#relazioni sociali
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“ Alcuni anni fa Marc, un bambino di dieci anni, è venuto in ospedale per un colloquio. Come accade spesso in questi casi, il bambino preoccupava molto le persone che lo circondavano. La famiglia si era decisa a chiedere un colloquio in seguito a un’esperienza negativa in una colonia di vacanze dove un certo comportamento, che fino a quel momento era passato più o meno inosservato, era “esploso”. Un lunedì mattina accolgo quindi questo bambino con i suoi genitori, visibilmente agitati (come la maggioranza dei genitori che accompagnano il figlio in un servizio di psichiatria, la loro angoscia è raddoppiata dalla paura implicita di essere giudicati: “Siamo dei bravi genitori? O saremo considerati delle persone che non hanno saputo educare i loro figli al punto che adesso, per il loro bene, la società dovrà occuparsi di loro?”). Mi raccontano che tutto è cominciato nella colonia di vacanze in cui Marc rifiutava di lavarsi nudo di fronte agli altri bambini. Poi Marc stesso mi spiega che, anche a casa, si fa la doccia vestito con una specie di camicione e che si insapona attraverso il sottile tessuto. Mi spiega poi che gli istruttori della colonia erano molto turbati per quello che raccontava. Marc aveva infatti spiegato, riprende la madre, di essere l’imperatore di un pianeta chiamato Orbuania e che, come imperatore di questo pianeta, veniva ogni giorno sulla terra in osservazione. Ma ogni notte lasciava il suo corpo e tornava nel suo pianeta dove riprendeva la sua normale vita di imperatore. A quel punto chiedo ai genitori se Marc avesse già parlato loro di tutto questo e rispondono che sì, naturalmente gliene aveva parlato. Marc aveva inoltre scritto una serie di quaderni in cui descriveva la vita di Orbuania, che aveva fatto leggere ai suoi insegnanti, i quali trovavano, come del resto i genitori, che sebbene il bambino fosse un po’ ossessionato dalla sua storia, rivelasse in fondo solo di possedere un’immaginazione un po’ troppo fervida. È necessario precisare che Marc aveva rivelato, nei vari test a cui era stato sottoposto in ospedale, un’intelligenza superiore alla media. E agli psicologi che gli avevano sottoposto i test aveva dichiarato di voler parlare del suo impero con qualcuno, ma che non voleva essere trattato “psicologicamente”. Gli ho chiesto perché. Dall’alto dei suoi dieci anni, mi ha risposto che gli psicologi sono persone che non capiscono nulla delle cose, che interpretano tutto e che lui invece desiderava parlare, ma in modo più complesso e profondo, con un adulto che non lo catalogasse. Non credevo alle mie orecchie: quel bambino mi stava dicendo che non voleva essere trattato come un sintomo. Mi diceva molto chiaramente che desiderava parlare, ma che quella conversazione non doveva cadere in un riduzionismo tecnico. Gli dissi immediatamente che io ero uno psicologo, ma che ero anche un filosofo, che la sua storia mi interessava molto e che desideravo parlare con lui anche se non capivo bene perché volesse parlare con qualcuno.
Penso che all’inizio il desiderio di comunicare la sua visione delle cose nascesse da due ragioni ben distinte: da una parte, le persone reagivano male quando lui parlava del suo impero; e dall’altra, siccome in questa storia non tutto gli era completamente chiaro, l’opinione di qualcuno che non lo giudicasse gli era preziosa. Tale fu il nostro primo patto, che restò intatto per oltre dieci anni di lavoro comune e di amicizia reciproca. “Signor imperatore”, è così che ho cominciato molto presto a chiamarlo. Quell’appellativo è diventato il suo nome, o meglio il suo soprannome, che accettava con un certo piacere. E non ero il solo a chiamarlo così: le segretarie, vedendolo arrivare per la sua ora di discussione (non è mai stata una seduta), lo salutavano, senza alcun tono di scherno, dicendogli: “Buongiorno signor imperatore! Un po’ alla volta, Marc mi descriveva il suo pianeta. Parlavamo anche della difficoltà di vivere sulla Terra, una difficoltà che sotto molti aspetti ci accomunava — con lo svantaggio per me che io, contrariamente a lui, non sono imperatore neanche per qualche ora al giorno. Fin dai primi incontri ho chiesto a Marc cosa pensasse della realtà di Orbuania. Sviluppò a questo proposito una teoria che non è mai cambiata nel corso degli anni, anche se con il tempo si è affinata. Orbuania e le sue costellazioni, i pianeti che dipendevano dal suo impero e i suoi nemici esistevano davvero, ma non poteva dimostrarlo. Mi proponeva quindi di adottare, a proposito dell’esistenza del suo impero, la “scommessa di Pascal” riguardo all’esistenza di Dio. Si può immaginare il mio stupore (e non sarebbe stato l’ultimo!) quando udii una tale proposta uscire dalla bocca di un bambino di quell’età! La realtà di Orbuania non dipendeva da una credenza personale, ma dal grado di esistenza determinato dalla necessità che un tale oggetto esistesse... Qualche anno dopo, quando Marc cominciava ad avere il profilo del matematico che è oggi, ha partecipato come uditore ad alcune riunioni, da me coordinate, con due ricercatori (un matematico e un fisico), in vista della stesura di un libro di logica matematica. Tra i soggetti che affrontavamo c’era il problema ontologico dello statuto di esistenza dell’oggetto della scienza. L’imperatore offriva il suo parere sui teoremi fondamentali di Gödel e di Cohen, tra gli altri. E appena poteva ci dava notizie di Orbuania, cosa che incuriosiva al massimo, come si può immaginare, gli scienziati miei complici, assolutamente incapaci di definire ciò che “esiste” o meno, e perfino di saper dire più o meno cosa questa parola significhi. Un giorno ho vissuto un episodio piuttosto comico con l’imperatore. Era un pomeriggio d’estate e faceva molto caldo al Centro; quando Marc arrivò gli proposi di andare a bere qualcosa al bar, come facevamo abbastanza spesso. Al bar quando il cameriere viene a prendere l’ordinazione, chiedo a Marc: “E lei, cosa desidera, signor imperatore?”. Marc risponde e, quando il cameriere si allontana, mi dice in tono protettivo: “Vede, Benasayag, a me non dà nessun fastidio, ma se continua a chiamarmi ‘signor imperatore’ in pubblico, finiranno per pensare che lei è un po’ matto” — e accompagna l’affermazione con un gesto esplicito, puntando l’indice sulla tempia e facendolo ruotare su se stesso. Poco per volta imparavo a capire quando potevo chiamarlo signor imperatore. E lui da parte sua imparava, probabilmente insegnandolo a me, che non tutti sono in grado di capire le interessanti informazioni sul suo pianeta, per la semplice ragione che poche persone sono in grado di comprendere d’acchito i Pensieri di Pascal. Questa storia non deve farci dimenticare ciò che non è ancora stato detto, cioè che Marc non è mai stato medicalizzato, che non è mai stato ospedalizzato in un reparto di psichiatria, né etichettato e non è nemmeno mai rientrato in un programma di integrazione... Solo quando è entrato all’École normale supérieure, dopo aver fatto Matematica superiore e Matematica speciale, gli ho suggerito di dedicarsi alla ricerca anziché all’insegnamento e lui, condividendo il mio parere, ha seguito il mio consiglio. A un certo punto di questa storia con Marc, gli ho proposto di realizzare un breve filmato in cui lui avrebbe descritto il suo impero e spiegato i delicati meccanismi di quel mondo in cui i due sessi non si distinguevano per alcun segno esteriore, essendo entrambi identicamente “piatti”, in cui il partito maggioritario era misogino, in cui le donne (che lui era il solo a poter identificare) erano geneticamente inferiori agli uomini e in cui i membri di un partito anarchico venivano sovvenzionati come clown ufficiali dell’impero. Contrariamente a quanto si potrebbe credere, i racconti di Orbuania non assomigliavano affatto a un romanzo di fantascienza. L’imperatore mi informò piuttosto dettagliatamente, nel corso degli anni, sulla circolazione delle auto, sulle tasse, sull’educazione eccetera. E mi teneva informato sulle interminabili guerre e conflitti che il suo impero intratteneva con le colonie, perché il signor imperatore non era propriamente di sinistra... Marc era molto interessato a realizzare un documentario audiovisivo, a patto che fosse rispettata una condizione preliminare, ovvero che il film non fosse utilizzato come “materiale psichiatrico”. Il documentario poteva essere mostrato a filosofi, ad antropologi o ad altri intellettuali, ma in nessun caso a dei tecnici che non vi avrebbero riconosciuto altro che sintomi, cioè che non vi avrebbero visto, per usare le parole di Marc, “niente”. “
Miguel Benasayag, Gérard Schmit, L'epoca delle passioni tristi, Feltrinelli, 2004 [Libro elettronico]
[ Edizione originale: Les Passions tristes. Souffrance psychique et crise sociale, La Découverte, 2003 ]
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L'Origine e il Significato dei Saluti: Stretta di Mano, Abbraccio e Gesti di Amicizia
Un Viaggio nel Tempo tra Simboli di Amicizia e Rispetto: Perché ci Stringiamo la Mano o ci Abbracciamo?
Un Viaggio nel Tempo tra Simboli di Amicizia e Rispetto: Perché ci Stringiamo la Mano o ci Abbracciamo? Nel corso della storia, gli esseri umani hanno sviluppato una varietà di gesti per salutarsi e mostrare rispetto e amicizia. Tra questi, la stretta di mano e l’abbraccio sono tra i più comuni e simbolici, particolarmente diffusi nelle culture occidentali e spesso adottati anche in contesti…
#Alessandria today#antropologia del saluto#comportamento sociale#comunicazione fisica#contatto fisico#convenzioni sociali#cortesia e galateo#cultura del saluto#cultura del saluto maschile#cultura occidentale#Curiosità Storiche#etichetta sociale#evoluzione del saluto#gesti di amicizia#gesti di rispetto#gesti simbolici#Google News#interazione umana#italianewsmedia.com#linguaggio del corpo#linguaggio non verbale#origine dei saluti#origine dell’abbraccio#Pier Carlo Lava#relazioni sociali#Relazioni umane#rispetto tra uomini#rituali sociali#saluti culturali#saluto di benvenuto
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La maggior parte degli amici non sono veri amici. Sono presenti solo quando le cose vanno bene, quando le cose sono divertenti, quando è conveniente, quando ti sei realizzat*, quando è vantaggioso per loro. Ma spariscono quando queste cose vengono a mancare.
#amicizia#fingere#sparisco#allontanare#allontanarsi#frasi#frasi profonde#frasi vere#reciproco#reciprocità#rapporti sociali#relazioni#relationships#amicizia finita#friendship ended#frasi belle#frasi intense#frasi in italiano#frasi italiane#frasi tumblr#tumblr italia#pensieri#frasi mie#frase bella#frase triste#frase tumblr#frase mia#frase vera#frase#frase italiana
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la maledizione di giacomo leopardi legge l'eneide è ancora viva tra di noi
non siete immuni alla propaganda
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L'Amore Autentico in un'Epoca di Superficialità
Viviamo in un’epoca di disallineamento, in cui molte persone faticano a trovare il giusto equilibrio tra l’essere e l’apparire. In un mondo in cui l’immagine prevale spesso sulla sostanza si genera insoddisfazione e confusione con la conseguenza che si fa fatica ad accettarSi e ad accettare gli altri. Abbiamo cresciuto una generazione che ha avuto tutto, ma che spesso non conosce l’amore…
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#amore autentico#autenticità#consapevolezza#crescita individuale#essere e apparire#filosofia#fragilità umana#maschere sociali#psicologia#radici#relazioni#riflessioni#società contemporanea#vulnerabilità
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Non c’è mai un motivo abbastanza valido per fidarsi di qualcuno. Tranne che non riusciamo a vivere se non lo facciamo.
Naomi Alderman, Il futuro
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I ragazzi di oggi: un'emergenza educativa della società liquida del XXI secolo
Demotivati, senza valori, con lo sguardo sempre rivolto verso uno schermo. Pare che i ragazzi d’oggi prendano parte ad una generazione a sè stante, con linguaggi ed atteggiamenti indecifrabili e lontani dai codici tradizionali. In questo mondo globalizzato la realtà fluida permea in ogni vissuto, trascinando verso l’abisso soprattutto chi non ha gli strumenti per decifrarne le difficoltà…
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#Cambiamenti culturali#Cambiamenti sociali#Educazione contemporanea#Educazione digitale#Emergenza educativa#Futuro delle nuove generazioni#Generazione iGen#Genitorialità moderna#Gioventù odierna#Maturità emotiva#Media e comunicazione#Mondo globalizzato#Relazioni familiari#Responsabilità Sociale#Riflessione sull&039;educazione#Ruolo degli adulti.#Sfide educative#Società del XXI secolo#Società liquida#Strumenti educativi#Tecnologia e giovani#Valori morali
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Denuncia collettiva nei confronti dei Consultori per fermare le violenze sulle donne
Perché questa petizione è importante
I tempi sono più che maturi per una denuncia collettiva nei confronti dei 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐮𝐥𝐭𝐨𝐫𝐢 𝐟𝐚𝐦𝐢𝐥𝐢𝐚𝐫𝐢: oggi, una donna che voglia abortire subisce una palese 𝘃𝗶𝗼𝗹𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗽𝘀𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗮 basata sulla moralità distorta che l'aborto sia omicidio (illecita colpevolizzazione); quella specifica gravidanza indesiderata, inoltre, si tenta di trasformarla in GPA, in Gestazione per Altri ("puoi darlo in adozione") - questione che nel nostro Paese ancora non è diritto riconosciuto e normato adeguatamente.
La 𝘃𝗶𝗼𝗹𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗽𝘀𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗮 è una forma di maltrattamento che si manifesta attraverso atti, parole e comportamenti volti a controllare e sottomettere un'altra persona, senza l'uso della forza fisica; 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗼 𝘁𝗶𝗽𝗼 𝗱𝗶 𝘃𝗶𝗼𝗹𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗲̀ 𝘀𝗽𝗲𝘀𝘀𝗼 𝘀𝗼𝘁𝘁𝗼𝘃𝗮𝗹𝘂𝘁𝗮𝘁𝗼 𝗽𝗼𝗶𝗰𝗵𝗲́ 𝗻𝗼𝗻 𝗹𝗮𝘀𝗰𝗶𝗮 𝘀𝗲𝗴𝗻𝗶 𝘃𝗶𝘀𝗶𝗯𝗶𝗹𝗶, 𝗺𝗮 𝗽𝘂𝗼̀ 𝗮𝘃𝗲𝗿𝗲 𝗲𝗳𝗳𝗲𝘁𝘁𝗶 𝗱𝗲𝘃𝗮𝘀𝘁𝗮𝗻𝘁𝗶 𝘀𝘂𝗹𝗹𝗮 𝘀𝗮𝗹𝘂𝘁𝗲 𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝗹𝗲 𝗲 𝘀𝘂𝗹 𝗯𝗲𝗻𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝘃𝗶𝘁𝘁𝗶𝗺𝗲.
La 𝘃𝗶𝗼𝗹𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗽𝘀𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗮 può manifestarsi in vari modi, tra cui: - 𝗢𝗳𝗳𝗲𝘀𝗲 𝗲 𝗶𝗻𝘀𝘂𝗹𝘁𝗶: commenti denigratori e svalutazioni personali (esempio: "𝐿'𝑎𝑏𝑜𝑟𝑡𝑜 𝑒̀ 𝑜𝑚𝑖𝑐𝑖𝑑𝑖𝑜" = le donne che abortiscono sono assassine *) - Minacce: intimidazioni verbali che creano paura - Controllo: limitazione della libertà personale e delle interazioni sociali - Isolamento: privazione delle relazioni con amici e familiari - 𝗠𝗮𝗻𝗶𝗽𝗼𝗹𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗲𝗺𝗼𝘁𝗶𝘃𝗮: utilizzo di sensi di colpa per mantenere il controllo sulla vittima (*)
𝗟𝗮 𝗱𝗼𝗻𝗻𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝗱𝗲𝗰𝗶𝗱𝗲 𝘃𝗼𝗹𝗼𝗻𝘁𝗮𝗿𝗶𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗱𝗶 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗿𝗼𝗺𝗽𝗲𝗿𝗲 𝘂𝗻𝗮 𝗴𝗿𝗮𝘃𝗶𝗱𝗮𝗻𝘇𝗮 𝗻𝗼𝗻 𝘂𝗰𝗰𝗶𝗱𝗲 𝘂𝗻𝗮 𝘃𝗶𝘁𝗮 𝘂𝗺𝗮𝗻𝗮: il feto, scientificamente, è soltanto una 𝑟𝑒𝑎𝑙𝑡𝑎̀ 𝑏𝑖𝑜𝑙𝑜𝑔𝑖𝑐𝑎 e non una persona giuridica; ritenere che l'aborto equivalga all'omicidio comporta inoltre conseguenze illogiche, come il considerare anche la contraccezione come un atto omicida; l'idea che un embrione sia una persona sin dal concepimento è una convinzione metafisica priva di fondamento scientifico, perché la 𝘃𝗶𝘁𝗮 𝗯𝗶𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗮 esiste prima della formazione dell'embrione: non è corretto pertanto assegnare lo status di 𝑝𝑒𝑟𝑠𝑜𝑛𝑎 ad un embrione in fase iniziale.
Si chiede di firmare affinché medici obiettori e Pro Vita siano del tutto allontanati dal settore sanitario in modo definitivo.
#𝗽𝗲𝘁𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲#denuncia#𝐜𝐨𝐧𝐬𝐮𝐥𝐭𝐨𝐫𝐢 𝐟𝐚𝐦𝐢𝐥𝐢𝐚𝐫𝐢#donna#𝘃𝗶𝗼𝗹𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗽𝘀𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗮#aborto#omicidio#moralità#colpevolizzazione#gravidanza#𝘀𝗮𝗹𝘂𝘁𝗲 𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝗹𝗲#offese e insulti#𝘃𝗶𝗼𝗹𝗲𝗻𝘇𝗮#petizione#settore sanitario#Pro Vita#manipolazione emotiva#feto#vita umana#𝑟𝑒𝑎𝑙𝑡𝑎̀ 𝑏𝑖𝑜𝑙𝑜𝑔𝑖𝑐𝑎#persona giuridica#metafisica#maltrattamento#partecipazione civica#𝘃𝗶𝘁𝗮 𝗯𝗶𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗮#sensi di colpa#medici obiettori#diritto#Gestazione per Altri#embrione
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Denuncia collettiva nei confronti dei Consultori per fermare le violenze sulle donne
I tempi sono più che maturi per una denuncia collettiva nei confronti dei 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐮𝐥𝐭𝐨𝐫𝐢 𝐟𝐚𝐦𝐢𝐥𝐢𝐚𝐫𝐢: oggi, una donna che voglia abortire subisce una palese 𝘃𝗶𝗼𝗹𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗽𝘀𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗮 basata sulla moralità distorta che l'aborto sia omicidio (illecita colpevolizzazione); quella specifica gravidanza indesiderata, inoltre, si tenta di trasformarla in GPA, in Gestazione per Altri ("puoi darlo in adozione") - questione che nel nostro Paese ancora non è diritto riconosciuto e normato adeguatamente.
La 𝘃𝗶𝗼𝗹𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗽𝘀𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗮 è una forma di maltrattamento che si manifesta attraverso atti, parole e comportamenti volti a controllare e sottomettere un'altra persona, senza l'uso della forza fisica; 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗼 𝘁𝗶𝗽𝗼 𝗱𝗶 𝘃𝗶𝗼𝗹𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗲̀ 𝘀𝗽𝗲𝘀𝘀𝗼 𝘀𝗼𝘁𝘁𝗼𝘃𝗮𝗹𝘂𝘁𝗮𝘁𝗼 𝗽𝗼𝗶𝗰𝗵𝗲́ 𝗻𝗼𝗻 𝗹𝗮𝘀𝗰𝗶𝗮 𝘀𝗲𝗴𝗻𝗶 𝘃𝗶𝘀𝗶𝗯𝗶𝗹𝗶, 𝗺𝗮 𝗽𝘂𝗼̀ 𝗮𝘃𝗲𝗿𝗲 𝗲𝗳𝗳𝗲𝘁𝘁𝗶 𝗱𝗲𝘃𝗮𝘀𝘁𝗮𝗻𝘁𝗶 𝘀𝘂𝗹𝗹𝗮 𝘀𝗮𝗹𝘂𝘁𝗲 𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝗹𝗲 𝗲 𝘀𝘂𝗹 𝗯𝗲𝗻𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝘃𝗶𝘁𝘁𝗶𝗺𝗲.
La 𝘃𝗶𝗼𝗹𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗽𝘀𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗮 può manifestarsi in vari modi, tra cui:
𝗢𝗳���𝗲𝘀𝗲 𝗲 𝗶𝗻𝘀𝘂𝗹𝘁𝗶: commenti denigratori e svalutazioni personali (esempio: "𝐿'𝑎𝑏𝑜𝑟𝑡𝑜 𝑒̀ 𝑜𝑚𝑖𝑐𝑖𝑑𝑖𝑜" = le donne che abortiscono sono assassine *)
Minacce: intimidazioni verbali che creano paura
Controllo: limitazione della libertà personale e delle interazioni sociali
Isolamento: privazione delle relazioni con amici e familiari
𝗠𝗮𝗻𝗶𝗽𝗼𝗹𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗲𝗺𝗼𝘁𝗶𝘃𝗮: utilizzo di sensi di colpa per mantenere il controllo sulla vittima (*)
𝗟𝗮 𝗱𝗼𝗻𝗻𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝗱𝗲𝗰𝗶𝗱𝗲 𝘃𝗼𝗹𝗼𝗻𝘁𝗮𝗿𝗶𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗱𝗶 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗿𝗼𝗺𝗽𝗲𝗿𝗲 𝘂𝗻𝗮 𝗴𝗿𝗮𝘃𝗶𝗱𝗮𝗻𝘇𝗮 𝗻𝗼𝗻 𝘂𝗰𝗰𝗶𝗱𝗲 𝘂𝗻𝗮 𝘃𝗶𝘁𝗮 𝘂𝗺𝗮𝗻𝗮: il feto, scientificamente, è soltanto una 𝑟𝑒𝑎𝑙𝑡𝑎̀ 𝑏𝑖𝑜𝑙𝑜𝑔𝑖𝑐𝑎 e non una persona giuridica; ritenere che l'aborto equivalga all'omicidio comporta inoltre conseguenze illogiche, come il considerare anche la contraccezione come un atto omicida; l'idea che un embrione sia una persona sin dal concepimento è una convinzione metafisica priva di fondamento scientifico, perché la 𝘃𝗶𝘁𝗮 𝗯𝗶𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗮 esiste prima della formazione dell'embrione: non è corretto pertanto assegnare lo status di 𝑝𝑒𝑟𝑠𝑜𝑛𝑎 ad un embrione in fase iniziale.
Si chiede di firmare affinché medici obiettori e Pro Vita siano del tutto allontanati dal settore sanitario in modo definitivo.
[ La 𝗽𝗲𝘁𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 è uno strumento di partecipazione civica che consente ai cittadini di presentare richieste o segnalazioni a un'autorità competente, come un ente governativo o un'istituzione pubblica; tale diritto è riconosciuto in vari contesti, sia a livello nazionale che europeo. Con la petizione, comuni cittadini avanzano una richiesta formale per esporre necessità pubbliche o problemi specifici; può includere proposte di soluzioni e rappresenta solo interessi comuni. ]
#denuncia#𝐜𝐨𝐧𝐬𝐮𝐥𝐭𝐨𝐫𝐢 𝐟𝐚𝐦𝐢𝐥𝐢𝐚𝐫𝐢#donna#𝘃𝗶𝗼𝗹𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗽𝘀𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗮#aborto#omicidio#moralità#colpevolizzazione#gravidanza#Gestazione per Altri#diritto#medici obiettori#Pro Vita#settore sanitario#petizione#𝘃𝗶𝗼𝗹𝗲𝗻𝘇𝗮#𝘀𝗮𝗹𝘂𝘁𝗲 𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝗹𝗲#offese e insulti#manipolazione emotiva#vita umana#feto#𝑟𝑒𝑎𝑙𝑡𝑎̀ 𝑏𝑖𝑜𝑙𝑜𝑔𝑖𝑐𝑎#persona giuridica#metafisica#sensi di colpa#𝘃𝗶𝘁𝗮 𝗯𝗶𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗮#embrione#partecipazione civica#maltrattamento
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almeno il momento peggiore è passato. ora ho di fronte di nuovo 11 mesi senza obblighi sociali che mi ricordino di quanto faccio schifo a crearmi relazioni
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«Come psicologo sono profondamente interessato ai disturbi mentali, in particolare quando contagiano intere nazioni. Voglio sottolineare che disprezzo la politica di tutto cuore: non sono né un bolscevico, né un nazista, né un antisemita. Sono uno svizzero neutrale e perfino nel mio paese non mi interesso di politica, perché sono convinto che per il novantanove per cento la politica sia solo un sintomo e che tutto faccia tranne che curare i mali sociali. Circa il cinquanta per cento della politica è detestabile perché avvelena la mente del tutto incompetente delle masse. Ci mettiamo in guardia contro le malattie contagiose del corpo, ma siamo esasperatamente incauti riguardo alle malattie collettive – ancora più pericolose – della mente. Faccio questa dichiarazione per scoraggiare sin dall’inizio ogni tentativo di coinvolgimenti in qualsivoglia partito politico. Ho delle buone ragioni per farlo: il mio nome è stato più volte portato nella discussione politica anche, come ben sapete, si trova attualmente in uno stato febbrile. È soprattutto a causa del fatto che mi occupo delle incontestabili differenze all'interno della psicologia nazionale e razziale che si è verificata una serie di fraintendimenti quasi fatali e di errori pratici nelle relazioni internazionali e nelle frizioni sociali interne. In un’atmosfera come questa, politicamente avvelenata e surriscaldata, è diventato praticamente impossibile condurre una discussione scientifica sana e spassionata su questi problemi così delicati eppure estremamente importanti. Discutere pubblicamente questi problemi avrebbe più o meno la stessa efficacia di un direttore di manicomio che si mettesse a discutere le particolari fissazioni dei suoi pazienti proprio in mezzo a loro. Vedete, il fatto tragicomico è che tutti sono convinti della loro normalità, esattamente come il dottore stesso è convinto del proprio equilibrio mentale.»
(C.G.Jung, comunicato stampa in occasione di una visita negli Stati Uniti, 4 ottobre 1936, tratto da Jung parla)
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Ecco, un po' per sfizio un po' per curiosità ho fatto il test RAADS-R, che sarebbe quello che serve per diagnosticare una qualche forma di autismo in età adulta.
Risultato del test è un punteggio di:
111 / 240
Il punteggio medio delle persone autistiche; forte evidenza di autismo.
59 - La somma della sottoscala relativa a Relazioni Sociali
19 - La somma della sottoscala relativa agli Interessi Circoscritti.
6- La somma della sottoscala relativa a Pragamatica.
27- La somma della sottoscala relativa al Senso-motorio.
Che io non sia mai stata molto "normale" si è sempre saputo. Però così un pochino mi sconcerta. E a questo punto non so se magari rivolgermi a un qualche specialista oppure lasciar perdere così, perché tanto comunque anche averlo realmente certificato (e non da un test fatto su internet) non è che cambierebbe qualcosa.
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A causa delle mie mille insicurezze e della paura di sbagliare, sono una frana nelle relazioni sociali.
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Spesso non so se sto vivendo la solita recita delle relazioni sociali o un'effettiva interazione con le persone che semplicemente funziona così, comunque ci sono delle volte in cui, anche fosse una recita, è divertente e ci trovo gusto
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L'amore se ne frega.
Ho accumulato ormai un bel mucchio di anni nello studio, tali e tanti da poter testimoniare alcune verità, conosciute ma tacitate, che attraversano il vivo dell'esperienza degli uomini, e delle donne.
L'amore, che vuole 'Ancora', è a scapito di ogni cosa. L'amore comporta una perdita delle relazioni umane, un calo nelle gerarchie sociali, una discesa nel potere di acquisto.
L'amore, e le sue conseguenze, se ne frega di ogni convenzione.
Dove vissuto intensamente, sino alla fine, quand'anche durasse un solo giorno, l'amore per una persona fa a meno degli orari di lavoro, dei tempi, del rispetto delle regole convenzionali.
L'amore prende treni andata e ritorno in giornata, sale su aerei senza poterli pagare se non a costo i sacrifici immani.
L'amore infrange tutta quella serie di asfittiche regole, normali, utili, normalizzanti, necessarie alla vita, al lavoro, al progresso.
Quando è vero, quando cioè diventa fine e tensione della vita stessa, vale sempre la pena.
'Valeva la pena uscire da quella riunione di lavoro e perdere la promozione'? ' Ah si, dottore. Lui era la sotto con i fiori, e mi ha portato via'
' Oggi il suo stipendio è assai basso'
'Si, ma quel momento valeva una vita intera.
Non potevo perderlo '
'Valeva la pena accettare l'invito di quella donna, pur sapendo dei precedenti, del carcere?
' Si dot, la mia famiglia mi ha cacciato via, quasi diseredato, ma non avrei ma potuto dirle di no.
Rinunciare all'amore per convenzione per morale, per costume, per tradizione familiare, perché 'non si deve', non è ' giusto'.
Perché questo ,quell'altro, priva la vita di quell'attimo incandescente che , da solo, rappresenta una luce che illumina l'universo.
Dopo il big bang, l'universo divenne freddo, tetro, gelato ed infinito.
Ma quel bagliore valeva tutto.
I casi suddetti, e altre mille ne potrei citare, conducono oggi vite non ricche, non visibili. Molti di essi hanno difficoltà economiche, a causa delle loro scelte.
Ma sono vite piene, colme.
Dire no all'amore per la convenzione, come accade nella maggior parte dei casi, conduce ad una vita mediocre, normale, normalizzata. Ricca, spesso agiata, confortevole. Rispettabile.
Nei canoni.
Ma quando giunge l'autunno della vita, il lungo e freddo periodo del rimpianto, questo viene quasi tutto speso nel rammarico, nella dannazione di aver lasciato per strada l'amore, vero. Il declino dell esistenza diviene un lungo prodomo alla morte, vissuta come una liberazione. Nessuno immagina quanti uomini e donne in questa deriva passano nello studio di un analista.
Questo è in nuce il discorso che stamattina, farò ad un emittente radiofonica che mi ha invitato , il link della quale metterò solo dopo essermi accertato che si apra, vista la mia nota dabbenaggine nel indicare link che poi si aprono in punto cieco.
Come sempre, psicoanalisi e desiderio.
Mentre tutta l'intellighenzia vi blatera, in tv, ' fate i bravi, siate monogami, siate fedeli anche quando tutto è morto. Obbedite, lasciatevi giudicare', la forza sovversiva del desiderio indica la strada opposta. Come diceva Freud ' noi portiamo la peste'
Molla tuto, alzati in piedi, corri giù dalle scale.
Vai incontro a chi ti sta aspettando, non corre il rischio di perderlo.
Insomma, vatti a prendere l'amore, ovunque esso sia.
Vi ricordate la ' Canzone di Carla' ?
George si innamora di Carla, e per lei compie azioni inconsulte, al punto di fermare un autobus per farle fare un giro. La ditta lo riprende e lo licenzia.
Ma quella scena, vale tutto il film.
Maurizio Montanari
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La 𝘃𝗶𝗼𝗹𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗽𝘀𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗮 può manifestarsi in vari modi, tra cui:
𝗢𝗳𝗳𝗲𝘀𝗲 𝗲 𝗶𝗻𝘀𝘂𝗹𝘁𝗶: commenti denigratori e svalutazioni personali (esempio: "𝐿'𝑎𝑏𝑜𝑟𝑡𝑜 𝑒̀ 𝑜𝑚𝑖𝑐𝑖𝑑𝑖𝑜" = le donne che abortiscono sono assassine *)
Minacce: intimidazioni verbali che creano paura - Controllo: limitazione della libertà personale e delle interazioni sociali
Isolamento: privazione delle relazioni con amici e familiari
𝗠𝗮𝗻𝗶𝗽𝗼𝗹𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗲𝗺𝗼𝘁𝗶𝘃𝗮: utilizzo di sensi di colpa per mantenere il controllo sulla vittima (*)
La 𝘃𝗶𝗼𝗹𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗽𝘀𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗮 è una forma di maltrattamento che si manifesta attraverso atti, parole e comportamenti volti a controllare e sottomettere un'altra persona, senza l'uso della forza fisica; 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗼 𝘁𝗶𝗽𝗼 𝗱𝗶 𝘃𝗶𝗼𝗹𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗲̀ 𝘀𝗽𝗲𝘀𝘀𝗼 𝘀𝗼𝘁𝘁𝗼𝘃𝗮𝗹𝘂𝘁𝗮𝘁𝗼 𝗽𝗼𝗶𝗰𝗵𝗲́ 𝗻𝗼𝗻 𝗹𝗮𝘀𝗰𝗶𝗮 𝘀𝗲𝗴𝗻𝗶 𝘃𝗶𝘀𝗶𝗯𝗶𝗹𝗶, 𝗺𝗮 𝗽𝘂𝗼̀ 𝗮𝘃𝗲𝗿𝗲 𝗲𝗳𝗳𝗲𝘁𝘁𝗶 𝗱𝗲𝘃𝗮𝘀𝘁𝗮𝗻𝘁𝗶 𝘀𝘂𝗹𝗹𝗮 𝘀𝗮𝗹𝘂𝘁𝗲 𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝗹𝗲 𝗲 𝘀𝘂𝗹 𝗯𝗲𝗻𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝘃𝗶𝘁𝘁𝗶𝗺𝗲.
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