#settanta
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condamina · 9 months ago
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Di Ugo Mulas la fotografa Nanda Lanfranco avverte tutta la carica innovativa
Questa ricerca, fin dal suo primo configurarsi, si è delineata come «una proposta di metodo per la ricostruzione storica visuale degli eventi artistici effimeri contemporanei» <1, all’interno della relazione che, attraverso la riproducibilità fotografica, intercorre tra la performance e l’archivio.Due termini – performance e archivio – che sembrano essere concettualmente molto distanti tra loro:…
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polaroidblog · 1 year ago
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Sostanza di cose sperate. Voci e storie dal processo 7 aprile
di Massimo e Ivan Carozzi
https://www.raiplaysound.it/playlist/sostanzadicosesperatevociestoriedalprocesso7aprile
Il 7 aprile 1979, un'imponente operazione di polizia porta all'arresto di decine e decine di militanti dell'area di Autonomia Operaia. Il più noto è il professor Antonio Negri, docente di Dottrina dello Stato all'Università di Padova. L'accusa del magistrato Pietro Calogero desta scalpore. Secondo Calogero, dietro i tanti episodi di illegalità e terrorismo diffuso dell'Italia degli anni Settanta - dall'esproprio nel supermercato al sequestro Moro - ci sarebbe la regia di un gruppo ristretto, che manovra le tante sigle del mondo extraparlamentare e i gruppi clandestini che praticano la lotta armata. Per la prima volta nella storia della Repubblica viene contestato il reato di «insurrezione armata contro i poteri dello Stato». Le voci, i volti e le storie del processo 7 aprile occuperanno per anni le cronache dei giornali e dei tg, eppure oggi se n'è quasi del tutto perduta la memoria. Attraverso gli audio dei processi, interviste e documenti sonori, viene ricostruito il clima di un'epoca insieme alla vicenda di un teorema giudiziario, che se da una parte portò ad accertare molti reati, dall'altra fu responsabile di un abuso dello strumento della carcerazione preventiva e contribuì alla liquidazione di un'opzione politica ed esistenziale, quella «sostanza di cose sperate» evocata in aula dall'imputato Paolo Virno.
documentario alla radio davvero molto bello - come tutto quello che scrive Carozzi - che si chiude con questa canzone incredibile che avevo dimenticato:
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marcogiovenale · 10 days ago
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settanta (di un secolo qualsiasi) / giancarlo busso
“L’angoscia è una stanza grande, ampia, col pavimento di legno rialzato sopra il suolo […] Tutto può entrare: Venti di nubi, fantasmi,                                                                                    Tutto può anche uscire, come in un vento…” Carlo Bordini, Titolo ignoto . parlavano nello stanzone 168 operai trapassati, sapevano a chi toccava. il fiume Stura era pieno di acido,…
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primepaginequotidiani · 2 months ago
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PRIMA PAGINA Corriere Umbria di Oggi sabato, 14 dicembre 2024
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bigarella · 10 months ago
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Il percorso che alla fine degli anni Sessanta la diplomazia italiana prefigurava per la convocazione di una conferenza paneuropea richiedeva gradualità
Accanto alle ambizioni terzomondiste, la politica estera italiana dedicava le sue più vive attenzioni all’Europa, al dialogo con le realtà ad Est della Cortina, alla distensione e alla sicurezza nucleare del Vecchio continente nel suo insieme. Non sempre attraverso il ricorso a strumenti istituzionali del multilaterale, le solerzie diplomatiche italiane si collocavano comunque nel più pieno senso…
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caelora · 1 year ago
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Canticchiando in palestra
Da una melodia che torna in mente in palestra, ad opinabili considerazioni su un lontano cambio di decennio. E su rivoluzioni vicine vicine, da compiere adesso.
Me ne accorgo dopo un po’ che lo faccio. Non sono un tipo che fischietta in palestra, non in modo particolarmente evidente. Ma tra me e me qualche volta capita. Piano, che secondo me non sente nessuno. O quasi nessuno. A meno che non mi passi molto vicino. Mi va bene così. Però mi sono accorto di una cosa buffa, l’altro giorno. Non è che stessi fischiettando un motivo di quelli del momento, o…
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gregor-samsung · 3 months ago
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[Oriana Fallaci] Abu Ammar, mi par d’aver letto che gli israeliani la rispettino più di quanto lei li rispetti. Domanda: è capace di rispettare i suoi nemici? [Yasser Arafat] Come combattenti, anzi come strateghi… qualche volta sì. Bisogna ammettere che alcune delle loro tattiche di guerra sono rispettabili, intelligenti. Ma come persone, no: perché si comportano sempre da barbari, in essi non c’è mai un goccio di umanità. Si parla spesso delle loro vittorie, io ho le mie idee sulla loro vittoria del 1967 e su quella del 1956. Quella del 1956 non dovrebbe neanche esser chiamata vittoria, quell’anno essi fecero solo da coda agli aggressori francesi e inglesi. E vinsero con l’aiuto degli americani. Quanto alla vittoria del 1967, essa si deve all’aiuto degli americani. Il denaro viene elargito senza controllo dagli americani a Israele. E oltre al denaro vengono loro elargite le armi più potenti, la tecnologia più avanzata. Il meglio che gli israeliani posseggono viene da fuori: questa storia delle meraviglie che essi avrebbero compiuto nel nostro paese va ridimensionata con più senso della realtà. Noi conosciamo bene quale sia e quale non sia la ricchezza della Palestina: più di tanto non si ricava dalla nostra terra, dal deserto non si fanno i giardini. Quindi la maggior parte di ciò che posseggono viene da fuori. E dalla tecnologia che viene loro fornita dagli imperialisti. [O.F.] Siamo onesti, Abu Ammar: della tecnologia essi hanno fatto e fanno buon uso. E, come militari, se la cavano bene. [Y.A.] Non hanno mai vinto pei loro lati positivi, hanno sempre vinto pei lati negativi degli arabi.
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Oriana Fallaci, Intervista con la Storia - Nuova edizione ampliata e riveduta, B.U.R. / Rizzoli, 1981⁵, pp. 155-156.
NOTA: L'intervista a Yasser Arafat si svolse ad Amman nel marzo del 1972; la prima edizione del libro, una raccolta di interviste pubblicate sul settimanale “L’Europeo”, risale al marzo del 1974.
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marcogiovenale · 10 days ago
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oggi, 7 febbraio, a bologna: "nanni balestrini: una lunga primavera"
Nanni Balestrini: Una lunga Primavera. Mostra collage a cura di Marco Scotini presso AF Gallery, a Bologna (via dei Bersaglieri 5/E) da oggi, 7 febbraio 2025: https://www.af-artecontemporanea.it/Nell’immagine in alto, una fotografia a piena parete di Tano D’Amico realizzata nel corso del «convegno contro la repressione» tenutosi a Bologna nel settembre 1977. Di seguito un testo che Toni Negri…
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primepaginequotidiani · 3 months ago
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PRIMA PAGINA Gazzetta Di Modena di Oggi sabato, 23 novembre 2024
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magauda · 9 months ago
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Di Ugo Mulas la fotografa Nanda Lanfranco avverte tutta la carica innovativa
Questa ricerca, fin dal suo primo configurarsi, si è delineata come «una proposta di metodo per la ricostruzione storica visuale degli eventi artistici effimeri contemporanei» <1, all’interno della relazione che, attraverso la riproducibilità fotografica, intercorre tra la performance e l’archivio.Due termini – performance e archivio – che sembrano essere concettualmente molto distanti tra loro:…
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collasgarba · 9 months ago
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Di Ugo Mulas la fotografa Nanda Lanfranco avverte tutta la carica innovativa
Questa ricerca, fin dal suo primo configurarsi, si è delineata come «una proposta di metodo per la ricostruzione storica visuale degli eventi artistici effimeri contemporanei» <1, all’interno della relazione che, attraverso la riproducibilità fotografica, intercorre tra la performance e l’archivio.Due termini – performance e archivio – che sembrano essere concettualmente molto distanti tra loro:…
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adrianomaini · 9 months ago
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Di Ugo Mulas la fotografa Nanda Lanfranco avverte tutta la carica innovativa
Questa ricerca, fin dal suo primo configurarsi, si è delineata come «una proposta di metodo per la ricostruzione storica visuale degli eventi artistici effimeri contemporanei» <1, all’interno della relazione che, attraverso la riproducibilità fotografica, intercorre tra la performance e l’archivio.Due termini – performance e archivio – che sembrano essere concettualmente molto distanti tra loro:…
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bagnabraghe · 9 months ago
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Di Ugo Mulas la fotografa Nanda Lanfranco avverte tutta la carica innovativa
Questa ricerca, fin dal suo primo configurarsi, si è delineata come «una proposta di metodo per la ricostruzione storica visuale degli eventi artistici effimeri contemporanei» <1, all’interno della relazione che, attraverso la riproducibilità fotografica, intercorre tra la performance e l’archivio.Due termini – performance e archivio – che sembrano essere concettualmente molto distanti tra loro:…
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lapalisse-naples · 1 year ago
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page-28 · 1 year ago
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gregor-samsung · 3 months ago
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" Nel novembre 1972, Oriana Fallaci riuscì a intervistare Henry Kissinger, che gestiva i destini dell’America in Vietnam. Kissinger si dipinse come «il cowboy che guida la carovana, che entra tutto solo nella città. Come nei western». «Agli americani ciò piace immensamente» aggiunse. Il paragone era ciò che la Fallaci aspettava per trovare una conferma al ritratto di uomo vanitoso che s’era fatto dell’allora potentissimo assistente agli affari esteri di Nixon. Così lei, insistendo sull’argomento, nella domanda successiva completò astutamente l’identikit, accostando Kissinger all’attore Henry Fonda, icona dell’eroe disarmato pronto a menar botte per onesti ideali. E lui lusingato riprese: «Esser solo ha sempre fatto parte del mio stile».
Un’apoteosi. Pubblicata su «L’Europeo», e poi ripresa per intero da numerosi giornali americani, l’intervista creò a Washington un putiferio. Kissinger, che dopo il successo della «diplomazia del ping-pong» con la Cina godeva di una stampa generosa, fu definito un presuntuoso pronto a oscurare Nixon. E la satira dell’uomo con cappellaccio e speroni invase i giornali. Finì per smentire quelle dichiarazioni che gli procurarono un paio di settimane di gelo nei rapporti col presidente: «Non mi sono paragonato a un cowboy solitario, Miss Fallaci ha distorto il mio pensiero: come ho fatto ad accettare quell’intervista, non lo so. È stata la cosa più stupida della mia vita!». La reazione di Oriana fu in tipico Fallaci style. Mandò a Kissinger un lunghissimo e furente telegramma in cui considerava la smentita un insulto alla sua onestà e alla sua professionalità. «Chiunque può ascoltare la registrazione dell’incontro!». La lite è rimasta come uno degli episodi più gustosi nella letteratura delle interviste che la Fallaci ha fatto ai potenti della Terra. Al pari del clamoroso gesto davanti a Khomeini, quando, per reazione al giudizio che l’imam aveva delle donne, si levò il chador. Chi aveva ragione tra Oriana e il cowboy Kissinger? A un anno dalla morte [di Oriana Fallaci], il «Corriere della Sera» ha ritrovato il nastro dell’intervista. Lo custodisce François Pelou, il giornalista della France Presse che fu legato sentimentalmente a Oriana in quegli anni. Il verdetto del dialogo dà sostanzialmente ragione alla Fallaci. Le parole di Kissinger sono più scarne di quanto fu pubblicato da «L’Europeo» e successivamente nel libro Intervista con la storia. Inoltre il politico americano non pronuncia la parola “cowboy”. Ma si definisce effettivamente il condottiero solitario nel Far West: il nocciolo c’è. "
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Brano tratto dall'articolo di Alessandro Cannavò «Fallaci contro Kissinger: aveva ragione lei» pubblicato sul «Corriere della Sera» il 10 settembre 2007, ad un anno dalla morte della giornalista.
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