#romanzo sulla vita delle donne
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La maestra del vetro: Una storia di forza e arte nella Venezia del XV secolo. Recensione di Alessandria today
Con "La maestra del vetro", Tracy Chevalier ci trasporta nella suggestiva isola di Murano del 1486, dove la giovane Orsola Rosso scopre il magico e pericoloso mondo delle vetrerie.
Con “La maestra del vetro”, Tracy Chevalier ci trasporta nella suggestiva isola di Murano del 1486, dove la giovane Orsola Rosso scopre il magico e pericoloso mondo delle vetrerie. Un mondo dominato da uomini, ma in cui si distingue una figura eccezionale: Marietta Barovier, una delle pochissime donne a essere riconosciuta come maestra dell’arte del vetro. Orsola, figlia di un artigiano rivale, è…
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Lunedì 23 Settembre 2024 alle ore 20.30 il GdL "Chiave di Lettura", presso i locali della Biblioteca San Valentino, si incontrerà per discutere insieme del libro “Oltre l’inverno” di Isabel Allende proposto dalla nostra Arianna Pascetta
Lucía, cilena espatriata in Canada negli anni del brutale insediamento di Pinochet, ha una storia segnata da profonde cicatrici: la sparizione del fratello all’inizio del regime, un matrimonio fallito, una battaglia contro il cancro, ma ha anche una figlia indipendente e vitale e molta voglia di lasciarsi alle spalle l’inverno. E quando arriva a Brooklyn per un semestre come visiting professor si predispone con saggezza a godere della vita. Richard è un professore universitario spigoloso e appartato. Anche a lui la vita ha lasciato profonde ferite, inutilmente annegate nell’alcol e ora lenite solo dal ferreo autocontrollo con cui gestisce la sua solitudine; la morte di due figli e il suicidio della moglie l’hanno anestetizzato, ma la scossa che gli darà la fresca e spontanea vitalità di Lucía restituirà un senso alla sua esistenza. La giovanissima Evelyn è dovuta fuggire dal Guatemala dove era diventata l’obiettivo di pericolose gang criminali. Arrivata avventurosamente negli Stati Uniti, trova impiego presso una facoltosa famiglia dagli equilibri particolarmente violenti: un figlio disabile rifiutato dal padre, una madre vittima di abusi da parte del marito e alcolizzata, un padre coinvolto in loschi traffici. Un incidente d’auto e il ritrovamento di un cadavere nel bagagliaio della macchina che saranno costretti a far sparire uniranno i destini dei tre protagonisti per alcuni lunghi giorni in cui si scatena una memorabile tempesta di neve che li terrà sotto assedio.
Isabel Allende (1942) è una scrittrice e giornalista cilena naturalizzata statunitense. Considerata una delle scrittrici più famose dell'America Latina, “La casa degli spiriti” è il suo romanzo più famoso. Ha partecipato a molti tour mondiali per promuovere i suoi libri e ha anche insegnato letteratura in vari college statunitensi. Vive in California dal 1989 e ha ottenuto la cittadinanza statunitense nel 2003. Nel settembre 2010 è stata insignita del Premio Nazionale di Letteratura del Cile. Ha scritto romanzi basati sulle sue esperienze di vita, ma ha anche parlato delle vite di altre donne, unendo mito e realismo, ha scritto anche romanzi storici, come “Inés dell'anima mia”, basato sulla vita di Ines Suarez, la prima spagnola ad aver raggiunto il Perù, oltre a “L'isola sotto il mare” che racconta la vita di una schiava di nome Zarité a Santo Domingo, ora Haiti, alla fine del XVIII secolo. La sua opera viene accostata al movimento letterario conosciuto come posboom, anche se alcuni studiosi preferiscono il termine novisima literatura. Questa corrente è caratterizzata dal ritorno al realismo e da una prosa più facile da leggere. Si abbandona il tentativo di creare nuovi modelli di scrittura (metaletteratura), e si pone l'accento sulla storia e la cultura locale.
Se volete partecipare, contattateci all'indirizzo mail: [email protected] oppure all'indirizzo, sempre mail, [email protected] e riceverete, in prossimità dell’incontro, il link di riferimento.
Vi aspettiamo per confrontarci insieme su questa autrice e scoprire il suo libro, non mancate!!!
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Falling Man fu scattata da Richard Drew, lo stesso fotografo che nel 1968 immortalò Bob Kennedy un attimo dopo che gli avevano sparato alla testa. Nella stessa circostanza immortalò pure la moglie Hethel che implorava i fotografi di non fare fotografie. All’epoca Drew era un ragazzino di ventun anni. Ne avrebbe avuti più di cinquanta quando, tre decenni dopo, la storia irruppe un’altra volta nella sua vita. Una fortuna che ti può capitare se fai il giornalista. La mattina dell’11 settembre Richard Drew si trovava a New York per fotografare una sfilata di abiti premaman. Il suo editor lo chiamò sul cellulare per dirgli di schizzare all’istante al World Trade Center. Un 747 si era appena schiantato contro una delle due torri. Giunto sul posto vide che gli aerei impazziti erano due, come le torri. In un batter d’occhio, era passato dai corpi di giovani donne incinte ai corpi di sventurati che si spiaccicavano al suolo dopo un volo di cento piani. Dalla vita alla morte, così. E che morte. Drew si mise comunque al lavoro. Era lì per quello, del resto. Le persone che fanno il suo mestiere non perdono tempo a pensare. Per loro una foto non è che un rettangolo da riempire in una frazione di secondo. Più importante dell’autore dell’immagine, però, è la sua natura. La gente che vide la foto sui giornali e si indignò non poteva sapere chi l’aveva scattata e perché si trovasse a Manhattan quel giorno. Solo col tempo alcuni sono giunti ad apprezzare l’inquietante simbolismo delle coincidenze messe insieme dal destino. Sul momento, la gente vide soltanto un’immagine. O per meglio dire: qualcosa che sembrava soltanto un’immagine. Perché quella scattata da Drew non era una semplice foto. C’era la brutale tragicità del soggetto. Ma c’era anche il fatto che è una foto di surreale bellezza. Falling Man non sembra il ritratto di una persona che, in preda a panico e disperazione, si lancia incontro alla morte. L’uomo precipita con l’elegante compostezza di un tuffatore olimpionico. Il corpo è in posizione verticale, in perfetto asse con la struttura di acciaio alle sue spalle che luccica al sole del mattino. Procede a testa in giù. Le braccia non sono protese in avanti nell’istintivo quanto inutile tentativo di proteggersi. E neppure si agitano. Sono distese e attaccate ai fianchi come se all’ignoto saltatore interessi soltanto favorire l’azione della forza di gravità. Sembra la posizione di un uomo che ha grande dimestichezza col vuoto. Si direbbe che costui non faccia altro da una vita: saltare dai grattacieli.
Ma è una coincidenza anche questa. Le immagini mentono. La frazione di secondo con cui Richard Drew ha riempito il rettangolo della foto non è la verità. Un attimo dopo avrebbe colto l’uomo nella stessa posa scomposta e disperata degli altri saltatori. Nondimeno l’immagine è lì, con la sua surreale bellezza. Ovviamente, la maggioranza di coloro che videro la foto sui giornali e si indignarono non ragionò affatto sulla sua qualità estetica. La bellezza è però dotata di poteri subliminali, riesce a farsi coglierne anche da chi – a cominciare dalla massa indistinta della gente – sembra sprovvisto del senso del bello. Pur senza esserne consapevoli, molti fra coloro che inviarono lettere di protesta ai giornali si sentirono oltremodo offesi proprio dalla minimalista eleganza della foto. Non ci si era limitati a mostrare il vuoto innominabile della morte, si era arrivati al punto assai più oltraggioso di mostrarlo come qualcosa di bello. Nel romanzo di DeLillo c’è l’11 settembre e c’è un Falling Man. «Un uomo penzolava, sopra la strada, a testa in giù. Era vestito come un uomo d’affari. Aveva un gamba piegata e le braccia distese lungo i fianchi». Non è pero lo stesso saltatore della foto. L’uomo indossa un’imbracatura di sicurezza che lo tiene sospeso nel vuoto. È un uomo che finge di cadere. Questo Falling Man è un artista che dopo l’attentato si cimenta nella provocatoria performance di mimare la foto di Richard Drew. Nelle strade la gente si infuria come si è infuriata per la foto. «Il traffico era quasi bloccato adesso. C’era gente che inveiva contro lui, indignata dallo spettacolo, una burattinata della disperazione umana». L’arte contemporanea fa spesso la sua parossistica figura nei romanzi di DeLillo
L'uomo che cade
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Marjane Satrapi
Marjane Satrapi, fumettista, regista, sceneggiatrice e illustratrice, con il suo lavoro illustrato ha dato voce all’Iran contemporaneo.
È l’autrice del famosissimo Persepolis, il primo fumetto autobiografico sulla storia iraniana poi diventato un film, nel quale descrive la sua infanzia in patria e la sua adolescenza in Europa. La protagonista è una bambina, i suoi giochi, la scuola e la scoperta del rock, che si svolgono in mezzo all’ascesa del fondamentalismo religioso in Medio Oriente.
Una riflessione sui comportamenti legati alla superficialità e al pregiudizio che portano a identificare un paese, un’intera civiltà, con alcuni estremi, drammatici aspetti della sua storia recente.
Scritta con l’intento di “ribattere ai pregiudizi sul mio Paese senza essere interrotta” è la saga di una famiglia iraniana a Teheran tra il 1960 e il 1990.
Sua è anche l’immagine simbolo della lotta delle donne iraniane contro il regime: Donna, Vita, Libertà.
Nata a Rasht, il 22 novembre 1969, è stata educata secondo principi progressisti da genitori illuminati, che, per evitarle il clima oppressivo ed estremista del regime di Khomeini, l’hanno fatta studiare prima al Liceo Francese di Teheran e poi, ancora giovanissima, a Vienna, dove ha dovuto fare i conti con pregiudizio e razzismo nei suoi confronti.
Nel 1988, alla fine della guerra con l’Iraq, è tornata a casa e ha frequentato la Facoltà delle Belle Arti. Incapace di reggere il clima di censura e privazione delle libertà, terminati gli studi, si è trasferita prima a Strasburgo e poi a Parigi dove, frequentando l’Atelier des Vosges, gruppo di disegnatori e disegnatrici che hanno dato vita al movimento d’avanguardia della Nouvelle bande dessinée.
Nel 2001 è nato il suo capolavoro Persepolis che ha riscosso subito un grande successo grazie allo stile semplice e immediato del disegno, volutamente naif e talvolta elementare, sempre efficace.
Il libro ha venduto oltre tre milioni di copie in tutto il mondo ed è stato tradotto in oltre venti lingue. La storia ha assunto un carattere universale grazie all’astrazione conferita dal segno in bianco e nero e alla semplificazione delle figure. La forma del romanzo grafico è riuscita magistralmente a sintetizzare specificità culturali entrando in comunicazione con culture e età diverse.
Nel 2007 ne è stato tratto l’omonimo film d’animazione candidato al Premio Oscar nel 2008.��Scritto e diretto da Marjane Satrapi e Vincent Paronnaud è stato realizzato interamente a mano, secondo le tecniche più tradizionali, per ricreare il segno del fumetto.
Dopo Persepolis ha pubblicato Taglia e cuci, Pollo alle Prugne con cui ha vinto l’Oscar del fumetto al festival internazionale di Angoulême, Il sospiro, favole persiane, Il velo di Maia. Marjane Satrapi o dell’ironia dell’Iran.
La trasposizione filmica di Pollo alle prugne, in live action, del 2011, è stata presentata in anteprima alla 68ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Ha anche diretto The Voices (2014) e Radioactive (2019).
La sua ultima fatica letteraria è stata Donna, vita, libertà, in cui ha riunito esperti di storia, politica e comunicazione e i più grandi talenti del mondo del fumetto per raccontare l’evento che ha segnato la storia contemporanea: l’uccisione di Mahsa Amini dovuta al pestaggio della polizia morale perché non indossava “correttamente” il velo. La morte della giovane ha scatenato in tutto l’Iran un’ondata di protesta che ha dato vita a un movimento femminista senza precedenti.
Marjane Satrapi vive e lavora a Parigi, collabora con numerose riviste e cura una colonna illustrata per il The New York Times.
Nel 2024 è stata insignita del prestigioso Premio Principessa delle Asturie 2024 per la comunicazioni e gli studi umanistici per “la sua voce essenziale nella difesa dei diritti umani e della libertà“.
Nella motivazione, la giuria ha evidenziato che “è un simbolo dell’impegno civico guidato dalle donne. Per il suo coraggio e la sua produzione artistica è considerata una delle persone più influenti nel dialogo fra culture e generazioni“.
Nel ringraziare per il riconoscimento, Marjane Satrapi ha affermato: “approfitto l’opportunità per celebrare la feroce lotta del mio popolo per i diritti umani e la libertà. Oggi si onorano tutti i giovani che hanno perso la vita e a quanti continuano nella battaglia per la libertà in Iran“. E ha dedicato il premio a Toomaj Salhebi, artista di rap, condannato a morte per il suo canto alla libertà.
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«Ho ucciso l’angelo del focolare. È stata legittima difesa».
Virginia Woolf
«Mi accorsi che se volevo recensire dei libri, dovevo combattere contro un certo fantasma, una donna, l’Angelo del focolare. Era lei che quando scrivevo una recensione si metteva in mezzo tra me e il mio foglio. Mi tormentava a tal punto che alla fine la uccisi.
Voi che appartenete a una generazione più giovane e più felice forse non capite che cosa intendo per Angelo del focolare. Proverò a descrivervela il più brevemente possibile. Era infinitamente comprensiva. Era estremamente accattivante. Era assolutamente altruista. Eccelleva nelle difficili arti del vivere familiare.
Si sacrificava quotidianamente. Se c’era il pollo, lei prendeva l’ala; se c’era uno spiffero, ci si sedeva davanti lei; insomma era fatta in modo da non avere mai un pensiero, mai un desiderio per sé.
A quei tempi ogni focolare aveva il suo Angelo. E quando incominciai a scrivere me la trovai davanti alle prime parole. L’ombra delle sue ali cadeva sulla mia pagina; sentivo nella stanza il fruscio delle sue gonne. Non appena presi in mano la penna per recensire il romanzo di quell’uomo famoso, insomma, lei mi scivolò alle spalle sussurrandomi:
"Mia cara, sei una ragazza giovane. Stai parlando di un libro che è stato scritto da un uomo. Sii comprensiva; sii tenera, lusinga, inganna, usa tutte le arti e le astuzie del nostro sesso. Non far mai capire che sai pensare con la tua testa".
Mi voltai e l’afferrai per la gola. Feci del mio meglio per ucciderla. Avevo agito per legittima difesa. Non l’avessi uccisa, lei avrebbe ucciso me. Avrebbe succhiato la vita dai miei scritti.
Secondo l’Angelo del focolare, le donne non devono parlare liberamente e apertamente; devono ammaliare, conciliare, dire bugie se vogliono avere successo. Perciò, ogni volta che avvertivo l’ombra della sua ala sulla pagina, o la luce della sua aureola, afferravo il calamaio e glielo scagliavo contro. Uccidere l’angelo del focolare faceva parte del mestiere di scrittrice».
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«Ho ucciso l’angelo del focolare. È stata legittima difesa».
Un brano di Virginia Wolf
«Mi accorsi che se volevo recensire dei libri, dovevo combattere contro un certo fantasma, una donna, l’Angelo del focolare. Era lei che quando scrivevo una recensione si metteva in mezzo tra me e il mio foglio. Mi tormentava a tal punto che alla fine la uccisi.
Voi che appartenete a una generazione più giovane e più felice forse non capite che cosa intendo per Angelo del focolare. Proverò a descrivervela il più brevemente possibile. Era infinitamente comprensiva. Era estremamente accattivante. Era assolutamente altruista. Eccelleva nelle difficili arti del vivere familiare.
Si sacrificava quotidianamente. Se c’era il pollo, lei prendeva l’ala; se c’era uno spiffero, ci si sedeva davanti lei; insomma era fatta in modo da non avere mai un pensiero, mai un desiderio per sé.
A quei tempi ogni focolare aveva il suo Angelo. E quando incominciai a scrivere me la trovai davanti alle prime parole. L’ombra delle sue ali cadeva sulla mia pagina; sentivo nella stanza il fruscio delle sue gonne. Non appena presi in mano la penna per recensire il romanzo di quell’uomo famoso, insomma, lei mi scivolò alle spalle sussurrandomi:
"Mia cara, sei una ragazza giovane. Stai parlando di un libro che è stato scritto da un uomo. Sii comprensiva; sii tenera, lusinga, inganna, usa tutte le arti e le astuzie del nostro sesso. Non far mai capire che sai pensare con la tua testa".
Mi voltai e l’afferrai per la gola. Feci del mio meglio per ucciderla. Avevo agito per legittima difesa. Non l’avessi uccisa, lei avrebbe ucciso me. Avrebbe succhiato la vita dai miei scritti.
Secondo l’Angelo del focolare, le donne non devono parlare liberamente e apertamente; devono ammaliare, conciliare, dire bugie se vogliono avere successo. Perciò, ogni volta che avvertivo l’ombra della sua ala sulla pagina, o la luce della sua aureola, afferravo il calamaio e glielo scagliavo contro. Uccidere l’angelo del focolare faceva parte del mestiere di scrittrice».
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L'amica geniale 4, episodi 7 e 8: il risveglio di Lenù e la sconfitta di Lila
Gli episodi 7 e 8 sono due puntate che segnano un cambio di passo all'interno della narrazione. Meno potenti dei precedenti, Il ritorno e L'indagine, sono densi di avvenimenti ma meno controllati. Come se assistessimo a un riassunto condensato degli eventi del romanzo.
Lo schermo nero e il rumore di chiavi in sottofondo. Il settimo episodio della quarta stagione de L'amica geniale si apre con il rientro a casa di Lenù dopo la scoperta del tradimento di Nino. Il pantalone ancora bagnato della pipì della piccola Immacolata portata via in fretta e furia dall'abitazione di via Petrarca, uno straccio lasciato sul pavimento del bagno, quattro spazzolini in un bicchiere solo tre dei quali sono usurati dall’utilizzo, simbolo di una famiglia che non c'è più e che, forse, non c'è mai stata. "La vita in quell'appartamento era finita. Si erano esaurite le ragioni della mia stessa presenza a Napoli", commenta la scrittrice. Ma i due episodi che anticipano il finale di stagione ci mostrano che la città, e sopratutto il rione, hanno ancora un ruolo determinante nella sua vita.
L'amica geniale, verso il finale: sbattere le porte
Alba Rohrwacher è Lenù ne L'amica geniale 4
Il Capitolo 31, Il ritorno, è quello del risveglio per Lenù. Dopo anni passati dietro un uomo che l'ha riempita di bugie - e "una cofana di corna" come le racconta Antonio con il quale trascorrerà una notte di passione -, la donna si riappropria della sua voce. Quando il suo editore, al quale aveva promesso un libro per l'autunno, la chiama chiedendo che fine avesse fatto quella promessa, Lenù risponde che ha il giorno seguente le invierà il frutto del suo lavoro. Ma la scrittrice non ha buttato giù nemmeno una parola. Quello che arriverà sulla scrivania della casa editrice è Sbattere porte, il manoscritto al quale aveva lavorato anni prima a Firenze che parlava del rione, di lei e Lila, di Don Achille e Manuela Solara. Ma senza fare nomi.
Un successo non è immediato, ma destinato a riportarla al centro del dibattito culturale quando un politico italiano cita il "romanzo non riuscito" in tv. Quel manoscritto era "un nuovo modo per raccontare e denunciare il malaffare che soffoca Napoli". Lo aveva scritto semplicemente ascoltando e osservando, affacciandosi alla finestra che dava sullo stradone del rione. Lo stesso luogo in cui torna a vivere, esattamente sotto l'appartamento dell'amica Lila. Un luogo che da piccola aveva subito e che ora provava a governare.
Lino Musella è Marcello Solara
Il settimo episodio mostra anche il rapporto speculare tra Lila e Lenù e le loro due figlie Tina e Imma. Cresciute insieme come le loro madri, le due bambine sembrano ripercorrere gli stessi passi e stati emotivi che anni prima avevano attraversato le due donne. Tina è una fotocopia della madre, intelligente e sveglia e dall'apprendimento velocissimo. Imma, invece, è chiusa nei suoi silenzi, gelosa delle attenzioni riservate all'amichetta - che finirà anche sul giornale insieme a Lulù scambiata per sua figlia - e "orfana di padre" che vede quasi esclusivamente attraverso lo schermo del televisore dove Nino, ospite in programmi di approfondimento politico, parla di argomenti di interesse pubblico con il quale sottolineare il contesto storico in cui si muove il racconto.
Se Il ritorno segna il risveglio di Lenù non più vittima dell'uomo che per anni l'ha tenuta in un limbo, l'episodio ne segna un altro dai risvolti tragici. Il matrimonio di Marcello Solara con Elisa Greco segna l'inizio di un'inversione di atteggiamento dell'uomo e suo fratello Michele nei confronti di Lila. Se fino a quel momento la donna li teneva in pugno, ecco che la cacciata di Alfonso dal ricevimento e le successive botte in strada prese dall'amante Michele simboleggiano la fine di un equilibrio a favore della donna.
L'egemonia criminale dei Solara
Un'immagine de L'indagine, ottavo episodio de L'amica geniale 4
Il successo di Sbattere porte riporta Lenù in giro per l'Italia tra presentazioni e incontri dove presenta il romanzo come "una sintesi evidente di Napoli e del nostro Paese, della sua miseria e della falsa legalità in cui tutti noi viviamo e accettiamo di vivere". E proprio come quando girava il mondo al fianco di Nino, anche nel Capitolo 32, L'indagine, i suoi vincoli di madre si indeboliscono lasciandoli alle cure di Lila nell'eccitazione che Greco, "il nome di nessuno, era diventato il nome di qualcuno". Ma la polmonite della piccola Imma la riporta alla realtà. Rientrando a Napoli, la donna scopre anche che Carmen l'ha denunciata per aver infangato la memoria di sua madre Giuseppina nel suo romanzo. Una pressione fatta dai fratelli Solara, infuriati per come quelle pagine li descrivono tra le righe.
Lila consiglia all'amica di denunciare tutto attraverso la stampa mentre Lulù si domanda se il suo ritorno al rione non fosse solo un piano dell'amica per dare fastidio ai Solara. Ma quando Alfonso viene trovato morto su una spiaggia, le due donne affrontano i fratelli che le schiaffeggiano lasciandole attonite in strada. In quel momento cresce anche in Lenù il desiderio di porre fine alla loro egemonia criminale. Lila le affida le prove della loro corruzione per scrivere insieme un articolo da pubblicare su L'Espresso. Un'inchiesta che non porterà però agli esiti sperati e che farà inasprire ancor di più i rapporti con i Solara.
Due episodi meno controllati
Irene Maiorino è Lila
Mentre la storia del nostro Paese, tra politica, società e costume, fa da sfondo al racconto grazie alla televisione e i giornali, gli episodi 7 e 8, Il ritorno e L'indagine, sono densi di avvenimenti ma meno controllati da un punto di vista narrativo. Come se assistessimo a un riassunto condensato degli eventi del romanzo ora che il finale di stagione è alle porte. Sempre molto interessante come i mutamenti del rione raccontino quelli dell'Italia e come quel luogo continui ad avere un ruolo centrale nell'evoluzione dei personaggi. Un microcosmo che si fa mondo per Lila e Lenù e le loro famiglie.
Due episodi che parlano di identità ritrovata anche grazie al lavoro. Il nuovo successo editoriale di Elena le permette di far diventare importante il suo nome. Un passaggio significativo per una stagione che in più punti ha parlato di un femminile ancorato solo alla maternità da scardinare, cognomi ereditati per via paterna e necessità di rivendicare la propria voce.
Conclusioni
Mentre ci avviciniamo al finale di stagione, gli episodi 7 e 8 segnano un cambio di passo importante per Lenù. Se la stagione si è aperta con la sua fuga e successiva convivenza con Nino Sarratore che l’ha allontanata dalla scrittura, ecco che Lenù torna a sé. Il tradimento del compagno l’ha risvegliata e il ritorno al rione le serve per ricostruire la sua identità. La maternità sua e di Lila e la crescita congiunta di Tina e Emma rendono ancora più profondo il loro legame che non è mai esente da tensioni. Il rapporto delle bambine sembra ricalcare lo stesso che avevano loro molti anni prima, tra complicità e invidie. Intanto, dopo anni di controllo, Lila non riesce più a tenere sotto scatto i fratelli Solara. Due episodi ricci di avvenimenti da troppo condensati narrativamente.
👍🏻
La regia di Laura Bispuri capace di parlare grazie ai dettagli
Il parallelo tra Lila e Lenù e Tina e Imma
Il risveglio di Lenù
👎🏻
Il Michele Solara di Edoardo Pesce non convince del tutto per un’inflessione napoletana poco spontanea
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Finito poco fa in spiaggia, prima che scoppiasse il temporale. Veloce, interessante, insolito. Se vi piace il ciclo arturiano, questa è una riflessione su alcune donne, più o meno protagoniste, delle storie che sono state narrate e rimaneggiate nel tempo. Se vi piacciono le fan-fiction e la narrativa di rielaborazione, è una illuminante critica sulla prospettiva e sulle carenze della rappresentazione e le conseguenze sull'immaginario collettivo. Se avete amato Michela Murgia, è una piccola finestra biografica su un pezzetto della sua vita che ha fatto da significativo ingrediente per quello che è stato composto successivamente.
Non esistono libri innocui, perché non siamo innocui noi. Gli esseri umani sono pericolosi e quello che nutre il loro immaginario si rivela l’innesco di processi di misteriosa combustione, talvolta divampante, talvolta ardente in latenza, come una minaccia in attesa di concretizzarsi. Non sempre ne siamo consapevoli mentre leggiamo e forse è un bene, perché credo saremmo più cauti nel considerare le storie un diversivo al reale: ne sono invece la matrice.
(...)
In nessuno dei libri che avevo letto fino a quel momento il conflitto di genere era mai stato posto con questa chiarezza, né mai l’avevo visto collegato all’immaginario religioso. Ne uscii scioccata. Le considerazioni politiche e specificamente femministe che sono in grado di formulare oggi ovviamente non erano così strutturate mentre leggevo il libro in nave, ma la storia le insinuava in modo molto efficace e per me tutt’altro che indolore. In quella riscrittura c’era però già qualcosa di ineludibile: l’evidenza che il cristianesimo– che negli anni del papato di Giovanni Paolo II sbraitava ancora per essere riconosciuto come unica “radice d’Europa”– appariva sì dominante, ma solo in quanto distruttore di tutte le alternative. Acquisire questa consapevolezza durante la lettura del romanzo non fu un processo neutro per me. Mentre facevo quella traversata in mare nella notte con in mano Le nebbie di Avalon, io ero vicepresidente diocesana dell’Azione cattolica.
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Giovanna Pappalettera - Il nuovo romanzo “Strappi di luce”
Il libro è stato pubblicato da “Edizioni Effetto” il 17 maggio 2024
“Strappi di luce” è il nuovo romanzo della scrittrice Giovanna Pappalettera, pubblicato il 17 maggio 2024 da “Edizioni Effetto”. Il libro si inserisce nel genere psicologico sentimentale corale, narrando la storia di tre donne che si ritrovano sullo stesso treno, diretto in Sicilia. Letizia, Simona e Sara sono diverse: è lo stato d’animo ad accomunarle, a farle riflettere sulla loro condizione. Davanti al caos del mondo, si sentono perdute e il loro unico desiderio è quello di dissolversi nell’anonimato, di scomparire davanti a tutte le difficoltà. Nel corso del romanzo, le tre protagoniste arriveranno ad un punto di svolta, comprendendo l’importanza della resilienza e dei compromessi con la loro stessa vita. Il libro è rivolto in particolar modo al pubblico femminile, dalle più giovani alle adulte, stimolando una riflessione sul valore di sé stessi e delle proprie emozioni.
Il viaggio descritto da Giovanna Pappalettera non è solo fisico, ma soprattutto mentale: si tratta di un vero e proprio percorso volto alla consapevolezza di sé.
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Storia dell’autrice
Giovanna Pappalettera è nata a Roma e lavora come insegnante di sostegno alle scuole superiori. Sin da bambina, è sempre stata incline alla lettura e alla scrittura, i suoi “antidoti contro il mondo”. Ha già pubblicato tre romanzi: con Alcheringa Edizioni “Io, nonostante tutto sono viva”; con Blueberry Edizioni “E ora puoi baciare la fotografa”; in self “Un caffè, per favore”. Infine, con Edizioni Effetto ha pubblicato l’ultimo romanzo, “Strappi di luce”.
I suoi libri indagano la realtà e le sue dinamiche, prendendo in considerazione la psiche e le emozioni dei personaggi.
Facebook: https://www.facebook.com/giovanna.pappalettera88/
Instagram: https://www.instagram.com/giovanna_pappaletterautrice/
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Premio Strega 2024: i 12 finalisti
La corsa al Premio Strega 2024 si fa più avvincente con l'annuncio dei 12 finalisti, scelti tra 82 candidati dai 400 "Amici della Domenica". La dozzina, come da tradizione, presenta una ricca varietà di generi e stili letterari, con 7 donne e 5 uomini a contendersi il prestigioso riconoscimento. Le autrici e i loro romanzi: - Sonia Aggio con Nella stanza dell'imperatore (Fazi): un romanzo storico che ripercorre la vita di Costanza Piccolomini, donna di grande cultura e amante di Federico II. - Donatella Di Pietrantonio con L'età fragile (Einaudi): un'intima esplorazione del rapporto tra madre e figlia, sullo sfondo di un Abruzzo rurale e suggestivo. - Antonella Lattanzi con Cose che non si raccontano (Einaudi): una storia di formazione che affronta temi delicati come l'abuso e la ricerca di sé. - Valentina Mira con Dalla stessa parte mi troverai (Sem): un romanzo che indaga le sfumature dell'amore e del tradimento, con una scrittura poetica e coinvolgente. - Melissa Panarello con Storia dei miei soldi (Bompiani): un memoir ironico e dissacrante sul rapporto con il denaro e le sue implicazioni nella vita di una donna. - Raffaella Romagnolo con Aggiustare l'universo (Mondadori): un romanzo corale che racconta le vite di quattro donne alle prese con le sfide del quotidiano. - Chiara Valerio con Chi dice e chi tace (Sellerio): un'intensa riflessione sul potere delle parole e del silenzio, in una storia che indaga i segreti di una famiglia. Gli autori e i loro romanzi: - Adrián N. Bravi con Adelaida (Nutrimenti): un romanzo di formazione che narra il viaggio di una giovane donna alla scoperta di sé e delle proprie radici. - Paolo Di Paolo con Romanzo senza umani (Feltrinelli): una distopia ambientata in un futuro in cui l'uomo ha ceduto il passo alla tecnologia. - Tommaso Giartosio con Autobiogrammatica (minimum fax): un'opera ironica e meta-letteraria che gioca con i generi e le convenzioni narrative. - Daniele Rielli con Il fuoco invisibile. Storia umana di un disastro naturale (Rizzoli): un romanzo storico che ripercorre la tragedia del Vajont, unendo la Storia alle storie individuali. - Dario Voltolini con Invernale (La nave di Teseo): un thriller psicologico che si snoda tra le atmosfere rarefatte di una montagna innevata. La sfida si preannuncia avvincente e il verdetto finale, che sarà emesso il 4 luglio 2024, è atteso con trepidante attesa da lettori e addetti ai lavori. Oltre ai finalisti, la "dozzina" del Premio Strega 2024 include anche altri nomi di rilievo: - Veronica Raimo con Niente di vero (Einaudi) - Emanuele Trevi con Due vite (Neri Pozza) - Helena Janeczek con La ragazza con la Leica (Guanda) - Giorgio Fontana con Il silenzio dell'alluvione (Sellerio) - Marco Balzano con Resto qui (Einaudi) La cinquina finalista sarà annunciata il 2 giugno 2024. Il Premio Strega, con la sua lunga e prestigiosa storia, rappresenta un punto di riferimento per la letteratura italiana e internazionale. La selezione dei 12 finalisti offre un'ampia panoramica sulla vitalità e la ricchezza del panorama letterario contemporaneo, invitandoci a scoprire nuove voci e a riflettere su temi di grande attualità.tunesharemore_vert Read the full article
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Sentimi – Il potere delle voci femminili nel romanzo corale di Tea Ranno. Recensione di Alessandria today
Cento voci, una storia: la forza delle donne e dei loro racconti in un romanzo corale intriso di emozioni e memorie.
Cento voci, una storia: la forza delle donne e dei loro racconti in un romanzo corale intriso di emozioni e memorie. Recensione:“Sentimi” di Tea Ranno è un romanzo corale che raccoglie le voci di cento donne, intrecciando le loro storie in un unico racconto che celebra la forza e la resilienza femminile. La narrazione si sviluppa in un piccolo paese siciliano, dove ogni donna porta con sé un…
#ascolto e parole#donne e società#Donne protagoniste#forza delle donne#memoria collettiva#narrativa che ispira#narrativa contemporanea#narrativa femminile#narrativa italiana#narrativa siciliana#Narrazione Poetica#racconti di donne forti#Racconti di vita#resilienza femminile#romanzi sul dolore#romanzi sulla maternità#romanzi sulla violenza#romanzo corale#romanzo di testimonianze#romanzo di voci#romanzo Frassinelli.#romanzo psicologico#romanzo sull&039;ascolto#romanzo sulla dignità#Sentimi#Sicilia#storie commoventi#Storie di coraggio#Storie di donne#storie di emancipazione
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Modena. Settimana di eventi Alla Tenda, Musica, Cinema e Rendering con Ottavia Piccolo
Modena. Settimana di eventi Alla Tenda, Musica, Cinema e Rendering con Ottavia Piccolo. Da lunedì 8 aprile, "Le parole delle partigiane", il tributo a De Andrè con i Desamistade e Crossoroads con la Sarti big band. Film in lingua e presentazione del libro "I calcagnanti". È una settimana densa di appuntamenti quella che si apre lunedì 8 aprile alla Tenda di viale Monte Kosica: nel programma, il reading con Ottavia Piccolo con le parole delle partigiane; il cinema con la proiezione in lingua originale del film "L'onda" e un documentario sulla vita in Senegal; la presentazione di "I calcagnanti", romanzo d'esordio di Nicolò Moscatelli e la musica con il tributo a De Andrè del gruppo Desamistade e il nuovo appuntamento con la rassegna "Crossroads – Jazz e altro in Emilia Romagna" e il concerto della Sarti Big Band. Lunedì 8 aprile, alle 18, in "Libere – Le parole delle partigiane", Ottavia Piccolo porta sul palco testimonianze sul ruolo decisivo svolto dalle donne nella Resistenza e nella costruzione dell'Italia democratica. L'attrice leggerà, tra gli altri, le parole delle partigiane Ibes Pioli "Rina", Aude Pacchioni "Mimma", Gina Borellini "Kira", Clelia Manelli "Clara", Ione Torricelli "Stella", Irma Marchiani "Anty", Savina Reverberi, figlia di Gabriella Degli Esposti "Balella". La selezione dei testi è curata da Caterina Liotti e Natascia Corsini. L'iniziativa è organizzata dal Centro documentazione donna di Modena in collaborazione con Cgi, Anpi e Istituto storico di Modena. Appuntamento al cinema mercoledì 10 e giovedì 11 aprile. Mercoledì, alle 20.30, nell'ambito della rassegna di cineforum promossa dal Centro linguistico di Ateneo di UniMoRe, sarà proiettato, in lingua originale con sottotitoli, il film "Die Welle" ("L'onda", in italiano), produzione tedesca del regista Dennis Gansel. Ambientato in Germania, il film racconta dell'esperimento di "regime dittatoriale" in cui un insegnante, dal passato di anarchico rockettaro, coinvolge i suoi studenti per spiegare loro il concetto di autocrazia. Per una settimana la classe dovrà rispondere unicamente agli ordini del professore e diventerà sempre più compatta. I ragazzi sviluppano un grande senso di appartenenza a un gruppo forte e diventano pericolosi, alimentando atti vandalici sia all'interno sia fuori dalla scuola fino a che l'esperimento va fuori controllo. Giovedì 11 aprile, alle 21, sarà proiettato il film documentario "Je m'appelle Teranga - Incontri, chiacchiere e storie di vita in Senegal" di Marco Antolini, nella serata in collaborazione con l'associazione Bambini nel Deserto. Sempre giovedì 11 aprile, alle 11, nuovo appuntamento con la rassegna "In dialogo con l'autore" proposta dall'associazione L'Asino che vola: Sandro Campani intervista Nicolò Moscatelli all'esordio con "I calcagnanti" (La Nave di Teseo, 2023) romanzo d'avventura, di formazione e insieme fiaba anarchica. Musica dal vivo nel fine settimana: sabato 13 aprile, alle 21, il tributo a Fabrizio De Andrè con il gruppo musicale Desamistade, nella serata promossa da Medici con l'Africa Cuamm di Modena e Reggio Emilia. Domenica 14 aprile alle 20.45, nuovo appuntamento con "Crossroads – Jazz e altro in Emilia-Romagna", il festival itinerante curato da Jazz Network. Sul palco la Sarti Big Band con lo spettacolo "Mingus" dedicato al grande contrabbassista e compositore Charles Mingus. La band è un'emanazione della scuola comunale di musica Sarti di Faenza ed è nata nel 1997 all'interno del laboratorio permanente per giovani musicisti chiamati a confrontarsi con i linguaggi dell'improvvisazione e con la musica contemporanea. L'ingresso al concerto è a pagamento: il biglietto intero costa 12 euro, (ridotto a 10 euro per under 25, over 65, soci Combo Jazz Club di Imola, soci Touring Club Italiano). I biglietti sono acquistabili in prevendita online: il link è disponile sul sito de La Tenda e sul sito di Crossroads. Per informazioni è possibile contattare Jazz Network al numero 0544/405666, e all'indirizzo email [email protected] Tutti gli eventi in programma nella struttura che fa capo all'assessorato alle Politiche giovanili del Comune di Modena sono a ingresso libero e gratuito, salvo dove diversamente specificato. Il programma completo è consultabile sul sito www.comune.modena.it/latenda e sulla pagina Facebook La Tenda.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Quando un libro parla proprio di te
ITA: In questo articolo l'autrice recensisce il libro Lontano dalla vetta. Di donne felici e capre ribelli di Caterina Soffici, che racconta del suo anno passato in una baita a 1700 metri di altitudine durante il covid. Il testo si colloca a metà tra un diario ed un saggio, con citazioni e poesie di donne e uomini che con la montagna hanno intrattenuto un rapporto speciale. Racconta il percorso di scoperta della vita in montagna e le relazioni con alcune importanti figure femminili, come la pastora detta la Regina delle caprette; analizza la quotidianità di chi ha fatto della montagna la propria casa in chiave profondamente femminile; descrive le capre come animali intelligenti e ribelli. Il romanzo attraversa le stagioni ed è un percorso di consapevolezza e recupero della connessione con sé stesse/i.
ENG: In this article the author reviews the book Far from the Summit. Of Happy Women and Rebellious Goats by Caterina Soffici, who recounts her year spent in a cabin at 1700 meters above sea level during covid. The text is somewhere between a diary and an essay, with quotes and poems from women and men who had a special relationship with the mountains. It recounts the journey of discovery of life in the mountains and relationships with some important female figures, such as the shepherdess known as the Queen of the goats; it analyzes the everyday life of those who have made the mountains their home, in a deeply feminine way; it describes goats as intelligent and rebellious animals. The novel traverses the seasons and is a journey of awareness and recovery of connection with one self.
🖊️: Sara Marsico
#toponomasticafemminile
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Han Kang
Han Kang è la scrittrice sudcoreana che ha vinto il Premio Nobel per la letteratura nel 2024.
Ha iniziato a pubblicare negli anni Novanta ma ha travalicato i confini del suo paese soltanto nel 2016 quando, il suo romanzo La vegetariana ha vinto l’International Booker Prize.
Innovatrice della prosa contemporanea, con uno stile poetico unico e sperimentale, si confronta con traumi storici, esponendo la fragilità dell’esistenza, enfatizzando le connessioni tra corpo e anima, vita e morte.
Nata a Gwangju, il 27 novembre 1970, è figlia dello scrittore Han Seungwon che, come lei, ha vinto il Yi Sang Literary Award.
Si è laureata in letteratura alla Yonsei University e iniziato la sua carriera, nel 1993 come poeta, pubblicando una serie di poesie nella rivista Letteratura e società.
Dal 2013 insegna scrittura creativa al Seoul Institute of the Arts.
Nel 2007 ha pubblicato La vegetariana, romanzo, estremo, provocatorio e affilassimo, che si incentra sulla figura di una donna resa anonima dalla società che ha intorno, che decide di diventare vegetariana e consumarsi in un turbine violentemente fiabesco che, dal rifiuto della carne, la porta a rifiutare ogni tipo di convenzione fino alla decisione estrema di perdersi nell’indifferenza vegetale. Il libro ha impiegato quasi un decennio prima di arrivare al pubblico internazionale.
Nel 2017 ha vinto il Premio Malaparte per il libro Atti umani che parte dalla durissima repressione di un corteo studentesco avvenuta nel 1980 a Gwangju, in seguito al colpo di stato e alla legge marziale, la cui ferocia descrive senza sconti e con una lingua che è potentemente letteraria e, insieme, realisticamente sanguinosa.
L’ora di greco del 2011 (in Italia nel 2023), accompagna una donna che cerca di recuperare la parola aggrappandosi all’estraneità del greco e a un professore immigrato tempo prima in Germania, riflettendo così sui margini invalicabili delle lingue nel definirci.
In italiano sono stati tradotti anche due racconti raccolti in Convalescenza, storie di due donne diversissime (una che elabora la morte della sorella e l’altra che si trasforma in una pianta), accumunate dalla volontà di riflettere sulla dissoluzione dei corpi, delle anime e delle relazioni.
Il 25 maggio 2019 ha consegnato un suo manoscritto inedito dal titolo Dear Son, My Beloved alla Biblioteca del futuro, un progetto artistico culturale ideato da Katie Paterson che vedrà la pubblicazione nel 2114, cento anni dopo l’avvio dell’iniziativa.
Il 10 ottobre 2024 è stata la prima autrice asiatica insignita del Nobel per la letteratura “per la sua intensa prosa poetica che affronta i traumi storici ed espone la fragilità della vita umana“.
Il suo modo di scrivere, pur nutrendosi delle proprie radici e senza perdere la propria identità, ha il potere di dialogare attraverso il tempo e i luoghi. È capace di far risuonare le corde delle fragilità umane, avvicinare realtà diverse, arricchire e rafforzare nello scambio reciproco delle differenze. La sua opera, con precisione puntuale e con altrettanta fantasmagoria espressiva, si dipana su punti, luoghi e occasioni in cui la nostra cultura e la nostra morale incontrano il limite, l’impossibilità e il crollo.
I suoi temi e personaggi girano attorno alla violenza, al dolore, alle costrizioni patriarcali e in fondo a tutte quelle occorrenze in cui l’umanità si ripiega su se stessa e cerca impreviste soluzioni di sopravvivenza.
La sua ultima fatica, del 2024, è Non dico addio, romanzo doloroso, lucido e poetico che narra la storia di tre donne, unite dal filo invisibile della memoria, che si rifiutano di dimenticare la storia dei massacri compiuti a Jeju, tra la fine del 1948 e l’inizio del 1949, in cui trentamila persone vennero uccise e molte altre imprigionate e torturate.
Un libro in cui la frontiera tra sogno e realtà, tra visibile e invisibile, sfuma fin quasi a svanire, che ella stessa ha definito «una candela accesa negli abissi dell’animo umano».
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American Psycho - Bret Easton Ellis
"American Psycho" è un romanzo di Bret Easton Ellis scritto nel 1991. L'edizione da me letta è quella del 2014, pubblicata da Einaudi Editore. Il romanzo rientra in parte nel genere thriller ed in parte nella narrativa contemporanea. Infatti, la componente spazio-temporale è molto forte, tanto da prevalere sulla trama.
Il libro è ambientato negli anni '80 negli Stati Uniti, più precisamente a New York e si concentra su una particolare categoria di persone, un particolare status sociale, quello della alta borghesia e ne fa un affresco partendo da una trama prettamente thriller. La trama, appunto, si incentra su Patrick Bateman, un uomo di 27 anni definito come il ragazzo della porta accanto che lavora a Wall Street e, nel tempo libero, si diletta ad uccidere. Quindi, il romanzo in breve racconta le vicende di un serial killer, ma non è questo l'obiettivo del romanzo.
"Senti, dovremmo tutti poter fare esattamente ciò che vogliamo. Io voglio che tu faccia quel che vuoi."
Si provi ad analizzare attentamente il personaggio di Patrick Bateman: è un uomo che si confonde con i suoi colleghi, perché la classe sociale rappresentata è estremamente superficiale e non ha interesse nell'approfondire veri e propri rapporti. Questo comporta una sorta di generalizzazione di Patrick Bateman, perché egli può essere chiunque. Ovviamente, queste non sono le uniche informazioni che si guadagnano sul tale personaggio durante la lettura, infatti l'autore riesce a dipingere un quadro estremamente dettagliato di Bateman attraverso episodi sconnessi tra loro, ma che crescono di tensione con lo scorrere del tempo. Questi episodi non sono univoci, bensì si possono distinguere episodi sociali, ovvero tutti quei momenti in cui Patrick Bateman è inserito in un contesto sociale con i propri colleghi, che permettono di osservare l'interazione del protagonista con altre persone; episodi "psicopatici", molto esplicativi, in cui il protagonista commette atti violenti e omicidi; episodi generici, che descrivono la vita di tutti i giorni di Bateman, con i quali l'autore di approfondire diversi aspetti della società che sta trattando. Un esempio di questi ultimi sono tutti quei capitoli in cui Ellis si intromette nella narrazione per poter parlare di musica, di moda. Queste tre tipologie di episodi danno al lettore tutti gli strumenti per conoscere Patrick Bateman: un uomo narcisista, violento, metodico, nonché razzista, maschilista e omofobo, caratteristiche che lo accomunano ai suoi colleghi. Infatti, l'obiettivo dell'autore va oltre la narrazione degli atti di uno psicopatico, ma è quello di evidenziare e analizzare una precisa classe sociale, caratteristica che accomuna anche altre opere di Bret Easton Ellis. Si osserva, in questo romanzo, come già detto, come Patrick Bateman si mimetizza tra i suoi colleghi, per cui vale anche il viceversa: sono tutti uguali, si vestono nella stessa maniera, frequentano gli stessi luoghi e le stesse persone, nessuna persona tra loro spicca, si distingue, Bateman si distingue solo perché l'autore ha deciso di raccontare la sua storia. Questa somiglianza è presente soprattutto nelle ideologie di questi uomini: essi sono razzisti, maschilisti, omofobi. Ciò viene descritto direttamente tramite l'utilizzo di episodi diversi, con l'interazione con altre persone, l'interazione tra loro, come parlano delle donne, come le trattano, cosa dicono. L'intento di Ellis è, quindi, mettere in evidenza i lati negativi di una società che pensa di meritarsi tutto dal mondo, che pretende tutto e Patrick Bateman è solo un modo per farlo.
"Questa era la geografia intorno alla quale ruotava la mia vita: non mi era mai venuto in mente, mai, che la gente fosse buona o che un uomo potesse cambiare o che il mondo sarebbe potuto essere un posto migliore grazie a un sentimento o a uno sguardo o a un gesto, o al fatto di accettare l'amore o la gentilezza di un'altra persona."
10/10
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Alle porte dell'Infinito, romanzo di Miriam Marino- Planet Book
Dopo aver esplorato con i suoi scritti per anni i mali della terra, partendo dalla Palestina, le donne, il mondo, Miriam Marino si avventura ora nel mondo dell’aldilà,
Consapevole del dolore e delle difficoltà che le persone affrontano nella loro vita, e della puara che la morte suggerisce in quasi tutti, Miram ci porta ad esplorare le nuove possibilità di esistenza che vi sono quando si è attraversato il velo. Se ne Il Treno l’accento era sullo smarrimento, sul non comprendere la propria situazione, e sulla necessità di collocarsi, di recuperare la propria storia per riuscire a svolgere il cammino che porta oltre la morte , Alle porte dell’infinito va oltre, osa pensare lo sconosciuto, l’impensabile, per accompagnarci in una epopea dove le vite individuali acquistano senso e leggerezza. Parla di felicità, promette che il cammino può essere verso nuove scoperte, nuove realtà che da questo piano dell’esistenza possiamo solo intravedere, ci fa dare uno sguardo su un futuro che è felice, costruttivo e pieno di amore, senza tralasciare i mondi oscuri in cui può ritrovarsi chi chiude ad ogni comprensione e non si sveste dei suoi difetti . Ci rivela anche che sono i pensieri malvagi degli esseri umani che nei millenni hanno creato il mondo ostile che le religioni hanno identificato con il diavolo.
La costruzione di questo futuro di luce e di spernza oltre la morte avviene con cura con una architettura ordinata in livelli, in cui la volontà e il desiderio possono originare la realtà
ed aprie la via a collegamenti, contatti, meditazioni, progetti e speranze. ‘
Il racconto si snoda come una panoramica di vite e personaggi che ci fanno conoscere il loro incontro con l’infinito, con lo scorrere delle vite precedenti, con la progressiva comprensione a tratti di questo immenso universo che se è uno dei tanti è comunque immenso e va scoperto un poco per volta .‘Tu sai già tutto, però te lo racconto’, perché la parola è ancora lo strumento principe per rendere vera ciò che si racconta, e appropriarsene.
La scrittura di Miriam è pacata, la narrazione ci accompagna ad incontrare universi solo immaginati e ci lascia con l’impressione che aver guardato alle vite dei vari personaggi, alle loro progressive scoperte , è qualcosa che ci riguarda tutte e tutti, e il nostro presente, che in qualche modo costruisce il futuro. Lo sguardo che si allarga a tempi e mondi altri permette di rivalutare anche le nostre piccole vite, i nostri limiti, le sofferenze e la idea di vita che abbiamo avuto. Miriam regala alla donna che ha vissuto una vita squallida e senza speranza un panorama di vite ricche di forza e di energia, e da un nuovo senso a questa, come un’altra tappa di un apprendimento mai finito, la conquista di un pezzo di sé che era rimasto silente nelle vite passate. Allo steso modo ridimensiona l’importanza della cultura e della sensibilità umana della anziana studiosa che si ritrova a riflettere che la sua vita è stata limitata dal rifiuto di tutto ciò che va oltre, e dell’agnosticismo, che l’ha guidata con la forza di una fede. In tutti c’è il ritrovarsi a guardare con lucidità e nuova comprensione la propria esistenza, e il bilanciamento dei valori, o disvalori in cui sono vissuti. Il riconoscimento delle ferite, e delle scelte fatte facendosi guidare dal dolore, dalla delusione, dalla volontà di riscatto e di recupero del proprio valore. Lo sguardo che Miriam ci offre è quello compasisonevole ed amoroso degli spiriti guida, che sostengono la comprensione ed aiutano a trovare la strada. Ma è anche rigoroso, e senza sconti verso chi non riesce ad uscire dal suo nucleo di superiorità saccente e non sa relazionarsi con la realtà, sino a precipitare nel dolore da cui si esce solo chiedendo aiuto, non più superiori, ma spaventati e doloranti esseri che hanno bisogno di essere curati e di apprendere ad entrare in contatto: al più antipatico professore e grande artista finito nel baratro e faticosamente all’inizio della risalita, fa dire una frase rivelatrice “ne usciremo insieme” .Quello che non aveva bisogno di nessuno, che poteva giudicare e condannare tronfio della propria superiorità, riesce così a dare un senso anche alle difficoltà e al dolore attraversati, “ne usciremo insieme”.
Le figure di Arturo, lo spirito che si è avvicinato per aiutare, e di Adnan, il saggio ucciso dal fanatico razzista mentre stava andando a tenere la sua lezione all’università sembrauno una mediazione tra questo e l’altro mondo, uno fa parte di coloro che hanno smarrito la strada, ma sa curare le sue paure occupandosi anche di quelle degli altri, l’altro è già oltre, sa e può accompagnare le scoperte e aiutare a trovare il cammino, senza sostituirsi al lavoro che ognuno deve fare da solo.
Nicoletta Crocella
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