#legame uomo-natura
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pier-carlo-universe · 10 days ago
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Il promontorio dei lupi: la nuova opera di Alda Maria Galli. Recensione di Alessandria today
Alda Maria Galli, autrice già nota per il libro Stirpe di guerriere senza tempo, ritorna con un nuovo romanzo, Il promontorio dei lupi.
Alda Maria Galli, autrice già nota per il libro Stirpe di guerriere senza tempo, ritorna con un nuovo romanzo, Il promontorio dei lupi. Una storia avvincente che unisce la bellezza della natura selvaggia alla forza dell’animo umano, tra paesaggi mozzafiato e temi profondamente attuali. Dalla Val di Fiemme a Bocca di Magra: un viaggio tra fughe e speranze.La trama segue le vicende di sette…
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blacklotus-bloog · 2 months ago
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Ma tradire...
... ovvero svincolarsi da una appartenza di forma, segnata su carta è solo un esercizio della sessualità a bassa definizione oppure la legittima ricerca di uno spazio identitario non protetto da alcun rapporto legale ma solo di tipo fiduciario? Con l'altra/o ci si ritrova in una intersezione mentale e fisica pura, ritrovando il proprio io, scevro dai diktat di un legame "firmato". Un/una amante si sceglie e si sceglie di esserle/gli fedele non come pegno sentimentale, perchè a dire la verità gli amori maturi non sono frutto solo di un sentimento, ma sono l'incastro reciproco e ben riuscito di delusioni, ferite, voglia di conoscere l'altra/o, superamento di limiti mentali legati all'aspetto fisico. La fedeltà tra due amanti non è conseguenza dell'amore, anzi il sentimento di qualsivoglia natura tra due amanti è la conseguenza del rispetto per la dignità di chi ci ha scelto e per la nostra vita oltre a quell'intersezione mentale e fisica che si ha con quella donna/uomo.
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G. P. Blacklotus
Buonanotte🌙
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naturalistadibordo · 1 year ago
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Il cagnolino che portava un pane a San Rocco, ammalatosi di peste soccorrendo le vittime di una delle tante epidemie, è un bellissimo esempio di legame fra uomo e natura. I cani sono grandi amici e instancabili soccorritori.
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southbendtrees · 6 days ago
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guida alle piante come scegliere le piante giuste per ogni ambiente
Arreda la tua casa con piante uniche: guida pratica per scegliere il verde perfetto
Integrare la natura nei tuoi spazi interni è una delle tendenze più amate del design moderno. Le piante non solo migliorano l’estetica della casa, ma apportano anche numerosi benefici per il benessere psicofisico. In questo articolo esploreremo come scegliere le piante giuste per ogni ambiente e scopriremo alcune opzioni speciali come il bonsai Ficus Retusa e il bonsai Ficus Ginseng, ideali per arricchire la tua casa con un tocco naturale e raffinato. bonsai ficus ginseng 250 gr
Il fascino senza tempo del bonsai Ficus Retusa
Il bonsai Ficus Retusa è una delle piante più apprezzate per la sua eleganza e versatilità. Con una larghezza del vaso di 50 cm, è perfetto per essere posizionato su tavolini, mensole o angoli ben illuminati della casa. Il suo tronco robusto e le foglie lucide conferiscono un aspetto maestoso e armonioso, trasformando ogni ambiente in uno spazio di tranquillità.
La cura del bonsai Ficus Retusa non è complicata, ma richiede attenzione. Predilige ambienti luminosi, con luce indiretta, e un’irrigazione moderata, evitando ristagni d’acqua. Con il giusto equilibrio tra luce e umidità, questa pianta diventerà il centro d’attrazione della tua casa.
Sperimenta con il design biophilic
Il design biophilic è un concetto che integra elementi naturali negli spazi interni per creare un legame tra uomo e natura. L’idea è di portare la bellezza del mondo esterno all’interno della tua casa, migliorando l’atmosfera e il comfort. Le piante svolgono un ruolo chiave in questo approccio. Puoi utilizzare piante come il bonsai Ficus Ginseng, con il suo aspetto scultoreo e compatto, per dare un tocco zen ai tuoi spazi. Questa pianta, con un peso di 250 gr, è ideale per piccoli ambienti o per creare composizioni eleganti su scrivanie e tavoli. Il bonsai Ficus Ginseng richiede poca manutenzione e si adatta bene a diverse condizioni di luce, rendendolo perfetto anche per chi ha poco tempo da dedicare alla cura delle piante.
Guida pratica: come scegliere le piante giuste per ogni ambiente
Scegliere le piante ideali per la tua casa richiede attenzione a diversi fattori, come luce, spazio e stile personale. Ecco una guida pratica per orientarti:
Luce: Valuta la quantità di luce naturale disponibile in ogni stanza. Piante come il bonsai Ficus Retusa amano la luce indiretta, mentre altre, come le piante grasse, tollerano bene l’esposizione diretta al sole. guida alle piante come scegliere le piante giuste per ogni ambiente
Spazio: Considera lo spazio disponibile. In ambienti più piccoli, piante compatte come il bonsai Ficus Ginseng o le Tillandsie possono essere la scelta migliore.
Stile: Ogni pianta ha una personalità unica. Se cerchi un elemento decorativo sofisticato, i bonsai sono perfetti; per un look moderno e minimalista, opta per piante aeree o cactus.
Manutenzione: Scegli piante che si adattino al tuo stile di vita. Se hai poco tempo, preferisci specie resistenti come il Ficus Ginseng o le piante grasse.
Idee creative per decorare con le piante
Le piante possono essere utilizzate in modi creativi per arricchire gli interni della tua casa. Ecco alcune idee:
Angoli verdi: Crea un piccolo giardino indoor raggruppando piante di diverse altezze e texture in un angolo luminoso.
Mensole naturali: Decora le mensole con piante sospese o piccole composizioni, come il bonsai Ficus Retusa.
Pareti vive: Installa strutture verticali per creare una parete verde, utilizzando piante come felci e pothos.
Centrotavola eleganti: Utilizza bonsai o piante compatte come elemento decorativo per il tavolo da pranzo o il salotto.
I benefici delle piante negli spazi interni
Le piante non sono solo belle da vedere, ma offrono anche vantaggi concreti per il benessere. Migliorano la qualità dell’aria, assorbono l’anidride carbonica e rilasciano ossigeno, rendendo l’ambiente più sano e confortevole. Inoltre, avere piante in casa aiuta a ridurre lo stress e a migliorare la concentrazione, creando un’atmosfera rilassante. In ufficio, piante come il bonsai Ficus Ginseng possono aumentare la produttività e aggiungere un tocco di natura a un ambiente spesso troppo formale.
Conclusione
Integrare le piante nella tua casa è un modo semplice ed efficace per migliorare la qualità della vita e aggiungere eleganza ai tuoi spazi. Dalle opzioni più iconiche come il bonsai Ficus Retusa ai trend moderni del design biophilic, le piante offrono infinite possibilità per personalizzare il tuo arredamento. Visita il nostro sito I Giardini di Giulia per scoprire una vasta gamma di piante uniche e soluzioni creative. Scegli il verde perfetto per ogni ambiente e trasforma la tua casa in un’oasi di bellezza naturale.
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notiziariofinanziario · 5 months ago
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Gianna Furio: l’ex moglie di Luca Giurato che lo ha reso padre
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Luca Giurato, nome noto del panorama televisivo italiano, è stato un personaggio amato e ricordato per la sua lunga carriera come giornalista e conduttore televisivo. Uomo di grande carisma e ironia, ha saputo conquistare il cuore del pubblico non solo per la sua professionalità, ma anche per le sue celebri gaffe, che lo hanno reso una figura simpatica e vicina al popolo. Il suo recente decesso, avvenuto l’11 settembre 2024, ha lasciato un vuoto incolmabile nel mondo dello spettacolo italiano, suscitando commozione tra i colleghi e i fan. Luca Giurato: il giornalista tra ironia e riservatezza Luca Giurato è stato una presenza costante nel mondo della televisione italiana, noto soprattutto per aver condotto programmi di successo come La Vita in Diretta, Uno Mattina e Domenica In. La sua carriera, iniziata nel giornalismo e poi proseguita in televisione, lo ha reso una delle voci più riconoscibili del panorama mediatico. Sempre sorridente e pronto a scherzare anche su se stesso, è stato protagonista di numerose gaffe in diretta, che lo hanno reso particolarmente amato dal pubblico. Negli ultimi anni, però, la sua presenza in televisione era diventata più sporadica. La malattia al cuore, che lo affliggeva da tempo, lo aveva costretto a ritirarsi dalla scena pubblica, conducendo una vita più tranquilla. Si era trasferito a Roma, in una zona esclusiva vicino a Villa Borghese, dove passava le sue giornate passeggiando e godendosi la natura. Lontano dai riflettori, Luca Giurato ha continuato a mantenere un profilo basso, pur restando sempre nel cuore dei suoi fan. Il suo addio definitivo alla televisione era arrivato nel 2016, quando aveva lasciato il programma Uno Mattina con un commosso saluto, dichiarando di aver “finito” la sua carriera. Gianna Furio: l’ex moglie che lo ha reso padre Luca Giurato non è stato solo un volto noto del piccolo schermo, ma anche un uomo di famiglia. Dalla sua unione con Gianna Furio, è nato il suo unico figlio, che ha giocato un ruolo importante nella sua vita privata. Sebbene non si conoscano molti dettagli su Gianna Furio, a causa della sua scelta di mantenere un alto livello di privacy, è chiaro che il loro legame abbia segnato una fase importante della vita di Giurato. Dopo la separazione da Gianna, il giornalista ha mantenuto un rapporto stretto con il loro figlio, il quale lo ha reso nonno, un ruolo che Giurato ha sempre vissuto con grande gioia e orgoglio. Nonostante la separazione da Gianna Furio, Luca Giurato ha sempre messo la famiglia al centro della sua vita. Il loro figlio, di cui poco si conosce pubblicamente, ha comunque avuto un ruolo centrale nel mantenere il legame affettivo tra l’ex coppia. Si racconta che Luca, nonostante i suoi impegni lavorativi, abbia sempre cercato di essere presente come padre e nonno, trovando nella famiglia una fonte di serenità. Dopo il matrimonio con Gianna Furio, Luca Giurato ha trovato un nuovo amore nella giornalista Rai Daniela Vergara, con la quale ha vissuto gli ultimi anni della sua vita. Sebbene dal matrimonio con Daniela non siano nati figli, il loro legame è stato saldo e duraturo. La coppia viveva a Roma, e insieme hanno condiviso momenti di serenità e complicità lontano dai riflettori. Daniela è stata un supporto fondamentale per Luca durante gli anni della malattia, rimanendo al suo fianco fino agli ultimi giorni. Read the full article
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londranotizie24 · 10 months ago
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cinquecolonnemagazine · 1 year ago
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Simbolo della Padania: identità, storia e controversie
Il simbolo della Padania è un emblema intriso di significati culturali, storici e politici che riflettono l'identità di una regione che ha spesso sfidato i confini politici e geografici. Questo emblema, comunemente associato al movimento separatista e autonomista, è stato fonte di controversie e dibattiti che si intrecciano con la storia e la politica dell'Italia settentrionale. Anche la bandiera della Padania, conosciuta anche come "Tricolore Padano" o "Verde, Bianco, Rosso", è un simbolo carico di significati e controversie. Mentre per alcuni rappresenta un'affermazione di identità regionale e di autonomia culturale, per altri è vista come un simbolo politicamente divisivo. Analizziamo il significato di questo emblema e le diverse interpretazioni ad esso associato. Il simbolo della Padania e l'identità territoriale Il simbolo della Padania rappresenta una regione geografica e culturale situata principalmente nel nord Italia. L'immagine iconica di questa regione è spesso accompagnata da una figura mitologica, il "Trino Verde", un uomo stilizzato che suona una tromba, simboleggiando la forza, la vitalità e l'identità distintiva del luogo. I sostenitori del simbolo affermano che rappresenta la ricca storia e cultura della Padania, che differisce da altre parti d'Italia. Il simbolo della Padania ha le sue radici nell'antica storia della regione. Nel corso dei secoli, la Padania è stata attraversata da influenze culturali diverse, grazie alla sua posizione strategica e alle sue ricchezze naturali. Nel contesto politico moderno, il simbolo è stato adottato da movimenti autonomi e separatisti che aspirano a una maggiore indipendenza politica ed economica dalla restante Italia. La bandiera della Padania La bandiera della Padania è composta da tre bande orizzontali di uguale larghezza: verde in alto, bianca al centro e rossa in basso. I colori sono spesso interpretati come richiami alla natura e al territorio padano: il verde simboleggia le campagne e le risorse naturali, il bianco rappresenta la purezza e la neutralità, mentre il rosso richiama il coraggio e la passione del popolo. Per molti sostenitori della bandiera, essa rappresenta l'identità e l'autonomia della regione padana all'interno dell'Italia. I difensori di questo simbolo sottolineano la diversità culturale, economica e storica delle regioni settentrionali rispetto al resto del paese. La bandiera diventa un richiamo alla preservazione della lingua e delle tradizioni locali, nonché un'espressione di aspirazioni autonome. Controversie nazionali ed echi separatisti Nonostante le intenzioni di molti sostenitori, il simbolo e la bandiera della Padania sono stati spesso associati a movimenti politici separatisti. Alcuni gruppi hanno utilizzato questi simboli come forma di protesta contro il governo centrale italiano, sostenendo la necessità di una maggiore autonomia o addirittura l'indipendenza della regione padana. Queste interpretazioni hanno generato tensioni politiche e sociali in diverse occasioni. Il simbolo e la bandiera della Padania sono strettamente associati alla Lega Nord, un partito politico che ha fatto della lotta per l'autonomia padana uno dei suoi principali punti programmatici. Il partito li ha utilizzati per promuovere la sua agenda politica e ha giocato un ruolo significativo nel dare visibilità alla bandiera. Tuttavia, questo legame ha ulteriormente alimentato le percezioni politiche della bandiera e delle sue intenzioni. Negli anni, il significato della bandiera della Padania è cambiato e si è evoluto. Da un simbolo principalmente legato all'identità culturale e regionale, è stato spesso trasformato in un vessillo politico. Le diverse interpretazioni della bandiera riflettono le sfumature complesse di un dibattito che coinvolge questioni storiche, culturali ed economiche. In copertina foto di Luca da Pixabay Read the full article
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personal-reporter · 2 years ago
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Ossola in Cantina 2023
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Sabato 13 maggio, ed è previsto il rinvio al 27 maggio in caso di maltempo, dalle 11 alle 18, sette cantine della Val d'Ossola apriranno le proprie porte per regalare al pubblico un coinvolgente viaggio vitivinicolo. Dopo lo straordinario successo della prima edizione e uno stop di tre anni, Ossola in Cantina ha confermato, già dalle prime fasi di prevendita, le aspettative degli organizzatori, con oltre 200 biglietti già venduti ed  ottime premesse per la giornata organizzata dall'Associazione Produttori Agricoli Ossolani e la collaborazione dell'Associazione Italiana Sommelier Verbania e della Condotta Slow Food Valle Ossola, ideata per valorizzare piccoli produttori del nord estremo del Piemonte, territorio la cui anima vitivinicola è ancora poco conosciuta, pur raggiungendo livelli qualitativi ormai degni di nota. I fianchi delle montagne della Val d'Ossola, fino ad un secolo fa coperti da 400 ettari di vigneti, sono vere e proprie terrazze assolate e grazie all'impegno dei coltivatori stanno tornando a regalare piccoli e grandi gioielli enologici. Alcune vigne della Val d'Ossola sono vigneti su terreni con pendenze importanti ad altitudini di media montagna, al pari dei più conosciuti in Valtellina, Liguria o nel vicino Canton Vallese svizzero. Perla del vino della zona è da sempre il Nebbiolo tradizionale, il Prünent, citato per la prima volta in una pergamena del 1309, che parte fare riferimento al prunum (susino, prugno), poiché era tradizione coltivare la vite insieme ai prugni selvatici, o alla brina (dal latino pruina) che caratterizza il periodo della tarda maturazione autunnale delle sue uve. In passato il Prünent è stato un vino pregiato, conosciuto e apprezzato anche al di fuori dei confini locali ed oggi, grazie ad una preziosa attività di riscoperta e valorizzazione, è tornato a ricoprire il ruolo di primo piano che merita. Dal 2009 la DOC Valli Ossolane ha contribuito ad un rilancio della produzione a km0, che il pubblico potrà apprezzare grazie al ventaglio di proposte di Ossola in Cantina, oltre a sostenere la passione di queste realtà produttive, che danno valore ad un prodotto locale d'eccellenza, ma contribuiscono anche a rafforzare un legame tra uomo e natura oggi sempre più importante. Un unico voucher, permetterà di conoscere da vicino tutti i produttori, visitare vigneti e cantine e degustare calici di ottimo vino ossolano DOC in sette differenti cantine e nel prezzo del biglietto è compreso anche il calice personale per la degustazione e una sacca personalizzata per riporlo tra una visita e l'altra. I vini saranno abbinati ad assaggi gastronomici della Val d'Ossola, serviti utilizzando piatti, posate e tovaglioli compostabili, che è una precisa scelta di APAO per caratterizzare l'anima green della manifestazione. Ogni cantina proporrà una degustazione differente, così dal fresco Chardonnay all'antico e raro Prünent, dal Nebbiolo al Merlot, fino ad un vino passito. I visitatori potranno decidere liberamente quante e quali cantine visitare, e potranno raggiungerle in autonomia grazie a una mappa. Nelle sette cantine, collocate da sud a nord, da Pieve Vergonte, nella Bassa Ossola, a Crodo, in Valle Antigorio, saranno presenti i sommelier professionali dell'Associazione Italiana Sommelier Verbania che racconteranno i vini in degustazione tra strade, mulattiere e sentieri che sono anche linee tra passato e futuro, riscoprendo un mondo antico. Ossola in Cantina è realizzata dall'Associazione Produttori Agricoli Ossolani con la collaborazione dell'Associazione Italiana Sommelier Verbania e della Condotta Slow Food Valle Ossola e con il patrocinio della Regione Piemonte e dei Comuni di Domodossola, Crevoladossola, Crodo, Pieve Vergonte, Trontano e Villadossola. Read the full article
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le-nebbie-di-avalon · 2 years ago
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Sull'Isola Sacra, Igraine aveva appreso che la morte era solo la porta d'una nuova nascita; e quindi non capiva perché mai un cristiano dovesse avere tanta  paura di andare incontro alla pace eterna.
Nell'Isola Sacra dove sono cresciuta insegnano che la morte è  sempre la porta di una nuova vita e di una nuova sapienza.....
Quale Dio giusto condannerebbe all'Inferno un uomo per la sua ignoranza, anziché insegnargli nell'aldilà?
Nel tempio ci dicono che la vera felicità si trova soltanto nella liberazione dalla Ruota della Morte e della Rinascita  e che dobbiamo disprezzare le gioie e le sofferenze terrene, e aspirare soltanto alla pace della presenza dell'eterno.
Eppure io amo questa vita sulla terra....e ti amo d'un amore più forte della morte. Se il peccato è  il prezzo del legame tra noi, vita dopo vita, allora peccherò con gioia per ritornare sempre a te, mia amata!
I Sacri Emblemi  dei druidi, custoditi ad Avalon da quando i romani avevano bruciato i boschi sacri... piatto, coppa, spada e lancia, simboli dei quattro elementi: il piatto della terra, la coppa dell'acqua, la spada del fuoco, la lancia o lo scettro dell'aria..
Corpo e anima, le avevano  insegnato, non erano legati saldamente: nel sonno l'anima abbandonava il corpo è si recava nella terra dei sogni dove tutto era illusione e follia; ma a volte giungeva nella terra della verità....
Un druido deve diventare bardo prima che sacerdote, perché  la musica è una delle chiavi delle leggi dell'universo.
Attento a ciò  che dici perché in verità le parole che pronunciamo gettano un'ombra su ciò che avverrà, e pronunciandole le facciamo avverare...
Per la prima volta in tanti anni si sentiva confusa; sapeva che non era facile definire la virtù. I cristiani consideravano la castità la virtù più alta, mentre ad Avalon era virtù donare il proprio corpo al Dio o alla Dea in armonia con il fluire della natura: ciò che per gli uni era virtù, per gli altri era il peccato più nero.
Io credo che Dio voglia vedere gli uomini impegnarsi per cercare da soli la verità
La vecchia magia dei druidi l'ha sottratta (Avalon) a questo mondo perché era troppo bella per noi uomini imperfetti, un sogno di paradiso...
Dio è uno... e tutto il resto non è  altro che il modo in cui gli ignoranti cercano di dargli una forma comprensibile, come l'immagine della tua Vergine. La Vergine e il Drago sono egualmente simboli di cui l'uomo si serve per invocare l'aiuto celeste....
Il simbolo del drago dev'essere sempre davanti a loro perché l'umanità si realizzi anziché pensare al peccato e alla penitenza!
Forse quando parliamo del tempo che passa lo facciamo solo perché abbiamo l'abitudine di contare tutto.
...A un certo livelli dei Misteri, ciò che si mangia influisce sulla mente... ora non oso mangiare carne, mi ubriaca più  dell'eccesso di vino.
Avalon sarà  sempre accessibile per chi saprà  trovare la strada: ma se l'umanità  non vi riesce, allora forse questo è il segno che non è  pronta.
Se volete orientare la vostra vita secondo il messaggio degli Dei, cercate ciò che si ripete, perché è  la lezione karmica che dovete imparare in questa incarnazione. Ciò che continua a ripetersi finché lo avete assimilato nel vostro spirito.
Ciò  che non è  stato creato dall'uomo non può essere venerato sotto un tetto costruito da mani umane.
Dobbiamo credere che Cristo morì per redimerci dai peccati. Conosco troppo bene la verità....so che in una vita dopo l'altra noi dobbiamo esaurire le cause che abbiamo messo in moto e rimediare al male compiuto.
Non è sensato che un uomo solo, per quanto santo e benedetto, possa espiare tutti i peccati del mondo.
No, credo sia uno scherzo crudele dei preti, per indurre gli uomini a pensare che sono ascoltati da Dio e possono perdonare in suo nome...
Il loro Dio sarebbe quell'unico e cancellerebbe persino il nome della Dea che serviamo. Non capisci che questo renderebbe più ristretto il mondo? Sembra che ora gli uomini vedano il mondo in modo diverso, come se una verità dovesse scacciare le altre...
In futuro lo capiranno anche i preti... ma sarà  troppo tardi, se nel frattempo avranno estirpato ogni altra verità dal mondo.
Forse in Avalon potremmo conservare la sapienza segreta... ma ormai non potremo più  diffonderla nel mondo.
Nelle ultime generazioni gli uomini avevano imparato a credere che esistessero un solo Dio, un solo mondo, un solo modo di descrivere la realtà, e che quanto era estraneo a quel mondo appartenesse ai diavoli, e che il suono delle campane tenesse lontano il male.... e più  era numerosa la gente che lo credeva, più  Avalon diventava un sogno alla deriva in un altro mondo quasi inaccessibile.
In quegli ultimi tempi vi erano alcuni che avevano visto l'albero della Sacra Spina nella prima fioritura per i seguaci del Cristo, e adoravano Cristo in pace senza cercare di scacciare la bellezza del mondo.
Molti di loro giungevano ad Avalon per sfuggire alla persecuzione bigotta...da quei cristiani appresi finalmente qualcosa del Nazareno, il figlio del falegname che era pervenuto in vita alla Divinità e aveva predicato la tolleranza: e allora compresi che non avevo motivo di risentimento verso Cristo, ma verso i preti sciocchi e meschini che scambiavano la propria meschinità per il suo volere.
Vogliono usare i Sacri Simboli della Dea per evocare la Presenza.... che è  Una...ma vogliono farlo in nome del Cristo che chiama demoni tutti gli altri Dei!
La coppa che i cristiani usano nella messa è l'invocazione dell'acqua, come il piatto su cui pongono il pane consacrato rappresenta l'elemento della terra. Ma anziché l'acqua pura della fonte della Dea, hanno usato il vino, contaminando il calice!
Io sono tutto... la Vergine e la Madre, colei che da la vita e la morte...
Prima che Cristo fosse, io sono, e sono io che ti ho fatta quale sei. Perciò, figlia, dimentica la vergogna e rallegrati perché anche tu appartieni alla mia stessa natura.
...Il tempo di Avalon è  finito. Il Nazareno ha vinto, e noi ci allontaneremo nelle nebbie fino a che saremo soltanto una leggenda. Vorresti portare i Sacri Simboli con te nella tenebra, conservandoli in attesa  di un nuovo giorno che non spunterà mai? Ritengo giusto che i sacri oggetti vengano affidati al mondo, al servizio della Divinità.
In questa terra il Dio cristiano sta portando una rinascita spirituale... è un male, quando gli uomini hanno dimenticato i Misteri?
Non li hanno dimenticati: li hanno trovati troppo difficili.
Vogliono un Dio che abbia cura di loro e non pretenda che lottino per l'illuminazione, e cancelli i peccati con il pentimento... Forse è  l'unico modo in cui i non illuminati possono pensare ai loro Dei.
Forse una religione che impone a ciascuno di operare per vite e vite alla conquista della propria salvezza è troppo per gli umani. Vogliono la giustizia subito: è questo è ciò che gli promette la nuova razza di preti.
La Dea era reale finché gli umani le rendevano omaggio e creavano la sua forma. Ora si creeranno il Dio che credono di volere... Forse quello che meritano....sarà un mondo più semplice del nostro, e sarà più agevole...
Il mio amore per te è  una preghiera. L'amore é  l'unica preghiera che conosco.
Qui preghiamo la Madre di Cristo Maria immacolata....
Davanti a Maria sentiamo di essere in presenza di nostra Madre.
E guarda abbiamo  anche le statue delle nostre sante, Maria di Magdala che asciugò i piedi di Gesù  con i suoi capelli, e Marta che cucinava per lui. E questa è  una statua antichissima che ci ha donato il vescovo...si chiama Santa Brigida...
La Dea è in noi, ma ora so che sei anche nel mondo, per sempre.
È in Avalon, ma è  qui. È dovunque. E coloro che hanno bisogno d'un segno nel mondo lo vedranno sempre.
Brigida non è una santa cristiana...È la Dea così come viene chiamata in Irlanda. E io lo so: queste donne riconoscono il potere dell'Immortale...la Dea non abbandonerà mai gli umani...
Tratto da "Le Nebbie di Avalon" di Marion Zimmer Bradley
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pier-carlo-universe · 11 days ago
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"José Saramago: La Poesia del Mare - 'Come il mare'". "Un viaggio poetico attraverso le onde dell'amore e della natura.". Recensione di Alessandria today
José Saramago, celebre per i suoi romanzi, rivela nella poesia "Come il mare" una profonda sensibilità lirica
Poesia:Come il mareCos’è il mare? Distanza smisurata.Come un corpo assopito che respira?Dove l’acqua si fa aerea spuma?E tende i nervi come fosse lama?Quanto il tempo ritorna al suo principio?Lieve sfiorar di pelle, unghia che segna. RestaurArs Recensione:José Saramago, celebre per i suoi romanzi, rivela nella poesia “Come il mare” una profonda sensibilità lirica. In questo componimento, il…
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shambelle97 · 2 years ago
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Loki si maledisse all’idea di aver saggiato ancora una volta quelle labbra così morbide, invitanti e delicate...maledisse il giorno in cui ebbe modo di incontrarla per la prima volta.
La osservò mentre dormiva: i capelli biondi e lucenti, sparsi sul cuscino; la bocca rosea e piena, la candida pelle arrossata dai vari segni che si permise di lasciarle con estrema foga...un’eterea visione così seducente da fargli nascere un nuovo fuoco, alimentato dal desiderio.
Le nozze col Capitano degli Einherjar si sarebbero celebrate proprio quel giorno: e la giovane che giaceva nel suo letto avrebbe dovuto prepararsi per andare incontro al suo imminente e triste destino, dimenticandosi delle notti di passione vissute assieme al temibile Dio dell’Inganno.
Si era ripromessa più volte di non cedere alle tattiche seduttive di Lingua D’Argento...ma il figlio minore di Odino e Frigga possedeva un fascino innato, costituito da un’acuta intelligenza e incredibile arguzia.
Nessuno poteva mettere in dubbio che fosse persino di innegabile bellezza: un giovane uomo dall’andatura alta e fiera, capelli ricci e neri come le piume di un corvo; il fisico tonico e asciutto, forgiato da mille battaglie secolari e potente maestro del Seiðr.
Diverse imprese lo resero protagonista assieme a Thor, Signore dei Fulmini e fratello maggiore di quest’ultimo.
Il loro legame poteva ritenersi indissolubile, permettendo ad entrambi di formare un ottimo lavoro di squadra.
Ma la rivalità tra i due ne rappresentava un arduo ostacolo, proprio a causa della loro corsa per l’agognato trono.
I suoi occhi gelidi e cristallini erano noti in tutto il regno: due inquietanti smeraldi verdi totalmente in grado di ammaliare chiunque lo incontrasse da vicino.
Inoltre era dotato di una notevole e spiccante parlantina: molte volte si era ritrovato a redigere trattati diplomatici, scegliendo con cura le parole da formulare, rivelandosi convincente e affidabile.
Rammentò il loro primo incontro, avvertendo un incessante sentimento di amarezza...sapeva bene che non le sarebbe mai appartenuta.
Tuttavia non era affatto bravo a rinunciarvi: la soddisfazione non era nella sua natura del resto.
La conobbe durante una passeggiata nei pressi dei Giardini Reali...ciò che ne seguì, fu nientemeno che una conversazione poco idilliaca.
L’ingannatore era dedito a riservare battutine pungenti nei confronti di chiunque...lei non fece alcuna eccezione.
Il motivo di tale argomento riguardò un innocuo scherzetto a discapito della ragazza...comprese a proprie spese chi avesse di fronte.
Ridacchiò a quel ricordo: l’illusione di un piccolo serpentello verde e strisciante, attorno al braccio di Sigyn.
Ella si svegliò, rivelando i grandi occhi azzurri...Loki si riscosse dai suoi pensieri, udendone i docili movimenti.
Non si degnò di darle il buongiorno quella mattina: troppo assorto nelle proprie trame da ordire, nonostante i fili si spezzassero volta per volta.
“Non avrei mai dovuto farlo.”
Esordì la dama con sincero pentimento, facendolo voltare di scatto.
“Non avrei mai dovuto cedere alle tue lusinghe sin dal principio.”
Riprese con una lieve nota di stizza nella voce, stringendo tra le mani un lembo del lenzuolo color smeraldo.
“Dovrei forse rammentarne la reale motivazione? Hai compiuto una scelta di assoluta fedeltà nei miei confronti. Perché ti ostini a negare l’evidenza?”
Chiese il moro con inquisizione: una pesante accusa che la giovane faticava a digerire.
I festeggiamenti per il Solstizio d’Estate si rivelarono la loro assoluta condanna...dopo averla osservata mentre danzava attorno al fuoco, non perse l’occasione per trascinarla via con sé.
A partire da quella notte gli incontri clandestini divennero sempre più frequenti, fino a decretarli amanti.
Una passione proibita e sbagliata di cui rimasero totalmente invischiati.
Sigyn era intelligente, ironica e solare: d’altronde era un’ottima detentrice del Seiðr come lo era lui.
Costei era la figlia del generale Bjorn e della guaritrice di corte Sigrid, due personaggi molto affluenti nella splendida e rigogliosa Vanaheim.
Le nozze tra il capitano delle Guardie Reali di Valaskjalf e l’unica discendente del più noto militare del regno dei Vanir, divenne ben presto uno degli argomenti più chiacchierati di tutta Asgard.
Nessuno era a conoscenza della tresca tra la promessa sposa di Theoric Elvindson e il Fabbro di Menzogne...Loki aveva agito con massima cautela in questo.
“Noi non siamo una coppia, Dio degli Inganni: siamo solo due amanti, complici di una passione indegna e sbagliata.”
Replicò la bella Vanir, cercando di alzarsi dal letto: il secondogenito della casata reale la prese per un polso, rubandole un bacio avido, bramoso e passionale.
Sigyn ricambiò con altrettanto trasporto, ansimando a causa dei suoi baci e i suoi tocchi.
Le lenzuola sgualcite furono le uniche testimoni dei loro gemiti e i loro sospiri...segno evidente dell’amore consumato durante la notte e anche allora.
“Non godrai a pieno della tua felicità, quando passerai il resto della tua millenaria esistenza in compagnia di quel miserabile inetto.”
Una frase colma di sfacciataggine e terribilmente vera: le iridi celesti della Dea della Fedeltà iniziarono a riempirsi di lacrime.
Le trattenne, dimostrando di essere forte...non amava essere definita come una debole donzella da salvare ad ogni costo.
“Ho giurato fedeltà in onore della mia patria: non posso tirarmi indietro e lo sai anche tu.”
Spiegò breve, ma ben coincisa: Loki serrò le labbra in segno di disaccordo.
“E non pensi a te stessa? A cosa vuoi realmente? Non hai mai desiderato questo matrimonio...posso leggerlo nei tuoi occhi, piccola figlia di Vanaheim.”
Sibilò il Signore della Beffa, tagliente e velenoso come una serpe.
“Sono costretta ad accettare, purtroppo: ribadisco che non posso affatto tirarmi indietro, nonostante mi sia lasciata andare tra le tue braccia per diverso tempo.”
Ottenne solo assoluto ed esclusivo silenzio da parte del Dio: ciò non le piacque per nessuna ragione.
Si alzò così dal letto alla ricerca dei suoi indumenti, sparsi in qualche angolo della suntuosa camera del principe cadetto.
Raccolse la veste da notte bianca, indossandola...dovette dargli le spalle per eseguire l’azione.
Si rivestì anch’egli, indossando i soliti abiti in pelle nera dalle rifiniture verde bosco...ultimato di intrecciare la corazza tramite le varie cinghie, Loki si voltò verso la futura moglie del capitano.
Rinunciare a quella donna equivaleva a privarsi del più buono idromele di Asgard, eppure stava accadendo ciò che non avrebbe osato sperare mai.
Il fato li stava dividendo in maniera crudele e ingiusta.
Le Norne ricorsero ad una trama alquanto bizzarra per stabilire se tra loro ci fosse un vero legame, oppure no...costoro ne traevano piacere ad intrecciare i fili del loro destino, per poi scucirli senza un valido motivo.
Si avvicinò a Sigyn con felina eleganza, poggiando le affusolate mani sopra le sue...la dama dalla bionda chioma non nascose di essere costernata per quell’assurda separazione.
“Per quanto il mio cuore desideri tutt’altro, dovrò adempiere al mio destino: però sappi che la mia assoluta fedeltà sarà sempre rivolta ad uomo dalle mille risorse.”
Lo baciò disperatamente, lasciando libere le lacrime di scorrere sul suo viso...Loki non si porse alcun problema a ricambiare.
Comprese di essere divenuto schiavo di un sentimento che faticava a pronunciare.
Non rimase attratto solo da quel corpo sinuoso ed esile, da quella folta chioma lucente come l’oro che adornava qualsiasi angolo della Città Eterna...Sigyn di Vanaheim era molto di più.
Gliele asciugò, imprimendosi ogni ricordo di quelle gemme celesti e tanto brillanti da somigliare a due pietre preziose di inestimabile valore.
La strinse in un abbraccio possessivo e nostalgico, senza dire niente: non avrebbe mai amato Theoric...era chiaro come la luce del sole.
“Addio, Loki di Asgard.”
Formulò, sparendo infine dalle sue stanze.
Nel volto affilato e bello del Dio del Caos, si dipinse un ghigno perfido e maligno...un piano ben congeniato iniziò a prendere forma nella sua machiavellica mente.
Uscì dai propri alloggi privati, dirigendosi verso quelli del capitano degli Einherjar...era riuscito ad appropriarsi di qualcosa che gli spettava di diritto.
Lei sarebbe stata sua a qualunque costo: e chi avesse osato ostacolare il suo folle piano, avrebbe perito in maniera atroce.
One Shot:
~ Mischief And Fidelity ~
First Chaper: 
~ Absolute Fidelity ~
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chez-mimich · 2 years ago
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LE OTTO MONTAGNE
Quando si commenta un film, un libro, uno spettacolo teatrale, occorrerebbe sempre pensare alla cosiddetta “autonomia del significante”. Ogni film, libro, opera teatrale o altro dovrebbero essere giudicati al di là delle nostre convinzioni personali o delle nostre scelte esistenziali, religiose, politiche ecc. Naturalmente non sempre questo è possibile ma, data per accettata, l’autonomia del significante, prima che io commenti “Le otto Montagne” di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch (dal romanzo di Paolo Cognetti), è meglio che sappiate che quando vado in montagna (raramente), dopo un paio d’ore incomincio a guardare l’orologio e mi chiedo se non sia ora di tornare a casa. Sono un “animale” urbano e quindi, come dice Woody Allen, “non vivrei mai nello Iowa, anche perché non so nemmeno dove sia”. Fatta questa premessa non doverosa, ma necessaria, credo che “Le otto montagne” sia davvero un bel film, non tanto per il messaggio che contiene e che io non condivido. La storia è ormai nota: Pietro, bambino di città (Torino), con un padre ingegnere e Bruno, figlio di un montanaro e montanaro lui stesso, stringono una profonda amicizia proprio grazie alla vacanze estive di Pietro, bambino di città, nelle montagne di Bruno, un’amicizia che durerà tutta la vita, con annessi e connessi di amori, aspirazioni, difficoltà. Ma se per Pietro la montagna è soprattutto motivo di riflessione esistenziale e in un certo senso filosofica, per Bruno la montagna è l’unico possibile orizzonte di vita, tanto da dedicare ad essa, e vivere in essa, tutta la propria esistenza. Dopo, aver incontrato la donna della sua vita e averla portata con sé in questa scelta di vita, Bruno si accorge che vivere “di” montagna è difficile, se non impossibile, ma la sua scelta non dipende da questioni materiali, poiché la montagna è immanente nell’anima di Bruno, mentre non lo è in quella dell’amico Pietro, che pur amandola non ne fa una ragione di vita. Film ben confezionato, dal buon ritmo narrativo, con un’adeguata fotografia “wildness style”, a cui si aggiungono le buone interpretazioni di Alessandro Borghi, nella parte di Bruno, e di Luca Marinelli, nella parte di Pietro. Magari, con un po’ più di attenzione da parte dei due registi si sarebbe potuto ovviare a qualche ingenua incongruenza, come la cadenza lombarda dei due protagonisti, più da Valtellina che da Alpi occidentali. Volendo cavillare, anche la scelta della colonna sonora avrebbe potuto essere un po’ meno country, che fa molto “west”, ma che sembra un po’ in contrasto con la “mission” del film che è, indubbiamente, quello di raccontare il legame quasi embrionale di un uomo con l’ambiente che lo circonda. Mito del buon selvaggio? Natura matrigna? Ecologismo? Niente di tutto ciò, solo una storia, magari non originalissima, ma che funziona sempre e sulla quale è certamente possibile girare un film con un buon risultato.
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arocchi · 4 years ago
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Se siamo infelici è perché sprechiamo troppo tempo a cercare di essere migliori degli altri - THE VISION
Nella raccolta di poesie Foglie d’erba, pubblicata nel 1855, il poeta statunitense Walt Whitman scrive: “Credo ch’io potrei vivere tra gli animali,/ che sono così placidi e pieni di decoro/ […] Non stanno svegli al buio per piangere sopra i/ loro peccati […] Nessuno è insoddisfatto, nessuno ha la manìa / infausta di possedere cose/ nessuno si inginocchia innanzi all’altro”. Attento osservatore della realtà e della natura, Whitman in questa poesia elenca una serie di virtù degli animali, capaci di godere dei benefici della vita terrena senza perdersi dietro a desideri autodistruttivi e ambizioni che facilmente conducono all’infelicità. Non è un caso che questa stessa poesia venga posta in esergo a La conquista della felicità, saggio che il filosofo britannico Bertrand Russell scrisse e pubblicò nel 1930. Il testo si sofferma sullo stato di infelicità in cui le persone si ritrovano a vivere e sopravvivere e sulle numerose concause che ci impediscono di accedere a un benessere stabile e duraturo. Russell prefigurò lo stato di perenne tedio e insoddisfazione che avrebbe fagocitato l’uomo nei decenni a venire e che oggi, a quasi un secolo di distanza, suona come una profezia che si è compiuta. Il filosofo sosteneva infatti che l’essere umano fosse predisposto a infliggersi sofferenza e a sviluppare un intenso malcontento, che non originerebbe mai da un’evidente matrice esterna. A questo si intersecherebbe poi la tendenza a perdersi dietro bisogni vacui, finendo per alimentare vizi, dipendenze e sentimenti dannosi, che portano al conflitto con i propri simili. “Nessun sistema ha probabilità di successo, fintanto che gli uomini sono così infelici da considerare lo sterminio reciproco meno orrendo della continua rassegnazione alla luce del giorno,” scrive Russell, e in effetti solo analizzando e trovando una soluzione a questo problema si sarebbe potuti riuscire a costruire una società solida e in grado di progredire in maniera positiva. Peccato però che da allora la situazione si sia invece esponenzialmente aggravata. Eppure non tutto è perduto e rileggere le sue parole può aiutarci a mettere a fuoco il senso della nostra esistenza. Come fattori nocivi all’uomo il filosofo riporta in particolare la tendenza alla competizione e il sentimento di invidia che scaturiscono dal non sentirsi mai all’altezza. Un individuo teso allo “sfoggio delle proprie qualità” si ritroverà facilmente solo, senza affetti, ignaro dei sentimenti profondi dei propri cari. La predisposizione alla competitività, alla prestazione professionale eccellente e alla lotta per il tanto agognato successo sono, oggi ancor più che un secolo fa, fonte dell’abbrutimento di molte persone. “La radice di questo male risiede nell’eccessiva importanza attribuita al buon esito della competizione con i propri simili quale fonte principale di felicità”. L’uomo è portato a inseguire in maniera frenetica successo e guadagni, in quanto strumenti di riconoscimento sociale. Russell lamentava già ai suoi tempi che la competizione, connessa al decadimento degli ideali civili, avesse invaso ogni settore della vita. In questo modo qualsiasi forma di svago – tra cui il filosofo annovera la lettura e la conversazione ��� finiva per essere percepita e vissuta come una gara con gli altri e quindi privata della gioia che poteva portare. Donne e uomini, spesso, non sembrano in grado di assaporare i piaceri della vita intellettuale senza lasciarsi fagocitare dalla competitività e ciò degenera fatalmente in comportamenti autodistruttivi che hanno come conseguenza stanchezza, assunzione di droghe ed esaurimento nervoso. Ridurre la vita stessa “a una questione di muscoli e volontà” è il primo passo per ritrovarsi di fronte a una società incapace di ammettere, accettare e desiderare una parte di svago in uno stile di vita equilibrato. Il progresso e i benefici della rivoluzione digitale permettono oggi, a chiunque disponga dei pochi mezzi necessari, di trasformare qualunque hobby o passione in un business – o almeno di provare a farlo. Chiunque può apparentemente ritagliarsi il proprio spazio sul web e sui vari social, condividendo abilità, inclinazioni e persino frammenti della propria vita privata, ma tutto questo, se da un lato costituisce una risorsa per chi ha bisogno di una vetrina facilmente accessibile, dall’altro ci priva di una porzione di vita da dedicare alle nostre passioni senza lasciarci divorare dalla competitività, dall’ansia da prestazione e dal bisogno di piacere e acquisire sempre più seguaci. Tutto sul web può diventare strumento di competizione e la corsa ai follower – che in grandi quantità possono effettivamente costituire possibilità di guadagno – lo dimostra. Il bisogno di approvazione surclassa la capacità di assaporare il proprio tempo libero: è il trionfo della performance sul godimento. Il vicino più prossimo della competitività è l’invidia. Russell la descrive come il sentimento umano più deprecabile, in quanto porta l’individuo a infliggere del male alla persona che l’ha suscitata e, al contempo, causa infelicità per chi ne è affetto. Piuttosto che godere di ciò che possiede, l’invidioso desidera infatti privare gli altri dei loro vantaggi, poiché la gioia e la soddisfazione altrui lo fanno sprofondare nel malcontento. L’invidia scaturisce in primo luogo dalla percezione delle disuguaglianze che, se non risponde a una chiara differenza di merito, viene percepita come un’ingiustizia. Se un tempo l’individuo invidiava soltanto i propri vicini (perché poco o nulla sapeva degli altri), oggi è portato a invidiare molte più persone, anche molto distanti dalla sua sfera esistenziale, perché è sempre più facile entrare in apparente contatto con la vita, alle abitudini e agli agi instagrammati e instagrammabili altrui, per forza di cose falsati. A proposito del legame tra insoddisfazione, invidia e odio per il prossimo, il filosofo scrive: “Il cuore umano, quale la civiltà moderna lo ha fatto, è più propenso all’odio che all’amicizia. Ed è propenso all’odio perché è insoddisfatto, perché nel profondo sente, forse anche inconsciamente, di aver perduto il senso della vita”. Un altro vizio denunciato da Russell è la paura della disapprovazione altrui, che si mescola all’incapacità di vivere serenamente senza omologarsi all’ambiente circostante. “Gli strappi alle convenzioni accendono d’indignazione le persone convenzionali”: per questo motivo, talvolta, il bisogno umano di uniformarsi per avvertire un senso di appartenenza e riconoscimento entra in conflitto con l’esigenza di esistere esprimendo la propria individualità, anche laddove appaia stravagante. A questo proposito, il filosofo invita a curarsi dell’opinione pubblica quel tanto che basta “per non morire di fame e non andare in prigione”. Secondo il filosofo, una società fatta di individui che non si inchinano alle convenzioni è di gran lunga più interessante di una in cui tutti agiscono secondo comportamenti stereotipati. E oggi, nell’era della globalizzazione e delle comunicazioni iperveloci, è ancora più necessario abbandonare la paura di ciò che è diverso da noi, che ci porta a riporre fiducia solo in coloro in cui possiamo facilmente riconoscerci. Sforzarsi di capire l’altro e condividere le proprie esperienze è sempre qualcosa che ci arricchisce. La tendenza a percepirsi come macchine da prestazione piuttosto che come soggetti, con bisogni e aspirazioni da ascoltare e assecondare, è poi sempre più tangibile a causa del progresso e dei suoi ritmi incessanti. Di conseguenza, è facile sviluppare un senso di inadeguatezza profondo e una percezione errata delle proprie capacità. Le prestazioni, inumane e irrealistiche, che il mondo richiede, portano a misurarsi in modo dannoso con gli altri e con le proprie fragilità, con uno sforzo che si rivela autodistruttivo, perché sovradimensionato. Tutto ciò ci fa precipitare in una spirale di ansia e di fatica emotiva che, scrive Russell, impedisce anche il riposo, poiché “più stanco è un uomo, più impossibile diventa per lui fermarsi”. Talvolta, la prestazione lavorativa è uno degli strumenti utili per fuggire alle inquietudini e alla paura del fallimento. Sembriamo incapaci di guardare alle nostre angosce con razionalità ed equilibrio – di modo che queste diventino familiari – e andiamo alla ricerca di continue distrazioni, che ci distolgono dalla risoluzione dei problemi che ci turbano. In questo modo prolifera l’abitudine a stordirsi con svaghi allettanti ma superficiali, che finiscono per affaticarci tanto quanto le ore di lavoro indefesso. Questo meccanismo ci mostra come gli esseri umani cerchino da tempo l’eccitamento per sfuggire al vuoto e alla noia fruttuosa. L’individuo che prova a “perdersi” in piaceri estremi e passioni violente, che lo stordiscono e lo astraggono dalla propria percezione del sé, si stima incapace di godere di una felicità duratura. Su questo punto, il filosofo britannico non mostra dubbi: l’uomo moderno fatica a divertirsi senza l’ausilio dell’alcool o di sostanze che alterino la sua percezione; e oltretutto, anche laddove riuscisse a ottenere il successo agognato, egli avrebbe i nervi così devastati da non riuscire a godere dei traguardi conquistati. Ma Russell parla anche del senso di colpa, spesso indotto in età infantile da figure genitoriali o educative eccessivamente repressive e moraliste. In un’etica razionale, dice il filosofo, dovrebbe essere considerato lodevole arrecare un piacere a sé, quando questo non lede l’incolumità e il benessere altrui. Ciononostante, siamo stati cresciuti per generazioni con la paura di peccare, cosa che ci ha portato a sviluppare comportamenti auto-castranti. Il senso di colpa induce a perdere il rispetto di sé e a stimarsi inferiori agli altri, per questo è bene sollecitare la parte cosciente a vigilare su quella incosciente che, spesso a causa di un’educazione sbagliata, ha imparato a infliggersi inutili sofferenze e repressioni. Ancora, nel saggio vengono messi a fuoco i danni che reca a ogni individuo la disposizione a ripiegarsi su di sé e sui propri problemi. Un essere umano sano e propositivo è infatti proiettato verso l’esterno: pur muovendo da un giusto interesse egoistico, esso è però capace di allargare lo sguardo verso ciò che lo circonda, riuscendo a percepire la propria piccolezza e la moderata rilevanza delle disgrazie individuali, al cospetto della sofferenza che permea il mondo intero. Chi non riesce a empatizzare con il dolore altrui e chi non è capace di immedesimarsi rischia di ingigantire oltremodo il valore della propria sofferenza e, così facendo, incide negativamente non solo sulla propria vita, ma su quella di tutti gli altri, calpestandone dignità ed esigenze. “La felicità fondamentale dipende più di qualunque cosa da ciò che si può chiamare un cordiale interesse per le persone e le cose”. A partire da un interesse genuino e da una sana apertura verso la realtà che ci circonda, possiamo provare a tirarci fuori dalla spirale di debolezze e comportamenti auto-sabotanti che ci minano. In conclusione, il filosofo aggiunge poi un argomento fondamentale alla sua tesi: poiché il male più difficile da sconfiggere è l’insoddisfazione, oggi diffusa in maniera endemica e pervasiva, sarebbe auspicabile che aumentasse il numero degli individui che godono di una felicità autentica. Sono questi, infatti, gli unici a non provare piacere nell’infliggere dolore agli altri e, di conseguenza, a non nuocere a sé stessi e al mondo. Finché continueremo a cercare l’appagamento attraverso il riconoscimento sociale, e finché ci percepiremo come macchine invece che come esseri umani, resteremo vittime delle richieste iperboliche della società. Una vita impiegata in una competizione contro gli altri, al fine di “dimostrare di essere i migliori”, induce inevitabilmente a uno stato di tensione che ci impedisce di provare autentica soddisfazione. Oggi in molti iniziano ad avvertire il bisogno di rallentare, per avere il tempo di ascoltarsi ma anche di spostare lo sguardo verso ciò che li circonda. Questo è l’unico modo per smettere di sabotarsi e, così, di ricominciare a godere dei proprio sani successi, quando arrivano.
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weirdesplinder · 4 years ago
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Libri  da cui sono stati tratti famosi videogiochi
Eccomi a voi con un nuovo post, stavolta dedicato sia ai libri che ai videogiochi. Ebbene sì, sapete che alcuni dei videogiochi più famosi sono tratti da o ispirati a romanzi ben meno famosi? E anche che da alcuni bestsellers letterari sono stati tratti dei videogiochi molto meno conosciuti?
Continuate a leggere per scoprirli.
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La famosa saga videoludica RAINBOW SIX, ha avuto spunto dall’opera omonima di Tom Clancy, per poi svilupparsi però molto più ampiamente e allontanrsi dal tema originale del terrorismo, per arrivare agli alieni.
Rainbow six, di Tom Clancy
Link al libro: https://amzn.to/3pRN4Or
Link al videogioco: https://amzn.to/3zDyI8Q
Trama: John Clarke, ex agente della CIA, amico del Presidente degli Stati Uniti, è un uomo d'azione spietato, posto a capo di un'organizzazione antiterroristica supersegreta chiamata Rainbow. Un fallito dirottamento su un volo per Londra, un assalto a una banca svizzera, il rapimento di un finanziere in Germania, un raid sanguinoso in un parco di divertimenti spagnolo: che legame c'è fra queste azioni? I terroristi sono un gruppo di uomini feroci e determinati che agiscono nel nome della natura: il loro successo potrebbe significare la distruzione totale dell'umanità, l'ultima catastrofica apocalisse.      
     Anche il videogioco Metro 2033 è stato ispirato da un romanzo con lo stesso titolo di Dimitry Glukhovsky, che grazie proprio al successo del gioco, ha visto la sua opera tradotta e pubblicata poi in tutto il mondo.
Metro 2033, di Dimitry Glukhovsky
Link al libro: https://amzn.to/3voQLw1
Link al gioco: https://amzn.to/3cOu2mH
Trama: L'anno è il 2033. Il mondo è ridotto ad un cumulo di macerie. L'umanità è vicina all'estinzione. Le città mezze distrutte sono diventate inagibili a causa delle radiazioni. Al di fuori dei loro confini, si dice, solo deserti e foreste bruciate. I sopravvissuti ancora narrano la passata grandezza dell'umanità. Ma gli ultimi barlumi della civiltà fanno già parte di una memoria lontana, a cavallo tra realtà e mito. L'uomo è stato sostituito da altre forme di vita, mutate dalle radiazioni e più idonee a vivere nella nuova arida terra. Il tempo dell'uomo è finito. Poche migliaia di esseri umani sopravvivono ignorando il destino degli altri. Vivono nella metropolitana di Mosca, la più grande del mondo. È l'ultimo rifugio dell'umanità. Le stazioni sono diventate dei piccoli stati, la gente riunita sotto idee, religioni, filtri dell'acqua o semplicemente per difendersi. È un mondo senza domani, senza spazio per sogni, piani e speranze. I sentimenti hanno lasciato spazio all'istinto di sopravvivenza, ad ogni costo. VDNKh è la stazione più a nord, una volta la più bella e più grande. Oggi la più sicura. Ma oggi una nuova minaccia si affaccia all'orizzonte. Artyom, un giovane abitante di VDNKh, è il prescelto per addentrarsi nel cuore della metro, fino alla leggendaria Polis, per avvisare tutti dell'imminente pericolo e ottenere aiuto. È lui ad avere le chiavi del futuro nelle sue mani, dell'intera metro e probabilmente dell'intera umanità.              
La famosissima saga videoludica di Assassin's Creed, ormai mitica e molto eterogenea, nella sua forma originale aveva preso spunto dal romanzo Alamut, firmato dallo scrittore sloveno Vladimir Bartol nel 1938.
Alamut, di Vladimir Bartol
Link al libro: https://amzn.to/3pSgrji
Link al videogioco: https://amzn.to/3zFzSjW
Trama: «Nulla è vero, tutto è permesso» è la sconcertante legge di Hasan Ibn Sabbah, Capo Supremo della setta ismailita degli Assassini, una legge che annulla tutte le altre, nel nome della fede cieca e delle armi. Alla fine dell'Undicesimo secolo, la fortezza di Alamut è la base e il rifugio degli Assassini, impegnati nella guerra totale contro la dinastia sunnita dei Selgiuchidi, padroni dell'Iran. Qui vengono portati i giovani Halima e Tahir e qui avviene la loro formazione: la sapienza erotica per Halima, la guerra per Tahir, la filosofia e la religione per entrambi. Ma sopra ogni cosa l'obbedienza assoluta al signore della setta, l'annullamento della propria volontà individuale, il sacrificio di sé in vista del premio finale, un Paradiso di cui solo Ha-san, un dio terrestre, detiene le chiavi. Libro maestoso e inquieto, opera visionaria che cela la propria densità nelle vesti di perfetto romanzo storico, Alamut è anche un'enciclopedia della sapienza e della follia umane, un luogo di metafore e profezie, e, infine, la storia di due giovani che si confrontano con un mondo minaccioso e subdolo, che ne userà le paure e i desideri profondi.                
STALKER (o S.T.A.L.K.E.R.) è un videogioco sparatutto in prima persona  liberamente ispirato al mondo creato dai fratelli Boris e Arkady Strugatsky nel romanzo Picnic sul ciglio della strada, del 1972.
Picnic sul ciglio della strada, di Boris e Arkady Strugatsky
Link al libro: https://amzn.to/35jw8qo
Link al gioco: https://amzn.to/3wH97Kc
Trama: Marmont, una cittadina industriale come tante altre. Eppure, poco oltre la periferia, qualcosa è cambiato irreversibilmente. Al di là di hangar e capannoni, in mezzo a una natura splendida, si estende un territorio dalle caratteristiche uniche. È la Zona: uno dei sei luoghi del mondo 'visitati' dagli extraterrestri. La Zona: un luogo magico e pericoloso, che pullula di fenomeni sconvolgenti, di oggetti dalle qualità straordinarie. Come dopo un picnic sul ciglio della strada, a metà del viaggio fra una galassia e l'altra, gli extraterrestri hanno mollato i propri avanzi sul prato. Accumulatori eterni, gusci energetici, antigravitometri sono strumenti di altissimo valore scientifico ed economico, prede prelibate di studiosi e trafficanti. A Marmont nasce una nuova professione, quella di 'stalker'. Gli stalker entrano nella Zona a caccia di questi oggetti e li rivendono al miglior offerente. Tenace 'Cercatore' dell'Istituto delle civiltà extraterrestri, Red Schouart, in arte Roscio, è sedotto dalla potenza della Zona. Rapido, fortissimo, deciso, è pronto a strisciare su un suolo imprevedibile a temperature insostenibili. L'Eldorado sembra a un passo, in quel luogo assoluto, ma non sono né la ricchezza, né il potere, né la verità che premono a Roscio: è il brivido estremo della sfida, il desiderio di 'bucare' lo schermo del possibile che lo spingono a trasgredire le leggi - fisiche e morali - di una comunità pavida e corrotta.
             - Per quanto riguarda il videogioco THE WITCHER, la storia della sua genesi è un tantino più complicata.  Il gioco prese ispirazione da una serie di racconti dell’autore polacco Andrzej Sapkowski, pubblicati negli anni 80′ su una rivista fantasy, dedicati al personaggio Geralt di Rivia. Questi ebbero un tale successo che negli anni 90′ l’autore raccolse i racconti in un volume e poi scrisse anche dei romanzi su quel personaggio e da lì nacque poi anche il videogioco.
 In che ordine leggere libri e racconti in modo da potersi godere la storia nella giusta cronologia dei fatti raccontati?
1. Il guardiano degli innocenti, di Andrzej Sapkowski
Link al libro: https://amzn.to/3iKSNEd
Link al videogioco: https://amzn.to/3wFt9os
Trama: Raccolta di racconto dedicati a Geralt di Rivia, che è un witcher, un individuo più forte e resistente di qualsiasi essere umano, e si guadagna da vivere uccidendo quelle creature che sgomentano anche i più audaci: demoni, orchi, elfi malvagi… Strappato alla sua famiglia quand'era soltanto un bambino, Geralt è stato sottoposto a un durissimo addestramento, durante il quale gli sono state somministrate erbe e pozioni che lo hanno mutato profondamente. Non esiste guerriero capace di batterlo e le stesse persone che lo assoldano hanno paura di lui. Lo considerano un male necessario, un mercenario da pagare per i suoi servigi e di cui sbarazzarsi il più in fretta possibile. Anche Geralt, però, ha imparato a non fidarsi degli uomini: molti di loro nascondono decisioni spietate sotto la menzogna del bene comune o diffondono ignobili superstizioni per giustificare i loro misfatti. Spesso si rivelano peggiori dei mostri ai quali lui dà la caccia.
2. La stagione delle tempeste
Anche questa è una raccolta di racconti e narra fatti avvenuti più o meno in contemporanea ai racconti de Il guardiano degli innocenti, perciò anche se meno fondamentale (non introduce personaggi o accadimenti fondamentali nella serie) se la volete leggere va letta prima dei romanzi.
3. La spada del destino
Idem come sopra, anche questa è una raccolta di racconti, ma questa racconta fatti posteriori a quelli narrati nelle raccolte precedenti e soprattutto introduce il personaggio di Cirilla che era ancora nel grembo di sua madre ne Il guardiano degli innocenti, perciò questa raccolta è molto più fondamentale che non la Stagione delle tempeste.
4. Il sangue degli elfi
Primo dei romanzi lunghi della serie che sono in tutto cinque. E che molto in sintesi vede l’inizio dell’addestramento di Ciri come Witcher e il tentativo da parte di geralt di capire i suoi poteri e molto altro.
5. Il tempo della guerra
Romanzo lungo che prosegue le avventure di Ciri su cui incombe una profezia, mentre Yennefer e Geralt tentano di proteggerla in un mondo pieno di conflitti e sfiducia.
6.Il battesimo di fuoco
Romanzo lungo. L’ordine degli stregoni è stato scardinato e Geralt è stato gravemente ferito, ma non ha il tempo di riposare perchè deve ritrovare Ciri. Per fortuna ad aiutarlo ci penseranno alcuni personaggi veramente interessanti che con lui formeranno un’improbabile compagnia.
7. La torre della rondine
Romanzo lungo. La guerra quella vera è iniziata, e sia amici e nemici cercano Ciri, che per la prima volta nella sua vita, libera da influenze ha scelto per se stessa una strada e ha scelto di diventare una bandita senza responsabilità…ma la libertà ha un caro prezzo.
8. La signora del lago
Romanzo lungo.Ciri è prigioniera nel mondo degli elfi e sa che deve tornare nel suo mondo da Geralt, ma là l’aspetta anche l’uomo che l’ha torturata, il suo peggiore incubo e la caccia selvaggia (e qui vorrei citarvi riferimenti faeries e di Merry Gentry. a manetta ma mi trattengo).
Si conclude con questo libro la serie di Geralt con un finale forte e non del tutto chiuso…triste ma con un filo di speranza, ed è da qui che partono i videogiochi.
La storia narrata nei videogiochi  The witcher, The witcher 2 e  The witcher 3: the wild hunt infatti segue cronologicamente i romanzi.
- Parasite Eve è il primo capitolo di una serie di videogiochi incentrati sulla storia di una donna in grado di innescare una combustione spontanea in chiunque le si avvicini  ed è nato come sequel alla storia narrata nel romanzo omonimo dell’autore giapponese Hideaki Sena. Il libro è inedito in italiano, ma è disponibile in inglese nel caso potesse interessarvi.
Parasite Eve (inedito in italiano), di Hideaki Sena
Link al libro: https://amzn.to/3gA7t66
Link al videogioco: https://amzn.to/3gEH0o8
Trama: Quando il dottor Nagashima perde sua moglie in un misterioso incidente d'auto, è sopraffatto dal dolore ma anche da un inquietante senso di determinazione; diventa ossessionato dalla reincarnazione della moglie morta. Il suo rene donato viene trapiantato in una giovane ragazza con un disturbo debilitante, ma il dottore si sente anche obbligato a tenere un piccolo campione del suo fegato nel suo laboratorio. Quando queste cellule iniziano a mutare rapidamente, si risveglia una coscienza intenzionata a determinare il proprio destino, intenzionata a diventare la nuova specie dominante sulla terra.
- Forse non sapevate che dal libro I PILASTRI DELLA TERRA di Ken Follett è stato creato anche un videogioco con lo stesso titolo che racconta la storia del villaggio di Kingsbridge in modo completamente nuovo e interattivo. Indossa i panni di Jack, Aliena e Philip e cambia il destino degli eventi del libro attraverso l'esplorazione, le tue decisioni e i dialoghi. Inghilterra, dodicesimo secolo: in un'epoca di grande povertà e guerra, un piccolo villaggio inizia a costruire una cattedrale per ottenere ricchezza e sicurezza per la sua gente. In una lotta per la sopravvivenza, vite e destini si intrecciano.
I pilastri della terra, di Ken Follett
Link al libro: https://amzn.to/2TGgdzX
Link al videogioco: https://amzn.to/3xrXE0W
Trama: Un mistery e, allo stesso tempo, una sensuale storia d'amore ambientata tra i costruttori delle grandi cattedrali del medioevo. Azioni, colpi di scena e oscure passioni sullo sfondo di un'era ricca di intrighi e tradimenti, pericoli e minacce, conflitti e lotte spietate per la conquista del potere.            
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angelorubei · 4 years ago
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Stop Motion 2 Metamorfosi "Legame tra uomo e natura"
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magmaprofumi · 4 years ago
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BVLGARI MAN WOOD ESSENCE, una Eau de Parfum che evoca il forte ma delicato legame esistente tra la Città e la Natura. Una fragranza dalle esclusive note legnose per un uomo dalla naturale e sofisticata eleganza. #bvlgari #bulgari #woodessence #fragranceformen https://instagr.am/p/CNNvs_DJAtO/
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