#esperienze formative
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pier-carlo-universe · 4 months ago
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"Libera-mente": Laboratorio di Filosofia per Bambini a Serravalle Scrivia
Un'opportunità unica per avvicinare i più piccoli alla filosofia attraverso il gioco e la riflessione con Camilla Roncallo
Un’opportunità unica per avvicinare i più piccoli alla filosofia attraverso il gioco e la riflessione con Camilla Roncallo. La Biblioteca Comunale “Roberto Allegri” di Serravalle Scrivia ospiterà nelle giornate di venerdì 8 e 22 novembre 2024 un laboratorio davvero speciale dedicato ai bambini: il Laboratorio di Filosofia “Libera-mente”, pensato per bambini dai 6 anni in su. Con la guida della…
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acronimica · 7 months ago
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Anche oggi tengo a ribadire il mio disgusto viscerale verso il fatto che fare l’Erasmus o laurearsi in corso o, ancora, fare “esperienze formative” durante gli studi (che cosa cazzo significhi di per sé non lo sa nemmeno Nostro Signore) siano tutte cose che danno diritto come per magia a punti extra per il voto di laurea. Mi fa venire da rimettere. Poi ci riempiamo la bocca di democratizzazione degli studi e di meritocrazia quando il primo cretino privilegiato che per puro culo si ritrova a soddisfare tutti e tre i requisiti si becca tre punti in più del povero stronzo che si è rotto il culo andando a prendersi 0,25 CFU per seminario cinque volte l’anno (tanto per contrapporre un esempio banale). Il MIUR deve prendere fuoco.
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unbiviosicuro · 2 months ago
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credo che tante volte con tante persone non parlo molto di me o di certe mie esperienze del passato specialmente relazionali perché trovo insopportabile l'ingiustizia della riduzione che devo operare per parlarne in quei contesti conversazionali. sono stanca di dire che ci siamo lasciati perché non mi sono innamorata di te. sono stanca di dire che eravamo nati nello stesso luogo e che ci siamo conosciuti solo a migliaia di km di distanza. di dover ridurre a certe frivolezze, perché non si può usare parole altre, che forse non le ho trovate fin'ora neanche io. quando ne parliamo anche noi riduciamo tutto a una parola, diciamo "il cerchio". tutto è contenuto lì dentro come in uno scrigno, e questo vorrei che fosse sempre. ma è così impossibile, sarebbe impossibile anche usando le parole giuste, una serie infinita. persino quando noi parliamo mi dimentico che nonostante tutto, ma veramente tutto, come senti tu sento io. ma solo con te. la memoria mette il dito sulle istantanee di noi come fossero realizzate coi gessetti (la tecnica più labile che conosco), e già cambia l'atmosfera, già cambia il ricordo - mica mi stupisco, funziona sempre così - assume forme letterarie, che poi sono quelle che forse, sin dall'inizio, abbiamo sempre puntato a raggiungere
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abr · 2 months ago
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Monti che dà lezioni su "forme di protettorato morale sul nostro Paese".
via https://x.com/jimmomo/status/1869369668567539800
Fantastico. Del resto il SuperConsulente, come tutti gli esseri inferiori, parla solo e sempre delle proprie esperienze personali, anche a sua insaputa.
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susieporta · 3 months ago
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IL SISTEMA FAMIGLIARE HA SEMPRE RAGIONE?
La famiglia ha sempre ragione?
Partiamo dal principio.
Nella prima parte della vita si vive il karma con le figure autoritarie e qui si nasconde il nostro rapporto con queste figure.
Diciamo che, proprio nel momento in cui dovremmo rimanere sempre più agganciati alla nostra Essenza e al nostro potere personale, noi siamo educati a sganciarcene. Ed ecco che creeremo le dinamiche con le forme di potere.
Il karma più pesante poi è con i genitori, sono loro i principali specchi su cose che ci riguardano e che spesso non riconosciamo.
Mi è capitato spesso di sentire la classica frase: “Io non voglio diventare come mia madre, come mio padre, non sarò mai come loro”.
Eppure…
Quasi sempre si diventa esattamente come loro.
Perché accade?
Attenzione a questo passaggio.
Noi non diventiamo come loro, semplicemente eravamo già come loro.
Loro ci fanno da specchio.
I genitori sono espressione di karma nel senso che sono quello che hai fatto a te stesso e che hai permesso agli altri di fare a te stesso.
Tutto quello che hai sabotato o bloccato ti viene riflesso nel genitore.
Questo perché possiedi tre canali energetici:
Il Lunare: Femminile.
Il Solare: Maschile.
E il Canale della coscienza.
All’interno di questi canali ci sono memorie di esperienze con il femminile e con il maschile.
E, in base alle cose irrisolte nel tuo aspetto femminile o maschile, viene attratto quel tipo di genitore.
Tieni presente che considerando il tuo sesso, il canale energetico opposto sarà quello inconscio.
Perciò se hai bloccato il tuo maschile attrarrai un genitore che ti blocca l’evoluzione del tuo maschile. Se hai bloccato il femminile attrarrai una madre anaffettiva, per esempio.
E questo riverbera in generale anche con tutti i membri della famiglia.
Quindi, a un certo punto, non si tiene tanto conto se è la zia, il papà, la nonna il problema, ma se è un problema energetico di tipo femminile o maschile.
E se non risolvi questi problemi con la famiglia cosa accade?
Semplice, tu ti porti dietro quei nodi irrisolti maschili e femminili tanto da riviverle con le altre relazioni interpersonali in base al sesso della persona.
Un altro quesito fondamentale che mi viene posto è se i genitori ci feriscono per primi oppure nasciamo già con delle ferite.
Bisogna considerare che i genitori possono sì ferirti, ma ti feriscono nelle vecchie ferite che tu hai già inflitto a te stesso con il karma.
Dietro una ferita c’è una memoria karmica.
Ed è come se i genitori fossero stati costretti a riaprire vecchie ferite delle tue vite passate.
Sono come rappresentazioni di archetipi, di energie.
Prova a osservare i tuoi genitori, le loro paure e identificazioni e come le proiettano su di te, come e dove cercano di bloccarti, di boicottarti e dove cercano di aiutarti e di stimolarti, invece.
Sono tutti specchi. Specchi di quello che hai fatto e ancora fai a te stesso da chissà quante “vite”.
Per questo è stata scelta questa famiglia piuttosto che un’altra, per permetterti di evolvere.
Proprio perché rappresenta alcuni lati che puoi, ma soprattutto devi trasformare in questa vita.
Cambia la prospettiva adesso o sbaglio?
La famiglia non puoi vederla come il colpevole di tutti i tuoi problemi, come un ostacolo, come la fine della tua felicità, la potrai solo guardare con compassione, come il terreno migliore per la tua crescita.
Ma la maggior parte delle volte questo non accade.
Si verificano due scenari: O ci si attacca e ci si identifica con la famiglia e i suoi modelli oppure ci si ribella e ci si allontana il più possibile.
Nessuno dei due casi ti permette realmente di evolvere e liberarti.
E adesso vedremo perché.
Non basta tagliare il cordone ombelicale alla nascita
Prima di tutto parliamo del primo lato.
Come abbiamo già accennato, il meccanismo di identificazione e attaccamento al sistema familiare e alle dinamiche di famiglia non permette di risvegliarti alla tua coscienza/individualità.
Osserva un animale, per esempio.
Appena è autonomo per la sua sopravvivenza lui si stacca o viene cacciato dal gruppo.
Questo non accade nell’essere umano da ormai tempo. Possiamo dire che il processo di crescita interiore è rallentato.
Siamo in una situazione di forte identificazione con il sistema familiare.
Non ci si stacca dai genitori e loro non si staccano da noi.
E così non riesci a trovare la tua strada e nemmeno a risvegliare la tua coscienza.
Non trovi chi sei davvero, al di là della tua famiglia.
Che vocazione hai?
Che talenti hai?
Queste cose non hanno niente a che vedere con la tua famiglia biologica.
La famiglia è solo un canale per aiutare l’anima a fare la sua strada.
E intendo la sua strada, non quella del sistema familiare.
Agisce fino a quando il sistema corpo, mente ed emozioni sono abbastanza mature per seguire il progetto dell’anima, il motivo per cui è tornato qui (il suo dharma).
Se non accade questo si genera karma.
Guardando ai nostri tempi, i bambini non vengono educati a cavarsela da soli, a trovare la loro strada nella vita.
Addirittura, troppo spesso, la madre educa il figlio con l’idea che non se ne andrà.
Ecco perché poi è così difficile sganciarsi dall'inconscio familiare.
Ed ecco perché non avendo tagliato il cordone ombelicale, noi riviviamo i nostri drammi familiari. Classico copione che si può osservare nelle convivenze.
“Lo stare insieme in una casa” diventa il luogo di manifestazione dei propri modelli vissuti in famiglia.
Allora le persone mi chiedono se fosse la stessa cosa se si ribellassero?
Purtroppo devo darti una cattiva notizia a riguardo.
Perché no, non cambia niente.
Certe informazioni saranno impresse nel campo cosciente anche se te ne vai.
Scendiamo nel dettaglio.
Comprendi che ribellarsi non è essere se stessi. Punto.
Essere se stessi vuol dire liberi dal karma, essere se stessi in ogni relazione.
Tanti pensano mi ribello a tutti o non coltivo nessuna relazione così sono a posto, posso essere me stesso.
No. Non è proprio così.
Tieni presente che il focus, quando subisci qualcuno, parliamo dei genitori in questo caso, sono loro.
Quando ubbidisci, il focus sono ancora loro.
E quando ti ribelli?
Indovina un po’? Sì, sono ancora loro.
Perché?
Perché semplicemente non sei centrato.
Ancora non sei chi vuoi, non fai ciò che vuoi.
Che tu sia accondiscendente o ribelle non cambia niente, il focus ancora una volta sono loro non tu.
Focus su come loro ti vedono, su come ti giudicano, su come ti trattano.
La tua mente è assorbita in questa ribellione e non è ancora libera di fare la sua strada. E questa non è libertà. Non sei ancora focalizzato su ciò che vuoi realmente, su ciò che è legato alla tua coscienza, ma su ciò che non vuoi, che dipende ancora da loro…
Ecco il vincolo.
Che poi, siamo onesti, quando ci si ribella a tutti i costi, cosa si prova?
Si prova un senso di pace interiore? Serenità e spensieratezza?
O ci si fa consumare da rabbia, cinismo, odio e tanto risentimento?
Cosa c’è di liberatorio in tutto questo?
Poi vedremo perché accade, ma basta già iniziare a comprendere che la ribellione, il fare l’opposto di quello che vogliono gli altri, non è ancora fare quello che si vuole. Non è ancora risveglio.
“E se io me ne vado dalla famiglia? Scappo il più possibile?” È possibile che te lo sia chiesto anche tu.
Per risponderti, considera che la distanza fisica può aiutarti in quel momento, certo, ma, come abbiamo visto prima, il legame esiste ancora.
C’è ancora karma, perché dietro c’è la credenza, i pensieri e quindi anche uno stato che comporta un certo tipo di emozioni.
Non c’è ancora accesso alla tua coscienza, non sei ancora te stesso, ma succube del sistema familiare o di quello sociale.
Piuttosto evidente se ci pensi.
Tu puoi andartene anche in Antartide o rinchiuderti in una grotta da solo, ma qualcuno probabilmente lo incontrerai comunque. E, soprattutto, la mente, i tuoi pensieri, le tue credenze, tu te le porti dietro, la testa non la stacchi dal corpo e la lasci in casa con la tua famiglia di origine. O sbaglio?
Per questo dire “Io non sarò mai come mio padre” o “come mia madre” non è garanzia di successo. Anzi, se non fai un lavoro su te stesso per ripulire il karma, tu diventi esattamente come loro invece.
Se sei nato da loro, hai un karma simile al loro.
Le caratteristiche che ti danno più fastidio di tua madre e di tuo padre, di solito, sono anche le tue. O comunque sono lì per farti vedere qualcosa.
Questo è importante capire.
Perché quando cresci e si moltiplicano le interazioni con le persone, sperimenti il karma di relazione.
E tutto quello che non hai lasciato dalla famiglia te lo ritrovi in queste di relazioni.
Ma come puoi trasformare le cose allora?
Tu trasformi le cose quando lasci andare il passato.
Rimani concentrato perché questo è fondamentale.
Infatti, con “passato” non parlo del ricordo, ma della carica energetica riguardo al passato.
Non basta allontanarsi o aver fatto pace fuori per chiudere i cerchi. I cerchi vanno chiusi interiormente.
È lasciando andare la carica emozionale, che il ricordo non fa più male.
Ripeto: Lasciare andare l’emozione, non tanto il fatto in sé.
Tu non hai chiuso il rapporto, il vincolo, se non hai chiuso bene anche con l’emozione.
Questo è il nocciolo.
Se non lavori sul nodo karmico, su ciò che dovevi vedere e capire in quella relazione, continui a ricreare le stesse dinamiche nelle nuove relazioni. Come un loop indissolubile.
Perché il karma negativo di relazione crea così tanta sofferenza?
Perché non ci lavori. Questo è il negativo.
Se rifiuti di guardare i tuoi problemi e continui a voler cambiare l’altro o a dargli la colpa, non cambierà mai niente.
Tieni presente che noi ci mettiamo un’energia allucinante a proteggere le nostre ferite, facciamo di tutto perché l’altro non tocchi.
Cerchiamo di controllare le persone per tenerle lì nell’angolino.
Cerchiamo di reprimere noi stessi.
E se l’altro fa la stessa cosa? E tranquilli che l’altro fa esattamente la stessa cosa.
Molti miei studenti venivano da me tutti terrorizzati.
��Non riesco più a far pace con il mio ex, voglio chiudere i miei cerchi, ma lui non mi vuole avvicinare, non è disposto a chiarire. Cosa devo fare?”
Non soffermarti a sistemare fuori pensando che questo sistemi dentro.
Ciò che fa la differenza, ciò che ribalta la tua vita è sistemare dentro più che fuori.
Lascia stare il rapporto e la persona in questione, focus nel cuore.
Perché dico questo?
Perché ogni relazione lascia delle impronte energetiche karmiche al tuo interno.
Il problema parte dall’interno verso l’esterno, non il contrario.
Trasforma le tue tracce karmiche e il fuori poi cambierà da solo.
Spesso l’altra persona ti lascia libera e se ne va perché non può più farti da specchio, oppure smette di essere in quel modo lì e cresce anche lei con te.
La tua vita cambia totalmente anche riguardo a chi attrai.
Se ti dovessero arrivare certe persone che non ti stanno bene, tu puoi dirgli semplicemente di no, perché lavorando su te stesso non hai più bisogno di passare per certe esperienze.
Prima ci cadi dentro e non puoi farci niente. Non c’è consapevolezza.
Ma ora sì. Ecco la libertà di dire sì / no. La libertà di scegliere.
Ricevo continuamente domande del tipo: “Cosa devo dire?”
“Come faccio a comunicare meglio i miei bisogni?”
“Come faccio a parlare con un partner che fa muro a ogni mio tentativo di comunicazione?”
Ti rispondo con la verità:
Non è facile comunicare quando c’è di mezzo il karma. Non è affatto facile.
Se in una relazione è importante comunicare i propri bisogni, quando il karma ci fa compagnia, spesso, o non si riesce o magari l’altro non ci ascolta ecc.
La soluzione è partire a lavorare su se stessi.
Perché aspetti che la relazione porti a galla il dolore? Prendi subito in mano la situazione.
Non ha senso scappare senza risolvere.
E non ha senso nemmeno lavorare sulla coppia, sulla famiglia ecc.
Devi lavorare su te stesso, sui tuoi modelli e nodi energetici, karmici.
Non si lavora mai sulla relazione, ma si lavora su ciò che la relazione ti ha fatto vedere di te.
Rifletti che tutto quello che ti circonda è lì per mostrarti qualcosa di tuo.
Per questo è importante vederlo e lavorarci interiormente.
Tagli il cordone ombelicale lavorando sulle ferite, non focalizzandoti su chi te le ha fatte. Continua pure a rimuginare con chi ti ha ferito e non farai altro che rafforzare il vostro legame distruttivo e la ferita stessa.
Roberto Potocniak
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thegianpieromennitipolis · 10 months ago
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Da: SGUARDI SULL'ARTE LIBRO QUINTO - di Gianpiero Menniti
L'INASPETTATO
Edgar Degas (1834 - 1917) dipinge "Ballerina che fa un saluto", 1878, conservato al Museo d’Orsay a Parigi.
Le forme scompaiono nel colore, riappaiono tra sfumature e contrasti.
Nel 1890 dipinge "Russet Landscape" (Paesaggio color ruggine) e nel 1892 compie sperimentazioni ulteriori con la tecnica del "monotype" che coniuga incisione, disegno e pittura.
Ulteriori poichè già nel 1876 aveva prodotto opere come "Dancer Onstage with a Bouquet" (Ballerina sul palco con un Bouquet, collezione privata).
Potremmo chiuderla qui aggiungendo che si tratti di una direzione di "ricerca" poco nota dell'artista francese.
Qualcosa che nasce nel medesimo contesto dei soggetti tradizionali della sua pittura.
Certo.
Ma perchè?
Ne realizzò circa centoventi di stampe con questa tecnica.
Eppure, negli anni '90 del XIX secolo scompaiono le classiche figurazioni per dare vita a immagini che annullano la forma sondando esperienze visive abissali.
Tuttavia, sullo sfondo delle altre due opere citate, queste rappresentazioni emergevano.
L'irrazionalismo non è una corrente viva nel solo Novecento: è già negli aforismi di Nietzsche, nelle immagini poetiche di Baudelaire e nelle strutture visive dell'Impressionismo.
Degas s'immerge in questa radicale percezione, l'anticipa nell'arte, la rivela facendo segno alla parola del suo tempo.
La realtà non possiede un fondamento e la concezione tragica pervade la lunga stagione che segue alla rivoluzione scientifica e illuminista dei due secoli precedenti.
Per dirla con le parole di Dostoevskij, tratte da "I fratelli Karamazov" (1880):
«Se Dio e l’immortalità dell’anima non esistono tutto è possibile».
Nel 1882, ne "La gaia scienza", Nietzsche afferma perentoriamente:
«Dove se n’è andato Dio? – gridò – ve lo voglio dire! Siamo stati noi ad ucciderlo: voi e io! Siamo noi tutti i suoi assassini! Ma come abbiamo fatto questo? [...] Dello strepito che fanno i becchini mentre seppelliscono Dio, non udiamo dunque nulla? Non fiutiamo ancora il lezzo della divina putrefazione? Anche gli dèi si decompongono! Dio è morto! Dio resta morto! E noi lo abbiamo ucciso! Come ci consoleremo noi, gli assassini di tutti gli assassini? Quanto di piú sacro e di piú possente il mondo possedeva fino ad oggi, si è dissanguato sotto i nostri coltelli; chi detergerà da noi questo sangue? Con quale acqua potremmo noi lavarci? Quali riti espiatòri, quali giochi sacri dovremo noi inventare? Non è troppo grande, per noi, la grandezza di questa azione?».
In entrambi i casi, la fine della "cristianità" - non significa la fine del "cristianesimo" - s'annida nell'espressione figurativa che abbandona ogni certezza e muta in invocazione metafisica: semplicemente, la vocazione alla verità s'infrange con il baratro delle inattingibili origini.
Il '900 comincia da lì, anche da un inaspettato Degas.
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aroundtable · 14 days ago
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youtube
La settimana scorsa, siamo tornati a Partenoplay: la fiera del gioco per tutti, appuntamento che ha come obiettivo offrire una visione del gioco, a 360°, completamente diversa da quella cui siamo abituati, un'opportunità di crescita formazione grazie al divertimento.
In una location del tutto nuova, con ambienti ben organizzati ed ampi, quelli della chiesa di San Vitale, Parteoplay è tornata dopo un anno di pausa in cui ha seminato e ha fatto crescere i frutti di questa nuova ed interessantissime edizione, di tutto questo ci ha parlato Viviana Luongo, una delle organizzatrici dell'evento ma anche parte della Cooperativa Sociale Progetto Uomo.
Viviana ci ha raccontato degli obiettivi che progetto Uomo e Partenoplay condividono: una visione che tiene insieme il divertimento, opportunità di crescita e formazione che offre il gioco in ogni sua declinazione: gioco da tavolo, gioco manuale, gioco di ruolo, gioco con il corpo. Partenoplay ha, infatti, offerto implicitamente nelle molteplici sale della chiesa di San Vitale tutta questa tipologia di esperienze ludico formative, coinvolgendo anche il CNR ed altri enti di ricerca che hanno dato modo di scoprire la scienza grazie al gioco.
Ma nel giorno zero, Partenoplay ha offerto anche due workshop, aperti ad insegnanti, operatori, studenti ed appassionati, in cui abbiamo avuto modo di imparare come applicare due visioni del gioco alla didattica: Vera Vaiano ci ha fatto scoprire la Pedagogia del Circo, mentre Vivien Valli ci ha dato la possibilità di scoprire le prerogative dello Storytelling e del Gioco di Ruolo nell'insegnamento.
Ma ovviamente Partenoplay è stata anche un'occasione per sedersi attorno al tavolo per giocare di Ruolo, a boardgames, provare prototipi, grazie ad associazioni ed appassionati!
Partenoplay è un evento del progetto Una città per Giocare del Comune di Napoli, Assessorato alle Politiche Sociali Servizio politiche per l’Infanzia e l’Adolescenza!
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valentina-lauricella · 2 months ago
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"C'è una forma di tristezza che nasce dal sapere troppo, vedere il mondo così com'è. È triste capire che la vita non è una grande avventura, ma un susseguirsi di piccoli momenti insignificanti, che l'amore non è una favola, ma una fragile e fugace emozione, che la felicità non è uno stato permanente, ma un raro e fugace scorcio di qualcosa a cui non si può mai aggrapparsi.
E in questa comprensione, c'è una profonda solitudine, una sensazione di essere tagliati fuori dal mondo, dagli altri, da se stessi."
Virginia Woolf
"Non potrò mai leggere tutti i libri che vorrei.
Non potrò mai essere tutte le persone che vorrei, né vivere tutte le vite che vorrei.
Non potrò mai esercitarmi in tutti gli ambiti che vorrei
e perchè dovrei volere?
Voglio vivere e sentire tutte le forme, i toni e le variazioni delle esperienze mentali e fisiche possibili in vita.
E sono così orribilmente limitata."
Sylvia Plath
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academybdsm · 1 year ago
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Poliamore e Bdsm 👑
Il termine Poliamore fu introdotto da Morning Glory Zell-Ravenheart che introdusse il termine «relazione poliamorosa» nel suo articolo A Bouquet of Lovers nel 1990. Jennifer Wesp creò su Usenet il newsgroup alt.polyamory nel 1992: da allora, si è diffuso come idea e come filosofia di vita, in molti paesi occidentali.
Recentemente, si sente sempre più spesso parlare di poliamore (dal greco antico: πολύ, poly, «molti» e dal latino: amor, «amore»), ma per evitare di fraintendere il reale significato della realtà che rappresenta, può essere utile cercare di approfondire di cosa si tratta e capire come integrarlo con le idee di relazione a cui siamo culturalmente abituati.
Si tratta di una relazione amorosa consensuale caratterizzata dalla libertà di ciascun di avere contemporaneamente più rapporti d’amore. Viene per lo più descritto come una forma di non monogamia etica, caratterizzata da consensualità e responsabilità.
Infatti, ed è bene ricordarlo, esistono anche altre forme di non monogamia etica: la coppia aperta, lo scambismo, l’anarchia relazionale. Tutte queste forme relazionali implicano una gestione consapevole della gelosia e rifiutano l’idea che l’esclusività sessuale sia indispensabile per costruire rapporti profondi, impegnati e a lungo termine.
La non esclusività affettiva.
Nel caso specifico del poliamore e dell’anarchia relazionale, questa non-esclusività consensuale si estende anche al piano romantico e/o affettivo, oltre che a quello sessuale.
Le relazioni poliamorose sono basate sul consenso di tutte le persone coinvolte, che devono essere opportunamente informate delle varie situazioni relazionali e sentimentali in cui si trovano inserite. Non possono in alcun modo definirsi poliamorose le relazioni caratterizzate da clandestinità, come, ad esempio, quelle adulterine.
Il consenso delle parti, inevitabilmente, implica perciò la necessità di comunicazione trasparente tra i partner e totali rispetto e accettazione dei sentimenti di ognuno.
Nella dinamica poliamorosa, inoltre, non esistono differenze rispetto al genere e all’orientamento sessuali, quanto piuttosto la libertà di condividere volontariamente e consensualmente l’esperienza dell’amore.
Seguendo questo principio, ne consegue che le relazioni possibili all’interno di questa “nuova” dimensione sesso-sociale, possono essere varie e diversificate. Si parla di relazioni aperte, relazioni poli-mono, scambismo, giochi BDSM e altre tipologie spesso di non facile comprensione immediata. Queste hanno in comune dei principi ben definiti: il rispetto dell’altro diverso da sé e la consensualità nel vivere l’esperienza affettivo-intimo-erotico-relazionale.
Chi pratica il poliamore porta avanti il principio di valenza etica: poiché ogni partner è a conoscenza e approva le varie relazioni dell’altro, tutto ciò che accade ai singoli partner è all’insegna della trasparenza e della condivisione.
Ci si basa dunque sul concetto che ogni individuo accetta e condivide che altre persone possano soddisfare bisogni e desideri del proprio partner, così come i propri.
Appare adesso più evidente come i principi che stanno alla base di questo stile relazionale debbano essere il consenso e la condivisione di regole che disciplinano i rapporti, come precedentemente accennato. Ovviamente, tali regole possono essere più o meno rigide, in base alle scelte e alle esigenze condivise dei vari partner.
L’essere umano è, per la sua natura animale, poligamo. Il concetto e l’esperienza della monogamia sono stati costruiti e definiti nelle diverse culture, tendenzialmente per garantire alla prole una paternità certa e costante, introducendo così un nuovo concetto di relazione intima esclusiva (e non promiscua) e, più avanti, di famiglia.
In realtà, però, nella storia abbiamo sempre assistito a esperienze di poliamore all’interno di gruppi di individui che condividevano questa pratica in armonia e con grande rispetto reciproco.
Potremmo quindi affermare che il concetto di poliamore è molto lineare, e allo stesso tempo complesso.
Alla base della sua semplicità, appare chiaro il desiderio di volere rappresentare se stessi in una relazione di non monogamia etica, dove l’assoluta consensualità tra i partner permette di avere contemporaneamente più rapporti di tipo affettivo-intimo-erotico e sessuale, in armonia e rispetto reciproco.
La complessità che allo stesso tempo però caratterizza il concetto di poliamore è rivolta primariamente alla società, che difficilmente accetta e comprende e apre le porte all’altro diverso da sé, etichettando come “sbagliato” o “malato” tutto quello che si discosta dal complesso mondo della normatività (concetto ben diverso da “normalità”) e da quello che viene considerato il modello dominante, ossia l’idea di una relazione monogama.
Benché nella società occidentale il modello monogamo sia il più ampiamente diffuso e sposato, dai dati che circolano attualmente sembra che negli Stati Uniti siano almeno 500.000 le persone che praticano questa forma di amore libero, anche se come sempre risulta molto complesso fare delle stime accurate o fornire i numeri precisi.
Il fenomeno è comunque in forte crescita anche in Italia, soprattutto nelle principali città, dove è inizialmente più possibile sdoganare i modelli culturali abituali.
Esattamente come per tutte le altre realtà relazionali che nel tempo hanno dovuto faticare per integrarsi nella mentalità sociale, anche per il poliamore occorrerà probabilmente tempo e soprattutto corretta informazione. Così da allontanarsi sempre di più da una visione limitata e rigida, per fare spazio all’individualità e, pur sempre nel rispetto dell’altro, al diritto alla libera scelta personale, aprendo anche in qualche modo la strada ai complessi concetti di polifamiglia e polifedeltà 👑
Tratto da un articolo della Dott.ssa Eleonora Stopani
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pier-carlo-universe · 4 months ago
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Alessandria: Laboratorio di Formazione Gratuita “Il Futuro che Vorrei” per Giovani Attivisti
Un percorso formativo rivolto a giovani attivisti, in programma il 26 ottobre 2024 presso il Centro Giovani Giardini Pittaluga ad Alessandria.
Un percorso formativo rivolto a giovani attivisti, in programma il 26 ottobre 2024 presso il Centro Giovani Giardini Pittaluga ad Alessandria. Il prossimo sabato 26 ottobre 2024, dalle ore 10:00 alle 16:00, Alessandria ospiterà un importante laboratorio formativo gratuito intitolato “Il Futuro che Vorrei”, rivolto a giovani attivisti e attiviste desiderosi di esplorare il proprio potenziale e di…
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fashionbooksmilano · 2 years ago
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Manolo Blahnik
The Art of Shoes. La ricerca della perfezione
Cristina Carrillo de Albornoz
Skira, Milano 2017, 128 pagine,  21 x 30cm, 100 ill.colori, cartonato, ISBN  9788857234991
euro 42,00
email if you want to buy [email protected]
Eleganza raffinata, genio architettonico, stile inconfondibile: le scarpe di Manolo Blahník sono considerate capolavori del design contemporaneo. Sono oggetti al tempo stesso femminili e forti, d’avanguardia e senza tempo, e attingono a una vasta gamma di forme, colori e materiali.A cosa si ispirano le visioni creative apparentemente illimitate di Manolo Blahník? Pubblicato in occasione di una grande mostra internazionale, questo libro esplora attraverso una serie di voci in ordine alfabetico le fonti d’ispirazione e le passioni che si celano dietro le celebri creazioni di Manolo Blahník. Il volume offre uno sguardo inedito sull’arte e l’artigianalità delle scarpe di Blahník, ma anche sulle relazioni e le esperienze che influenzano il suo lavoro: dall’amata famiglia e dai preziosi ricordi dell’infanzia trascorsa alle isole Canarie, fino alle sue muse – Anna Piaggi, Diana Vreeland, Julie Christie, Paloma Picasso – e alla passione per l’architettura, la letteratura e il cinema. Aneddoti molto personali, tratti dalle conversazioni con l’autrice Cristina Carrillo de Albornoz, curatrice della mostra, offrono al lettore la rara opportunità di scoprire dalle parole di una leggenda della moda la visione che sta dietro un paio di calzature.
Milano, Palazzo Morando 26 gennaio – 9 aprile 2017 San Pietroburgo, Museo dell’Ermitage 28 aprile – 21 luglio 2017
14/04/23
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kon-igi · 2 years ago
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Ciao, ti leggo da anni e ne approfitto (a scopo informativo ovviamente). Hanno diagnosticato a mia madre un carcinoma b5a, quindi in situ (cdis-g2/din2). Lei voleva togliere già tutto il seno ma la Dott.ssa l'ha convinta che non serve. Ora farà l'asportazione a Maggio. Con la premessa che i tumori al seno non sono tutti uguali e neanche le dinamiche familiari... Ci sono cose che non potevo chiedere davanti a lei alla visita le avrebbe messo troppa ansia. Io sono brava ad alleggerire gli altri ma sono un bradipo nell'elaborazione personale... non per drasticità ma ho bisogno di uno schiaffo di realtà medica. Che percentuali si hanno per metastasi anche se ora non è infiltrante? Posso solo aspettare i risultati post operazione per sapere se serviranno le pillole o la chemio? Ho sentito dire che ci sono posti dove fanno le radiazioni proprio durante la prima operazione e io boh, su mio padre non posso contare e ho l'aspettativa di tutti addosso come se potessi prendere decisioni migliori ma non è così, non sono in grado di prendermi responsabilità normali, fare del proprio meglio insomma come un'adulta, sono tagliata fuori dal mondo e non sono la persona ideale a cui affidarsi per capire, cercare. Qualcuno ha voglia di condividere esperienze? Ho proprio bisogno di immaginare quello che la aspetta, fosse anche il percorso peggiore, per centrarmi.
Ti rispondo volentieri ma bada bene che QUANTO ANDRÒ A DIRTI HA VALORE PURAMENTE ESPLICATIVO PER DELINEARTI UN QUADRO DI INSIEME E GUAI SE DOVESTE PRENDERE DECISIONI CHE NON SIANO AVALLATE DALL'ONCOLOGO.
In sintesi, quel tipo di manifestazione a quella stadiazione è considerata una lesione PREcancerosa con ottima probabilità di non recidiva a 10 anni (96% con chirurgia conservativa seguita da radioterapia).
Per recidiva, oltretutto, non si intende che tua mamma scopre improvvisamente di essere diventata una malata terminale piena di metastasi ma che la neoplasia si è riformata, con un percorso che a quella stadiazione sarebbe sempre ben controllabile.
Per fortuna se n'è accorta per tempo e si può quindi intervenire con una serenità discreta... sempre considerando l'argomento, eh!
Ti linko un articolo di pubmed in merito, in cui è evidente la levità rispetto ad altre forme, con un testo tecnico ma non troppo (traduci in italiano con tasto destro se ti sembra un inglese faticoso)
Se ti farà piacere aggiornarmi in privato e chiacchierarne, puoi contattarmi su telegram cercando kon_igi
Ciao!
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ombrafurtiva · 1 year ago
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Solitamente non sono tipo da donazioni, le forme d’altruismo e gentilezza dovrebbero prescindere i soldi; ma viviamo in un sistema in cui il denaro è apripista e direttore delle nostre esistenze.
Sono inoltre sicuro che molti, se non tutti qui abbiamo conosciuto il dolore della perdita: che sia un caro, un amico, un genitore, un fratello, un compagno: definizioni che non prescindono la specie secondo me, in alcun modo.
Ho perso quel che volgarmente si è soliti definire ‘animali domestici’ ma che per me erano tutta la mia vita, parti imprescindibili della mia anima e sebbene sia passato del tempo questo breve riferimento è tutto quel che sono capace di fare, l’unico sguardo oltre la voragine dentro di me oltre cui sono capace di sporgermi. Sono sicuro che un tale attaccamento non sia estraneo ad alcuno di voi.
Inoltre non mi piace fare appelli emotivi; sono tremendamente vicini a scatenare pena e pietà ancor prima che partecipazione al sentimento, e sono anche il primo a valorizzare la morte come parte integrante della vita, aspetti del Cambiamento: unico Dio di qualsiasi religione e di qualsiasi scienza; tuttavia non posso che dedicare un pensiero ai primi interessati di questa raccolta, alla sofferenza, un pensiero che diventa ricordo di esperienze passate che nessuno augurerebbe.
Vi chiedo infine di canalizzare questa mia riflessione nei vostri di ricordi e di immedesimarvi per un attimo: che l’animo puro di un gesto di gentilezza possa lordarsi per un attimo del vil denaro, ma il cui fine possa redimerlo e restituirlo alla sua originaria tenerezza, di ognuno di voi.
Se potete, aiutate Bastet.
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susieporta · 2 months ago
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Il difficile non è raggiungere qualcosa, è liberarsi dalla condizione in cui si è.
(Marguerite Duras)
Non è facile uscire da una Matrice Narrativa se non si sa di essere invischiati in essa.
Ma la conoscenza ci permette di comprenderne i fili e di individuarne i nodi.
Non è semplice giungere al nodo essenziale originario per il quale (e dal quale) nascono tutte le illusioni, le frammentazioni e le menzogne correlate.
Ma già riconoscendo che non nasciamo "liberi" ci si svela ad una micro verità.
Forse non raggiungeremo mai una verità assoluta e comprensiva, ma di velo in velo (che togliamo dai nostri occhi), cominciamo pian piano ad avvicinarci alla "libertà dello sguardo".
Liberarci è arduo compito, ma possibile. Sciogliendo un nodo alla volta - come si fa per una grande matassa di lana ingarbugliata.
Occorrono volontà, pazienza, studio e perseveranza nel riconoscere man mano le nostre dipendenze. Con l'aggiunta di un pizzico di lungimiranza - anche intuitiva.
In fondo, tutte le esperienze che viviamo non sono altro che "iniziazioni" che la nostra anima attira a noi per poter evolvere.
Quando la nostra anima chiede un’iniziazione, nulla può fermarla: ma perché questo accada, c’è un passaggio di cui non possiamo fare a meno, quello di "morire rispetto a ciò che crediamo di essere".
Più lottiamo contro quello che la vita ci propone, più nutriamo le nostre forme pensiero, più ci indeboliamo.
E nel mondo delle idee una "iniziazione" possente per la nostra coscienza è quella che ci aiuta a discernere tra "telos" e "causa".
E poiché non è possibile illuminare un qualsiasi sentiero altrui se non si è prima fatta luce sul proprio, ecco che ogni "processo di liberazione" deve iniziare necessariamente da se stessi.
Nel corso della nostra individuale grande opera di trasformazione e di coniugazione dei nostri piccoli e falsi sè nel più Grande Sé integrato, la Natura stessa può essere vista come il nostro grande "bodhisattva".
(Lory Nugnes - da "Caccia all'anima, nella grande transizione terrestre")
Immagine : Opera Armen Gasparian
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thegianpieromennitipolis · 2 years ago
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SENSI DELLARTE - di Gianpiero Menniti 
L'INASPETTATO
Edgar Degas (1834 - 1917) dipinge "Ballerina che fa un saluto", 1878, conservato al Museo d’Orsay a Parigi. Le forme scompaiono nel colore, riappaiono tra sfumature e contrasti. Nel 1890 dipinge "Russet Landscape" (Paesaggio color ruggine) e nel 1892 compie sperimentazioni ulteriori con la tecnica del "monotype" che coniuga incisione, disegno e pittura. Ulteriori poichè già nel 1876 aveva prodotto opere come "Dancer Onstage with a Bouquet" (Ballerina sul palco con un Bouquet, collezione privata). Potremmo chiuderla qui aggiungendo che si tratti di una direzione di "ricerca" poco nota dell'artista francese.  Qualcosa che nasce nel medesimo contesto dei soggetti tradizionali della sua pittura. Certo. Ma perchè? Ne realizzò circa centoventi di stampe con questa tecnica. Eppure, negli anni '90 del XIX secolo scompaiono le classiche figurazioni per dare vita a immagini che annullano la forma sondando esperienze visive abissali. Tuttavia, sullo sfondo delle altre due opere citate, queste rappresentazioni emergevano. L'irrazionalismo non è una corrente viva nel solo Novecento: è già negli aforismi di Nietzsche, nelle immagini poetiche di Baudelaire e nelle strutture visive dell'Impressionismo. Degas s'immerge in questa radicale percezione, l'anticipa nell'arte, la rivela facendo segno alla parola del suo tempo. La realtà non possiede un fondamento e la concezione tragica pervade la lunga stagione che segue alla rivoluzione scientifica e illuminista dei due secoli precedenti. Per dirla con le parole di Dostoevskij, tratte da "I fratelli Karamazov" (1880): 
«Se Dio e l’immortalità dell’anima non esistono tutto è possibile».
Nel 1882, ne "La gaia scienza", Nietzsche afferma perentoriamente:
«Dove se n’è andato Dio? – gridò – ve lo voglio dire! Siamo stati noi ad ucciderlo: voi e io! Siamo noi tutti i suoi assassini! Ma come abbiamo fatto questo? [...] Dello strepito che fanno i becchini mentre seppelliscono Dio, non udiamo dunque nulla? Non fiutiamo ancora il lezzo della divina putrefazione? Anche gli dèi si decompongono! Dio è morto! Dio resta morto! E noi lo abbiamo ucciso! Come ci consoleremo noi, gli assassini di tutti gli assassini? Quanto di piú sacro e di piú possente il mondo possedeva fino ad oggi, si è dissanguato sotto i nostri coltelli; chi detergerà da noi questo sangue? Con quale acqua potremmo noi lavarci? Quali riti espiatòri, quali giochi sacri dovremo noi inventare? Non è troppo grande, per noi, la grandezza di questa azione?».
In entrambi i casi, la fine della "cristianità" - non significa la fine del "cristianesimo" - s'annida nell'espressione figurativa che abbandona ogni certezza e muta in invocazione metafisica: semplicemente, la vocazione alla verità s'infrange con il baratro delle inattingibili origini. Il '900 comincia da lì, anche da un inaspettato Degas.
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scienza-magia · 8 months ago
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La stregoneria neo pagana oggi
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Oggi la Wicca è una religione magica caratterizzata da un sistema mutevole tanto che la forma di organizzazione conferita a lei da Gardner non solo cambiava spesso ma ne faceva nascere altre. In pratica siccome ogni convegno è istituzionalmente autonoma non può esserci un autorità centrale che impone la sua teologia o una serie di riti a chiunque pratichi la stregoneria pagana. Per tale ragione il mutamento fa parte integrante dell’intera religione magica. Per fare un esempio la tradizione di Gardner è stata modificata negli anni 60 da Alexander Maxime Sanders. Alexander sosteneva di essere stato iniziato alla Wicca da sua nonna dopodiché aveva imparato e praticato numerose altre forme di magia. Nel 1966 lui e sua moglie erano diventati le streghe più famose della Gran Bretagna anche perché cercavano di farsi una grande pubblicità cosa che veniva loro concessa volentieri. Ovviamente quello era il periodo degli Hippie e della New Age che stimolava l’interesse generale verso varie forme di esoterismo. I Sanders fondarono la loro pratica della stregoneria sul Libro delle ombre di Gardner prendendosi però la libertà di apportare significative varie azioni. Seguendo le preferenze di Alexander essi perfezionarono il rituale magico derivato dalla tradizione ermetica del Rinascimento. Misero l’accento anche sulle protezioni astrali sulla chiaroveggenza sull’uso di incantesimi e talismani. Alexander sosteneva di vedere di buon occhio i cristiani ortodossi benché non spiegasse come i cristiani ortodossi potessero approvare le sue pratiche. Tuttavia l’unico suo vero punto di contatto seppur molto tenue col cristianesimo era una concezione manicheistica del mondo luogo di battaglia tra bene e male. La tradizione di Gardner è quella di Sanders sono forse le forme di Wicca più note ma la natura estremamente individualistica della stregoneria moderna neo pagana significa che esse sono solo due tra le tante per esempio le streghe dianiche sono marcatamente femministe ed adorano la Dea in modo più o meno esclusivo. Tale tradizione enfatizza il potere femminile e le scritte oltre che a livello magico sono attive anche politicamente. Gli “ereditari“ e i “tradizionali” affermano di essere antecedenti a Gardner. Altre tradizioni moderne comprendono le “fate” “le Wicca celtiche” e la “stregoneria come scienza”. Ognuna caratterizzata da ciò che può suggerire la sua denominazione. Va da sé che sono numerose le streghe individuali non appartenenti ad alcun gruppo. Tale eclettismo è una caratteristica comune delle forme pratiche individuali della moderna stregoneria neo pagana, nè potrebbe essere altrimenti vista la libertà di cui godono le streghe per l’invenzione dei loro riti e per avvicinarsi al divino nella creazione. Inoltre lo sviluppo del flusso globale di informazioni non impone alle streghe un confine limitato alla parola scritta anche se sono molti i libri consultabili per ispirarsi. L’enorme varietà dei canali televisivi permette di accedere in un attimo alle cerimonie magiche, ai riti di guarigione e ai rituali sciamanici di tutto il mondo. Inoltre la moltiplicazione dei siti internet permette alle streghe di arricchire la propria immaginazione con gli strumenti e le esperienze di innumerevoli altri praticanti. A tutti gli effetti ci sono due forme di stregoneria nel mondo occidentale moderno. Una è definibile in termini di continuità coi tempi passati poiché le streghe operano magicamente con modi e scopi ben conosciuti alle streghe della prima età moderna. L’altra è nata e si sviluppa dalla tipica stregoneria pagana dei secoli 19 e 20 mirando a formare uno stretto legame tra la strega e il mondo che la circonda. Per questo secondo tipo di stregoneria la linea distinta che separa la strega dal resto del mondo si dilegua. In tal modo cambia la relazione della strega col mondo della natura viva . In ultima analisi possiamo dire che la strega moderna ha lo scopo di unire l’individuo alla fonte divina dell’Essere, l’umanità alla Natura e la materia con lo spirito. Si tratta di una spiritualità ecologica che implica una trasformazione dallo stesso tempo un’assunzione di poteri da parte della strega. Possiamo anche dire che questo tipo di stregoneria moderna è caratterizzata dall’enfasi posta sull’esperienza interattiva del soggetto magico. Proprio tale caratteristica deve essere considerata la principale differenza tra le streghe moderne e quelle dei periodi precedenti. Questa tendenza alla introversione e il desiderio di un recupero dei vincoli spezzati con tutte le parti della natura emergono con grande chiarezza in questo secondo tipo di stregoneria moderna. Essa infonde uno spirito comunitario tra le persone con la stessa mentalità rende consapevole dei sentimenti altrui crea una concezione equilibrata della vita nonché fornisce i mezzi per aiutare gli altri favorendo lo sviluppo di un superiore senso di spiritualità. In ultima analisi le empatie con la natura e il tratto distintivo della magia moderna e in particolare della stregoneria moderna. Comunque sia la gente comune si consulta con le streghe locali per gli stessi motivi dei suoi antenati. Tuttavia praticare la stregoneria può rivelarsi pericoloso anche oggi come è sempre stato dal momento che le cronache parlano di quattro streghe arse vive e due uccise a bastonate in Siberia e nella Russia settentrionale nel 1993 e il 1997. Sono state compiute interessanti ricerche sulla stregoneria moderna neo pagana al fine di individuarne le principali caratteristiche. Per fare un esempio concreto riteniamo opportuno citare la ricerca dell’antropologa francese Fravet-Saada . La studiosa francese ha messo in evidenza che le aspettative medievali e moderne rispetto la stregoneria non sono per niente cambiate. Tuttavia riteniamo opportuno mettere in evidenza che la stregoneria storico tradizionale ha poco a che vedere con la moderna stregoneria pagana. Prof. Giovanni Pellegrino Read the full article
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