#etichetta sociale
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shadyqueeneagle · 25 days ago
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Se alcuni uomini ci giudicano come donne con le quali non è possibile costruire una famiglia o farci neanche una storia (questo accade soprattutto nelle piccole realtà di paese, in Italia), dobbiamo solo che considerarci felici di questo!: non c'è niente di negativo in tale fattore, anzi, ma è un'occasione felice da prendere al balzo.
L'etichetta sociale indica in realtà buona qualità: gli uomini tossici vogliono solo donne insipide, senza nessun tipo di amor proprio e amore per gli altri.
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sweetbearfan · 23 days ago
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I 𝗰𝗲𝘀𝘀𝗶 𝗮 𝗽𝗲𝗱𝗮𝗹𝗶 (uomini maschilisti) sono "meravigliosi": quando non riescono ad averti, automaticamente, diventi 𝑙𝑎 𝑝𝑒𝑟𝑠𝑜𝑛𝑎 𝑝𝑒𝑔𝑔𝑖𝑜𝑟𝑒 𝑑𝑒𝑙 𝑚𝑜𝑛𝑑𝑜.
È decisamente sgradevole la sensazione di piacere a qualcuno che non ti ritenga una "donna degna" poiché non incarni in alcun modo il prototipo maschilista della "brava ragazza intelligente": la "brava ragazza" che modera termini, opinioni, riflessioni, espressioni; i maschi tossici qualora tu non ti subordini tentano di farti sentire come una persona bella ma infetta: un fenomeno guardato, amato moltissimo, ma tenuto a debita distanza come donna portatrice d'una mortale contaminazione.
Il termine "misandria" è stato coniato dagli uomini solo sgradevoli: cioè da uomini pessimi da ogni punto di vista che non si rassegnano in alcun modo che il loro essere soli ed emarginati dalle donne dipende solo da loro stessi e non da fattori esterni.
Un uomo che risulti sgradevole a più donne può cambiare questa sua realtà modificando se stesso e non la società attorno, perché è questo il tipo di atteggiamento costruttivo che denota un soggetto davvero maturo; il ritenere che il mondo femminile debba occuparsi di uomini che non riescono a trovare una compagna poiché non sanno rapportarsi con gli altri in modo adeguato è ciò che caratterizza un maschio tossico.
Se alcuni uomini ci giudicano come donne con le quali non è possibile costruire una famiglia o farci neanche una storia (questo accade soprattutto nelle piccole realtà di paese, in Italia), dobbiamo solo che considerarci felici di questo!: non c'è niente di negativo in tale fattore, anzi, ma è un'occasione felice da prendere al balzo.
L'etichetta sociale indica in realtà buona qualità: gli uomini tossici vogliono solo donne insipide, senza nessun tipo di amor proprio e amore per gli altri.
Per eliminare i chili di troppo, vanno tolti via gli stronzi e non i carboidrati ✔️
Nel momento in cui più donne contemporaneamente si emancipano dalla sottomissione maschile, i maschi tossici sentono vacillare le sicurezze garantite da una società/Stato patriarcale, diventando aggressivi nei confronti di tutte le donne che per essi rappresentano il 𝘤𝘢𝘵𝘵𝘪𝘷𝘰 𝘦𝘴𝘦𝘮𝘱𝘪𝘰, temendo che le altre donne ancora insicure vengano 𝘤𝘰𝘯𝘵𝘢𝘮𝘪𝘯𝘢𝘵𝘦 dall'autodeterminazione.
Come reagire? Vanno ignorati: devono sentirsi totalmente trasparenti; vanno sospinti verso il totale isolamento meritato.
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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L'Origine e il Significato dei Saluti: Stretta di Mano, Abbraccio e Gesti di Amicizia
Un Viaggio nel Tempo tra Simboli di Amicizia e Rispetto: Perché ci Stringiamo la Mano o ci Abbracciamo?
Un Viaggio nel Tempo tra Simboli di Amicizia e Rispetto: Perché ci Stringiamo la Mano o ci Abbracciamo? Nel corso della storia, gli esseri umani hanno sviluppato una varietà di gesti per salutarsi e mostrare rispetto e amicizia. Tra questi, la stretta di mano e l’abbraccio sono tra i più comuni e simbolici, particolarmente diffusi nelle culture occidentali e spesso adottati anche in contesti…
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blacklotus-bloog · 13 hours ago
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E...
... se un giorno tumblr introducesse l'opzione "suggerisci etichetta: eccesso di approvazione sociale" anziché "segnala post" sarebbe un posto più equo ma soprattutto elegante.
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BLACKLOTUS
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diceriadelluntore · 11 months ago
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Storia Di Musica #312 - The xx, The xx, 2009
Il mese dei dischi dallo stesso titolo dei propri autori si chiude con una scelta più recente, e spero creativa. La musica degli ultimi anni ha bisogno di sedimentarsi, per tutta una serie di ragioni (il modo in cui se ne fruisce, lo scenario generale in cui nasce, lo stesso ruolo della musica che è cambiato in pochi anni) al netto della qualità che rappresenta: sebbene la patente di “classico” nella musica si dà con una certa facilità e spesso anche secondi criteri più discutibili del solito, ci sono stati artisti negli ultimi anni che hanno dato contribuito eccellenti alla storia della musica popolare occidentale (che è quella che maggiormente rappresento qua, solo per questo l’ho specificato). E la sensazione a volte che non si era sbagliato la si ha dopo un po’ di tempo, nemmeno poi tanto, basta un riascolto dopo pochi anni per arricchire le sensazioni che si provavano al primo ascolto a caldo (o per cambiarle in maniera diametralmente negativa, può benissimo succedere così). Il disco di oggi ci porta a Londra nella prima metà degli anni 2000, ad un gruppo di ragazzi che frequenta la Elliot School di Putney: questa è una cosiddetta sixth form college, una scuola di potenziamento pre-universitario dove i ragazzi dai 16 ai 19 anni studiano a livello più avanzato alcune discipline. Qui si incontrano 4 studenti: Romy Madley Croft, cantante e chitarrista, Oliver Sim, bassista e cantante, Jamie Smith, tastiere e ritmica elettronica e la tastierista Baria Qureshi. Tutto inizia su Myspace, leggendario social network fondato nel 2003 da Tom Anderson, dove la musica dei quattro con i testi di Crof e Sim è condivisa con dei primi demo, embrioni delle canzoni che arriveranno di lì a poco. Scelgono un nome interessante (siamo nel 2005): The xx, perché avevano tutti appena compiuto venti anni (e XX è venti in numeri romani), perché in inglese si pronuncia come “excess” e poi perché le due “x” richiamano alla mente le tre che caratterizzano i prodotti pornografici. Nel giro di qualche anno, si fanno un nome nei piccoli club per la loro musica intrigante, un mix elegante e misterioso di elettronica, con guizzi romantici e di atmosfera, dovuti alle due bellissime voci di Croft e Sim, che si completano a meraviglia; nel frattempo Jamie Smith sceglie il nome d’arte di Jamie xx. Alcuni loro demo arrivano ad una piccola etichetta indipendente, la Young Turks Record, che li affida alle cure di un giovane produttore scozzese, Rodaidh McDonald, che proprio con gli XX inizierà una proficua carriera come produttore di musica di qualità.
Le registrazioni furono effettuate in un piccolo garage adibito a studio nella zona di Ladbroke Grove, a Londra, nel 2008, quasi sempre di sera e di notte, anche con idee un po’ strane: le linee di basso di Sim furono registrate dal bassista nel corridoio adiacente, per avere un suono più ovattato, e la caratteristica di musica “notturna” pervade tutto il disco. The xx esce a maggio del 2009 ed è un disco d’esordio che non passa inosservato. In piena “mania” di definizioni musicali, il loro è un album che ha molteplici influenze (tracce di post-punk, dream pop, dubstep, indie pop e R&B compaiono a impulsi qua e là) ma si concentrano in canzoni tanto semplici quanto uniche e misteriose, eleganti, ma che vibrano di emozioni e hanno degli arrangiamenti che spiazzano per la loro impeccabile luminosità. I battiti pulsano anziché schiantarsi; le chitarre sono pizzicate e pizzicate ad arte; e la voce raramente supera un sospiro malinconico, considerazione che quasi stride non solo con la musica che all’epoca li circondava (il nu metal, il nuovo r&b, il primo grande dilagare del rap) ma con la stessa irruenza che solitamente le giovani band propongono nei primi lavori. Anche i titoli delle loro canzoni sono il mix perfetto di conciso ed evocativo. Tra le gemme la strumentale Intro, che verrà saccheggiata in decine di programmi tv, serie, pubblicità, ma ha la sua consacrazione durante le Olimpiadi Invernali di Vancouver nel 2010 dove veniva usata come colonna sonora dei momenti precedenti le premiazioni degli atleti. Le chitarre innocenti di VCR suggeriscono la passione della band per l'indie pop radicalmente semplice degli Young Marble Giants; Crystalised, magnifica, è uno dei meravigliosi duetti tra Croft e Sim, che qui sono capaci di portare l’impressione che sia una conversazione tra innamorati, riaffermando cosa significa veramente "cuore a cuore". Il lato più sensuale dello stesso concetto c’è invece nella ritmica Islands (Underneath and unexplored\Islands and cities I have looked\Here I saw\Something I couldn't over look\I am yours now\So now I don't ever have to leave\I've been found out\So now I'll never explore). C’è Infinity che si appoggia più sulle radici post-punk (ed è stupenda, anche nell’interpretazione di Croft), e Heart Skips A Beat ha una ritmica intrigante e complessa. Croft e Sim cantano anche da soli bene nei loro turni solisti (Sim brilla in particolare nella spaziosa Fantasy), ma insieme sono davvero ispirati: Basic Space ne è la prova che c’è chimica tra Croft e Sim, in un brano che sa di anni passati e di meraviglie pop, ma che è comunque ricca di dettagli sottilmente affascinanti (il drum beat e la chitarra un po’ sudamericana).
Tutte le riviste del settore ne sono stregati: il New Musical Express lo inserisce subito nella lista dei 500 dischi migliori di tutti i tempi, Rolling Stone nei 100 migliori album di debutto di sempre, il disco otterrà numerose certificazioni di vendite e proietta i quattro nei festival più famosi del mondo, spesso in apertura a grandi artisti (tra le loro performance più belle, quelle in apertura ai concerti di Florence + The Machine). Ma non tutto va bene: Baria Qureshi, in contrasto con gli altri tre, abbandona il gruppo. Ma la magia non si interrompe: Coexist del 2012 riprende da dove The xx finisce, stavolta in un trio che continuerà ad ammaliare sussurrando le proprie canzoni, come se fosse proibito alzare la voce.
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carmenvicinanza · 7 months ago
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Jewel
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Jewel, cantautrice, musicista, scrittrice e attrice, col suo album d’esordio, Pieces of You, è rimasta nelle classifiche statunitensi per due anni interi vendendo dodici milioni di copie.
Il suo nome completo è Jewel Kilcher ed è nata il 23 maggio 1974 a Payson, nello Utah, da genitori musicisti. Quando i suoi hanno divorziato è andata a vivere col padre in Alaska e, sin da bambina, lo ha accompagnato nelle sue esibizioni country in giro per locali.
Ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Interloken, nel Michigan, dove si è specializzata in canto lirico, intanto scriveva le sue canzoni accompagnate con la chitarra, che suonava da giovanissima.
Dopo un periodo passato allo sbando, soffriva di attacchi di panico, dormiva in un furgone e per mangiare rubava nei negozi, mentre si esibiva in gito per la California le si è presentata l’occasione di farsi ascoltare dalla sua prima etichetta discografica che l’ha messa sotto contratto.
A venti anni ha registrato il suo primo album, Pieces of You diventato subito un clamoroso successo. Dodici volte disco di platino, l’album di debutto più venduto di tutti i tempi, le è valso diversi premi e una tale popolarità che una casa editrice le ha offerto due milioni di dollari per scrivere la sua autobiografia, una proposta da guinness dei primati.
Un exploit che non è più stato ripetuto, forse anche perché si è dedicata ad altre cose, ha scritto libri, recitato in diversi film e si è impegnata per diverse cause. Le canzoni rappresentano solo la metà della sua vita, come cita il titolo del suo libro Never Broken: Songs Are Only Half the Story, del 2015.
Nei quattordici album successivi, alcuni passati completamente in sordina, si è sperimentata in diversi generi:  folk, pop, dance e ha contaminato il suo stile cantautorale con chitarre elettriche, loop e archi. Il suo ultimo disco, pubblicato in aprile 2022 è Freewheelin’ Woman, un album caldo che privilegia le influenze soul e r’n’b, intriso di consapevolezza e orgoglio femminile.
Negli anni è stata impegnata nel sociale in diversi campi: ha fondato un’organizzazione per combattere l’abbandono scolastico, finanziata in gran parte coi suoi soldi, si è spesa per portare in parlamento una legge che impediva alle pazienti operate di tumore al seno di essere dimesse poche ore dopo l’intervento, ha marciato in favore delle persone senzatetto, si è esposta contro il sessismo nel mondo musicale, ha partecipato a diverse compilation per progetti di solidarietà e impegno civile, ha lavorato per le persone con disturbi mentali ed è stata ambasciatrice di iniziative in favore dell’edilizia popolare per le persone meno abbienti.
Nel suo viaggio di onestà e consapevolezza, non si è mai nascosta e ha cercato di non lasciare indietro persone e idee. Continua a promuovere bellezza con la potenza dei suoi versi e delle sue azioni.
Il suo percorso è stato quello di una giovane donna con un grande talento che ha provato a sopravvivere e risolvere problemi fin da quando era bambina. Ha cantato nei saloon, suonato per strada in Messico e percorso tanti chilometri su auto scalcagnate, ha vissuto la depressione, crisi emotive, il vagabondaggio, ha saputo cogliere le occasioni senza snaturarsi, è un esempio di riscossa e determinazione. 
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tiaspettoaltrove · 9 months ago
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La mascolinità e la femminilità non sono e non saranno mai tossiche.
La femminilità non è tossica, così come non lo è neanche la mascolinità. È ora di crescere e iniziare a fare le persone serie, lasciando da parte stupide generalizzazioni, banalizzazioni, scorciatoie che sfociano nell’unico obiettivo di denigrare qualcuno solo perché appartenente a una determinata categoria. Ogni individuo è a sé: c’è quello eccellente, quello pessimo, quello che deve migliorare e così via. Ma, care ragazze, prendere come riferimento addirittura delle caratteristiche di un sesso, al fine di abbattere un’intera categoria, lo trovo molto sciocco e ingiusto. Un conto è l’essere molto critici (io stesso lo sono), un altro è il diventare miopi nel credere che un maschio possa essere “tossico” squisitamente in quanto tale. Ci sono molti uomini deprecabili, così come molte donne. Ma non mi sognerei mai di dire che la femminilità sia tossica, solo perché molte ragazze non sono encomiabili. La femminilità è meravigliosa. Così come, e voi ragazze lo sapete, può esserlo anche la mascolinità. Certamente in modi diversi, in momenti diversi, anche in contesti diversi se vogliamo. Ma smettiamola con questa sorta di guerra continua in cui, di fatto, non vince nessuno. In differenti fasi della vita, la donna ha bisogno dell’uomo e l’uomo ha bisogno della donna. Così siamo nati. Ciò che trovo raccapricciante, è il linguaggio odierno fatto meramente di slogan, di definizioni. Senza dei reali approfondimenti, senza dei ragionamenti profondi e articolati nell’arco anche di un lungo tempo. Il sistema inventa una nuova etichetta, e tutti iniziano a usarla. Solo perché fa tendenza, solo perché amplificata dai mezzi di comunicazione. Ripartite dall’originalità di voi stesse, dalla vostra vera e sincera opinione, non da quello che vi mettono in testa gli altri. Fate sentire la vostra voce, che può essere unica e che per questo diviene interessante. Pensate a quante persone degne di nota ci sono là fuori, a quante potremmo incontrarne. Pensate alla bellezza di una chiacchierata fatta di sfaccettature, di dettagli, di tante piccole sfumature che formano un interesse sempre più grande. Io ho voglia di verità, ho voglia di quel guizzo che vedo sempre più soffocato dal peso del giudizio sociale e dell’omologazione. Voglio quella ragazza che mi travolga e sconvolga con la sua peculiare visione del mondo. Perché dico che la mascolinità e la femminilità tossica non esistono? Perché c’è tutto un mondo da amare, fatto di donne e uomini invisibili. Invisibili per scelta perché hanno rinunciato a una patina di falsità, di superficialità, di ipocrisia. Sono individui straordinari che hanno preferito isolarsi, piuttosto che annegare nella mediocrità. Ed è a loro che penso spesso, a quelle ragazze che meritano tutta la mia stima, il mio rispetto, la mia ammirazione. A coloro che non si arrendono, che vivono al massimo, che sanno qual è la cosa giusta da fare. Ed esistono, nascoste ma esistono. E pensare che a me ne basterebbe una, una e una sola, unica. E l’accoglierei.
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telefonamitra20anni · 11 months ago
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La prigione della mascolinità
In una società la collocazione di un "ruolo" e l'identificazione dello stesso sono di rilevabile importanza, permettono di inquadrare un certo tipo di azioni, ingaggiano uno status, un'identità, perché le cose devono essere chiamate con il loro nome. Marcello si è ritrovato a fare i conti con un ruolo, a suo dire, poco rappresentativo del suo essere, ritrovandosi prigioniero dello stesso, e per questo, portando in essere una lotta eterna, contro quell' etichetta che la mascolinità latina ne consegue. Macho, vero uomo, maschio latino, tombeur de femmes, latin lover, tutti ruoli identificativi di una misoginia contraria, volgare e lontana. Ruoli che non collocano, ma che stabiliscono, arbitrariamente, vizi e improbabilmente probabili virtù. Nel suo, Marcello adorava i peccatori, i deboli, i "non conformi" perché nel perfezionismo ci trovava qualcosa di "diabolico", ma del macho aveva ben poco. Un macho nell'immaginario collettivo è una figura decisa, delineata, muscolosa, poco gentile, limitatamente galante, rude, egoista, un conquistatore seriale caratterista in virilità e ostentatore della stessa. Marcello al contrario, figura esile, bellezza gentile, delicata, non "aggressiva", anche nel suo erotismo necessario e più opportuno, lasciava spazio alla galanteria. Una figura amicale, rassicurante, elegante, democratica, non di genere, perché a suo modo, attrattiva e seducente ad occhi sia maschili che femminili. Lui, seduttore suo malgrado, cercava solo dignità in un ruolo, quello dell'attore abile nel saper fare, saper dire, lontano da un confine detestabile che l'etichetta di latin lover o un conquistatore, rappresentavano. Infondo quello che succedeva sotto le lenzuola era solo affar suo, perché l'attore è in vetrina, ma l'uomo no. La sua "lotta" non era fatta di muscoli, ma di ironica intelligenza, come nella scelta dei ruoli, una classifica di impotenti attivi nella distruzione di questa identità in convenzione sociale così superficiale e impersonale, ma questo è servito a ben poco, il ruolo di maschio latino, resta non spodestato e a Marcello, non rimane che giocarci pruriginosamente e ironicamente perché la chiave di questa prigione di mascolinità italiana era rimasta lì, dove tutto è iniziato, in America.
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abr · 1 year ago
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La sinistra "moderna" diciamo così, quella orfana post crollo del Muro, sopravvive trasformando la lezione gramsciana della costruzione del consenso, nella edificazione del dissenso. Sistematico.
Come dire: costruire demolendo, combattere l'odio odiando, sentirsi trasgressivi obbedendo e far proseliti con lo slogan "perché non ci votate gente di merda".
In tempi di social funziona: fa sentire le Karen incluse, offre un tetto alle Selvagge e agli Skanzi, un pasto con companatico ai Soumahoro. E' solo sterile quanto un mulo ma almeno garantisce un pubblico.
In era post ideologica, SInistra è adesione a un METODO, non una etichetta. A Destra per fortuna prevale ancora la maggioranza silenziosa, la gente che vuol farsi i fatti suoi. Quanti i sinistri a loro insaputa in giro! Poi vi stupite di quanti fanno switch, come se nulla fosse, da FdI al primo m5s che passa e viceversa.
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grlbts · 1 year ago
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ho comprato un cappotto di lana vintage, mi sta bene e costava molto poco. Non ha nessun tipo di logo o stemma, solo alcune etichette cucite all'interno, una recita un tenerissimo "rifinito a mano" e l'altra il nome del marchio che sembra un normalissimo cognome italiano e una data, 1991.
Io di moda mi intendo poco, e ho pensato fosse una cosa abbastanza artigianale, per cui l'ho preso lo stesso senza pensarci su. Però poi a casa cercando su google non risulta nessuna traccia di questo marchio, e la cosa un po' più inquietante è che non risulta praticamente nessuna traccia di questo nome di famiglia, nessuno si chiama esattamente così sui vari social media, mentre esistono variazioni più o meno comuni del cognome con una lettera spostata, declinato al singolare, etc. etc.
Google continua a suggerirmi più o meno insistentemente di controllare lo spelling. Controllo l'etichetta e no, non ho sbagliato a scrivere.
Su Vinted invece ho un po' più di fortuna: una persona in Francia ha un completo grigio con la stessa etichetta, made-in-italy, taglia troppo piccola per me però, poi più niente, letteralmente zero altri risultati.
Sono talmente abituato a ritrovare sempre tutto su internet che scoprire queste piccole zone dimenticate mi dà sempre un piccolo senso di vertigine
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zedseaa · 2 years ago
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Vi è mai capitato di provare a tutti i costi di realizzare qualcosa per voi stessi? Qualcosa che ti sembra deve esser portato avanti, un progetto il fatto di dover fare diversamente dagli altri, non guardare film non perdere tempo nei social lavorare e creare ricchezza, come se fosse uno scopo prefissato e non fosse possibile avere un altro destino.
Mi sento proprio cosi e non riesco a non essere furioso con me stesso e con il resto del mondo, mi fa schifo tutto e la frustrazione è cosi forte che abbassa la voglia di vivere. Cerchi di capire come fare ma qua nessuno sa vivere, nessuno che ti spiega come fare e se cerchi qualcosa su internet ti trovi persone che parlano di tematiche come questa come se fosse leggere un etichetta dei cereali appena comprati.
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isabeil · 2 years ago
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L'omofobia, la misoginia, il maschilismo, la xenofobia, il razzismo e lo schiavismo, sono forme di discriminazione, di pregiudizio, spesso legate a ideologie e gruppi di destra, ma non possono essere considerati "valori" in senso positivo.
Il razzismo non è un'opinione, ma odio irrazionale, senza alcun motivo logico, che crea disagio e difficoltà sociali in chi ne viene investito (chi è considerato 'inferiore'). È necessaria una norma che porti il Paese a comportamenti Civili e abbassi i conflitti sociali.
Il razzismo, poiché odio irrazionale, rappresenta la prova inconfutabile di essere cresciuti in un ambiente familiare, genitoriale, sociale, disfunzionale. Tale psicosi può essere superata soltanto tramite corretto trattamento sanitario, rivolgendosi ad un buon psicologo.
L'Italia è un Paese omofobo, misogino, maschilista, xenofobo, razzista; questa inciviltà è direttamente collegata all'educazione cattolica, poiché essa fa apologia di tali disvalori, producendo politicamente usi, costumi, norme che fomentano, volontariamente, attrito sociale.
È la setta cristiana ad impedire, in Italia, il matrimonio di persone dello stesso sesso. Il principio 'ognuno è libero' per tale setta di stregoni non è concepibile, quanto per gli ignoranti che corrono dietro a tali stregoni.
Il grosso problema oggettivo di un conservatore è che nella sua vita l'unica realtà che ha visto va dalla porta di casa sua alla porta della chiesa, e tutto ciò che vede di 'strano' non lo comprende - e lo etichetta come 'devianza', perché è un Ignorante.
Sono i conservatori, i tradizionalisti, a dividere le persone in modo binario (solo maschi e femmine eterosessuali), per convinzioni religiose (superstizione, cialtroneria).
L'omosessualità rientra pienamente nelle regole dell'attrazione, della nostra specie umana; sappiamo che scientificamente si può nascere omosessuali, essere attratti da persone che sono dello stesso sesso e desiderare anche la maternità - esattamente quanto un eterosessuale.
Siamo un Paese laico; nonostante ciò, subiamo un'invasione religiosa anche nel modo in cui sono concepite le norme sulla famiglia. Come in passato, i conservatori, poiché Ignoranti, 'puntano i piedi', con immotivato timore, creando mostri e ghetti: fomentando odio sociale.
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milleniumbrigante · 2 years ago
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Vendere fiori per non svendere l’anima. Scegliere di non emigrare
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Maria è mia cugina. Ha 32 anni e da alcuni anni ha scelto di vendere fiori nella città di provincia dove è nata, precisamente in sud Italia, in Puglia, ad Altamura. Parliamo di una Puglia poco turistica, dell’entroterra, che non è Salento né costa Adriatica, una città che mantiene una sua certa attività interna, ma quasi completamente isolata dalle infrastrutture come tante altre da queste parti. Una città che conta quasi 80mila abitanti che ultimamente è in preda ad un’urbanizzazione folle che cancella lentamente il suo stesso valore per adeguarsi alla nuova imperante idea di vivibilità di un luogo.
Rimanere qui. Una scelta molto diversa dalla mia, che è stata invece quella di scappare via appena compiuti i diciotto anni, nella città con l’economia più in fermento d’Italia, Milano, rincorrendo con gli studi e con il lavoro lo showbiz, sognando di emancipare me e la mia famiglia dalla nostra classe sociale con le mie aspirazioni. Ho conosciuto persone da tutto il mondo, lavorato per grosse aziende estere che mi hanno portata in luoghi che mai avrei forse visto in vita mia. Ho condiviso lo stesso tetto con decine di persone, rinnegato ogni modello di vita in virtù di una ricerca di altro, nell’altro. Accettato la fatica di immaginarsi potenti sapendo di non poterlo davvero diventare, perché ormai troppo tardi perché le condizioni fossero favorevoli, anche lontano da casa, in una metropoli che continuava a fare promesse che non manteneva. Perché negli anni di gavetta non ho perso mai di vista ció che mi stava attorno, e qualcosa sembrava sempre non quadrarmi. Cosa voleva dire per noi, ragazzi emigrati, raggiungere uno stile di vita soddisfacente? Nella seconda metà degli anni ‘10 ci siamo ritrovati tutti a cercare di dare una forma e una sostanza a quello che avevamo fatto per diletto tra le pietre delle nostre città vecchie. Chi faceva il writer forse ha monetizzato come grafico, qualcuno è diventato un tatuatore, o forse lavora al bar pur di non declassare la nobiltà del suo operato originario. Chi suonava la chitarra ha vinto qualche jackpot effimero con qualche etichetta, qualcun altro ha imparato a preparare sushi a Londra. Qualcuno non lo sento più. Tanti, nonostante fior di lauree e riconoscimenti, sono ancora in balia del vento, confusi senza colpe. Chi però ancora non accusa problematiche morali od economiche nel suo stile di vita solitamente è qualcuno con un’estrazione sociale un po’ diversa dalla mia, qualcuno che affronta diversamente cose con cui persone come me non possono troppo fare compromessi per indole e natura. E mentre ci affannavamo a smarcare ciò che fosse bene e male nel burrascoso mare economico che ci si stagliava davanti, Maria infilava fiori nei bouquet per le ultime cose umane che erano rimaste da fare in questo mondo.
Quando ha aperto il suo negozio, ero molto felice per lei. Ma non riuscivo ad empatizzare con la sua scelta. Rimanere in paese, in provincia, in sud Italia per me era una decisione inconcepibile. Quella che forse era una sua lungimiranza rispetto ai tempi che ci aspettavano, per me e per quelli come me - nativi digitali socialmente problematici nel proprio contesto d’origine, ritrovatici tutti insieme a Milano, Roma o Bologna provenienti da tutta la provincia italiana - era una mancanza di ambizione, di desiderio, di conoscenza ma soprattutto ci sembrava di precluderci infinite possibilità. Vedevamo il futuro qui e ci terrorizzava. Perché ovviamente rimanere qui non è per niente rose e fiori. Se non stai perseguendo una laurea in medicina o a meno che tu non abbia un parente che ha fatto impresa nel settore edile trent’anni fa, solitamente il tuo destino per un bel po’ di tempo è lavorare nei bar in centro per 3 euro l’ora e passare il resto del tempo a fumare grandi canne per non pensare ai tuoi amici che sono andati via e stanno vivendo al meglio i loro vent’anni. In questo ampio ventaglio di scelte che ti si prospetta davanti quando nasci nella parte dell'Italia che ora più che mai che viene depredata della sua potenza per svendere o delocalizzare, quando anche il lavoro dipendente nelle grandi città è sempre più ridotto a lavori come l’hr, il promoter o qualche nuova figura intermediaria, con contratti che mi chiedo spesso come sia possibile che siano legali (ma d’altronde, è questo il liberalismo che già si prospettava ad inizio millennio). Lavori in cui non sai cosa stai realmente producendo, né a cosa stai realmente contribuendo, lavori che sono specchio della mancanza di potere produttivo individuale, interno al paese invece che esterno o addirittura oltreoceano, perché chi è che ha il capitale per farlo oggi? Ma soprattutto chi è che vuole piantare ulivi piuttosto che diventare una rockstar ai giorni del successo alla portata di tutti?
Peccato per le delusioni. Peccato perché siamo a pezzi, perché siamo stati solo sfruttati, derubati, alienati con strumenti del tutto sconosciuti prima d’ora, da cui non sappiamo come difenderci. Allora raccogliere fiori per celebrare la vita diventa la scelta più nobile tra tutte le scelte. C’è chi è stato umile da sempre, chi non si è fatto ingannare, ed è stato graziato.
La tristezza mia e dei miei coetanei mi ricorda che, in tutto e nonostante tutto, la scelta della bellezza è sempre la più forte. E neanche la più facile, come potrebbe venirci automatico pensare. Perché non è importante che si venda fiori nello specifico. E certo, viaggiare, osservare il mondo fuori è sacrosanto. Ma avere una solida idea di bellezza e di purezza da portare con sé è salvifico, è vitale. I fiori sono vita. I fiori sono belli. Così come sono belli i cieli sinceri lontani dall’influenza artificiale. E non ci sarà nessuna potenza finanziaria che potrà convincerci del contrario, continueremo a cercarli per la nostra anima, per sentirci parte della Terra. E se è vero che la vita è quella cosa che ci succede mentre facciamo altri piani, è anche quella cosa che vorremo sempre celebrare. Come la nascita di un amore, che può iniziare con un mazzo di rose. Ogni successo andrebbe festeggiato con più fiori e meno cocaina. Anche la morte ci chiede dei fiori, al di là dei nostri credo. E ci sarà sempre bisogno di qualcuno che se ne prenda cura. Che le chiese non siano più un luogo così frequentato, nemmeno durante i matrimoni o funerali, è fatto abbastanza rappresentativo del nostro progressivo allontanamento dalla nostra essenza non materiale. È vero, la Chiesa come istituzione non ci piace più, Cristo non ci basta più, Dio ci ha delusi, ma ancora mi piace vedere come queste rimanenze tradizionali abbiano ancora presenza al sud Italia. Gioisco nel vedere una chiesa, magari intristita dal tempo, spogliata della sua ricchezza originaria, ad opera di qualche nuovo ingegnere o architetto funzionalista, venire arricchita nuovamente dai fiori dell’allestimento di un matrimonio, nonostante sappia che nessuna di quelle persone che vedo al suo interno ci metta piede abitualmente per pregare. Resta sempre più bello che vedere uomini venerare simboli malefici mascherati da benessere, progresso, scienza, senza rendersi conto che i loro mantra hanno l’effetto opposto e continuano a trascinarli in un vortice di miseria materiale, morale e spirituale, da cui non trovano più via d’uscita, e vogliono convincerti che quello sia Dio per non sentirsi soli nell’abisso.
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gikbvfg · 22 days ago
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Comunque niente è più rassicurante di una testa di cazzo
Non devi chiedere a te stessa niente, ne di essere cordiale, carina, gentile, simpatica, quello è e quello rimarrà, nessun tipo di etichetta sociale
Vado in quella tabaccheria, perché né mi salutano, né mi sorridono, tono di voce come se lavorassero in miniera e li stessi interrompendo nella pausa pranzo
Si, nel senso, lo so eh
Ho dei problemi, tantii taanti problemi
Ma la cosa mi fa sorridere e a volte ho bisogno di quel tipo di persone
(Non vuol dire che il contrario mi faccia schifo)
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viviween · 2 months ago
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Il proibizionismo non porta alcun vantaggio sociale; nel contempo, le regole per il consumo di droghe come l'alcool devono seguire l'idea che l'alcool sia tossico - e pertanto non va fatta pubblicità ad esso, soprattutto in mancanza di adeguata etichetta.
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tarditardi · 3 months ago
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RomaEst District Festival - Nuova location, Largo Venue, e nuova data: il 29/09
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Per motivi indipendenti dalla volontà degli organizzatori, l'evento RomaEst District Festival, inizialmente previsto per il 21 settembre 2024 presso il Parco Angelo Galafati, è stato spostato al Largo Venue, sempre ad ingresso libero. La nuova data è confermata per il 29 settembre 2024. Nella foto Tonino Carotone.
Gallia Music, con la partecipazione tecnica di Largo Venue, luogo punto di riferimento per la scena musicale romana, e la direzione artistica a cura di Francesco Maria Castro, già direttore artistico del Circolo degli Artisti, è lieta di annunciare la prima edizione del RomaEst District Festival, che si terrà il 29 Settembre 2024 presso il Largo Venue. Le esibizioni dal vivo vedranno la partecipazione di artisti come Tonino Carotone, Clavdio,  Mattia Rame, Il Sogno della Crisalide, Lupo & Giovannelly per una giornata all'insegna della musica e della cultura.
Il RomaEst District Festival rappresenta un'opportunità di aggregazione culturale e sociale, e promuove l'incontro tra artisti emergenti e affermati, scuole di musica, e la comunità del quartiere. Un evento ad ingresso gratuito che mira a valorizzare la scena musicale locale, coinvolgendo realtà culturali e artistiche in un dialogo tra generazioni e stili diversi. Il RomaEst District Festival si preannuncia così come un evento imperdibile, dedicato a chi ama la musica e vuole scoprire nuovi talenti all'interno di un contesto inclusivo e stimolante.
Ad aprire la giornata, due promettenti progetti della Scuola di Musica e Formazione Professionale Armonie Musicali: Peco (Davide Pecorelli) e Rebus (Lorenzo De Santis). La musica dal vivo sarà, inoltre, anticipata dai saggi di fine anno degli allievi della scuola di danza Il Sole e La Luna, che si esibiranno sul palco prima dell'inizio dei concerti principali. A seguire, si esibiranno dal vivo: Tonino Carotone, Clavdio, Mattia Rame, Il Sogno della Crisalide,  Lupo & Giovannelly
Promotore del progetto è Gallia Music, etichetta discografica specializzata in musica emergente di proprietà della società di edizioni musicali Gallia srl in collaborazione con Largo Venue e la direzione artistica di Francesco Maria Castro già direttore artistico del Circolo degli Artisti. La società è guidata da Giancarlo Bornigia jr. figlio del noto fondatore della storica discoteca Piper Club di Roma, della quale ancor oggi è socio insieme ai fratelli più grandi. Le sue esperienze spaziano dall'organizzazione di serate di intrattenimento danzante a quelle di spettacoli e concerti. Dal 2005 ad oggi ha organizzato concerti di ogni tipo in svariate location romane e italiane collaborando con artisti del calibro di Renato Zero, Mario Biondi, Niccolò Fabi, Tiromancino, Gianluca Grignani, Cristina D'Avena, The Fratellis, Editors, White Lies e molti altri. Nell'intento di avvicinarsi allo scouting di nuovi artisti, dà impulso all'etichetta indipendente Gallia Music che nasce il 17 marzo 2023.
Dettagli dell'evento:
Data: 29 Settembre 2024
Orario: 17:00 - 24:00
Location: Largo Venue in Via Biordo MIchelotti 2, Roma
Ingresso libero
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