#romanzo ambientato a Napoli
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Il funerale di Orlando: Un omicidio in famiglia dai risvolti sorprendenti. Il romanzo di Paolo Navi esplora le dinamiche familiari, gli intrighi e le tensioni di una famiglia napoletana dopo un misterioso omicidio. Recensione di Alessandria today
In Il funerale di Orlando, Paolo Navi ci trascina in una trama intricata e ricca di suspense, dove la famiglia del protagonista, Orlando, viene sconvolta da un inaspettato evento tragico
Recensione del RomanzoIn Il funerale di Orlando, Paolo Navi ci trascina in una trama intricata e ricca di suspense, dove la famiglia del protagonista, Orlando, viene sconvolta da un inaspettato evento tragico. L’anziano impresario edile napoletano viene trovato morto nella sua camera da letto in una tranquilla domenica mattina. Se all’inizio sembra un decesso naturale, il medico di famiglia…
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Book Review: L'isola di Arturo, Elsa Morante
Here's my blossoming book review (Italian version) of my favorite Italian novel: L'isola di Arturo by Elsa Morante. For the translated version in English, click here!
Sintesi della trama
L’isola di Arturo, uno dei capolavori della letteratura italiana del novecento, è ambientato intorno al 1938 e parla di un ragazzo di 15 anni, Arturo Gerace, nato sull’isola di Procida, vicino a Napoli. Quest’isola racchiude tutto il suo mondo; vive lì tutta l'infanzia e l'adolescenza, in un idillio solitario. Sua madre è morta nel parto e suo padre, Wilhelm Gerace, un italo-austriaco ombroso che lui venera come un eroi, viaggia spesso per volontà propria.
Nei suoi lunghi momenti di assenza, Arturo vive esclusivamente in compagnia della sua cagna Immacolatella nella "Casa dei guaglioni" (ragazzini, giovincelli in dialetto napoletano). Questa casa dove abita è chiamata così perché è stata ereditata da un vecchio misogino amico di suo padre, Romeo l'Amalfitano, che odiava le donne e faceva molte banchetti e feste in maschera e in costume dove nessuna donna era ammessa. Dunque, Arturo non ha mai conosciuto una donna e vive con un'idea negativa e avversa nei loro confronti.
Un giorno, suo padre porta a casa la sua nuova sposa, molto giovane, solo due anni più grande di Arturo, chiamata Nunziata. Lui prova sentimenti contrastanti che non riesce a spiegare: tra l'odio e l’empatia, tra il desiderio e la gelosia. E qui comincia un percorso di due anni che si può tradurre come un viaggio iniziatico di un fanciullo verso la vita. Infatti, il libro ha come sottotitolo “Memorie di un fanciullo”, perché racconta la maturazione di Arturo e le crisi che ne derivano.
Un romanzo di formazione
Come dice Cesare Garboli, che fa l’introduzione di questa edizione del libro, “scoppiano amori e furori, si avvicendano sconfitte e galanterie”. Arturo scopre, “come se non fossero mai esistiti prima di lui, (…) gli eterni temi del vivere (l’amore e la noia, la disperazione e la gelosia, l’amicizia e il dolore)”. La vita, per lui, “ritrova le sue prime canzoni, i suoi primitivi, freschissimi accenti”. Lo stato d’inconsapevolezza della fanciullezza, nel quale vive all’inizio del libro come in un eden assoluto e irripetibile, è sostituito gradualmente dalla conoscenza amara della realtà, mentre apre gli occhi sull’esistenza.
Per questo, L’isola di Arturo è considerato un “romanzo di formazione” mediterraneo. In tedesco, un Bildungsroman: genere letterario che riguarda l'evoluzione del protagonista verso la maturazione e l'età adulta. Come lo dice la Morante:
"Ho voluto, con questo libro, scrivere una storia che somigli un po' in certe cose a Robinson Crusoe — cioè, la storia di un ragazzo che scopre per la prima volta tutte le cose più grandi, più belle e anche quelle brutte della vita. Per lui tutto è avventura, è stupore, è bellezza, perché vede le cose per la prima volta e non ha nessuna esperienza né del bene né del male. E siccome vive in una delle isole più belle che io abbia mai conosciuto che è l'isola di Procida, tutto quello che gli cadde sotto gli occhi è di una particolare bellezza."
Arturo e l'isola
C'è una caratteristica individualista molto presente nel personaggio di Arturo. La sua solitudine idillica e suprema lo affratella alla propria isola. La scelta di un'isola come luogo di azione è molto allegorica: questa, in termini geofisici, è staccata dal continente, immersa nel silenzio e nella vastità del mare; è uno spazio appartato che rappresenta l'isolamento di Arturo stesso.
Forse la conseguenza o anche la causa di questo isolamento é che il protagonista è caratterizzato da un grande narcisismo. Infatti, il libro comincia, nel suo primo capitolo chiamato “Re e stella del cielo”, con la frase: “Uno dei miei primi vanti era stato il mio nome”. Lui spiega che il suo nome, Arturo, è anche il nome di una stella della costellazione Boote e il nome di un re leggendario dell’antichità. Questa vanità per il suo nome è solo un indizio della sua personalità egocentrica, derivante della sua solitudine. Questo narcisismo, tuttavia, culmina, più tardi, in passioni negative come la gelosia.
Dopo, fra la scoperta dell’amore per Nunziata e la rovina della figura eroica del padre, alcuni dicono che Arturo può essere interpretato come un caso di complesso edipico; ma io penso che la sua psicologia sia più complessa, perché l’essenza della storia non è tanto il suo rapporto con loro due, ma con lui stesso. Lui dice una volta che aspetta “il giorno pieno”, la bellezza perfetta della vita, che lui crede arriverà quando diventerà grande; ma invece la realtà lo raggiunge come un’ombra.
Il giorno pieno è stata la sua fanciulezza; la notte viene con la consapevolezza, come Adamo ed Eva dopo aver mangiato la mela. Cesare Garboli dice que “L’isola di Arturo è una piccola, criptica Achilleide resuscitata. All’eroe, guerresco ragazzo dal nome stella, Arturo-Boote (…) è concesso di vivere soltanto un fulgido mattino, un istante di splendore solare e glorioso” perché “il romanzo (…) sottintende in tutta la sua durata, lasciandolo trasparire solo alla fine, un buio, nascosto tema di nevrosi narcisistica”.
Misoginia e omosessualità
Mentre leggevo questo libro, molte cose mi hanno fatto schifo. Sin dall'inizio, questo argomento di “odio verso le donne” è stato presentato con la storia dell’Amalfitano, il dono precedente della Casa dei guaglioni; ma qui sembrava quasi un concetto comico, quindi pensavo che sarebbe stata qualche tipo di critica femminista.
Tuttavia, con l’introduzione del personaggio di Nunziata, il padre di Arturo, Wilhelm, la tratta con maniere così brusche che talvolta scrivevo insulti a lui nei margini. Ecco un esempio: prima della loro notte di nozze, lui le dice “adesso, preparati a pagarmele tutte” e dopo il narratore descrive che lui “la stringeva al cuore, senza, però, darle carezze né baci, ma, al contrario, quasi maltrattandola e scompigliandole i capelli”, mentre lei era visibilmente spaventata da lui.
Questa condotta rimane per tutto il libro, lei sottomessa, e anche Arturo la tratta per la maggior parte del tempo in modo rabbioso e con parole violente — per altri motivi, ma ovviamente come conseguenza dell’esempio di suo padre. Queste attitudini schifose e maschiliste, che speravo fossero una critica sociale, non sono nemmeno spiegate e il ruolo di Nunziata non cambia.
Da una parte, quest'avversione si può spiegare attraverso l'ovvia omosessualità repressa di Wilhelm. Il suo matrimonio con Nunziata è chiaramente un tentativo di lottare contro questi desideri e di nascondere la vita che conduce quando è assente dall'isola. Il suo maschilismo si può interpretare, dunque, come un sintomo della sua lotta interna. Dall'altra parte, questo sembra una visione un po' pregiudiziale e nociva degli omosessuali, come se la loro espressione cancellasse i diritti delle donne.
Il rapporto di Morante con i generi
Elsa Morante è stata duramente condannata dalle femministe radicali di quell’epoca per il suo fallimento nel delineare personaggi femminili che potessero essere considerati “forti” e presi a modello dalle nuove generazioni di lettrici. La sua opera è stata definita come antifemminile o addirittura misogina, e sovente tacciata di maschilismo. Lei non sceglie mai come eroina la donna emancipata, quella che lei stessa fu molto presto; invece, i suoi personaggi femminili sono sempre donne deboli, analfabete, stupide, cattive, infide oppure si sottomettono agli uomini come Nunziata.
L’unica cosa positiva che ho trovato dal punto di vista degli studi di genere è stata l’idea che, pur non parlando dell’effetto del maschilismo sulle donne, lei rievoca il suo effetto sugli uomini. La necessità di raggiungere la sua virilità per affermarsi è, davvero, un tema esplicito nel personaggio di Arturo. E se le donne, che non escono dall’asfissiante binomio madre-figlia, diventano madri a loro volta, i maschi rimangono sempre figli, segnati in maniera indelebile da un desiderio, da una necessità d’amore per sempre perduta.
Inoltre, Elsa Morante ha anche scritto molte volte con pseudonimi maschili e ha detto che, per L’isola di Arturo, “la scelta di questo protagonista maschile nasce dal mio antico inguaribile desiderio di essere un ragazzo”. Perciò, essendo maschilista o no, mi parve che lei avesse un certo fascino psicologico, consapevole o no, per il genere maschile…
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[Morte per grazia ricevuta][Simona Pedicini]
La storia di "Morte per grazia ricevuta" di Simona Pedicini racconta di Sofia, intrappolata in una famiglia opprimente, che cerca l'amore altrove. Insieme a un compagno crea un mondo libero dove tutto è possibile, ma il loro incantesimo viene spezzato in
La ricerca disperata di Sofia: un romanzo rivoluzionario ambientato in una Napoli senza tempo Titolo: Morte per grazia ricevutaScritto da: Simona PediciniEdito da: Fandango LibriAnno: 2023Pagine: 192ISBN: 9788860449030 La trama di Morte per grazia ricevuta di Simona Pedicini Per evadere da una vita domestica costrittiva – un padre autoritario che la punisce rinchiudendola nella “stanza del…
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Soledad
Ricciardi e Maione sono alle prese con un nuovo omicidio e crisi familiari, ma intorno a loro la situazione politica sta degenerando. In questo #romanzo si legge di solitudine, speranze e tanti timori per il futuro. #Soledad è un titolo consigliato.
“Soledad” di Maurizio de Giovanni è un romanzo che si distingue per la sua intensità emotiva e la profondità dei suoi personaggi. Ambientato nella Napoli del 1939, il libro si inserisce nella serie del commissario Ricciardi, un personaggio ormai iconico dell’autore, noto per la sua capacità di vedere gli ultimi momenti di vita delle persone morte violentemente. La trama si concentra sulla…
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Tradotto in persiano il romanzo 'Una vita nascosta' di Enrica Mormile
AGI – È stato tradotto in lingua persiana ‘Una vita nascosta’, il romanzo di Enrica Mormile ambientato nella Napoli degli anni Sessanta ma che si sviluppa avanti e indietro nel tempo tracciando l’intricata storia della famiglia di un quartiere popolare. Edito da Castelvecchi nel 2022, il romanzo di Mormile è stato traslato in persiano da Abolhassan Hatami per la casa editrice Hoonaar e sarà nelle…
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Anche Ottobre ci porta una recensione letteraria: "Questioni di sangue: un’indagine nel cuore segreto di Napoli" di Anna Vera Viva
di Fabrizio Reale
È una Napoli spietata, ma anche in cerca di redenzione quella che ci consegna Anna Vera Viva con le pagine di questo romanzo, ambientato nel rione Sanità.
Alla morte della madre, le vite di due fratelli si separano diametralmente seguendo opposti percorsi: Raffaele, dato in adozione, diventa sacerdote, mentre Peppino, arruolato dalla criminalità, diviene un malavitoso del quartiere.
Molti anni dopo, Raffaele ritorna da parroco nel rione Sanità e, senza rivelare la sua identità al fratello, avrà modo di manifestare a quest’ultimo tutta la sua disapprovazione per la strada intrapresa.
L’assassinio di un uomo, che pochi rimpiangono, lascia aperta, proprio per questo, una lunga schiera di sospettati, ma Don Raffaele non è per nulla convinto della direzione verso cui puntano le indagini e si mette in proprio alla ricerca della verità, aiutato dalla sua perpetua, Assuntina, carica di umanità e di uno spiccato spirito indagatore, un personaggio colorito che si muove agevolmente nel variegato mondo del rione.
La nascita del figlio di Peppino è il momento in cui il sangue comune riesplode nelle vene dei due fratelli che, pur con diffidenza e con cautela, subiscono il richiamo della loro discendenza.
Le indagini condotte da Raffaele diventano un altro terreno di incontro-scontro con il fratello, ma il parroco, che in pochissimo tempo riesce a portare Dio nelle case dei suoi parrocchiani in modo tangibile facendolo sentire vicino a tutti e non un’entità giudicante posta ad una distanza siderale dagli uomini, con passione e coraggio, anche seguendo vie che lo mettono duramente a confronto con la sua coscienza, prosegue nella sua personale ricerca dell’autore del delitto.
Tutti i personaggi, sia quelli in primo piano, sia quelli che si muovono sullo sfondo, sono mirabilmente tratteggiati a tinte forti e l’affasciante rione in cui la storia si dipana, con i suoi vizi e le sue virtù, non è solo un’ambientazione, ma assurge a protagonista e a testimone degli intrighi, delle vendette incrociate e della solidarietà che segnano quell’umanità commovente, pulsante e vibrante che lo anima.
Due “Don”, Raffaele e Peppino, ma con uno suono assai diverso davanti all’uno o all’altro nome, eppure anche due vite così profondamente diverse possono trovare un punto di convergenza, come avverrà all’epilogo di questa avvincente narrazione.
Per Anna Vera Viva, salentina, trasferita a Napoli da lungo tempo, il rione Sanità parrebbe non essere un “cuore segreto”, che così viene raccontato magistralmente, con sapienza, dall’interno. È autrice di altri romanzi e anche sceneggiatrice. Una scrittrice da seguire con attenzione e con curiosità.
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I laghi italiani e la letteratura: i romanzi e i racconti ambientati sulle sponde dei laghi
I laghi italiani sono luoghi di grande bellezza naturale e attrattiva turistica. Non è quindi sorprendente che siano stati fonte di ispirazione per molti scrittori, che ne hanno raccontato la storia, la cultura e le tradizioni. Tra i romanzi e i racconti più famosi ambientati sulle sponde dei laghi italiani troviamo: Il conte di Montecristo di Alexandre Dumas (1844), ambientato in parte sul Lago Maggiore. I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni (1827), ambientato in parte sul Lago di Como. La storia di un amore di Dino Buzzati (1960), ambientato sul Lago di Como. Il nome della rosa di Umberto Eco (1980), ambientato sul Lago di Garda. L'isola di Arturo di Elsa Morante (1957), ambientata sull'Isola di Procida, nel Golfo di Napoli. La luna e i falò di Cesare Pavese (1950), ambientato sul Lago di Garda. Il lago di ghiaccio di Primo Levi (1985), ambientato sul Lago di Garda. La ragazza del lago di Andrea Camilleri (2006), ambientato sul Lago di Lugano. L'isola disabitata di Italo Calvino (1945), ambientata su un'isola immaginaria nel Lago Maggiore. Questi romanzi e racconti offrono una visione affascinante dei laghi italiani, che vengono presentati come luoghi di bellezza, mistero e avventura. Il conte di Montecristo di Dumas è un classico della letteratura mondiale che racconta la storia di Edmond Dantès, un giovane marinaio che viene ingiustamente condannato a morte. Fuggito dal carcere, Dantès si vendica dei suoi nemici e diventa un ricco banchiere. Nel corso della sua storia, Dantès visita il Lago Maggiore, dove incontra la marchesa di Villefort e la sua figlia Mercedes, di cui è innamorato. I Promessi Sposi di Manzoni è un altro classico della letteratura italiana che racconta la storia di Renzo Tramaglino e Lucia Mondella, due giovani innamorati che vengono ostacolati nelle loro nozze dalla malvagità del conte Attilio. Nel corso della loro storia, Renzo e Lucia si rifugiano sul Lago di Como, dove incontrano il cardinale Federigo Borromeo. La storia di un amore di Buzzati è un romanzo d'amore che racconta la storia di Corrado e Giuliana, due giovani che si innamorano durante una vacanza sul Lago di Como. La loro storia è però destinata a finire tragicamente, quando Giuliana viene uccisa in un incidente stradale. Il nome della rosa di Eco è un romanzo giallo che racconta la storia di Guglielmo da Baskerville, un frate francescano che viene inviato a indagare su una serie di omicidi avvenuti in un'abbazia sul Lago di Garda. L'isola di Arturo di Morante è un romanzo che racconta la storia di Arturo, un bambino che vive sull'Isola di Procida con la sua famiglia. Arturo cresce in un ambiente magico e misterioso, che lo porta a riflettere sulla vita, l'amore e la morte. La luna e i falò di Pavese è un romanzo che racconta la storia di un gruppo di amici che trascorrono le vacanze estive in un paese sul Lago di Garda. Il romanzo è ambientato negli anni '30, in un periodo di grande incertezza e violenza. Il lago di ghiaccio di Levi è un romanzo che racconta la storia di un gruppo di prigionieri ebrei che sono costretti a lavorare in un campo di concentramento sul Lago di Garda. Il romanzo è un racconto drammatico e commovente della Shoah. La ragazza del lago di Camilleri è un romanzo giallo che racconta la storia di un commissario di polizia che indaga sull'omicidio di una ragazza sul Lago di Lugano. L'isola disabitata di Calvino è un racconto fantastico che racconta la storia di un gruppo di bambini che scoprono un'isola incantata sul Lago Maggiore. Questi sono solo alcuni dei tanti romanzi e racconti ambientati sulle sponde dei laghi italiani. La letteratura ha contribuito a rendere questi luoghi ancora più affascinanti e misteriosi, e ha permesso ai lettori di conoscere e apprezzare la loro bellezza. Read the full article
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Ricomincio da Port'Alba
Da 26 al 28 maggio si è tenuto, a Napoli, il festival Ricomincio da Port’Alba, organizzato dall’associazione Ricomincio dai Libri, proprio lungo la storica via dei libri di Port’Alba, all’aria aperta! Il nutrito programma ha offerto agli intervenuti e ai passanti incuriositi: reading, incontri con gli autori, speed date letterari, speaker’s corner e un omaggio allo scrittore recentemente scomparso, Mauro Giancaspro. Eventi ed ospiti Per la sezione “Incontri con gli autori” Massimiliano Virgilio, giornalista e scrittore, ha presentato il suo ultimo lavoro letterario “Il tempo delle stelle”, storia di una coppia che si misura col desiderio di mettere al mondo un figlio. Stefania Spanò, insegnante e interprete LIS, ha presentato il suo romanzo d’esordio “Nannina” storia di una “cuntastroppole” ispirata alla nonna dell’autrice. Port'Alba, casa dei reading letterari Sabato, in una perfetta mattina di sole e via vai vivace ma contenuto di passanti, per i “reading letterari” si sono succeduti nella lettura di un brano tratto dai rispettivi libri, gli scrittori: Gianluca Calvino, docente di tecniche di scrittura e autore di “Se questo è un valzer”, un giallo ambientato nel mondo universitario dell’Orientale, edito da Homo Scrivens. Deborah Divertito autrice di “Napoli 2020 Cocacò” – Coppola editore – storia di Gennaro detto Cocacò, bibitaro allo stadio Maradona, e della sua lotta per la sopravvivenza quotidiana ai tempi del lockdown. Maurizio De Angelis umorista e autore di “Achei, il prezzo è giusto”, una divertente e folle riscrittura del mito greco – ed. Homo Scrivens Miryam Gison autrice di “Libreria aperta per resistenza” - Coppola ed. - una storia di sopravvivenza, quella di una libreria di paese nell’era dei Book Tok Ciro Tremolaterra autore di “A un metro di distanza”, una raccolta di poesie scritte durante l’intero arco della pandemia - ed. Homo Scrivens. Nunzia Mazzi autrice di “Il senso delle cose”, - ed Rogiosi - storia di un’aspirante modella. In ricordo di Mauro Giancaspro La mattinata si è conclusa con l’amorevole e toccante ricordo di Mauro Giancaspro, autore brillante, amico attento e combattivo direttore della Biblioteca Nazionale, tenuto da Claudio Ciccarone, giornalista presso la RAI, al quale si sono affiancati Aldo Putignano di Homo Scrivens-La Bottega della scrittura; Francesco D’Amato, editore; Alessandro Polidoro presidente del Salone del Libro Napoli; Paquito Catanzaro addetto stampa presso Homo Scrivens e la moglie dell’autore Vittoria Colucci, che ha condiviso coi presenti il ricordo dell’amore che la legava al marito e una sua frase fatta stampare sui segnalibri di cui ha fatto dono a tutti noi presenti: “Resta insomma di te l’amore che hai dato, quello che hai ricevuto e quello che continui a ricevere. Resta l’amore che dura ancora e che costituisce una vera e propria forma di immortalità” Nel pomeriggio non è mancato l’appuntamento con il “Bookmob” di Librincircolo, un allegro “Hellzapoppin’” di corse e scambi di libri tra i convenuti, tutti muniti di pericolosissimi libri da donare e ricevere a caso. La chiusura di Ricomincio da Port'Alba Il festival si è concluso domenica 28 con l’atteso Speed Date letterario a cura dell'associazione Parole Alate. Un’opportunità preziosa quanto breve per presentare il proprio libro ad un editore cercando di catturarne l’interesse. E per concludere: il gran finale, una chiacchierata letteraria di altissimo livello, tra Lorenzo Marone e Maria Rosaria Selo, autrice del romanzo “Vincenzina ora lo sa” – Rizzoli ed. - storia di Vincenzina, studentessa universitaria, costretta a lasciare gli studi e a prendere il posto del padre deceduto per cause di lavoro, nell’acciaieria di Bagnoli. L'iniziativa è stata realizzata nell’ambito della XXIX edizione di Maggio dei Monumenti - “Napoli in vetta”, promossa dal Comune di Napoli e finanziata dalla Città Metropolitana di Napoli. Read the full article
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Il treno dei bambini di Viola Ardone: Un viaggio di speranza e crescita nella Napoli del dopoguerra. Recensione di Alessandria today
La commovente storia di un bambino e di un’Italia che si rialza dopo la guerra
La commovente storia di un bambino e di un’Italia che si rialza dopo la guerra Il romanzo Il treno dei bambini di Viola Ardone, pubblicato da Einaudi nel 2019, racconta la storia di Amerigo, un bambino di sette anni che lascia la sua Napoli nel 1946 per affrontare un lungo viaggio verso il Nord Italia. Insieme a migliaia di altri bambini del Sud, Amerigo partecipa a un’iniziativa del Partito…
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Io sarò il tuo porto di Salvatore Improta: un racconto ambientato a Napoli durante la Seconda guerra mondiale
Oggi vi parlerò dell’ultimo romanzo che ho letto, “Io sarò il tuo porto”, uscito in versione cartacea nel gennaio 2022 per la Words Edizioni. Io sarò il tuo porto di Salvatore Improta Salvatore Improta, classe 1979, napoletano di nascita, bolognese di adozione, non è al suo esordio letterario: suo, infatti, anche il romanzo “Brucia!” “Io sarò il tuo porto” racconta una vicenda che si snoda lungo…
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#eventi napoli#seconda guerra mondiale#barbara orlacchio#io saro il tuo porto#salvatore improta#words edizioni
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Mesi fa per la tesi ho letto Il Notturno di D'Annunzio che praticamente era tutto ambientato a Venezia e ok. Poi in vacanza leggo Le Amanti di Matilde Serao e un racconto era ambientato a Venezia (fortuna che un altro invece a Napoli). Ieri comincio Confessioni di un italiano di Nievo e scopro che è veneziano. Non ho nemmeno finito il primo capitolo e decido che non è cosa perché è pura tortura. Vado di Fogazzaro (mio amore grande delle superiori) e cosa trovo in prima pagina? Un dialogo scritto in veneziano.
Ma esiste un cazzo di romanzo italiano di fine 800/inizio 900 che non nomini quella cazzo di città?! Eccheppalleeeee!!
#il mito di Venezia sarà sicuramente nato in questo periodo#ma che palle eh#abbiamo capito che per voi è bella però BASTAAAA#libri#leggere#pensieri
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Stamattina, immerso nella lettura di un romanzo (molto bello) ambientato a Napoli ai tempi del terremoto,* mi è venuto in mente che all’epoca, per mesi, neanche noi siamo andati a scuola.
Io frequentavo il ginnasio, a quei tempi, e la vecchia struttura che ci ospitava risultò inagibile per molti mesi.
Va be’, la mia classe dopo un po’ si organizzò e cominciò a recuperare qualche ora di lezione, ospite in uno stanzone verandato della villa di un nostro compagno di classe.
Ma la stragrande maggioranza fermò del tutto la sua attività didattica; e non c’era nemmeno il soccorso della DAD in quei favolosi anni ’80.
Poi cominciarono le lezioni nei sottoscala di palazzine antisismiche e i doppi turni con i ragazzi dell’Istituto Commerciale di Frattamaggiore (lo stesso in cui ora svolgo la mia attività di insegnante).
Insomma, per almeno un anno, le lezioni non furono per niente “regolari”; eppure per me, e credo anche per molti altri della mia generazione, quello fu un periodo molto formativo.
La scuola è indispensabile; ma non passa solo per i banchi la formazione dell’individuo.
E non mi riferisco solo all’università della strada che ho frequentato poco e con scarsi risultati.
Io avevo la fortuna di avere in casa una biblioteca sterminata, e non ho mai più letto tanto come in quei giorni.
Chi non ha, o non sa cogliere, la fortuna di avere molti libri in casa, oggi ha a disposizione (nella rete e nei canali radiotelevisivi) una fonte inesauribile di dati, opere d’arte e di ingegno, brani letterari e musicali, informazioni e notizie.
Bisognerebbe solo (si fa per dire) che acquisisse un po’ di senso critico per imparare a distinguere il grano dal loglio e trarre i frutti migliori dall’immensità di questo mare magnum costituito dai dati disponibili nel Web.
Una parte cospicua della didattica a distanza si dovrebbe dedicare a questo. Non possiamo lasciare sole le nuove generazioni di fronte a queste acque immense e infide.
Altrimenti rischiamo di trovarci al cospetto di un’altra generazione di fruitori passivi e di disseminatori acritici di bufale, fandonie e fake-news.
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Il romanzo che ha scatenato in me questo domino di pensieri è “Sette opere di misericordia“.
Lo ha pubblicato quest’anno, con Neri Pozza, la mia amica Piera Ventre, una napoletana che vive a Livorno da più di trent’anni e guarda Napoli con lo sguardo di chi ne vede tutte le imperfezioni e la traballante precarietà, ma non riesce a distaccarsene, perché distaccarsene è come perdere un pezzo di sé. Ma magari questa è solo una mia visione e Piera, in realtà, si sente del tutto avulsa da Napoli e dalla sua immobilità cimiteriale, dai suoi eterni ponteggi di tubi Innocenti e dalla sua fame atavica e insanabile.
Magari, a romanzo concluso, glielo chiedo se dentro di lei agisce con più forza la repulsione o l’impossibilità del distacco.
È un tema che sento con molta partecipazione emotiva in questi giorni in cui mi dibatto tra la voglia di buttarmi in strada e fregarmene delle direttive ministeriali e l’esigenza di rintanarmi tra le pareti protettive della mia casa e dei miei affetti.
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#napoli#Caravaggio#piera ventre#ventre#terremoto#covid 19#aitan#art#aitanblog#DAD#didattica digitale#studio#libri#lettura#misericordia#precarietà#anni '80#scuola#arte#distacco
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Mammalista
Pochi giorni fa, la festa della mamma. Festeggiamo anche noi, anche se un poco in ritardo, le nostre madri. A modo nostro, ovviamente.
Cominciamo quindi con il suggerirvi la lettura di tre romanzi che hanno il loro focus proprio sul rapporto con la madre.
Ne Il ballo, di Irene Nemirovsky, la quattordicenne Antoinette decide di gettare nella Senna tutti gli inviti che la madre ha stilato per il ballo destinato a segnare il suo ingresso nella brillante società parigina. È una vendetta che la ragazza consuma nei confronti della madre. In poche pagine, con una scrittura scarna ed essenziale, l’autrice riesce a raccontare un dramma dell’amore, del risentimento e dell’ambizione.
Amy e Isabelle, di Elizabeth Strout, è ambientato in un’anonima cittadina della provincia americana. Ci racconta della giovane Isabelle, che tenta di celare dietro al perbenismo un passato misterioso, e della figlia di Isabelle, Amy, una ragazza timida che non riesce a gestire un segreto difficile da tenere nascosto.
Ma la relazione con i genitori è fatta anche di allontanamento. Ed ecco quindi Helga Schneider con il suo Lasciami andare, madre: in una stanza d’albergo di Vienna, alle sei di un piovoso mattino dell’ottobre del 1998, l’autrice ricorda quella madre che nel 1941 ha abbandonato due bambini per seguire la sua vocazione e adempiere la sua missione: lavorare come guardiana nei campi – di concentramento, prima, e di sterminio, poi – del Führer. Che cosa spinge Helga, oggi, a incontrare questa vecchia estranea che è sua madre? La curiosità? La speranza che si sia pentita? O qualcosa di più oscuro e inquietante?
Famosissimo è L’amore molesto di Elena Ferrante in cui il tempestoso rapporto tra una donna e sua madre, in una Napoli dura e spietata, si trasforma in un thriller domestico. Da questo romanzo è stato tratto il film con Mario Morone, Anna Bonaiuto e Angela Luce. "Una storia sofisticata e complessa, crudele e intelligente" (Dacia Maraini). “Mia madre annegò la notte del 23 maggio, giorno del mio compleanno, nel tratto di mare di fronte alla località che chiamano Spaccavento…”. Questo è l’incipit del romanzo, che ruota attorno al rapporto tra Delia e la madre Amalia, un rapporto madre-figlia scavato con crudeltà e con passione. Che cosa è accaduto ad Amalia? Chi c’era con lei la notte in cui è morta? È stata davvero la donna ambigua e incontentabile che sua figlia si è sempre immaginata? L’indagine di Delia si snoda in una Napoli plumbea che non dà tregua, trasformando una vicenda di quotidiani strazi familiari in un teso thriller domestico.
E’ un bel romanzo anche Da madre a madre di Sindiwe Magona. È il 1993 e quattro giovani neri uccidono una ragazza americana bianca, pacifista, arrivata a Città del Capo con una borsa di studio alla fine dell'apartheid e alla vigilia delle prime elezioni democratiche. La madre di uno degli assassini scrive all'altra, quella che ha perso la figlia, cercando di spiegarle in quale inferno - quell'universo dove i giovani sono allo sbando perché le loro mamme sono al lavoro dai bianchi, o ubriache, o morte giovanissime - è fiorita quella violenza assurda. Le scrive per chiedere perdono e comprensione ma anche per interrogarsi sulle responsabilità personali e collettive. Il 25 agosto 1993, Amy Biehl, alunna bianca del Fulbright College, venne uccisa a Città del Capo da un gruppo di giovani neri, istigati da un insorgente movimento anti bianco. Il libro si è ispirato a questa tragedia.
Come non citare poi Venuto al mondo di Margaret Mazzantini? Una storia d'amore appassionata ed imperfetta. Ma anche la storia di una maternità cercata, negata, risarcita. Il cammino misterioso di una nascita che fa piazza pulita della scienza, della biologia, e si addentra nella placenta preistorica di una guerra che mentre uccide procrea. Un romanzo bellissimo, come è bellissimo il film che ne ha tratto il regista Sergio Castellitto:
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Facendo qualche passo indietro nel tempo, vi suggeriamo La madre, di Grazia Deledda. Il giovane Paulo, parroco di Aar - sperduto paesino della Sardegna montuosa - si innamora di Agnese divenendo schiavo della passione per lei. La madre di Paulo teme lo scandalo e teme soprattutto che il figlio si danni per sempre. Per questo lotta strenuamente affinché la relazione si interrompa. Il romanzo, tratteggiato a tinte nere e forti come una tragedia antica, occupa un posto di rilievo nell'opera della Deledda, sia per l'enorme ricchezza psicologica dei personaggi, sia per l'atmosfera drammatica che li avvolge.
La madre, di Maksim Gor'kij è considerato il romanzo capostipite del realismo socialista. Descrive, con garbato riguardo, la progressiva emancipazione di una contadina attraverso la sua formazione politica ad opera del figlio Pavel, operaio rivoluzionario nella Russia zarista dei primissimi anni del Novecento. Con rigore e profondità Gor'kij mostra, in un simbolico ribaltamento dei ruoli, come un figlio aiuti la madre a trovare il suo posto nel mondo, indicandole la via per emergere dal limitato cerchio di ansie e rassegnazioni che ha sempre conosciuto.
Altro legame molto intenso è quello descritto in Paula, di Isabel Allende. Paula, nata il 22 ottobre 1963, è una ragazza felice, innamorata del marito, appassionata del suo lavoro. La sua è una vita semplice, che non ha niente a che vedere con quella di sua madre Isabel. Due donne, due destini diversi. Improvvisamente Paula si ammala di una malattia gravissima, la porfiria, che la trascina in un coma da cui non c'è ritorno. Isabel accorre al suo capezzale per cercare di trattenerla in vita, o forse per accompagnarla dolcemente verso la fine... Con la scrittura la madre-scrittrice cerca di "distrarre la morte", cerca di trovare un senso a una tale insensata tragedia: grazie alla magia della parola evoca tutti i componenti della sua esuberante e bizzarra famiglia perché circondino Paula, superando i confini individuali di vita e di morte.
Abbiamo poi il graziosissimo Leone di Paola Mastrocola, storia una madre e suo figlio. Lei, Katia, una donna sola di trentasei anni, presa dal lavoro, separata dal marito, pochi soldi, poco tempo, sempre di corsa, appesa a sogni nebulosi che non osa sognare fino in fondo. Lui, Leone, un bambino di sei anni solitario e timido, sottile come un giunco. Un giorno, in mezzo a tutta la gente che passa, alle auto, sotto le luci intermittenti degli alberi di Natale, si mette a pregare. E la madre scopre, con stupore e vergogna, che lo fa spesso, un po' ovunque. Si apparta, s'inginocchia, e prega. La voce circola in fretta. Leone diventa "il bambino che prega", lo scandalo della scuola, del quartiere intero. Molti lo deridono, ma molti, anche, iniziano a confessargli i loro desideri. Come fa la vita, Leone può esaudire le richieste o deluderle, avverare i sogni o lasciarli inesauditi. E’ una storia realistica e allo stesso tempo magica, in cui tutti cambiano senza sapere perché. Un romanzo essenziale e profondo.
Forti emozioni ce le regala Da dove la vita è perfetta, di Silvia Avallone. Una storia, d’amore e di abbandono, di genitori visti dai figli. Un intreccio di attese, scelte e rinunce che si sfiorano e illuminano il senso più profondo dell’essere madri, padri e figli. Eternamente in lotta, eternamente in cerca di un luogo sicuro dove basta stare fermi per essere altrove.
Chiudiamo il nostro breve percorso sulle relazioni madri/figli con il recentissimo Idda, di Michela Marzano, Un appassionato romanzo sull'identità, la memoria, la potenza carsica delle relazioni. Il ritratto di due donne - Alessandra ed Annie - che, pur appartenendo a mondi diversi e lontani, trovano inaspettatamente l'una nell'altra ciò che avevano perduto. Nel rapporto con Annie, ogni giorno piú intimo, Alessandra si sente dopo tanto tempo di nuovo figlia, e d'improvviso riaffiorano le parole dell'infanzia e i ricordi che aveva soffocato. È grazie a idda, ad Annie, che ora può affrontarli, tornando là dove tutto è cominciato. Bisogna attraversare le macerie, recuperare la propria storia, per scoprire che l'amore sopravvive all'oblio.
Buona lettura!
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Capri, mito infinito: dalle Sirene di Ulisse a Curzio Malaparte, da Pablo Neruda a Lenin, Churchill e Marinetti. Viaggio con scorta di libri (e molteplici occhi)
Quel genio futurista di Filippo Tommaso Marinetti voleva metterci un ascensore, sui faraglioni. E poi un bar lì, in cima. Il 14 luglio del 1914, su «Lacerba», aveva pubblicato il Manifesto dell’architettura futurista: “gli ascensori devono inerpicarsi, come serpenti di ferro e di vetro”. Forse non sarebbe stata una cattiva idea, mi suggerisce Luca, un mio amico architetto, in fuga anche lui, come me, sull’isola di Capri. Arrivare qui è già un miracolo, visto che persino il Frecciarossa fa ritardo, e l’ultimo aliscafo in partenza per l’isola è alle 20. Ma se c’è vento forte e il mare grosso, l’isola torna ad essere irraggiungibile. Un miraggio. Con i suoi faraglioni, privi di ascensore. Arrivarci resta un’avventura, come un tempo. E come racconta Jamie James nel libro, appena uscito in America, Pagan Light. Dreams of Freedom and Beauty in Capri (Farrar, Straus and Giroux, ancora inedito in Italia) che un amico mi suggerisce di leggere. Goethe tentò di visitarla nel 1787. “La promessa della libertà ha portato con sé la fantasia del piacere senza limiti” si legge. Ma certo, l’isola è ancora un simbolo di libertà, di amori sregolati (pure il marchese de Sade è passato di qui), ma anche di turismo di massa e lusso sfrenato. Basta allontanarsi dalla pazza folla e si aprono squarci di bellezza da togliere il fiato. Anzi, da uccidere.
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Nel libro di Jamie James, si parla di Norman Douglas e ancora prima, soprattutto, degli imperatori romani, da Giulio Cesare a Tiberio, passando per Ottaviano Augusto (l’ombra della sua morte che si allunga sui suoi ultimi giorni di villeggiatura sull’isola). Dalla residenza di Tiberio (che costruì diverse ville imperiali), Villa Jovis, costruita intorno al I secolo, si può gettare un ultimo sguardo al “salto di Tiberio”. Una bellezza che corteggia istinti da cupio dissolvi. Un salto di oltre duecentonovanta metri, a strapiombo sul mare: l’imperatore romano, secondo la leggenda, da qui gettava ospiti indesiderati e, forse, amanti non più graditi. Il vento sferza potente su questo punto roccioso che scorge il mare da tutte le parti, sembra difficile resistere al fascino dell’altezza. Guardare giù è già precipitare. Mentre osservi, da sopra, incerto, il volo dei gabbiani, il loro grido. Questa bellezza, così rischiosa da essere temeraria. Ma, primo in ordine cronologico, Omero parlò di Capri, quando scrisse delle sirene di Odisseo. Il canto di queste magnifiche assassine, donne-uccello dal verso che affascina, forse vivevano qui, sugli scogli di Marina Piccola, da dove puoi guardare quegli scogli da cartolina: Stella, Saetta e Scopolo. I nomi dei faraglioni. Quanti sguardi si saranno posati su di loro? “Vi sbarcai in inverno. La veste di zaffiro l’isola custodiva ai suoi piedi, e nuda sorgeva nel suo vapore di cattedrale marina”, scrive Pablo Neruda nella Chioma di Capri: era sbarcato anche lui qui, nell’inverno del 1952. Col basco in testa e in bocca la pipa, accanto a Matilde, la sua amante dai capelli rossi, sorridente e silenziosa (lui era sposato da sedici anni con Delia del Carril, la seconda moglie) e, insieme a loro, il cagnolino Nyon (Teresa Cirillo Sirri li descrive in Neruda a Capri. Sogno di un’isola, La Conchiglia). Mano nella mano, si vedevano i due amanti passeggiare per il mare o camminare verso il monte Solaro. Ospiti dell’ingegnere e naturalista Edwin Cerio, vivevano nella “Casa di Arturo”. Lei era cantante, Matilde Urrutia e lui, dal 1949, in esilio dal Cile, si vedevano bere il caffè in Piazzetta. Pare che un’anziana sarta dell’isola avesse cucito, con fili dorati, appositamente per Matilde, un abito a righe verdi e nere. Lei, la musa di Neruda, cucinava piatti cileni di pesce, con cipolle e olive e l’anatra all’arancia. Per lei, il poeta cileno scrisse Los versos del Capitán e Las uvas y el viento. Sembra che scrivesse con inchiostri diversi, a tutte le ore del giorno e della notte, su foglietti diversi che Matilde collezionava. La casa decorata con fiori di campo e rami di ginestre. Lui, nonostante fosse già impegnato, voleva sposarla. Aveva fatto incidere un anello con questa scritta: “Capri, 3 maggio 1952. El tuo Capitán”.
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In questo quadro idillico che ispirò Troisi per Il postino, c’era anche una domestica, da Neruda chiamata Olivito (perché assomigliava ad una piccola oliva) che si lamentava dei due ospiti disordinati e selvaggi. Imboccando la via Tragara, restano i suoi versi incisi sulla roccia: “Capri – reina de roca/en tu vestido/ de color amaranto y azucena/ vivi desarrollando/ la dicha y el dolor . la vin allena/ de radiantes racimos/ que conquisté en la tierra” (“Capri, regina di roccia/ nella tua veste/color giglio e amaranto/ vissi sviluppando/ la fortuna e il dolore, la vigna piena/ di grappoli radiosi/ che conquistai sulla terra”). Innamorato. Ma non solo Neruda. Gli scrittori sull’isola di Capri non si contano. E non solo scrittori. Alle spalle della Piazzetta, lungo il percorso che porta alla Villa Jovis, c’è una casa rossa, di un rosso pompeiano con un’epigrafe che ricorda: qui visse e lavorò dal marzo 1909 al febbraio 1911 lo scrittore russo Maksim Gor’kij e, nel 1910, “dimorò Vladimir Lenin fondatore dello Stato Sovietico”. Sull’isola del dolce far niente, “Apragopoli” come veniva chiamata, qualcuno riesce a lavorare. La figlia del duce, Edda Ciano, e suo marito erano venuti a Capri in luna di miele, nell’albergo più esclusivo dell’isola. Italo Balbo atterrava con l’idrovolante e passava di qui anche Bruno Bottai. Oltre a Moravia e alla moglie Elsa Morante (che a Procida, l’isola sorella di Capri, aveva ambientato appunto L’isola di Arturo), viveva appartato nella sua villa Alberto Albertini, il cofondatore del «Corriere della Sera». Giovanni Amendola e molti ebrei tedeschi e austriaci in fuga dalle leggi razziali trovarono riparo qui, gli scrittori Franz Werfel e Stefan Zweig. Ma l’isola piaceva anche ai gerarchi nazisti, come Goering e Rudolf Hess appassionato di un famoso cantante caprese, Scarola. Proseguendo per la via Tragara si arriva al Belvedere e all’hotel omonimo, secondo quanto riporta l’iscrizione incisa sulla facciata, progettato dall’architetto Le Corbusier, secondo le mie fonti capresi, progettato e costruito dall’imprenditore Vismara originario di Induno Olona, in provincia di Varese. In questo edificio color ruggine, sede del Comando Americano, durante la Seconda Guerra Mondiale soggiornò il generale Eisenhower, futuro presidente USA e Winston Churchill. Ma più poeticamente ne scrisse la grande poetessa Ada Negri, nel 1923: “Viandante, se vai fino a Punta Tragara,/ argentea d’ulivi,/ prendi a sinistra un viottolo a scaglioni nel sasso./ Aspro; ma verso il mare tutto oro di folli/ranuncoli./ Verso il monte tutto ombre di mirti, e pensoso amaranto di cardi./ Ti condurrà alla casa che risponde, marmoreo/ silenzio ai silenzi dell’aria”.
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Proseguendo lungo questo sentiero, la visione dei faraglioni è potente, immediata, sono così vicini da togliere il fiato. Il sentiero conduce quindi alla casa più affascinante dell’isola, Villa Malaparte, concepita e costruita da Curzio Malaparte, su Punta Massullo. Lo stesso Malaparte (pseudonimo di Kurt Erich Suckert) che aveva dato di Napoli, un potente affresco ai limiti della putrefazione, nel viaggio allucinato e infernale di La pelle, il romanzo scandalo, pubblicato nel 1949, aveva scelto l’isola più bella del golfo di Napoli. E la casa, progettata interamente da lui, non aperta ai visitatori, è un sogno di bellezza, costruita sul promontorio roccioso, come un enorme mattone, che ride delle tempeste e resiste negli occhi con quel suo sguardo che saluta i marinai. Il camino ha per fondo un vetro: quando era in casa, lo scrittore accendeva le fiamme, che si vedevano dal mare. Quando il mare è in tempesta, le onde lambiscono la casa, “La casa come me”. Quando parto dall’isola, l’isola torna ad essere un’isola: hanno cancellato gli aliscafi. Il mare è grosso. Non resta che prendere l’ultima corsa per Sorrento, costeggiando la terraferma. Villa Malaparte diventa un puntino rosso scuro in mezzo al mare, negli occhi lo sguardo dell’isola si allontana, come un miraggio, “una meringa”, qualcosa che non esiste più, se solo esce dagli occhi. Senti soltanto le onde. I faraglioni sono scomparsi. Ti chiedi se non sia solo un sogno. E ti torna alla mente l’ultima pagina dell’isola di Arturo, anche se l’isola che scompare è Capri: “Preferisco fingere che non sia esistita. Perciò, fino al momento che non se ne vede più niente, sarà meglio che non guardi là. Tu avvisami, a quel momento. (…) Intorno alla nostra nave, la marina era tutta uniforme, sconfinata come un oceano. L’isola non si vedeva più”.
Linda Terziroli
*In copertina: Pablo Neruda, tra gli illustri ospiti di Capri
L'articolo Capri, mito infinito: dalle Sirene di Ulisse a Curzio Malaparte, da Pablo Neruda a Lenin, Churchill e Marinetti. Viaggio con scorta di libri (e molteplici occhi) proviene da Pangea.
from pangea.news http://bit.ly/2Ikob9G
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"Mi mostrò piazza Carlo III, l'albergo dei poveri, l'orto botanico, via Foria, il Museo. Mi portò per via Costantinopoli, per Port'Alba, per piazza Dante, per Toledo. Fui sopraffatta dai nomi, dal rumore del traffico, dalle voci, dai colori, dall'aria di festa che c'era in giro, dallo sforzo di tenere tutto a mente per poi parlare con Lila, dall'abilità con cui lui chiacchierava col pizzaiolo da cui mi aveva comprato una pizza bollente con la ricotta, col fruttivendolo da cui mi aveva comprato una percoca molto gialla. Possibile che solo il nostro rione fosse cosi pieno di tensioni e violenze, mentre il resto della città era radioso, benevolo?" . Altro che amica geniale, qui abbiamo l'autrice geniale❤ Un capolavoro ambientato nella città più bella del mondo! Quanti ti di voi l'hanno letto?🥰 Chi è che ancora non si è lasciato incantare da questo romanzo fantastico?😡 . . #amicageniale #napoli #libri #amoleggere #leggere #romanzi #lettura #letteratura #libridaleggere #librisulibri #Mondadori #feltrinelli #ibs #instalibri #poesia #pensieri #scrittore #autore #frasibelle #frasilibri #librimania #leggerefabene #consiglidilettura #bookamazingpost (presso Lungomare di Napoli - via Partenope) https://www.instagram.com/p/Bzs-4czoXJ8/?igshid=mitci6yykjj7
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