#simboli della natura
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L’ulivo pensante di Ginosa: 1500 anni di riflessione silenziosa. Recensione di Alessandria today
Il fascino dell’ulivo millenario. Nel cuore di Ginosa, un piccolo paese della Puglia, si erge un ulivo che sembra raccontare storie antiche attraverso la sua figura
Un simbolo millenario di storia, bellezza e connessione con la natura. Il fascino dell’ulivo millenario.Nel cuore di Ginosa, un piccolo paese della Puglia, si erge un ulivo che sembra raccontare storie antiche attraverso la sua figura. Conosciuto come “l’ulivo pensante”, quest’albero millenario ha catturato l’immaginazione di visitatori e locali per la sua somiglianza con un volto umano assorto…
#alberi millenari#alberi particolari#alberi secolari#alberi storici#alberi unici#Alessandria today#bellezza naturale#Biodiversità#Cultura Locale#curiosità italiane#forza della natura#Ginosa#Ginosa di Puglia#Ginosa turismo#Google News#italianewsmedia.com#legame uomo-natura#meditazione nella natura#Natura#natura e uomo#paesaggi pugliesi#patrimonio dell’umanità#Patrimonio Naturale#Pier Carlo Lava#Puglia#resilienza#Riflessione#saggezza della natura#scoperta della Puglia.#simboli della natura
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🏰✨ La magia delle leggende arturiane: la statua di Gallos a Tintagel ✨🏰
Sulle scogliere di Tintagel, in Cornovaglia, si erge la maestosa statua di Gallos, un simbolo vivente della leggenda del Re Artù. Creata dall’artista Rubin Eynon nel 2016, questa scultura in bronzo, dal design astratto e il nome che significa "potere" in antico cornico, collega arte, natura e mitologia in un luogo ricco di storia. 🌊🗡️
Tintagel, considerata la città natale del leggendario re, è un luogo che incanta chiunque cerchi di immergersi nelle storie di leadership, coraggio e giustizia di Artù. Ma il viaggio non finisce qui: anche Glastonbury, associata alla tomba di Artù e alla mitica terra di Avalon, è una tappa imperdibile per chi vuole scoprire la magia di queste antiche tradizioni. 🌿✨
Questi monumenti non sono solo opere d’arte, ma veri e propri simboli della ricca cultura britannica, che continua ad affascinare con le sue storie immortali.
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ℙ𝕚𝕟𝕥𝕖𝕣𝕖𝕤𝕥 𝕎𝕖𝕕𝕕𝕚𝕟𝕘 𝔹𝕠𝕒𝕣𝕕
Come vede Pinterest il tuo matrimonio?Cerca queste sette parole chiave:
Wedding dress, bouquet, bride/groom, wedding cake, shoes, location, rings
E pubblica la prima immagine che compare nella home! 👰🏼♀️🤵🏽
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È tutto perfetto e incredibilmente abbinato. L'abito mi ha sorpreso: è interamente in pizzo di seta e se avesse avuto la gonna in duchesse sarebbe stato molto simile a quello di mia mamma; il bouquet è classico, composto da rose, peonie, nebbiolina ed eucalipto, simboli di purezza, prosperità nel matrimonio, protezione; lo sposo, elegante come un gentiluomo d'altri tempi, è tutto da immaginare; lo trovo poetico, perché non avendolo ancora incontrato, è come se il sogno lasciasse spazio ad un frammento di realtà, da aggiungere quando sarà il momento. La torta è raffinata; si tratta di una nude cake e giacché non amo i dolci troppo grassi, quella crema di burro solo leggermente accennata mi dà un senso di tranquillità. Le scarpe vintage mi garbano molto, infatti ho anche comprato di recente un paio molto simile, beige e verniciate, da sfoggiare in autunno e in primavera quando l'occasione lo richiederà. Cosa dire poi della suggestiva location e delle splendide fedi nuziali? La prima unisce l'architettura medievale, la natura e l'atmosfera romantica, perfettamente inerenti al mio percorso di studi e alla mia indole; le seconde sono semplici, essenziali, potenti, avvolte dalle foglie d'ulivo, simbolo di rinascita, pace e forza genitrice.
Il matrimonio per me non è una semplice festa, né uno status symbol, o un obiettivo da raggiungere; è una scelta di vita, una vocazione, l'unica forma che si sente affine al proprio essere per amare, nella famiglia e al di fuori di essa. Allora sì, che ne vale la pena e quel giorno sarà davvero importante. Chissà se incontrerò la persona giusta con cui vivere questa magnifica avventura... Se ciò non dovesse accadere, spero tanto di aiutare gli altri ad organizzare un momento così speciale! 🪄
Grazie @hope-now-and-live per avermi coinvolta in questo gioco. 🤍
P.S. È ancora in allestimento, ma se volete approfondire, ecco la mia bacheca Pinterest wedding planning dedicata ai matrimoni che sogno! ✨
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Temples
Giancarlo Pradelli
5 Continents, Milano 2021, 96 pagine, 42 illustrazioni in tricromia, 30x24cm, ISBN 979-12-5460-000-9
euro 30,00
email if you want to buy [email protected]
Nell’isola chiamata dai Greci Ichnusa e assimilata a un piede umano, fra cardi selvatici, macchie di lentisco e di elicriso dall’intenso profumo, in paesaggi assolati e battuti dal vento, si trovano chiese, monasteri e pievi di antica costruzione, perlopiù cadute in disuso. Sono edifici battezzati con i nomi di santi, un tempo parte di un tessuto urbano oggi vuoto di uomini, accomunati dalla posizione solitaria che ne aumenta il fascino paesistico: veri e propri miracoli di pietra, di rara bellezza, simboli di una sacralità intrinseca del territorio. È in questa Sardegna poco nota, senza mare, che trova ispirazione Giancarlo Pradelli nel suo viaggio nell’entroterra. Il suo sguardo non si sofferma solo su edifici prestigiosi, frutto delle storiche infiltrazioni culturali nell’isola, ma predilige modeste costruzioni di stili diversi e rustiche chiese campestri, di matrice pastorale, realizzate da maestranze locali per resistere alla forza del vento e al clima mediterraneo. Spesso ridotti alla condizione di muri crollati per il potere corrosivo del tempo, questi relitti, ormai vago ricordo delle originarie architetture, hanno assunto una nuova forma, destinata inesorabilmente a ulteriori silenti mutazioni.
Giancarlo Pradelli, dopo alcuni anni dedicati all’insegnamento della fotografia si è trasferito negli Stati Uniti, dove ha approfondito la tecnica del bianco e nero e del ritratto. Da tempo conduce ricerche sull’architettura e il paesaggio, con attenzione al connubio fra ruderi e natura. Per Five Continents Editions ha pubblicato Eolie (2005), Pierluigi Ghianda (2006), Home (2012). Sue immagini sono presenti in diverse collezioni pubbliche, fra cui: Galleria Civica di Modena, Centro Studio e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, Bibliothèque Nationale de France a Parigi.
31/12/24
#Giancarlo Pradelli#temples#photography books#Sardegna#5Continents#designbooksmilano#fashionbooksmilanoù
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La lupa, #incipit
"Era alta, magra, aveva soltanto un seno fermo e vigoroso da bruna e pure non era più giovane; era pallida come se avesse sempre addosso la malaria, e su quel pallore due occhi grandi così, e delle labbra fresche e rosse, che vi mangiavano.
Al villaggio la chiamavano la Lupa perchè non era sazia giammai — di nulla. Le donne si facevano la croce quando la vedevano passare, sola come una cagnaccia, con quell’andare randagio e sospettoso della lupa affamata; ella si spolpava i loro figliuoli e i loro mariti in un batter d’occhio, con le sue labbra rosse, e se li tirava dietro alla gonnella solamente a guardarli con quegli occhi da satanasso, fossero stati davanti all’altare di Santa Agrippina. Per fortuna la Lupa non veniva mai in chiesa, nè a Pasqua, nè a Natale, nè per ascoltar messa, nè per confessarsi. — Padre Angiolino di Santa Maria di Gesù, un vero servo di Dio, aveva persa l’anima per lei.
Maricchia, poveretta, buona e brava ragazza, piangeva di nascosto, perchè era figlia della Lupa, e nessuno l’avrebbe tolta in moglie, sebbene ci avesse la sua bella roba nel cassettone, e la sua buona terra al sole, come ogni altra ragazza del villaggio."
Giovanni Verga ✍// Anna Magnani è in teatro "La lupa" , Franco Zeffirelli, 1965
#AccadeOggi: Il 2 settembre 1840 nasce Giovanni #Verga, noto per essere il principale esponente del verismo. Tra le sue opere più famose ricordiamo "I #Malavoglia" e "Mastro-don Gesualdo", che fanno parte del ciclo dei Vinti, sottolineando la realtà nuda e cruda. Appunto per questo si chiama "verismo", perché rappresenta il vero, dai rovesciamenti di fortuna ai vizi e peccati dell'umanità.
A proposito di peccati, non possiamo dimenticare "La Lupa", una novella che evidenzia la natura umana: la passione, la gelosia, l'esasperazione, l'ipocrisia, i pregiudizi, ecc. Quando leggo che vogliono abolire Verga o che è uno #scrittore di cui si può fare a meno, mi salgono i nervi.
Perché Verga ti sbatte in faccia la realtà, anche quella poco piacevole. Ti mostra la natura umana, anche negli aspetti più nascosti. Molte volte ti fa ragionare sui comportamenti e sui simboli, forse proprio per questo qualcuno lo vorrebbe "far fuori".
Il Magnifico Press
Ph.web
#accadevaoggi #Giovanniverga #novelle #romanzi #letteratura #letteraturaitaliana
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"Tutte le civiltà sono per loro stessa natura «orientate verso le cose», e il principale problema della loro stabilità consiste nell'escogitare nuove equazioni fra l'impulso di ammassare cose e l'impulso di sbarazzarcene. Ma le cose hanno un loro modo di insinuarsi in ogni vita umana. Alcuni attraggono più cose di altri, ma nessuno, per quanto mobile, è senza cose. Uno scimpanzé usa pietre e bastoni come strumenti, ma non ha beni da custodire. L'uomo sì. E le cose a cui si affeziona di più non servono a nessuna funzione utile. Sono, invece, simboli, o ancore emotive. La domanda che vorrei fare (senza essere necessariamente in grado di rispondervi) è: «Perché i veri tesori dell'uomo sono inutili?»."
-Bruce Chatwin, "Anatomia dell'irrequietezza"
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🔗 il sogno di questa notte, in 8 squisiti minuti di vocale 🔗
vorrei trovare il significato di quanto ho sognato, o almeno il significato dell'ultima parte.
Il buio che ho vissuto era penetrante, permeante e impenetrabile
ero denso come pittura, vivido, liquido
non mi dava una sensazione totalmente negativa, ho avuto un momento di stupore, ho ricercato altre persone per condividere quella esperienza (e mi hanno ammonito!)
però sicuramente ho anche avuto paura, ma credo per l'eccezionalità dell'evento, più che per l'evento in sé
il terrore è cresciuto (?) nel momento in cui non trovavo i miei cani, nel momento in cui la densità del buio si è mostrata
ma questo buio, cos'è?
non so rispondere
in primo luogo credo sia importante partire dall'inizio, come e quando tale buio si è imposto sulla scena: tutto si è spento nel momento in cui sono tornato al palazzo, non ho trovato la mia classe e ho notato che il compito assegnato era quasi svolto, ma non completato.
In quel frangente si è materializzata l'alcova con i miei cani, in quel frangente la luce è andata via.
Negli attimi successivi al mio risveglio mi sono sentito turbato e forse eccitato dell'imponenza del sogno, dalla natura aliena di quel buio e ho iniziato fin da subito ad analizzarlo. Una delle prime impressioni che ho avuto è che quel buio fosse la Morte. Quando quel pensiero è riemerso, quando ho avuto quell'intuizione la mia anima ha vibrato, come se avessi colto, come se avesse senso come spiegazione.
La mia coscienza però ha rifiutato questa declinazione, perché non sembra convincente sul piano razionale. La Morte dovrebbe far paura, far male, dovrebbe portare con sè la disperazione, e tutte queste sensazioni, nel sogno, non c'erano.
Ma sono consapevole che non è perentorio che tali sensazioni siano proprie della Morte: queste sono le sensazioni che la mia coscienza logica iscrive alla Morte, sulla base di supposizioni ed interpretazioni, ma non è detto che la Morte sia davvero dolorosa e spaventosa.
Quindi, consapevole che la mia coscienza è limitata, accetto e abbraccio l'intuizione che ho avuto nei momenti successivi al mio risveglio: pur non essendo comprensibile, pur non essendo logica, tale intuizione mi sembra sincera.
Il buio era la Morte.
Ma perché la mia parte cosciente non è soddisfatta?
forse non riesco a comprendere perché la Morte mi sia venuta in sogno, così occultata poi! Anche se ho piena consapevolezza che i sogni ed i loro simboli non hanno l'obbligo né il compito di essere comprensibili.
Ho la sensazione che il mistero non sia svelato a fondo.
Una seconda sensazione, una seconda intuizione, dunque, non mi rende soddisfatto della verità a cui sono giunto, avverto la mancanza, la non finitezza.
e allora cos'altro potrebbe essere quel buio?
ho ipotizzato la seguente teoria, acerba e che considero troppo intellettuale: il buio è la diretta conseguenza del compito mancato e non svolto, è la punizione nel non aver trovato quell'immagine, di non aver riempito quella casella.
Interessante come idea, ma nel sogno non avvertivo un senso di punizione, non mi sentivo attaccato, era il mondo intero ad essere attaccato.
No, non mi convince.
E allora... era un avvertimento forse? Un preludio di ciò che accade o di come posso sentirmi se non completo i compiti che mi sono assegnati.
Il mio inconscio sta cercando di dirmi che do troppo potere agli obiettivi altri? alle vuote consegne? mi sta forse dicendo che non devo perdermi nei meandri delle vuote cose della vita, altrimenti rischio di ritrovarmi perso nel mondo?
una forma di avvertimento dunque, di tentativo di riportarmi su una strada illuminata, riferita a me stesso, a ciò che davvero mi riempie il cuore (come ad esempio i cani, che in questa interpretazione diventano Amore Affetto Fisicità).
Non è un caso che nel momento in cui fallisco il compito assegnato, la prima immagine che mi si presenta davanti sono i miei cani. Che il mio inconscio li abbia evocati a protezione? e subito dopo mi ha messo in guardia, spegnendo il mondo, e facendomi notare che ci sono cose più importanti?
È un'interpretazione suggestiva e credo anche logica, ma mi sembra troppo comoda, troppo legata a ciò che vorrei che il sogno significasse, perché combacia e abbraccia la mia ricerca cosciente di indipendenza e felicità.
Il dilemma è tutto qui, l'inconscio sta andando per la sua strada e mi mostra la Morte o sta collaborando con il conscio e mi consiglia di dare priorità alle cose importanti della vita?
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Il pensiero magico di Jung
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Jung il grande psicoanalista svizzero manifestò sempre un grande interesse per la grande tradizione magico alchemica. In Jung tale interesse divenne sempre più netto quando più si andò convincendo che oltre all’inconscio personale teorizzato da Freud in ogni essere umano esisteva uno strato ancora più profondo innato che poteva essere definito “inconscio collettivo”. Esso al contrario dell’inconscio personale aveva contenuti e comportamenti identici dappertutto e per tutti gli individui. L’inconscio collettivo può anche essere definito un substrato psichico comune di natura sopra personale presente in ogni individuo. Proprio nella prospettiva dell’inconscio collettivo Jung già cultore di Paracelso vede nell’alchimia una vera e propria anticipazione della moderna psicologia dell’inconscio. Di conseguenza egli interpreta l’alchimia in chiave simbolica. Lo psicoanalista svizzero convinto della storicità dell’alchimia mette chiaramente in luce il carattere compensatorio dell’alchimia rispetto agli aspetti d’ombra della tradizione religiosa filosofica e scientifica occidentale. L’alchimia viene da lui messa in rapporto con la tradizione gnostica nonché con quella dimensione esoterica che vede nei segni e nei fenomeni visibili la continua imprescindibile allusione a una dimensione che oggi viene chiamata inconscia. Per Jung in ogni caso tale dimensione non è mai stata completamente definibile e conoscibile. Se è vero che vi sono molte troppe cose che oltrepassano l’orizzonte della comprensione umana e che per questo ricorriamo costantemente all’uso di termini simbolici o immagini è anche vero che tutti i fatti della cosiddetta realtà diventano eventi psichici. Ma la natura di tali eventi psichici è inconoscibile in quanto la psiche non può conoscere la propria sostanza psichica. Per tale ragione ogni esperienza contiene un numero infinito di fattori sconosciuti per non dire del fatto che ogni oggetto concreto è sempre sconosciuto sotto certi aspetti dal momento che non siamo in grado di conoscere la natura sostanziale della materia in sé. Molti eventi rimangono così al disotto della soglia della coscienza cosicché il loro cuore segreto continua ad agire inosservato ripresentandosi sotto forma di sogno oppure come mito oppure pratica di cui la ragione cosciente difficilmente riesce a decifrare il senso. Pertanto ben precisi archetipi continuano a manifestarsi nelle forme più diverse come tendenze istintive che ripetono sempre lo stesso motivo. Tali archetipi non vanno intesi come forme statiche ma come fattori dinamici che si manifestano come forma di impulsi. Per Jung magia alchimia inconscio personale e sogno sono manifestazioni diverse di un medesimo complesso psichico ruotante intorno ad alcuni simboli fondamentali. Tali simboli fondamentali non sono mai stati inventati da questa o quella figura da questa o quella popolazione ma da ognuna di tali individualità storicamente determinate vengono in qualche modo ritrovati. Anche la magia e l’alchimia sono pratiche utili a portare a termine ciò che la natura ha lasciato incompleto. Proprio come pensava Paracelso. Entrambe implicano una intuizione del “lumen naturae” che agirebbe nel corpo invisibile. Infatti l’alchimista esegue la volontà di Dio e cioè che l’invisibile venga detto visibile. In Jung ritorna dunque la consapevolezza che nell’atteggiamento magico alchemico ma in fondo in ogni forma dell’agire sia essenziale la convinzione inconscia relative alla mancanza dell’unità. Lo psicologo svizzero afferma che l’anima è per natura religiosa se così non fosse se non si sapesse che nell’anima si trovano i valori supremi la psicologia non interesserebbe per nulla lo psicologo svizzero. A suo parere quelli che si definiscono religiosi dovrebbero prendere coscienza del divino quello che abita “ab origine” nella loro anima. Inoltre quelli che si definiscono religiosi dovrebbero anche prendere coscienza della contraddittorietà che è presente in tutti gli uomini nel loro intimo. Per Jung Budda Cristo e le diverse figure presenti nelle molte religioni che di fatto esistono nel mondo vanno considerati come simboli di quell’archetipo universale che Jung chiama il “Se”. Lo stesso archetipo è caratterizzato dall’unità dei contrari. Per Jung il Se è paradossalità assoluta dal momento che rappresenta sotto ogni riguardo e d’aspetto tesi e antitesi e contemporaneamente sintesi. In definitiva possiamo dire che non bisogna stupirsi dell’interesse di Jung nei riguardi dell’alchimia. Non dobbiamo dimenticare che per lo psicologo svizzero l’alchimia è una pratica il cui metodo consisteva nell’andare all’oscuro attraverso il sentiero del più oscuro nonché nell’andare all’ignoto attraverso il sentiero del più ignoto. Concludiamo tale articolo mettendo in evidenza che tematiche analoghe a quelle di Jung escono comunque dall’ambito della filosofia-psicologia e finiscono per affascinare un altro grande protagonista del Novecento europeo. Non si tratta di un filosofo o di uno psicologo ma di un’artista ovvero Andre Breton. Prof. Giovanni Pellegrino Read the full article
#AndreBreton#CarlGustavJung#filosofia-psicologia#inconsciocollettivo#lumennaturae#magicoalchemica#Paracelso#Psicoanalisi
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Storie, Leggende e superstizioni dal Mondo degli Ortaggi: Quando la Natura Diventa Mitologia
Dalle zucche alle cipolle, le affascinanti storie e leggende che ruotano intorno agli ortaggi più comuni
Dalle zucche alle cipolle, le affascinanti storie e leggende che ruotano intorno agli ortaggi più comuni. Gli ortaggi che portiamo in tavola ogni giorno hanno spesso alle spalle storie affascinanti, leggende che si perdono nella notte dei tempi e simbologie che ne fanno veri e propri protagonisti della cultura popolare. Dalla zucca, simbolo di Halloween, alla cipolla con il suo potere…
#aglio e vampiri#aglio folklore#carota magia#cipolla rivelatrice#cipolla simbolismo#credenze popolari#Cultura Popolare#folklore cibo#Halloween zucca#Jack-o&039;-lantern#leggende alimentari#leggende ortaggi#melanzana miti#miti e cibo#miti e leggende cibo#mitologia alimentare#ortaggi e folklore#ortaggi e miti#ortaggi e salute#ortaggi in cultura#ortaggi protettivi#patata Irlanda#patata resilienza#significato ortaggi#simboli della natura#simbolismo alimentare.#simbolismo cipolla#simbolismo vegetale#storia carota#storia cipolla
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“o io sono pazzo o io sto sognando. Se questo è sognare lasciate che io dorma…”
-Shakespeare-
Il sogno fà parte del mistero della vita; "Dimmi come sogni e ti dirò chi sei", sembrava dire Jung. Ma allora che cosa è il sogno e perchè sognare ? Perchè tutto questo ha un senso, anzi una logica precisa: il sogno è la nostra realtà. Fin dalle più remote antichità, l'uomo ha sempre tentato la spiegazione pratica dei sogni dando luogo a quella scienza interpretativa chiamata oniromanzia, cioè divinazione ricavata dal sogno. Artemidoro era considerato ai suoi tempi e, ancora oggi, il maestro della spiegazione onirica dei sogni. Al tempo di Esculapio, c'era a proposito il tempio dei sogni al quale si andava per ricevere spiegazione del sogno notturno. Per Paracelso: "Ciò che il sogno rivela è l'ombra della saggezza esistente nell'uomo, anche se durante la veglia egli non ne ha coscienza". E per Penelope: "Per loro natura i sogni sono inesplicabili e portano messaggi difficili da interpretare, nè ogni cosa si compie per i mortali.Due sono le porte dei sogni immateriali, una di corno e l'altra di avorio; e quelli che escono attraverso l'avorio illudono, perchè portano messaggi che non si realizzano, mentre quelli che procedono per la porta di polito corno compiono cose vere, ogni volta che un mortale li veda"
Per il teosofo sarà l'io astrale, per l'occultista puro una vigile attività dello spirito durante l'inerzia della materia, per un tradizionalista la posizione delle membra, per l'Avatar Sai Baba; i sogni sono veri, ma come la nostra realtà, Maya (illusione), il sogno quindi rimane mistero
Il sogno viaggia in un universo che è molto più grande del nostro semplice razionalizzare, per quella dimensione che Jung ha dato il nome di inconscio, depositario delle leggi della vita e del destino di ciascuno di noi, la forza dei simboli, l'alchimia di potenzialità nascoste che rappresentano veri e propri bisogni di estrinsecazione, il viaggio tra gli archetipi, l'equilibrio e la conoscenza del principio maschile e femminile, Sua Maestà l'Ombra, il sogno ne rimane la vera espressione, percependone la vera magia e di conseguenza il vero mistero che è la vita. "I sogni non sono intenzioni intenzionali e volontarie, ma fenomeni naturali che sono proprio ciò che rappresentano. Essi non ingannano, non mentono, non falsificano, non nascondono nulla, ma enunciano ingenuamente ciò che essi sono e ciò che essi intendono. Sono irritanti e ci portano su strade sbagliate unicamente perchè non li comprendiamo. Essi non ricorrono ad artefizi per celarci qualcosa, ma dicono ciò che forma il loro contenuto, nel modo per essi più chiaro possibile. Possiamo anche capire la ragione per cui sono così strani e difficili. L'esperienza, infatti, ci mostra che si sforzano sempre di esprimere qualcosa che l'io non sa e non capisce"
"Ho fatto tutto quello che l'inconscio mi ha chiesto, il sogno ne è stato l'interprete", il mio impegno con la vita sarà allora così orgogliosamente compiuto.
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"Niebla" di Miguel de Unamuno: uno dei libri più iconici del '900 spagnolo.
Iniziamo dal suo non-genere di appartenenza: la Nivola. La parola "nivola" (storpiatura di "novela") è stata provocatoriamente inventata dallo stesso Unamuno per indicare un genere letterario nuovo, slegato dalle convenzioni dei romanzi realisti di quel periodo.
Troviamo infatti personaggi un po' bizzarri, situazioni non sempre realistiche, moltissimo dialogo e lunghi monologhi dal timbro esistenziale. La forma è semplice, il contenuto profondo. Non mancano punte di ironia, a volte anche taglienti.
Ma ciò che rende davvero particolare questo titolo è e la sua natura metaletteraria: qui l'Autore stesso s'inserisce tra i personaggi della storia... e non ne esce bene. Unamuno si caratterizza come un arrogante che impone il proprio volere al suo personaggio, anche quando quest'ultimo cerca di ribellarsi al destino scritto per lui.
Uno dei simboli più ricorrenti è proprio la nebbia: rappresenta il dubbio, la mancanza di scopi, le mancate verità. La Nebbia incombe sul povero Augusto, protagonista logorato da dilemmi esistenziali... Solo che a un certo punto la foschia si fa strada oltre gli stretti confini del libro. I dubbi di Augusto diventano i nostri e anche il lettore si accorge di essere avvolto da una sottile coltre di nebbia.
[ ig conigli_letterari ]
[ Credit dipinto: Joaquin Sorolla (Soroya) ]
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For your eyes only ?
Eyewear from A to Z
Alessandra Albarello, Francesca Joppolo
Logos, Modena 2007, 208 pagine, 21,5x25cm, ISBN 978-88-7940-747-2
euro 25,00
email if you want to buy [email protected]
Vetri curvi e colorati per vedere al di là dei propri limiti fisiologici. Oggi l’uso degli occhiali è molto diffuso: lenti correttive sono prescritte già in tenera età per correggere difetti visivi di varia natura. Gli occhiali da sole, senza particolari curvature, sono destinati a proteggere gli occhi dai raggi del sole o dalla polvere. Gli occhiali, da strumento per la vista, sono diventati con il passare del tempo anche un oggetto di moda.
Se l’ingresso della moda nell’uso dell’occhiale risale a tre secoli fa, è però a partire dalla prima metà del 20° secolo che l’occhiale occupa un posto di sempre maggiore rilievo nell’uso comune. Grazie soprattutto ai mass media (prima il cinema, poi la televisione e i periodici illustrati) e ai personaggi famosi che indossano specifici modelli, l’uso di occhiali con determinate montature (non importa se per lenti da vista o da sole) è diventato ‘forma di mascheramento’ e simbolo di misteriosità, fascino, seduzione.
L’occhiale è oggi un accessorio moda, al pari di una borsa, di un paio di orecchini o di guanti e ‘fa tendenza’. Per questo, indovinare un particolare modello, in cui prevale il design sul materiale, da abbinare a una grande firma dell’abbigliamento significa ottenere guadagni elevatissimi in un mercato globale alla ricerca di simboli comuni.
16/01/25
#Occhiali#for your eyes only#Andy Warhol#Brigitte Bardot#Duke & Duchess Windsor#John Lennon#Mastroianni#Peggy Guggenheim#Fiorucci#Dior#Courrèges#designbooksmilano#fashionbooksmilano
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MADONNA CELESTIALE
Un messaggio di amore e musica
Madonna Celestiale è un progetto artistico che nasce nella primavera 2013 da un’idea di Flavio Scutti elaborata in collaborazione con Paola Stasi.
Viene presentato per la prima volta in un articolo pubblicato sul blog PILL TAPES con foto dedicate alla Madonna nel mese di maggio, insieme ad una mixtape incentrata sulla musica spirituale (contaminata da sonorità che abbracciano diversi generi e culture, dal pop all’elettronica). Il tutto è scaturito dall’idea di diffondere un messaggio d’amore e di speranza, nell’intento di sensibilizzare il pubblico verso una maggiore cura e valorizzazione del patrimonio culturale artistico rappresentato dall’iconografia sacra.
Non vuole essere alcuna vetrina d’esaltazione cristiana, ma intende mostrare al pubblico (turista, curioso o appassionato che sia) l’arte di cui è piena la nostra storia e le nostre città, in chiave festosa e d’intrattenimento, con la passione per l’iconografia, l’amore per il sacro e la natura. Abbiamo scelto la Madonna perché rappresenta la figura della maternità che nella sua forma di icona partendo dalla Grande Madre si ritrova in quasi tutte le culture, dalla Dea Iside degli Egizi, alla Leucotea Ellenica, alla Mater Matuta Italica, ecc…
Progetto
Le Scritture, la liturgia, le preghiere litaniche, le arti figurative e plastiche raccolgono un’enciclopedia di figure relative alla simbologia marianica in grado di oltrepassare il senso comune di religiosità per addentrarci in un orizzonte più stratificato di sedimentazione culturale, fatto di medesime radici – persino etimologiche (culto-cultura) – intrecciate alle peculiarità dell’umano “vivere nel mondo”. Possiamo facilmente tradurre questo insieme di radici intrecciate nel termine “simbolo”.
Il senso letterale di «simbolo» è di «messo insieme» e lo deriva dal greco «sumballein» (gettare insieme). Gli uomini, secondo Platone (Convito 189-93), si amano perché, all’origine, sono stati tagliati in due dalle divinità gelose e, da allora, ognuno va alla ricerca della propria metà smarrita; facilmente sentiamo in noi la necessità di comporre divisioni interne; i primi cristiani hanno sentito il bisogno di raccogliere in un Simbolo, detto degli Apostoli, la somma delle verità da professare e l’esigenza di unire la terra e il cielo.
Questa attività di ricomposizione appare indispensabile. Luca (2,19) si avvale del medesimo termine per significare che «Maria custodiva tutte queste parole collegandole insieme in cuor suo». Non solo indispensabile ma anche assolutamente decisivo appare il termine «Diavolo» (dal greco «diaballein») dice proprio il suo contrario: dividere. Il simbolo ricollega il diviso, il diavolo persegue la divisione dell’unito.
In questo caso il simbolo:
• suscita tensione invece di annullarla
• crea una spinta in avanti, proponendo aperture progettuali
• si protende verso un equilibrio che rimane costantemente al di la di esso
• si fa metapoietico, cioè trasformatore, unificando tutto il mondo in un atto di ri-creazione e di pienezza, nella ricerca di un’inarrestabile e mai raggiunta partecipazione al tutto.
È «fare anima», dice James Hillman, l’unica condizione indispensabile perché una parola richiami altre parole, un’immagine evochi altre immagini, un singolo oggetto si faccia manifestazione del tutto. Chi fa questa esperienza vive la mobile staticità della vita spirituale, il movimento nell’unicità.
Contemplare Maria significa vedere in Lei, sempre eguale a se stessa, le varianti di ogni epiteto che le si attribuisce. Solo chi spazia nell’infinito universo semiotico, può accostarsi alla conoscenza simbolica di Maria (e di qualsiasi altra entità). Maria può non solo contenere simboli, ma essere essa stessa un simbolo. Come tale, escludendole il suo ruolo sovrannaturale, si fa educatrice anche attraverso ciò che essa rappresenta: nel rapporto con la Madonna, l’uomo può integrare in sé il femminile e maturare la sua individuazione, mentre alla donna può accadere di identificarsi nella sua portata materna, generatrice, ma soprattutto nella sua matrice affatto passiva di accettazione dall’Alto di un feto (o compito, o punizione, a seconda delle circostanze) autogeneratosi di cui lei è soltanto la sacca momentanea verso il passaggio alla terra, ma di attrice attiva nella nascita del Bene.
Infatti, a seconda delle radici semitiche alle quali i filologi la fanno risalire - già nel XV-XIV sec. a.C. è documentata su una tavoletta di Ugarit la radice mrym - Maria potrebbe significare «ribelle», l’«amara», la «forte», «colei che si innalza» o che «è innalzata», oppure ancora «profetessa» o «Signora».
Dall’egiziano mrit deriverebbe il significato di «amata» (sembra il più celebrato); dall’ebraico Miryam o marah, quello di «mare amaro», «amarezza», «dolore»; dal siriaco mâr, «signora», «padrona»; dall’egiziano ed ebraico or, «essere luminoso», «stella del mare». Sant’Eusebio professa: “Maria è detta «Stella del mare» perché innumerevoli stelle ha il cielo, il mare una sola e questa è la più luminosa di tutte”.
Dello stesso avviso San Gerolamo, il quale deriva dall’ebraico mar yam («goccia di mare»), il latino Stilla maris, da cui poi il poetico Stella maris, «stella del mare» (stella polare).
Intorno al nome di Maria, è opportuno inoltre citare l’abate Giovanni Caramuele, un Vescovo poliglotta morto a Vigevano nel 1682, nato a Madrid 76 anni prima, autore fra l’altro di un Maria Liber (Praga 1652) in cui viene registrato il «Discorso sul dolcissimo Nome di Maria per anagrammi», in cui riporta le differenti e possibili manipolazioni del nome «Maria». Potrebbe sembrare fanatismo retorico, in realtà è manifestazione di entusiasmo interiore (energia inconscia) che si accontenta di un minimo segno per vedere in esso, tramite assonanze, dissonanze, vicinanze, comunanze l’occasione di liberare tutta la tensione interna centrata sulla cosa o persona amata. Come il fuoco, coinvolge tutto ciò che incontra. Del resto, nell’Antico Testamento, simili procedimenti sono ben documentati.
In conclusione, Madonna Celestiale non è una messa in scena della grandezza e bellezza di Maria, in un ordine puramente spirituale. È piuttosto una specie di operazione archeologica, documentata attraverso foto che ritraggono la Madonna da ogni parte d’Italia e del mondo, tendente a evocare il passaggio simbolico - incarnato in Maria – tra l’anima e la necessità di un suo referente terreno, immobilizzato in un angolo, sulla facciata di un palazzo, in una nicchia, in un’immagine iconica. Questo passaggio trascina con sé il legame umano con la bellezza e all’assoluto, seppure declinato talvolta in termini barocchi, altri austeri o riformatori, altri ancora allegorici, documentando una necessità atavica della specie che va scomparendo in terra, quella della traccia, per essere assimilata in una quinta dimensione, uno spazio dell’immaginario diventato realtà: l’universo digitale.
Laura Migliano
Project
Madonna Celestiale Tour 2013
Media / Mixtape / Download
Photo Tour 2013
Photo Tour 2014
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QUANDO ABBIAMO SMESSO DI CAPIRE IL MONDO
- Benjamin Labatut
Amava la natura e venerava l’olivo, “modesto e longevo, pieno di sole e di vita”. Ma più di ogni altra cosa al mondo, inclusa la matematica, aveva una profonda devozione per la scrittura, tanto che non riusciva a pensare se non in forma scritta. Scriveva con tanto fervore che in alcuni suoi manoscritti la matita trapassava la carta. Quando faceva i suoi calcoli, annotava le equazioni su un quaderno e le ripassava più e più volte, finché i simboli non erano così spessi da diventare indecifrabili, solo per il piacere fisico che gli provocava il graffio della mina sulla carta.
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Maschere della Commedia dell'Arte 5^ parte
Le maschere ci permettono di riconoscerci in archetipi e di guardare la vita con un occhio ironico. La natura umana è sempre la stessa, e le maschere ci ricordano che la risata è sempre la medicina migliore! #arte #maschere #teatro #perfettamentechic
… segue aMaschere della Commedia dell’Arte 1^ parte e … segue a Maschere della Commedia dell’Arte 2^ parte … segue a Maschere della Commedia dell’Arte 3^ parte … segue a Maschere della Commedia dell’Arte 4^ parte Le maschere nella Commedia dell’Arte sono più di semplici accessori; sono simboli di identità e cultura. Continuamo nella descrizione delle Maschere con le loro caratteristiche…
#AbAbbigliamento Balanzone#Abbigliamento Giangurgolo#Abbigliamento Pedrolino#Abbigliamento Peppe Nappa#Abbigliamento Pierrot#Abbigliamento Rosaura#Abbigliamento Scapino#Abito Balanzone#Abito Giangurgolo#Abito Meneghino#Abito Pedrolino#Abito Peppe Nappa#Abito Pierrot#Abito Rosaura#Abito Scapino#ArteDellaCommedia#arteimprovvisata#Balanzone#Brighella#Colombina#comici per 17 secondi GiornataMondialeDellaCommediaDellArte#commediadellarte#Costume Balanzone#Costume Giangurgolo#Costume Meneghino#Costume Pedrolino#Costume Peppe Nappa#Costume Pierrot#Costume Rosaura#Costume Scapino
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