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#Genitorialità moderna
divulgatoriseriali · 11 months
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I ragazzi di oggi: un'emergenza educativa della società liquida del XXI secolo
Demotivati, senza valori, con lo sguardo sempre rivolto verso uno schermo. Pare che i ragazzi d’oggi prendano parte ad una generazione a sè stante, con linguaggi ed atteggiamenti indecifrabili e lontani dai codici tradizionali. In questo mondo globalizzato la realtà fluida permea in ogni vissuto, trascinando verso l’abisso soprattutto chi non ha gli strumenti per decifrarne le difficoltà…
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pontitibetani · 4 months
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cosa insegnano i genitori
Qualche giorno fa ho trovato un video di una psicologa alle prese con una narrazione sui genitori , o per meglio dire una elencazione delle crisi che attanagliano la “genitorialità moderna”. La definizione genitorialità moderna la sto introducendo in questo momento per fare una sorta di generalizzazione. Comunque nel video venivano indicate: la difficoltà a gestire i propri ruoli, l’insufficiente…
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sonporo · 6 years
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La donna partner di un'altra donna che dia alla luce un figlio sarà automaticamente riconosciuta come co-madre a tutti gli effetti. 
Il progetto è solo in fase iniziale e deve essere ancora approvato dal governo, ma la ministra è stata chiara: «Sulla base delle possibilità offerte dalla moderna medicina riproduttiva e delle forme familiari vissute nella società, la legge sulla genitorialità è almeno in parte obsoleta».
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autolesionistra · 8 years
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Riflessioni sul #LottoMarzo ma più sul 7 e sul 9
una Anonima Lettrice™ (mica troppo: mia sorella) manda un lungo e meraviglioso contributo che non posso esimermi dal pubblicare
Da qualche tempo ho iniziato a frequentare uno "Spazio Mamma" della nostra città (metropolitana), Bologna, uno di quei luoghi da cui si ha la conferma di essere capitati in una regione con sistema sanitario di prima classe di tutta Italia. Si tratta in sintesi di un luogo in cui una volta a settimana le neo mamme possono recarsi con varie finalità: trovare aiuto esperto di ostetriche e altre mamme che danno una mano nel districarsi nel campo minato dell'allattamento che uno pensa che sia la cosa più naturale del mondo e invece sticazzi nasconde insidie pari al livello N di Prince of Persia (sì, citando la nota canzone, "parlo da uomo ferito"), incontrare altre genitrici con bimbi della stessa fascia d'età, cercare consiglio sui micro e macro temi che interessano neo mamme e bimbi nei primi mesi di vita e in particolare condividere e trovare conforto in merito a quel senso di inadeguatezza-stanchezz-frustraz-smarrimento che in taluni casi accompagna per alcune mamme il periodo seppure gioioso e tenerosissimo della nascita di un nuovo figlio. Stiamo parlando di uno spazio di grande qualità (grazie agli operatori dell'azienda sanitaria che ci lavorano) che come intuirete raccoglie le mamme più desiderose sì di aiuto ma anche quelle disposte a mettersi più in discussione sotto tanti punti di vista.
Orbene, esauriti gli argomenti di primaria importanza che riguardano i pupi (tetta, cacca, sonno), spesso il discorso e il confronto durante questi incontri si amplia opportunamente alle gioie e dolori della gestione familiare in questi momenti in cui una piccola creatura richiede spesso tutte le energie e le ore della mamma. Davanti a fatica e impotenza le operatrici ripetono alcuni utilissimi mantra come "Farsi aiutare" e "Fare un passo indietro per far fare un passo avanti ad altri" tipo i mariti/partner/compagni. Segue quindi scambio di esperienze da parte di mamme (mi preme specificare che si tratta di persone tra i 28 e i 45 anni, non della generazione della mia nonna) che ritengono di aver trovato strategie efficaci in questo senso. (Ora nel mio anonimato violerò, mi dispiace molto, la politica sacrosanta dello spazio mamma che si basa sull'esprimersi senza essere giudicate, e riporterò con una spruzzata di sarcasmo alcuni interventi che ho ascoltato. Mi spiace, sono una brutta persona)
Mamma A racconta come lei abbia risolto la sua difficoltà a fidarsi e farsi aiutare dal marito, il quale svolge le mansioni domestiche evidentemente a un livello qualitativo non soddisfacente, con un sottile stratagemma: dà lui piccole consegne, come ad esempio riempire la lavastoviglie, e prima di farla effettivamente partire, di nascosto per non ferire il suo virile ego, si reca a controllare che l'abbia riempita bene perché lui non è molto capace, ad esempio mette i bicchieri al contrario o le pentole che intralciano lo spruzzo centrale. Vi invito a soppesare la difficoltà del task lavastoviglie.
Mamma B spiega che lei invece preferisce chiedere a lui di tenere la creatura per qualche istante così da avere modo di fare lei più rapidamente e con più efficacia alcune faccende che lui impiegherebbe troppo tempo per fare poi addirittura male.
Mamma C racconta infine con un sorriso di quella volta che suo marito le chiedeva in che cassetto fossero le di lui mutande e, dopo averglielo indicato, lo aveva visto rientrare la sera con un paio di suoi (di lei) slip, per quanto senza pizzi, assai poco performanti per un uomo. Ma lui non se ne era accorto.
Ora, non sono persona così poco burlona da non divertirmi con qualche battuta ben assestata sulle attitudini dell'uno o dell'altro partner ma dato che so da fonti certe che i figli di queste mamme sono stati cercati con amore e non sono capitati a una coppia di sconosciuti/adolescenti, mi prudono veramente le mani a veder trapelare da queste parole l'immagine di donne che, spacciando a se stesse prima che alle altre di avere costruito equilibri di mutuo aiuto, nascondono il fatto di avere ben prima dell'arrivo dei bambini impostato relazioni da coppia da anni '50 e anche di stimare assai poco i loro partner. Più in generale mi incattivisce constatare da questi e altri interventi come un certo vittimismo da madre-coraggio angelo del focolare faccio-tutto-io sembra quasi che venga cercato con una sorta di masochismo e preferito al costruire equilibri diversi con il compagno (dove possibile, mi rendo conto che non sia sempre così) o all'onestà di ammettere che magari ritagliarsi un ruolo da mamma e moglie con il controllo della casa e della famiglia possa essere, per un certo periodo della vita e in alcuni casi, una cosa gradevole e appagante sebbene faticosa, o ancora che lasciare il figlio al papà per fare le faccende di casa dopo che si è avuto il proprio bimbo fra le braccia tutto il giorno possa costituire magari un seppur povero ma efficace diversivo alla routine di tetta-giochi-pannolini-addormentare. Lo stesso Facebook pullula in maniera orrorifica di gruppi di mamme interamente improntati a questo stereotipo vittimista che, ho capito il vecchio detto "mal comune Pippo Baudo" (cit) e il classico "ridiamoci su" ma lasciano trapelare contemporaneamente un forte disagio e la scarsissima volontà di risolverlo.
E' con tutto questo in mente chi mi sono imbattuta nel Lotto Marzo, uno sciopero delle donne indetto per la nota ricorrenza dalla rete Non Una Di Meno, di cui si trovano qui alcune infografiche anch'esse che lasciano un senso di boh http://pasionaria.it/sciopero-lottomarzo-cosa-come-e-perche-in-uninfografica/. Sorvoliamo sul valore dello sciopero nella società moderna, che è cosa  un po' da millennials, e leggiamo. Al di là della criptica astensione dalle attività non solo produttive ma anche riproduttive (che evidente, qualsiasi cosa esse comprendano, dunque svolgiamo solo come servizio a qualcuno?) le infografiche segnalano anche che possiamo "astenerci dal lavoro di cura della casa e della famiglia, dal fare la spesa, la lavastoviglie " e via dicendo. Questo per mandare un messaggio a chi? A quei partner, mariti e figli con i quali auspicabilmente stiamo costruendo, quotidianamente e non in giornate di attivismo, una condivisione in parità della gestione della vita familiare e della genitorialità? Per sottrarci a quelle che, se le abbiamo scelte liberamente, sono le responsabilità quotidiane non di una donna ma di una persona? Verrebbe da pensare che o si parla a una donna che ha già fallito su uno di questi piani (e allora lo sciopero non è una risposta un po' banale anzi contro producente?) oppure sfugge come questi gesti "privati" che snaturano una visione sana delle persone possano giovare a una condivisibile battaglia pubblica... 
Per fare un po' il Joe Metafora della situazione mi pare un po' come fare un viaggio in auto tra amici tra Salerno e Brunico e all'altezza di Orte uno decide di fare lo sciopero del pieno per protestare contro il caro benzina: è di certo un modo per rifilare una bella inculata agli amici o nel peggiore dei casi per trascorrere le vacanze in una piazzola vicino al Cantagallo, non di certo la strategia migliore per arrivare a Brunico e spaccarsi di snowboard a Plan de Corones tutti felici. Non era forse meglio mettersi d'accordo prima e andare in treno?
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italianaradio · 5 years
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Liceo Scientifico Zaleuco Locri, presente all’incontro sulla Giornata Europea della Giustizia Civile
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Liceo Scientifico Zaleuco Locri, presente all’incontro sulla Giornata Europea della Giustizia Civile
Liceo Scientifico Zaleuco Locri, presente all’incontro sulla Giornata Europea della Giustizia Civile
Liceo Scientifico Zaleuco Locri, presente all’incontro sulla Giornata Europea della Giustizia Civile Lente Locale
R. & P.
LOCRI – Si è svolto il 12 dicembre 2019 presso il Centro Pastorale Diocesano di Locri il Convegno organizzato dal Tribunale di Locri e dalla Camera Civile sul tema: La tutela dei figli minori nei procedimenti di separazione e divorzio.
Un’iniziativa che coinvolge ogni anno Avvocati, Magistrati e le Scuole Superiori. All’incontro hanno preso parte il Liceo Scientifico “Zaleuco” di Locri, il Liceo Classico Oliveti-Panetta di Locri il Liceo delle Scienze Umane e Linguistico “G. Mazzini” di Locri.
Dopo i saluti di S.E. Monsignor Francesco Oliva- Vescovo della Diocesi Locri-Gerace, del Presidente del Tribunale Dott. Rodolfo Palermo, del Dott. Luigi D’Alessio – Procuratore Capo della Repubblica presso il Tribunale di Locri, dell’Avv. Emma Maio – Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Locri, dell’Avv. Pasquale Sansalone – Presidente della Camera Civile Locri, i lavori sono proseguiti con gli interventi dei relatori Dott.ssa Antonella Stilo- Presidente della Sezione Civile del Tribunale di Locri e dell’Avv. Antonino Lacopo-Componente del Direttivo della Camera Civile di Locri. 
La Dott.ssa Stilo, preliminarmente, ha spiegato le fasi del processo civile di separazione e divorzio, evidenziando la differenza tra la fase presidenziale e quelle successive, ha rimarcato come l’udienza presidenziale sia preordinata al tentativo di conciliazione tra i coniugi che deve essere esperito dal presidente del tribunale, il quale deve ascoltare i coniugi prima separatamente e poi congiuntamente e poi adottare i provvedimenti detti appunto “presidenziali” che assumono un’importanza notevole in quanto servono a regolare la situazione nelle more dell’eventuale giudizio, che può protrarsi anche per un tempo considerevole. La Dott.ssa Stilo successivamente si è addentrata nello specifico della tematica, soffermandosi sulle difficoltà che spesso gli stessi magistrati incontrano nel loro servizio, specie quando si trovano di fronte a figli contesi e decidere non sempre risulta facile. La dr.ssa Stilo ha poi comunque più volte rimarcato il concetto che nell’ordinamento italiano il tema della genitorialità è trattato sia nella Costituzione della Repubblica (art.30 e 31) che nel Codice Civile con riferimenti diretti e indiretti, in tutti i casi, al fondamentale parametro giuridico dell’“interesse esclusivo del minore”.  Ha spiegato poi al pubblico, rivolgendosi in particolar modo agli studenti dei vari Licei presenti, come la responsabilità genitoriale rappresenta l’insieme di regole che costituiscono l’essenza del rapporto tra genitori e figli e che si concretizzano negli obblighi di mantenimento, istruzione ed educazione della prole.
Il termine “responsabilità genitoriale” ha detto la Dott.ssa Stilo, è stato introdotto con la riforma della filiazione (legge n. 219 del 10 dicembre 2012, attuata con decreto legislativo n. 154 del 28 dicembre 2013), in sostituzione del concetto di “potestà genitoriale” (quale residuo della “patria potestà”), proprio a voler rappresentare il passaggio da una concezione autoritaria della genitorialità, espressione di potere sui figli, a una visione più moderna, in cui l’interesse e la tutela di questi ultimi hanno un rilievo preminente.Il mutamento della prospettiva mette quindi al centro della famiglia i figli, nei confronti dei quali i genitori sono titolari di doveri e non più di soli diritti.
Dopo la relazione della Dott.ssa Stilo, è intervenuto l’Avv. Antonino Lacopo che ha analizzato l’importanza ed il ruolo del difensore di fiducia nel gestire  una  causa di separazione controversa: un difensore accorto, deve saper gestire il conflitto di coppia con correttezza e professionalità non dimenticando che spesso una personalizzazione della difesa può avere una ricaduta negativa, non solo all’interno della coppia ma soprattutto nelle decisioni e provvedimenti sui figli minori, che spesso sono visti come mezzo di scambio e ricatto all’interno della coppia.  Per questeragioni, i problemi eventualmente in essere tra i genitori non devono incidere sul rapporto con i figli – può accadere che su alcune questioni importanti essi mantengano posizioni distanti e inconciliabili per effetto non solo del diverso bagaglio educativo e culturale, ma anche di una certa ostilità di fondo che spesso anima le coppie separate. Alla fine dell’incontro si è aperto un dibattito con gli studenti presenti al Convegno i quali hanno posto alla Dott.ssa Antonella Stilo varie domande,pertinenti e ben circostanziate al tema dell’incontro, si sono poi succeduti i vari Istituti che hanno presentato i lavori egregiamente svolti ed inerenti alla tematica del convegno con slides, relazioni e riflessioni, frutto questo di un laborioso ed efficiente lavoro dei docenti presenti nei vari Licei.Altrettanto interessante è stata la relazione esposta dall’alunna Dorotea Pezzano del Liceo Scientifico “Zalueco” che ha invitato i presenti a una riflessione “filosofica” sui principi del Diritto, parlando di Etica e dei rapporti con le Istituzioni e le Leggi. Ha ricordato uno dei primi legislatori del mondo occidentale, Zaleuco, per poi passare al Diritto medievale e moderno, alla differenza tra giustizia naturale e giustizia legale, ripercorrendo l’evoluzione concettuale e filosofica di Giustizia da Aristotele a Tommaso d’Aquino. Tra l’altro Dorotea ha affermato: “ Lo stesso termine ius rimanda a qualcosa di divino. Ius in età più arcaica indicava la legge o la norma, tramandate come formula sacrale religiosa. Nell’antica Roma, la concezione dello ius fu, nel tempo, svincolata da presupposti religiosi per assumere il valore civile, di diritto in senso moderno, una concezione che è alla base della civiltà giuridica occidentale”. Altro passaggio importante della sua relazione è stato quando ha affermato: “. Oggi, tutti condividiamo più o meno la certezza che, una volta realizzata storicamente la società democratica – in cui la libertà è uguale per tutti – e una volta assicurato il consenso nazionale e internazionale sui diritti umani, si sono poste le fondamenta adeguate di una comunità politica giusta e buona. Certo, rimane il problema di rendere l’eguaglianza sostanziale, “rimuovendo ostacoli” e creando “pari opportunità”; ma il concordare su questo obiettivo e il tendervi sono già segni sicuri di una società giusta.
Molto interessante è stata anche la relazione sviluppata dall’alunna Paola Napoli del Liceo Scientifico “Zaleuco” che ha evidenziato e sottolineato come “la crisi di coppia” quasi sempre ricade negativamente sul rapporto e sulla gestione dei figli minori e come questi, all’interno della famiglia, diventano ostaggi e strumenti nelle mani genitoriali. In ogni caso conclude Paola “ la separazione dei genitori rappresenta un evento critico nella vita dei figli, se i genitori riescono a sintonizzarsi sui loro bisogni, a gestire adeguatamente la rottura del legame, collaborando tra di loro, i figli possono trovare presto un equilibrio e superare le eventuali problematiche avute a seguito della separazione”.  Incontri simili, dovrebbero essere più frequenti, per avvicinare gli studenti al mondo delle Istituzioni, migliorando il senso di responsabilità dei giovani. Queste occasioni sono importanti e devono servire a sensibilizzare gli studenti verso determinate tematiche, dando esempio di cittadinanza attiva e responsabile.
Liceo Scientifico Zaleuco Locri, presente all’incontro sulla Giornata Europea della Giustizia Civile Lente Locale
Liceo Scientifico Zaleuco Locri, presente all’incontro sulla Giornata Europea della Giustizia Civile Lente Locale
R. & P. LOCRI – Si è svolto il 12 dicembre 2019 presso il Centro Pastorale Diocesano di Locri il Convegno organizzato dal Tribunale di Locri e dalla Camera Civile sul tema: La tutela dei figli minori nei procedimenti di separazione e divorzio. Un’iniziativa che coinvolge ogni anno Avvocati, Magistrati e le Scuole Superiori. All’incontro […]
Liceo Scientifico Zaleuco Locri, presente all’incontro sulla Giornata Europea della Giustizia Civile Lente Locale
Simona Ansani
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rideretremando · 5 years
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Uno può vivere una vita molto modesta, addirittura con un livello minimo di libertà, e avere comunque una vita buona. Ne sono convintissimo e l’ho ribadito spesso nei miei scritti. Nel mio caso particolare, penso che la vita che mi sono costruito sia una vita buona, nel senso aristotelico di una vita «felice», realizzata. È essenziale, però, qualificare questa affermazione, dicendo che la considero una vita relativamente buona, dato che a nessun essere umano sono risparmiati i momenti di crisi, frustrazione e fatica. ... Mi sta però anche a cuore la distinzione tra «piacere» e «gioia». Il piacere, per usare il lessico di Charles Taylor, è legato alle valutazioni «deboli» – a valori, cioè, che non hanno grande profondità o risonanza nelle nostre vite, perché dipendono da un livello superficiale del nostro gusto. Le gioie autentiche, al contrario, hanno a che fare con i beni che orientano le nostre scelte esistenzialmente più profonde, più «forti».[1] Mi piace perciò pensare che la gioia che mi danno i successi lavorativi non siano piaceri superficiali o inconsistenti, ma siano come amplificati dal loro valore intrinseco. E questo valore si riflette nel fatto che le idee che mi appassionano sono utili anche per altri. ... mi dà conforto pensare che da sempre le grandi civiltà hanno avuto bisogno di persone impegnate quotidianamente a interpretare, cioè ad «articolare» (tanto per usare il verbo preferito di Taylor) i significati insiti nel loro stare insieme, nelle pratiche sociali di cui sono intessute e negli obiettivi che perseguono, alla luce di una specifica comprensione di chi noi siamo – voglio dire «noi» esseri umani. Da queste persone – siano esse teologi, artisti o filosofi – la società si aspetta idee, suggerimenti, a cui attingere quando serve. È così che percepisco me stesso: come una persona pagata dalla società per decifrare la propria forma di vita, indicare i suoi difetti, prospettare soluzioni. ... qui, spesso, il lavoro di articolazione è relegato nell’ombra e, nella fretta di raggiungere i nostri obiettivi, tendiamo a naturalizzare la nostra forma di vita, a considerarla cioè come uno stato di cose ovvio, indiscutibile. Da questo punto di vista difettiamo di articulacy e abbiamo bisogno di qualcuno che, remando contro corrente, ci renda consapevoli dell’acqua in cui nuotiamo. Non penso che l’attività intellettuale goda di una qualche forma di superiorità rispetto, che ne so, all’attività artistica o ad altre forme meno glamour di espressione umana (economia, politica, genitorialità, cura, ecc.). In questo senso, ammetto che c’è qualcosa di antintellettualistico, persino di anticognitivista nella mia posizione. In fondo, è così facile per chi fa un lavoro intellettuale immaginare che nei concetti, nel pensiero, nella scrittura vi sia una dose maggiore di umanità che in altre attività umane. Questa, però, mi sembra una trappola in cui i «letterati» cadono fin troppo facilmente. Non direi mai che il pensiero sia il fulcro dell’esperienza umana. Quando ho optato per il termine «risonanza» nella mia analisi della contemporaneità volevo anche dare voce al mio scetticismo riguardo all’idea che la chiave di volta di una vita buona sia la «ragione» o la «conoscenza».   Certamente non è mia intenzione sostenere che la modernità sia la prima epoca nella storia umana a conoscere una forma marcata di accelerazione dei ritmi di vita. Di accelerazioni di questo tipo se ne sono susseguite diverse nel corso dell’evoluzione umana grazie, per esempio, alle innovazioni tecnologiche nell’agricoltura o nei mezzi di trasporto. Le transizioni storiche, in particolare, sono sempre momenti di accelerazione della vita, spesso anche molto brutali. La mia tesi è molto più specifica. È l’idea che la società moderna sia la prima società nella storia umana che ha bisogno di accelerare per mantenere in piedi la propria stessa struttura. Detto altrimenti, essa si basa sull’accelerazione. La sua è una forma di stabilità dinamica che produce per default qualcosa di molto simile a un’escalation.
Hartmut Rosa
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