#tecnologia e progresso
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" Lo scorso anno tagliavo in diagonale piazza Maggiore in una tiepida notte di fine aprile con Fernanda Alfieri, storica e autrice di un bellissimo libro su un caso (di cui ci sono i documenti) di possessione demoniaca (sulla quale c’è solo una presunzione). Il libro si intitola Veronica e il diavolo (Einaudi, 2021). Chiedevo a Fernanda con una certa infantile insistenza – stavo lavorando sul Processo di condanna di Giovanna D’Arco (Marsilio, 2022, a cura di T. Cremisi) – Perché tutti credono a Giovanna D’Arco?, perché uomini che hanno studiato piú di lei, cavalieri e soldati che hanno combattuto piú di lei, sconosciuti che hanno lavorato, pregato, amato e vissuto piú di lei, le credono quando dice di sentire voci che la spingono a combattere per la liberazione della Francia e propugna di aver ricevuto un segno (una corona) che rassicura sulla natura divina e non diabolica delle voci? Fernanda, soave e precisa come pure è, mi ha risposto che il regime di profezia – il fatto che le persone credano che altri sentano le voci e a ciò che le voci dicono – vige in un mondo in cui si pensa che la storia si ripeta e dunque, ripetendosi, si possa prevedere. Quando subentra l’idea che la storia sia qualcosa di piú o meno lineare ma comunque progressivo, la sensibilità per premonizioni e anticipazioni si attenua.
Quella notte non avevo pensato subito – o forse non mi ero accorta di aver cominciato a pensare – al fatto che viviamo in un regime tecnologico che induce ripetizione, che il tempo mostra i suoi nodi. Non la storia collettiva, o forse anche, essendo la storia una stratificazione di storie (con tutta la sub- e super-additività che la faccenda contiene) ma le nostre storie personali. Le nostre vite quotidiane si ripetono, come ho già scritto, aiutate da dispositivi che per la ripetizione – sempre piú veloce ed efficiente – sono costruiti. Saremo dunque noi, con le nostre cuffiette wireless, il nostro rivolgerci ad aiutanti elettronici, i nuovi santi e i nuovi pazzi di un Medio Evo wireless dove è tornato valido il regime della profezia? Terrapiattisti, complottisti politici, antiscientisti, e apocalittici di varia natura e colore. Ma anche santi e visionari, rivoluzionari e sognatori. (Siri, ripetizione!, Chiara si è verificato un problema). "
Chiara Valerio, La tecnologia è religione, Einaudi (Collana Vele, n° 208), marzo 2023; pp. 76-77.
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Uomini e Robot: Il Futuro delle Relazioni?
La crescente possibilità di avere compagni robotici altamente realistici ci spinge a riflettere sulle relazioni tra esseri umani e macchine.
La crescente possibilità di avere compagni robotici altamente realistici ci spinge a riflettere sulle relazioni tra esseri umani e macchine.. Negli ultimi decenni, i progressi nella tecnologia e nella robotica hanno portato alla creazione di macchine sempre più avanzate, capaci di imitare le caratteristiche umane. Con l’introduzione di robot dall’aspetto quasi indistinguibile da una persona…
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Non so se tutti si rendono conto delle dimensioni del disastro del settore automobilistico in Europa: gigantesco, epocale.
La causa non è la tecnologia, o i mancati investimenti (oddio un po’ sì, ma solo in parte): la causa è la forte crisi della domanda: in un mercato già in fase calante (per fattori economici, demografici, di stili di vita) la decisione di FISSARE una data (oltretutto stringente) per lo stop alla vendita delle auto termiche (unici al mondo) ha portato una tale incertezza negli acquirenti (cosa, come, ma soprattutto QUANDO comperare) che ha bloccato la domanda.
Provate a pensare all’effetto di milioni di cittadini che ritardano, anche solo di 1 anno, l’acquisto di un auto nuova, magari perché vogliono capire meglio che direzione prendere. Ne deriva un mercato dove la domanda va a intermittenza, o a piccoli strappi (tipo quando vengono reintrodotti gli incentivi per le auto elettriche). Il tutto con effetti devastanti sulla pianificazione industriale di un settore che ha cicli molto lunghi e investimenti enormi da fare per allestire gli impianti di produzione.
Un settore che occupa 13 milioni di lavoratori e vale l’8% del PIL europeo. Si stimava, l’anno scorso, che i posti a rischio fossero 1,5 milioni, ora sono molti di più. Volkswagen, ad esempio, ha appena rescisso il contratto collettivo sulla garanzia del lavoro: da gennaio i licenziamenti. Bosch a luglio ha raggiunto un accordo sindacale per un centinaio di esuberi in Italia, vediamo quanto dura.
Vorrei che fosse chiara una cosa però: il problema non è auto elettrica vs auto termica, quindi evitiamo di far partire la solita diatriba tra opposti supporter: il problema è aver messo una DATA DI SCADENZA. Una data di scadenza ha impatti forti sulla domanda di qualsiasi prodotto, figuriamoci su quella di un bene che rappresenta un investimento pluriennale.
Se una tale decisione fosse stata presa da un CdA ora i componenti sarebbero tutti a spasso, invece i politici che l’hanno presa sono ancora più o meno tutti lì, continuano a pontificare, e quel che è peggio, parte dell’elettorato gli dà ancora credito.
Voi direte: ma a suo tempo nessuno ha detto niente? Per la verità qualcuno, lato industria, ci fu, che disse che era una scelta folle, ma venne emarginato e bollato con lo stigma del “sei contro il progresso” (es. Tavares) ma ci fu anche chi sposò con entusiasmo l’idea, come il CEO di Volkswagen Diess, che è stato fatto fuori (anche) per questo.
Pagheremo a caro prezzo il fatto che nessuno abbia saputo fermare una decisione del genere, ma quel che è peggio è che non sembra proprio che abbiamo ancora sviluppato gli anticorpi per contrastare le follie ideologiche, che trovano invece ancora largo seguito.
Spiace pensare che solo una crisi profonda, che pagheranno tutti i cittadini, ci aiuterà, forse, a non commettere di nuovo certi errori.
Mauro Rizzi
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Il guscio della lumaca
Quali che siano le ragioni profonde del tramonto dell’Occidente, di cui stiamo vivendo la crisi in ogni senso decisiva, è possibile compendiarne l’esito estremo in quello che, riprendendo un’icastica immagine di Ivan Illich, potremmo chiamare il «teorema della lumaca». «Se la lumaca», recita il teorema, «dopo aver aggiunto al suo guscio un certo numero di spire, invece di arrestarsi, ne continuasse la crescita, una sola spira ulteriore aumenterebbe di 16 volte il peso della sua casa e la lumaca ne rimarrebbe inesorabilmente schiacciata». È quanto sta avvenendo nella specie che un tempo si definiva homo sapiens per quanto riguarda lo sviluppo tecnologico e, in generale, l’ipertrofia dei dispositivi giuridici, scientifici e industriali che caratterizzano la società umana.
Questi sono stati da sempre indispensabili alla vita di quello speciale mammifero che è l’uomo, la cui nascita prematura implica un prolungamento della condizione infantile, in cui il piccolo non è in grado di provvedere alla sua sopravvivenza. Ma, come spesso avviene, proprio in ciò che ne assicura la salvezza si nasconde un pericolo mortale. Gli scienziati che, come il geniale anatomista olandese Lodewjik Bolk, hanno riflettuto sulla singolare condizione della specie umana, ne hanno tratto, infatti, delle conseguenze a dir poco pessimistiche sul futuro della civiltà. Nel corso del tempo lo sviluppo crescente delle tecnologie e delle strutture sociali produce una vera e propria inibizione della vitalità, che prelude a una possibile scomparsa della specie. L’accesso allo stadio adulto viene infatti sempre più differito, la crescita dell’organismo sempre più rallentata, la durata della vita – e quindi la vecchiaia – prolungata. «Il progresso di questa inibizione del processo vitale», scrive Bolk, «non può superare un certo limite senza che la vitalità, senza che la forza di resistenza alle influenze nefaste dell’esterno, in breve, senza che l’esistenza dell’uomo non ne sia compromessa. Più l’umanità avanza sul cammino dell’umanizzazione, più essa s’avvicina a quel punto fatale in cui progresso significherà distruzione. E non è certo nella natura dell’uomo arrestarsi di fronte a ciò».
È questa situazione estrema che noi stiamo oggi vivendo. La moltiplicazione senza limiti dei dispositivi tecnologici, l’assoggettamento crescente a vincoli e autorizzazioni legali di ogni genere e specie e la sudditanza integrale rispetto alle leggi del mercato rendono gli individui sempre più dipendenti da fattori che sfuggono integralmente al loro controllo. Gunther Anders ha definito la nuova relazione che la modernità ha prodotto fra l’uomo e i suoi strumenti con l’espressione: «dislivello prometeico» e ha parlato di una «vergogna» di fronte all’umiliante superiorità delle cose prodotte dalla tecnologia, di cui non possiamo più in alcun modo ritenerci padroni. È possibile che oggi questo dislivello abbia raggiunto il punto di tensione massima e l’uomo sia diventato del tutto incapace di assumere il governo della sfera dei prodotti da lui creati.
All’inibizione della vitalità descritta da Bolk si aggiunge l’abdicazione a quella stessa intelligenza che poteva in qualche modo frenarne le conseguenze negative. L’abbandono di quell’ultimo nesso con la natura, che la tradizione filosofica chiamava lumen naturae, produce una stupidità artificiale che rende l’ipertrofia tecnologica ancora più incontrollabile.
Che cosa avverrà della lumaca schiacciata dal suo stesso guscio? Come riuscirà a sopravvivere alle macerie della sua casa? Sono queste le domande che non dobbiamo cessare di porci.
23 maggio 2024
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RUBARE IL FUTURO ALL'UMANITA' PRIVANDOLA DI ACCIAIO ED ENERGIA ELETTRICA
L'industria siderurgica è stata una pietra miliare dello sviluppo industriale e la sua evoluzione è una testimonianza dell'ingegno umano e del progresso tecnologico.
Nel corso dei decenni, i continui miglioramenti nella tecnologia degli altiforni, nel controllo dei processi e nel recupero di energia hanno portato a significativi guadagni in termini di produttività ed efficienza energetica.
La Cina continua a dominare la capacità produttiva e le esportazioni, con giganti del settore come Baowu Group in prima linea. Altri importanti produttori di acciaio includono la giapponese Nippon Steel & Sumitomo Metal Corp., l'indiana Tata Steel, la sudcoreana POSCO e l'europea ArcelorMittal.
Le acciaierie integrate di oggi sono meraviglie dell'ingegneria, in grado di produrre milioni di tonnellate all'anno con notevole efficienza. Gli altiforni più performanti possono raggiungere efficienze energetiche fino al 70%, valori che sembravano irraggiungibili solo pochi decenni fa.
L'acciaio è essenziale nella società moderna, in quanto ci fornisce la materia prima essenziale per ogni attività svolta dall'uomo; dalle industrie e relative macchine, fino alle infrastrutture strategiche, tutto è acciaio. Dal 2001, la produzione globale di acciaio grezzo è raddoppiata e la domanda continuerà ad aumentare nei prossimi decenni.
E come l'energia elettrica, anche l'acciaio entra nel mirino degli ambientalisti e della loro pretesa di "decarbonizzare" il settore attraverso l'utilizzo dell'idrogeno in luogo del carbone di cokeria.
Il carbone è essenziale, perché permette di ottenere il duplice vantaggio di procedere all'ossidoriduzione della materia prima (con formazione di CO e CO2, entrambe utilizzate per produrre energia termica ed elettrica utile ai processi di produzione dell'acciaio grezzo), ma anche per produrre acciai di elevata qualità da sottoporre a processi termochimici atti a migliorarne/esaltarne specifiche qualità meccaniche/termiche/chimiche.
La pretesa ambientalista di produrre l'acciaio dalla materia prima attraverso l'utilizzo dell'idrogeno espone il mercato ad un duplice pericolo. Il primo, l'eccessivo uso di energia elettrica, sia per trattare il minerale, sia per produrre idrogeno; i costi della materia sarebbero esposti ad un incremento esponenziale.
Il secondo pericolo, non meno grave, è la nota fragilità dell'acciaio in presenza di idrogeno incluso nella matrice cristallina, che ne altera in modo irrimediabile le caratteristiche chimiche e meccaniche. Note come "fiocchi di idrogeno" costituiscono discontinuità del reticolo, con maggiore fragilità e minore resistenza meccanica all'invecchiamento.
Il passaggio alla produzione di acciaio a idrogeno rischia di vanificare un secolo di progressi nella produzione efficiente. I costi elevati, le sfide tecnologiche e la limitata scalabilità dei processi basati sull'idrogeno sono garantiti per renderlo meno redditizio rispetto alla produzione di acciaio basata sul carbone.
Stime prudenti suggeriscono che la produzione di acciaio a base di idrogeno potrebbe essere del 20-30% più costosa rispetto ai metodi tradizionali. Questo differenziale di costo non è banale in un settore con margini ristretti e un'intensa concorrenza globale.
L'aumento dei costi si ripercuoterebbe sull'economia, colpendo l'edilizia, la produzione automobilistica e innumerevoli altri settori che si affidano all'acciaio a prezzi accessibili.
Rystad Energy afferma che l'acciaio "verde" può essere reso competitivo solo imponendo pesanti tasse sull'acciaio a base di carbone o assegnando enormi sussidi ai produttori di acciaio.
Inoltre, l'idrogeno prodotto attraverso l'elettrolisi è ad alta intensità energetica. Produrre abbastanza per soddisfare le esigenze dell'industria siderurgica richiederebbe una massiccia espansione della capacità di energia rinnovabile, ben oltre le attuali proiezioni.
Sebbene esistano progetti pilota di idrogeno verde, non è stato dimostrato su scala industriale. Al contrario, uno dei vantaggi più significativi della produzione di acciaio a base di carbone è la sua capacità di operare su larga scala.
I moderni altiforni possono produrre fino a 400 tonnellate di acciaio all'ora, funzionando ininterrottamente per anni tra i periodi di manutenzione più importanti. Questa scala di produzione è fondamentale per soddisfare la domanda globale di acciaio, che nel 2021 si è attestata a 1,95 miliardi di tonnellate e si prevede che crescerà, al netto delle considerazioni sulla qualità finale del prodotto. Un diverso modo di rubare il futuro all'umanità dopo averlo fatto privandola dell'accesso all'energia elettrica a basso costo ed affidabile.
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Mi permetto di riportare le parole di un antroposofo, Tiziano Bellucci, scritte pochi giorni prima della tragedia di Paderno- Dugnano.
APPELLO AL GENERE UMANO: TU CREDI CHE IL MALE NON POSSA IMPOSSESSARSI DI TE?
L’essere umano è un involucro che di solito contiene un’anima, ma può “svuotarsi” da essa e lasciare che altri “io” non umani possano penetrarvi e prendere il comando.
Questo “io” non umani hanno un morale diversa, la quale si basa sulla distruzione dell’esistenza.
Non sono entità extraterrestri, ma forze che sono sempre esiste sulla terra e sempre hanno attentato all’uomo: ma soprattutto ora, con il propagarsi di reti virtuali ed elettromagnetiche, hanno il massimo accesso, la loro invasione è favorita ai massimi gradi.
“𝑄𝑢𝑎𝑛𝑑𝑜 ℎ𝑜 𝑐𝑜𝑚𝑝𝑖𝑢𝑡𝑜 𝑞𝑢𝑒𝑙𝑙’𝑎𝑡𝑡𝑜 𝑜𝑚𝑖𝑐𝑖𝑑𝑎 𝑒𝑟𝑜 “𝑓𝑢𝑜𝑟𝑖 𝑑𝑖 𝑚𝑒”, 𝑞𝑢𝑎𝑙𝑐𝑜𝑠‘𝑎𝑙𝑡𝑟𝑜 𝑠𝑖 𝑒̀ 𝑖𝑚𝑝𝑜𝑠𝑠𝑒𝑠𝑠𝑎𝑡𝑜 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑚𝑖𝑎 𝑐𝑜𝑠𝑐𝑖𝑒𝑛𝑧𝑎”: così affermano coloro che vengono accusati come “assassini”.
Queste entità attaccano soprattutto i ragazzi, adolescenti, oppure gli adulti fortemente materialisti, informatizzati.
Il “progresso” tecnologico, sta sorpassando troppo i ritmi di comprensione umana; la scienza non è stata capace di stare al passo con la coscienza dell'uomo.
Non si è voluto rispettare le attuali capacità umane di “gestione” morale delle macchine e degli strumenti informatici.
Il risultato è che l’individuo viene “svuotato” dagli automatismi che gli vengono indotti dalla tecnologia.
Gli individui meno autonomi, quindi più immaturi sono maggiormente a rischio: ma sono molti quelli che si credono “protetti” o maturi, pur non essendolo.
Queste entità non umane approfittano delle occasioni di “vuoto” e prendono al volo la possibilità di “occupare” le coscienze umane.
Quale è il rimedio?
Primo: non credere di essere esenti da questa minaccia;
secondo: proteggere i più giovani evitando che diventino succubi della tecnologia;
terzo: limitare al massimo l’uso del virtuale, ritornando ad uno stile di vita più essenziale e naturale.
Piaccia o non piaccia, questa realtà esiste lo stesso, anche se non la si accetta, anche se non si è d’accordo. Anzi, coloro che non la riconoscono sono potenziali vittime di una imminente “occupazione”.
Quando avviene l’“egemonia” di una forza dentro di sé, è troppo tardi per tornare indietro.
So che queste parole possono sembrare fuori dal tempo e paradossali, ma esse sono la risposta a tutte le quelle manifestazioni delittuose e irragionevoli verso le quali non si riesce a dare una spiegazione razionale o sensata.
L’uomo è di natura un essere benevolo: può però divenire il veicolo di forze del male.
Il “sequestro si sè” non è solo una superstizione che appartiene al medioevo: coloro che ironizzano, e dicono “𝑖𝑙 𝑑𝑖𝑎𝑣𝑜𝑙𝑜 𝑛𝑜𝑛 𝑒𝑠𝑖𝑠𝑡𝑒, 𝑜𝑐𝑐𝑜𝑟𝑟𝑒 𝑎𝑛𝑑𝑎𝑟𝑒 𝑎𝑣𝑎𝑛𝑡𝑖!” la risposta è: "𝒔𝒊 𝒅𝒆𝒗𝒆 𝒕𝒐𝒓𝒏𝒂𝒓𝒆 𝒊𝒏𝒅𝒊𝒆𝒕𝒓𝒐 𝒊𝒏𝒗𝒆𝒄𝒆, 𝒓𝒊𝒕𝒓𝒐𝒗𝒂𝒓𝒆 𝒒𝒖𝒆𝒍 𝒕𝒆𝒎𝒑𝒐 𝒊𝒏 𝒄𝒖𝒊 𝒔𝒊 𝒂𝒗𝒆𝒗𝒂 𝒑𝒊𝒖̀ 𝒓𝒊𝒔𝒑𝒆𝒕𝒕𝒐 𝒅𝒊 𝒔𝒆 𝒔𝒕𝒆𝒔𝒔𝒊 𝒆 𝒅𝒆𝒈𝒍𝒊 𝒂𝒍𝒕𝒓𝒊. 𝑬 𝒔𝒊 𝒔𝒂𝒑𝒆𝒗𝒂 𝒄𝒉𝒆 𝒊𝒍 𝒎𝒂𝒍𝒆 𝒆̀ 𝒖𝒏’𝒆𝒏𝒕𝒊𝒕𝒂̀ 𝒓𝒆𝒂𝒍𝒆”
Non possiamo rimanere indifferenti a questo pericolo.
Tiziano Bellucci
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⸻ 𝐌𝐀𝐆𝐍𝐄́𝐓𝐈𝐂𝐀, filha de Hefesto.
Ousada, pragmática e engenhosa, Danika Adelaide Torres é uma atiradora de elite da infantaria militar de Washington, D.C. Ou era, até ter que pedir uma licença do cargo para atender ao chamado do Sr. D.
𝟐𝟖 𝐀𝐍𝐎𝐒 ✦ 𝐍𝐈́𝐕𝐄𝐋 𝐈𝐈𝐈 ✦ 𝐅𝐄𝐑𝐑𝐄𝐈𝐑𝐀, começou a servir no exército aos vinte e um anos, pouco tempo depois de deixar o acampamento para seguir sua vida além das demandas divinas. Herdou do pai a habilidade de magnetismo – logo, controla ferro. Todo seu arsenal de balas é desse material – e ela não erra um alvo já que manipula o direcionamento de todos os tiros.
A TV Hefesto informa no guia de programação que DANI é bastante ASTUTA e também dizem que ela é muito RECLUSA. Mas você sabe como Hefesto é, sempre inventando fake news pra atrair audiência.
PODER: Manipular o magnetismo. Ou seja, ela pode atrair ou repelir objetos de ferro e metálicos, controlando-os através dos campos magnéticos ao seu redor.
HABILIDADES: reflexos sobre-humanos e sentidos aguçados.
ARMA: Danika possui uma dupla de revólveres gêmeos feitos de ferro estígio. A munição é composta de balas do mesmo material e em miniatura como bolas de canhão – o que é, inclusive, criação sua. Tecnologia desenvolvida nos seus anos nas forjas do acampamento.
Danika não tem uma das maiores admirações pelo pai, já que nutre profundo ressentimento do mesmo. Ela tinha uma irmã gêmea chamada Cecília – que também foi para o acampamento junto dela aos onze. Elas foram resgatadas por um sátiro após a morte da mãe, já que não tinham mais nenhum parente próximo para assumir a tutela das duas. Cresceram como unha e carne, mimadas como princesas pela mãe que – apesar de muito brusca, era muito amorosa. A mulher chegou a abdicar do alto cargo de major no exército para dedicar-se inteiramente a criação delas, mas infartou durante o sono quando as meninas ainda tinham 11 anos de idade.
365 dias depois que chegaram ao acampamento, Cecília acabou morrendo em missão e no mesmo dia, Danika foi reclamada por Hefesto. Ela sente raiva e muita mágoa dele por isso, pois acredita que o deus só a reclamou como compensação e o culpa por não ter feito nada para impedir a morte da irmã.
Danika ficou desolada após a perda. Sua adolescência inteira foi especialmente difícil já que ela passou a ser uma pessoa muito complicada de conviver. Era explosiva, mal contida, qualquer desavença era tratada no murro e no pisão. Sua ira desenfreada só amenizou depois de Quíron lhe dar um propósito: atividades para se ocupar nas forjas. E foi ali que ela acabou se encontrando. A proximidade constante com metais, ferros e o fogo foi essencial para o progresso de Danika, que acabou fazendo daquilo seu hiperfoco. Mantinha-se sempre ocupada para não pensar ou sentir demais, vivendo uma rotina reclusa entre chalé > forjas.
Foi aos 14 que ela teve a primeira manifestação de poder. Durante seu primeiro aniversário sem a irmã, ela acabou tendo uma crise emocional que a lhe desestabilizou totalmente. Em decorrência disso, tudo quanto era metal perto dela nas forjas se retorceu completamente e foram lançados ao seu redor – que para a própria sorte, estava sozinha na hora.
A vida dela tomou um rumo diferente depois dos dezesseis, apenas. Alguns semideuses estavam determinados a tirá-la daquela penumbra ardente na qual ela havia se metido para fazê-la viver como uma adolescente normal – vendo-a além daquele poço de luto e ira. E apesar do comportamento ácido e da sua natureza impetuosa, Danika ainda tinha seus atributos: era afetuosa com quem tinha mais intimidade, apesar da tendência sarcástica ela se mostra engraçada em raros momentos e tem uma lealdade inquebrável com aqueles que ganharam sua confiança e um profundo ódio contra aqueles que a quebraram.
Ela sempre foi mais passiva que ativa nas missões para as quais era designada, agindo normalmente como suporte à distância. É muito furtiva e observadora, entrando em cena somente quando necessário. E haviam ocasiões que ela apenas deixava os colegas lutarem sozinhos, já que não via necessidade alguma de conquistar Glória, ainda mais em nome de Hefesto.
Assim que teve chance de partir, ela se foi, alistando-se ao exército. Passou sete anos como soldado até ser promovida para a infantaria, assumindo a posição de atiradora. Atualmente ela tem um a residência modesta no centro de Washington e é co-fundadora de um clube de tiro para mulheres. No seu tempo livre, participa de algumas corridas esportivas de moto ou está dentro da oficina que construiu na garagem de casa.
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Zac Efron atualizou as suas redes sociais para falar sobre a fisioterapia que está a fazer.
"Comprometo-me totalmente com os meus papéis, que adoro, mas isso tem um preço: as minhas costas ficaram uma confusão depois de The Iron Claw, mesmo depois de meses de PT.
Estava curioso sobre a terapia com células estaminais, procurei o Dr. Akhan da Eterna Health, que respondeu a todas as minhas perguntas e me fez sentir confiante. Agora, seis meses após o tratamento, estou de volta ao ginásio e já a notar melhorias.
Estou entusiasmado por explorar as mais recentes tecnologias de longevidade através do Programa de Associação Eterna – manter-vos-ei atualizados sobre o meu progresso!"
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O Poder da Energia na Política Global
O equilíbrio de poder na política mundial é profundamente influenciado pelas escolhas em relação às fontes de energia. Este artigo examina o impacto das fontes de energia, tanto sustentáveis quanto não, no cenário político global e como essas decisões moldam as relações entre países.
Diplomacia Energética e Geopolítica: Fontes não-sustentáveis, como petróleo e gás natural, têm historicamente sido pontos de tensão entre nações. Disputas por recursos energéticos podem levar a confrontos geopolíticos e moldar alianças estratégicas. A dependência de um país em relação a fornecedores externos também pode ter implicações significativas em sua política externa.
Energias Renováveis como Fator de Soft Power: Países que lideram na adoção de energias renováveis estão se posicionando como líderes em sustentabilidade e inovação. Esses países muitas vezes ganham influência global ao exportar tecnologias e know-how em energia limpa, promovendo uma imagem positiva e atraindo alianças políticas baseadas em interesses compartilhados.
Sanções e Pressões Econômicas: A capacidade de controlar e influenciar o acesso a fontes de energia não-renováveis pode ser usada como uma ferramenta de pressão política. Sanções econômicas relacionadas ao petróleo, por exemplo, têm sido uma estratégia comum para influenciar o comportamento de nações em assuntos de política externa.
Mudanças Climáticas e Acordos Internacionais: A questão das mudanças climáticas e a transição para fontes de energia sustentável têm se tornado pontos centrais em acordos internacionais. Tratados como o Acordo de Paris visam coordenar esforços globais para reduzir as emissões de gases de efeito estufa, demonstrando o papel crucial da energia na agenda política internacional.
Segurança Energética e Estabilidade Política: A diversificação das fontes de energia pode ser vital para a segurança e estabilidade de um país. Dependência excessiva de uma única fonte, especialmente de áreas politicamente instáveis, pode criar vulnerabilidades significativas. A busca por autossuficiência e a diversificação das fontes de energia são estratégias que os países adotam para reduzir riscos. As fontes de energia desempenham um papel fundamental na política global, afetando relações entre nações, acordos internacionais e estratégias diplomáticas. A transição para fontes de energia sustentável não é apenas uma imperativa ambiental, mas também uma oportunidade para redefinir dinâmicas geopolíticas, promovendo a estabilidade e o progresso sustentável em escala global.
Desse modo é de se notar que a energia desempenham um papel fundamental na política global, afetando relações entre nações, acordos internacionais e estratégias diplomáticas. A transição para fontes de energia sustentável não é apenas uma imperativa ambiental, mas também uma oportunidade para redefinir dinâmicas geopolíticas, promovendo a estabilidade e o progresso sustentável em escala global.
Fontes: https://www.funag.gov.br/ipri/btd/index.php/10-dissertacoes/1286-a-energia-como-variavel-estrategica-da-politica-externa-brasileira
https://www.politize.com.br/energia-renovavel-por-que-e-importante-para-politica/
http://www.abri.org.br/anais/3_Encontro_Nacional_ABRI/Politica_Externa/PE%206_Daniela%20Medeiros%20A%20ENERGIA%20COMO%20VARI+%FCVEL%20ESTRAT+%EBGICA%20DA%20POL+%ECTICA%20EXTERNA%20BRASILEIRA.pdf
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Eu queria escrever um livro no qual o Brasil teria sido "descoberto", mas não explorado. O mundo avançaria em tecnologias, porém o nosso estilo de vida seria bom exemplo; até que conflitos começassem por conta de homens com síndrome de colonizador e suas próprias intenções de progresso; teria muita crítica social. Mas, porque sou preguiçosa e indisciplinada, jogo essa ideia aqui para que alguém aproveite.
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⚠️ NOVITÀ IN LIBRERIA ⚠️
Anne Trewby e Iseul Turan
DONNE, SVEGLIATEVI!
Per farla finita con le menzogne femministe
Sottomesse alla tecnologia, alla disponibilità totale e ai ritmi frenetici, le donne del terzo millennio vivono una “liberazione” immaginaria, frutto di una propaganda femminista che – nella realtà dei fatti – ha imposto nuove costrizioni. L’attuale “guerra dei sessi” – alimentata ad arte da un progressismo woke imbevuto di livore e votato alla fluidità individualista – ha scacciato il marito dal nucleo familiare, destrutturando l’ordinamento comunitario e la naturale complementarietà della “cellula fondamentale della società”.
In un’epoca in cui il progresso si degrada, il controllo sociale si diffonde e le libertà civili diminuiscono, cosa significa veramente essere liberi? Due secoli dopo l’appello di Olympe de Gouges, Anne Trewby e Iseul Turan raccolgono le teorie del femminismo e suggeriscono una via d’uscita dalla modernità e dalla “tirannia dei diritti”. Un appello libero, sincero e controcorrente, che smaschera i limiti della narrazione dominante e parla al cuore di ogni donna.
INFO & ORDINI:
www.passaggioalbosco.it
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L'AMBIENTALISMO NASCE A DESTRA, IL BENECOMUNISMO SE NE APPROPRIA LO STRAVOLGE E LO DEGRADA
Storicamente la destra europea (è molto) sensibile alle questioni ambientali, (considerando la natura parte fondamentale dei propri) presupposti identitari. (...)
Le trasformazioni nei settori produttivi e nella società dovuti alla transizione energetica sono da anni al centro delle campagne elettorali, in particolare per quanto riguarda le idee su chi dovrebbe sostenerne i costi (non) inevitabili, legati per esempio a licenziamenti di massa in certi comparti e all’innalzamento del costo di certi beni (...). Se i partiti di sinistra sostengono la necessità di portare avanti questo processo (ad ogni costo), proteggendo (ma senza esentare) le fasce più povere della popolazione e facendolo pagare a(lla vasta maggioranza dei cittadini cosiddetti) "più ricchi", quelli di centro ripongono fiducia nell’iniziativa privata e nella capacità del mercato di adattarsi. Ma spesso le proposte di costoro su come gestire la transizione energetica sono poco concrete e convincenti e la (...) destra ha deciso di (rispondere) alle preoccupazioni di chi teme di impoverirsi (e che anche la natura ne risulti impoverita: vedi aree collinari e pedemontane abbandonate, con susseguente dissesto idrogeologico etc.) (...).
Stéphane François è uno storico che insegna scienze politiche all’Università belga di Mons e nel 2022 ha pubblicato un libro intitolato Les verts-bruns – L’écologie de l’extrême droite française in cui racconta come l’estrema destra non si sia a un certo punto “riappropriata”, come spesso si sente dire, delle questioni ecologiste, ma se ne sia di fatto sempre occupata. Alla fine del XIX secolo (...) comparve per primo l'ecologismo conservatore, che intendeva preservare l’ambiente in un senso che lo storico definisce rousseauiano (...): la natura, semplificando, era concepita come condizione originaria del genere umano, una condizione di innocenza e felicità.
Questi concetti si svilupparono soprattutto in Germania quando, tra il 1860 e il 1880, la associazione di stati tedeschi (...) si unificò intorno alla Prussia, (...) diventando la seconda potenza economica europea dietro al Regno Unito. Questa modernizzazione venne contestata in diversi ambienti dell’epoca e, in particolare, dal movimento völkisch, termine (...) che significa popolo inteso come comunità di sangue e di suolo, folklore, storia locale, desiderio di ritorno alla terra e alla conseguente ribellione contro la Rivoluzione Industriale (...).
Questo movimento fu il primo in Europa a sottolineare la necessità di proteggere l’acqua, l’aria e la terra e a porre questioni ambientali (...). Le ideologie völkisch (...) influenzarono (...) i regimi autoritari che proliferarono in Europa a partire dagli anni Trenta. Basti pensare all’idea di una nazione proletaria, rurale e virile enfatizzata dal fascismo in Italia o al mito del ritorno alla terra propagandato in Francia dal regime di Vichy (...). (...)
Nel dopoguerra l’ambientalismo di destra ebbe diversi ideologi (...): Maurice Martin, conosciuto con lo pseudonimo Robert Dun, Henry Coston e Alain de Benoist, tra gli altri, fondatore negli anni Settanta del movimento della Nouvelle Droite che coniugò i temi tipici della destra con l’ecologismo e il comunitarismo, una concezione che si oppone all’individualismo, non concependo l’individuo indipendentemente dai suoi legami culturali, etnici o religiosi con la comunità di appartenenza. L’ambientalismo di destra si fonda su una concezione delle popolazioni come gruppi etnici radicati sul proprio territorio che il contatto con altri gruppi, le migrazioni, il cosmopolitismo, l’universalismo ma anche la modernità, la tecnologia e il progresso metterebbero in pericolo.
Di conseguenza, l’ambientalismo di questa area politica consiste nel proteggere la biodiversità (che include) la diversità e la specificità identitaria dei singoli popoli. I gruppi ambientalisti della destra radicale promuovono insomma una visione olistica del mondo, il rispetto della natura e a uno stile di vita autarchico.
Il Front National, nato nel 1972 e rinominato Rassemblement National nel 2018, appartiene a questa tradizione politica e ha avuto tra le proprie fila degli esponenti dell’ambientalismo identitario. Da decenni sostanzialmente irride la questione ambientalista per come è stata (stravolta e appropriata) dai (...) “bobos”, cioè l’élite intellettuale di sinistra urbana e globalizzata. (...). (I cittadini che spiegano ai contadini come si convive e preserva l'ambiente, a pensarci è davvero ridicolo).
L’ambientalismo di RN ha a che fare con la gestione delle risorse naturali (senza) prevedere radicali cambiamenti del sistema economico e produttivo: coincide con una forma di sviluppo sostenibile (...) e intende aumentare la produttività migliorando ed espandendo l’utilizzo delle nuove tecnologie. Marine Le Pen prima e Jordan Bardella poi hanno costruito un modello ambientalista che definiscono «positivo» o «di buon senso» che si oppone a quello che chiamano «terrorismo climatico» e «ambientalismo punitivo» portato avanti dalle élites del paese o dell’Unione Europea. «L’ideologia degli ambientalisti» ha detto Le Pen lo scorso primo maggio, «non è altro che una lotta contro gli esseri umani» che mette in pericolo «l’indipendenza della nazione e, soprattutto, il tenore di vita dei francesi». (...)
Théodore Tallent, ricercatore e docente a Sciences Po, ha spiegato che all’epoca del movimento dei gilet gialli (nati nel 2018 (...) contro le politiche anti auto di Macron) «RN capì che la questione climatica poteva cominciare a stravolgere la vita quotidiana delle persone creando in loro un profondo malcontento». (...) La maggioranza dei francesi, secondo i sondaggi, non nega il cambiamento climatico ma ampi settori di popolazione «hanno spesso l’impressione che le misure previste per contrastarlo siano portate avanti dai cosiddetti “circoli dei bobos” sconnessi dalla realtà, opinione condivisa proprio da RN» ha spiegato Brice Teinturier dell’istituto Ipsos. (...)
Nel programma per le elezioni legislative presentato da RN, accanto alla volontà di smantellare gradualmente i parchi eolici esistenti perché deturpano i paesaggi, c’è la proposta di eliminare alcune norme ambientali considerate eccessive. Tra cui quelle che impedirebbero (alle) case ad alto consumo energetico di essere messe sul mercato da qui al 2034. RN dice poi di voler lanciare un nuovo piano per l’energia nucleare e di voler rivedere il divieto votato dal Parlamento Europeo di vendere automobili a benzina o diesel dal 2035. (...) Durante la campagna per le europee, Bardella ha infine detto di voler superare il Green Deal, la serie di misure per (imporre dall'alto con la scusa della sostenibilità) (...) modi di produzione e stili di vita ai cittadini europei. (...)
L’ambientalismo è dunque presente nei programmi di RN, ed è un anti-ambientalismo (rispetto a quello della sinistra urbana e elitaria); l’insistenza delle destre sul localismo (nulla è "locale" e identitario quanto l'unione di natura e persone) secondo le sinistre urbane non è sinonimo di difesa dell’ambiente. (Il che la dice lunga su cosa sia in realtà l'ambientalismo di sinistra). (...)
Adattato o meglio stravolto (ma senza grandi interventi, solo un po' di pulizia: puntini = tagli e parentesi =aggiunte) da https://www.ilpost.it/2024/07/05/rassemblement-national-ambientalismo-destra/
Basta depurare dall'ipocrisia superficiale i post de il Post ed emerge chiara la realtà con cui i sinistri confliggono regolarmente.
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Questa è la prima pietra del Ponte sullo Stretto. Non sono sicuro che sia l’originale, perché ne esistono a decine, di tutte le epoche. E comunque, non ne esiste una sola che sia quella autentica.
Non esiste una vera prima pietra del Ponte sullo Stretto. Tutte valgono quanto questa: sono solo una promessa, una fantasia, una millanteria politica. Perché non è mai stata posata una seconda pietra. Di prime pietre, invece, si è ormai perso il conto.
La prima promessa di costruire il Ponte sullo Stretto risale agli anni Settanta. Che cosa avete capito: gli anni Settanta dell’Ottocento, un secolo e mezzo fa. Il governo Zanardelli promise di unire Sicilia e Calabria, sopra o sotto il mare, ovvero con un ponte o con un tunnel. Erano gli anni della rivoluzione industriale, c’era una fede illimitata nel progresso. Tutto pareva possibile, anche l’impossibile.
Vent’anni dopo il terremoto e maremoto di Messina, ottantamila morti, sconsigliò di costruire ponti da quelle parti.
Anche il cavalier Benito Mussolini disse che il Ponte si sarebbe fatto, per maggior gloria della nazione. Ma la cosa non ebbe seguito, nell’agenda politica del fascismo c’erano altre priorità, invadere l’Albania, spezzare le reni alla Grecia, si sa che la guerra è un’opera pubblica molto costosa.
Passano gli anni, i bimbi crescono, le mamme imbiancano, e nel 1981 il governo Forlani istituisce la società Stretto di Messina spa con il compito di realizzare l’opera. Per vent’anni la società è in essere e lavora al progetto, ma non ne rimane traccia percepibile.
Bettino Craxi nel 1988 annuncia che il Ponte sarà realizzato entro il 1998, ma anche lì, dopo un po’ non se ne sa più niente. Nessuna traccia del Ponte, a meno che il modellino che Berlusconi portò nel 2004 a Porta a Porta fosse il frutto paziente del lavoro ventennale della Società Stretto di Messina. Sapete, come quelli che costruiscono i modellini delle navi con i fiammiferi. Ci vogliono tempo e pazienza.
Nel 2008 il governo Prodi blocca il progetto, perché non ci sono soldi. Due anni dopo Berlusconi torna al governo e annuncia che il Ponte sarà fatto, anzi rifatto perché lo aveva già fatto, direi personalmente, a Porta a Porta sei anni prima.
Nel 2012 il governo Monti dice di nuovo che non ci sono i soldi e mette in liquidazione la nuova società che Berlusconi aveva nel frattempo istituito, che si chiamava Eurolink.
Nei giorni scorsi il governo in carica ha rilanciato l’idea. Anzi, ha proprio detto: il Ponte si farà. C’è dunque una nuova prima pietra, identica a questa, già pronta a Roma e in partenza per Villa San Giovanni. Il costo stimato (di tutto il Ponte, eh, non della prima pietra) è intorno ai 4 miliardi di euro, secondo calcoli meno ottimisti potrebbe raddoppiare, si sa come funzionano in Italia i preventivi, per ristrutturarti un bagno ti dicono dieci e tu già sai che saranno venti.
In attesa degli eventi, le vere notizie sono due:a prima è che gli unici a costruire effettivamente un ponte sullo Stretto furono i romani durante le guerre puniche. Secondo Plinio il Vecchio i romani costruirono un ponte di barche per far passare gli elefanti sequestrati ai cartaginesi. Per fortuna Berlusconi non ha letto Plinio il Vecchio, altrimenti avrebbe portato a Porta a Porta un elefante. La seconda notizia è che per andare da Palermo a Ragusa con i mezzi pubblici ci vogliono 12 ore. Esattamente come il tempo dei cartaginesi.
Concludendo. I ponti sono opere meravigliose. Spesso molto belle anche da vedere, comunque bellissime per la loro funzione, che è unire, avvicinare. Ma l’esatto contrario dei ponti sono le promesse a vuoto. Le promesse a vuoto rappresentano, appunto, il vuoto: allargano la distanza tra le due rive, la riva delle parole e la riva della realtà. Il famoso “Tra dire e il fare c’è di mezzo il mare”.
Mi piacerebbe essere il primo che passa lo stretto in tre minuti, percorrendo il nuovo ponte e dedicando il trionfo della tecnologia agli elefanti di Annibale. Ma prima di mettermi in coda voglio aspettare almeno la seconda pietra. Non per sfiducia. Per esperienza.
Michele Serra
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Reformas nos Dormitórios e Áreas de Lazer da NGA: Melhorias para o Bem-Estar dos Alunos
A New Generation Academy (NGA), renomada por sua excelência em preparar jovens superdotados para enfrentar ameaças globais, anunciou um ambicioso projeto de reformas em seus dormitórios e áreas de lazer. As melhorias visam proporcionar um ambiente mais confortável, moderno e adequado para os estudantes, refletindo o compromisso da NGA com o bem-estar e desenvolvimento integral de seus alunos.
Dormitórios Renovados para Maior Conforto
A reforma dos dormitórios está entre as principais prioridades da NGA. Com a crescente demanda por acomodações de qualidade, a academia decidiu investir em uma modernização completa das instalações. Os novos dormitórios serão equipados com:
Suítes Modernas: Cada dormitório contará com suítes modernas, proporcionando mais privacidade e conforto aos alunos.
Tecnologia Avançada: As suítes serão equipadas com a última tecnologia em automação residencial, incluindo controle de temperatura, iluminação inteligente e sistemas de segurança aprimorados.
Espaços de Estudo: Salas de estudo privadas e bem equipadas serão integradas aos dormitórios, permitindo que os alunos se dediquem aos seus estudos em um ambiente tranquilo e propício.
Áreas de Lazer Reimaginadas
Além dos dormitórios, a NGA está reformando suas áreas de lazer para oferecer mais opções de relaxamento e entretenimento aos estudantes. As novas instalações incluirão:
Centro de Recreação: Um novo centro de recreação com quadras esportivas, piscina olímpica e áreas para atividades físicas variadas.
Salas de Jogos: Espaços dedicados a jogos e atividades recreativas, incluindo videogames, mesas de bilhar e ping-pong.
Zonas de Convivência: Áreas comuns confortáveis onde os alunos podem socializar, assistir a filmes e relaxar após um dia de estudos intensos.
Sustentabilidade e Inovação
Em linha com os valores da NGA, todas as reformas estão sendo realizadas com foco em sustentabilidade. Serão utilizados materiais ecológicos e tecnologias de eficiência energética para minimizar o impacto ambiental. Além disso, as novas instalações serão acessíveis e inclusivas, atendendo às necessidades de todos os alunos.
Depoimentos de Alunos e Administração
Harrison Wells, diretor da NGA, afirmou: "Estamos empolgados com essas reformas, que representam um investimento significativo no futuro de nossos alunos. Queremos garantir que eles tenham um ambiente de aprendizado e convivência que esteja à altura do seu potencial."
Os alunos também expressaram entusiasmo. "Mal posso esperar para ver os novos dormitórios e áreas de lazer. Essas melhorias vão tornar nossa experiência na NGA ainda melhor," disse uma estudante do segundo ano.
Conclusão
As reformas nos dormitórios e áreas de lazer da NGA demonstram o compromisso contínuo da academia em fornecer um ambiente acolhedor e estimulante para seus alunos. Essas melhorias não só atenderão às necessidades atuais, mas também prepararão a NGA para o futuro, garantindo que continue sendo a instituição líder na formação de heróis e líderes mundiais.
Fique atento às próximas atualizações sobre o progresso das reformas e outros projetos emocionantes na NGA.
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O Trabalho De Um Gestor De Tráfego Online
O trabalho de um gestor de tráfego online envolve várias responsabilidades relacionadas à condução do tráfego de um site, plataforma ou campanha online. Aqui estão algumas das principais tarefas desse profissional:
Análise de Dados: O gestor de tráfego online precisa analisar dados de tráfego usando ferramentas como Google Analytics, Facebook Insights, entre outras, para entender o comportamento dos usuários, identificar padrões e oportunidades de melhoria.
Estratégia de Aquisição de Tráfego: Desenvolver e implementar estratégias para atrair tráfego qualificado para o site ou plataforma, utilizando diferentes canais como SEO, mídia paga (Google Ads, Facebook Ads, etc.), marketing de conteúdo, parcerias, entre outros.
Otimização da Taxa de Conversão (CRO): Trabalhar na otimização das taxas de conversão do tráfego, fazendo ajustes nas páginas, formulários e processos para melhorar a eficácia em transformar visitantes em leads ou clientes.
Gestão de Campanhas de Publicidade: Criar, gerenciar e otimizar campanhas de publicidade online em diversas plataformas, incluindo pesquisa paga, display, social ads, entre outras.
Testes A/B e Multivariados: Realizar testes A/B e multivariados para avaliar diferentes elementos das páginas, como títulos, CTAs, cores, layouts, etc., e identificar quais geram melhores resultados.
Monitoramento e Relatórios: Monitorar constantemente o desempenho das campanhas e do tráfego, produzindo relatórios regulares para avaliar o progresso e identificar áreas de oportunidade.
Gestão de Orçamento: Gerenciar o orçamento destinado à aquisição de tráfego e publicidade, garantindo que os recursos sejam alocados de forma eficiente e estratégica.
Ficar Atualizado com as Tendências: Manter-se atualizado com as tendências do marketing digital, novas tecnologias e mudanças nos algoritmos das plataformas de anúncios para garantir que as estratégias estejam sempre atualizadas e eficazes.
Essas são apenas algumas das muitas responsabilidades de um gestor de tráfego online. É um papel dinâmico que exige habilidades analíticas, criativas e estratégicas para alcançar e manter o sucesso em um ambiente digital em constante evolução.
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Dopo aver letto tre post su Facebook
Santa Teresina dice che non possiamo (noi credenti) passare il tempo a lamentarci come persone che non hanno speranza.
Chi fa le sue lamentazioni a Dio, le fa perché non crede fino in fondo in Lui e non accetta di abbandonare il proprio pensiero umano per affidarlo al "pensiero puro" di Dio che lo sublima.
Santa Teresa, molto tempo prima, diceva con finezza di psicologa che la contraddizione è la caratteristica principale della natura umana, la quale trova dolcezza nell'amore e pace nella lotta.
Come dire, meglio il dolore e l'azione, anche rischiosa, piuttosto che la noia. E ciò per quale motivo? Perché l'uomo, nel suo stato di quiete, non è quieto come gli animali, ma sente la pura infelicità. E perché questo meccanismo? Perché la sua intelligenza cresca con sempre nuove prove. Ma lo sviluppo dell'intelligenza non riduce il senso d'infelicità e d'inquietudine, anzi forse lo approfondisce. Quel desiderio insaziabile di progresso e miglioramento del proprio stato, il desiderio continuo, ci fa avanzare nella tecnologia e nell'insita infelicità, in un processo cannibale (la ragione divora sé stessa e la creatura che ne è portatrice). Quindi, forse, dovremmo interpretare la noia in senso religioso, come quella "sveglia" che Dio ha messo dentro di noi perché ci mettiamo alla prova nella vita, lottando e gustandone l'amaro, il che ci darebbe "dolcezza" e "pace" come dice Santa Teresa, perché ciò è il nostro dovere spirituale in grado di traghettarci alla "vera" dolcezza e pace, ovvero il "pensiero puro" che è Dio.
Emil Cioran dice che un Messia dovrebbe guarirci dalla nostra "mania del meglio",
che è come dire quell'illimitato amore di sé che ci rende costantemente insoddisfatti del nostro stato desiderandone uno migliore (e al meglio non c'è limite). Cioran dice che sarebbe bene lasciare le cose come stanno, non rincorrere nuovi errori (giacché l'azione animata dall'amore di sé non può che essere errore, in quanto non conduce al suo obiettivo finale, che è la massima felicità, necessariamente impossibile) e non insistere nel progresso, ma piuttosto tentare di tornare indietro. Il progresso del mondo e degli individui passerebbe quindi in realtà per quella "penitenza", pronunciata per tre volte dall'arcangelo Michele con la spada, visto dai pastorelli de La Salette? In definiva, dopo aver passato in rassegna questi tre punti di vista concordanti, come dovremmo regolarci nell'affrontare la vita? Innanzitutto, rinunciando alla motivazione egoistica delle azioni, rinunciando all'orgoglio della ragione, rinunciando a credere che sia possibile raggiungere la felicità, ovvero: essendo obbedienti e pazienti nelle prove della vita, quieti nella tempesta, lieti nel martirio.
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