#strage continua
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Secondo l’allarme lanciato da ASAPS la strage di pedoni e ciclisti in Lombardia ha provocato dieci morti in due mesi. #stragepedoniciclisti #ASAPS #stragecontinua #alcool #stupefacenti #cellulare #distrazione #striscepedonali #fabriziosbardella
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PRIMA PAGINA Tirreno di Oggi domenica, 29 settembre 2024
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Il 6 Agosto di 79 anni fa il lancio della prima bomba atomica sul Giappone.
Polverizzarono all'istante più di 70000 persone ed altrettanto morirono per cro negli anni successivi.
Lo ricordiamo oggi come il primo lancio di bombe chirurgiche e democratiche di chi da li a breve penso' che in fondo, lanciarne un'altra, non era poi così disumano perché la pace prima di tutto.
I criminali di guerra USA non dovranno comparire davanti ad un tribunale militare stile Norimberga, non verranno mai giudicati.
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Il Giappone voleva arrendersi. Lo aveva detto chiaramente a più riprese e loro, gli Usa, lo sapevano. Lo sapevano perfettamente!
Ma non gli bastava una resa, a loro non è mai bastato raggiungere l'obiettivo della pace, non gli è mai importato nulla di tutto ciò. Hanno sempre mirato a mostrare al mondo intero uno strapotere militare criminale per i propri vantaggi economici e per riscrivere la storia a proprio piacimento. L'obiettivo è stravincere e umiliare gli avversari spargendo sangue e macerie, soprattutto per dare benzina al motore della propaganda Hollywoodiana, per fare in modo che tutti pensino di essere di fronte al paese perfetto che salva sempre il mondo dai cattivi e che persegue la democrazia per sé e per conto terzi.
Nessuno ancora oggi, almeno nella parte occidentale, chiama le bombe atomiche sganciate a Hiroshima il 6 agosto e a Nagasaki il 9 agosto del 1945 "crimini di guerra". Nessuno in quel pezzo di mondo occidentale ha il coraggio di pronunciare questa frase nonostante siano stati inceneriti in mezzo secondo centinaia di migliaia di civili bambini, donne e anziani Giapponesi che non c'entravano nulla. Il crimine di guerra più atroce della storia pari solo ai crimini di guerra israeliani ai danni dei Palestinesi.
In quel lontano 1945, come dicevamo, il ministro degli esteri Giapponese aveva inviato un messaggio al suo ambasciatore a Mosca. Quel messaggio diceva che volevano far finire la guerra perché ormai si erano resi conto di essere stati sconfitti. In sostanza avevano offerto la resa a patto che l'imperatore non subisse ritorsioni. Cosa peraltro successa anche dopo le bombe atomiche perché gli Usa imposero che l'imperatore diventasse un loro fantoccio. Oltre a questo c'è un'altra cosa altrettanto importante, c'è il Memorandum MacArthur: questo documento riporta ben cinque richieste di resa arrivate agli Usa da alte personalità Giapponesi che agivano per conto dell'imperatore.
Ma agli USA non interessava nulla. Loro dovevano sganciare quelle bombe, bruciare vivi civili e contaminare per le successive generazioni un intero territorio per far vedere al mondo intero, soprattutto alla Russia che era stata già designata come prossimo avversario strategico di avere a disposizione queste armi nucleari. Qualcuno nei ranghi dell'esercito statunitense propose di sganciare le bombe in un'isola remota per evitare una strage. Ipotesi scartata perché quando sei un criminale naturale nato da un genocidio, la cosa più importante è continuare a delinquere. Allora come oggi.
Questa è storia che viene scientemente tenuta nascosta subdolamente. Infatti in nessun libro di storia dei cicli di istruzione nel mondo occidentale la si trova. Intere paginate sullo sbarco in Normandia mentre le bombe atomiche relegate come nota a margine. Esattamente come la battaglia di Stalingrado dove venne sconfitto Hitler per mano del sangue Russo. Ma non può essere cancellata. Bisogna fare in modo che non venga cancellata, costi quel che costi! È necessario coltivare la memoria per non essere fuorviati dalla propaganda che continua a trattarci come degli imbecilli.
Si continua a far credere, con ogni metodo possibile e immaginabile, che ci sia un paese detentore di verità e giustizia. Un paese che si erge e viene eretto a più grande e perfetta democrazia del mondo. Credo che queste siano le bugie più grandi della storia dell'umanità. Ma non perché lo dica io, semplicemente perché i fatti smentiscono categoricamente questa narrazione. Parliamo dello stesso paese che, ed è bene rammentarlo continuamente, a oggi è stato l'unico a sganciare l'atomica. Senza alcuna motivazione. Solo perché avevano deciso così...
GiuseppeSalamone
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La strage di lavoratori continua. È proprio i responsabili se ne fregano, governi di destra, governi di sinistra, imprese irresponsabili , sindacati concertativi. Nei primi 7 mesi dell'anno: 577 morti sul lavoro, in aumento rispetto al 2023, i dati ultimi dell’Inail. Servono più controlli ed educazione alla formazione sulla sicurezza.
Marco rizzo
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ANSA, 02 marzo 2024, 13:17
Il direttore ad interim dell'ospedale al-Awda di Jabalia, Mohammed Salha, afferma che circa l'80% dei feriti nella strage durante la fila per gli aiuti umanitari a Gaza portati nella sua struttura sanitaria presentavano lesioni d'arma da fuoco.
[...] Dei 176 feriti portati all'ospedale al-Awda 142 avevano lesioni d'arma da fuoco [...].
Precedentemente anche il portavoce del segretario generale delle Nazioni unite Stephane Dujarric aveva detto che durante una visita all'ospedale al-Shifa un team dell'Onu "ha potuto confermare che molte delle persone in cura lì", vittime dell'attacco di giovedì vicino Gaza, "avevano ferite da arma da fuoco".
Hamas afferma che almeno 112 palestinesi sono morti e altri 760 rimasti feriti quando l'esercito israeliano ha aperto il fuoco contro una folla di persone accalcata intorno a un convoglio di aiuti umanitari.
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Eppure Israele continua a sostenere che decine di persone "sono state uccise e ferite" nella calca o "travolte dai camion".
Gente che aveva fame perché era stata affamata dall'esercito israeliano, in ogni caso.
Esseri umani che cercavano cibo per sé o per i propri figli.
Ma di cosa vogliamo parlare?
112 persone sono già più degli ostaggi attualmente in mano ad Hamas.
Ma di cosa vogliamo parlare?
Ormai si contano già 30mila morti. 30mila famiglie che piangono i loro morti e cercano vendetta.
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PRIMA PAGINA Corriere Umbria di Oggi mercoledì, 11 settembre 2024
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R I P😪🥀
Franco Di Mare vittima delle guerre e dell'uranio impoverito
Nell'esprimere il cordoglio di Pace Terra Dignità sentiamo il dovere di ricordare che Franco Di Mare è una vittima di guerra. Ci ha lasciato in un libro la sua testimonianza. Da inviato di guerra ha respirato la fibra di amianto sprigionata dalle polveri degli edifici distrutti durante i bombardamenti o il pulviscolo prodotto dai proiettili all’uranio impoverito.
Franco Di Mare è uno dei tanti civili e militari che sono morti e che stanno morendo a causa delle conseguenze dell'uso di proiettili con uranio impoverito nelle guerre degli ultimi decenni. Come noi pacifisti abbiamo sempre denunciato l’uso del metallo pesante da parte di Stati Uniti, Regno Unito e Nato - in trent’anni di guerre illegali - ma definite “umanitarie” - ha causato una strage silenziosa e prolungata in tutti i territori bombardati con queste armi. Dai Balcani, all’Iraq passando per l’Afghanistan le patologie tumorali sono aumentate a dismisura come conseguenza diretta dell’esposizione all’uranio impoverito rilasciato dalle munizioni. In Italia, ad ammalarsi gravemente e a morire per l’esposizione al metallo pesante sono gli stessi soldati dell’esercito usati come carne da cannone nelle missioni di “pace” all’estero e a cui ancora oggi il ministero della Difesa, nonostante oltre trecento cause risarcitorie perse, continua a negare verità e giustizia. Al momento parliamo di più di 8000 militari italiani ammalati e di 563 deceduti a causa dell’uranio impoverito.
La Nato, chiamata in causa dall’Alta Corte di Belgrado per le conseguenze devastanti dei bombardamenti all’uranio impoverito effettuati nel 1999, ha risposto al tribunale esigendo l’immunità. La Nato non solo ha rivendicato l’immunità per un ecocidio e per ciò che si configura come un crimine di guerra ma ha intimato al governo serbo di intervenire presso l’Alta Corte di Belgrado per chiudere ogni procedimento a suo carico. Questa è la democrazia di cui si millanta l’”esportazione”.
Dal 2019 anche la Russia ha deciso di dotarsi di questo tipo di armi giustificandosi col fatto che non sono state vietate da nessuna convenzione internazionale e soprattutto sono impiegate da tempo dalla NATO.
La Gran Bretagna ha rifornito l’Ucraina di proiettili all’uranio impoverito e si stanno avvelenando l’aria, i terreni e i polmoni di tante nuove vittime. Anche Israele ha in dotazione ordigni all’uranio impoverito.
Porteremo nel Parlamento europeo la lotta per la messa al bando definitiva di queste armi, per la verità e giustizia per le vittime civili e militari dell’uranio impoverito e per il cessate il fuoco in Ucraina e a Gaza.
Maurizio Acerbo, Pace Terra Dignità
#paceterradignita
#uranioimpoverito #FrancoDiMare
Fonte fb
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Una guerra italiana
Continua da più di trent’anni, la silenziosa strage dei lavoratori italiani. Mille e più morti ogni anno da più di trent’anni. Tre ogni giorno.Passano le stagioni, le emergenze, le pandemie. Cambiano i governi, i presidenti ed i papi.Mille e più morti ogni anno, da più di trent’anni. Vietanoi rave, mettono fuori legge la carne sintetica, dichiarano guerra al bancomat. Discutono con grande serietà…
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L’escalation, la violenza e la vittoria palestinese
Continua la striscia di sangue in Medio Oriente e vedremo se dopo mesi di tentativi Netanyahu sarà riuscito a far scoppiare un conflitto regionale. Bombardare Beirut e Teheran per assassinare nemici politici è già guerra, quello che si attende è la guerra aperta. E cioè lo scontro diretto tra l’esercito israeliano ed Hezbollah ed eventualmente il coinvolgimento a distanza dell’Iran e la partecipazione dello Yemen, della Siria e addirittura della Turchia. Erdogan ha promesso di mandare truppe e questo renderebbe la resa dei conti regionale ancora più imprevedibile. Ed è proprio questo che l’ha scongiurata fino ad oggi. Se Netanyahu fosse sicuro di vincere avrebbe già attaccato da tempo, ma è invischiato a Gaza e affrontare i libanesi è tutt’altra storia soprattutto dopo dieci mesi di guerra. Ma la strage di bambini ha trafitto la censura finendo su tutti i giornali del mondo e non poteva certo rimanere impunita. E’ così che Netanyahu ha rispolverato un classico del suo repertorio, la ritorsione uccidendo nemici sul suolo altrui. Della serie, quello degli altri è terrorismo, quello di Israele sacrosanto diritto di una democrazia modello ad esistere e a difendersi. Pratiche che Israele persegue da anni con l’unico risultato di essere sempre più in pericolo e col Medioriente diventato una ciminiera. Eppure insistono imperterriti a scegliere la violenza. È questo che sconvolge. L’incapacità di rendersi conto della realtà dei fatti, di dove li ha portati e li sta portando la sottocultura della guerra. L’incapacità di riflettere e smetterla di ripetere gli stessi tragici errori, il farsi sopraffare dall’odio nell’illusione che prima o poi il nemico si plachi. Illusioni. La violenza genera altra violenza opposta. E il male fatto prima o poi torna sempre indietro. Sempre. Sono leggi della vita insegnate paradossalmente proprio dai profeti a cui dicono di ispirarsi certi fanatici politicanti. È proprio vero che i mali del mondo derivano dalla scarsa consapevolezza degli esseri umani. Più che cattiveria è che non sanno quello che fanno e dall’altra parte non trovano nessuno che li perdoni. Altro che strumentalizzazioni bibliche, questo Medio Oriente è una bestemmia quotidiana. Una terra che poteva essere al centro del mondo ed invece è stata ridotta ad un cumulo di macerie anche spirituali. Movimenti come Hamas sono nati come reazione alla violenta occupazione israeliana in Palestina e continueranno a nascere. Sono decenni che Israele assassina nemici politici e il risultato è sotto gli occhi di tutti, i suoi nemici non sono mai stati così tanti e così forti ed agguerriti. Al punto che mai come oggi risulta imprevedibile l’esito di una guerra aperta regionale. Ma in attesa di sviluppi ci sono già degli sconfitti, gli occidentali. A parte i paesi europei che non contano più nulla e son fermi a faziosità ed ipocrisie da secolo scorso, la ciminiera mediorientale è la conferma di come la disastrosa leadership americana sia al tramonto. Netanyahu ha umiliato Biden e tutto il Congresso, prima comprandoseli e poi costringendoli ad applaudire a genocidio in corso e con una richiesta di arresto per crimini di guerra sulle spalle. Dollari, armi e nient’altro. Anche i vincitori ci sono già e sono i palestinesi. Nonostante oltre settant’anni di persecuzione coloniale non si sono mai arresi e continuano a lottare eroicamente per ottenere libertà e giustizia. Decenni di oppressione, abusi ed apartheid finalmente certificati anche dall’ONU con molti paesi che si son mossi per riconoscere il loro stato. Quanto all’orrendo genocidio a Gaza, ha aperto gli occhi al mondo intero dopo decenni di manipolazioni propagandistiche di massa e s’intravedono spiragli di luce. Ma non è ancora finita, la striscia di sangue continua e si teme l’escalation regionale. Violenza che genera violenza in attesa che i potenti ricomincino ad ascoltare i profeti invece di sfruttarli per i propri deliri egoistici. Già, i mali del mondo derivano dalla scarsa consapevolezza degli esseri umani.
Tommaso Merlo
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Cannibali e re
In questi giorni è in corso una criminalizzazione del movimento anarchico che ricorda alcuni dei periodi peggiori della storia di questo paese. Nella continua e spasmodica ricerca di un “nemico oggettivo” da dare in pasto all’opinione pubblica per distogliere l’attenzione dal peggioramento costante delle nostre condizioni di vita in termini materiali, di diritti e di servizi, è tornato il turno degli anarchici.
Chiaramente vengono descritti come criminali pericolosi e potenziali assassini, addirittura si ventilano rapporti con le organizzazioni mafiose partendo da una presunta solidarietà che alcuni boss avrebbero espresso ad Alfredo Cospito per il suo sciopero della fame. Giova ricordare che specie in un regime come quello del 41bis sono le autorità giudiziarie a decidere dove i detenuti devono stare, quali sono i detenuti nelle celle accanto alle loro, come, quando e con chi si è legittimati a passare l’unico breve momento della giornata fuori dalla cella.
Queste infamanti accuse, questi titoli di giornale che parlano di “patti tra gli anarchici e i mafiosi”, sono aberranti e offendono la memoria di tantissimi militanti anarchici che hanno lottato, come tanti comunisti e socialisti, contro le organizzazioni mafiose.
Ci vengono in mente subito i cinque anarchici della Baracca, morti mentre si recavano a Roma con prove del rapporto tra stato, estrema destra e ‘ndrangheta durante i moti di Reggio e la strage di Gioia Tauro, oppure Carlo Tresca, sindacalista anarchico ucciso negli Stati Uniti da Cosa Nostra americana.
Queste squallide campagne di stampa vanno di pari passo a tutta una serie di misure repressive che vanno a colpire militanti e realtà in tutto il territorio nazionale di diversa sensibilità politica e anche estranee alle vicende degli ultimi giorni.
Vogliamo esprimere solidarietà a tutte e tutti e in particolare a Gigi del Campetto di Giulianova, che stimiamo e a cui vogliamo bene e col quale abbiamo condiviso presentazioni e confronti.
Al tempo stesso vogliamo ricordare a tutti che se le organizzazioni criminali esistono e proliferano è perché da sempre hanno un rapporto dialettico, di scambio e d’interesse reciproco con le istituzioni di questo paese.
Le stesse che hanno lasciato uccidere i propri uomini e le proprie donne col duplice obiettivo di bloccare tutti coloro che si avvicinavano a dipanare la matassa dei rapporti tra vertici dello Stato e delle realtà criminali, e al tempo stesso creare dei martiri da usare come strumenti di propaganda.
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Il 30 agosto 5 operai sono morti travolti da un treno a Brandizzo. Lavoravano sui binari, costretti dall'azienda a farlo nonostante il passaggio dei convogli non venisse interrotto, per risparmiare tempo e soldi.
Li chiamano incidenti, ma è una strage continua di lavorator3 in nome del profitto. Ma non siamo impotenti di fronte a questi orrori. Possiamo unirci, convergere per mettere insieme le forze e attaccare questo sistema. L'Unione Sindacale di Base insieme a diverse forze politiche d'alternativa #anticapitalista ha messo in campo una legge di iniziativa popolare per introdurre il reato di omicidio sul lavoro. Potete partecipare alla campagna e sapere dove firmare contattando le organizzazioni del comitato promotore e saperne di più da qui:
#lavoro#omicidio sul lavoro#working class#working class art#diritti#diritti dei lavoratori#anti capitalism#drawing#digital art#lotta di classe#class struggle#socialist art
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Quando guardo una città rasa al suolo dai bombardamenti, come in questi giorni G4za, non posso fare a meno di ricordare quanto segue, che scrivo più o meno ogni 4 novembre.
La data di oggi, infatti, continua ad essere una delle occasioni di retorica nazionale italiana che sinceramente mi lascia sempre un po' a bocca aperta. I vertici istituzionali si recano alla tomba del milite ignoto per ringraziare coloro che “hanno dato in sacrificio la vita per DIFENDERE la patria”. Si enuncia che la pace dipende dalle forze armate, cui va la gratitudine dei vertici dello stato. Corona de fiori, inno nazionale, frecce tricolori foto di rito e via, tutti a pranzo.
Peccato che quel milite sia morto in una guerra, la c.d. Prima Guerra Mondiale, in cui non c’era niente da difendere: è l’Italia ad aver aggredito l’Austria con cui, assieme alla Germania, era formalmente (seppur segretamente, come si usava allora) alleata.
[Per chi ha tempo, faccio un breve sunto dell’entrata in guerra italiana e dell'esito che ebbe questa mossa nel primo commento*]
Oggi potremmo ricordare che il portato del nazionalismo e della guerra è stato un mare di morte, distruzioni e strascichi di violenza. Che nella guerra mondiale tutti gli eserciti persero, e che quindi non ha senso ricordare solo “i nostri” e sventolare bandiere nazionali. Specie quando si è stati protagonisti-aggressori nel massacro. Specie sapendo che solo una parte dei caduti venne identificata e recuperata in quella strage di milioni di ragazzi e, come diceva George Mosse, l’anonimato delle salme permise di sottrarre quei morti al culto delle famiglie e di affidarle al nuovo culto crescente della nazione.
In Italia, dopo tutto questo tempo, come lo ricordiamo questo avvenimento? Appunto, con l’omaggio al milite ignoto, festeggiando le forze armate come strumento di pace (Orwell, sei tu?), e con le frecce tricolori (uau). Senza dubbio esse sono esteticamente attraenti, ma secondo me rischiano di contribuire a un’ulteriore, drammatica, rimozione: una delle conseguenze di quella stagione, infatti, fu l’invenzione italiana della guerra aerea come GUERRA TOTALE.
Grazie al generale Giulio Douhet questa nuova possibilità fu teorizzata nero su bianco, e attraverso le forze armate italiane fu messa in pratica, in primis nelle colonie (l’esercito italiano gasò interi villaggi d’oltremare). In realtà già nel 1911, quindi addirittura prima della Grande Guerra, combattendo l’Impero ottomano in Nord Africa, il sottotenente Giulio Gaviotti lanciò delle granate dal suo aereo, compiendo il primo bombardamento aereo della storia dell’umanità. Atto esaltato anche da D’Annunzio nella Canzone della Diana:
"[...] e tu Gavotti, dal tuo lieve spalto
chinato nel pericolo dei venti
sul nemico che ignora il nuovo assalto!"
Con la Prima Guerra Mondiale e gli scritti di Douhet, dall’Italia si arrivò a suggerire al resto del mondo la guerra aerea come nuova frontiera del combattimento totale: “Se per vincere è necessario distruggere, uccidere, devastare, spandere la rovina e il terrore, tutto si faccia […] è utile al fine supremo”. Scriveva Douhet. E ancora: [Se nella guerra tradizionale] vi era perfino una distinzione legale tra belligeranti e non belligeranti […]. [Con la guerra aerea] poco interesserà, data la sicurezza della distruzione, che qualche bomba vada fuori dal bersaglio. […] La distruzione completa dell’obbiettivo prescelto, oltre all’effetto materiale, produce un effetto morale”. E per concludere: “Per giungere a distruggere, completamente e rapidamente, una razza di uccelli, non è sufficiente abbattere tutti quelli che [si] incontrano in volo. […] rimangono sempre i nidi e le uova”.
Capito come? Una volta individuato e de-umanizzato il nemico (in questo caso con l’artificio retorico dell’animalizzazione: non sono esseri umani, ma uccelli��� altre volte cani ecc…), grazie agli aerei non ci dovevamo limitare ad ammazzare i soldati, ma potevamo finalmente ammazzare tutti, anche donne e bambini che stanno dentro le case, per essere sicuri di annientarli definitivamente e non ritrovarceli più come problema in futuro.
Forse oltre che guardare aerei da guerra che colorano l’orizzonte, il 4 novembre potremmo ricordare che noi italiani abbiamo inventato la GUERRA TOTALE DAL CIELO, che tanta parte ebbe nel Secondo conflitto mondiale; il quale, di nuovo, ci vide aggressori e di sangue ne fece scorrere ancor di più (proprio a causa delle nuove tecnologie). Conflitto che si concluse a Hiroshima e Nagasaki, con la svolta epocale dalla quale non c’è stata più possibilità di ritorno. Ancora ai nostri giorni, infatti, il fragile equilibrio che impedisce il tutti contro tutti è basato sul terrore della deterrenza nucleare. Ancora ai nostri giorni, inoltre, la pratica di bombardare cittadine e cittadini inermi è pratica diffusa, è terrore istituzionalizzato.
Personaggi come Giulio Douhet potrebbero forse essere riconsiderati alla luce della consapevolezza odierna e dei valori che (almeno a parole) diciamo di difendere, invece che essere ricordati - come facciamo a Roma - con un ampio piazzale nel quartiere dell’EUR.
Le conseguenze di quel tipo di mentalità sono sotto i nostri occhi: le nostre società sono ancora fondate sul dominio, sulla legge del più forte, sulla sottomissione e (se serve) sull’uccisione di chiunque abbia qualcosa che crediamo spetti a “noi” invece che a “loro”. Siamo di nuovo circondati da guerre locali ma violentissime, che da un momento all’altro rischiano di “allargarsi” a una sfera regionale e poi mondiale.
Nel frattempo abbiamo un enorme problema legato a come prendiamo le decisioni in merito: tra le popolazioni civili, infatti, la maggior parte delle persone è favorevole a ricercare innanzitutto il “cessate il fuoco”, come primo passo per capire come risolvere i problemi; i vertici istituzionali e militari dei paesi in cui queste maggioranze vivono (compresa l’Italia), invece, promuovono e praticano la guerra stessa come soluzione. Dolorosa e costosa, certo, ma necessaria (e inevitabile).
Vorrei ricordare solo che la guerra è quel meccanismo che propone l’eliminazione fisica dell’altro come risoluzione dei problemi di convivenza. Non è così difficile comprendere come mai, nonostante tutti i buoni propositi, i problemi non si risolvano praticamente mai. Anzi, ogni giorno la situazione sembra peggiorare.
Inoltre, ci sarà sempre qualcuno per cui “l’altro siamo noi” e che potrebbe volerci fare fuori. Si spiega in questo modo perché chi ammazza e usa la forza distruttiva lo fa praticamente sempre dicendo che sta semplicemente DIFENDENDOSI. Che sta difendendo la sua parte.
O come esseri umani, tutti, si scende da questa giostra, oppure, temo, di futuro ce ne sarà sempre meno.
Forse in un posto come l’Italia, che è fuori dall’epicentro dei principali conflitti, potremmo provare a inventare qualcosa di nuovo. Perché ok le manifestazioni di solidarietà, ok i cortei con le bandiere e le amplificazioni per gridare slogan quasi sempre tagliati con l'accetta. Manifestazioni che non voglio criticare. Per me vanno bene anche loro, colgo in molte persone il desiderio di fare qualcosa. Al contempo, temo che finché siamo in queste modalità, quando ci attiviamo senza aver prima trovato un momento per contattare il nostro dolore collettivo, siamo ancora sulla solita giostra.
Forse organizzare un momento pubblico diverso, non so, un appuntamento funebre, possibilmente SILENZIOSO in cui non ci sia nessun* che parla da sopra un palco ma stiamo tutt* allo stesso piano, senza camion, senza amplificazioni; un giorno in cui gli uffici pubblici e gli enti locali si mettono a lutto, le scuole si fermano in silenzio anche loro per qualche minuto. Tutto questo per ricordare e piangere TUTTE LE PERSONE morte nelle ultime settimane, sia quelle morte in Isr4ele per mano di Ham4s e soci, sia quelle morte sotto le bombe israel1ane nei giorni successivi. Chiedere a tutti i protagonisti di questa escalation, che hanno la possibilità di innescare e disinnescare le armi, quasi tutti maschi e quasi tutti al sicuro “nei loro fortini del potere”, di fermare il fuoco.
Quasi sicuramente non servirà ad ottenere nulla di concreto, perché credo che a questi uomini interessi ben poco di persone che li pregano di far tacere le armi, ma almeno avremo smesso di fare analisi e interpretazioni su chi è vittima e carnefice, su chi ha ragione e chi ha torto e per un giorno, almeno, avremo smesso di sventolare (mentalmente o fisicamente) qualunque bandiera nazionale, perché a mio avviso sono quelle bandiere una delle principali cause profonde di questo enorme cimitero in espansione.
E se non riusciamo a farlo in grande, con le istituzioni nazionali, facciamolo laddove abbiamo qualche amministrazione "amica", oppure facciamolo semplicemente tra cerchie ristrette di persone affini. Facciamo silenzio insieme e piangiamo queste morti. Abbiamo già evitato di farlo con i morti ucraini e russi. Prima avevamo evitato di farlo per i morti di covid.
Prendiamoci questo tempo di lutto, che a mio avviso ci aiuta a riconnetterci con la nostra comune umanità.
Quella che non si può rinchiudere in nessuna bandiera.
Urbano Grandier, Facebook
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Ci mancavano i droni contro il Cremlino.
Eh sì, brutta la guerra, ma come si sarebbe potuta evitare?
Analizziamo, ora, il progetto di pace secondo l'Occidente e la NATO, dal 2014 a oggi:
-attuazione di un regime change in Ucraina, attraverso un golpe agito con manovalanza ne0n4-zista, e fatto passare per rivoluzione fricchettona;
-inizio di un'operazione anti terrorismo (aprile 2014) da parte del governo di Kiev, contro la parte dell'Ucraina, il Donbass, che si oppone al golpe;
-censura, in tutto l'Occidente, dei bombardamenti dell'aviazione ucraina contro il Donbass (estate 2014);
-riduzione di otto anni di guerra fantasma a una scaramuccia di poco conto;
-bando a tutti i partiti ucraini che si oppongono: dal 2015 a oggi, tutte le forze di opposizione e di sinistra, in Ucraina, sono state bandite;
-persecuzione da parte del governo di Kiev verso intellettuali, attivisti, politici e dissidenti;
-divieto dell'uso della lingua russa a tutti i russofoni che vivono in Ucraina (come se a noi che parliamo italiano, ci chiedessero, da un giorno all'altro, di parlare il portoghese);
-libertà d'azione a gruppi della destra più nera come Pravy Sektor o S14 (quest'ultimo, a "pattugliamento" della città di Kiev, ce lo ricordiamo, ad esempio, per le sue gesta durante il pogrom contro il campo rom di Lysa Hora nel 2018);
-integrazione dei gruppi ne0nazist1 nell'esercito regolare di Kiev con creazione di battaglioni punitivi come Aidar, Donbass, Azov;
-censura totalitaria, sia in Ucraina che in Europa, attraverso il divieto di accesso a tutti i media che mostrino i crimini commessi dalla NATO e dall'esercito di Kiev contro la popolazione del Donbass;
-ridefinizione mediatica di gruppi ne0nazist1 come gruppi di "bravi ragazzi" (Gramellini, non dimenticheremo mai il tuo contributo alla causa);
-riscrizione della storia anche attraverso la ridefinizione della strage n40zista di Odessa come incendio (grazie Wikipedia);
-intimidazione verso politici, giornalisti e intellettuali attraverso la pubblicazione di liste di proscrizione (Myrotvorests per l'Ucraina, Copasir per l'Italia);
-riscrizione della realtà con occultamento dei crimini commessi dalla NATO, mostrando ogni bombardamento contro obiettivi civili, come opera del nemico;
-diffusione continua di fake-news fantasmagoriche, per alimentare odio e paura: dalle deportazioni mai esistite agli stupr1 di neonati, ad opera del nemico;
-distruzione dell'economia europea attraverso l'imposizione di sanzioni e distruzione di rapporti con partner economici vantaggiosi;
-incremento dell'odio per il nemico anche attraverso la discriminazione di artisti e sportivi di nazionalità "nemica";
-attività terroristic4 e attentati contro le città del nemico: da Mosca a SanPiter fino a Belgorod;
-utilizzo del fact-checking per bollare come disinformazione ogni voce dissidente (non scorderemo mai David Puente contro il premio pulitzer Seymur Hersh, in merito all'inchiesta sull'attentato al Nordstream);
-obiettivi finalizzati a ulteriore espansionismo militare con creazione di basi in Ucraina e missili puntati su Mosca, con sconquasso totale degli equilibri geopolitici, attraverso i quali si sarebbe potuta garantire la pace.
In tutto questo: organizzazioni non governative per la tutela dei diritti umani, complessivamente non pervenute.
Lo ripeto, se a gennaio 2022, quando la Russia chiedeva garanzie sulla fine dell'attività militare della NATO ai suoi confini, vi fossero state rassicurazioni, non sarebbe iniziata l'operazione a difesa dei territori russofoni del Donbass e tutto questo si sarebbe evitato.
Zelensky fu votato dal popolo ucraino, perché nel suo programma politico aveva pianificato un progetto di distensione e dialogo nei confronti del Donbass e della Russia. Ora, è ostaggio di un manipolo di folli.
Questa è l'Ucraina, ma l'Italia non se la passa meglio, ostaggio a sua volta della NATO, attraverso il servilismo di politici, in primis le due smaliziate guerrafondaie che ci stanno portando simpaticamente al macello.
[by @sarareginella ]
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Posso una mattina accendere la televisione e sentire qualche bella notizia? Invece no; l'ennesima strage dei migranti, lo scontro tra due treni in Grecia, l'avvelenamento da gas nelle scuole iraniane femminili per le proteste anti governative, la guerra in Ucraina che continua imperterrita (che come notizia copre tutte le altre guerre in corso).
Queste situazioni sono soltanto alcune che stanno accadendo adesso nel mondo, ce ne sono tante altre di cui non si parla perché sono notizie minori, ma non per questo meno importanti.
Vorrei che non ci fosse tutta questa violenza ma che ci si parlasse e ci ci ascoltasse per risolvere qualsiasi conflitto.
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Nassiriya: Bergamini commemora caduti, eroi di abnegazione
Nassiriya, la vicesegretario nazionale di Forza Italia e responsabile esteri del partito azzurro Deborah Bergamini: "commemoriamo caduti, eroi di abnegazione " Oggi, 12 novembre 2024, Forza Italia Toscana si unisce al ricordo dei caduti nella strage di Nassiriya, un evento che ha segnato profondamente il nostro paese. Esattamente 21 anni fa, l'Italia ha subito una delle perdite più gravi nelle missioni internazionali di pace, un episodio che continua a ricordarci il valore dei nostri militari e civili impegnati in missioni umanitarie. Deborah Bergamini, vicesegretario nazionale di Forza Italia e responsabile esteri del partito azzurro, ha rilasciato una dichiarazione ufficiale in memoria di questi eroi: "Nella giornata di oggi commemoriamo i caduti della strage di Nassiriya, avvenuta 21 anni fa, e tutte le vittime nelle missioni di pace. Hanno rappresentato e continuano a rappresentare il volto di un'Italia che costruisce pace e libertà laddove le popolazioni sono martoriate dalla guerra. Eroi di abnegazione, sacrificio e professionalità. Alla loro memoria, e alle famiglie che li piangono, va il nostro 'grazie'". Questo anniversario non è solo un momento di memoria ma anche un'opportunità per riflettere sull'impegno italiano nelle missioni di pace all'estero. Il sacrificio dei caduti di Nassiriya rappresenta un esempio di coraggio e dedizione al servizio della comunità internazionale. L'Italia, attraverso le sue Forze Armate e il suo personale civile, ha sempre cercato di contribuire alla stabilità globale, alla costruzione della pace e alla promozione dei diritti umani nei teatri di crisi. Oggi, Forza Italia Toscana rende omaggio a questi eroi, sottolineando l'importanza del loro servizio per la collettività mondiale e per il nostro paese. La loro abnegazione e il loro sacrificio rimangono un monito e una fonte di ispirazione per le nuove generazioni, ricordandoci che la libertà e la pace hanno un prezzo altissimo, spesso pagato con la vita. Edoardo Fabbri Nitti Forza Italia - Coordinamento Regione Toscana Follow @FI_ToscanaTweet to @FI_Toscana
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