#la storia dei tre fratelli
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Storia Di Musica #340 - INXS, Kick, 1987
La band di oggi, a metà anni '80, era tra le più famose del mondo. Ma credo che anche all'epoca pochissima sapessero che il nucleo centrale di questo gruppo australiano fosse formato da tre fratelli. tutto inizia a Perth, nel 1979: i fratelli Farris, Tim, Andrew e Jon che avevano già un gruppo dal nome, inequivocabile, di The Farris Brothers, aggiungono al nucleo fondativo Kirk Pengilly, Garry Beers e un cantante, amico di liceo di Tim, Michael Hutchens. Si spostano a Sydney, dove cambiano nome in INXS ( da leggere come "In Excess") dove ottengono un contratto con una piccola etichetta indipendente, la Deluxe, con cui pubblicano il primo singolo, Simple Simon. Erano gli anni della pulizia dal rumore del punk, dell'arrivo della elettronica "dolce" e della new wave. È in questo solco che la band si muove, ma si apre in maniera piuttosto originale al funk e a piccoli innesti dance. All'inizio concentrano le energie nella nativa Australia, dove ottengono un buon successo con il loro primo disco, del 1980, intitolato INXS, che si ripete nel 1981 con Underneath The Colours, con la prima hit, una cover di un classico della musica australiana coverizzato, The Loved One, successo del 1966 dei The Loved Ones. Nel 1982 tentano il grande salto. Vanno in Inghilterra, dove li scrittura la WEA e la Atlantic li distribuisce negli Stati Uniti. Shabooh Shoobah del 1982 ha il primo singolo di successo mondiale, Don't Change, e il seguente tour internazionale al seguito di The Kinks e Adam And the Ants li fa conoscere in mezzo mondo. Nel 1984 ancora maggiore successo ottiene The Swing, trascinato dal singolo Original Sin, prodotto da Nile Rodgers. Il successo è sempre crescente: nel 1985 partecipano da Sydney al Live Aid, nel 1986 suonano con i Queen alla Royal Albert Hall, Hutchens addirittura esordisce come attore protagonista in Dogs In Space, film che lo vede interpretare Sam, il frontman avvezzo alla sostanze di una band post punk nel 1978 a Melbourne.
Dopo un tour lunghissimo, e con il management che ne programma uno nuovo in Europa, la band torna in studio. Guidati dal produttore Chris Thomas, uno dei grandi produttori inglesi (a lavoro con The Beatles, Pink Floyd, Procol Harum, Roxy Music, Badfinger, Elton John, Paul McCartney, Pete Townshend, Pulp, The Pretenders) le prime prove avvengono addirittura nella spettacolare Sydney Opera House. Il suono è più maturo, gli innesti da altri generi eclettici, i riff invidiabili e la voce di Hutchens è ormai una garanzia. Thomas però vorrebbe più canzoni, anche in previsione dell'atteso e imminente tour europeo, quindi manda Hutchens e Andrew Farris a Honk Kong, dove i due acquistarono un appartamento. Un giorno, mentre è in attesa di un taxi, a Andrew viene in mente una melodia, proprio mentre il taxi è arrivato. Chiede al tassista di aspettarlo cinque minuti, ma lui sale nel suo appartamento, scrive e registra i demo di una canzone, la riporta sulla cassetta e 45 minuti dopo, nonostante la furiosa cazziata del tassista, la porta a Hutchens che lo aspettava in un bar, e in dieci minuti ne scrive il testo, per quello che sarà il singolo di apertura, e hit mondiale, del nuovo disco.
Kick esce il 19 ottobre del 1987, un mese prima, il 21 Settembre, fu preceduto da quella canzone: Need You Tonight, dal ritmo funky, la voce sensuale di Hutchens e un bellissimo video musicale (che vinse nel 1988 5 MTV Video Music Awards) trascinano il brano in cima alle classifiche (primo negli Stati Uniti e secondo in Gran Bretagna) e proietta il disco e la band in una nuova dimensione. Tutte le canzone sono scritte dal duo Hutchens - Andrew Farris, che mediano tra il suono molto funk dei primi dischi a quello mainstream rock dei primi dischi a distribuzione internazionale. Più che altro, hanno il tocco magico di scrivere canzoni che diventano famose per come rimangono in testa: New Sensation, Devil Inside, Mystify, la toccante Never Tear Us Apart, la ripresa di The Loved One ne fanno un disco di grande qualità e di grande successo, con una serie di ganci musicali memorabile. Il disco venderà milioni di copie e li fa diventare rockstar.
Arriveranno anche al Festival di Sanremo del 1988, però perdono il tocco magico: nonostante tour seguitissimi, in studio perdono la magia e X (1990) e Welcome To Wherever You Are (1992) sono accolti con freddezza e non regalano grandi canzoni. Parallelamente, Hutchens diventa molto più famoso dell'intera band, complice anche la relazione con Paula Yates, giornalista musicale famosa per le sue interviste particolari fatte in programmi come The Tube o The Big Breakfast, dove intervistava gli artisti in un letto e dal 1986 al 1996 moglie di Bob Geldof. Hutchens pensa ad una carriera solista, ma il 22 novembre del 1997 viene trovato morto impiccato in una camera di Hotel in Australia. In un primo momento si scatenano le voci incontrollate di un tragico gioco erotico, in seguito un'inchiesta medico legale, contestata da Yates, accerta che la morte del cantante è suicidio, cosa che non interrompe minimamente il gossip sulla vicenda.
La band, scossa dall'accaduto, sostituirà per un tour celebrativo Hutchens con Terence Trent D'Arby (che fu amante di Paula Yates quando era ancora sposata con Bob Geldof), inaugurando il nuovo stadio Olimpico di Sydney, e nel 2000 alla chiusura dei Giochi Olimpici nella città australiana del 2000. La band continuerà in maniera discontinua anche a suonare dal vivo fino al 2012, ma senza mai arrivare alla qualità di questo disco. Ci sono da raccontare ancora due aneddoti: Hutchens era probabilmente molto simpatico, perchè era amico di tantissimi musicisti. Simon Le Bon dei Duran Duran, scrisse per lui prima della sua morte, Michael, You've Got A Lot To Answer For dall'album Medazzaland del 1997, canzone che Le Bon non è mai riuscita a cantare dal vivo per l'emozione. E Bono dedicò all'amicizia con Hutchens un brano molto famoso, Stuck In A Moment You Can't Get Out Of, da All That You Can't Leave Behind del 2000, che immagina un impossibile dialogo tra i due con Bono che cerca di convincere Hutchens a non farlo:
I never thought you were a fool
But darling, look at you
You gotta stand up straight, carry your own weight
These tears are going nowhere, baby
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Nino Benvenuti: «Senza ricordi non c’è futuro»
Campione olimpico nel 1960, campione mondiale dei Pesi superwelter tra il 1965 e il 1966 e dei pesi medi dal 1967 al 1970, Giovanni (Nino) Benvenuti è stato uno dei migliori pugili italiani di tutti i tempi e il suo nome troneggia tra i grandi del pugilato internazionale. È entrato nell’immaginario collettivo in una notte di aprile nel 1967 quando 18 milioni di italiani seguirono la diretta del suo incontro con Emile Griffith al Madison Square Garden di New York. Di quel match che gli portò il titolo di campione mondiale dei pesi medi, ma anche dell’infanzia a Isola, dei primi passi nella boxe, del significato dell’essere pugili, del rapporto con gli avversari sul ring e di tanto altro Nino Benvenuti – insignito nel 2018 dalla Can comunale del premio Isola d’Istria –, parla in un’intervista esclusiva di Massimo Cutò pubblicata di recente sulla Voce di New York, che riproponiamo.
[...]
Chi è un pugile?
“Uno che cerca sé stesso sul ring. Uno che vuole superare i propri limiti come faceva Maiorca in fondo al mare o Messner in cima alla montagna. La sfida è quella: fai a pugni con un altro da te e guardi in fondo alla tua anima”.
Lei cosa ci ha visto?
“La mia terra d’origine, una verità che molti continuano a negare. La storia di un bambino nato nel 1938 a Isola d’Istria e costretto all’esilio con la famiglia. Addio alla casa, la vigna, l’adolescenza: tutto spazzato via con violenza, fra la rabbia muta e la disperazione di un popolo. Gente deportata, gettata viva nelle foibe, fucilata, lasciata marcire nei campi di concentramento jugoslavi”.
Una memoria sempre viva?
“Ho cercato di non smarrirla, per quanto doloroso fosse. Riaffiora in certe sere. Ti ritrovi solo e sale una paura irrazionale”.
Riesce a spiegare questo sentimento?
“Il passato non passa, resta lì nella testa e nel cuore. A volte mi sembra che stiano arrivando: Nino scappa, sono quelli dell’Ozna, la polizia politica di Tito viene a prenderti. Un incubo che mi tengo stretto perché senza ricordi non c’è futuro”.
Che cosa accadde in quei giorni?
“Isola d’Istria odora di acqua salata. È il sole sulla pelle. La nostra era una famiglia benestante, avevamo terra e barche, il vino e il pesce. Vivevamo in una palazzina di fronte al mare: papà Fernando, mamma Dora, i nonni, io, i tre fratelli e mia sorella. Siamo stati costretti a scappare da quel paradiso”.
Come andò?
“Mio fratello Eliano fu rapito e imprigionato dai poliziotti titini, colpevole di essere italiano. È tornato sette mesi dopo, un’ombra smagrita, restò in silenzio per giorni. Mia madre si ammalò per l’angoscia. È morta nel ‘56 di crepacuore: aveva 46 anni. Attorno si respirava il terrore delle persecuzioni. Un giorno vidi dalla finestra della cameretta un uomo in divisa sparare alla nostra cagnetta, così, per puro divertimento”.
Finché fuggiste?
“Riparammo a Trieste dove c’era la pescheria dei nonni. Fu uno strappo lacerante, fisico. Così la mia è diventata in un attimo l’Isola che non c’è. Non potevamo più vivere lì dove eravamo nati”.
[...]
Quant’è difficile invecchiare?
“Dentro mi sento trent’anni, non ho paura della morte. Sono allenato. Sul ring risolvevo i problemi con il mio sinistro, la vita è stata più complicata però ho poco da rimproverarmi. E ho ancora un desiderio”.
Quale?
“Vorrei che un giorno, quando sarà, le mie ceneri fossero sparse da soscojo. È lo scoglio di Isola d’Istria dove ho imparato a nuotare da bambino”.
Intervista di Massimo Cutò a Nino Benvenuti per La Voce di New York, 23 luglio 2022
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Damiani Alchimia del desiderio
Una storia, una famiglia, una passione tutta italiana
a cura di Cristina Morozzi, art director Sergio Pappalettera
Rizzoli, Milano 2014, 240 pagine, 25x32cm, ISBN 978-8817071 048
euro 45,00
email if you want to buy [email protected]
I gioielli Damiani rappresentano una delle più alte testimonianze dell'arte orafa italiana nel mondo, pezzi unici nati dalla passione e dalla sapienza artigiana di ben tre generazioni della famiglia piemontese. Dalla fondazione nel 1924 a opera di Enrico Grassi Damiani, la casa orafa celebra il suo novantesimo anniversario con un volume che ne racconta l'amore per la tradizione, per la creatività e per il design. Il tutto attraverso la storia personale dei fratelli Damiani, le testimonianze degli artigiani e di chi lavora da anni con le pietre preziose, i disegni, le riviste e tutto il materiale fotografico che ha reso una piccola manifattura una grande azienda della creatività e dello stile italiani.
28/10/24
#Damiani#gioielli#arte orafa italiana#Cristina Morozzi#jewelry books#fashion books#fashionbooksmilano
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Il mio dolore più grande, è quello che dopo aver studiato per 25 anni le scritture conosciuto tutta la storia di questo popolo fino dalle origini, dopo aver calpestato questa terra e dopo aver visitato questi luoghi durante i miei tre cammini in Terra Santa da Nazareth, Gerusalemme, Betlemme le terre dove è nato, vissuto, testimoniato e morto Gesù, ancora oggi si sparge sangue d'innocenti. E questo purtroppo, non finirà mai fino alla fine dei tempi. Religione certo, ma anche dittatura e bramosia, egoismo, ricchezza e vanità. Pensare che ormai quasi tutta la Palestina è musulmana e cosi è insieme agli ebrei per Israele. Io lo so, io l'ho visto con i miei occhi e ho toccato con mani che ormai i cristiani rimasti, sono soltanto i frati che gestiscono i luoghi sacri o parte di essi cosi come la Basilica del Santo Sepolcro.
Tra una bomba ed un'altra, un'attentato e l'altro, tra una strage di innocenti ed un'altra, alla fine rimane sempre il fatto che, un solo popolo, con lo stesso sangue, combatte contro i suoi fratelli.
No, non è soltanto una disputa e una guerra tra Israele e Palestina bensì, una situazione che di fatto coinvolge l'intera umanità ed il silenzio o il non prendere posizione in merito, ci rende tutti complici. Da parte mia l'uomo, cosi come fa fin dal principio (Caino con Abele) potrebbe anche continuare ad uccidersi l'un l'altro tanto è la sua natura, ma che a pagarne le spese e a versare il sangue siano bambini innocenti e le loro madri, questo no, questo è l'abominio che toccherà la pupilla di Dio che a suo tempo farà giustizia. 💧
Queste sono due foto che scattai durante il mio ultimo cammino in Terra Santa. Basta quella in alto, per capire quanto loro stessi sappiano che stanno combattendo una guerra fratricida. Una guerra non religiosa dicono loro, ma politica nel nome d'una propria indipendenza e di una reale autonomia. Due muli che vogliono andare per la loro via in direzioni diverse ma che non possono perchè legati dalla loro stessa natura e origine e dallo stesso sangue. Questa foto del murales, si trova sulla parete di un edificio, diviso in due dal muro di confine dalla parte di Gerusalemme e in pratica divide Israele e Palestina. Tale murales è stato di grande impatto su di me. Mentre l'altro in basso invece si trova (come si può vedere) sul muro stesso alto sette metri che segna proprio il confine tra Betlemme e Gerusalemme che dista nove km. Il leone che divora la colomba e siamo sempre all'interno della Palestina. Un anziano di quei luoghi mi raccontò che il muro al momento della costruzione, non ha avuto nessun riguardo e ha di fatto separato intere famiglie che si sono ritrovate già dal giorno dopo, ad essere cittadini palestinesi se erano nativi israeliani e, viceversa.
Uno scempio!!! Come possiamo girarci dall'altra parte? Come può questo mondo infame restare a guardare, senza almeno restarne indignato?!?!
Si spacciano dittature per democrazie contando sull'ignoranza e, sul menefreghismo del popolo, basti vedere chi tiene e tira i fili in queste guerre più conosciute, come Israele e Palestina, Russia e Ucraina o anche nel Congo. Noi non possiamo fare nulla, ma sappiamo scrivere e spargere foto e lamenti e preghiere e lacrime di condanna e di orrore. Abbiamo potere, lasciamo le cose futili e condividiamo le sofferenze ed il dolore, di quelle madri e di quelle povere anime innocenti, che la sola colpa che hanno è quella di essere nati. 💔
lan ✍️🙏
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Qui è dove raccontano la storia dell'orsa JJ4, che 3 anni fa fu responsabile di un'attacco non mortale a due persone, in difesa dei suoi 3 cuccioli. Cosa che ad oggi non si può escludere abbia fatto anche nell'attacco mortale ad Andrea Papi. All'epoca il provvedimento di abbattimento fu bloccato dal TAR.
Nello stesso articolo spiegano come 2 dei suoi 3 fratelli, siano sconfinati in Germania (JJ1) e Svizzera (JJ3) e siano stati lì uccisi perché uno si cibava di miele e predava greggi, l'altro cercava spesso cibo nei centri abitati, mostrando tranquillità e assenza di paura nei confronti degli esseri umani.
Quei simpaticoni dei tedeschi hanno quindi impagliato JJ1 ed esposto in un museo proprio nella posa di quando andava a cercare il miele:
Infine, scrivono, che "fecero scalpore anche le scorribande di JJ2. Poi sparito senza lasciare traccia."
In pratica si chiede agli orsi di ripopolare (ma non troppo) un'area antropizzata, di non cercare cibo (anche se quello selvatico scarseggia), di non avvicinarsi ai centri abitati e anche non avvicinare le persone e i loro cani mentre questi attraversano i boschi. E chiaramente di non mostrarsi aggressivi in nessun modo, non solo con aggressioni fisiche e mortali ma anche con le finte cariche. Qualunque comportamento diverso da quello atteso, non solo questi ultimi, è punito con la pena di morte.
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Moon Lovers: Scarlet Heart Ryeo
“If I had not met him, I would not yearn for him. If I did not know him, I would not think of him so much. If we had not been together, I wouldn’t have to disappear. If I did not treasure him so much, I wouldn’t have so many memories. If I did not love him… we wouldn’t need to throw each other away. If we had not been face-to-face, we would have never been together. Perhaps… If I had not met you at all.” – Hae Soo
Io lo sapevo che avrei sofferto. Era scritto nelle stelle e negli spoiler che mi sono andata a cercare che questa serie avrebbe frantumato il mio cuore ed ecco perché ho aspettato il momento giusto per vederlo. Dovevo essere nel mood giusto: quello depresso/voglio soffrire per intenderci.
E come è andata?
Siccome tra febbre e emozioni contrastanti non riuscirei mai a scrivere un commento decente di questa serie, andrò per punti, Ovviamente alla cazzum. Giusto per parlarne e sfogarmi un po'.
[ spoiler a pioggia come le mie lacrime]
La trama:
Qui lo dico e qui non lo nego: a me la storia è piaciuta. Storia vera, Intrighi, complotti, viaggi nel tempo, amori impossibili e tormentati... insomma, Moon Lovers ha portato in scena tutto quello che potrebbe piacermi.
Di serie con viaggi nel tempo è pieno il mondo e proprio su questo frangente credo che si potesse fare un po' meglio. Come un po' meglio poteva essere fatta la parte di sceneggiatura dove i salti temporali o i change of heart certe volte mi hanno lasciato confusa.
Ma nel complesso la storia non mi ha mai annoiata e sono rimasta incollata ( maratonando a volte ) per sapere cosa sarebbe successo e come sarebbe andata a finire tutta la vicenda.
Ho trovato molto carina l'idea di seguire la vera storia ( la salita al trono del 4° principe ) modificandone certi aspetti per poi tornare ad avere la vera storia nel finale come un cerchio che si chiude. senza fare spoiler è difficile
I Personaggi
Moon Lovers presenta una caterva di personaggi, alcuni belli altri meh e altri favolosi.
Onestamente con una storia così intricata e politica e con così tanti personaggi la serie non è giustamente riuscita ad ampliare e dare profondità a tutti ma credo che abbiano cercato di dare spazio e caratterizzare più personaggi possibili e questo è una cosa che apprezzo.
Palma d'oro va ovviamente al quarto principe.
Scritto proprio per farsi amare dagli spettatori: un ragazzo abbandonato dalla sua famiglia che nessuno vuole e tutti schifano ma che in realtà ha un cuore d'oro e che vuole solo essere amato. Con problemi di gestione della rabbia.
Avete presente la Bella e la Bestia?! Ecco.
Cioè.
Firma qua per l'adozione.
Mi hai comprata.
Basta.
Dammene tre!
Il quarto principe è scritto perché sia amato dagli spettatori dandogli quel tratto di tragicità, solitudine e ricerca di affetto che tanto fa breccia nei cuoricini del popolo. nel mio sicuramente
Ci si potrebbe scrivere un trattato su questo personaggio, dall'infanzia al rapporto con i genitori e fratelli fino ad arrivare alla politica e alle sue relazioni... ma per preservare la mia sanità mentale salterò questo pezzo, ricordando però che è stato un GRAN PERSONAGGIO. IL MIO PREFERITO.
Più tiepida mi ha lasciato invece la lead. C'erano volte che apprezzavo la sua dolcezza e capacità di confortare gli altri. Ho amato la sua relazione con il quarto principe ed i suoi fratelli. Altre volte invece, la sua quasi santità mi faceva cadere le braccia. Tanto da scivolare nell'ipocrisia: come quella volta in cui si strugge e si dispera per la morte dell'amica/serva/sorella ma non getta un pensiero al povero Principe Ereditario -che la lead diceva di voler bene come ad un fratello - ammazzato proprio dalla amica/sorella/schiava.
E come non parlare del fatto che in 20 episodi non abbia mai rivolto un pensiero alla sua famiglia del futuro - avrà dei genitori? un fratello?! amici?! - che magari sono preoccupati per lei?
E' sconcertante come si sia adattata velocemente alla vita nella vecchia epoca!
E perché...del tira e molla con l'ottavo principe ne vogliamo parlare?! Sta relazione ce la siamo tirata dietro per 20 episodi!
Menzioni d'onore alla concubina del Re, al Re - il padre del lead ( perché qui dici "Re" e te ne cicciano fuori 3 o 4... diventa un casino capire a quale testa coronata tu ti stia riferendo) - il 13° e 14° principe.
Tutti personaggi che per un motivo o per un altro ho apprezzato e di cui ringrazio la serie per averli strutturati un po'. Quel tanto che basta perché io mi ci affezioni e empatizzi per loro.
Menzione disonorevole invece alla Regina Madre ( la mamma del lead) alla sorellastra/moglie del lead e all'ottavo principe.
Sulla regina poco da dire: odiava il lead ma vi giuro che non ho mai capito il perché. Dire che porta sfiga, che è un mostro... non riconoscerlo come figlio. Gli dei solo sanno la motivazione logica dietro questo odio totale.
Della sorellastra ho apprezzato l'intelligenza e l'onestà dell'ammettere di essere avida e di volere il potere. Ma c'era solo questo. Cioè... non aveva manco una qualità positiva che la rendeva umana e quindi di facile empatia. Era solo stronza e avida. Punto.
Ma ci ha regalato delle perle di politica veramente rare.
L'ottavo Principe...inizialmente mi piaceva e lo trovavo interessante. Il suo amore per la lead ed il senso di tradimento verso sua moglie lo rendevano stimolante da vedere. Ma alla lunga l'ho trovato stancante. Ho avuto la sensazione che il drama facesse tutto il possibile per farlo arrivare in fondo alla storia quando la gente è morta malissimo per molto meno.
L'amore
E' interessante notare che NESSUNA storia d'amore è arrivata alla fine.
Nessuna.
Quattro/cinque - non ricordo nemmeno quante storie d'amore c'erano - e sono finite tutte a merda! Ma tutte! Pure quelle dei second. Per dire.
Ammetto che io ho seguito specialmente quella principale e non perché le altre non fossero belle... ma perché già angstavo con i due lead. Starmi a preoccupare anche per le altre coppie avrebbe comportato un investimento emotivo troppo gravoso. Tanto più che appunto, sono finite tutte malissimo...quindi ho salvato il mio cuore.
La love story principale invece mi ha catturato sin dall'inizio. Ok, con la storiella della Bella e la Bestia giocavano facile. Ma oh, funziona da secoli sta roba! Un motivo ci sarà.
I due lead formano una romance a mio parere bellissima. Ci vuole un po' perché parta ma quando la nave finalmente salpa.. è la realizzazione di un sogno. Li ho shippati come poche cose ed ho trovato la fine della loro storia bellissima e straziante:
Come nella celebre frase " certe volte l'amore non basta" , nonostante i due lead si amassero tantissimo, le circostanze, il palazzo, le regole, il matrimonio del lead con un altra donna e tante altre problematiche hanno portato la coppia a sfasciarsi poco a poco. Ma sul questo ci torno dopo Ma è innegabile il profondo amore tra i due.
La seconda parte della loro storia l'ho trovata matura e realistica, straziante e ingiusta ma pienamente emozionante.
Temi e tematiche trattate
Come detto sopra, soprattutto la figura del lead è un concentrato di temi, emozioni e riflessioni da fare. Dall'essere un buon Re, al significato dell'avere una famiglia. Dall'eccesso di orgoglio al concetto di affettività. Solo con il quarto principe si potrebbe fare un dibattito.
Mi è piaciuto come Moon Lovers usi i suoi personaggi per raccontare un emozione o un concetto:
nel trattamento dei figli come pedine del trono per la Regina Yoo e come questo si ripercuota sui suoi figli.
nella concezione che per salire al trono devi rinunciare a qualcosa che ami, che sia per il Re padre del lead che per il lead stesso.
nel ruolo politico di una donna, nella sua indipendenza che vediamo nelle gesta della sorellastra del lead.
nel concetto della solitudine e sindrome di abbandono del lead
l'incredibile dignità della concubina amata dal Re
ecc ecc
Ma per me, una delle tematiche e riflessioni più belle e strazianti è proprio quella che riguarda la lead e che si trova quasi alla fine:
nonostante ami e sia ricambiata dal Re, la protagonista soffre la vita di palazzo. Si ammala. E' triste e depressa. Vuole lasciare il palazzo ma il Re non sopporta di separarsi da lei. E lei questo lo sa. E' impensabile - soprattutto per Sua Maestà - separarsi dalla donna che lo rende felice, lo ama e lo mantiene sano di mente. E tutti questi sentimenti la protagonista li conosce benissimo. E nonostante questo, con grande sofferenza, decide di andarsene.
Rivedere l'inizio della serie quando la lead era una giovane ragazza spensierata dagli occhioni grandi e così piena di vita e rivederla verso la fine della storia è quasi un colpo per il cambiamento di personalità e carattere. E per quanto sia una cosa molto triste è anche molto avvincente da osservare.
Il Finale
Non mentirò. Il finale di Moon Lovers mi ha prosciugato i condotti lacrimali.
Andava già male da due episodi... ma vedere la lead tornare nel presente, davanti al quadro del lead e sentirla scusarsi per averlo lasciato da solo... è stato straziante.
Perché sì, nonostante tutte le belle parole di " non ti lascerò mai" ecc ecc... alla fine la lead abbandona il fianco del Re ed è inevitabile guardare quell'immagine del Quarto Principe nel cortile e pensare a tutta la gente che via via se ne è andata e lo ha lasciato da solo.
Ha preso il trono ma ha perso tutti. Tutti lo hanno abbandonato portando alla luce proprio quello che il lead non avrebbe mai voluto: rimanere da solo.
Ora... si parla di una seconda stagione che mai è stata fatta e che mi auguro che mai lo sarà.
Onestamente non riesco a pensare ad una seconda stagione di questa serie se non una trama dove lui è un CEO d'azienda che s'innamora della Cenerella di turno e la famiglia s'oppone al matrimonio. Mai sia!
Ma ammetto che una scena dove i due lead si rincontravano nel presente...me la meritavo. Anche una gif, un immagine, un frame mi bastava.
Il finale infatti, con l'eclissi che si staglia sul palazzo reale, presuppone che anche il lead si farà il suo viaggetto nel tempo ritrovando la sua lei e amandosi per l'eternità.
Ma è un sospetto, non la matematica certezza. Ed io, dopo tutto l'angst, il patimento, la sofferenza, le lacrime ed il dolore, me lo meritavo una scena di almeno 5 secondi di loro due che si rivedevano nel passato. 5 secondi. Mica ore!
PS: Scena madre che mi ha fatto tagliare dalle risate.
La lead è al capezzale del Re morente. (Il Re padre del lead) Egli sta morendo e manda la donzella a cercare il suo erede avvisandola di NON DIRE A NESSUNO che lui è morto. A NESSUNO.
Lei va e becca l'ottavo principe che con uno sguardo alla Petyr Bealish gli chiede notizie del Padre.
E lei...*fa la vaga * fa la vaga * fa la vaga* Il Re vuole il tè.
Molla il principe e non fa in tempo a girare l'angolo che toh! trova il lead 4° principe.
Quello non fa in tempo a chiedergli che succede che la lead gli fa:-" Il Re è morto."
Ma così. De botto.
Ho riso più del dovuto.
E meno male che non doveva dirlo a nessuno. XD
VOTO: 8,5
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A marzo del 2019, la mia ragazza ha chiuso con me. Non riuscivo a capire. Sono tornato a casa e per tutto il tragitto mi chiedevo: 'perché?"' L'unica cosa nella mia testa era la sua voce che diceva: 'ti amo', Ho passato un mese cercando risposte a ciò che stava succedendo, Un giorno, sono entrato nella stanza di mio padre e gli ho chiesto: "Papà, lei diceva che mi amava', 'Figlio, quando qualcuno entra nella tua vita e dopo un po' di tempo se ne va, può essere qualsiasi cosa tranne amore', Non supererai mai i tuoi traumi se continui a cercare una logica nell'amore, costruisci una nuova storia". Gli ho chiesto: 'E, da dove viene quella forza per iniziare qualcosa di nuovo?' Non preoccuparti per questo, ogni inizio viene da una fine' Una settimana dopo, mio padre è stato diagnosticato con una malattia rara e degenerativa che lo avrebbe ucciso in poco tempo Mia madre non lo ha abbandonato, è rimasta. Mio padre usciva ogni venerdì per mangiare la pizza con due fratelli. Quando ha smesso di camminare, i miei zii hanno iniziato a portare la pizza a casa Dicevano: 'Senza tuo padre, non ha senso' Mio padre ha sempre mantenuto tre amici con cui organizzavano attività, quest'anno, mio padre non può andare, perché non cammina più, I suoi amici sono usciti da dove vivono e sono venuti qui a casa, Gli amici di mio padre hanno portato la foto dei quattro. Hanno fissato la foto di ognuno alla parete della stanza e hanno detto: 'Ora, la nostra casa è la tua casa'.
Mio padre ha pianto I miei genitori hanno festeggiato 29 anni di matrimonio a giugno. Ballavano sempre quel giorno per celebrare, ma oggi mio padre non può più alzarsi. Mia madre è entrata nella stanza e ha messo la musica che amavano di più e hanno ballato, Lei ha detto: 'Figlio mio, porta la sedia a rotelle' Ho chiesto: 'Cosa vuoi fare?', Ha risposto: Quello che tuo padre farebbe per me se fosse il contrario', Mia madre ha messo mio padre sulla sedia, si è inginocchiata accanto a lui e ha detto: 'Andiamo a ballare'. Mio padre, piangendo, ha chiesto: 'Come?'. Lei ha abbracciato mio padre e ha fatto girare la sedia, è rimasta inginocchiata per tutta la durata della musica Dopo aver visto quella scena, sono tornato nella mia stanza con gli occhi pieni di lacrime, e consapevole di aver imparato cosa sia il vero amore Ho deciso di aprire il laptop e scrivere questo testo perché oggi vedo che il mondo sta distorcendo e complicando troppo l'amore.
Un sacco di gente che dice: 'Stai con qualcuno che ti guardi come tu guardi loro, che faccia questo per te, che ti dia quello, che non so cos'altro'. Questo mucchio di regole e richieste sono cose create dalla mente. Papà, ovunque tu sia, non so se lo sai, ma grazie a te ho imparato a camminare e ad amare veramente Il resto è illusione. CAMMINANDO NELL'AMORE PROPRIO
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26 lug 2023 10:15
IL DUCE SI’, IL DUCE NO, SE FAMO DU’ SPAGHI? I FASCISTI ODIAVANO LA PASTA PERCHÉ RAMMOLLIVA LO SPIRITO, DAVA SONNOLENZA ED ERA UNA MODA IMPORTATA DALL’AMERICA. INOLTRE NON ERA FUNZIONALE AL PROGETTO AUTARCHICO. PER QUESTO SECONDO LA VULGATA PARTIGIANA LA PASTA E’ ANTIFASCISTA E OGNI 25 LUGLIO, ORMAI DA 80 ANNI, IN TUTTA ITALIA SI CUCINA, SI MANGIA E SI CELEBRA LA PRIMA SPAGHETTATA ANTIFASCISTA OFFERTA DAI SETTE FRATELLI CERVI ALLA COMUNITÀ DI CAMPEGINE, A REGGIO EMILIA, PER FESTEGGIARE LA FINE DELLA DITTATURA FASCISTA E LA DEPOSIZIONE DI BENITO MUSSOLINI – IL CASO ESPLOSO IN PROVINCIA DI VICENZA CON LA SINDACA CHE... -
Estratto da wired.it
I fascisti odiavano la pasta. Spaghetti, tagliatelle e maccheroni finirono al confino come Altiero Spinelli, Antonio Gramsci e Sandro Pertini. Per questo la pastasciutta è antifascista. E ogni 25 luglio, ormai da 80 anni, in Italia si cucina, si mangia e si celebra la prima pastasciutta antifascista, offerta dai sette fratelli Cervi alla comunità di Campegine, a Reggio Emilia, per festeggiare la fine della dittatura fascista e la deposizione di Benito Mussolini, avvenuta in quella stessa data nel 1943.
La famiglia Cervi
La famiglia Cervi era una famiglia di contadini benestanti. Il signor Alcide, padre dei sette fratelli, era riuscito ad emanciparsi dalla condizione di mezzadro assieme alla moglie Genoveffa e a prendere un podere in affitto a Gattatico, vicino Campegine, nel 1934. Lì costruirono la loro vita, lavorando la terra assieme a Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio ed Ettore.
Ma i Cervi erano molto più che semplici contadini. Erano antifascisti.
(...)
Fu quindi naturale e immensa la gioia che li pervase la sera del 25 luglio 1943, quando tornando dai campi scoprirono che il dittatore Mussolini era stato deposto, arrestato e confinato in Abruzzo dalla monarchia sabauda. Era tempo di festeggiare e mettere fine anche a quella fame che il fascismo aveva regalato a tutto il paese per 20 anni.
Prima degli anni Cinquanta e della diffusione della produzione industriale, l’Italia è sempre stato un paese di persone malnutrite e affamate, che mangiavano male e morivano presto.
(...)
Gran parte delle persone mangiava solo polenta, a nord, e pane, al sud. Niente pasta, che tra l’altro è molto più nutriente, perché ai fascisti non piaceva.
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Così, è facile immaginare perché i fratelli Cervi decisero di dare una festa e cucinare quintali di pasta al burro e parmigiano per festeggiare la fine del fascismo. Una pastasciutta antifascista, la prima, che venne cucinata a Gattatico e poi trasportata a Campegine. Nel tragitto la pasta divenne completamente scotta e, nel frattempo, gli altri contadini e contadine cominciarono a rubacchiarne un po’ per placare i morsi della fame. Un’avventura.
(...)
Postilla: perché i fascisti odiavano la pastasciutta?
Come insegna il sociologo Marco Cerri nel suo libro La pastasciutta dei Cervi, i motivi sono tre. Il primo riguarda il progetto autarchico, perché la pasta si fa col grano e per raggiungere l’autosufficienza cerealicola bisognava consumare poco grano. Il secondo è propagandistico e nasce dai futuristi. Tommaso Marinetti e gli altri si scagliarono contro la pasta dicendo che rammolliva lo spirito, dava sonnolenza e portava al neutralismo, cioè ad essere contrari alla guerra.
Infine, l’ultimo riguarda la logica del ruralismo fascista, che additava la pasta come una moda importata dall’America. Fino agli anni Trenta del Novecento, la pasta era un alimento consumato quasi esclusivamente a Napoli e praticamente sconosciuto nel resto d’Italia. Furono i migranti tornati dagli Stati Uniti a darle nuova vita, dato che tra le comunità italiane d’oltreoceano era un alimento estremamente diffuso.
Fu quindi il sentimento anti statunitense dei fascisti, unito ai problemi economici e alla propaganda futurista che portarono il regime a combattere una guerra contro la pasta, tanto che nei suoi primi anni il consumo pro capite era di appena 12 chili l’anno, ridotto ai 9 durante la guerra. Mentre già nel 1954 ci fu un balzo a 28 chili l’anno, stabilizzatosi poi agli attuali 23 a testa.
Per questo, ancora oggi, la pastasciutta resta un simbolo dell’antifascismo. E quest’anno, a 80 anni dalla fine della dittatura, il 25 luglio 2023 verranno cucinate 220 pastasciutte antifasciste in tutta Italia, come annuncia l'Associazione nazionale partigiani d'Italia. Per ricordare i fratelli Cervi, la loro generosità e l’antifascismo su cui si fonda la Repubblica italiana, nonostante qualcuno provi a farcelo dimenticare.
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Merry Christmas
“ Gelido Natale a New York ma, come vuole la tradizione, nella notte che vide nascere il Bambin Gesù, tutti si sentono più buoni. Così Mia Farrow ha regalato un libretto di risparmio a cento orfani vietnamiti, il sindaco della Grande Mela ha invitato a una sontuosa cena duecento barboni e Michael Jackson ha pagato una pizza a Mino Reitano, mentre i rispettivi fratelli si sfidavano a calcio in un torneo, rigorosamente interfamiliare, a diciotto squadre. Michael, convalescente dopo il recente trapianto dell'alito effettuato al Saila Menta Hospital di San Diego, è apparso molto affaticato. Sempre per beneficenza Dustin Hoffman e Robert De Niro hanno regalato giocattoli a Johnny Reeves, il bambino di tre anni colpito da Aids che sta commuovendo l'America. Il piccino, che ha contratto la malattia da un compagno d'asilo, un geometra di quarantatré anni cui l'Fbi sta dando una caccia spietata, ha molto gradito i doni e ha a lungo chiacchierato coi suoi benefattori, Dustin e Robert, vestiti rispettivamente da Babbo Natale e da Renna finlandese. In particolare De Niro, secondo gli insegnamenti dell'Actor's Studio, ha studiato a lungo questo personaggio. Per sei mesi si è trasferito in Lapponia, si è nutrito esclusivamente di muschi e licheni, ha imparato a ruminare e a correre con gli zoccoli. Ha persino avuto dei problemi con un caribù che a settembre, nella stagione degli amori, gli aveva messo gli occhi addosso. De Niro, scambiando gli auguri con i giornalisti, ha detto che è possibile che questo personaggio abbia un seguito cinematografico. Non ha voluto aggiungere altro se non che si tratta di una storia d'amore. Per la partner femminile si fanno due nomi: Ornella Muti o la Mucca Carolina, dipende dai rispettivi impegni.
Mary Prisincolinensionalciusol “
Gino & Michele, Saigon era Disneyland (in confronto), Milano, Baldini & Castoldi, 1991¹; pp. 153-154.
#Gino & Michele#satira#leggere#letture#New York City#Saigon era Disneyland (in confronto)#anni '90#Grande Mela#Stati Uniti d'America#Mino Reitano#Michael Jackson#AIDS#La società dello spettacolo#Robert De Niro#Dustin Hoffman#personaggi dello spettacolo#celebrità#Ornella Muti#FBI#immaginario cinematografico#feste natalizie#Actor's Studio#egemonia culturale#Babbo Natale#hollywood#cinematografia#cinema#attori#recitazione#comicità
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Intervista al personaggio
Oltre 100 domande per aiutarti a intervistare il tuo personaggio
Quanto conosci i tuoi personaggi? Come il palmo della tua mano, dici? Conosci il colore degli occhi del tuo eroe? Sai dove è andato a scuola il cattivo? Conosci il momento più imbarazzante della tua eroina? Puoi snocciolare un elenco delle idiosincrasie del tuo personaggio principale? Espressioni tipiche? Storia romantica?
Se una di queste domande ti ha fatto rimuginare per una risposta, allora stai perdendo un'ottima opportunità per approfondire i tuoi personaggi ed espandere la tua storia. Nel corso degli anni, uno degli strumenti più utili in cui mi sono imbattuto è l' intervista al personaggio. La mia lista è iniziata con una ventina di domande di base riguardanti l'aspetto fisico e i problemi di personalità. Ora contiene oltre cinquanta domande precise e penetranti, progettate per far fluire i miei succhi cerebrali e far parlare i miei personaggi.
L'altro sistema si basa sulla costruzione dell'arco di vita del personaggio tramite gli Arcani Maggiori dei Tarocchi (sarà argomento di un articolo futuro).
Intervistare i tuoi personaggi può diventare una parte vitale del tuo processo di preparazione e progettazione. Spesso riempio mezzo quaderno con le risposte narrative alle domande più impegnative sulle relazioni, le credenze e i segreti dei miei personaggi. Faccio costantemente riferimento a queste liste durante tutto il processo di scrittura, non solo per trarre ispirazione sul momento, ma anche per verificare i fatti (Quanti anni aveva quando sua madre è morta? Si è rotto la gamba sinistra o la destra in quell'incidente d'auto? ).
Per la lista delle possibili domande mi rifaccio a K.M.Weiland e in particolare ad alcune risorse:
La sua lista è molto completa, io sono pigro e non vado spesso così nel dettaglio ma alle volte, anche solo leggendo l'elenco possono uscire idee interessanti.
Una lista completa e dettagliata si può trovare sull'e-book gratuito Crafting Unforgettable Characters oppure sul libro Outlining Your Novel e ancora in Outlining Your Novel Workbook software.
Altre opzioni per intervistare i tuoi personaggi
Potresti anche tenere a mente molte altre tecniche utili, tra cui l' Enneagramma, un test della personalità che allinea i tratti caratteriali a una delle nove categorie e delinea i punti di forza e i difetti. Non solo è una lettura interessante, ma può anche aiutare a completare un personaggio e riassumere la sua personalità. Qualcosa che ho trovato particolarmente utile è il 'difetto fatale' che accompagna ogni personalità che può diventare direttamente il difetto fatale del personaggio con poche o nessun cambiamento.
Se dovessi imbatterti in un personaggio taciturno che si 'rifiuta' di farti entrare nella sua psiche più profonda, prova un 'intervista a mano libera'.
Invece di costringere il tuo personaggio alla rigidità delle domande prefissate in un'intervista regolare, gettalo sulla pagina e inizia a fargli domande: cosa ti succede? Cosa mi nascondi? Sarai sorpreso di quello che puoi trascinare fuori dai tuoi personaggi usando questo metodo.
Tutti e tre questi strumenti, usati insieme, possono fare miracoli nell'infrangere i muri tra autore e personaggio e costringere i tuoi personaggi a rivelare le loro viscere e rivelare le loro motivazioni più profonde. Inoltre, è molto divertente!
Di seguito un elenco di possibili domande/elementi da usare durante le interviste
Intervista al personaggio
Nome:
Breve background:
Luogo di nascita:
Genitori:
Fratelli:
Origine etnica:
Luoghi vissuti:
Indirizzo e numero di telefono attuali:
Formazione scolastica:
Materia preferita a scuola:
Addestramento speciale:
Lavori:
Stipendio:
Viaggi:
Gli amici:
Nemici:
Incontri, matrimonio:
Figli:
Cosa le persone ammirano di più:
Rapporto con la religione:
Visione generale della vita:
Cosa gli piace di più di se stesso:
Cosa gli piace meno di se stesso:
Cosa, se non altro, vorrebbe cambiare della sua vita:
Sta mentendo a se stesso su qualcosa?
Come viene visto dagli altri:
Aspetto fisico:
Struttura fisica:
Postura:
Forma della testa:
Occhi:
Naso:
Bocca:
Capelli
Pelle:
Tatuaggi/piercing/cicatrici:
Voce:
Destro o mancino:
Handicap visibili:
Handicap non visibili o che nasconde:
Salute/disabilità:
Intolleranze e allergie:
Cosa noti per primo:
Stile di abbigliamento:
Come si descriverebbe:
Caratteristiche:
Tratti caratteriali più forti
Tratti caratteriali più deboli:
Quanto autocontrollo e autodisciplina ha:
Paure:
Orientamento politico:
Talenti:
Cosa piace di più alla gente di lui:
Interessi e preferenze:
Cibi e bevande:
Musica:
Libri:
Film:
Sport, tempo libero:
Ha fatto sport a scuola:
Colore:
Il modo migliore per trascorrere un fine settimana:
Un grande regalo per questa persona:
Animali domestici:
Veicoli:
Espressioni tipiche:
Quando sei felice:
Quando arrabbiato:
Quando triste:
Idiosincrasie:
Ride o si fa beffe di:
Modi per rallegrare questa persona:
Modi per infastidire questa persona:
Speranze e sogni:
Qual è la cosa peggiore che abbia mai fatto a qualcuno e perché:
Il più grande successo:
Il trauma più grande:
Cosa gli interessa di più al mondo:
La cosa più imbarazzante che gli sia mai capitata:
Ha un segreto:
Cosa gli piacerà di più degli altri personaggi principali:
Cosa gli piacerà di meno degli altri personaggi principali:
Se potesse fare una cosa e riuscirci, quale sarebbe:
È il tipo di persona che:
Perché il lettore simpatizzerà subito con questa persona:
Storia:
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Storia Di Musica #341, Bee Gees, Main Course, 1975
Per le storie di musica con almeno tre fratelli coinvolti non potevano mancare. Oltre questo motivo importante, mi spinge a scrivere di loro anche il fatto che, come poche altre band, sono fisse nell'immaginario collettivo per un disco, la colonna sonora de La Febbre Del Sabato Sera. Sebbene il disco sia uno dei più venduti di tutti i tempi (probabilmente oltre 40 milioni di copie vendute), legato non solo al mondo musicale ma anche a quello cinematografico, si finisce per dimenticarsi di tutto il resto, cioè di una delle band più longeve e più di successo di tutti i tempi, che nella loro carriera lunga 60 anni ha sperimentato di tutto.
Barry, Robin e Maurice Gibb nascono appena dopo la guerra (Barry nel 1946, Robin e Maurice gemelli nel 1949, hanno anche una sorella maggiore, Leslie, nata nel 1945) sull'isola di Man. Si trasferiscono piccolissimi nei sobborghi di Manchester, dove Barry è coinvolto in numerosi episodi di vandalismo, che gli valgono una condanna con la condizionale. I genitori decisero di emigrare nei pressi di Brisbane, in Australia, nel 1958, dove nel marzo di quell'anno nacque Andy, l'ultimo dei fratelli Gibb. Lì sviluppano, in maniera spontanea, una grande intesa canora e musicale, tanto che i tre fratellini cantano in trio in una radio privata, Radio Brisbane. il deejay che li annuncia si chiama Bill Gates, l'autista che li va a prendere per portargli agli studi radiofonici si chiama Bill Goode. Pensando anche che fossero i Brothers Gibb, decidono di chiamare la band B.G.'s, poi scritto Bee Gees.
Sarebbe lunghissimo scrivere tutta la loro carriera, ma alcune cose le voglio ricordare: nel 1966, dopo una serie di successi in Australia, decidono di tornare in Gran Bretagna, il loro manager Robert Stigwood aggiunge al trio Vince Melouney alla chitarra e Colin Peterson alla batteria. In pochi anni collezionano successi a ripetizione, tra il 1967 e il 1969 pubblicano 4 album e decine di singoli, che vanno in classifica in tutto il mondo, Italia compresa. Tra questi dischi spicca il bellissimo Odessa, un concept album sulla scomparsa di una fittizia nave nel Mar Nero nel 1899, disco che ebbe brutta critica all'epoca, ma che oggi è considerato un capolavoro nascosto di quegli anni. E portò anche ad una rottura tra i fratelli: in disaccordo sull'idea di musica da fare, Robin si allontana dai due fratelli e sceglie di scrivere musica da solo. Barry e Maurice scelgono di proseguire senza di lui: esce così Tomorrow Tomorrow che è superato in quanto a vendite dal singolo di esordio di Robin, Saved By The Bell; Robin pubblicò anche due singoli cantati in lingua italiana, Agosto Ottobre e Un Milione Di Anni Fa. Più tardi provò a bissare il successo con One Million Years ma senza riuscirci, mentre il suo primo album, Robin's Reign, uscì nel 1970. A fine anni '70 ci fu la reunion, che venne considerata alla stregua di una rifondazione, e qui inizia il periodo d'oro della band.
Iniziano a collaborare con il grande produttore Arif Mardin, della etichetta Atlantic, che intuisce che per sfruttare al meglio le perfette armonie canore di cui sono capaci devono virare su suoni più decisi. Li avvicina alle sonorità soul, r'n'b, al funk e alla nascente disco music per farli diventare il gruppo bianco più famoso del genere. Il disco che ho scelto oggi è quello che i critici considerano il primo passo verso questo percorso.
Può sembrare sciocco definire il dodicesimo album di un gruppo con una serie di otto anni di dischi d'oro alle spalle una "svolta", ma è questo che è stato Main Course, che esce nel 1975. In copertina, un bellissimo disegno di Drew Struzan, famoso disegnatore, autore dei più famosi manifesti cinematografici. Main Course ha segnato un enorme cambiamento nel sound dei Bee Gees, abbandonando la forma ballata per un disco fresco, pieno di sonorità innovative e che ha altri primati che scopriremo tra poco. Registrato, su consiglio dell'amico Eric Clapton che lì si era trasferito (al 461 di Ocean Boulevard di Golden Beach, vicino Miami, come il titolo di un suo bellissimo disco) in Florida, le ballate dei dischi precedenti ci sono ancora, come Songbird e Country Lanes, ma la scrittura era più semplice e il resto era composto da orecchiabili melodie dance fortemente influenzate dalla musica soul di Philadelphia del periodo. Trainato dai singoli Jive Talkin', Nights On Broadway, la prima canzone a sfoggiare il falsetto che li renderà iconici e Fanny (Be Tender With My Love), attirò milioni di nuovi ascoltatori. La voce in falsetto di Barry Gibb divenne oggetto di scherno negli anni successivi, ma funziona: riusciva ad essere credibile in senso romantico quanto piuttosto una conquista per la serata, il che era in linea con i costumi sessuali della metà degli anni '70. Arif Mardin aveva convinto i Bee Gees a volgere il loro talento verso una direzione musicale che avevano sempre amato ma mai abbracciato, e basta ascoltare Wind Of Change o Edge Of The Universe per capirne il risultato eccellente. Barry, Robin e Maurice Gibb erano affascinati da R&B e soul da anni (To Love Somebody era stata scritta perché Otis Redding la cantasse), ma, in quanto britannici bianchi, temendo che potessero sembrare ridicoli, non avevano mai adattato quei suoni da soli. Non solo non sembravano ridicoli, ma divennero gli interpreti principi di questo stile, segnando un'era. In Main Course li accompagnano fior di musicisti: Blue Weaver, alle tastiere elettroniche, un marchio di fabbrica di qui in avanti, e calderone di idee infinite, Alan Kendall, che suonava in uno stile di chitarra funky e il batterista Dennis Byron, che suonava pattern più complicati di quanto gli fosse stato chiesto negli anni, furono anche loro felici della nuova direzione e costituirono il nucleo strumentale della band per i successivi sei anni.
Tra i record dei Bee Gees: oltre 250 milioni di copie vendute, un ruolo non sono da interpreti, ma da autori fondamentale (Barry ha scritto sedici "numeri uno" in America, come produttore quattordici). Sono presenti nella Rock and Roll Hall Of Fame (1997), nella Songwriters Hall Of Fame (1994), nella Vocal Group Hall Of Fame (2001) e hanno vinto otto Grammy Award tra cui il Grammy Legend Award. Sembra abbastanza per non essere coverizzati per la pubblicità dei fermenti anticolesterolo.
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[✎ ITA] Los Angeles Times, intervista SUGA : ‘Siamo veri fratelli, punto’ | 09.05.23⠸
SUGA | Agust D 💿 D-DAY : Intervista con il Los Angeles Times
SUGA dei BTS ci parla dell'avventura solista, del suo amore per l'hip-hop e del futuro del gruppo:
‘Siamo veri fratelli, punto’
__ di AUGUST BROWN | 9 maggio 2023 | Twitter
Comunque prendiate l'attuale limbo delle superstar del K-pop, i BTS — una lunga pausa prevista per poter adempiere al servizio militare, un rinnovato focus sulle proprie carriere soliste o una vera e propria crisi esistenziale per la scena K-pop — questa comporta comunque alcune importanti sfide, non solo per la band ma anche per l'industria musicale globale.
Mentre i membri del gruppo più famoso nella storia musicale della Corea del Sud fanno a turno, in ordine di compleanno, per adempiere ai 18 mesi di servizio militare obbligatorio — Jin e J-Hope hanno già iniziato — i ragazzi che non si sono ancora arruolati hanno l'opportunità di ricostruirsi un nome come artisti solisti, dopo sei album di successo sulle classifiche Billboard ed altrettanti singoli alla posizione n.1 della Hot 100, ottenuti dal gruppo.
La loro etichetta, la Hybe – attualmente impegnata in un'ondata di acquisizioni – rischia potenzialmente di perdere miliardi di dollari. Recentemente, Bang Si-Hyuk, il presidente della Hybe, ha dichiarato che non c'è ancora una data precisa per un ritorno di gruppo, nonostante riponga le sue speranze sul 2025.
Prima di dare inizio al suo servizio militare – più tardi, nel corso di quest'anno – Suga sta facendo un tour delle arene americane, in seguito al rilascio del suo album di debutto solista, “D-Day”, pubblicato a nome Agust D (ha anche altre due mixtape firmate Agust D). Questo ardente e cupo progetto rap ha debuttato alla pos. n.2 della Billboard 200.
Questa settimana, Suga si esibirà in tre concerti sold out al Kia Forum di Inglewood, il 10, 11 e 14 maggio. Tuttavia, giura di non essere in competizione con i suoi compagni di gruppo.
“Lei si sente in competizione con i membri della sua famiglia? È geloso del successo dei suoi fratelli o sorelle?”, mi ha chiesto, ridendo, durante la nostra chiamata Zoom (Suga era coadiuvato da un interprete). “Siamo veri e propri fratelli, punto. Se io ho successo, bene. Se è la mia famiglia ad avere successo, ancor meglio.”
È ormai tanto che l'alter ego di Suga, Agust D, fa girar teste nella sfera dei progetti solisti dei BTS. Talvolta, alcune di quelle teste rischiano pure d'esser mozzate da un'enorme spada rituale, come nel video musicale della sua sontuosa “Daechwita”, del 2020. Altre, vengono infilzate da parte a parte con un paio di bacchette, come lo stesso Suga si premura di fare nel deliziosamente macabro video – in stile “Oldboy” - girato per il suo nuovo singolo, “Haegeum”.
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Risulta difficile conciliare questo trasgressivo artista solista con l'agile ed elegante rubacuori che armonizza su successi da Hot 100 come “Butter”. Le/gli ARMY più devoti sanno che Suga ha una vena underground risalente agli anni precedenti al debutto nei BTS, quando già prendeva spunti di produzione da alcuni pionieri del rap coreano, quali gli Epik High.
“I BTS hanno parecchie canzoni ottimiste e vivaci”, spiega. “Ma la mia musica, da sempre, è priva di ogni filtro. Ecco perché non mi piace separare Agust D da Suga, perché dietro entrambe queste figure ci sono comunque io.”
Ciononostante, c'è da dire che “D-Day” riesce comunque a distinguersi, e non solo per la produzione da brivido e la crudezza dei suoi video. In “Haegeum”, l'artista è lapidario riguardo la vita moderna in Corea del Sud: “Forse è tutta opera nostra/ Schiavə del capitalismo, schiavə del denaro/ Schiavə dell'odio, del pregiudizio / Schiavə di YouTube, schiavə del vanto”. Poi punta la sua lama contro la cultura Internet, che così tanto affascina e distrugge i giovani: “Un flusso di informazioni incessante impedisce la libertà di immaginazione/ e cerca di creare conformismo/ Tutti questi rumori frastornanti ci assordano, accecano”.
“La nostre vite sono meglio di quanto non siano mai state in passato”, dice Suga. “Secondo alcunə, viviamo meglio dei re vissuti centinaia di anni fa. Ma le nostre preoccupazioni si avverano anche più facilmente. Ognunə di noi è solə, si sente fuori posto e le esperienze ed i valori dei nostri genitori ci sembrano ormai estranei, come, ad esempio, la fissazione per il successo ed i risultati. Non proviamo più alcun senso di appartenenza.”
Ma Suga, a sua volta, non si sottrae all'auto-critica. In “People Pt. 2”, traccia in collaborazione con l'artista R&B / k-pop IU, cerca di venire a patti con la sua diffidenza rispetto all'intimità. “Già, l'abnegazione può, di fatto, sfociare nell'egoismo, è vero/ Quando dico che tutto ciò che faccio è per te, in realtà è la mia brama a parlare”.
“Questa parola, ‘amore’ …è condizionale”, canta. “Un bambino che non ha ricevuto abbastanza amore, ecco perché sono un tipo, prima di tutto, prudente”.
Suga – nome di nascita Min Yoongi – è noto per essere scoppiato in lacrime dopo aver visto i suoi genitori, inizialmente riluttanti [rispetto alla sua carriera musicale], tra il pubblico di un concerto dei BTS, nel 2016. Che idea si sono fatti di questo brano?
“In realtà, non faccio ascoltare la mia musica ai miei genitori prima del rilascio, perché ci sono troppe imprecazioni”, risponde ridendo. “I miei genitori ascoltano le canzoni dei BTS. Andiamo d'accordo, ora.”
Da un lato, essere parte di un gruppo famoso in tutto il mondo significa che ogni passo falso può essere pericoloso. Dall'altro, una fama come quella dei BTS – nonché la loro ottima reputazione artistica – dà un certo margine di candore e schiettezza, che non è da tutti, ci ha spiegato Sang Cho, co-fondatore della ditta di distribuzione ed eventi K-pop KAI Media, con sede a L.A. “Suga e RM sono come i Lennon e McCartney dei BTS. [È probabile RM sarà il prossimo membro ad arruolarsi]. Tutti i membri sono molto talentuosi, ma loro due sono decisamente la forza motrice dietro la musica dei BTS ”, ha detto Cho. “Credo Suga sia un po' più il Lennon della situazione — più esplicito nella sua sensibilità anti-establishment. ‘Haegeum’ è un doppio senso che fa riferimento sia ad uno strumento a corde appartenente alla tradizione coreana, che un gioco di parole che significa ‘libertà dalle restrizioni’.”
“D-Day”, inoltre, è una riflessione sulla musica che ha aiutato Suga a diventare un artista vero e proprio. “Snooze” è una delle ultime collaborazioni del compositore giapponese Ryuichi Sakamoto - un brano sapientemente costruito, seppur un po' austero, in cui Suga ripensa alla sua adolescenza e agli anni in cui ha imparato a lavorare sui sample.
“Non sono poi così bravo al pianoforte, ma ricordo ancora quando passavo le mie giornate a suonare ‘Merry Christmas Mr. Lawrence’, quando ero più giovane”, dice Suga. “È impossibile sfuggire alla sua influenza [di Sakamoto] quando si è nati in Corea. Quando ero adolescente, avevo bisogno di brani strumentali, privi di voce, come sample, quindi invertivo e editavo la sua musica. Sono molto grato di poterlo considerare un mio mentore, nonostante io l'abbia incontrato solo una volta.”
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Nonostante Suga sia ironicamente cinico rispetto a riconoscimenti come i Grammy Awards — “Non è più una cosa locale?” scherza, facendo eco alla battuta del regista sud-coreano Bong Joon Ho riguardo gli Oscar —, ha un'idea piuttosto precisa della posizione che occupa nella scena hip-hop.
“Quando ero più giovane, ci tenevo a quella distinzione. Speravo nell'approvazione dei/lle fan della musica rap”, confida. “Ma sono sicuro che se andassi ad un concerto hip-hop, ci troverei solo fan di quel genere, mentre, beh, le/i fan dei BTS sono anche fan dell'hip-hop. Io stesso sono un grandissimo appassionato di hip-hop, ma la cosa più importante è che non è fiato sprecato fare musica per coloro che ti hanno sempre amato e supportato.”
Mentre i membri dei BTS sono alle prese con questi anni di transizione, sono ancora sempre molto presenti gli uni nella vita degli altri.
A marzo, “Like Crazy” di Jimin ha debuttato in vetta alla classifica Hot 100. Suga non vede l'ora di assistere ai concerti dei suoi compagni di gruppo, quando verrà il momento, facendo il tifo tra il pubblico.
“Quando vivi per 13 anni sotto lo stesso tetto, 24/7, non puoi che diventare una famiglia”, dice. “Molte persone credono che i legami tra i membri dei gruppi K-pop siano finti, ma non è vero. Per noi, ad esempio, la relazione è più tipo ‘Oh, Jimin, ciao! Sei entrato nella Hot 100, sono davvero fiero di te!’.”
⠸ ita : © Seoul_ItalyBTS⠸
#Seoul_ItalyBTS#TradITA#ITA#Traduzione#BTS#방탄소년단#SUGA#슈가#AgustD#Intervista#Articolo#LosAngelesTimes#D-DAY#090523#Youtube
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MILANO DA ROMANTICA A SCAPIGLIATA (II parte)
(Segue) Ma il percorso della “geostoria” comprende naturalmente anche episodi importanti per la storia di Milano, ma anche d’Italia, come quelli descritti dai quadri di Carlo Canella, in particolare quelli con episodi delle Cinque giornate di Milano o il magnifico “Carlo Alberto al balcone di Palazzo Greppi” del 1849. Vale la pena soffermarsi anche sui volti patetici o trasognati di Domenico induno, con quella che il mio professore di figura disegnata al liceo artistico amava definire “la pittura dei bulbi oculari rovesciati”. È certo che pur con qualche sospiro di troppo o con una eccessiva inclinazione al ��pittoresco”, i fratelli Induno (l’altro è Gerolamo) sono sempre godibili, pur nella loro minuta retorica,qualche volta un po’ troppo stucchevole. Con i dipinti di Filippo Carcano (non a caso allievo di Hayez), si incomincia ad intravedere una deviazione dai canoni pittorici tradizionali che rileva uno spiccato interesse per luce, per il colore e la loro modulazione sulla figura umana. Con lui una serie di artisti come Eleuterio Pagliano e Giuseppe Bertini (gli ultimi due messi opportunamente a confronto con due opere parallele), Federico Faruffini (di raffinata bellezza la sua “Toletta antica” del 1865), che danno la stura alle vibrazioni e ai moti dell’animo della pittura scapigliata. Sempre del Faruffini la “Saffo”, coloristicamente e luministicamente molto rilevante, sembra in realtà alludere già al Simbolismo. Dove invece è palpitante e necessaria, oltre che tangibile, l’innovazione formale è nel quasi modiglianesco “Ritratto di giovane donna” di Daniele Ranzoni del 1863-1864. Di lì a poco, sarà Tranquillo Cremona (magnifica la “Visita al collegio” del 1877-78) a sfaldare la pennellata, a trasformarla in macchia e ad impastarla di luce, come nelle mani della pianista in “Melodia”. Siamo nel 1877 e tre anni prima a 800 chilometri da Milano qualcuno aveva parlato di “Impression”. Milano rincorre Parigi (succede spesso), ma in questo caso l’Italia rincorrerà Milano…
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"Abbiamo vissuto in una roulotte in cinque, fino a 14 anni. Avevamo un letto singolo per tre fratelli: a turno due di noi dormivano due notti sul pavimento, poi finalmente uno poteva dormire una notte nel letto. E così via per 14 anni".
Quella di Caleb Martin, del fratello gemello Cody (giocatore di Charlotte), e dell'altro fratello Raheem, è stata un'infanzia terribile. Cresciuti senza padre, devono tutto alla giovanissima madre che li ha cresciuti da sola lavorando ogni giorno dalle 2 di notte alle 4 del pomeriggio.
"Nostra madre molto spesso non cenava dicendo che non aveva fame. Abbiamo capito in seguito che era una scusa per dare più cibo a noi. Della mia infanzia ricordo le formiche nei barattoli di zucchero, gli scarafaggi in bagno, e le croci bianche date alle fiamme davanti alla nostra roulotte dal Ku Klux Klan che ci aveva presi di mira in quanto figli neri con una madre bianca. Ma grazie a nostra madre non davamo molto peso a queste cose e trascorrevamo i pomeriggi a giocare a basket: il nostro canestro era una lastra di latta recuperata da un vecchio secchio, a 13 anni abbiamo iniziato a giocare a basket così".
Questa è la storia del giocatore che stanotte ha dominato una gara 7 di finale di conference, e ha trascinato Miami alle Finals. Un canestro ricavato da un secchio, e una madre che li ha protetti da una vita infame, sono stati gli appigli a cui aggrapparsi per costruirsi un riscatto nella vita che nel suo caso ha significato costruirsi una carriera da giocatore di basket. Passando da un ottimo liceo, poi dal college ed infine approdando in NBA seppur dalla porta secondaria in quanto non scelto da nessuna squadra al draft.
Un percorso cestistico per nulla facile. Anzi. Due anni fa, dopo esser stato tagliato da Charlotte, è tornato a casa dalla madre. Una casa nuova, bella e accogliente che le ha regalato spendendo tutti i soldi del suo primo anno di guadagni in NBA. Si è rifugiato dalla persona più importante della sua vita perchè psicologicamente quel momento è stato per lui devastante: vedeva ormai terminata la sua carriera in NBA.
E in quel momento è arrivata un'altra persona a dargli un prezioso aiuto.
Caleb è un grande amico del rapper americano "J. Cole" il quale nel 2010 scrisse una canzone dedicando una strofa a Caron Butler: dal 2002 al 2016 per 14 stagioni ottimo giocatore NBA. Il caso vuole che dal 2020 Caron Butler sia l'assistente di Spoelstra sulla panchina degli Heat.
Nell'estate del 2021 J. Cole telefona a Caron per pregarlo di fare un provino al suo amico Caleb. Caleb era nella lista dei giocatori senza contratto che Miami avrebbe voluto visionare, ma Caron Butler ha raccontato che la telefonata di J. Cole l'ha talmente colpito che 3 giorni dopo Caleb Martin è stato convocato in Florida per un provino.
In quel provino Caleb ha convinto tutti: coach Spoelstra e Pat Riley compresi.
C'è qualcosa che va oltre i 26 punti e 10 rimbalzi col 70% al tiro di questa notte, o i 19.5 punti di media nell'intera serie contro Boston, o gli straordinari playoff che sta disputando Caleb Martin. Quel qualcosa è rappresentato dal suo vissuto e da ciò che l'ha formato come persona prima ancora che come giocatore.
Dietro al fenomeno Jimmy Butler, c'è un combattente nato come uomo copertina dell'impresa dei Miami Heat.
C'è un atleta che eleva le sue prestazioni dalla regular season ai playoff, quando oltre al talento servono carattere e attributi per fare la differenza.
C'è un ragazzo che questa notte, dopo aver trionfato sul parquet di Boston, è uscito dal campo, ha preso il cellulare, ha chiamato la madre e le ha detto semplicemente "grazie".
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Nuova serie romance storica di Tess Thompson da scoprire
Voglio segnalarvi l’uscita questo mese di due romanzi di una serie di libri romance storici ambientati in America nel 1910 su un’isola nello stretto del Puget Sound, stato di Washington.
La serie si intitola “Il sensale misterioso di Ella Pointe”. ed è opera dell’autrice Tess Thompson.
Entrambi i libri sono già disponibili su Amazon
1. Sensale si diventa
Link: https://amzn.to/3Iju99k
Trama: Nell’autunno del 1910, un violento patriarca con molti nemici viene assassinato, liberando la moglie e i quattro figli disadattati che da tempo soffrivano a causa sua. Riuscirà un piano segreto di incontri combinati a far trovare l’amore agli eccentrici membri della famiglia Tutheridge? I quattro fratelli Tutheridge sono cresciuti sotto la spietata dittatura del loro ricco e potente padre. Isolati su una piccola isola del Puget Sound, i suoi tre figli e la figlia hanno poche speranze di trovare l’amore, soprattutto a causa delle loro personalità uniche e dei loro demoni interiori. Ma quando la madre, ormai vedova, ingaggia segretamente una squadra di sensali di matrimoni, per questa famiglia solitaria e un po’ strana sboccia la speranza. Se non scopriranno il piano per farli incontrare con persone fatte apposta per loro, potrebbero avere il loro lieto fine. Tuttavia, quando i segreti del padre vengono svelati nelle settimane successive alla sua morte, tutti diventano sospettati di omicidio. Potrebbe essere stato uno di loro ad aver perso il controllo in un momento di rabbia? O è stata una delle tante persone che ha manipolato e ferito nel corso degli anni che alla fine ne ha avuto abbastanza? Ed è possibile che l’amore fiorisca all’indomani di un evento così truce? A metà tra il giallo e un’appassionante storia d’amore, questa novella dà l’avvio a una nuova serie romantica e delicata di Tess Thompson, autrice della fortunata serie di Emerson Pass.
2. Per amore di Benedict
Link: https://amzn.to/3MxnVV1
Trama:
Amelia Nella primavera del 1910, un annuncio che trovai sul giornale di Boston attirò la mia attenzione. “Famiglia benestante ha bisogno di una segretaria a Whale Island. Deve avere amare i libri.” Quando mi viene offerto il posto, non esito a mettere le mie poche cose in valigia e a partire per lo stato di Washington. Dopo tutto, non ho nulla da perdere. Sono stata licenziata dalla mia attuale posizione. Non ho famiglia. È un sogno che si avvera. L’unico problema? Il mio datore di lavoro, Benedict Tutheridge, mi fa battere il cuore e mi fa tremare le ginocchia. Non mi aspettavo che fosse interessante o di una bellezza devastante. Purtroppo, non sono una persona di prestigio o ricca. Un uomo come Benedict non sposerebbe mai una donna come me. Benedict In una città piena di disadattati, io li batto tutti. Dopo la morte prematura di mio padre, sono chiamato a gestire l’azienda di famiglia. Tuttavia, nonostante i miei sforzi e la mia istruzione, so a malapena leggere e scrivere. Su sollecitazione di mia madre, accetto di assumere una segretaria, aspettandomi che A.F. Young sia un uomo. Con mio grande stupore, Amelia Frances è una donna. Una donna bella e seducente. Una donna che non si innamorerebbe mai dell’idiota del paese.
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Tale Of The Nine Tailed & Tale Of The Nine Tailed 1938 e A Familiar Stranger
Un po' di questo... e un po' di quello.
Sono troppo pigra per scrivere commenti su queste serie. Ma d'altra parte, mi dispiace non mettere per iscritto manco due righe: d'altronde, sono tre drama che nel bene e nel male, meritano almeno menzione.
Ma appunto perché sono svogliata, andrò a casaccio, trattando solo le cose che mi sono piaciute e cosa invece mi ha lasciata perplessa.
TALE OF THE NINE TAILED & TALE OF THE NINE TAILED 1938
Questi due li metto insieme perché uno seguito dell'altro. Anche se la seconda stagione si può benissimo vedere senza che si sia manco toccata la prima.
Di questa serie ho amato l'ambientazione simil horror, super inquietante. Tanto che certe volte ho dovuto mettere in pausa la serie per riprendere fiato e far passare l'ansia. Entrambe le stagioni portano in campo la mitologia koreana - adoro- nel modo più allarmante possibile. Non solo è stato super interessante scoprire le leggende della Korea ma il taglio inquietante ha reso la visione ancor più elettrizzante. La cosa che mi rende ancor più felice è il fatto di esser arrivata in fondo senza incubi: ho passato la mia prova di coraggio.
Un'altra cosa che mi è piaciuta è stato la caratterizzazione del lead, Lee Yeon. A differenza di altre creature sovrannaturali più conosciute - coff... coff ...Goblin - il protagonista di questa serie è perfettamente ambientato nell'epoca moderna: non solo sa come funzioni la tecnologia ed il mondo attorno a lui, ma usa tutto ciò con molta naturalezza. Cosa che ho adorato. Come mi è piaciuta tantissimo, l'espressione del Nostro ogni qualvolta c'erano casini: quello sguardo scocciatissimo di chi c'ha altro da fare ma gli tocca stare lì a risolvere bordelli. Adorabile. La qualità più interessante di Lee Yeon comunque non sono i super poteri ma la sua intelligenza. Seriamente, questo gumiho mi ha conquistato più per il suo cervello che per l'abilità con la spada.
L'altra cosa che ho amato, sempre su Lee Yeon, è la sua fallacità. Pur essendo un Dio di Montagna, un Gumiho ecc ecc... compie errori di valutazione, fa sbagli che si riflettono tutti nel disastroso rapporto con il suo fratellino, ad esempio.
Il Fratellino, Lee Rang, è la mia stella di questa serie. Stagione uno e due. Non solo perché la recitazione di Kim Bum è stata fantastica...ma anche perché il suo personaggio è un concentrato di contraddizioni e dolore: ama suo fratello ma lo risente per averlo abbandonato. Vorrebbe passare del tempo con lui ma ha sempre il terrore di affezionarsi e poi soffrire nel caso che Yeon lo abbandoni di nuovo. Un adorabile tsundere. E poi è il personaggio con un evoluzione ed una crescita più bella di tutti. In entrambe le stagioni.
Nella seconda stagione ancor più che nella prima, il rapporto dei due fratelli è centrale ed ho amato questa cosa. La prima stagione - senza fare spoiler - mi aveva lasciato l'amaro in bocca per come era finita. Ma la seconda mette a posto quel finale dando finalmente a Lee Rang la chiusura che si merita. Sul finale di tale Of the nine tailed ci sarebbe da scrivere un poema per quanto mi ha fatto incaz...re.
Altra cosa che mi è piaciuta - e qui andiamo nella seconda stagione - è la storia d'amore di Rang e Yeo Hee. Semplice, romantica, senza pretese. Posso alzare un po' gli occhi per la velocità con cui la volpe ha aperto il suo cuore alla sirena...ma va bene. Condensare tutto in 12 episodi porta anche a questo. Nonostante ciò, la loro storia mi è piaciuta molto, trovando nella ragazza la compagna perfetta per Lee Rang.
Infine nota di merito per la collega di lavoro di Lee Yeon: la divinità di montagna Hong Joo. Fantastica. Spettacolare. E non mi riferisco solo alla sua recitazione ma anche il suo personaggio. So Yeon tratteggia una Hong Joo cazzutissima e badass ma allo stesso tempo fragile e desiderosa della sua vecchia vita con i suoi vecchi amici diventati come una famiglia per lei. Vorrebbe che tutto tornasse come quando i tre erano ancora Divinità di montagna e fa di tutto per proteggere le persone a cui vuole bene. Anche cose poco lecite. L'ho amata.
Ed ora la cosa che invece mi ha convinto meno. La storia d'amore tra Lee Yeon e Nam Ji Ah. Chiariamoci, è una bella storia. Super romantica, straziante, fatta bene e ben costruita. E pure a tratti divertente. Il mio problema con lei è stato il fatto che di drama con due persone che si amavano nel passato, poi una è morta e si aspetta la sua reincarnazione per continuare ad amarsi... è roba già vista. Cioè, Destined with you parla più o meno della stessa cosa. Per questo mi sono ritrovata, a malincuore, a skippare alcuni pezzi di romanticismo tra i due, desiderosa solo di andare avanti nella trama principale o vedere cosa stesse combinando Lee Rang. Ho un feticismo per questo uomo
Anche la trama certe volte non è stata poi così chiara. Alcune volte fa diversi pasticci e ti costringe a porti domande che mai e poi mai avranno risposte. Per carità, la storia si segue bene ma consiglio di vedere le due stagioni godendosi la trama senza porsi troppe domande. XD
Detto questo, Tale Of the Nine Tailed 1 e 2 merita sicuramente la visione. Anche perché per come è finita la seconda stagione e la locandina di una terza già apparsa su Mydramalist, ci sono in ballo altre stagioni... e che ti perdi l'opportunità di vederti e far parte di una Saga?!
VOTO: 7.6 alla prima stagione e 7.8 alla seconda
A Familiar Stranger
Siccome le donne incinte uccise e fatte a pezzi -con testa e feto spariti - in Dark Night non mi avevano ancora convinto del tutto, ho deciso di buttarmi su questo mini drama da 8 episodi che alla fine si è rivelato uno dei migliori mini drama degli ultimi tempi.
Certo, c'è la questione dello scambio di faccia che ancora non mi fa dormire la notte ( l'hanno scuoiata? magia nera? ) ma nel complesso posso pure prendere queste domande e metterle a tacere concentrandomi su altro. In questo caso la trama:
Una povera pittrice viene ricattata dalla figlia del Primo Ministro per sposare il Generale al posto suo cossicchè lei possa continuare a troieggiare in giro con il suo amante, il Principe Ning.
Il ricatto consiste nella vita della sorella della pittrice, sorella sparita anni or sono e che la ragazza potrà rivedere solo se adempierà alle richieste della nobildonna. Anche se questa di nobile ha solo l'atto di nascita.
Per la riuscita del piano, alla pittrice viene data la faccia dell'altra donna appunto - operazione fattasi tramite magia nera credo- ed il sjuo compito è copulare con il Generale e trovare "qualcosa" - ma non si sa cosa - nella residenza del futuro marito.
Quello che però la Nobildonna non sa è che la pittrice ed il Generale si conoscono da tempo: riuscirà la nostra protagonista a fingere di essere la Figlia del Primo Ministro abbastanza a lungo da fregare il Generale o sarà prima quest'ultimo a riconoscerla vedendo oltre la sua nuova faccia?
Inizia così una serie che per le prime 4 puntate mi stava rincoglionendo, dandomi più domande che risposte e facendomi pensare che le cose stessero accadendo a caz...o di cane. Non ne vedevo il nesso...finché da metà serie in poi tutto si mette al suo posto. Le domande trovano risposta, le cose si chiariscono e nel finale c'è un colpone di scena che mi ha fatto sbarellare.
Nota di merito per il personaggio del Principe Ning che, partito come uno di quelli che vorresti solo menare, trova una sua crescita ed evoluzione caratterizzandosi come uno dei personaggi migliori di questo mini drama.
Cosa che invece la serie si poteva per me pure risparmiare è la solita reiterata storia d'amore dei due che si conoscevano e si amavano da prima ancora che inizi la storia. Per quanto mi riguarda continuerò a credere che questo escamotage narrativo non solo non sia romantico ma sia pure sinonimo di pigrizia:
facile fare una storia d'amore quando i due protagonisti si conoscono da anni e sono già mezzi innamorati!
Su i due lead posso poi dire poco. Carini e ben caratterizzati...ma niente di spettacolare. Insomma, nella norma.
Infine, una parola sulla Figlia del Primo Ministro: pazza scocciata! Ho goduto troppo quando tutti i suoi piani le si sono ritorti contro ed ha gradualmente perso ogni cosa. BHUHAHAHAHAHAHAHA!
Chiaramente poi, essendo solo 8 episodi da 20/30 minuti l'uno non c'è tempo e spazio per approfondire le cose ma quel poco che c'è basta e avanza.
Consigliato quindi per le serate quando si cerca qualcosa di veloce ma che non sia stupido.
Voto: 8 =
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