#Benessere Infantile
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aaquilas-blog · 9 days ago
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La Sedia del Pensiero: Un Esempio di Ciò che l’Educazione Non Dovrebbe Essere
Non c’è sopruso più grande che un adulto possa esercitare su un bambino di quello di infliggergli punizioni umilianti, come quella descritta. Tale metodo denota una profonda mancanza di comprensione della psicologia dell’età evolutiva. Un pedagogista, o chiunque lavori a stretto contatto con i bambini, sa bene quanto sia fondamentale il modo in cui l’adulto risponde agli errori del piccolo. Un…
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pier-carlo-universe · 4 months ago
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Dynamo12Ore 2024: Un Successo Straordinario con un Riconoscimento Nazionale
L’evento benefico di Casale Monferrato raccoglie 23.460 euro e riceve un importante premio da Dynamo Camp per l'eccellenza nell'impegno sociale.
L’evento benefico di Casale Monferrato raccoglie 23.460 euro e riceve un importante premio da Dynamo Camp per l’eccellenza nell’impegno sociale. L’iniziativa benefica Dynamo12Ore, tenutasi quest’anno a Casale Monferrato, ha ottenuto un risultato straordinario, raccogliendo ben 23.460 euro a favore di Dynamo Camp, una realtà che offre esperienze di Terapia Ricreativa per bambini affetti da…
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medicomunicare · 5 months ago
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L'impatto della depressione nei bambini e adolescenti: conseguenze a lungo termine sulla salute mentale e psicosociale
Introduzione La depressione è una delle patologie psichiatriche più comuni e debilitanti, e quando colpisce bambini e adolescenti, può avere effetti profondi e duraturi sulla loro vita. Sebbene la depressione sia spesso considerata una malattia degli adulti, studi recenti hanno dimostrato che anche i giovani possono soffrire di disturbi depressivi con conseguenze a lungo termine che si estendono…
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crazy-so-na-sega · 8 months ago
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 In Germania, la depenalizzazione della pornografia infantile, come è ovvio che sia, porterà prevedibilmente alla proliferazione della pornografia infantile e ad un ritorno al peggior socialismo tribale, già sperimentato  nelle comuni socialcomuniste tedesche degli anni ’70 con la “liberazione” dei bambini dalle inibizioni sessuali, oltre all’uso di stupefacenti e il “sesso libero”. È questo progressivo ritorno al peggior ’68, la proposta di benessere futuro europeo di cui sono portatori il socialismo, l’ambientalismo, il liberalismo?
sono Loro, sempre Loro, ovunque Loro, immancabilmente Loro.
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scrivoleggovivo · 3 months ago
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Scrivo per la prima volta la mia esperienza dell'ultimo anno con lo scopo di condivisione, per far dire ad altre persone che vivono più o meno la mia stessa situazione: "allora non sono solo/a". Non mi è mai piaciuto lamentarmi e piangermi addosso. No, non è questo l'intento.
E non c'è niente di cui vergognarsi in una diagnosi di un disturbo psichico, che sia tuo o di un tuo parente stretto. La salute mentale è fin troppo sottovalutata, ci si vergogna addirittura di dire di andare dallo psicologo. Io vado dallo psicologo e ne sono felice. Perché se ci fa male lo stomaco, la testa o qualsiasi altro organo noi andiamo subito dal dottore e non ci vergognamo neanche di dirlo. Purtroppo non è la stessa cosa quando si tratta del nostro benessere mentale. Ci si tiene tutto dentro, si bisbiglia piano piano sottovoce. Dobbiamo normalizzare questo aspetto. Basta con gli stereotipi!
La diagnosi mi è arrivata come una secchiata di acqua fredda: la psicosi precoce, contornata da altri disturbi che impedivano a mia figlia di condurre la vita di tutti i giorni, come anche semplicemente uscire di casa e andare a scuola.
Tutto è iniziato con un pensiero invadente: "Mamma, secondo me sono come il protagonista del film The Truman Show, tutti sono finti, sono attori, te compresa". Non c'è stato niente da fare, a nulla sono valse le mie spiegazioni, le mie rassicurazioni del contrario, lei era in balia dei suoi stessi pensieri.
Mi sono rivolta prima al nostro medico curante che mi ha indirizzata al centro di neuropsichiatria infantile che non finirò mai di ringraziare.
Non potevo sapere che era solo un piccolissimo passo in avanti lungo un percorso tortuosissimo che stiamo ancora affrontando.
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thebeautycove · 2 years ago
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THoO • BONBON POP - GAMBLING - WABISABI • CRAZY Collection - Eau de Parfum - Novità 2023 - Fantasyland is real. Never settle for less than excellence. How formidable this new olfactory concept is! Absolute admiration for a new outstanding chapter THoO brought to life. Will blow your mind. Drove me mad t(h)oo! ••••• Dentro la fragranza. Ho cercato la profondità, il ricordo, la concentrazione, l'armonia, il benessere ma sopra ogni percepibile sensazione ho scoperto il senso del divertimento, della passione, dell'esplorazione dei sensi che questa benedetta curiosità mi obbliga a mantenere vivi, galoppanti oltre ogni possibile fantasioso limite. E, di più, quanto sia importante coltivare i sogni a dispetto dell'età. Davanti a certe creazioni c'è molto più da sondare oltre al mero aspetto olfattivo, entra in gioco la metamorfosi pura, infantile dello stupore, come quando si schiudono le belle rivelazioni dentro il gran finale di un'avventura, o il plot twist inaspettato della più entusiasmante delle favole. Ebbene sì di fiabe e poesie ci si nutre costantemente, spesso inavvertitamente, sono via di fuga, rifugio, oasi di pensieri sereni che ricerchiamo e facciamo nostre, a modo nostro. Sono il libero accesso ad altri mondi per indagare nuove avvincenti possibilità. Gioco, viaggio, scoperta, ricerca interiore un viaggio dentro Fantasylandia, un po' Alice in Wonderland instancabile sognatrice, sfacciatamente curiosa, catapultata in paradossali avventure, nella dolce follia di osare l'impossibile ritrova la sua dimensione più sincera, autenticamente creativa. Oppure un filo Dorothy Gale, eroina del Mago di Oz, con le sue magiche scarpette d'argento in cammino verso la città di Smeraldo alla ricerca di un posto sereno oltre l'arcobaleno (eh sì, somewhere over the rainbow!). Fantasia, immaginazione sono linfa per i sentimenti di cui la vita è stracolma, così come inevitabili e incredibilmente tempranti sono i colpi di scena, le improvvise svolte, ogni sorpresa o delusione insegna, fortifica. Accettare con saggia leggerezza il fatto che l’esistenza sia un'infinita sequela di avventure renderà più lieve il cammino e sarà più semplice affrontarla in qualunque circostanza.
Quello dei profumi d'arte è un universo in costante evoluzione, e non lesina inaspettati colpi di scena. Una folle meraviglia, mi ha afferrato alla vista di questa nuova collezione: Crazy di THoO nata dalla fulgida immaginazione del nuovo direttore creativo della Maison, Cristina Mercaldo, geniale davvero nel saper coniugare, in abbondanza di dettagli identitari, un nuovo concetto di narrazione visiva-olfattiva. La nuova collezione rivela elementi di sperimentazione inediti, ingredienti originali che osano armonizzazioni aromatiche inusuali, l'iconico flacone ovale capovolto che accoglie un decor di brillante extravaganza, una concessione senza limiti all'istinto, alla libertà di esprimersi e osare, alla freschezza dell'autenticità e della spontaneità. "Attraverso una nuova visione creativa, ho voluto valorizzare le molteplici espressioni della personalità proponendo immagini poetiche e inclusive che evolvono l'identità di THoO in un nuovo concept creativo riconoscibile, coordinato e coerente" Cristina Mercaldo Le tre fragranze della Crazy Collection di THoO: BonBon Pop, Wabisabi, Gambling BONBON POP  creata da Douglas Morel - La dolcezza come esaltante divertissement. Un gourmand vibrante e vitalissimo, onirico e nostalgico, con un ritmo aromatico di amorevole golosità, zuccherino e mai lezioso, segnato da un entusiasmo monello palpabile. È da acquolina l'apertura solare, fresca e fruttata con bergamotto, pesca bianca e cocco, un toffee da masticare con la gaiezza nel cuore, mentre l'impeto di gelsomino e patchouli connette tutti i pensieri più belli di un tempo strepitoso. Tanta nostalgica dolcezza lascia il segno nel lungo protettivo abbraccio di commiato, ancora più soave ed estatico, un calore olfattivo che diventa ricordo, impresso nei riflessi dorati di legni ed ambra, nella spensierata levità dei muschi. "Creare Bonbon Pop è stato come fare un viaggio nel tempo. Un ritorno all'infanzia. Ricordo quando da bambino, andavo con mia madre e mia sorella in un posto non lontano da casa nostra, una sorta di villaggio con tanti negozi, il più bello era quello dei dolci, il profumo lo percepivi già in lontananza, un mix di caramello, marshmallow e mele candite. Bonbon Pop ritrae questa atmosfera, di dolciumi, tenerezza e nostalgia. Spero che questa creazione possa essere per tutti un delizioso salto agli anni della fanciullezza e ai suoi indimenticabili ricordi olfattivi" Douglas Morel "I dettagli del flacone per Bonbon Pop raccontano di surreali atmosfere fiabesche e magici periodi dell'infanzia, così suggestivi, colorati e divertenti. Bonbon Pop, cela la dolcezza nel nome, il decor evoca i teneri ricordi dell'infanzia, scacchiera optical, fiori e farfalle, come in un grande luna park della memoria" Cristina Mercaldo WABISABI  creata da Cristian Calabrò - La fragranza come approccio zen. La perfetta imperfezione. Wabisabi è un concetto complesso nella sua semplicità. Termine descrittivo della filosofia giapponese che ognuno dovrebbe fare propria, in sintesi indica il saper accogliere la mutevolezza dell'esistenza, esercitare un approccio zen alla vita, accettarne l'imperfezione, comprenderne la transitorietà. È il sano percepire quel velo di malinconia senza rassegnazione,  che muta in energia e capacità di superare ogni ostacolo nella consapevolezza dei propri limiti. Una chiamata a rallentare i ritmi, a godere pienamente di ogni istante della propria vita. Davvero stimolante questo approccio filosofico alla creazione, senza ansia da prestazione e perfezione ma con il desiderio di sperimentare un ingrediente insolito nel corpo della fragranza, una bella sfida lanciata e vinta al wasabi e alla sua inusitata piccantezza. Questa coté, potentemente accesa dagli agrumi e audacemente speziata, incontra e si scontra con le sfaccettature odorose dei fiori bianchi, gelsomino e ylangylang si illuminano da dentro offrendo senza remore tutta la loro abbondanza aromatica. Non sfuggono al sentire più profondo i dettagli di un accenno più amabile a cannella e vaniglia, l'effimero sussurro dei muschi e l'emozione di qualcosa che è stato e resta intatto nel sua essenza, nel tratteggio resinoso dell'elemi.   "Ammiro da sempre la cultura orientale e la cucina giapponese. Wabisabi è stata una sfida creativa su più livelli, entusiasmante e molto gratificante. L'idea di comporre un profumo con una nota centrale come il Wasabi, mi ha notevolmente attratto per la complessità dell'ingrediente e stimolato la mia ricerca nella selezione di note che dessero un effetto speziato piccante di forte impatto. Così l'ispirazione: un gelsomino acceso inizialmente da agrumi, pepe rosa, con l'ingresso di foglie di tiglio per una vibrazione verde e penetrante. La fragranza evolve su sfumature più morbide e luminose del gelsomino e un sillage speziato agrumato resinoso persistente grazie all'elemi" Cristian Calabrò "Ho creato l'illustrazione di Wabisabi considerando la piramide olfattiva, un'armonia di contrasti, l'incontro di wasabi e fiori bianchi. Ho immaginato il mio viaggio in Giappone terra di contrasti e profonda cultura. Le immagini restituiscono queste due identità così diverse, il wasabi speziato piccante che ho reso nella geometria delle linee verdi e la purezza dei fiori bianchi espressi attraverso un paesaggio d'incanto, tra esuberanza floreale e creature in volo, incorniciati da volute barocche" Cristina Mercaldo GAMBLING  creata da Maurizio Cerizza - Un poker proibito on the rocks. Scommessa adrenalinica. Forte intenso misterioso, qui trovi il rischio, l'imprevisto, il colpo di fortuna, la mano buona, l'underdog, la scommessa vinta. Il tutto condito da un'overdose di adrenalina e alcolici. Impattante, di audace personalità l'apertura con sentori densi di whisky torbato e caffè nero bollente, roba forte che ti tiene sveglio e ti incoraggia a scommettere, a puntare sulla scala reale. Pregiato, suadente il rilancio del pepe di Sichuan e la brillante associazione di note balsamiche, lentisco, galbano, elemi, a infondere una consistenza verde, fresca, affilata di rara eleganza. E ancora, magistrale la stesa dei legni nobili, guaiaco e cedro, l'asso nella manica di vetiver, semi di ambretta e benzoino, così speciali nel placare ogni attrito e generare distensione, eccolo il piacere del relax per assaporare il corposo aroma della vittoria. "Il tema centrale sul quale si sviluppa la fragranza è la traduzione in termini olfattivi di una partita a poker, l'odore del caffè unito alla nota torbata del whisky. Ho dato enfasi alla nota del Pepe di Sichuan attraverso l'accordo verde e vibrante con galbano e lentisco, evocando un'atmosfera carica di adrenalina. Nel fondo intenso e avvolgente coi legni di cedro e guaiaco, arrotondato da benzoino e muschio, ho inteso riprodurre un momento di pausa in cui rilassarsi e allentare la tensione" Maurizio Cerizza "Nome, fragranza e decor si ispirano all'epoca del proibizionismo, alle atmosfere misteriose di locali segreti dove alcolici, fumo e gioco d'azzardo erano protagonisti assoluti. Le carte da gioco riprodotte sul flacone rendono esplicito il concetto di gioco, rischio e quella sensazione di adrenalina in circolo che permea questi luoghi" Cristina Mercaldo Eau de  Parfum 75 ml. Online qui ©thebeautycove    @igbeautycove
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roby1978 · 2 months ago
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Io mi mi piaccio
Io non mi rivalsa con un mondo d8 bambini di otto anni e già la storia è proprio il benessere dell’ego Hitler aveva ragione e anche regan e si il bimbo mao tse tung moda di 1920 1928 e i bambini si mangiarono e già  nel tempo dell’inizio della nike e si un’impronta cinese infantile vedete sul mio l’inedito a chi mi riferisco e guardatevi allo specchio come siete a otto anni di età pure tu che hai…
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carmenvicinanza · 2 months ago
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Shirley Chisholm
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Voglio essere ricordata come una donna che ha osato essere catalizzatrice di un cambiamento. Non voglio passare alla storia come la prima deputata nera della nazione o la prima donna nera deputata. Mi piacerebbe che dicessero che Shirley Chisholm aveva fegato.
Politica, attivista, educatrice, Shirley Chisholm, è stata la prima donna nera eletta al Congresso degli Stati Uniti.
Unbought and Unbossed, (Non comprata e non comandata) è stato il suo motto che l’ha accompagnata per tutta la vita e che voluto anche sulla tomba.
Prima, durante e dopo i sette mandati alla Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, dal 1969 al 1983, si è sempre schierata in difesa dei diritti donne e delle minoranze, per la tutela dell’educazione pubblica, dell’infanzia e della sanità, contro le guerre e per giusti salari. Spesso isolata, inimicandosi il suo stesso partito.
Shirley Anita St. Hill nacque a Brooklyn, New York, il 30 novembre 1924,  era la maggiore di quattro figlie di genitori immigrati, Charles St. Hill, operaio della Guyana e Ruby Seale, sarta delle Barbados.
Dal 1929 al 1934 ha vissuto dalla nonna in un piccolo villaggio di Barbados, dove ha iniziato le scuole elementari e preso l’accento che l’ha contraddistinta per tutto il resto della sua vita. Tornata a New York ha dovuto affrontare pregiudizi e discriminazioni perché troppo intelligente e troppo combattiva, oltre che nera.
Dopo il diploma alla Brooklyn Girls’ High School, le erano state offerte borse di studio per atenei prestigiosi, ma non potendo gravare sulla famiglia, aveva scelto di frequentare il Brooklyn College, dove si era laureata in lettere con specializzazione in sociologia e spagnolo. All’università aveva vinto diversi premi nella squadra di dibattito e fatto parte della Harriet Tubman Society, dove è iniziato il suo attivismo.
Nel 1949 ha sposato Conrad Q. Chisholm, un investigatore privato da cui aveva preso il cognome che ha portato anche dopo il divorzio, avvenuto nel 1977.
Il suo primo lavoro è stato come insegnante di scuola materna, di sera studiava per il Master in educazione della prima infanzia che ha conseguito alla Columbia University, nel 1951.
È stata direttrice di diverse scuole e poi consulente educativa della New York City Division of Day Care diventando presto un’autorità in materia di istruzione precoce e benessere infantile.
Si è avvicinata alla politica all’inizio degli anni Cinquanta, raccogliendo le istanze delle proteste contro la segregazione razziale e la necessità di portare sempre più donne in rappresentanza.
Ha fatto parte della League of Women Voters, National Association for the Advancement of Colored People (NAACP), Urban League e della sezione locale dei Democratici, da dove ha iniziato effettivamente la sua carriera.
Il suo equilibrio e intelligenza sono stati fondamentali nel delicato lavoro di far comprendere le urgenze più radicali all’establishment, tanto da diventare l’unica interlocutrice credibile per mediare tra il sistema e gruppi come le Black Panthers. 
Nel 1960, ha contribuito a formare The Unity Democratic Club, organizzazione interrazziale tra le cui missioni spiccava l’educazione della cittadinanza al processo politico, per spiegare quanto incidesse sulle loro vite, spingendo le persone a registrarsi e a votare.
Ha aderito all’atto fondativo del movimento femminista National Organization for Women ed è stata presidente della sezione di Brooklyn di Key Women of America.
Teneva insieme la lotta femminista con quella di classe. Portava la sua prospettiva di donna nera, figlia di immigrati della classe operaia. 
Nel 1964 si è autofinanziata una durissima campagna elettorale estiva strada per strada con un messaggio chiave: voglio servire la mia comunità da dove si giostra il comando. Ha vinto con 18151 voti, con un margine ampio nella corsa a tre contro il candidato liberale e quello repubblicano.
Un prodotto di quella politica è stato la Bedford-Stuyvesant Restoration Corporation, il primo modello di associazione no profit negli Stati Uniti per lo sviluppo di una comunità, per migliorare le condizioni di vita e le opportunità di occupazione in quell’area depressa di Brooklyn.
Ha fatto parte dell’Assemblea dello Stato di New York per tre legislature dove ha presentato cinquanta progetti di legge, di cui otto vennero approvati.
I programmi del suo Seek (Search for Education, Elevation, Knowledge) sono componenti integranti della vita accademica della City University of New York e della State University of NYC. Ha condotto un’accesa battaglia contro i finanziamenti alle scuole private e si è spesa invano per un progetto di legge che voleva rendere obbligatorio, per diventare poliziotti, la frequenza accademica di corsi sui diritti e sulle libertà civili per una cultura del rispetto delle minoranze e dei rapporti interrazziali.
Nel 1968, è stata eletta come rappresentante del Comitato Nazionale Democratico dopo dieci mesi di campagna elettorale durissima trascorsa a raccontare la sua storia di giovane donna immigrata che aveva deciso di sfidare e battere il proprio grande partito. In quel contesto ha coniato lo slogan: Fighting Shirley Chisholm – Unbought and Unbossed. Un manifesto vincente per dire: il mio voto non è in vendita, sono emancipata dalla schiavitù e dal colonialismo e sono una donna forte che non si fa comandare tanto a casa quanto nell’organizzazione politica.
È stata una delle fondatrici del National Women’s Political Caucus nel 1971 e, nel 1977, la prima donna nera e seconda in assoluto a far parte del potente House Rules Committee la commissione che stabilisce come viene dibattuta e emendata ogni proposta di legge.
Nel 1972 si è candidata alle presidenziali senza riuscire ad aggiudicarsi le primarie del Partito Democratico. In questo periodo, è sopravvissuta a tre tentativi di omicidio.
Era osteggiata dall’establishment del partito che voleva promuovere candidati maschi e dagli stessi uomini della comunità nera, che non vedevano di buon occhio una donna in politica. Aveva contro anche i media che la descrivevano come una femminista nera arrabbiata.
È stata la prima donna a partecipare ad un dibattito televisivo per le presidenziali, solo dopo aver fatto ricorso, perché le venivano negati gli spazi pubblici. “Quando mi sono candidata al Congresso, quando mi sono candidata alla presidenza, ho incontrato più discriminazioni come donna che come nera. Gli uomini sono uomini” ha affermato.
Al Congresso ha lavorato per migliorare le opportunità per i residenti,  sostenuto l’aumento della spesa per l’istruzione, l’assistenza sanitaria e i servizi sociali. Si è occupata di garantire il salario minimo e si è concentrata sulla discriminazione contro le donne e sui diritti delle popolazioni native. 
Si è spesa per la revoca dell’Internal Security Act del 1950 e si è opposta alla guerra del Vietnam e all’espansione dello sviluppo delle armi. È stata una fervente oppositrice della leva militare e ha chiesto un trattamento migliore per i rifugiati haitiani.
Nel 1979 è stata una delle protagoniste della raccolta di figurine da collezione Supersisters, che aveva l’obiettivo di proporre modelli femminili di successo in campo politico, sportivo, sociale e culturale.
Ritiratasi dal Congresso nel 1983, ha insegnato al Mount Holyoke College, ha contribuito a fondare il National Political Congress of Black Women e l’organizzazione Donne afroamericane per la libertà riproduttiva.
Si è trasferita in Florida e nel 1993, ha rifiutato la nomina di Bill Clinton che la voleva ambasciatrice in Giamaica per problemi di salute. Nello stesso anno è stata inserita nella National Women’s Hall of Fame.
Nonostante l’allontanamento dalla scena pubblica e la salute cagionevole, non ha mai fatto mancare la sua voce su temi importanti.
È morta il 1° gennaio 2005, nella sua casa di Ormond Beach, in Florida.
Sulla sua vita sono stati tratti film e documentari.
Al Brooklyn College c’è un progetto che porta il suo nome per promuovere programmi di ricerca sulle donne. Lo Shirley Chisholm Legacy Project mira a promuovere la giustizia climatica e affrontare le sfide interconnesse tra ambiente, povertà, discriminazione razziale e disuguaglianza di genere.
A Brooklyn c’è una statua che la ricorda.
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noiultimi · 3 months ago
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Guerre e disabilità
Riassunto su un articolo pubblicato per il blog dell'ALIS, Associazione Lodigiana per l'Inclusione Sociale odv, in merito ai conflitti che ci sono nel mondo e la disabilità.
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L'articolo parla del conflitto tra Palestina e Israele e le conseguenza sui civili con disabilità, evidenziando il significativo aumento del numero di bambini disabili.
Sottolinea le esperienze traumatiche come l'operazioni di imputazioni senza anestesie, e le sfide affrontate da questi bambini, tra cui l'accesso limitato alle cure mediche.
L'articolo affronta anche le conseguenze più ampie della guerra, come l'aumento delle nascite precoci e della mortalità infantile, nonché i problemi di salute mentale tra bambini e adulti.
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Io sostengo la pace a prescindere. La si può praticare tra di noi evitando di aver ragione e puntato sul benessere comune.
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cinquecolonnemagazine · 8 months ago
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Quanti bambini hanno salvato i vaccini?
Un traguardo straordinario per la salute pubblica globale: i vaccini hanno permesso di salvare le vite di ben 150 milioni di bambini negli ultimi 50 anni. Questo dato, proveniente da uno studio pubblicato sulla rivista The Lancet, dimostra l'impatto salvifico dei vaccini, capaci di proteggere i più piccoli dalle minacce di morbillo, polio, difterite e molte altre patologie. L'articolo approfondirà i dettagli di questa scoperta, analizzando i benefici specifici dei vaccini e il loro ruolo cruciale nel garantire la salute e il benessere dei bambini in tutto il mondo. Numero di vite salvate dalle vaccinazioni dal 1974 al 2024 I due grafici seguenti mostrano il numero di vite salvate, suddivise per malattia e regione nell'arco di tempo che parte dall'anno 1974 fino al giorno d'oggi nel 2024. La vaccinazione contro il morbillo ha avuto l'impatto maggiore, salvando 94 milioni di vite negli ultimi 50 anni, oltre il 60% del totale. Il primo grafico mostra il numero totale poi suddiviso malattia per malattia: Il secondo grafico, invece, mostra il numero di vite salvate tramite le vaccinazioni suddivise per zone nel mondo. Si è trattato di uno sforzo veramente globale, con oltre 5 milioni di bambini salvati in ogni regione, di cui oltre 50 milioni in Africa e 38 milioni nel sud-est asiatico: Tasso di mortalità e mortalità infantile I bambini di tutte le età hanno beneficiato enormemente dell'espansione dei programmi di immunizzazione. Ma è nei neonati che i vaccini hanno avuto l'impatto più cruciale. I tassi di mortalità infantile sono crollati negli ultimi 50 anni. A livello globale, sono diminuiti di oltre due terzi, da circa il 10% nel 1974 a meno del 3% oggi. I ricercatori dello studio stimano che il 40% di questo calo sia dovuto ai vaccini. L'altro 60% del declino è stato determinato da altri fattori, tra cui il miglioramento della nutrizione, l'assistenza prenatale e neonatale, l'accesso all'acqua pulita e ai servizi igienico-sanitari e altre risorse di base: Più bambini possono essere salvati con i vaccini Nonostante questi immensi progressi, c'è ancora molto da fare. Più di un milione di persone muoiono ancora di tubercolosi ogni anno. Centinaia di migliaia di persone a causa della meningite e della pertosse. Decine di migliaia di decessi causati da morbillo, tetano ed epatite B. I decessi causati da diverse malattie prevenibili con il vaccino sono mostrati nel grafico sottostante: Foto di cromaconceptovisual da Pixabay Read the full article
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aneddoticamagazinestuff · 1 year ago
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Ma i Paesi felici lo sono davvero?
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Ma i Paesi felici lo sono davvero?
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Da molti anni, i Paesi nordici sono in vetta alle classifiche dei Paesi più felici. Qui la qualità della vita è elevata e il benessere diffuso. L’ultimo World Happyness Record vede ai primi tre posti Finlandia, Danimarca e Islanda con Svezia e Norvegia rispettivamente al sesto e al settimo posto. Praticamente un dominio assoluto.
Eppure, esistono alcuni dati che potrebbero mettere in dubbio questi risultati. A cominciare dal tasso di suicidi. Secondo alcuni studi, la media globale dei suicidi è di 9 casi per 100mila abitanti, con un tasso di depressione del 3,9% e un divario non indifferente tra uomini (15 casi su 100mila) e donne (4 casi su 100mila). Ebbene, i Paesi scandinavi quelli ritenuti da molti i più felici al mondo restano anche quelli in cui ci si suicida di più. Almeno a livello europeo. In Islanda la percentuale di suicidi sarebbe di 11,2 casi per 100mila abitanti. Poco superiore in Norvegia (11,8 su 100mila). Ben più alta in Svezia (12,4) e ancora di più in Finlandia (addirittura 13,4 casi per 100mila abitanti), praticamente una volta e messo la media mondiale.  È vero che negli ultimi anni le percentuali sono calate ma il fenomeno sarebbe tutt’altro che risolto: i tassi standardizzati mostrano che in questi Paesi il numero di suicidi è ben al di sopra della media mondiale.
Percentuali in nessun caso confrontabili con quelle di Paesi come il Lesotho dove il tasso di suicidi è superiore a ottanta casi per 100mila abitanti. O della Guyana (40,9 per 100mila abitanti). Ma il confronto con altri Paesi sviluppati è sorprendente: in Italia il tasso di suicidi sarebbe poco superiore a 4 casi per 100mila abitanti. Solo poco più alto in Spagna: 5,3 casi per 100mila. Anche in Cina questo valore è sorprendentemente basso: 6,7 casi per centomila abitanti. Molto alto invece in un altro Paese “sviluppato” ai vertici tra le classifiche dei Paesi dove la gente vorrebbe vivere: gli USA. Qui il tasso di suicidi è addirittura di oltre 14 casi per 100mila abitanti.
Com’è possibile che in questi Paesi “ricchi” e “felici” ci sia una voglia di suicidarsi così elevata? Una spiegazione è che si tratterebbe di Paesi tanto “felici” quanto “chiusi”: secondo l’InterNations Expat Insider 2016 survey, la Danimarca sarebbe è tra i Paesi dove “è più difficile fare amicizia”. E ancora. Svezia e Danimarca sono tra i Paesi in Europa dove si registra il più alto numero di aggressioni sessuali. Nel 1994, la Svezia è stato il primo Paese al mondo con metà Parlamento composto di sole donne. Da allora ha battuto ogni record mondiale di parità di genere. Eppure, la Svezia sarebbe tra i Paesi con il maggior numero di violenze sessuali al mondo: 53,2 stupri ogni 100 mila abitanti, superata solo dal piccolo stato del Lesotho, nell’Africa del sud, che registra 91,6 abusi sessuali ogni 100 mila abitanti. La Svezia pare che detenga anche il record di bambini confusi col proprio genere sessuale. Louise Frisén, psichiatra infantile all’Ospedale pediatrico Astrid Lindgren, ha dichiarato all’Aftonbladet che nel 2016 ben 197 bambini si sono proposti per una “transizione”, per cambiare sesso: “C’è un aumento del cento per cento ogni anno, e le persone che stiamo vedendo sono più giovani e sempre più bambini”.
In Norvegia c’è un altro record: quello di “capitale [europea] dell’eroina”. È quanto emerge dall’analisi delle acque delle fogne di Oslo che contengono più anfetamine di qualsiasi altro Paese europeo. A Oslo si registrerebbe anche il più alto numero di morti per overdose del continente. Secondo Michael Booth, autore del libro “The Almost Nearly Perfect People”, gli abitanti di questi Paesi sono “quasi” perfetti. Quasi, appunto. Un quasi che porta gli abitanti di questi Paesi a utilizzare farmaci antidepressivi in quantità impressionante. Secondo un recente rapporto, il trenta per cento delle donne islandesi avrebbe avuto almeno una prescrizione di antidepressivi nel corso della vita. Si stima che il 38 per cento delle donne danesi e il 32 per cento per cento degli uomini danesi riceveranno un trattamento di salute mentale a un certo punto durante la loro vita.
Dati che mostrano che le persone che vivono in questi Paesi trovano difficoltà a misurare la propria felicità. Fino al punto da essere indotti a commettere gesti estremi. Un problema così diffuso che anche il Consiglio dei ministri Nordico e l’Istituto di ricerca sulla Felicità di Copenaghen hanno cercato di spiegarsi i motivi di questi dati così alti. Lo studio intitolato “In the Shadow of Happiness” ha cercato di analizzare cinque fattori che influenzano i livelli di infelicità: problemi di salute, disagio psicologico, differenze di reddito, disoccupazione e isolamento sociale. Dai dati relativi al periodo tra il 2012 e il 2016, emerge un’immagine tenebrosa dei Paesi nordici. Il 12,3% della popolazione dei Paesi nordici è in condizioni di infelicità e di sofferenza psicologica. Una percentuale che sale al 13,5% fra i giovani tra i 18 e i 23 anni e al 19,5% tra le ragazze svedesi (contro il 13,8% dei ragazzi). Ancora peggiore la situazione degli anziani: il 16% degli over 80 scandinavi sarebbe in condizioni di sofferenza per problemi fisici, di salute e solitudine. In Danimarca il 18,3% dei giovani tra i 16 e i 24 anni mostra problemi psicologici, percentuale che sale al 23,8% per le ragazze di questa fascia di età. In Norvegia tra il 2012 e il 2016 il disagio mentale dei giovani è aumentato di un incredibile 40%.
Problemi dei giovani che, come dimostra la percentuale di suicidi, non riguardano solo i Paesi scandinavi ma molti Paesi “sviluppati”. In teoria quelli dove proprio la ricchezza e l’elevato livello di sviluppo dovrebbero rendere la vita più facile. Ma non è così. Secondo uno degli autori dello studio, Michael Birkjaer, in tutto il mondo occidentale i giovani devono fare i conti con livelli di stress, solitudine e disturbi mentali elevatissimi. “I problemi psicologici in questa fascia di età si manifesta sotto forma di stress, ansia, depressione, comportamenti autolesionistici, consumi di antidepressivi e, in casi estremi, suicidio – si legge nel report. In Finlandia, il Paese più felice secondo il World Happiness Report 2018, “il suicidio rappresenta addirittura un terzo delle cause di morte tra i giovani tra i 15 e il 24 anni”. Questo a volte si intreccia con altri fenomeni pericolosi: la Finlandia, ad esempio, sarebbe il terzo Paese al mondo per diffusione di armi da fuoco (dopo Stati Uniti d’America e Yemen).
C’è, però, chi ha avanzato un’altra teoria: l’origine del malessere dei giovani scandinavi potrebbe derivare dalla percezione della necessità di emergere. “Abbiamo indizi sulle cause del problema: in Danimarca, per esempio, esiste una grande cultura del perfezionismo” ha detto Birkjaer. Ragazzi e ragazze sono portati sempre di più a essere i primi. Anche sui social media. Oggi i giovani – non solo nei Paesi scandinavi – considerano i social network un momento di socialità reale. In alcuni casi il più reale della realtà. Un dato che troverebbe conferma anche dalle percentuali di suicidi in Giappone: 12,2 per 100mila abitanti, una percentuale simile a quella dei Paesi scandinavi. Anche qui, sin dalla tenera età, i bambini sono portati a credere che l’importante non è vivere ma primeggiare.
Quale che sia la causa, restano i numeri impressionanti relativi ai suicidi. “Nonostante alcuni progressi, nel mondo si registra un suicidio ogni 40 secondi” ha dichiarato il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus. “Ognuno di questi decessi è una tragedia per famigliari, amici e colleghi”. I morti per suicidio sono più di quelli per Hiv, cancro al seno o per omicidi. Tra i giovani di età compresa tra i 15 ed i 29 anni il suicidio è la quarta causa di morte violenta (dopo gli incidenti stradali, la tubercolosi e la violenza interpersonale).
E molte volte le cause che hanno portato al suicidio sfuggono a letture superficiali su cosa possa rendere o meno felice una persona.
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pier-carlo-universe · 4 days ago
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Il posto del bambino nella famiglia
Riassunto: L'articolo parla dei vari conflitti familiari, delle loro cause, degli errori nel matrimonio e delle loro soluzioni.
Riassunto: L’articolo parla dei vari conflitti familiari, delle loro cause, degli errori nel matrimonio e delle loro soluzioni. Parole chiave: codice della famiglia, trauma infantile, diritto di famiglia, educazione fisica, educazione mentale, educazione morale. La famiglia è una fortezza. Non è creata da una persona sola. Quando diciamo famiglia, intendiamo sempre una famiglia con nonni,…
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medicomunicare · 9 months ago
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Sintomi somatici: una componente sottovalutata dei disturbi mentali conseguenti a traumi infantili
I sintomi somatici comprendono una varietà di disturbi fisici, che causano compromissione funzionale e grave disagio emotivo; possono o meno essere associati ad altre condizioni mediche diagnosticate. Questi includono sintomi come disturbi gastrointestinali, dolori muscolari (ad esempio alle braccia, alla schiena e mal di testa), effetti cardiopolmonari (ad esempio dolore al petto e vertigini) e…
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enkeynetwork · 1 year ago
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decadentdjentleman · 1 year ago
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I POVERI MUOIONO PRIMA
I comunisti e i problemi di oggi
Il progresso sanitario nell'URSS
Dall'epoca schiavistica al feudalesimo, da questo al capitalismo, ha scritto Gramsci, << tutti i mutamenti del modo di essere e di vivere sono avvenuti per coercizione brutale, cioè attraverso il dominio di un gruppo sociale su tutte le forze produttive della società: la selezione o educazione dell'uomo adatto ai nuovi tipi di civiltà, cioè alle nuove forme di produzione e di lavoro, è avvenuta con l'impiego di brutalità inaudite, gettando nell'inferno delle sottoclassi i deboli e i refrattari o eliminandoli del tutto >>. Non è certo a caso che questa << tradizione >> sia stata spezzata dalla rivoluzione socialista. Lo stato di salute, la condizione sanitaria di una popolazione rappresenta uno degli specchi più limpidi del suo grado di benessere. E' perciò opportuno riferire alcuni dati sulla situazione dell'Unione Sovietica, a cinquant'anni dalla rivoluzione, partendo dalle notizie statistiche sulla mortalità generale, sulla durata della vita, sulla mortalità infantile. La mortalità generale (numero di morti in un anno, su mille abitanti) era nella Russia prerivoluzionaria la più alta, fra le grandi nazioni europee, ed è oggi la più bassa, fra tutte le Nazioni del mondo. Dal 1913 ad oggi i dati sono i seguenti:
Anno Mortalità Generale 1913 30,2 1926 20,3 1940 18,0 1946 10,8 1955 8,2 1966 7,3
La mortalità generale si è ridotta in mezzo secolo di oltre quattro volte. Il paragone con alcuni paesi capitalistici mostra quale è stato l'andamento comparativo del fenomeno:
Nazione Anno Anno 1913 1966 URSS 30,2 7,2 Inghilterra 14,2 11,8 Italia 19,3 9,9 Stati Uniti 13,2 9,5 Francia 19,0 11,1 Svezia 13,9 10,1
La durata media della vita nella Russia prerivoluzionaria era di 32 anni, nello stesso periodo in cui il cittadino inglese viveva in media 50 anni, il francese 47 anni, lo statunitense 49 anni. Attualmente la vita media del cittadino sovietico è di 70 anni, cioè al livello dei paesi capitalistici più sviluppati: con la differenza che le medie dell'URSS rappresentano situazioni relativamente omogenee fra città e campagna, fra zona europea e repubbliche sovietiche asiatiche, mentre nei paesi capitalistici esistono profonde differenze fra le classi sociali. La mortalità infantile (numero di morti di età inferiore ad un anno, su mille nati vivi) ha avuto nell'URSS la seguente evoluzione:
Anno Mortalità infantile 1913 273 1926 174 1940 182 1946 87 1955 60
Mentre fino alla Rivoluzione d'ottobre morivano ogni anno due milioni di bambini di età inferiore ad un anno, ora la mortalità infantile si è ridotta a meno di un decimo, è scesa dal 273 al 26 per mille. Questo indice, raggiunto nel 1966, è assai inferiore a quello dell'Italia, ove i morti di età inferiore ad un anno sono 35 su mille nati vivi. Un pediatra che ha visitato l'URSS, il sen. Gatto, ha scritto: <<Certo un progresso in questo campo si è poi riscontrato in tutte le nazioni civili, soprattutto in virtù dei progressi terapeutici, ma in nessun paese del mondo la riduzione della mortalità infantile è avvenuta con tale ampiezza di scarto. E sì che la cifra del 26 per mille è riferita a tutta l'Unione Sovietica, che comprende repubbliche al centro dell'Asia e paesi ancor più meridionali del nostro Mezzogiorno. Se si considera questo quoziente nelle singole repubbliche si scontrano dati che vanno da appena il 19 per mille nelle zone più occidentali al 32 per mille nelle zone asiatiche, che appena qualche decennio fa avevano un tipo di società pastorale e nomade. Eppure lo scarto fra questi due dati non è così forte come quello che si rileva ancora in Italia, dove si va da un quoziente di circa il 20 per mille in Emilia a quasi il 50 per mille in Lucania. Segno evidente che l'attività di medicina preventiva e sociale dell'infanzia si è sviluppata in modo organico in tutta l'URSS, superando squilibri territoriali che parrebbero a prima vista insormontabili >>. Questi dati sommari sulla mortalità generale, sulla durata della vita e sulla mortalità infantile mostrano che l'URSS ha raggiunto e spesso superato, come livello sanitario complessivo, i paesi capitalistici più sviluppati, pur partendo da condizioni assai arretrate e pur soffrendo le distruzioni e le battute d'arresto di due terribili guerre. Questi dati mostrano che il processo rivoluzionario, l'emancipazione delle classi e dei popoli oppressi modifica radicalmente le condizioni di esistenza, e costituisce di per sé la fonte di maggior risparmio di vite umane, il miglior programma di sanità pubblica, il modo più rapido e completo per consentire ad ogni essere umano di godere la più elementare fra le libertà: quella di vivere. Accanto al mutamento della struttura sociale si è sviluppata nell'URSS una rete sanitaria capillare, che consente di prevenire e curare le malattie in tutti gli strati della popolazione. L'URSS è oggi il paese del mondo che ha il più alto numero di medici rispetto alla popolazione.
Nazione N. di abitanti per ogni medico URSS 406 Inghilterra 680 Italia 613 Stati Uniti 537 Francia 649
Il numero di medici, del personale sanitario ausiliario (per ogni medico vi sono altri 7 fra infermieri, tecnici, laboratoristi, etc.), dei letti ospedalieri (10 per mille abitanti), della rete di ambulatori e dispensari copre praticamente tutte le necessità sanitarie di attrezzature e di personale. I traguardi successivi per l'URSS, una volta raggiunti i livelli di organizzazione che sono considerati l'optimum dall'Organizzazione mondiale della sanità, consistono nel miglioramento della qualità e dell'efficienza del servizio, nell'adeguarlo continuamente ai progressi della scienza ed all'evolversi delle malattie.
Continua...
Testo di Giovanni Berlinguer, 1968
-A cura della Sezione centrale stampa e propaganda del PCI
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blogsdaseguire · 1 year ago
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Un piccolo abbraccio: la campagna di Domus de Luna per aiutare i bambini in povertà
Partecipa alla campagna di #raccoltafondi #Unpiccoloabbraccio organizzata da #DomusdeLuna, a favore dei #bambini delle famiglie povere. Oltre un milione di bambini in Italia non hanno accesso a beni e servizi essenziali. Un piccolo abbraccio è per loro.
La povertà infantile è una realtà drammatica che colpisce milioni di bambini in Italia e nel mondo. Secondo i dati dell’Istat, nel 2020 il 12,6% dei minori viveva in condizioni di povertà assoluta, con un aumento di 2,3 punti percentuali rispetto al 2019. Questo significa che oltre 1,2 milioni di bambini non avevano accesso ai beni e ai servizi essenziali per il loro benessere e il loro…
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