento. Rinuncerò a queste cose inutili, che pure io amo. Avrò pazienza se non capirai ciò che ti dico, se parlerai di fatti a me strani, se ti lamenterai dei vestiti e dei soldi. Non ci saranno la cosiddetta poesia, le comuni speranze, le mestizie così amiche all’amore. Ma io ti avrò vicina. E riusciremo, vedrai, a essere abbastanza felici, con molta semplicità, uomo con donna solamente, come suole accadere in ogni parte del mondo. 
Ma tu – adesso che ci penso – sei troppo lontana, centinaia e centinaia di chilometri difficili da valicare, tu sei dentro a una vita che ignoro, e gli altri uomini ti sono accanto, a cui probabilmente sorridi, come a me nei tempi passati. Ed è bastato poco perché ti dimenticassi di me. Probabilmente non riesci più a ricordare il mio nome. Io sono ormai uscito da te, confuso fra le innumerevoli ombre. Eppure non so pensare che a te, e mi piace dirti queste cose.
Inviti superflui – Dino Buzzati (1949)
[ho dimenticato il tuo nome]
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