#Primo soccorso
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hardcoretillidie · 2 years ago
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La donna che ti ama
ti regala una lama
non ti vuole cambiare
ma unirsi a te in questo percorso infame (cuore) che si chiama vita
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pier-carlo-universe · 3 months ago
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Enzo Amich (FDI): presentato un progetto di legge per introdurre corsi di BLSD nella formazione delle Forze di Polizia
Una proposta di legge per salvare vite umane in caso di emergenza cardiaca
Una proposta di legge per salvare vite umane in caso di emergenza cardiaca Roma, 19 ottobre 2024 – Il deputato di Fratelli d’Italia, Enzo Amich, ha presentato un progetto di legge con l’obiettivo di integrare i corsi di BLSD (Basic Life Support and Defibrillation) nella formazione iniziale e periodica delle Forze di Polizia e dei corpi di Polizia Locale. La proposta mira a garantire che…
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ictadmin · 6 months ago
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nusta · 2 years ago
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Tra le poche cose che mi sono rimaste impresse del corso di primo soccorso fatto oltre 20 anni fa, a parte il mantra di chiamare subito il 118, c'è il non estrarre roba conficcata in una ferita, non mettere le mani in bocca a una persona in preda alle convulsioni, muovere la gente svenuta solo se sai come è caduta per terra perché potrebbe avere danni al collo e, accertato questo, mettere le persone svenute in posizione di sicurezza girandole sul fianco con le gambe e le braccia o una borsa e simili a fare da perno perché non cadano prone o supine, ma siano in condizioni di vomitare liberamente.
Non so se sarei capace ancora di fare una respirazione bocca a bocca o un massaggio cardiaco, spero di non trovarmi mai nella condizione di scoprirlo ×_× però se dovessi mettere in pratica quello che visto fare nelle millemila puntate di medical dramma che ho visto in vita mia penso farei un sacco di danni >_<
(Se non ricordo male al corso riguardo al laccio emostatico dicevano di scrivere con una penna l'orario sull'arto e allentare ogni tot minuti, ma non mi ricordo quanti e la gamba di Gregory House mi ha abbastanza impressionata da non sottovalutare il rischio di ischemia)
Comunque onestamente non so come reagirei in una situazione di emergenza, le poche volte che mi è successo di dover fare qualcosa con urgenza di fronte a qualcuno che stava poco bene mi sono agitata molto. Non mi fa impressione il sangue, ma soffro un poco di fobia degli aghi. L'altro ieri mi sono tagliata un poco un dito e nonostante il sangue sono riuscita a medicarmi da sola, ma se fosse successo a qualcun altro forse sarei andata nel panico e al pensiero di dover fare una iniezione mi sento poco bene @_@ però quelle penne per chi soffre di allergia credo che sarei capace di usarle (di nuovo, spero di non trovarmi mai in una situazione del genere).
LIBERA!
Il titolo non si riferisce a un proclama urlato a squarciagola per qualche lotta politica contro le sopraffazioni ma alla frase urlata dal dottore di turno dei medical drama quando si appresta a usare un defibrillatore su un paziente in arresto cardiaco.
Se non lo aveste ancora intuito, con questo post mi appresterò a raccontarvi quanto siano sbagliati e/o inesatti i medical trope cinematografici a cui tanto siete abituati, così abituati che promettereste denuncia al tribunale del diritto del malato qualora non vi venissero praticate le stesse identiche procedure.
NESSUNO ESTRAE I PROIETTILI
Non è una priorità, non è il proiettile a creare l’eventuale emorragia (cioè… lo ha fatto ma non continua a farlo) quindi tutte le scene in cui la vita dell’appena crivellato dipende dall’estrazione del proiettile SONO UNA STRONZATA. Eventualmente ci si concentra sul tamponamento della ferita applicando una pressione perché il tentativo di rimozione potrebbe peggiorare il sanguinamento, sia perché eseguito in modo maldestro con pinzette per sopracciglia o tenaglia da fabbro sia perché, a volte, il proiettile tiene chiusa la ferita.
Il proiettile è di per sé a bassa carica batterica (è stato sterilizzato dalla deflagrazione della polvere da sparo) quindi può essere rimosso a distanza di ore o giorni (e pure anni).
NESSUNO CAUTERIZZA LE FERITE
Il sanguinamento di un’arteria non lo fermi con un pezzo di ferro arroventato (se proprio tenendoci sopra qualche minuto una fiamma ossidrica) e sanguinamenti venosi li blocchi col tamponamento. Cauterizzare una ferita, a dispetto di quanto si creda, AUMENTA IL RISCHIO DI INFEZIONE perché non solo le ferite non le ‘disinfetti’ col fuoco ma un’ustione è una sede di ingresso di patogeni migliore di un semplice buco o taglio.
NESSUNO RIDUCE LE FRATTURE TIRANDO
O meglio, lo fanno gli ortopedici dopo un Rx e dopo averti somministrato del midazolam o del propofol. Se lo fai per strada a caso, rischi come minimo una lesione di un plesso nervoso o addirittura un’arteria tranciata. E se non sapete come steccare correttamente un arto evitate di farlo e aspettate i soccorsi.
NESSUNO ESTRAE I CORPI ESTRANEI CONFICCATI 
e comunque nessuno si fa distrarre da domande stupide prima della rimozione a tradimento.
I corpi estranei conficcati VANNO LASCIATI DOVE SONO perché un pezzo di legno appuntito, una scheggia metallica e persino un coltello stanno già creando un tamponamento su qualsiasi vaso dovesse essere stato reciso e una rimozione maldestra in ambito non operatorio potrebbe creare danni emorragici in uscita che non potrebbero essere trattati in modo professionale.
NESSUNO METTE LACCI EMOSTATICI
perché se non sapete qual è l’origine dell’emorragia (venosa o arteriosa) un laccio emostatico può creare un danno ischemico IMPORTANTISSIMO all’arto, proporzionale ai minuti di applicazione (dopo i canonici tre). Peggio che mai se applicate una cintura o una corda. TAMPONATE E BASTA.
NESSUNO AFFOGATO SPUTA L’ACQUA DOPO ESSERE STATO RIANIMATO
Se sei in arresto cardiaco, la respirazione bocca-a-bocca e il massaggio non servono a far tornare il cuore a pulsare e tu a respirare MA A PRESERVARE IN MODO FORZATO L’OSSIGENAZIONE E IL CIRCOLO in attesa di veri soccorsi attrezzati. Quindi nessuno che sia veramente in arresto cardiaco si rianima in tale modo (se succede era solo svenuto) né tantomeno avrebbe la forza di espellere con un colpo di tosse l’acqua del tratto tracheo-bronchiale. La posizione laterale di sicurezza, invece, ne permette il defluire per gravità.
NESSUNO INIETTA UN FARMACO PIANTANDOTI L’AGO DRITTO NELLA VENA DEL BRACCIO 
E soprattutto guardandoti negli occhi mentre lo fa.
Sarebbe quasi impossibile individuare la vena senza palpare e senza stabilizzare le proprie mani sull’avambraccio e se l’ago è perpendicolare alla cute, pochi millimetri prima sei fuori dalla vena e pochi dopo l’hai forata da parte a parte.
Bonus: se pianti un ago nel collo di una persona gli inietti il farmaco in trachea, nell’esofago, nel midollo spinale o anche nella tiroide.
NESSUNO FA LA TRACHEOTOMIA A UNA PERSONA CHE HA SMESSO DI RESPIRARE
La tracheotomia e la tracheostomia (la prima è la manovra, la seconda il foro praticato) servono a bypassare un’ostruzione tra la bocca e la laringe. Si fa col bisturi e un taglio prima verticale sulla cute e poi orizzontale sulla cartilagine cricotiroidea. Se perfori brutalmente con una penna è facile che farai soffocare la persona nel suo stesso sangue perché non è che inserendo una cannuccia l’emorragia si ferma. E devi avere difficoltà respiratorie da corpo estraneo… se hai già smesso di respirare è inutile.
E per concludere, ripetete con me:
NESSUNO INIETTA L’ADRENALINA NEL CUORE
né alcun’altro tipo di farmaco, soprattutto se sei in overdose da oppiacei. 
Capito Quentin Tarantino?
(ノಠ益ಠ)ノ彡┻━┻
Grazie dell’attenzione e dell’eventuale gentile reblog medico-divulgativo.
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alexjcrowley · 3 days ago
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Siamo seri ora dove sono i fan italiani di Severance? DOV'È IL MIO FANCLUB DI DARIO R.
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primepaginequotidiani · 4 months ago
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PRIMA PAGINA Il Tempo di Oggi domenica, 15 settembre 2024
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fabriziosbardella · 1 year ago
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A sostenere che “la montagna non è una Gardaland” è Giuseppe Dal Ben, direttore generale dell’Usl 1 Dolomiti, che in sette mesi ha aiutato 651 persone.  #montagnanongardaland #suem #elicotterifalco #rambo #dolomiti #cronaca #inevidenza #primopiano #soccorsoalpino #montagnasottovalutata #fabriziosbardella
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3nding · 9 months ago
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Da scienziato che, ad Oxford, ha lavorato sul vaccino poi prodotto e distribuito da AstraZeneca, ecco cosa ne penso. Thread: 1) Secondo alcune stime questo vaccino ha salvato, solo nel primo anno di utilizzo, sei milioni di vite - più di qualunque altro vaccino nello stesso periodo. 2) come qualunque altro farmaco, il vaccino AZ ha effetti collaterali, alcuni gravi. Quelli gravi sono, in frequenza, molto rari e paragonabili a quelli di qualunque altro farmaco. Altrimenti non sarebbe stato utilizzato. 3) hanno fatto scalpore, dato il periodo storico e la particolare attenzione dei media, quelle famose trombosi associate a piastrinopenia. Queste sono simili, per natura, a quelle causate da un altro farmaco approvato, l'eparina. 4) La discussione è tornata alla ribalta perché AZ ha ammesso, per la prima volta in tribunale, che il vaccino può causare questi effetti collaterali rari e gravi. Nota: l'ha ammesso per la prima volta IN TRIBUNALE, ma se ne parla liberamente da anni. Non-notizia. 5) Non mi stupisco che
se ne parli di nuovo, ma questa è una non-notizia dato che della presenza di questi effetti collaterali, come per qualsiasi altro farmaco, si sa da anni, e sia l'azienda che gli enti regolatori ne hanno sempre parlato apertamente. 6) Il fatto che si sappia di questi effetti collaterali rarissimi in realtà è segnale che il famoso "sistema" funziona: - gli enti regolatori se ne sono accorti in farmacovigilanza - l'azienda e la comunità scientifica ne ha preso atto senza problemi 7) Dato che i vaccini a mRNA sono veramente eccezionali in termini di sicurezza (non avendo MAI effetti collaterali potenzialmente letali) ha avuto senso, aumentata la disponibilità di dosi e una volta ridotta la circolazione virale, concentrarsi solo su quelli. 8) Il vaccino AZ ha rappresentato uno strumento di primo soccorso durante le fasi iniziali di pandemia, dati i suoi ottimi profili di sicurezza e la sua efficacia particolarmente contro malattia grave. Ha salvato molte, ma molte, ma molte vite. 9) Quello che mi preoccupa è questo: Il grosso problema di PR è capitato proprio all'unico vaccino che veniva venduto a prezzo di costo. Alla prossima pandemia l'azienda che si rende disponibile a regalarci un vaccino a tali condizioni ce la scordiamo. 10) Chi odia la mia categoria, generalmente ritrae gli scienziati come dei manipolatori di masse, insabbiatori di effetti collaterali. I rari effetti collaterali del vaccino AZ sono stati segnalati proprio dagli scienziati, non da PippoSport69. 11) Ho scritto di più su questo vaccino, e su pandemie future, nel mio libro "Malattia Y". Libro sfortunato con i tempi, uscito 1 mese dopo l'invasione dell'Ucraina. Peccato, è un buon libro e a quanto pare ancora oggi c'è un gran bisogno di chiarezza. 12) Questo thread mi sembrava necessario, ma ora preferisco guardare in avanti. Di recente ho finalmente ottenuto un importante investimento da Oxford per individuare nuovi farmaci contro malattie oncologiche ed altro (vedi pin sul profilo) Non vedo l'ora di ripartire! Saluti:) Giacomo Gorini
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precisazioni · 2 months ago
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martedì scorso mio padre ha avuto un ictus. da qualche tempo c'erano dei segnali: era assente, non capiva sempre le cose, si addormentava senza motivo; pensavamo potesse essere l'inizio dell'alzheimer, ma la visita aveva dato esito negativo. oltre alla demenza, questi sintomi sono precursori di un'ischemia, e la mattina di martedì, dopo diversi giorni in cui si svegliava agitato, si è alzato con un crampo, che è un altro possibile sintomo, è andato in bagno ed è caduto, per fortuna senza farsi male. a mia madre, come sempre, ha detto che non fosse niente: lo fa sempre – sto bene, sto bene, non ti preoccupare, sto pensando di iscrivermi alla maratona, come a voler confermare il suo stato di salute. l'ha aiutato a tornare a letto e poi hanno fatto colazione, quindi lui è tornato in bagno, ma con la porta aperta, e da lì mia madre ha visto una parte del viso cadente. i miei vivono in campagna e l'ambulanza, nel rispetto di un protocollo incomprensibile, lo ha prima portato in un centro ospedaliero sì più vicino ma non attrezzato per le ischemie – anche se era evidente che quello fosse un episodio di pre-ictus. portarlo in quella clinica, fargli fare una tac con strumenti insufficienti, per poi avere come esito: "bisogna portarlo in un altro ospedale", il tutto con oltre due ore di tempo perse. nel frattempo, a mio padre è venuto l'ictus vero e proprio – e se era entrato, pur con fatica, al pronto soccorso camminando, ne è uscito paralizzato
i miei vivono in sicilia, e in tutta la regione ci sono meno di cinque centri specializzati per l'ictus; in lombardia ce ne sono trentuno. una volta trasportato d'urgenza, l'operazione è durata a lungo, forse due ore. io intanto avevo prenotato un volo d'urgenza, e mio fratello pure. ci hanno detto che l'attacco ischemico è stato grave; mia madre è distrutta, le mie sorelle pure. il giorno dopo lo vedo ed è forse la visione più dolorosa che abbia mai avuto. gli occhi velati, lo sguardo fisso verso l'alto, la bocca storta, gli arti paralizzati, incapace di deglutire. soffre di diabete e ipertensione, ma ha sempre vissuto in modo sano; in tutta la vita si è preso l'influenza soltanto due volte. ha una moglie e quattro figli e gli vogliamo tutti un mondo di bene. è un tipo silenzioso, taciturno, ma positivo e sempre sorridente, e non ci ha mai fatto mancare nulla. quarantotto anni di matrimonio e tratta mia madre con lo stesso amore del primo giorno, ed eccolo lì, come se dovesse espiare una colpa infinita per cui però non ha alcuna responsabilità
durante l'operazione ha ingoiato del sangue e solo uno dei due trombi è stato rimosso: l'altra arteria si è chiusa, irrimediabilmente. poi, la polmonite – denominata ab ingestis, che si sviluppa quando nei polmoni finisce un agente esterno, e che è mortale fino al trenta percento. queste giornate sono state un inferno, tra angosce e pianti isterici, qualcosa che non pensavamo di meritarci e che sicuramente lui non merita. la polmonite, però, sembra in regressione, i farmaci funzionano e lui inizia a stare meglio. dopo una vita passata a essere ottimista e sorridente, si commuove nel vederci, sussurra "ti amo" a mia madre, lui che in quarantotto anni di matrimonio l'avrà detto non più di dieci volte, per tenere preziose quelle parole. gli occhi sono più lucidi e ha ancora un ausilio per la respirazione, ma i medici dicono che sta migliorando. da sabato la polmonite è in regressione; nel saperlo sono scoppiato a piangere, poi ci siamo abbracciati tutti, i quattro figli e nostra madre. tra ieri e oggi, finalmente, abbiamo ricominciato a riconoscere il suo sguardo di sempre: il coagulo si sta assorbendo e forse hanno diminuito le benzodiazepine. ha iniziato la fisioterapia e sta rispondendo bene; lui è lucido, il cervello sembra non essere stato intaccato. la ripresa sarà lunga, mesi o forse anni e non è detto che sarà completa, ma non vediamo l'ora di riabbracciarlo
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hardcoretillidie · 10 months ago
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asciugati le lacrime
che questa vita sei tu che l’hai decisa
che l’hai uccisa
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sciatu · 5 months ago
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LA BATTAGLIA DI LEPANTO - Nel 1500 la distribuzione della popolazione siciliana era molto diversa dall’attuale. I grandi paesini presenti lungo la costa con la loro caotico agglomerato di case e palazzi, non esistevano a causa delle terribili scorrerie dei pirati turchi. I paesi e paesini fortificati, sorgevano nell’entroterra, spesso su colline o in luoghi ben difendibili. Lungo la costa vi era un sistema di sorveglianza con circa 600 torri che monitoravano il mare a scoprire per tempo la presenza dei temuti pirati. Nei grandi porti e presso i villaggi più grossi, vi erano forze d’intervento che dovevano attaccare le navi dei pirati appena avvistate o i turchi sbarcati che iniziavano una scorreria verso l’interno. I temuti pirati e le loro scorrerie erano una minaccia costante e imprevedibile.
Per questo motivo, quando papa Pio V chiamò alla Guerra Santa contro la flotta turca di Alì Pascià, per soccorrere la guarnigione Veneziana assediata a Cipro, l’adesione da parte dei siciliani fu immediata. Subito fu armata una flotta con i soldi delle città e dei nobili siciliani. Armare una galera all’epoca, non era una cosa semplice ed immediata. I turchi ed i veneziani avevano non solo enormi arsenali ma flotte già pronte conservate in enormi magazzini. Inoltre avevano un sistema di arruolamento collaudato e sicuro per cui non avevano problemi a trovare i rematori (che solo in piccola parte erano galeotti o prigionieri di guerra), gli equipaggi ed i soldati. È da notare quindi la velocità con cui la flotta siciliana (circa una decina di galee) fu allestita e armata, mentre quella spagnola dovette approntarsi con difficoltà recuperando dagli stati italiani materiale per le armi e gli scafi, rematori e marinai.
A Messina si riunì quindi nel luglio del 1571, la grande flotta di poco più di 200 galere formate da veneziani, pisani e genovesi sotto le insegne papali, quindi i cavalieri di Malta, gli spagnoli da Barcellona, quelli del regno di Napoli e la flotta siciliana guidata dall’ammiraglia, la Capitana di Sicilia. La flotta turca, conquistata Cipro nell’agosto di quell’anno, dopo aver messo a ferro e fuoco il basso Adriatico attaccando e conquistando le roccaforti veneziane nella Dalmazia e in Albania, si stava ritirando verso Lepanto, stanca e corto di munizioni, pronta a ricevere l’ordine di ritorno a Istanbul per porre le galere in darsena dato che non potevano affrontare le tempeste autunnali.
Quell’ordine però non arrivò mai.
La flotta della Lega Santa si diresse verso settembre contro la flotta nemica cercando di ingaggiar battaglia prima che il tempo peggiorasse. Le due flotte si ritrovarono a Lepanto, in una insenatura riparata, base dei turchi ma adatta al movimento delle duecento navi della Lega Santa che dovevano affrontare le circa trecento degli avversari. Disposti gli schieramenti gli uni di fronte agli altri, Alì Pascià prese l’iniziativa e puntò la prua direttamente contro la nave di Giovanni d’Austria. La flotta turca lo seguì muovendosi velocemente con il vento a favore. La sua ala destra, guidata dall’esperto capitano Shoraq detto Scirocco, si scontrò contro le navi veneziane e spagnole agli ordini del veneziano Barbarigo che in un primo tempo sembrò soccombere all’urto. Dopo l’arrivo delle navi di riserva venute in soccorso, i veneziani riuscirono a capovolgere la situazione e a catturare e uccidere il comandante avversario.
Sull’ala sinistra i turchi erano principalmente pirati algerini, astuti ed esperti che cercarono di circondare le navi dell’ammiraglio Doria che invece si defilò andando verso il mare aperto inseguito dai pirati che catturarono solo qualche nave rimasta indietro.
Ali Pascià notò che molto avanti rispetto alla linea su cui si era distribuita la flotta nemica erano state disposte sei grosse navi da trasporto chiamate galeazze, lente e tozze, con la murata tanto alta che ne impediva l’abbordaggio. Le galeazze erano scortate dalle galee con le vele rosse della flotta siciliana quasi che quel pugno di navi volesse fermare l’avanzata della potente flotta turca.
Alì Pascià, decise di ignorare quel che considerò un diversivo e si diresse prontamente contro l’ammiraglia della flotta nemica. Le navi che lo seguirono approcciarono le galeazze scoprendo che, contrariamente all’uso di allora, quelle grosse e goffe navi erano dotate di cannoni disposte lungo tutto il loro perimetro. Con una potenza di fuoco superiore di sei o sette volte quella di una normale galera, le galeazze incominciarono a bombardare dall’alto i vascelli nemici, distruggendo e affondando navi su navi e scompigliando la flotta turca che perse slancio e forza. A bordo delle galeazze Giovanni d’Austria aveva fatto collocare gli archibugieri che decimarono gli equipaggi di ogni nave nemica che si avvicinava a loro.
Le galeazze, seguite dalla flotta siciliana, incominciarono a girare in tondo rendendo il tratto di mare vicino a loro, un inferno. La Sultana, l’ammiraglia turca raggiunse velocemente Giovanni d’Austria che vedendo arrivare i nemici, lanciò la sua nave contro quella di Alì Pascia così che la sua guardia personale, il Tercio de Cerdena, una compagnia formata da veterani di Castiglia ed Estremadura di base in Sardegna, andò all’arrembaggio della nave avversaria. I castigliani si trovarono di fronte gli giannizzeri turchi, un corpo scelto formato da slavi cresciuti ed addestrati ad Instabul.
Lo scontro fu durissimo.
Per tre volte gli spagnoli andarono all’arrembaggio e furono cacciati indietro, Giovanni d’Austria fu ferito e spesso sul punto di soccombere. Le navi nemiche si concentrarono intorno alla loro ammiraglia, lo stesso fecero quelle della Lega Santa. Ormai era una lotta all’ultimo sangue.
Gli esperti soldati combattevano ormai all’arma bianca, i marinai, i rematori che spesso erano uomini della strada o gente di campagna arruolata a forza o per debiti, si erano uniti a loro e lottarono con rabbia e determinazione. Ormai tutti combattevano per sopravvivere tra i morti e i feriti, in un intreccio di legni rotti, carni tranciate, sangue e fumo di polvere da sparo.
La grande santa battaglia diventò una caotica, sanguinosa, terribile carneficina.
Le navi dell’ala sinistra turca, vedendo l’inutilità di inseguire l’ammiraglio Doria tornarono su i loro passi e veleggiarono verso l’ammiraglia a darle manforte. Se avessero raggiunto il groviglio di navi nel centro della formazione, le truppe spagnole avrebbero avuto la peggio. Fu questo quello che pensò Giovanni Cardona, capitano dell’ammiraglia siciliana, che subito lasciò le terribili galeazze e incrociò con la sua Capitana, le navi nemiche attaccandole, incurante della superiorità numerica, del mitragliare delle archibugiate e del fuoco delle cannonate. Ferito più volte con i suoi uomini riuscì a fermarle spingendole lontano dalla mischia.
In quel momento, le navi pisane, vittoriose sull’ala destra dei turchi, riuscirono a farsi largo tra il groviglio di remi rotti e alberi maestri tranciati dai cannoni ed arrivarono nella mischia delle ammiraglie, buttandosi all’arrembaggio di quella. Ebbero la meglio sui giannizzeri sopravvissuti agli scontri con i castigliani e catturarono, uccidendolo, Alì Pascià. Alla vista della testa del loro ammiraglio che dondolava sul pennone della sua ammiraglia, le navi turche superstiti (ormai poche e malconce) si dileguarono, o almeno ci provarono a causa delle galeazze che le aspettavano al varco, lasciando dietro di loro un mare di relitti e di sangue.
La vittoria fu una di quelle più pubblicizzata dei suoi tempi. Libri, poesie, grandi quadri, narrazioni epistolari si sparsero per tutta Europa a raccontare la grandiosa vittoria e l’immensa carneficina. I turchi rallentarono la loro pressione via mare ed aumentarono quella via terra dirigendo le loro truppe alla volta di Vienna.
In Sicilia l’evento ebbe una grande risonanza. Prova ne è la descrizione della battaglia rappresentata negli stucchi di Santa Cita e persino nelle carceri dello Speri dove un giovane condannato disegnò la battaglia su indicazione di un veterano. Messina, che era una porta del mediterraneo orientale, grata a Giovanni d’Austria, fece fondere una statua in bronzo che lo ricordasse e celebrasse. Le galeazze cambiarono il modo di concepire la guerra per mare. Presto vascelli dalle alte murate e con un gran numero di cannoni sostituirono le galere ed i pirati turchi furono pian piano eliminati, cosa che permise lo sviluppo dei paesi costieri siciliani e, ai Principi di Palermo, di iniziare a costruire le bellissime ville di Bagheria.
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pier-carlo-universe · 4 months ago
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"Metti la sicurezza al volante" ad Alessandria: un evento per sensibilizzare alla sicurezza stradale
Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti organizza una giornata dedicata alla cultura della sicurezza stradale con eventi interattivi e attività per tutte le età.
Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti organizza una giornata dedicata alla cultura della sicurezza stradale con eventi interattivi e attività per tutte le età. Sabato 12 ottobre 2024, Alessandria sarà protagonista dell’evento “Metti la sicurezza al volante”, una giornata dedicata alla promozione della cultura della sicurezza stradale. Organizzata dal Ministero delle Infrastrutture e…
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ictadmin · 2 years ago
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Come interviene il RLS in caso di infortunio sul lavoro
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La figura del RLS (il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza) è fondamentale per assicurare di affrontare i rischi in maniera appropriata sul posto di lavoro, quindi, come occorre comportarsi quando si trova di fronte a un caso di infortunio?
Le attività del RLS durante un infortunio
Prima dell’infortunio
La prima difficoltà consiste nel fatto che il RLS spesso non viene a conoscenza dell’infortunio. Per questo, al più presto, è opportuno che il RLS arrivi ad un accordo con l’azienda, in base al quale si stabiliscano procedure da eseguire in caso di infortunio.
Nella procedura deve essere prevista l’immediata segnalazione al RLS in caso di infortunio ed il diritto di quest’ultimo ad intervenire sul luogo. Ciò anche nel caso che l’infortunio riguardi lavoratori di imprese in appalto.
Durante un infortunio è essenziale che il RLS mantenga una comunicazione diretta con i lavoratori, chiedendo loro di informarlo tempestivamente nel caso vengano a conoscenza di un infortunio; tra le forme di comunicazione tra RLS e lavoratori citiamo, ad esempio:
un’apposita bacheca in cui mettere gli avvisi,
lettere circolari da far distribuire dal datore di lavoro (ad esempio nella busta paga),
assemblee sindacali.
In questa fase è anche opportuno che il RLS coinvolga i lavoratori addetti al servizio di Pronto Soccorso, in modo che lo avvertano subito.
Dopo l’infortunio
In caso di infortunio grave, è compito del RLS informare la ASL o la Polizia.
Quindi occorre parlare con i lavoratori che hanno subito l’infortunio, se possibile, e con i testimoni e compagni di lavoro e raccogliere ed annotare più informazioni possibili; se l’infortunato non è presente in azienda cercare di sentirlo al più presto, anche solo per telefono. Se l’infortunato è in condizioni di debolezza fisica, psicologica e forse anche economica garantirgli appoggio.
Un'altra fase essenziale richiede di raccogliere ed annotare le informazioni più importanti, sentendo l’infortunato, i colleghi, i testimoni. Il responsabile, seguendo i consigli ottenuti durante il corso di formazione per RLS, può seguire, ad esempio, questa check list:
nome dell’infortunato, qualifica, mansione
gruppo omogeneo o reparto
anni di anzianità lavorativa in azienda, anzianità lavorativa in quella mansione
nomi dei testimoni
in che posto è avvenuto l’infortunio, su che macchina o impianto
breve descrizione di come è avvenuto l’infortunio (chiedere all’infortunato o ai testimoni):
cosa fa quel lavoratore normalmente?
quale lavoro svolgeva il giorno dell’infortunio?
cosa faceva al momento dell’infortunio?
chi era il suo capo diretto?
chi era il capo del capo?
L'RLS procede alla ricerca delle cause dell'infortunio
Rispondere a una serie di domande potrà permettere di delineare al meglio le cause dell'infortunio e a raccogliere preziosi dati per rendere più sicuro il luogo di lavoro.
Vi sono macchine pericolose o non protette? Con le mani si riesce a raggiungere parti pericolose della macchina? Perché non ci sono protezioni?
C’è stata una rottura di parti meccaniche?
Le attrezzature usate sono adeguate? Si potevano usare attrezzi o metodi di lavoro più sicuri? Perché non sono stati usati?
Il lavoratore conosceva bene il lavoro? Aveva seguito specifici corsi di sicurezza?
Ci sono per quel lavoro “procedure” o ordini scritti o a voce? Che margini di autonomia aveva il lavoratore?
Era un lavoro usuale, cioè fatto come al solito o “fuori dal normale” cioè fatto per la prima volta o raramente? Il modo di lavorare seguito dal lavoratore era noto ai superiori?
C’erano problemi di fretta?
C’erano lavoratori di società in appalto? Hanno ricevuto le informazioni sui rischi? Problemi di coordinamento?
Il lavoratore indossava DPI? Erano previsti? Il danno sarebbe stato diverso?
Erano movimentati carichi pesanti? Era possibile utilizzare attrezzature diverse?
C’è stata una influenza dei fattori ambientali? Troppo caldo, troppo freddo, luce insufficiente? Troppo rumore? È sempre così o per un motivo eccezionale?
Com’erano gli spazi? Ristretti? E le vie di transito? Ingombre? I pavimenti? Scivolosi?
Nel passato sono avvenuti infortuni o incidenti analoghi? Verificate su Registro degli Infortuni. Erano stati presi provvedimenti?
La lavorazione era stata presa in considerazione nel documento di valutazione dei rischi (o piani di sicurezza)? Che sistemi di prevenzione erano previsti? Sono stati rispettati?
Come stabilire la data di ripresa del lavoro
Studiare le misure di bonifica che si possono adottare per evitare il ripetersi dell’infortunio; discuterne con i lavoratori; non preoccuparsi per i costi: il datore di lavoro, per legge, deve adottare la soluzione più sicura indipendentemente dai costi; proporre la bonifica al datore di lavoro e valutare se sono accettabili altre sue eventuali proposte; stabilire entro che data l’intervento deve essere effettuato ed il nome della persona incaricata della realizzazione.
Sistema di controllo per verificare che gli interventi vengano realizzati e se sono soddisfacenti.
Ricordare ai lavoratori che possono eventualmente rivolgersi ai Patronati Sindacali per qualsiasi assistenza di tipo assicurativo e medico legale.
Indagini analoghe sono raccomandabili in tutti i casi in cui avviene un incidente, anche se non causa vittime.
Per affrontare al meglio le situazioni di emergenza, il RLS dovrà ricevere una adeguata formazione obbligatoria presso appositi enti accreditati per la formazione sicurezza sul lavoro.
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raffaeleitlodeo · 1 month ago
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I CONTI DELLA SERVA. Ieri Trump ha fatto sapere di aver avvertito l’Unione che i paesi europei che hanno avanzo attivo nella bilancia dei pagamenti (cioè che esportano in US più di quanto importano) dovranno pareggiare i conti acquistando più petrolio e gas americano, altrimenti “saranno dazi senza fine!”.
Solo nell’automotive, dazi pesanti sarebbero -25.000 posti di lavoro, per lo più tedeschi ed italiani. Vediamo un po’ la faccenda in soldoni.
La bilancia dei pagamenti Italia-US è attiva per 42 MLD €. La nostra bolletta energetica è di 66 MLD €. Dovremmo quindi stornare 2/3 dei nostri acquisti energetici dai ns fornitori abituali (tra cui il 25% dalla Russia) in favore degli americani. Da vedere però le tariffe applicate dagli americani, tra cui l’oneroso trasporto, ma soprattutto il costo dello shale gas che è parecchio fiori mercato rispetto a gas e petrolio afro-arabo-russo.
Se l’eventuale riorientamento delle forniture sarebbe un terremoto geopolitico e delle relazioni internazionali (operazioni Eni in Libia, Nigeria etc.), il costo sarebbe probabilmente un significativo ammanco di bilancio (spesa su Pil), una importazione netta di inflazione ed un aumento dei costi di produzione (per via del costo energetico) con effetti ultimi di aumento generalizzato dei prezzi e diminuzione delle esportazioni. In pratica, il suicidio non assistito dell’economia nazionale.
Forse potremmo mitigare un po’ la faccenda aumentando l’import dagli US di beni non energetici. Ma questo significherebbe infarcirci di roba per noi non immediatamente utile o fuori mercato. Comunque è da vedere se la condizioni le possiamo trattare o le decide Trump e basta.
Poco tempo fa, il nuovo segretario NATO Rutte, ha fatto sapere che il 2% di Pil in spese militari non è più il traguardo da raggiungere, ma il 3% o forse di più. Ieri Financial Times ha detto di saper per certo che Trump chiederà addirittura il 5%! Noi spendiamo circa 32 MLD € cioè il 1,42% del Pil. Arrivare al 3% significa raddoppiare la spesa ovvero altri 32 MLD €, un altro ammanco deciso del bilancio nazionale.
Che ci frega se abbiamo una delle popolazioni più anziane del mondo e medici ed infermieri scappano dai pronto soccorso perché non più in grado di operare umanamente il servizio? Ci faremo ricoverare in fureria.
A questo punto o Bruxelles manda in soffitta tutte le norme che governano le economie dell’area euro (rapporto debiti/Pil) o dovremo andare a tagliare la spesa pubblica (aumentare le tasse per carità, magari ai redditi più alti non se ne parla nemmeno). Il tutto per infarcirci di sistema d’arma per lo più americani. Forse una parte di questi nuovi acquisti potranno scalare i 42 MLD € di disavanzo attivo commerciale.
Trump realizzerebbe così diversi goal.
Il primo sarebbe che i vecchi patti ipotizzati da Obama anni fa quali il TTIP che doveva legare in una matassa commerciale US ed europei, sarebbero superati da questo ordine di importazioni coatte dove il guadagno è tutto da una parte. Pollo al cloro? Oh yes!
Il secondo è che forzando la vendita di energia americana oltre a rinforzare non più il legame ma la dipendenza geopolitica EU-US, beneficerebbe i principali sponsor della sua presidenza che sono -da sempre- i big dell’energia fossile.
Il terzo sarebbe la totale distruzione dell’economia europea a vari livelli, gli europei pagherebbero la svolta multipolare e l’espansione commerciale e produttiva cinese (e non solo) nel mondo che va a detrimento delle posizioni americane.
Infine, quarto, ci ritroveremmo gonfi di armi la cui gran parte è in elettronica ovvero US e quindi saldati una volta di più al polo US che deciderà dove, come e quando mandarci a far guerra di qui e di là secondo proprie intenzioni e benefici.
Tutto ciò verrà gestito dalla signora in immagine, affascinata da Milei e Musk, con i sodali della Lega e di Forza Italia per i quali tasse ai più capienti, politiche redistributive e di spessa sociale sono anatema. Non sono più di destra come molti dicono (categorie superate!), ci assomigliano solo.
Arrivati qui mi verrebbe voglia di intingere il pennino nel veleno e scrivere una notarella sui teorici del sovranismo e del populismo che forse negli ultimi anni non hanno ben capito che in mondo siamo capitati, i “non c’è più destra e sinistra”, quelli che si son bagnati vedendo eletto il "miliardario del popolo" alle ultime elezioni americane, coloro che passano il loro tempo ancora a volgere le loro ossessioni contro il genderismo, il green deal ed altre ininfluenti questioni di ininfluente guerriglia culturale, ma mi asterrò.
Del resto, se costoro non capiscono la lingua che parla la realtà concreta figurati quanto gliene importa di una nota di Fagan.
Auguri a Voi e famiglia!
NOTA. I conti si riferiscono al bilancio statale, cioè all'Italia e quindi "i conti della serva" del titolo, sono i conti dell'Italia. Ogni altra attribuzione dell'epiteto "serva" ad altro soggetto non era nelle intenzioni dell'autore del post. Pierluigi Fagan, Facebook
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vintagebiker43 · 10 days ago
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Luca Marinelli da brividi: l'attore nella veste insolita di cantante esegue 'The ghost of Tom Joad'
Marinelli canta Springsteen che parla dell'interprete di "Furore" (Steinbeck)
Testo in Italiano
Uomini camminano lungo i binari,
vanno in un posto da cui non si ritorna,
elicotteri della polizia stradale arrivano sopra il ponte,
minestra scaldata su un falò sotto il ponte
la fila per un soccorso è così lunga da girare l'angolo,
benvenuti al nuovo ordine mondiale
famiglie dormono nelle loro macchine nel Sudovest
senza casa, senza lavoro, senza pace, senza riposo.
l'autostrada è viva stasera,
ma nessuno prende in giro nessuno su dove porti,
sto qui seduto alla luce del falò
cercando il fantasma di Tom Joad
lui prende un libro di preghiere dal proprio sacco a pelo,
il predicatore accende una sigaretta e aspira
aspettando il giorno in cui l'ultimo sarà il primo e il primo sarà l'ultimo
dentro una scatola di cartone nel sottopassaggio
hai un biglietto di sola andata verso la terra promessa,
hai un buco nello stomaco per la fame e una pistola in mano
dormi su un cuscino di pietra dura
ti lavi negli acquedotti della città
l'autostrada è viva stasera,
tutti sanno dove porti,
sto qui seduto alla luce del falò
cercando il fantasma di Tom Joad
Tom disse "mamma, ovunque trovi un poliziotto che picchia un ragazzo,
ovunque trovi un neonato che piange per la fame
dove ci sia nell'aria la voglia di lottare contro il sangue e l'odio
cercami, mamma, io sarò lì
ovunque trovi qualcuno che combatte per un posto dove vivere
o un lavoro dignitoso, un aiuto,
ovunque trovi qualcuno che lotta per essere libero,
guarda nei loro occhi, mamma, vedrai me"
beh l'autostrada è viva stasera
ma nessuno prende in giro nessuno su dove porti,
sto qui seduto alla luce del falò
con il fantasma del vecchio Tom Joad
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schizografia · 2 months ago
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Tumblr media
E' nel momento in cui stavo disegnando un autoritratto con l'inchiostro di china (che conservo) che ho avuto la prima crisi che mi condusse al mio primo ricovero forzato (giugno 1972). La mia testa si torse e restò fissata... la mia visione divenne confusa.. provavo un sentimento di strana tranquillità (...) Poiché in questo periodo osservavo un mutismo totale, mi limitavo a restare disteso sul letto. La mia famiglia alla scoperta della mia condizione si rivolse a un medico di pronto soccorso che non ricevendo risposte da parte mia, ordinò il mio ricovero immediato. (...) In ospedale chiesi a un infermiere che passava perché mi trovassi là. Fermandosi appena il tempo per somministrarmi la dose di medicine, mi rispose: schizofrenia.
David Nebreda
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