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#scuola di vita
umi-no-onnanoko · 3 months
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"Tutti iscritti a scuola di vita, ma nessuno a quella delle persone per bene."
-umi-no-onnanoko ( @umi-no-onnanoko )
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i-mmaginando · 1 month
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Le prime lezioni di scuola guida non si scordano più
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missviolet1847 · 15 days
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Bambini in guerra che a scuola non tornano | il manifesto
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Una bambina legge nella scuola dell’Unrwa usata come rifugio dai palestinesi - foto Ansa
Il primo giorno. Il primo giorno in classe è il primo giorno del mondo nuovo, il nostro pensiero va a Gaza: buco nero dell’umanità, inizio e fine di ogni principio etico e morale sull’esistere
Pubblicato 21 ore fa
Edizione del 12 settembre 2024
Valeria Parrella
Il primo giorno di scuola è importantissimo, è la notizia, perché la scuola salva la vita, come il servizio sanitario nazionale, né più né meno. E certo tra le istituzioni su cui si incardinano le democrazie ci sono entrambi.
E certo un pronto soccorso ti salva la vita sull’urgenza e la scuola pubblica te la salva sulla lunga percorrenza: sul resto dell’esistenza. E certo per noi sono i pilastri, il fondamento, il motivo per cui siamo sicuri che pagare le tasse non è solo un dovere ma anche un diritto, e questa cosa riesce ancora a essere vera, nonostante da anni i governi che si avvicendano non diano importanza né all’uno né all’altra, smantellandoli nel senso e nelle risorse.
Ma, come meritoriamente Cartabellotta ha lanciato l’appello Salviamo il Servizio sanitario nazionale, così ugualmente dobbiamo fare con la scuola pubblica, salvarla dalla fatiscenza delle strutture, dalla privazione delle risorse, dall’ingaggio truffaldino dei docenti, dalle graduatorie umilianti, dall’emigrazione colpevole, dal reclutamento sine ratione dei docenti di sostegno.
Dobbiamo salvare la nostra scuola dall’indebolimento dell’idea stessa di Scuola, costretta a viversi come un’azienda, con i presidi che si devono chiamare dirigenti. Come se fosse una cosa privata, in cui va meglio chi produce, e di cui però non si sanno valutare i meriti.
E nessuna prova invalsi ha mai provato nulla.
E nessuna corsa alle iscrizioni ha mai provato nulla.
E nessuna graduatoria di «quanti cento alla maturità» ha mai provato nulla.
Da sud a nord la prova di una buona scuola è che ci sono ragazzi che vengono dalle situazioni famigliari più disparate, dalle condizioni economiche e psicofisiche più diverse, e si ritrovano negli stessi banchi, ad ascoltare le stesse parole, a studiare dagli stessi testi, a confrontarsi con le stesse paure, a criticare o amare gli stessi professori.
Entrano insieme ed escono insieme e riescono a dividere tutto. È questa la buona scuola.
Un posto dove sappiamo che i nostri figli sono al sicuro, dove si sentono liberi, dove possono fare domande, ricevere risposte, e anche sconfessarci.
Lì si crea il cittadino, in quel momento lì.
E noi questa cosa la sappiamo, la sappiamo da sempre perché è stato lo strumento con cui si sono emancipate le nostre madri, la sappiamo perché, assieme al voto, è il vero lascito di cui parla Cortellesi nel suo bel film. La sappiamo perché c’è un’ondata di populismo che parte da Trump e arriva a palazzo Chigi in cui si dice il contrario, ci si permettono ignoranze, e grammaticali, e istituzionali, e di contenuti. Si avallano le stesse come se questo garantisse una maggiore aderenza alla realtà. Quando l’unica cosa che garantisce è maggior servaggio. Chi è ignorante può essere condotto, chi studia è libero.
Noi lo sappiamo da sempre, è per questo che mentre ci arrivano nelle chat foto di primi giorni di scuola, di ragazzine con i trolley rosa e giovani genitori alle prese con l’inserimento, il nostro pensiero va a quelle ragazzine a cui è negata l’istruzione, a chi un primo giorno di scuola non ce l’ha perché dei governi oscurantisti vogliono le donne come schiave, e sanno che la prima catena nasce dall’analfabetismo.
Mentre ci arrivano le foto delle nostre bambine che incerte sui passetti vanno a conoscere il mondo il nostro pensiero va a quelle bambine costrette in casa, nei campi, come nei racconti di Carlo Levi: non era molto tempo fa, che una bambina o un asino per portar la gerla erano la stessa cosa, picchiate uguale, asservite uguale, ammogliate senza scelta.
E ma appunto, noi lo guardiamo appena girandoci di 50 anni dietro, ma qui e ora, proprio nello stesso smartphone sul quale ci arrivano le speranze e le emozioni e i saluti delle mamme dei liceali, lì dove ci diciamo «buon primo giorno!» in quello stesso smartphone ci arrivano le immagini senza volto delle stesse bambine, nate qualche meridiano più in là.
Proprio perché sappiamo che il primo giorno di scuola è il primo giorno del mondo nuovo, il nostro pensiero va a Gaza, buco nero dell’umanità, inizio e fine di ogni principio etico e morale sull’esistere. Abominio sotto gli occhi di tutti, luogo perduto- vicino, lontano- dove si scavano a mani nude corpi di altri bambini che la scuola l’avrebbero amata come l’amiamo noi.
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catsloverword · 1 year
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Con calma rispondo a tutti😁
Fatemi carburare... 😅
È iniziato l'anno scolastico 🥴
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spettriedemoni · 1 year
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Il grande giorno
Stamattina Tigrotto inizia una nuova avventura.
Inizia la scuola!
Le nonne sono già qui e siamo agitati tutti.
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illsadboy · 5 months
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Rime a caso
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Sono così brutto che mamma mi chiama bello di zia, fanculo la polizia da me cucinano Carlo Cracco senza la O porto acqua da casa pure al sushi all you can it. Ho smesso di spacciare mamma ha trovato un etto, bello pensa se controllava nel cassetto; mamma giuro non lo vendo serve per una ricerca a scuola.
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🍂🍁
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gregor-samsung · 1 year
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“ Per fare dell’ironia bisogna avere una certa padronanza del linguaggio, o del gesto. Diciamo pure del linguaggio in senso lato. E quindi la cultura è essenziale. Una cultura ristretta fa sì che le regole del gioco, qualunque sia il gioco, vengano intese in un modo così rigido da cancellare ogni aspetto coraggiosamente innovativo. In ambito scolastico, per esempio, può essere significativo, mentre un professore fa lezione, che uno degli allievi si alzi per dichiarare: «Però, io la penserei diversamente». Ecco, il pensare diversamente può essere conseguito in modo ironico, e guai se la scuola non è più la zona dove l’ironia ha questo diritto di cittadinanza. E non è comunque bene che l’ironia venga riutilizzata da coloro che rimangono delusi della rigidità delle istituzioni? Allora, il legame con la cultura è essenziale: l’ironia su cosa gioca? Sul fatto che una parola, che noi solitamente impieghiamo in una certa accezione standard, venga usata in una accezione un po’ diversa. E questa è una cosa divertente, o no? «Oggi il tempo è perverso» uno dice. Oddio, che visione pessimistica! «Veramente, io mi stavo riferendo al tempo atmosferico.» La padronanza del linguaggio e dei significati è ineliminabile. È cruciale per tutte le situazioni in cui rigidità vuol dire morte dell’istituzione di cui ci stiamo occupando. La rigidità nella scuola, per esempio, è letale; la rigidità nella ricerca scientifica alla fine uccide la ricerca stessa; la rigidità in campo artistico vuol dire solo stanchezza e noia. Possibile che Antoni Gaudí o Pablo Picasso non fossero ironici? E poi ci sono i grandi umoristi. Qui sarebbe adeguato indicare qualche grande ironista che è stato al tempo stesso un maestro. Un candidato ce l’avrei: Achille Campanile. E poi si può essere ironici perfino in una situazione drammatica, in letteratura o nelle arti. Pensiamo al teatro di Shakespeare. È un sommo artista che in mezzo ai più torbidi massacri spinge Amleto a pronunciare una miriade di battute ironiche. “
Giulio Giorello, La danza della parola. L'ironia come arma civile, Mondadori (collana Orizzonti), 2019¹. [Libro elettronico]
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pietroleopoldo · 1 year
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There's this tendency among people to pit "people who had to work hard to live" and "people who are rich and spoiled enough to go to university" which i despise so much. Of course not everyone has the possibility to go to uni for a reason or another but acting like only rich spoiled brats can go to university, in a country where it is public and generally at least affordable, and pretending there isnt tons of people who work hard to pay their studies, is not only anti-intellectyal but quite franky it denotes having only a very vague idea of how the real world works
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soulless22 · 7 months
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Superare il concorso per poi scoprire che i posti sono così pochi che nemmeno con un miracolo…
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popolodipekino · 8 months
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temi natali
stamani in quarta si concludeva - dopo ampio dibattito, condivisione ed integrazione di punti di vista - che Carnot (quello del teorema del coseno) essendo evidentemente reincarnazione di Pitagora (quello della metempsicosi) doveva essere del segno del toro, opposto allo scorpione (trasmutazione, morte simbolica e rinascita) di Pitagora da Giornale intimo di una fanciulla instabile, anonimo sec. xx
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yourtrashcollector · 2 years
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Esistono due risposte alle cose che ti insegnano a scuola sulla nostra terra: quella vera e quella che devi dire per passare gli esami. Devi leggere tanto e imparare tutte e due le risposte.
Chimamanda Ngozi Adichie, Metà di un sole giallo
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deadrlngers · 1 year
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i was randomly hit with the reminder that i was going to be named nikita or venusia before my actual name came up, like. everyone would've made sooo much fun of me in school
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ross-nekochan · 1 year
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Non ho raccontato una cosa.
La sera del giorno successivo al mio arrivo sento nel corridoio santi e madonne che volano... in italiano.
In testa a me era tutto un "marò u sapev". Infatti nemmeno a farlo apposta quella sera in cucina/sala comune c'erano 3 ragazzini che cucinavano per tutti la carbonara e nel mentre volavano di nuovo santi, madonne e Dio can.
Io ridevo per farmi notare fin quando non hanno capito (ma non loro) che li stavo capendo. E quindi niente, uno dei 3 abita in questo stesso dormitorio mentre gli altri 2 erano stati invitati.
Indovinate il mio "coinquilino" da quale regione viene? E perché proprio il Veneto (Dio can)?!
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princessofmistake · 2 years
Quote
…la vita è una pioggia, che anche se sotto l’ombrello si sta asciutti e protetti, i momenti migliori saranno sempre quelli in cui te ne freghi, chiudi l’ombrello e ti metti a correre. I momenti in cui ti lasci bagnare. I momenti in cui ti lasci vivere.
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illsadboy · 1 year
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A scuola non andavo ed entravo sempre in ritardo perché prendevo droghe e sembrava avessi un ritardo avevo il tirapugni nello zaino ero troppo depresso, a volte neanche mi svegliavo mentre la mia classe faceva i cento giorni ero ai domiciliari da almeno cinquanta giorni ho buttato nel cesso le emozioni, i sogni adesso ho solo donne, droghe e bisogni.
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