#Casi irrisolti
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"Cosa Nasconde la Radura di Robert Dugoni": Tracy Crosswhite e i Segreti di una Comunità. Recensione di Alessandria today
Robert Dugoni ci regala un nuovo intricato caso per la detective Crosswhite, che scava nel mistero di un vecchio suicidio per scoprire la verità nascosta tra le ombre.
Robert Dugoni ci regala un nuovo intricato caso per la detective Crosswhite, che scava nel mistero di un vecchio suicidio per scoprire la verità nascosta tra le ombre. In “Cosa Nasconde la Radura”, Robert Dugoni ci porta ancora una volta nel mondo oscuro e complesso della detective Tracy Crosswhite, una donna guidata da una profonda sete di giustizia dopo aver perso la sorella in circostanze…
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'Casi irrisolti' - Un libro interattivo e illustrato per diventare detective!
Un ragazzo con molti segreti trovato morto in piscina durante i Mondiali di Italia ’90; un veterano della Prima guerra mondiale ucciso negli anni Sessanta in una casa di riposo per militari in pensione; una settimana bianca con delitto nella scintillante Cortina d’Ampezzo degli anni Ottanta. Tre storie che sembrano indecifrabili, nessuna certezza sulle dinamiche né tantomeno sui possibili…
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Storia Di Musica #321 - Okkervil River, The Stage Names, 2007
Fino a 15 giorni fa non conoscevo questo gruppo, e la sua storia variegata e spassosa. Non conoscevo ovviamente nemmeno il loro modo di fare musica, che mi ha colpito davvero tanto. Will Sheff, voce e chitarra, Zach Thomas al basso e al mandolino e Seth Warren alla batteria sono tre amici sin dal tempo del liceo, e vivono nel New Hampshire. Si trasferiscono dopo il college ad Austin, in Texas, e mettono su una band: prendono nome dal titolo di un racconto di Tat'jana Nikitična Tolstaja (che discende da un ramo minore dei Tolstoj), contenuto nella raccolta Sotto Il Portico Dorato, che si intitola Sul Fiume Okkervil, che è un breve fiume che passa per San Pietroburgo: Okkervil River. Siamo a fine anni '90 del '900 e i nostri registrarono un album autoprodotto composto da sette canzoni intitolato Stars Too Small To Use. Iniziano a fare concerti, la band si allarga (Jonathan Meiburg alla fisarmonica e poi all'organo). Nel 2002 la famosa etichetta indipendente Jagjaguwar li mette sotto contratto: Seth Warren abbandona per seguire la carriera accademica a Berkely e viene sostituito da Mark Pedini alla batteria. Nello stesso anno pubblicano il loro primo LP, Don't Fall In Love With Everyone You See. Un anno dopo si spostano a San Francisco, Warren ritorna in gruppo, e pubblicano Down The River Of Golden Dreams. La band ha continui cambi di formazione, ma raggiunge una certa forma quando Travis Nelsen sostituisce Pedini alla batteria e si aggiunge un altro chitarrista, Howard Draper. Con questa formazione, nel 2005, pubblicano il loro lavoro più riuscito, che li fa conoscere in maniera decisiva anche oltre la scena indipendente: Black Sheep Boy è osannato dalla critica e vende benissimo per un disco indipendente, tanto che la band lo pubblica nel 2006 anche in Europa e ne fa uscire un mini EP in accompagnato, Black Sheep Boy Appendix. Zach Thomas esce dal gruppo e viene sostituito da Pat Pestorius. Il suono è un folk rock ricco, delicato, gioioso ma sono le idee dei testi di Sheff che stupiscono, in una sorta di costruzione di musica cabaret dove il racconto, a volte stucchevole, di ciò che succede intorno a lui è il fulcro della musica degli Okkervil River. E prova maestra è il disco di oggi, uscito nell'Agosto del 2007 e quasi da subito un classico della musica indipendente.
The Stages Names è, come suggerisce il titolo, una riflessione ironica e senza peli sulla lingua sull'essere un'artista e sulle storie che l'esserlo nasconde. Our Life Is Not A Movie Or Maybe prende in giro il già allora evidente e potente ingigantimento di qualsiasi cosa succeda nella vita di chiunque, o per meglio dire, la voglia di rendere le cose della vita molto più drammatiche o epiche di quello che sono (It's just a life story, so there's no climax\No more new territory, so pull away the IMAX). Unless It's Kicks è una analisi sul rapporto artista fan, A Hand To Take Hold Of The Scene è la prima genialata, infatti è una canzone che racconta della trama di due programmi TV, Cold Case (famoso anche in italiana, sulla squadra dell'FBI chiamata a risolvere i casi irrisolti di anni precedenti) e Breaking Bonaduce (una sorta di documentario su Danny Bonaduce, famoso attore bambino degli anni'70, che raccontava dei suoi problemi familiari da adulto) in cui furono usate canzoni della band (in Cold Case Black Sheep Boy). Savannah Smiles è la storia di Shannon Wilsey, famosa pornostar americana, che prese il suo nome d'arte da un film, Savannah Smiles del 1982: la sua è una storia tragica, poichè dopo un incidente stradale dove rimase sfregiata, decise di suicidarsi per non essere vista "brutta". Plus Ones è un piccolo capolavoro: l'espressione indica nelle liste dei concerti le aggiunte che gli ospiti dei backstage hanno per le entrate, ed è un testo quasi non sense che aggiunge uno o più unità a famosi titoli di canzoni: ? and the Mysterian che scrissero 96 Tears diventano 97, le 50 Ways To Leave Your Lover di Paul Simon diventano 51 e così via, citando anche i The Byrds di Eight Miles High, i R.E.M. di 7 Chinese Bros., David Bowie in TVC15 ed altri. You Can't Hold The Hand Of A Rock And Roll Man cita nel titolo un testo di una canzone di Joni Mitchell, Blonde In The Bleachers, e cita nel testo un quadro di Marchel Duchamp, La Sposa Messa A Nudo Dai Suoi Scapoli, Anche. John Allyn Smith Sails è dedicata alla vita e al suicidio del poeta confessionale John Berryman (originariamente John Allyn Smith). La canzone si conclude rielaborando la tradizionale canzone popolare Sloop John B (resa famosa dai Beach Boys), paragonando la morte a un viaggio di ritorno a casa. Non posso non citare anche Title Track (che cita Hollywood Babylonia di Kenneth Anger) e la toccante A Girl In Port, canzoni misteriosa e dolente. Le canzoni hanno una gioiosa musicalità e il disco va persino in classifica su Billboard. Will Sheff si mostra un cantautore davvero poliedrico e la band gira a mille, usando spesso solo strumenti acustici (tranne in Title Track e poche altre occasioni). Un piccolo gioiello scoperto in questo mese di Aprile, che con la seconda copertina capite benissimo a cosa è dedicato (almeno spero....)
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IL SISTEMA FAMIGLIARE HA SEMPRE RAGIONE?
La famiglia ha sempre ragione?
Partiamo dal principio.
Nella prima parte della vita si vive il karma con le figure autoritarie e qui si nasconde il nostro rapporto con queste figure.
Diciamo che, proprio nel momento in cui dovremmo rimanere sempre più agganciati alla nostra Essenza e al nostro potere personale, noi siamo educati a sganciarcene. Ed ecco che creeremo le dinamiche con le forme di potere.
Il karma più pesante poi è con i genitori, sono loro i principali specchi su cose che ci riguardano e che spesso non riconosciamo.
Mi è capitato spesso di sentire la classica frase: “Io non voglio diventare come mia madre, come mio padre, non sarò mai come loro”.
Eppure…
Quasi sempre si diventa esattamente come loro.
Perché accade?
Attenzione a questo passaggio.
Noi non diventiamo come loro, semplicemente eravamo già come loro.
Loro ci fanno da specchio.
I genitori sono espressione di karma nel senso che sono quello che hai fatto a te stesso e che hai permesso agli altri di fare a te stesso.
Tutto quello che hai sabotato o bloccato ti viene riflesso nel genitore.
Questo perché possiedi tre canali energetici:
Il Lunare: Femminile.
Il Solare: Maschile.
E il Canale della coscienza.
All’interno di questi canali ci sono memorie di esperienze con il femminile e con il maschile.
E, in base alle cose irrisolte nel tuo aspetto femminile o maschile, viene attratto quel tipo di genitore.
Tieni presente che considerando il tuo sesso, il canale energetico opposto sarà quello inconscio.
Perciò se hai bloccato il tuo maschile attrarrai un genitore che ti blocca l’evoluzione del tuo maschile. Se hai bloccato il femminile attrarrai una madre anaffettiva, per esempio.
E questo riverbera in generale anche con tutti i membri della famiglia.
Quindi, a un certo punto, non si tiene tanto conto se è la zia, il papà, la nonna il problema, ma se è un problema energetico di tipo femminile o maschile.
E se non risolvi questi problemi con la famiglia cosa accade?
Semplice, tu ti porti dietro quei nodi irrisolti maschili e femminili tanto da riviverle con le altre relazioni interpersonali in base al sesso della persona.
Un altro quesito fondamentale che mi viene posto è se i genitori ci feriscono per primi oppure nasciamo già con delle ferite.
Bisogna considerare che i genitori possono sì ferirti, ma ti feriscono nelle vecchie ferite che tu hai già inflitto a te stesso con il karma.
Dietro una ferita c’è una memoria karmica.
Ed è come se i genitori fossero stati costretti a riaprire vecchie ferite delle tue vite passate.
Sono come rappresentazioni di archetipi, di energie.
Prova a osservare i tuoi genitori, le loro paure e identificazioni e come le proiettano su di te, come e dove cercano di bloccarti, di boicottarti e dove cercano di aiutarti e di stimolarti, invece.
Sono tutti specchi. Specchi di quello che hai fatto e ancora fai a te stesso da chissà quante “vite”.
Per questo è stata scelta questa famiglia piuttosto che un’altra, per permetterti di evolvere.
Proprio perché rappresenta alcuni lati che puoi, ma soprattutto devi trasformare in questa vita.
Cambia la prospettiva adesso o sbaglio?
La famiglia non puoi vederla come il colpevole di tutti i tuoi problemi, come un ostacolo, come la fine della tua felicità, la potrai solo guardare con compassione, come il terreno migliore per la tua crescita.
Ma la maggior parte delle volte questo non accade.
Si verificano due scenari: O ci si attacca e ci si identifica con la famiglia e i suoi modelli oppure ci si ribella e ci si allontana il più possibile.
Nessuno dei due casi ti permette realmente di evolvere e liberarti.
E adesso vedremo perché.
Non basta tagliare il cordone ombelicale alla nascita
Prima di tutto parliamo del primo lato.
Come abbiamo già accennato, il meccanismo di identificazione e attaccamento al sistema familiare e alle dinamiche di famiglia non permette di risvegliarti alla tua coscienza/individualità.
Osserva un animale, per esempio.
Appena è autonomo per la sua sopravvivenza lui si stacca o viene cacciato dal gruppo.
Questo non accade nell’essere umano da ormai tempo. Possiamo dire che il processo di crescita interiore è rallentato.
Siamo in una situazione di forte identificazione con il sistema familiare.
Non ci si stacca dai genitori e loro non si staccano da noi.
E così non riesci a trovare la tua strada e nemmeno a risvegliare la tua coscienza.
Non trovi chi sei davvero, al di là della tua famiglia.
Che vocazione hai?
Che talenti hai?
Queste cose non hanno niente a che vedere con la tua famiglia biologica.
La famiglia è solo un canale per aiutare l’anima a fare la sua strada.
E intendo la sua strada, non quella del sistema familiare.
Agisce fino a quando il sistema corpo, mente ed emozioni sono abbastanza mature per seguire il progetto dell’anima, il motivo per cui è tornato qui (il suo dharma).
Se non accade questo si genera karma.
Guardando ai nostri tempi, i bambini non vengono educati a cavarsela da soli, a trovare la loro strada nella vita.
Addirittura, troppo spesso, la madre educa il figlio con l’idea che non se ne andrà.
Ecco perché poi è così difficile sganciarsi dall'inconscio familiare.
Ed ecco perché non avendo tagliato il cordone ombelicale, noi riviviamo i nostri drammi familiari. Classico copione che si può osservare nelle convivenze.
“Lo stare insieme in una casa” diventa il luogo di manifestazione dei propri modelli vissuti in famiglia.
Allora le persone mi chiedono se fosse la stessa cosa se si ribellassero?
Purtroppo devo darti una cattiva notizia a riguardo.
Perché no, non cambia niente.
Certe informazioni saranno impresse nel campo cosciente anche se te ne vai.
Scendiamo nel dettaglio.
Comprendi che ribellarsi non è essere se stessi. Punto.
Essere se stessi vuol dire liberi dal karma, essere se stessi in ogni relazione.
Tanti pensano mi ribello a tutti o non coltivo nessuna relazione così sono a posto, posso essere me stesso.
No. Non è proprio così.
Tieni presente che il focus, quando subisci qualcuno, parliamo dei genitori in questo caso, sono loro.
Quando ubbidisci, il focus sono ancora loro.
E quando ti ribelli?
Indovina un po’? Sì, sono ancora loro.
Perché?
Perché semplicemente non sei centrato.
Ancora non sei chi vuoi, non fai ciò che vuoi.
Che tu sia accondiscendente o ribelle non cambia niente, il focus ancora una volta sono loro non tu.
Focus su come loro ti vedono, su come ti giudicano, su come ti trattano.
La tua mente è assorbita in questa ribellione e non è ancora libera di fare la sua strada. E questa non è libertà. Non sei ancora focalizzato su ciò che vuoi realmente, su ciò che è legato alla tua coscienza, ma su ciò che non vuoi, che dipende ancora da loro…
Ecco il vincolo.
Che poi, siamo onesti, quando ci si ribella a tutti i costi, cosa si prova?
Si prova un senso di pace interiore? Serenità e spensieratezza?
O ci si fa consumare da rabbia, cinismo, odio e tanto risentimento?
Cosa c’è di liberatorio in tutto questo?
Poi vedremo perché accade, ma basta già iniziare a comprendere che la ribellione, il fare l’opposto di quello che vogliono gli altri, non è ancora fare quello che si vuole. Non è ancora risveglio.
“E se io me ne vado dalla famiglia? Scappo il più possibile?” È possibile che te lo sia chiesto anche tu.
Per risponderti, considera che la distanza fisica può aiutarti in quel momento, certo, ma, come abbiamo visto prima, il legame esiste ancora.
C’è ancora karma, perché dietro c’è la credenza, i pensieri e quindi anche uno stato che comporta un certo tipo di emozioni.
Non c’è ancora accesso alla tua coscienza, non sei ancora te stesso, ma succube del sistema familiare o di quello sociale.
Piuttosto evidente se ci pensi.
Tu puoi andartene anche in Antartide o rinchiuderti in una grotta da solo, ma qualcuno probabilmente lo incontrerai comunque. E, soprattutto, la mente, i tuoi pensieri, le tue credenze, tu te le porti dietro, la testa non la stacchi dal corpo e la lasci in casa con la tua famiglia di origine. O sbaglio?
Per questo dire “Io non sarò mai come mio padre” o “come mia madre” non è garanzia di successo. Anzi, se non fai un lavoro su te stesso per ripulire il karma, tu diventi esattamente come loro invece.
Se sei nato da loro, hai un karma simile al loro.
Le caratteristiche che ti danno più fastidio di tua madre e di tuo padre, di solito, sono anche le tue. O comunque sono lì per farti vedere qualcosa.
Questo è importante capire.
Perché quando cresci e si moltiplicano le interazioni con le persone, sperimenti il karma di relazione.
E tutto quello che non hai lasciato dalla famiglia te lo ritrovi in queste di relazioni.
Ma come puoi trasformare le cose allora?
Tu trasformi le cose quando lasci andare il passato.
Rimani concentrato perché questo è fondamentale.
Infatti, con “passato” non parlo del ricordo, ma della carica energetica riguardo al passato.
Non basta allontanarsi o aver fatto pace fuori per chiudere i cerchi. I cerchi vanno chiusi interiormente.
È lasciando andare la carica emozionale, che il ricordo non fa più male.
Ripeto: Lasciare andare l’emozione, non tanto il fatto in sé.
Tu non hai chiuso il rapporto, il vincolo, se non hai chiuso bene anche con l’emozione.
Questo è il nocciolo.
Se non lavori sul nodo karmico, su ciò che dovevi vedere e capire in quella relazione, continui a ricreare le stesse dinamiche nelle nuove relazioni. Come un loop indissolubile.
Perché il karma negativo di relazione crea così tanta sofferenza?
Perché non ci lavori. Questo è il negativo.
Se rifiuti di guardare i tuoi problemi e continui a voler cambiare l’altro o a dargli la colpa, non cambierà mai niente.
Tieni presente che noi ci mettiamo un’energia allucinante a proteggere le nostre ferite, facciamo di tutto perché l’altro non tocchi.
Cerchiamo di controllare le persone per tenerle lì nell’angolino.
Cerchiamo di reprimere noi stessi.
E se l’altro fa la stessa cosa? E tranquilli che l’altro fa esattamente la stessa cosa.
Molti miei studenti venivano da me tutti terrorizzati.
“Non riesco più a far pace con il mio ex, voglio chiudere i miei cerchi, ma lui non mi vuole avvicinare, non è disposto a chiarire. Cosa devo fare?”
Non soffermarti a sistemare fuori pensando che questo sistemi dentro.
Ciò che fa la differenza, ciò che ribalta la tua vita è sistemare dentro più che fuori.
Lascia stare il rapporto e la persona in questione, focus nel cuore.
Perché dico questo?
Perché ogni relazione lascia delle impronte energetiche karmiche al tuo interno.
Il problema parte dall’interno verso l’esterno, non il contrario.
Trasforma le tue tracce karmiche e il fuori poi cambierà da solo.
Spesso l’altra persona ti lascia libera e se ne va perché non può più farti da specchio, oppure smette di essere in quel modo lì e cresce anche lei con te.
La tua vita cambia totalmente anche riguardo a chi attrai.
Se ti dovessero arrivare certe persone che non ti stanno bene, tu puoi dirgli semplicemente di no, perché lavorando su te stesso non hai più bisogno di passare per certe esperienze.
Prima ci cadi dentro e non puoi farci niente. Non c’è consapevolezza.
Ma ora sì. Ecco la libertà di dire sì / no. La libertà di scegliere.
Ricevo continuamente domande del tipo: “Cosa devo dire?”
“Come faccio a comunicare meglio i miei bisogni?”
“Come faccio a parlare con un partner che fa muro a ogni mio tentativo di comunicazione?”
Ti rispondo con la verità:
Non è facile comunicare quando c’è di mezzo il karma. Non è affatto facile.
Se in una relazione è importante comunicare i propri bisogni, quando il karma ci fa compagnia, spesso, o non si riesce o magari l’altro non ci ascolta ecc.
La soluzione è partire a lavorare su se stessi.
Perché aspetti che la relazione porti a galla il dolore? Prendi subito in mano la situazione.
Non ha senso scappare senza risolvere.
E non ha senso nemmeno lavorare sulla coppia, sulla famiglia ecc.
Devi lavorare su te stesso, sui tuoi modelli e nodi energetici, karmici.
Non si lavora mai sulla relazione, ma si lavora su ciò che la relazione ti ha fatto vedere di te.
Rifletti che tutto quello che ti circonda è lì per mostrarti qualcosa di tuo.
Per questo è importante vederlo e lavorarci interiormente.
Tagli il cordone ombelicale lavorando sulle ferite, non focalizzandoti su chi te le ha fatte. Continua pure a rimuginare con chi ti ha ferito e non farai altro che rafforzare il vostro legame distruttivo e la ferita stessa.
Roberto Potocniak
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Cosa non si fa per amore?
Per guardare il pezzo con Pietro Orlandi di ieri sera a DiMartedì de La7 ho beccato due o tre frame di Di Battista e porcodio mi è venuta voglia di spaccare il pc pe sto pezzo de fango, ma poi ho pensato che... uuuu... ragazzi si sta smuovendo qualcosa sul caso di Emanuela Orlandi, quindi Pietro aveva bisogno di tutta la mia attenzione.
Eccomi, sono pronta. Per te sono pronta anche a beccarmi due parole di Dibba. Adesso sono pronta, per Emanuela, cosa non si fa per amore dei casi irrisolti.
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Considerazioni - 1
L’ansia è sempre stata la mia compagna. Ansia e senso di inadeguatezza, che ovviamente mi ha portato sempre a stare due passi indietro gli altri, senza mai realmente essere da meno. Tutto condito da una inconsapevolezza di fondo che mi portava essere spettatore impacciato e intimidito della vita, con l’ansia accompagnata da una timidezza di fondo, che mi regalavano insicurezza nei rapporti, nello studio, nelle conoscenze.
Sicuramente tutto questo ha influito nel mio rapporto con le donne, nel non sapermi fare avanti, intraprendente, avere quel minimo di scioltezza per buttarsi, anche a costo di figure di merda, che alla fine mi ha solo complicato la vita, rendendomi ancora più insicuro, attorcigliato sulla complessità dei miei pensieri, sul non esprimere correttamente i miei desideri, nel dare troppo per compiacere chi si “era degnato” di rivolgermi lo sguardo o nel non compiacere per nulla, così irrigidito e bloccato da emozioni interne che non riuscivo mai ad esternare tutte e correttamente. E quando finalmente davo la stura, diventavo un fiume in piena, pesante, travolgente a volte soffocante perché il tenere tutto dentro, il reprimere a lungo emozioni, sogni e desideri, sfociava poi in un misto di rabbia, frustrazione e ansia, maledetta ansia, soprattutto da prestazione che finiva col rovinare tutto e lasciarmi con un pugno di mosche, senza mai raggiungere il mio obiettivo, che in fondo era semplicemente conoscere e godersi la vita.
È stata una lotta interiore che mi ha consumato per anni e che ancora mi consuma un po’, portandomi su un doppio binario: quello della insoddisfazione verso la vita (perché questo modo di essere l’ho espresso in tutti gli aspetti della mia vita: amori - pochi e tormentati -. storie - mai saputa vivermene una correttamente- , lavoro - e che ne parliamo a fare -, famiglia - un disastro annunciato di cui mantengo a fatica le fila con mia figlia che è l’unico vero amore conclamato e incondizionato della mia vita -.
C’ho messo più di 50 anni per cominciare a vedermi come sono e ancora lotto per esplorarmi a fondo. Altri 4-5 anni per acquisire un po’ di consapevolezza e gli ultimi tre a cominciare a capire che forse forse la vita è altra e va vissuta diversamente, tutto questo dopo un crollo finale fisico e psichico devastante, dovuto al fatto che il cumulo di ansia, rabbia, insoddisfazione e sogni repressi, non poteva più essere contenuto dentro di me, finendo con lo sfociare in un dolore profondo e devastante, dopo l’ennesima mazzata, in cui ero stato più o meno complice inconsapevole.
Ora sono qui: tanti problemi sono ancora irrisolti ma almeno mi “vedo”. Ho cominciato a dare un confine alle mie emozioni, a delinearle e a non farle desbordare. Non sono felice, forse non lo sarò mai, ma sono più pacato e disincantato. Non so approcciare ancora una donna, toccarle il cuore e tenermela. Vado alla fine sempre alla caccia di casi disperati, perché il “Crocerossino mancato”, che è in me, è sempre costantemente in agguato ma almeno ora mi “vedo” e mi “sento”, conscio dei miei limiti, conscio che il momento buono o è già passato o deve ancora venire.
Soffrirò ancora - è nella mia natura - ma accorcerò i tempi tra una guarigione e l’altra. Sognerò ancora ma di meno, perché il treno è passato e forse non tornerà più. Cerco di prendere la vita come viene, penso un po’ più a me con un senso di egoismo che mi dia sensi di colpa minimi, che però non mi abbandoneranno mai. Cerco di vivere guardando all’oggi e al domani ma non a un futuro prossimo o remoto. Mi abbraccio le croci facendo quel che posso realmente e penso di saper sostenere. Insomma comincio a vivere.
Ci ho messo 58 anni e so che di strada ne devo fare ancora. Ma so che adesso mi sento di dire che ce la posso fare.
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Beatrice Fiaschi - Il romanzo “La Vasca”
L’inchiostro noir permea le storie di tre donne legate indissolubilmente dal destino
La scrittrice Beatrice Fiaschi pubblica il nuovo romanzo “La Vasca”, edito IlViandante e disponibile per l’acquisto dal 12 ottobre 2023. Si tratta di un vero e proprio thriller psicologico, con delle sfumature noir, dove vengono narrate le vicende di tre donne che, a Roma, nel 2018, sono trovate senza vita nelle loro vasche da bagno. I casi vengono subito etichettati come suicidi e la stampa inizia a parlare del cosiddetto effetto Werther: le donne, infatti, lavoravano all’interno di strutture psichiatriche, assistendo i malati e mettendo continuamente alla prova la loro salute fisica e mentale. Il loro gesto fatale è stato influenzato dallo stretto contatto con i pazienti? La spiegazione sembra non soddisfare il commissario della Mobile Alessio Sala, che sospetta si tratti di omicidi camuffati da suicidi. L’ipotesi, però, è conservata ancora nell’intimo dell’uomo, che coglie l’occasione per allontanarsi dalla Polizia, richiedendo un anno di aspettativa. Le indagini, infatti, rievocano il doloroso passato di Alessio e toccano ancora le sue ferite aperte: anni prima, aveva ritrovato il corpo esanime della ex fidanzata, morta suicida dopo che lui l’aveva lasciata. Ma il commissario, incline alla noia, non riesce a star fermo e cerca subito un diversivo, riciclandosi come giornalista, mestiere che aveva già svolto a vent’anni.
La testata Endurancesi interessa ben presto a lui; vagliato il suo curriculum e la rapida ascesa in Polizia, la direttrice Francesca Spiros gli affida l’inchiesta di cronaca nera da cui aveva voluto allontanarsi, lasciando il lavoro. Alessio, pur riluttante, si arrende al fatto che il passato stia bussando con prepotenza alla sua porta e accetta di indagare, perché ora può farlo a modo suo, con azioni al limite della legalità e senza dover rendere conto a nessuno del suo operato.
A questo punto, iniziano le prime ricerche, coadiuvate dall’ispettore Santesarti, in cerca di una promozione, e da un ex agente della Mobile, che vuole sfondare come investigatore privato. Alessio incontra poi Gaia Lai, una psicologa clinica operativa in una casa-famiglia; con la scusa di dover svolgere diverse interviste per poter realizzare un dossier per l’Endurance, Alessio conosce le criticità dei mestieri di aiuto, che possono tradursi in un burnout da lavoro, che può portare anche a gesti estremi come il suicidio.
Tra Alessio e Gaia nasce un feeling nascosto e difficile da accettare per entrambi. Alessio, dopo il suicidio della ex fidanzata, non ha più baciato una donna, preferendo fugaci storie di sesso che gli permettessero di non generare attaccamento; Gaia, a causa delle vicende familiari travagliate, di abbandoni e violenze,pensa di non meritare amore e scappa non appena il confronto con un uomo si fa più prolungato. Sul ritmo serrato di omicidi irrisolti, passi falsi sentimentali dei protagonisti, si delinea il profilo sempre più inquietante e creativo del serial killer: uomo, sui cinquant’anni, con un passato in collegio e con la madre morta di overdose. Egli sembra essere, però, anche creativo, caratterizzato da una personalità multiforme e ossessiva, inquietante e complessa. Si mescolano flashback del passato di Alessio, flash forward di quanto sta per accadere e desideri di ciò che davvero vorrebbe fare. Un dettaglio scuoterà ancora di più il suo animo: perché si trova prima di tutti gli altri personaggi a Ostia, teatro dell’ultimo omicidio? Attraverso il meccanismo nolaniano del “sogno dentro il sogno”, si svelano aspetti della psiche dell’uomo; la storia, nel frattempo, continua a tingersi di sfumature noir che, grazie alle indagini, porteranno a galla la verità.
Acquista il libro
Amazon: https://www.amazon.it/vasca-Beatrice-Fiaschi/dp/B0CK9P1FXR
IBS: https://www.ibs.it/vasca-libro-beatrice-fiaschi/e/9791280333759? Mondadori: https://www.mondadoristore.it/La-vasca-Beatrice-Fiaschi/eai979128033375/
Storia dell’autrice
Scrittrice e giornalista, editor e docente di scrittura creativa e narratologia, Beatrice Fiaschi ha esordito, nel 2021, con il giallo psicologico «L’Essenza Fatale» (Ianieri Edizioni) per poi tornare nel 2023 con il noir «La Vasca» edito IlViandante, inserito in fiere di settore e crime festival e risultato «Miglior storia nera» al premio Barga Noir nonché finalista al premio «Lago Gerundo» e menzionato al premio «Ombre Gialle». Alcuni suoi racconti di genere drammatico, intimista e perturbante sono stati pubblicati in antologie e online dopo aver ricevuto diversi riconoscimenti, così come i suoi articoli di cultura e società, lavoro e psicologia. È semifinalista con un racconto giallo al prestigioso premio indetto nell’ambito del «Termini Book Festival» in collaborazione con Giallo Mondadori. Si occupa da anni di ricerca spirituale, Reiki, rune, meditazione e pratiche regressive col tamburo sciamanico che utilizza anche per i suoi laboratori di scrittura creativa e coaching individuale. Collabora con cooperative sociali impegnate in progetti artistici per utenze psichiatriche: da qui l’ispirazione per le ambientazioni dei suoi romanzi. È insegnante per l’agenzia letteraria «Scribo» in progetti laboratoriali in presenza e online. Dal 2022, dirige l’area letteraria dell’associazione culturale «BellaVera» organizzando anche corsi nei quartieri più svantaggiati di Roma come Tor Bella Monaca, presentando eventi artistici e conducendo workshop di fotografia noir integrata alla scrittura. Dal 2024, è docente di scrittura creativa presso l’Accademia delle Arti dei Castelli Romani. Laureata in Scienze della Comunicazione e specializzata in Editoria e Giornalismo, si sta formando in criminologia presso i corsi «Nero Crime» dell’associazione E-crime, che collabora con l’università eCampus.Instagram: https://www.instagram.com/Beatrice_Fiaschi_Scrittrice/?hl=it
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Emanuela Orlandi, il fratello Pietro attacca: “Non ho fiducia nell’inchiesta del Vaticano”
La speranza di Pietro Orlandi è sempre la stessa da quarant’anni: arrivare presto alla verità sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. Anche se, ha detto Pietro al PACEFest di Caltabellotta (Agrigento), “non ho fiducia sull’inchiesta del Vaticano”. Orlandi, intervenuto alla rassegna che quest’anno è dedicata proprio alle ‘verità sospese, ai cold case e ai casi irrisolti, ha aggiunto: “È importante…
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“La misantropia nasce quando si è riposta eccessiva fiducia in qualcuno, senza conoscerlo bene, ritenendolo amico leale, sincero, fedele, mentre poi, a poco a poco, si scopre che è malvagio e infido, un essere del tutto diverso. Quando questa esperienza si ripete più volte, specie con quelli che stimavamo più fidati e più amici, si finisce, dopo tante delusioni, con l’odiare tutti e col credere che in nessun uomo vi sia qualcosa di buono.” – Platone, ‘Fedone’
Perché si è misantropi? Si odia l’umanità dopo ripetute delusioni.
Misantropia è un termine che descrive una persona che odia o diffida del genere umano. Questo concetto è stato profondamente studiato da Platone, il quale riteneva che i misantropi fossero idealisti delusi.
Secondo Platone, gli idealisti credono che le persone dovrebbero essere moralmente buone e, quando non lo sono, finiscono per odiarle. Platone collegava questa visione a esperienze traumatiche durante l’infanzia, come il bullismo o l’abuso, che portano a una reazione di chiusura verso nuove relazioni.
Misantropia cause psicologiche
La misantropia (che ha origine etimologica dalle parole greche “misos” che significa “odio” e “Anthropos” che significa “umano”) è stata oggetto di ampie analisi nel corso dei secoli e oggi si considera un fenomeno multifattoriale. Alcuni vedono la misantropia come un tratto della personalità, mentre altri, tra cui psicologi, suggeriscono che potrebbe essere un “sistema immunitario psicologico cablato” evolutosi come protezione contro i germi, simile agli istinti di sopravvivenza.
Negli ultimi anni, il concetto di misantropo ha guadagnato popolarità, con molte persone che si identificano come tali, spesso confondendo la misantropia con il disagio sociale. Tuttavia, essere misantropi non è benefico e potrebbe derivare da depressione e traumi irrisolti.
Non tutti i misantropi sono timidi o a disagio; alcuni possono essere carismatici e fiduciosi, ma comunque provano avversione per le persone, spesso perché le considerano indegne o una perdita di tempo.
- Cause più comuni della misantropia.
Come si è detto, la misantropia può derivare da vari fattori: esperienze personali, disillusione sociale o senso di superiorità morale.
Alcune esperienze traumatiche, come tradimenti, abusi subiti o l’essere stati testimoni di atti di crudeltà, possono contribuire alla visione misantropica del mondo. L’esposizione prolungata alle ingiustizie sociali, ai conflitti e agli aspetti più oscuri del comportamento umano possono corrodere la fiducia nell’umanità e favorire le tendenze misantropiche.
In sostanze, la misantropia può essere vista come un meccanismo di risposta a sentimenti di delusione, disillusione o tradimento. E’ un atteggiamento di difesa per proteggersi da ulteriori danni o delusioni mettendo una distanza dagli altri.
In alcuni casi, la misantropia può essere anche un sintomo che nasconde condizioni di salute mentale come depressione, ansia o disturbi della personalità.
Come si comporta un misantropo?
I misantropi spesso mostrano comportamenti che riflettono la loro visione negativa dell’umanità. Potrebbero preferire la solitudine e l’isolamento, trovando conforto nella propria compagnia piuttosto che con quella degli altri, che svalutano e disprezzano.
Questo disagio psicologico può manifestarsi con il ritrarsi dalle interazioni sociali, poiché i misantropi possono trovare difficile relazionarsi o fidarsi degli altri. Inoltre, la persona con atteggiamento misantropo, è molto scettica verso le norme e le convenzioni sociali, che percepisce come ipocrite e non affidabili.
Differenza fra misantropia e introversione
Non va confusa la misantropia con l’introversione o la timidezza, infatti la misantropia è spesso accompagnata da un senso di arroganza. E’ essenziale distinguerla anche dal mero cinismo o scetticismo. Infatti, i misantropi mettono solo in discussione la natura umana e dunque non si può parlare semplicemente di “sano scetticismo”; piuttosto, essi nutrono un profondo disprezzo per gli esseri umani. Identificano nell’umanità la causa principale dei problemi e delle sofferenze sociali.
Alla base della misantropia vi è una profonda disillusione nei confronti del potenziale umano e la convinzione che l’umanità sia fondamentalmente sbagliata e imperfetta.
Altri approfondimenti nell’articolo.
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2⃣ Divieto di cessione del credito e sconto in fattura: due casi irrisolti ⚡️ L’attuale versione dell’art. 1, comma 5, D.L. n. 39/2024, in corso di conversione in legge, lascia ampi margini di interpretazione da chiarire
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Pistoia. Festival 'Giallo Pistoia', dal 12 al 15 aprile: il tema 'Misteri e casi irrisolti italiani'
Pistoia. Festival 'Giallo Pistoia', dal 12 al 15 aprile: il tema 'Misteri e casi irrisolti italiani'. 'Misteri e casi irrisolti italiani' è il tema della XIV° edizione del Festival del Giallo che, sotto la direzione artistica di Giuseppe Previti, si terrà a Pistoia dal 12 al 15 aprile. La manifestazione organizzata dall'Associazione Giallo Pistoia, in collaborazione con il Comune di Pistoia, con il patrocinio e contributo del Consiglio regionale e della Giunta regionale, è stata presentata nel Media Center 'Sassoli' di palazzo del Pegaso. "Pistoia per alcuni giorni sarà la capitale italiana del giallo". Le parole del presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo. "L'Associazione - ha proseguito - svolge un ruolo davvero unico. C'è un programma di altissimo livello, ma anche la capacità di sapersi aprire alle scuole, perché investire nella lettura vuol dire investire in libertà. Un grande ringraziamento al presidente dell'Associazione Giuseppe Previti che svolge un lavoro instancabile da tanti anni, come cuore e motore di questa iniziativa. Il ringraziamento va anche alla consigliera Federica Fratoni che tanto si spende per il suo territorio e ai volontari che contribuiscono a rendere unico questo Festival". "Questo è un Festival che nasce da un lavoro prezioso - spiega Federica Fratoni membro dell'Ufficio di presidenza – e dalla volontà di un gruppo di appassionati del genere, gli Amici del giallo, che hanno creato un vero e proprio evento culturale che ora si colloca in Italia ai massimi livelli. È un genere che si è andato affermando sempre di più con numeri in grande crescita. Come Consiglio regionale, e qui rappresento anche l'Ufficio di presidenza, ci interessa la promozione della lettura, con tanti progetti e questo è uno dei più interessanti. Arriverà a Pistoia tanta gente per il Festival, ma per gli organizzatori è un lavoro che continua tutto l'anno". A raccontare l'impegno del Comune di Pistoia, l'assessora alla Cultura Benedetta Menichelli: "La nostra amministrazione crede che il Festival sia fondamentale per la città e per la Regione per promuovere una letteratura che si sta affermando a livello nazionale e l'obiettivo è di farlo crescere sempre di più anno dopo anno. La manifestazione si sta sviluppando anche fuori dalla Biblioteca San Giorgio aprendosi a tutta la città. Il ruolo dei volontari è fondamentale. Ricorderemo questa edizione anche per il ricordo del fumettista Luca Boschi recentemente scomparso". Giuseppe Previti è il direttore artistico del Festival 'Giallo Pistoia': "Siamo uno dei Festival più longevi e la continuità è segno di serietà. Quest'anno abbiamo deciso di dedicare un ampio spazio ai Misteri e i casi irrisolti italiani. Del caso del mostro di Firenze ne parleremo con Roberto Taddeo, che ha scritto un'antologia, e presenteremo una pubblicazione uscita in questi giorni di due autori fiorentini, Edoardo Orlandi ed Eugenio Nocciolini, che hanno ricostruito la storia dal punto di vista delle vittime. Per il caso di Emanuela Orlandi sarà presente con una testimonianza personale il fratello Pietro". Saranno una trentina gli ospiti che animeranno le giornate del Festival e incontreranno il pubblico, affrontando i misteri che hanno lasciato dietro di loro, sofferenze e domande senza risposte. Tra i tanti nomi presenti al Festival: il prefetto Vittorio Rizzi, vice direttore generale vicario della Pubblica Sicurezza, Maurizio De Giovanni, Massimo Carlotto, Alessandro Berselli, Alessandro Robecchi, Piergiorgio Pulixi, Bruno Morchio, la criminologa Anna Vagli, Pietro Orlandi e il giornalista Sigfrido Ranucci della trasmissione Rai 'Report'. Quella di quest'anno, sarà una edizione diffusa, con appuntamenti in vari luoghi della città, anche se il punto di riferimento della manifestazione resta la Biblioteca San Giorgio. Il Festival ha avuto un'anteprima sabato 30 marzo con l'inaugurazione della mostra 'Matite in Giallo', opere di disegnatori di fumetti e umoristi che, da tutta Italia, hanno aderito all'invito di inviare opere declinate alla letteratura gialla. La mostra è ospitata nell'Atrio del Palazzo Comunale, in piazza Duomo, a Pistoia e sarà aperta fino al 14 aprile.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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"Ancora una predadi Robert Dugoni": Il Ritorno del Serial Killer della Route 99 e la Sfida di Tracy Crosswhite. Recensione di Alessandria today
Robert Dugoni riporta Tracy Crosswhite in un caso irrisolto che si tinge di corruzione e segreti mortali.
Robert Dugoni riporta Tracy Crosswhite in un caso irrisolto che si tinge di corruzione e segreti mortali. In “Ancora una preda“, decimo volume della serie Tracy Crosswhite, Robert Dugoni ci riporta a Seattle, dove l’investigatrice è chiamata a riaprire un caso che aveva sconvolto la città anni prima: quello del serial killer della Route 99. Tredici vittime e nessun colpevole; un mistero che ha…
#Alessandria today#Ancora una Preda#bestsellers#Casi irrisolti#Colpi di scena#Corruzione#Criminalità#crimini irrisolti#giallo#Google News#Indagine#Indomitus#insabbiamenti#Insidie#investigatrice#investigazione#italianewsmedia.com#Johnny Nolasco#Kindle#Letture consigliate#mistero#narrativa americana#narrativa di genere#Omicidi#Pier Carlo Lava#Polizia#poliziesco#ritorno del killer#Robert Dugoni#romanzi thriller
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https://notizieoggi2023.blogspot.com/2024/03/colpo-di-scena-le-tue-impronte-digitali.html Colpo di scena, le tue impronte digitali non sono uniche al mondo Le impronte digitali non sono uniche Secondo molti esperti questo sistema intelligente potrebbe rivoluzionare la scienza foreste per come la conosciamo ora. “Immagina quanto bene funzionerà questa [AI] una volta addestrata su milioni, invece che su migliaia di impronte digitali”, ha affermato Aniv Ray, ingegnere della Columbia. Il dottor Hod Lipson, che ha supervisionato lo studio, ha dichiarato: “Se queste informazioni spostano l’ago della bilancia, allora immagino che i casi irrisolti potrebbero essere rianimati e persino che persone innocenti potrebbero essere assolte”. Ma perché ci siamo arrivati solo ora? A differenza dei tradizionali confronti delle impronte digitali, l’intelligenza artificiale non si è concentrata sulle somiglianze nelle “minutiae”, le ramificazioni e i punti finali nelle creste delle impronte digitali. Viene invece affinato gli angoli e le curvature dei vortici e degli anelli al centro dell'impronta digitale.
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USA, un giallo lungo 53 anni
Era il 6 settembre del 1971 quando a Stateline, in Nevada, si persero le tracce di Donna Lass, un’infermiera di 25 anni che prestava servizio al pronto soccorso dell’allora casinò-hotel Sahara. Quindici anni dopo, nel 1986, vicino al lago Tahoe, tra Reno e Sacramento in California, vennero rinvenuti dei resti umani. Ma solo ora grazie a una squadra ad hoc che si occupa di casi irrisolti si è…
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Le relazioni finiscono quando devono finire, specialmente quelle karmiche ( cioè quasi tutte se uno non lavora su di se e spesso, anche in questo caso).
Iniziano spontaneamente e finiscono allo stesso modo.
La fretta di chiuderle, così come il suo opposto, cioè volerci rimanere attaccati, crea altro Karma.
Ció che slega dal legame è osservare fino in fondo tutto il modello energetico che vi tiene legati a quella persona.
Un secondo dopo aver visto tutto, interiormente sarete liberi; sul piano fisico, invece, potrebbero volerci alcuni mesi per attuare la separazione, ma a quel punto non c’è alcuna fretta ne’ alcuna paura.
Perciò- escludendo i casi di violenza e pericolo- se vi dicono “lascialo!” O “Lasciala” lo stanno dicendo a loro stessi, ai loro irrisolti.
Fatevi il vostro percorso di separazione coi vostri tempi, che non durerà ne’ un minuto di più ne’ un minuto di meno di quanto deve durare, in relazione anche a quanto vi autosservate nel processo.
D’altronde il dolore è una distanza che si percorre a piedi.
ClaudiaCrispolti
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Quella strana morte in via Santa Dorotea (un cold case datato 6 aprile 1520), l'interessante libro di Gìa Fort Shoping. Jey e Heleonor partono alla volta della verità. La giovane, durante un intervento conservativo presso la Galleria d’Arte Antica di Roma, scopre sotto la Fornarina di Raffaello Sanzio alcuni tratti che aveva già visto presso il British Museum di Londra. Eppure la data riportata era del 1756, ovverosia duecentosedici anni dopo la morte di Raffaello. Il testo, per quanto ben si agganci al “cold case” - ovverosia quei casi rimasti irrisolti -, tende le braccia a fenomeni paranormali, regressioni ipnotiche e reincarnazioni. Sarà proprio la mente di Heleonor a cedere per prima, lasciandosi cullare da insistenti sensazioni di avvenimenti passati. I personaggi di Shoping sono ben caratterizzati. Jey è un giornalista e scrittore attaccato più alla bottiglia di rum più che non alla sua professionalità; tuttavia è sempre alla ricerca di buone notizie. Lei è certamente più risoluta, appassionata al suo lavoro presso la galleria d’arte. Fra i due esiste una forte passionalità, la stessa che intreccia, sia pur in ere differenti, la vita di Raffaello e Margherita, e Rafele e Lucrezia. Passioni, quelle raccontate da Shoping, che regalano una Trastevere vecchia, fino ad arrivare ai giorni nostri. Ogni storia ben si amalgama con la trama principale del testo, aggiungendo particolari ad un libro che ha già dell’incredibile. Le ambientazioni ben si avvicendano. Se in un primo momento, infatti, il lettore/lettrice si imbatte nella caotica Londra, successivamente prenderà un bel respiro, rilassandosi nelle campagne scozzesi. Il verde si fonde con il cemento, raccontando gli usi, i costumi, le fragranze, e perfino le tecniche pittoriche, in una miscellanea in grado di incantare ogni tipo di lettore/lettrice. Lo stile di Shoping è scorrevole - sia pur fortemente ricercato -, spronando i suoi lettori ad un approfondimento culturale. Di grande impatto è l’incontro fra la realtà vissuta dai protagonisti con il mondo esoterico, in cui la regressione ipnotica e la metempsicosi accompagnano il lettore/lettrice in uno stadio parallelo. Sarà quest’ultimo/ultima infatti, protagonista attivo/attiva delle vicende, in una narrazione ad alta tensione, libero/libera da ogni pregiudizio. I capitoli sono ben articolati, presentandosi nella loro forma chiara. Ai numeri arabi viene affidata la storia di Jey ed Heleonor. Ai numeri romani, invece, si connetteranno squarci di vita vissuti come reali attraverso l’ipno-regressione. Il testo in corsivo, invece, si occuperà del percorso della medium per condurre Jey nel recupero dei frammenti di una vita passata. Punto forte dell’autore, è senz’altro la sua capacità di adattare alla luce della modernità, i complessi avvenimenti storici ormai tramontati. Un mix di forte attrattiva in grado di di accompagnare il lettore/lettrice in un percorso in cui è molto facile imbattersi in domande filosofiche: potremmo realmente essere la reincarnazione di qualcuno? Quesiti che trovano risposte verso la fine, quando, alla fine di tutto, arriveranno importanti rivelazioni sulla morte del grande pittore italiano. Quella strana morte in via Santa Dorotea di Gìa Fort Shoping, pubblicato da StreetLib - pp. 468; genere: thriller/giallo - è disponibile in libreria e online da maggio 2020.
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