#storia della Lingua italiana
Explore tagged Tumblr posts
Text
" Ricordo di aver letto non molti anni fa uno spiritoso articolo di Stefano Rizzato (apparso su «La Stampa» nella primavera del 2012) dedicato ai fumetti di Topolino. Diceva che i giovani lettori avevano qualche difficoltà a capirne la lingua, e che occorreva ormai il pronto soccorso di un «topo-dizionario» per capire verbi usati di frequente dal piccolo animale come turlupinare, corroborare, lucrare, un sostantivo come darsena, aggettivi come erudito, esoso, retrogrado, intabarrato. È vero che la lingua di Topolino è sempre stata di livello alto, ma le nuove generazioni non conoscono queste parole anche perché non le leggono piú. In un suo libro recente Massimo Arcangeli* ci ha fatto notare che addirittura fra gli studenti universitari stanno perdendosi parole come abulico, sordido, modico, solerte, blaterare, corroborare, menzionare, coacervo, laconico, nemesi; e che moltissimi non sanno trovare un sinonimo di pusillanime, e che indigente è confuso con ingente.
Ma oggi in realtà preoccupa di piú il fatto che molti giovani non sanno mettere insieme con accettabile padronanza una pagina scritta. All’Università hanno difficoltà a stendere una tesina, arrivano alla laurea sprovvisti di sintassi, incapaci di argomentare, fanno fatica ad articolare (ma anche a leggere) un testo con un po’ di subordinate. Come se non avessero fatto nulla in precedenza per imparare a scrivere, soltanto scaldato dei banchi. Siamo di fronte a un collasso sintattico, che preoccupa molto di piú degli strafalcioni e delle carenze lessicali: qui è in gioco l’incapacità di organizzare e gerarchizzare e illustrare le idee, sono saltati i nessi logici, i legami tra il prima e il poi, tra causa ed effetto, sono franati i nessi insieme alle pause, l’andare a capo, la scansione, la punteggiatura, il ritmo del discorso. Che cominci a farsi sentire il mancato insegnamento dello spessore storico di una lingua, o la semplificazione eccessiva di tale prospettiva? Dopo anni di impegno, di entusiasmi per sperimentazioni glottodidattiche, la capacità di costruire discorsi scritti da parte dei giovani che escono dalla scuola italiana è sempre piú carente. E il fatto poi che si leggano piú social che saggi e narrativa ha un suo peso. "
*M. ARCANGELI, Senza parole. Piccolo dizionario per salvare la nostra lingua, il Saggiatore, Milano 2020.
---------
Gian Luigi Beccaria, In contrattempo. Un elogio della lentezza, Einaudi (collana Vele), 2022. [Libro elettronico]
#letture#leggere#citazioni#saggistica#scritti saggistici#libri#Gian Luigi Beccaria#In contrattempo#Stefano Rizzato#letteratura#La Stampa#scrittura#fantasia#Topolino#evasione#fumetti#lessico#storia della Lingua italiana#società contemporanea#Italia#studenti#università#cultura#sapere#pensiero#argomentare#Massimo Arcangeli#linguaggio#presente#critica letteraria
7 notes
·
View notes
Text
Si tratta ovviamente della bellissima Basilica con mitreo che sta tra Celio e Esquilino, nel Rione Monti.
Oltre alla pavimentazione cosmatesca di cui Tadema ci regala una meravigliosa raffigurazione e al catino absidale, perfettamente replicato nei suoi incantevoli toni di oro, di blu edi rosso, San Clemente nasconde almeno altre due perle.
Una è il Mitreo sotterraneo alla basilica, l'altra è una nota e importante testimoniana linguistica sul passaggio dal latino tardo al volgare italiano: l'iscrizione di Clemente e Sisinnio.
È un "fumetto" che narra una scena dalla passione del santo, primo papa. Tre figuri si affannano attorno a una colonna: credono infatti di trascinare Clemente in prigione, ma un miracolo lo ha liberato e rimpiazzato con la pietra che, ovviamente, pesa e affatica i suoi trasportatori.
Sisinnio, l'aguzzino e il capo, insulta i suoi scagnozzi: tirate, figli di puttana ("fili de le pute traite"), dice, mentre quelli fanno come possono e si ingegnano ("Albertel, trai"; "Falite dereto co lo palo,Carvoncelle").
Chi compone questa scena sa bene che sta usando due lingue dotate di duversa dignità: infatti san Clemente, il quale assiste agli sforzi dei tre ceffi, commenta compostamente in latino tardo ("duritiam cordis vesteis saxa traere meruistis").
I suoi persecutori, invece usano la lingua colorita e comicamente sgrammaticata del volgare romanesco (Carvoncelle, Carboncello, con la trasformazione della b in v, un fenomeno del romanesco antico che era più simile ai dialetti meridionali di quanto non sia oggi).
Chiesa San Clemente (1863) by Sir Lawrence Alma-Tadema
#roma#rome#italia#italy#san clemente#san clemente al mitreo#mitreo#celio#esquilino#storia della lingua italiana#storia della lingua#romanesco#dialetto#latino#volgare#linguistica#sisinnio
379 notes
·
View notes
Text
Storia Di Musica #341, Bee Gees, Main Course, 1975
Per le storie di musica con almeno tre fratelli coinvolti non potevano mancare. Oltre questo motivo importante, mi spinge a scrivere di loro anche il fatto che, come poche altre band, sono fisse nell'immaginario collettivo per un disco, la colonna sonora de La Febbre Del Sabato Sera. Sebbene il disco sia uno dei più venduti di tutti i tempi (probabilmente oltre 40 milioni di copie vendute), legato non solo al mondo musicale ma anche a quello cinematografico, si finisce per dimenticarsi di tutto il resto, cioè di una delle band più longeve e più di successo di tutti i tempi, che nella loro carriera lunga 60 anni ha sperimentato di tutto.
Barry, Robin e Maurice Gibb nascono appena dopo la guerra (Barry nel 1946, Robin e Maurice gemelli nel 1949, hanno anche una sorella maggiore, Leslie, nata nel 1945) sull'isola di Man. Si trasferiscono piccolissimi nei sobborghi di Manchester, dove Barry è coinvolto in numerosi episodi di vandalismo, che gli valgono una condanna con la condizionale. I genitori decisero di emigrare nei pressi di Brisbane, in Australia, nel 1958, dove nel marzo di quell'anno nacque Andy, l'ultimo dei fratelli Gibb. Lì sviluppano, in maniera spontanea, una grande intesa canora e musicale, tanto che i tre fratellini cantano in trio in una radio privata, Radio Brisbane. il deejay che li annuncia si chiama Bill Gates, l'autista che li va a prendere per portargli agli studi radiofonici si chiama Bill Goode. Pensando anche che fossero i Brothers Gibb, decidono di chiamare la band B.G.'s, poi scritto Bee Gees.
Sarebbe lunghissimo scrivere tutta la loro carriera, ma alcune cose le voglio ricordare: nel 1966, dopo una serie di successi in Australia, decidono di tornare in Gran Bretagna, il loro manager Robert Stigwood aggiunge al trio Vince Melouney alla chitarra e Colin Peterson alla batteria. In pochi anni collezionano successi a ripetizione, tra il 1967 e il 1969 pubblicano 4 album e decine di singoli, che vanno in classifica in tutto il mondo, Italia compresa. Tra questi dischi spicca il bellissimo Odessa, un concept album sulla scomparsa di una fittizia nave nel Mar Nero nel 1899, disco che ebbe brutta critica all'epoca, ma che oggi è considerato un capolavoro nascosto di quegli anni. E portò anche ad una rottura tra i fratelli: in disaccordo sull'idea di musica da fare, Robin si allontana dai due fratelli e sceglie di scrivere musica da solo. Barry e Maurice scelgono di proseguire senza di lui: esce così Tomorrow Tomorrow che è superato in quanto a vendite dal singolo di esordio di Robin, Saved By The Bell; Robin pubblicò anche due singoli cantati in lingua italiana, Agosto Ottobre e Un Milione Di Anni Fa. Più tardi provò a bissare il successo con One Million Years ma senza riuscirci, mentre il suo primo album, Robin's Reign, uscì nel 1970. A fine anni '70 ci fu la reunion, che venne considerata alla stregua di una rifondazione, e qui inizia il periodo d'oro della band.
Iniziano a collaborare con il grande produttore Arif Mardin, della etichetta Atlantic, che intuisce che per sfruttare al meglio le perfette armonie canore di cui sono capaci devono virare su suoni più decisi. Li avvicina alle sonorità soul, r'n'b, al funk e alla nascente disco music per farli diventare il gruppo bianco più famoso del genere. Il disco che ho scelto oggi è quello che i critici considerano il primo passo verso questo percorso.
Può sembrare sciocco definire il dodicesimo album di un gruppo con una serie di otto anni di dischi d'oro alle spalle una "svolta", ma è questo che è stato Main Course, che esce nel 1975. In copertina, un bellissimo disegno di Drew Struzan, famoso disegnatore, autore dei più famosi manifesti cinematografici. Main Course ha segnato un enorme cambiamento nel sound dei Bee Gees, abbandonando la forma ballata per un disco fresco, pieno di sonorità innovative e che ha altri primati che scopriremo tra poco. Registrato, su consiglio dell'amico Eric Clapton che lì si era trasferito (al 461 di Ocean Boulevard di Golden Beach, vicino Miami, come il titolo di un suo bellissimo disco) in Florida, le ballate dei dischi precedenti ci sono ancora, come Songbird e Country Lanes, ma la scrittura era più semplice e il resto era composto da orecchiabili melodie dance fortemente influenzate dalla musica soul di Philadelphia del periodo. Trainato dai singoli Jive Talkin', Nights On Broadway, la prima canzone a sfoggiare il falsetto che li renderà iconici e Fanny (Be Tender With My Love), attirò milioni di nuovi ascoltatori. La voce in falsetto di Barry Gibb divenne oggetto di scherno negli anni successivi, ma funziona: riusciva ad essere credibile in senso romantico quanto piuttosto una conquista per la serata, il che era in linea con i costumi sessuali della metà degli anni '70. Arif Mardin aveva convinto i Bee Gees a volgere il loro talento verso una direzione musicale che avevano sempre amato ma mai abbracciato, e basta ascoltare Wind Of Change o Edge Of The Universe per capirne il risultato eccellente. Barry, Robin e Maurice Gibb erano affascinati da R&B e soul da anni (To Love Somebody era stata scritta perché Otis Redding la cantasse), ma, in quanto britannici bianchi, temendo che potessero sembrare ridicoli, non avevano mai adattato quei suoni da soli. Non solo non sembravano ridicoli, ma divennero gli interpreti principi di questo stile, segnando un'era. In Main Course li accompagnano fior di musicisti: Blue Weaver, alle tastiere elettroniche, un marchio di fabbrica di qui in avanti, e calderone di idee infinite, Alan Kendall, che suonava in uno stile di chitarra funky e il batterista Dennis Byron, che suonava pattern più complicati di quanto gli fosse stato chiesto negli anni, furono anche loro felici della nuova direzione e costituirono il nucleo strumentale della band per i successivi sei anni.
Tra i record dei Bee Gees: oltre 250 milioni di copie vendute, un ruolo non sono da interpreti, ma da autori fondamentale (Barry ha scritto sedici "numeri uno" in America, come produttore quattordici). Sono presenti nella Rock and Roll Hall Of Fame (1997), nella Songwriters Hall Of Fame (1994), nella Vocal Group Hall Of Fame (2001) e hanno vinto otto Grammy Award tra cui il Grammy Legend Award. Sembra abbastanza per non essere coverizzati per la pubblicità dei fermenti anticolesterolo.
21 notes
·
View notes
Text
Il Padrino Parte II
Per incarnare il personaggio di Don Corleone con tanta accuratezza, De Niro si recò in Sicilia e vi risiedette per un periodo per imparare la lingua italiana con il dialetto siciliano, finché non padroneggiò il personaggio e lo interpretò.
Realisticamente, senza essere troppo artificioso.
Questa non è stata solo la sfida più importante per De Niro, ma la sfida più grande è stata quella di trovare lo stesso tono di voce rauco con cui parlava.
Ha Marlon Brando nella prima parte. E De Niro ci è andato davvero vicino
Lo ha detto in un modo che corrispondeva a quel tono, e lo ha detto bene in un modo che ha stupito tutti coloro che hanno visto il film, rendendolo ampiamente meritevole di un Oscar per il suo ruolo, e Vito Corleone immortala quel tono.
Il personaggio iconico della storia del cinema
Globalismo.
33 notes
·
View notes
Text
fuori dai denti
UN RITRATTO DI MICHELA MURGIA LO EFFETTUA IL PROFESSOR Martino Mora .
"Michela Murgia era una donna malvagia. Ella odiava. Odiava la nostra storia, la nostra cultura, la nostra civilta (che definiva “patriarcali”). Odiava la lingua italiana, struprandola orrendamente con la lettera schwa. Odiava la Tradizione, cioè l’ eterno nella storia. Odiava la famiglia, il matrimonio, la procreazione. Odiava la vita e l’ordine naturale del creato. Al servizio dei quotidiani del grande capitale, intingeva la sua penna nel veleno del nichilismo “woke” e persino "queer". Abortista, omerotica, eutanasica, nichilista fino al midollo, ebbe persino la faccia tosta di definirsi “credente”. Persino peggio di lei sono quei falsari che, anche a destra, ne hanno esaltato il presunto coraggio. E il presunto anticonformismo, quando la Murgia, e quelli come lei, del peggior conformismo liberal-americanista sono le mosche cocchiere. Immigrazionista, femminista, meticcista, genderista, non c’è trovata dell’ideologia americanista politicamente corretta che la Murgia non abbia fatto sua, in nome del più estremo individualismo edonista e del più luciferino soggettivismo atomistico. Qualcuno ha perino scritto che la Murgia era contro il potere, lei che scriveva sulle prime pagine dei quotidiani degli Elkann, cioè dei massimi esponenti italici del vero potere dell’Occidente, quello del denaro. La Murgia era un perfetto prodotto di laboratorio del sistema orgiastico-mercantile. Quando quasi tutti i media (compresi quelli pseudo cattolici, cioè catto-modernisti) distorcono in questo modo la realtà delle cose, è il segno che ormai viviamo nella falsificazione totale del bene. Anche l’elogio universale alla Murgia ne è eloquente dimostrazione. Viviamo ormai nel regno della menzogna organizzata, tra la Scilla del capitale assoluto e la Cariddi della Sovversione ideologica obbligatoria. Due mostri che sono ormai inscindibilmente alleati. Il liberalismo si è fatto totalitario. Non ha bisogno di usare i lager o i gulag, ma il lavaggio del cervello, la manipolazione incessante, la distorsione sistematica del senso delle cose, la gogna mediatica per i reprobi. La Murgia era una donna malvagia. Chi l’ha esaltata è persino peggiore".
-Giorgia Salvagni
76 notes
·
View notes
Text
Day 17
Giorno 17 - ieri.
Totale caffè bevuti, 2. Mi auto-applaudo: con il livello dei pasti di ieri e con la macchinetta sempre a disposizione, questo è un risultato nel risultato.
Trattandosi di un pranzo di compleanno per mia figlia, eviterò di fare il solito resoconto (a ciò basti una delle frasi più belle della lingua italiana tutta, e cioè: pasta al forno). A cena, in ogni caso, abbiamo finito quello che era rimasto dal pranzo.
Ho pregato mia madre di reintegrare qualsiasi genere di verdura da oggi in poi, di già perlomeno si è messa a preparare delle zucchine per la pasta.
La torta SG era molto buona e merita un piccolo aneddoto.
Avevo ordinato questa torta già durante il viaggio di arrivo, ed il forno che l'ha preparata mi aveva dato appuntamento ieri, a mezzogiorno, per ritirarla. Naturalmente mezzogiorno era più da vedersi come una indicazione di massima, un suggerimento, che non un vero e proprio appuntamento; e per fortuna sono andato a ritirarla da solo, senza la milanese che altrimenti avrebbe iniziato a sbuffare e piantare casini. Io invece ho detto al personale che non c'era problema: hanno chiamato il pasticcere che ha dato un tempo d'attesa di mezz'ora, per cui ho deciso di andarmene a fare un giro. Ne ho approfittato per andare a visitare la tomba di mio padre e metterci qualche fiore fresco, scambiarci due parole in silenzio, immerso nella pace unica che solo un cimitero d'estate può trasmettere. Torno al forno alle 12:35 abbondanti, ancora nessuna consegna: le ragazze, molto imbarazzate, chiamano il titolare, che sta arrivando. Si scusano profusamente. Mi offrono un succo di frutta, nonostante le mie rassicurazioni (sarebbe stato un caffè ma, visto? Non ho trasgredito alla regola) e quando, infine, il titolare arriva, mi offre uno sconto sul prezzo vista l'attesa - ancora una volta, nonostante io gli avessi detto (e sinceramente) che non era necessario. E lo credo tuttora: era 14 di agosto per tutti, specialmente per loro che dovevano fare fronte a un numero eccezionale di consegne. Però ho apprezzato molto il gesto, e la cordialità dei titolari, e ho pensato che forse preferisco un mondo che arriva un pelo in ritardo sulle consegne ma che non risparmia qualche sorriso e del calore umano. Ovviamente la mia coniuge mi aveva già mandato dei messaggi nei quali esprimeva il proprio lombardo disappunto per questa gente che non rispetta gli appuntamenti dati, ma che ci volete fa'... è calabrese anche lei, sotto sotto, e sono sicuro che prima o poi abbraccerà il suo retaggio. Pranzo con i fratelli, le nipoti etc. Riflessione: la mia famiglia è perennemente settata sul livello 11 in una scala da uno a dieci, su qualunque interazione. Ormai riesco a prenderli solo a piccole dosi, estraniandomi dagli infiniti duelli in punta di spada e di fioretto che si scatenano ogni cinque minuti e per - letteralmente - qualsiasi motivo. Mi porto dietro anche questa eredità genetica che cerco di combattere giorno per giorno, conscio però che venga fuori tutta, e bella prepotente, ogni volta che decido di duellare anche io. Per fortuna, non succede troppo spesso: ho sempre l'idea del buon Miyamoto Musashi che cercava di combattere solo battaglie nelle quali fosse possibile avere un vantaggio sull'avversario (e se pensate che sia disonorevole, dovreste investigare un po' della storia della sua vita: è illuminante).
Oggi niente mare per evitare calca e caldo, forse pomeriggio al cinema, per far vedere Inside Out 2 ai nanetti.
Mi godo la brezza incessante della città del vento che passa, come ha sempre fatto, dal salotto alla cucina di casa mia.
6 notes
·
View notes
Video
youtube
📽MOVIEITALY🎞Learn italian with movies - LA GIARA 😂
MOVIEITALYLearn italian with movies - LA GIARA https://www.youtube.com/watch?v=UzsAW-aAOsgLearn italian with movies - Imparare l'italiano guardando video e film, oggi lo facciamo con la versione televisiva di un famoso racconto di Luigi Pirandello "La Giara", nel film del 1954 "Questa è la vita".Se vuoi guardare l'intero film "Questa è la vita" lo puoi trovare sulla piattaforma MOVIEITALY della Minerva Pictures: https://www.movieitalyplus.com/Movieitaly è la prima piattaforma di streaming on demand che intende veicolare la lingua e la cultura italiana nel mondo attraverso i film italiani.Questa lezione si compone di tre parti:1) L'audio con la storia originale.2)La video lezione con i sottotitoli e la spiegazione delle parole difficili.3)La lezione PDF con i testi (l'intera novella e la trascrizione dei sottotitoli), le spiegazioni e il lavoro su brano e video.Ascolta la storia originale nel nostro podcast: https://www.spreaker.com/.../la-giara-luigi-pirandello...La lezione completa in formato PDF è scaricabile gratuitamente dai nostri Patreon a partire dal livello Cappuccino al seguente link: https://www.patreon.com/AllyoucanItalyGRAZIE A MOVIEITALY per averci dato il permesso di usare il materiale video.
8 notes
·
View notes
Text
PUZZOLENTI PEZZI DI PUZZLE
C’è che aveva l’amico immaginario con cui parlare e giocare e poi c’ero io che avevo l’amico immaginario con cui parlare e giocare ma era un bambino mutante del Popolo della Notte che avevo conosciuto in sogno. In un certo modo capisco la maestra che in terza o in quarta elementare chiamò il prete che mi asperse di acqua santa davanti a tutta la classe.
‘Il Sintetico più simpatico’ era l’appellativo di un personaggio (persona artificiale, per l’esattezza) che intorno ai 18 anni creai per una serie di tavole cyberpunk ambientate nel 2020. La storia ci insegna, però, che per quanto tu possa futurizzare con la fantasia, la gente che vuole l’hoverboard di Ritorno al Futuro è decisamente meno di quella che desidera una macchina con rombante motore alimentato a diossina.
Sempre da bambino, pronunciavo la parola ‘puzzle’ così come la leggevo, finché un giorno mio padre mi corresse... Si dice ‘pàsol’ - e io controbattei che no, se c’è scritto PUZZLE si dice PUZZLE sennò avrebbero scritto PASOL! E poi senti che odore cattivo di colla e carta vecchia! PUZZANO! Fu la prima vera lezione sulla dissonanza cognitiva del mondo degli adulti.
‘L’italiano deve morire!’ ho detto l’altro giorno a una persona non italiana che parlava l’italiano meglio del 70% degli italiani. E ovviamente non mi riferivo a un ostaggio in mano a una milizia straniera ma alla lingua. Nello specifico, dell’idea di lingua come immutabile fregio di superiorità nei confronti dell’altro. Siccome tra 350 milioni di anni ci sarà l’impatto del supercontinente e tra 1,5 miliardi di anni l'inclinazione assiale della Terra subirà uno spostamento fino a 90° con la devastazione totale di ogni forma di vita sulla superficie, non vedo perché perdere tempo a lagnarsi di chi usa termini come cringe o triggerare. Moriremo tutti e nel frattempo io ghosto tutti i rompicoglioni puristi in anticipo.
‘Non sono queste le cose importanti’ (o ‘Mi ci sciacquo il culo!’ se sono indispettito) è un mantra che via via sto ripetendo(mi) sempre più frequentemente: perché perdere tempo (sebbene io apprezzi grandemente chi lo fa tipo @firewalker) a spiegare alla gente che l’aggettivo SINTETICO accanto a CARNE non ha senso alcuno? Le persone vogliono sentir strillare un ipotetico maiale e credersi al sicuro nella quotidiana routine tradizionale, senza mai soffermarsi a riflettere che il vino con cui si demoliscono il fegato ha lo stesso alcol di quello che bevevano i loro nonni, tranne che questi ultimi inorridirebbero davanti ai correttori di acidità, ai solfiti e agli acceleratori di macerazione dei processi di vinificazione moderni. Sì, ok... tu che stai per lussarti il dito sul tasto del reblog il vino lo fai in modo ‘naturale’ ma cerca di capire il senso di quanto vado dicendo.
Se fosse per me, imporrei nelle scuole un’ora a settimana di addestramento a ChatGPT. E non intendo che i bambini imparino a conoscerlo ma che proprio lo addestrino con ogni minchiata che viene loro in mente. Vi prego... molto meglio che lo facciano loro piuttosto che una masnada di cinquantenni col terrore delle novità. Preferisco che il navigatore prenda il controllo della mia macchina e cominci a chiedere con tono lamentoso ‘Siamo arrivati? Siamo arrivati? Ma quando si arriva?’ rispetto ad algoritmi che girano sempre attorno a cali di peso, soldi facili e malattie immaginarie.
Per quanto io sia consapevole che questo comporterà altrettanti problemi, mi ha fatto piacere sentirmi dire da @ross-nekochan che io sono un BOOMER INVERSO cioè che invece di fossilizzarmi sulla sedia a dondolo e indicare col bastone i giovinastri moderni in modo sprezzante, al contrario mi sto aprendo sempre di più nei loro confronti. Lo so che il rischio è diventare il meme di Steve Buscemi "How do you do, fellow kids?" ma al massimo sarò considerato un bizzarro vecchietto simpatico e non quello che si lagna rabbioso che ai suoi tempi giocava a tirare sassi ai maiali e non ai videogames violenti.
E comunque @ross-nekochan, non è che le donne non facciano seppuku con la katana... nemmeno gli uomini lo fanno! La katana è troppo lunga per essere impugnata correttamente e sventrarsi in modo efficace (è lunga circa 1 metro con 70 cm di lama), perciò si usava il wakizashi, cioè la spada più corta (mezzo metro di lama) che era la ‘guardiana dell’onore’, mano sinistra sull’impugnatura, mano destra su un panno di seta avvolto attorno alla lama. Di solito la propria katana veniva consegnata a una persona fidata che, messasi dietro, avrebbe decapitato il sacrificante per evitargli disonorevoli smorfie di dolore.
Le donne, invece, facevano seppuku con il tanto (pugnale corto) e tagliandosi la gola... ma dopo essersi legate le gambe con l’obi perché sia mai che qualcuno sbirciasse sotto il kimono mentre agonizzavi.
Credo che per oggi basti così <3
42 notes
·
View notes
Text
NU ARTS AND COMMUNITY 2024 (I)
È incominciata giovedì 26 settembre, al Circolo dei Lettori, la nuova avventura di “Nu Arts and Community”, edizione 2024, il gioiellino di Ricciarda Belgiojoso, musicista, scrittrice, animatrice culturale che ha sempre mostrato una grande attenzione per Novara tanto da mettere in piedi un festival multidisciplinare, di grande raffinatezza, che ormai ha fatto breccia in una città, un po’ diffidente verso ciò che non è strettamente di produzione locale. “Nu” è riuscito a coniugare produzioni internazionali e locali e, come si dice ora, ha fatto rete in maniera intelligente, senza cedimenti al provincialismo e aprendo gli orizzonti , ma soprattutto facendoli aprire ai novaresi. I “Boom Boom Beckett”, come si è già detto nella sede del Circolo dei Lettori, all’interno del Castello Visconteo Sforzesco, hanno portato in scena “Compagni di sbronze: La storia di Charles Bukowski” un reading in musica delle pagine più belle del più maledetto degli scrittori maledetti, vicino e lontano alla “Beat Generation”, insofferente a tutto e a tutti, tranne che al sesso, all’alcol e soprattutto alla scrittura, per lui tre ragioni di vita (e di morte). Ad impersonare il grande Chinaski, ecco un bravissimo Roberto Beccaria, accompagnato da un trio (sax, chitarra, contrabbasso), che hanno magnificamente reso ancora più intense le atmosfere dell’autore di “Taccuino di un vecchio sporcaccione” e di tanti altri libri ad alto contenuto trasgressivo per così dire. Beccaria, in omaggio all’amicizia di Bukowski con Tom Waits, altra anima nera della cultura americana, ha regalato al pubblico una sopraffina ed inaspettata magnifica interpretazione di “Waltzing Matilda”. “Quando si tende a fare le cose che fanno tutti gli altri, si diventa tutti gli altri…”, scriveva Bukowski, e questa ficcante citazione letta da Roberto Beccaria, potrebbe essere adottata come motto di questo bellissimo festival. Nella seconda parte della serata, eccoci ospiti di “Nòva” (ormai cuore pulsante di molte attività di “Nu”, ma anche di “Novara Jazz Festival”), per un appuntamento con la musica elettronica e le riflessioni tecnologiche-ecologiche di Alex Braga, novarese di nascita, ma formatosi musicalmente altrove, che ritorna sulla scena della città con il suggestivo “Automatic Impermanence”, progetto che ingloba in sé una originale colonna sonora di musica ed effetti visivi elettronici accompagnata da profonde considerazioni sul potere distruttivo e costruttivo della tecnologia e sull’ormai onnipresente IA (intelligenza artificiale). Le informazioni sui “numeri” della tecnologia sono, come prevedibile, veramente impressionanti, ma Alex Braga, sa condire questa mole di dati con la giusta ironia: uno dei brani dal testo in lingua italiana ci parla di “cani randagi che ravanano nei database” o di “schede madri che diventano nonne”, coniugando il linguaggio, ormai comune del nostro universo informatico, a massicce dose di surreale umorismo. Alex Braga, un po’ Matrix e un po’ sciamano, si muove assai bene sulla scena con una apprezzabilissima capacità di tenere insieme grevi riflessioni e una visione positiva sul futuro della nostra umanità, aiutata da una eco-tecnologia. Musica originale, spesso potente, mai invasiva ed ossessiva.
2 notes
·
View notes
Text
Su, impegniamoci
Come storico della lingua italiana, avverto anche l’esigenza di un certo impegno civile: diffondere la padronanza della lingua e della sua storia è un modo per rafforzare il senso di appartenenza a una comunità. (L. Serianni)
L. Serianni; G. Antonelli, Il sentimento della lingua. Conversazione con Giuseppe Antonelli, Bologna, Il Mulino (2019)
11 notes
·
View notes
Text
“ All’atto di redigere il testo di un parlato radiofonico si dovrà dunque evitare in ogni modo che nel radioascoltatore si manifesti il cosiddetto «complesso di inferiorità culturale», cioè quello stato di ansia, di irritazione, di dispetto che coglie chiunque si senta condannare come ignorante dalla consapevolezza, dalla finezza, dalla sapienza altrui. Questo «complesso» determina una soluzione di continuità nel colloquio tra il dicitore e l’ascoltatore, crea una zona di vuoto, un «fading» spirituale nella recezione. Ad ovviare la qual calamità radiofonica è in particolare consigliabile: a) in ogni evenienza astenersi dall’uso della prima persona singolare «io». Il pronome «io» ha carattere esibitivo, autobiografante o addirittura indiscreto. Sostituire all’«io» il «noi» di timbro resocontisticoneutro, o evitare l’autocitazione. Al giudizio: «Io penso che la Divina Commedia sia l’opera maggiore di Dante», sostituire: «La Divina Commedia è ecc.»; b) astenersi da parole o da locuzioni straniere quando se ne possa praticare l’equivalente italiano. Usare la voce straniera soltanto ove essa esprima una idea, una gradazione di concetto, non per anco trasferita in italiano. Per tal norma inferiority-complex, nuance, Blitz-Krieg e chaise-longue dovranno essere sostituiti da complesso d’inferiorità, sfumatura, guerra lampo e sedia a sdraio: mentre self-made man, Stimmung, Weltanschauung, romancero, cul-de-lampe e cocktail party potranno essere tollerati; c) evitare gli sterili elenchi dei nomi di persona quando non si possono caratterizzare o comunque definire le persone chiamate in causa. Meglio omettere dei «nomi da manuale», che infastidire l’ascoltatore citando nomi destinati a spegnersi appena pronunziati, come faville lasciate addietro per un attimo dalla corsa d’una locomotiva; d) operare analogamente con le date. In un esposto di carattere storico le date costituiscono opportuno ammonimento, gradito appoggio e gradita eccitazione per la memoria. Tali appaiono al viaggiatore le indicazioni chilometriche. Delle date si dovrà misurare il valore e l’intercorrenza più conveniente. Si dovranno gerarchizzare, distanziare le une dalle altre; e porgerle comunque con garbo all’attenzione di chi ascolta, quasi le richiedesse opportunità, necessità; e) astenersi dal presupporre nel radioabbonato conoscenze che «egli», il «qualunque», non può avere e non ha. Inibirsi la civetteria del dare per comunemente noto quello che noto comunemente non è. A nessun uomo, per quanto colto, si può chieder di essere una enciclopedia. I lemmi dell’enciclopedia rappresentano la fatica di migliaia di collaboratori; f) entrare subito o pressoché subito in medias res: non tener sospeso l’animo del radioascoltatore con lunghi preamboli, con la vacuità di premonizioni superflue che il valore cioè il costo del tempo radioparlato sono ben lontani dal giustificare, dall’ammettere. “
Carlo Emilio Gadda, Norme per la redazione di un testo radiofonico.
NOTA: durante la sua collaborazione con la RAI (accettata per necessità e mal sopportata), presso i servizi di cultura del Terzo programma (1950-55), Gadda redasse un breve vademecum a beneficio degli autori radiofonici e destinato a circolazione interna (veniva allegato ai contratti per i collaboratori). La prima edizione delle Norme (ERI, Torino, 1953) apparve senza il nome dell’autore ma firmata in calce «IL TERZO PROGRAMMA»; seguì una seconda edizione (ERI, Torino, 1973), questa volta a nome di Gadda. Il testo fu quindi accolto nelle raccolte postume degli scritti minori dell’ «ingegnere».
#Carlo Emilio Gadda#radio pubblica#linguaggio#mass media#complesso di inferiorità culturale#letture#leggere#parlare#intellettuali italiani del XX secolo#barbarismi#comunicazione#Storia della lingua italiana#scrittori lombardi#codici linguistici#Radiotelevisione italiana#RAI#citazioni#società italiana#Unità linguistica italiana#italiano standard#anni '50#cultura#Terzo programma#autori radiofonici#vademecum#lingue#manuali d'istruzione#Torino#neologismi#conservatorismo
29 notes
·
View notes
Text
Catania - Monastero dei Benedettini - XVIII sec.
Di Catania furono i due più importanti esponenti del verismo italiano: Luigi Capuana e Giovanni Verga.
Movimento letterario influenzato dal naturalismo francese, ha i suoi tratti essenziali:
- nella rappresentazione oggettiva della realtà con la regressione dell’autore diversamente dalle descrizioni del Manzoni;
- in una lingua che simula la sintassi del dialetto: Manzoni aveva “sciacquato i panni in Arno”;
- in una visione determinista e pessimista della società tratta dalle sofferenze delle classi popolari e dal ruolo identitario attribuito alla “roba” mentre Manzoni credeva nella Provvidenza.
Personaggi principali di Verga sono:
- Rosso Malpelo la cui malvagità era rappresentata proverbialmente dai capelli rossi;
- il neo-borghese Mastro-don Gesualdo;
- Padron ‘Ntoni, il capofamiglia dei Malavoglia che deve fronteggiare il naufragio della Provvidenza e del suo carico di lupini.
A Catania sono ambientati I Viceré di Federico De Roberto, cronaca della decadenza di una nobile famiglia siciliana, gli Uzeda di Francalanza, romanzo antesignano de Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, storia del principe Fabrizio Salina e della sua famiglia durante il periodo del Risorgimento e dell'unificazione italiana.
3 notes
·
View notes
Text
Storia Di Musica #329 - Diaframma, Siberia, 1984
Nella scatola ritrovata in soffitta, questo disco stava sotto un altro, con la copertina leggermente rovinata dall'umidità (e che sarà protagonista di una prossima Storia di Musica). All'interno c'era il bigliettino da visita di un negozio di dischi, Data Records 93, Via dei Neri, Firenze. Il disco di oggi è l'inizio di una delle più intense e importanti storie musicali italiane degli ultimi 40 anni nel nostro paese. Tutto inizia a Firenze, fine anni '70, quando l'onda punk in Europa è al massimo livello: in un liceo si formano i CFS, con Federico Fiumani alla chitarra e due suoi amici, Gianni Cicchi (batterista) e Salvatore Susini (bassista). Suonano cover delle band punk rock britanniche, nel 1980 Susini se ne va e viene sostituito dal fratello di Cicchi, Leandro, e nascono così i Diaframma, nome scelto per la comune passione dei tre per la fotografia (il diaframma fotografico è il meccanismo usato in ottica per regolare la quantità di luce che deve attraversare un obiettivo). Sin da subito, si appassionano alle sonorità post punk che in quegli anni saranno chiamate darkwave, ispirati a gruppi leggendari come i Joy Division o i primissimi The Cure di Robert Smith. Nel 1981 conoscono Nicola Vannini, un giovane cantante, e gli propongono di entrare nel gruppo: pubblicano in pochi mesi due canzoni unite in un singolo, Pioggia/Illusione Ottica e poi Circuito Chiuso (1982) e Altrove (1983). Vannini non si ambienterà mai del tutto, e poco prima delle registrazione del loro primo disco, viene sostituito da Miro Sassolini. Nelle stesse settimane, vengono scritturati da una neonata casa editrice musicale, la IRA Records di Firenze: fondata da Alberto Pirelli insieme alla moglie Anne Marie Parrocel diviene una delle etichette più attive e creative del panorama italiano. Ne è esempio il primo disco prodotto, Catalogue Issue, una compilation con alcune delle più interessanti band del territorio, tra cui oltre che i Diaframma si ricordano i Litfiba, i Moda, ed gli Underground Life. Pirelli coniò lo slogan nuova musica italiana cantata in italiano, dando consistenza all'impegno delle 4 band sull'utilizzo della lingua italiana nella musica alternativa del nostro paese, contro l'anglofila e l'alglofonia dominante di quegli anni.
Tutto è pronto per il primo disco: scritto tutto da Federico Fiumani, prodotto da Ernesto De Pascale (che fu anche grande giornalista di musica) Siberia esce nel Dicembre del 1984. È un album in cui l'eleganza e la forza espressiva della musica incontra la poetica decadente di Fiumani, che nella voce di Sassolini trova un interprete perfetto del suo pensiero musicale e artistico. 8 brani che sono una carrellata di immagini che regalano sensazioni fredde, pungenti, dominate dalle falciate chitarristiche tipiche della musica del periodo e dal ritmo sincopato della batteria, e illuminati dai testi romantici e decadenti di Fiumani. Siberia, che apre il disco, è già l'emblema: una chitarra malinconica, il basso dai toni ombrosi ed un elegante sassofono accompagnano una voce tenebrosa rendendo il brano misterioso, Aspetterò questa notte pensandoti,\nascondendo nella neve il respiro,\poi in un momento diverso dagli altri\io coprirò il peso di queste distanze…\di queste distanze… di queste distanze. Non da meno Neogrigio, angosciante, turbinante, ventosa, capolavoro per i più sconosciuto. Impronte è una dolente poesia ritmata (Ho preferito andare prima di esser lasciat\Prima che il cuore da solo scivolasse nel buio\Insieme ai ventagli ingialliti\Resti un lampo intravisto oltre i vetri del treno\Nello spazio improvviso sopravvive in un sogno), e arriva un altro capolavoro: Amsterdam, dal leggendario ritornello (Dove il giorno ferito impazziva di luce\Dove il giorno ferito impazziva di luce) è una speranza di uscita dal dolore, e l'anno dopo, nel 1985, diventerà un formidabile duetto con i Litfiba di Piero Pelù e Ghigo Renzulli, band amica\nemica di quei tempi e destinata d un futuro radioso. Delorenzo è una ode baudeleriana, incentrata su un asfissiante basso, Memoria è un altro brano di discesa nell'oscurità, potente e misterioso, Specchi D'Acqua dal ritmo incalzante e quasi galoppante, è una fuga dagli incubi (Forse non sento le voci\Che mi allontanano\Sempre più in fretta\Dal ricordo latente\Di quei giorni sofferti), chiude il disco Desiderio Dal Nulla, trepidante, spasmodica, che continua nei suoi testi decadenti a raccontare il disagio.
Il disco fu osannato dalla critica dell'epoca, ma vista anche la dimensione indipendente del progetto, vendette poco. I Diaframma si fanno però un nome nella scena musicale alternativa italiana: è meno cupo ma altrettanto bello 3 Volte Lacrime, del 1986 e dopo Boxe (1988), un po' deludente, Fiumani scioglie il gruppo e lo riforma prendendo le redini anche del canto: pubblicherà con i nuovi Diaframma In Perfetta Solitudine (1990), che segnerà la sua volontà di continuare una carriera solista, tra cantautorato e musica rock, incisiva a volte a tratti scostante, con in primo piano la sua poesia dei testi, mai mancata.
Questo disco verrà ripubblicato in cd per la prima volta nel 1992, con aggiunta di altri due brani Elena e Ultimo Boulevard e nel 2001 con Amsterdam cantata con i Litfiba e numero brani live. Nel 2012, per il suo centesimo numero dell'edizione italiana, la rivista Rolling Stone Italia lo inserisce nella classifica del 100 migliori dischi italiani addirittura al 7.mo posto. È una riscoperta per almeno due generazioni: persino io lo comprai, non conoscendoli e non sapendo che nella soffitta di casa era, integro e impolverato, uno dei dischi più compiuti, affascinanti e belli non solo della stagione new wave post punk degli anni '80, ma dell'intera musica italiana.
33 notes
·
View notes
Text
UN RITRATTO DI MICHELA MURGIA LO EFFETTUA IL PROFESSOR Martino Mora .
"Michela Murgia era una donna malvagia.
Ella odiava. Odiava la nostra storia, la nostra cultura, la nostra civilta (che definiva “patriarcali”).
Odiava la lingua italiana, struprandola orrendamente con la lettera schwa.
Odiava la Tradizione, cioè l’ eterno nella storia.
Odiava la famiglia, il matrimonio, la procreazione. Odiava la vita e l’ordine naturale del creato.
Al servizio dei quotidiani del grande capitale, intingeva la sua penna nel veleno del nichilismo “woke” e persino "queer".
Abortista, omerotica, eutanasica, nichilista fino al midollo, ebbe persino la faccia tosta di definirsi “credente”.
Persino peggio di lei sono quei falsari che, anche a destra, ne hanno esaltato il presunto coraggio. E il presunto anticonformismo, quando la Murgia, e quelli come lei, del peggior conformismo liberal-americanista sono le mosche cocchiere.
Immigrazionista, femminista, meticcista, genderista, non c’è trovata dell’ideologia americanista politicamente corretta che la Murgia non abbia fatto sua, in nome del più estremo individualismo edonista e del più luciferino soggettivismo atomistico.
Qualcuno ha perino scritto che la Murgia era contro il potere, lei che scriveva sulle prime pagine dei quotidiani degli Elkann, cioè dei massimi esponenti italici del vero potere dell’Occidente, quello del denaro. La Murgia era un perfetto prodotto di laboratorio del sistema orgiastico-mercantile.
Quando quasi tutti i media (compresi quelli pseudo cattolici, cioè catto-modernisti) distorcono in questo modo la realtà delle cose, è il segno che ormai viviamo nella falsificazione totale del bene. Anche l’elogio universale alla Murgia ne è eloquente dimostrazione.
Viviamo ormai nel regno della menzogna organizzata, tra la Scilla del capitale assoluto e la Cariddi della Sovversione ideologica obbligatoria. Due mostri che sono ormai inscindibilmente alleati.
Il liberalismo si è fatto totalitario. Non ha bisogno di usare i lager o i gulag, ma il lavaggio del cervello, la manipolazione incessante, la distorsione sistematica del senso delle cose, la gogna mediatica per i reprobi.
La Murgia era una donna malvagia. Chi l’ha esaltata è persino peggiore".
12 notes
·
View notes
Text
Sono accusate di essere “scafiste” per aver fatto parte dell’equipaggio della barca con cui hanno raggiunto le coste italiane. Ma ci sono prove di pagamento del viaggio, traduzioni approssimative e testimoni irreperibili, oltre alla violazione del loro diritto di difesa
[...]
La storia di Jamali
Una prima interrogazione sul caso Marjan Jamali è stata presentata da Grimaldi il 1 marzo 2024. Jamali ha 29 anni, è partita dall’Iran con il figlio di 8, è arrivata in Turchia e si è imbarcata con un altro centinaio di persone a Marmaris. Dopo cinque giorni di navigazione, soccorsi dalla Guardia costiera italiana, sono sbarcati sulle coste calabresi. Ha acquistato il viaggio in un’agenzia di Teheran, pagando per sé e per il figlio 14mila dollari.
Sbarcata in Italia è stata subito accusata da tre uomini, due iracheni e un iraniano, di essere stata parte dell’equipaggio. La testimonianza di tre passeggeri su 102 passeggeri ha giustificato il suo arresto, persone che non sono più state rintracciate. Inoltre, tutte le traduzioni sono state fatte da un interprete iracheno, che non parla il farsi, la lingua persiana parlata in Iran.
Detenuta nel carcere di Reggio Calabria, «a Marjan è stato anche tolto il figlio di 8 anni, che è ospite in una struttura calabrese che si prende cura di lui. Come se arrestassero me in Iran e mi mandassero un mediatore culturale che parla tedesco perché sono comunque due lingue europee»
[...]
Il caso di Majidi
La storia di Maysoon Majidi è invece parte della seconda interrogazione presentata al ministro della Giustizia da Grimaldi il 7 maggio. Attivista curdo-iraniana di 27 anni, Majidi è laureata in regia teatrale e ha collaborato con diverse organizzazioni per i diritti umani. Ha subito torture ed è riuscita a fuggire con il fratello prima in Iraq poi in Turchia. Da qui ha raggiunto l’Italia via mare, approdando sulle coste calabresi. Come nel caso di Jamali, è stata accusata da due persone su 77.
Testimoni che hanno lasciato l’Italia e, rintracciati dal fratello, hanno affermato di «non aver detto quelle parole», aveva raccontato a Domani Boldrini. Oltre al fatto che anche la ragazza e il fratello curdo-iraniani hanno speso in tutto 17mila dollari per il viaggio.
[...]
Entrambe le ragazze per mesi «hanno ricevuto provvedimenti in una lingua per loro incomprensibile». E sia a Jamali che a Majidi è stato negato l’interrogatorio. Elemento ritenuto ancor più grave da Grimaldi che, riferendosi a Jamali, ha dichiarato: «Come può un indagato difendersi se non gli è permesso di fornire la propria versione dei fatti? Siamo di fronte a una violazione non solo del codice di procedura penale, ma del diritto alla difesa».
Anche a Majidi «l’interrogatorio non è stato concesso. Anche per lei si è disposta la misura cautelare di massimo rigore, quella del carcere. Nordio sostiene “l’assoluta linearità dell’operato dell’autorità giudiziaria?”, ma cosa c’è di lineare nella detenzione preventiva, sulla base di testimonianze inattendibili, di due donne reduci da storie dolorose e faticose, separate dai propri cari e non trattate come innocenti fino a prova contraria?»
3 notes
·
View notes
Text
Il Consiglio della Minoranza accusa la Regione Istriana: «Svilite storia e memoria della componente italiana»
Pola. Un duro atto d’accusa nei confronti della Regione Istriana, colpevole d’ignorare sistematicamente richieste e proposte avanzate per valorizzare la componente identitaria italiana presente nella penisola. A sferrarlo è stato il Consiglio della Minoranza italiana autoctona che, nel corso dell’ultima riunione del 2023 organizzata a Fasana, ha denunciato i troppi silenzi delle autorità. A farne le spese alcuni progetti particolarmente sentiti dagli italiani in Istria, come l’intitolazione del nuovo ospedale di Pola al dottor Geppino Micheletti, l’eroe di Vergarolla.
Come noto, nell’esplosione di residuati bellici del 18 agosto 1946 sulla spiaggia di Vergarolla a Pola, morirono oltre 100 bagnanti e quell’episodio fece scattare l’esodo degli Italiani. Quel giorno Micheletti era di turno al reparto chirurgia e continuava a operare i feriti che arrivavano in continuazione, nonostante avesse saputo che nella strage erano morti i suoi due figlioletti e altri familiari. Ecco dunque che dare il suo nome all’ospedale ancora fresco di inaugurazione viene ritenuto atto dovuto. Eppure l’autorità regionale non ha mai dato risposta non solo al Consiglio della Minoranza, ma neanche all’Unione Italiana che aveva approvato una mozione ad hoc nella riunione del dicembre 2021 a Buie. Ora sembra che tale battaglia sia definitivamente persa visto che dal primo gennaio l’ospedale di Pola rientrerà nelle competenze dello Stato per cui la Regione non avrà più voce in capitolo.
Va ricordato che il citato Consiglio è un organismo contemplato dalla Legge sulla Tutela delle minoranze nazionali in Croazia, quindi è un ente differente rispetto all’Unione Italiana che è invece l’associazione rappresentativa di tutti gli Italiani rimasti, residenti in Croazia e Slovenia. Però le loro finalità sono simili: la tutela degli Italiani sul territorio del loro insediamento storico.
Come constatato a Fasana, l’autorità regionale è rimasta e rimane sorda anche ad altre richieste. Una riguarda l’esodo e le foibe. È stato chiesto che a livello regionale venisse istituita una data a ricordo del grande esodo degli Istriani, che in maggioranza furono Italiani e che una delle numerose foibe venga scelta come simbolo di quella pagina dolorosa di storia in modo che i discendenti delle vittime ed altre persone possano portare lì un fiore.
L’ultima richiesta riguarda la canzone solenne Krasna zemljo (Terra Magnifica) dell’Istria che viene intonato nelle celebrazioni importanti. Ebbene nel testo si esalta la componente nazionale croata dell’Istria mentre quella italiana viene totalmente ignorata. Per cui si chiede di rimediare, considerato che ufficialmente l’Istria è regione bilingue, con la lingua italiana parificata al croato. Di lì a richiedere di un nuovo incontro chiarificatore con il governatore Boris Miletić per arrivare a una soluzione.
Valmer Cusma
4 notes
·
View notes