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#prosa contemporanea
garadinervi · 1 year
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Thomas Bernhard, (1969), L'italiano. Frammento, in L'italiano, Translation by Enza Gini, «Prosa contemporanea», Ugo Guanda Editore, Parma, 2004, pp. 35-44 [also in Thomas Bernhard, (1969), Al limite boschivo, Translation by Enza Gini, «Prosa contemporanea», Ugo Guanda Editore, Parma, 2012, pp. 43-55]
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dbergantin · 3 months
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Due aldilà
I Corrono attorno a una colonna portante, svolazzano sugli scavi oppure si divertono ad appoggiare le dita, per esempio, sulla punta dei picconi, poiché il contatto con la materialità del reale abitato dai vivi provoca loro una sorta di piacevole solletico: bisogna far passare il tempo. Tutto rimane com’è disposto dai manovali, soltanto qualche volta si spezza un mattone o si crepa una piastrella, per gioco.
Invisibili ai più e mai molti insieme, i Sospesi abitano i cantieri; una volta terminata la costruzione, finisce un mondo. È a questo punto che, rattristati, partono alla ricerca di nuovi siti, spesso traendo indizi dai discorsi tra muratori. Se no, vagano, cercando di udire il richiamo di altri Sospesi. Anche una ristrutturazione può andare bene. Il caso ottimale è quello in cui, per varie ragioni, l’edificio rimane incompiuto e abbandonato per un tempo indefinito: allora meglio rimanere lì, a corrispondersi.
II Lui, immobile, seduto al suolo con le gambe incrociate e all’apice della contemplazione, entrava nel Grande Disegno per un paio di minuti, assottigliandosi e diventando un se stesso raffigurato secondo un sobrio tratteggio con la matita di grafite. Giusto i suoi discepoli sapevano che sarebbe tornato alla forma ordinaria lì dove si era convertito, sempre nei luoghi più defilati, lontano dalla curiosità comune. Sosteneva che «Tutto è Grande Disegno: una pianta di tarassaco, un formicaio in attività o una conchiglia adagiata sulla sabbia…» e ai suoi seguaci pareva di sentire il lapis che, a velocità incredibile, tracciava ogni loro movimento e cancellava quello subito precedente sopra un foglio infinito di carta bianchissima.
Se avesse avuto un’idea dell’aspetto del Disegnatore, non l’ha mai voluto dire.
(2024) © Devis Bergantin
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marina98s · 4 months
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marcogiovenale · 17 days
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oggi, 10 settembre, a firenze: presentazione del libro "come agisce nanni balestrini", di cecilia bello minciacchi
https://www.carocci.it/prodotto/come-agisce-nanni-balestrini VOCI LONTANE VOCI SORELLE, 22a edizione Firenze, martedì 10 settembre 2024, h. 18.00, Libreria Libraccio, Via de’ Cerretani 16r Presentazione del volume di Cecilia Bello Minciacchi Come agisce Nanni Balestrini. Le parole che cercano (Carocci, 2024) Partecipano, con l’autrice, Stefano Colangelo e Luigi Weber Nanni Balestrini (1935-2019)…
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moonyvali · 2 years
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"Personalmente credo che la regola da adottare verso circenses lobotomici come il cosiddetto “festival della canzone italiana” sia tacerne. Anche parlarne male, nel meccanismo mediatico odierno, significa farlo diventare qualcosa di significativo.
Ma posto che il fuoco di artiglieria su questa grande operazione di distrazione e indottrinamento è comunque massivo, forse ci possiamo permettere una considerazione di cornice, che non nobiliti nessuno dei penosi dettagli della kermesse citandoli.
La prima osservazione da fare riguarda un meccanismo mentale, invalso a partire dagli anni ’80 con l’ingresso nelle vite degli italiani della televisione commerciale. Chiamiamolo l’argomento del “populismo delle élite”. Questo argomento scatta in presenza di critiche e contumelie espresse verso questi circenses, denunciandole come manifestazioni di elitarismo, lontane dal sentire del popolo.
È da quando ho memoria che sento usare questo argomento a molla, per cui se auspichi che qualcuno legga un classico della letteratura piuttosto che la finta autobiografia di un calciatore di successo, che ascolti buona musica invece di spazzatura commerciale, che apprezzi la differenza tra cinematografia di qualità (o, dio non voglia, buon teatro di prosa) rispetto all’ultimo video autopromozionale dell’influencer di turno, se fai questo gesto ti vedi rinfacciare di essere elitista, di non essere in sintonia con il gusto popolare, ecc.
Ed è così che, anno dopo anno, iterazione dopo iterazione di questa scemenza, si è arrivati al fondo del barile, iniziando gaiamente a scavare. Per rendere l’idea, nel mio anno di nascita (1967) il film per ragazzi campione di incassi era “Il libro della giungla” (Disney), oggi è “Me contro Te”.
Il problema dell’argomento del “populismo delle élite” è che è una falsità esiziale che si nutre di un fraintendimento.
Il fraintendimento è che si fa credere che tenere alti i criteri di qualità significhi prediligere dei generi “alti” rispetto ad altri generi. Ma questo è un modo di calciare la palla in tribuna. Non ha senso contrapporre, chessoio, la musica classica al rock, il teatro al cinema, la letteratura entrata nelle antologie a quella contemporanea, ecc. È del tutto ovvio che si trova alta e bassa qualità trasversalmente ad ogni genere, (oddio, per la Trap rimane un’ipotesi da dimostrare, ma diciamo in generale.)
C’è della “musica seria” contemporanea che è solo boriosa trasposizione in pubblico di un’officina di sperimentazione autoreferenziale che ha bisogno dei sottotitoli per significare alcunché, e c’è musica pop che ha prodotto capolavori.
La falsità (e nocività) in questo argomento sta nel fatto che il “gusto popolare” non è una realtà fissa e intrinsecamente scadente. La letteratura popolare ha creato miti profondi e leggende eterne, la musica popolare ha prodotto danze, canti e cori straordinari, una miniera tutt’oggi saccheggiata per estrarre cellule armoniche, melodiche e ritmiche. Il gusto popolare non è una realtà stabile: cresce o decresce, matura o degenera. E la prima forma per qualificare, educare, far maturare le qualità cognitive e la sensibilità pubblica è esporre le persone ad opere di qualità. (Ed ora, per piacere, risparmiatemi gli zebedei dai colpi di “e-chi-lo-dice-che-quella-è-qualità-è-qualità-per-te-non-per-me-il mio-idolo-è-bombolo”).
La scelta di cercare e proporre il livello più basso possibile ponendolo come “naturalmente popolare” è una scelta specifica, una scelta di politica culturale che produce una sistematica degenerazione delle anime. L’abbrutimento del mondo è in effetti la prima condizione per far accettare alla gente tutto il resto: l’arte e la letteratura di qualità consentono alle persone di esplorare modi di sentire e di vedere più perspicui, di percepire la possibilità di forme di vita superiori. Ma guai a lasciar vedere agli schiavi che lavorano nelle viscere della terra la luce del sole, perché potrebbero non voler più rientrare nel fango e nelle tenebre.
La cosiddetta “cultura popolare” odierna non è affatto popolare, non ha niente di spontaneo e non ha nulla a che vedere con una produzione “dal basso”. Si tratta di produzione industriale seriale, fatta cadere dall’alto da multinazionali dell’intrattenimento, che simultaneamente costruiscono personaggetti spendibili nelle proprie “pubblicità progresso”, personaggi su cui gli schiavi possono proiettarsi e trovare conferma che sono “nel posto giusto” e, soprattutto, che “non vi sono alternative”.
Le linee direttive di fondo che guidano l’intrattenimento per il bestiame di riferimento sono tre: bisogna comunicare che “è tutto a posto così com’è”, bisogna garantire che “ci stiamo già prendendo cura dei più alti ideali”, e bisogna far balenare l’idea che “c’è spazio per la spontaneità e per la massima libertà”.
Per fare qualche esempio con riferimenti puramente casuali a cose e persone. Monologhi piacioni da parte di qualche giullare di regime che spiegano la bellezza di una costituzione che viene straziata tre volte al dì nelle forme più spudorate servono a comunicare l’idea che “è tutto a posto” e che “abbiamo a cuore i più alti ideali”. In un paese che ha massacrato senza ritegno il diritto al lavoro, il diritto alla salute, la libertà di insegnamento, la libertà di parola, la libertà di stampa, la libertà terapeutica e che chiama le guerre cui partecipa incostituzionalmente da decenni “azioni di pace”, è necessario che qualcuno metta in campo di quando in quando una sviolinata falsa come Giuda sulla “Costituzione più bella del mondo”.
Similmente il florilegio di libertà in scatola, di trasgressioncelle a cottimo in cui si esibiscono “artisti” fatti a macchina è il modo in cui si rassicura il gregge intorno all’esistenza di spazi di spontaneità e di tolleranza. C’è quello che per l’ennesima volta, stancamente, spacca una chitarra, quello che si presenta in reggicalze, quella che recita in finto nudo, ecc. ecc. infinite spossate ripetizioni di simulacri di libertà, conformismo dell’anticonformismo.
L’intrattenimento è da almeno mezzo secolo - lo notava già Günther Anders – la forma primaria di indottrinamento e conformazione. Da tempo si sa che l’indottrinamento attraverso l’asserzione diretta produce resistenza. Invece l’intrattenimento produce i suoi effetti scivolando negli interstizi dell’attenzione, nella forma dell’implicito, dello sfondo, del collaterale.
L’odierno intrattenimento è un’operazione non semplicemente di rincoglionimento (è anche questo naturalmente), ma soprattutto è un’operazione sistematica di castrazione mentale. L’intero spettro dei luoghi dove si può e si deve “lottare” viene spostato in aree protette, innocue per chi detiene il potere, dove la plebe dedica gli ultimi ritagli di mente, tra una corvè e l’altra, alla rivendicazione di diritti sott’olio e libertà sponsorizzate."
Andrea Zhok
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edwin--artifex · 3 months
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Nell’ambito del progetto Tramando, con il quale la Pinacoteca nazionale di Bologna, il Museo Morandi e il MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna del Settore Musei Civici Bologna rendono omaggio a Francesco Arcangeli (Bologna, 1915 - 1974) nel cinquantesimo anniversario della morte, le tre sedi museali presentano un progetto espositivo condiviso che, declinato in tre itinerari, propone una lettura di parte del loro patrimonio attraverso le parole del grande storico e critico d’arte.
Si tratta di un viaggio nelle tre collezioni che interessa opere e artisti amati e studiati dal critico e che riflette la sua idea di continuità tra l’arte del passato e quella del presente. Ad accompagnare i visitatori saranno speciali didascalie con brani tratti da suoi testi accostati alle opere selezionate.
Il termine Tramando, che dà il nome all’intero progetto e alla mostra diffusa fra i tre musei, è una parola chiave della visione critica di Arcangeli. Tramando è per lui un filo nascosto di pensiero, di una inconscia affinità di visione del mondo, che lega artisti diversi nel tempo e nello spazio e permette di ritrovare denominatori comuni. È la tradizione nella quale si è nati e si cammina e che lasceremo alle generazioni che seguiranno.
Questo è il filo conduttore dei tre itinerari nelle sedi museali bolognesi con le quali Arcangeli ebbe modo di lavorare. Egli fu infatti al fianco di Cesare Gnudi e Andrea Emiliani negli anni della loro direzione della Pinacoteca e fu direttore della Galleria Comunale d’Arte Moderna - oggi MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna - dal 1958 al 1968.
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Al MAMbo e al Museo Morandi: TRAMANDO Francesco Arcangeli tra la Pinacoteca nazionale e la Galleria d’Arte Moderna di Bologna
a cura di Lorenza Selleri e Uliana Zanetti
Al Museo Morandi sei dipinti e quattordici acqueforti della collezione sono accompagnati da commenti e interpretazioni tratti dalla monografia dedicata all’artista bolognese, Giorgio Morandi (1964), e dal testo Natura ed espressione nell’arte bolognese-emiliana (1970). La selezione dei testi intende avvicinare il pubblico all’altissima qualità letteraria della prosa di Francesco Arcangeli, magistrale interprete dell’opera morandiana.
All’interno delle collezioni del MAMbo, invece, i visitatori potranno leggere, accanto a tre opere, scelte tra le tante acquisite da Francesco Arcangeli per la Galleria Comunale d’Arte Moderna di Bologna negli anni della sua direzione, alcuni suoi brani tratti da presentazioni e saggi.
“L’attività d’acquisto e d’accrescimento del patrimonio artistico, e la conseguente possibilità del pubblico di fruire di documenti diretti (i più numerosi e ad un tempo selezionati che sia possibile) dell’arte moderna e contemporanea, resta, secondo me, lo scopo precipuo del mio lavoro di storico e critico dell’arte chiamato a dirigere la Galleria d’Arte Moderna della mia città. - scrive Francesco Arcangeli nella presentazione del catalogo sulla mostra Nuove acquisizioni alla Galleria d’Arte Moderna, allestita presso il Museo Civico di Bologna dal 2 al 15 marzo 1963. - […] È possibile, insomma, ridare equilibrata consistenza a una tradizione complessa, a un raggio di vita artistica già più che secolare? […]. Inoltre, la meta non è univoca. Ne esiste una locale; una di significato nazionale; una, se possibile, di allargamento al campo internazionale. Ove si tenga presente che la Galleria del Comune è l’unica in Bologna addetta all’arte moderna e contemporanea, penso che nessuna di queste mete sia da trascurare. […] Bologna deve anche affacciarsi ad una cognizione diretta dei valori internazionali. Anche opere straniere, dunque, anzitutto a disposizione di tutti coloro pei quali - studenti, impiegati, professionisti e lavoratori d’ogni specie e condizione - non sia, tuttora, facile il viaggio”.
In Pinacoteca: TRAMANDO Natura ed espressione nelle opere della Pinacoteca nazionale di Bologna
a cura di Maria Luisa Pacelli con la collaborazione di Grazia Agostini
Le parole di Francesco Arcangeli che i visitatori troveranno lungo il percorso sono tratte dal catalogo della mostra Natura ed espressione nell’arte bolognese-emiliana che ebbe luogo presso l’Archiginnasio nell’autunno del 1970.
In questa mostra, che riassumeva gli studi e le ricerche di una vita, Arcangeli delinea un’interpretazione dell’arte emiliana e bolognese, divenuta da allora in poi imprescindibile, che ne privilegia la componente più espressiva e popolare, fondata su una remota radice contadina in un totale “rapporto, altrettanto remoto e irriflesso, col mondo della natura”.
Ampliando l’interpretazione di Roberto Longhi, Arcangeli fa emergere prepotentemente questo aspetto in contrasto con quello colto e legato alla tradizione classica, già ampiamente studiato, e rende protagonista l’arte di un territorio, di una “provincia” come la chiama, fino ad allora trascurato dalla critica.
La connessione fondamentale tra arte e natura segna, per Arcangeli, il percorso di artisti, da Wiligelmo a Giorgio Morandi, passando per Vitale da Bologna, Amico Aspertini, Ludovico Carracci e Giuseppe Maria Crespi, nati negli stessi luoghi ma in tempi diversi, che manifestano “constanti” stilistiche e incarnano il carattere essenziale di una terra in cui Arcangeli si riconosce e che rappresenta la sua stessa comunità. Il percorso attraverso le diciassette opere selezionate fluisce come una linea ininterrotta, che attraversa il tempo e congiunge passato e presente, senza distinzioni di periodi artistici o di epoche, ma i cui passaggi sono scanditi da quel riemergere di un filo nascosto di pensiero, di una inconscia affinità di visione del mondo, quella “tradizione inconsapevole di costume e di vita”, che Arcangeli chiama ‘tramando’.
Il lungo racconto si dipana per otto secoli, attraverso artisti che, sempre in “rivolta” contro le sovrastrutture intellettuali o accademiche del loro tempo, “attingono la loro forza da una radice più largamente umana, rispetto alla cultura che li circonda… rifiutando spontaneamente le certezze di qualsiasi tipo, per aderire alla passione dell’uomo e delle cose, al mutare del tempo e delle stagioni, al nostro vivere ‘qui ed ora’”.
Tutti i percorsi saranno visitabili dal 24 maggio 2024 fino al 6 gennaio 2025.
Il progetto Tramando fa parte di Bologna Estate 2024, il cartellone di attività promosso e coordinato dal Comune e dalla Città metropolitana di Bologna – Territorio Turistico Bologna-Modena.
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AUDIOGUIDE IN LINGUA ITALIANO ED INGLESE REGISTRATE @ STUDIOCOLOSSEO X AUDIOCULTURA
"Tramando. Nature and Expression in the paintings of Pinacoteca Nazionale di Bologna."
The Pinacoteca Nazionale di Bologna, the Museo d'Arte Moderna di Bologna, (the MAMbo) and the Museo Morandi pay tribute to Francesco Arcangeli, a seminal figure in 20th-century art history and criticism, on the occasion of the 50th anniversary of his death. Francesco Arcangeli worked with Cesare Gnudi and Andrea Emiliani during the years when they were in charge at the Pinacoteca, and he was the director of the Galleria Comunale d’Arte Moderna – now the MAMbo – from 1958 to 1968. The exhibitions presented in all three museums reflect his idea of continuity between the art of the past and that of the present, and specially selected works are accompanied by excerpts from his writings. The words of Francesco Arcangeli that visitors will find along the itinerary here are taken from the catalogue of the exhibition “Nature and Expression in Bolognese-Emilian Art”, which was held at the Archiginnasio in the autumn of 1970. In this exhibition, which brought together and summarised the studies and research of a lifetime, Arcangeli outlined an interpretation of Emilian and Bolognese art which has since become indispensable. It favoured the more expressive and popular component in the works, based on ancient peasant roots in an all-encompassing “relationship, both remote and unconditioned, with the world of nature”. Expanding on Roberto Longhi’s interpretation, Arcangeli clearly drew out this aspect in contrast to the cultivated one associated with the classic tradition, which had already been extensively studied, and made the hitherto-neglected art of a territory, of a “province” as he called it, the protagonist. According to Arcangeli the crucial connection between art and nature distinguished the development of artists – from Wiligelmo to Morandi – who had been born in the same places but in different ages. They showed stylistic “constants” and embodied the essential character of a land with which Arcangeli identified and which represented his own community. The path runs in an unbroken line, crossing time and connecting past and present, without distinctions of artistic periods or eras. But its passages are marked by the re-emergence of a hidden thread of thought, of an unconscious affinity in world-view, of an “unconscious tradition of customs and life” that Arcangeli called the ‘tramando’.
The long story unfolds over eight centuries, featuring artists who, ever in “revolt” against the intellectual or academic superstructures of their time, “drew their strength from roots that were more broadly human than the culture that surrounded them… spontaneously rejecting certainties of any kind, in order to espouse the passion for human beings and things, passing time and the changing seasons, the ‘here and now’ of life”. Archangeli’s exhibition began with the reliefs of Modena Cathedral (evoked with photographic reproductions) sculpted in the early 12th century by Wiligelmo. Far removed from any mystical construction, in his work the human body is represented as, and felt to be, a pure physical entity. After Wiligelmo the show then moved on to the 14th century and Vitale da Bologna’s ‘slices of life’, his sudden and violent representations in a space that overflows the boundaries of the painting, in contrast to the measured compositions of Tuscan painting. Arcangeli detected an equally expressive power in Jacopino di Francesco and Andrea de’ Bartoli, while, for the period straddling the 15th and 16th centuries, he chose Amico Aspertini, whose bizarre imagination subverted the Renaissance canons of harmony and balance epitomised by his contemporary Francesco Francia. In the first half of the 17th century, it was Ludovico Carracci who expressed the most vivid feeling of popular religious devotion, depicting sacred events in an intimate, everyday space. Ludovico was followed by the spontaneous paintings of Giuseppe Maria Crespi, whose scenes of everyday life appear to follow the heart, rather than the mind, to the point of seeming ‘proto-Romantic’. Rounding off the exhibition was Giorgio Morandi who, with his rare landscapes and still lifes, painted or engraved, for Arcangeli, represented the end of this journey of an art deeply connected to life. Nature and Expression was a particularly significant exhibition for the history of the Pinacoteca because it explored Emilian and Bolognese art from a new perspective. Thanks to the continuous exchanges between Arcangeli and the then Superintendent Cesare Gnudi, this helped to define the project for the radical redevelopment and redesign of the museum, the cornerstones of which are still in place today.
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Wiligelmo, Adamo ed Eva, Duomo di Modena
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Vitale da Bologna, Saint George killing the Dragon
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Vitale da Bologna, Quattro Storie di Sant'antonio Abate, (1340-1345 circa)
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Pseudo Jacopino, Polittico della Dormitio Virginis 1330-1335
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Amico Aspertini, Pala del tirocinio 1504-1505
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Ludovico Carracci, Annunciazione 1584
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Ludovico Carracci, Conversione di San Paolo
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Giorgio Morandi, Natura morta (1931)
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lamilanomagazine · 7 months
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Stagione teatrate di Bari e Foggia 2023/24. Dal 5 al 6 marzo al Teatro Giordano e dal 7 al 10 marzo al Teatro Piccinni "Hokuspokus" di Familie Flöz
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Stagione teatrate di Bari e Foggia 2023/24. Dal 5 al 6 marzo al Teatro Giordano e dal 7 al 10 marzo al Teatro Piccinni "Hokuspokus" di Familie Flöz. Nell'ambito della stagione teatrale 2023/24 "Altri Mondi" del Comune di Bari, organizzata in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese, Familie Flöz, compagnia tedesca emblema del teatro di figura contemporaneo, torna sul palcoscenico del teatro comunale Piccinni da giovedì 7 a domenica 10 marzo (7 marzo ore 19.30; 8 e 9 marzo ore 21.00; 10 marzo ore 18.00) con la sua ultima produzione dal titolo Hokuspokus. In concomitanza con Hokuspokus sono stati organizzati anche degli incontri: in particolare, venerdì 8 marzo (ore 10.00) è in programma un appuntamento online con lo scenografo Felix Nolze nell'ambito del progetto "Dal Palcoscenico alla Platea. Un'esperienza con la prosa contemporanea". L'incontro è riservato agli studenti dell'Accademia di Belle Arti di Bari. In occasione della replica di domenica 10 marzo, a Palazzo di Città è previsto invece l'appuntamento "Su la maschera" inserito nel laboratorio "Portami con te!" a cura di Spine Book Store, con la manipolante partecipazione di Antonia D'Amore. Mentre i genitori saranno a teatro, i loro bambini (età dai 5 ai 10 anni) saranno impegnati in un laboratorio in sala Massari: necessaria la prenotazione in modo da attivare laboratori composti da un minimo di 10 partecipanti a un massimo di 20. Punto di incontro per i bambini alle ore 17.30, all'ingresso di Palazzo di Città. Prenotazione qui: https://forms.gle/dGLwHUuK3PdtquAZ6 HOKUSPOKUS Un'opera di Fabian Baumgarten, Anna Kistel, Sarai O'Gara, Benjamin Reber, Hajo Schüler, Mats Süthoff, Michael Vogel con Fabian Baumgarten, Anna Kistel, Sarai O'Gara, Benjamin Reber, Mats Süthoff, Michael Vogel. Costumi Mascha Schubert. Set design Felix Nolze (rotespferd). Musica VaskoDamjanov, Sarai O'Gara, Benjamin Reber. Illustrazioni Cosimo Miorelli. Assistente, creazione maschere Lei-Lei Bavoil. Assistente di regia Katrin Kats. Assistente costumi Marion Czyzykowski. Luci, Video Reinhard Hubert. Sound design Vasko Damjanov. Regia, maschere HAJO SCHÜLER  All'inizio di questo progetto c'era il concetto di "creazione" e le tante storie "dell'inizio del tutto" che le persone si raccontano da sempre. A questo si è aggiunta la semplice domanda: come potrebbe essere una serata teatrale che inizia con l'inizio del tutto? E soprattutto: come finisce? Ma torniamo all'inizio. Le tenebre sono diventate luce, il soffio divino è stato inspirato e i primi amanti si trovano nel giardino paradisiaco. Osano muovere i primi passi insieme come coppia, cercano riparo dalla natura e, grazie a Dio, trovano un appartamento a prezzi accessibili. Il destino trascina presto la giovane coppia sulle montagne russe della vita. Con ogni figlio, le forze centrifughe crescono e minacciano di distruggere la famiglia. Familie Flöz amplia la sua cassetta degli attrezzi per questo spettacolo e, oltre alle note figure in maschera, mostra anche gli attori dietro di esse. Suonando musica, cantando, filmando, parlando o facendo rumori, l'ensemble crea il mondo delle maschere davanti agli occhi del pubblico. Si alternano nel prestare i loro corpi alle figure e nel prendere in mano il loro destino. Creatore e creazione si incontrano finché la storia non si racconta da sola. Il titolo Hokuspokus gioca con la presunta origine della parola, una corruzione popolare del latino "Hoc est enim corpus meum" - "Questo è il mio corpo". Oppure si tratta solo di un gioco di prestigio. Hokuspokus ci parla del teatro come di una scatola delle meraviglie che visitiamo per celebrare il gioco della menzogna e della verità. "In Hokuspokus tutto è finto, ma niente è falso. Niente è più reale di queste maschere. Familie Flöz dà vita a un'illusione metateatrale che è poetica e innovativa, atavica ed esperienziale, fisica e magica allo stesso tempo. Un inno al trasformismo, una celebrazione della musica, del colore e del costume. Uno spettacolo che merita la standing ovation del pubblico". (F. Chiaro - Persinsala)... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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edizionimedusa · 8 months
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Ieri sera alla presentazione del libro di piccolo formato di Franco Toselli, Quasiarte, da un disegno di Lisa Ponti. Piacevole e distesa. Pubblico discreto e assolutamente “democratico”, a suo agio perché capace di diffonderlo. I ritratti, sintetici e cristallini, di artisti e amici che hanno calcato le pareti delle gallerie di Toselli, emergono con forza delicata e vitalissima. Una scrittura solo apparentemente aforistica e scarna, in realtà una prova di vera poesia in prosa. Che piacere, sereno e pacato, nel tourbillon dell’arte contemporanea. Ha concesso agli astanti, nella bottega di Cecé Casile, la fine del pomeriggio e l’inizio della sera quieta, finalmente pacificata, nel gorgo milanese di fine mese. Dialogava nella meraviglia di leggersi con le parole di Federico Nicolao. A tracolla le due macchine fotografiche di Thomas Pagani, analogiche, con tutti i bianchi e tutti i neri del mondo. Tutti bastavano a loro stessi e il mondo a loro.
Franco e Aurora (Orlandi) mentre lavoravano ad alcuni testi del libro. © Foto di Thomas Pagani
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pastrufazio · 8 months
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Ieri sera alla presentazione del libro di piccolo formato di Franco Toselli, Quasiarte, da un disegno di Lisa Ponti. Piacevole e distesa. Pubblico discreto e assolutamente “democratico”, a suo agio perché capace di diffonderlo. I ritratti, sintetici e cristallini, di artisti e amici che hanno calcato le pareti delle gallerie di Toselli, emergono con forza delicata e vitalissima. Una scrittura solo apparentemente aforistica e scarna, in realtà una prova di vera poesia in prosa. Che piacere, sereno e pacato, nel tourbillon dell’arte contemporanea. Ha concesso agli astanti, nella bottega di Cecé Casile, la fine del pomeriggio e l’inizio della sera quieta, finalmente pacificata, nel gorgo milanese di fine mese. Dialogava nella meraviglia di leggersi con le parole di Federico Nicolao. A tracolla le due macchine fotografiche di Thomas Pagani, analogiche, con tutti i bianchi e tutti i neri del mondo. Tutti bastavano a loro stessi e il mondo a loro.
Franco e Aurora (Orlandi) mentre lavoravano ad alcuni testi del libro. © Foto di Thomas Pagani
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unisvers · 11 months
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#In partenza per la XVma Biennale d'Arte Contemporanea di Roma from vittorio e.pisu on Vimeo.
Promo Vogue nella persona di Maio Biancacci ha presentato la serata conclusiva della selezione regionale per la XVma Biennale d'Arte di Roma Gli artisti Dolores Mancosu, Antonello Cosseddu e Piero Barranca saranno gli ambasciatori dell’arte sarda alla XV Biennale internazionale di Roma 2024 Lo annuncia il sito laprovinciadelsulcisiglesiente.com/
L’Airport Library di Cagliari-Elmas, l’unica biblioteca d’Italia a livello aeroportuale, con la sala espositiva dall’aspetto museale e struttura dai segni culturali di grande internazionalità, è stata la degna e prestigiosa sede per la proclamazione degli artisti che rappresenteranno la Sardegna alla XV Biennale 2024. Il primo premio assoluto è stato assegnato all’opera fotografica “Delle creature il battito”, realizzata in luce naturale dalla sontuosa e identitaria artista Dolores Mancosu; il secondo premio è conseguito dalla concettuale scultura, in ferro e legno, “Postbellica” dell’artista nuorese Antonello Cosseddu, mentre il terzo posto sul podio è stato conquistato dall’opera pittorica, tecnica a olio e spatola su tela, titolata “Discarica: la natura si ribella” dell’originale e creativo Piero Barranca. Tutti e tre gli artisti, con le loro opere di eccellenza, porteranno la Sardegna nelle storiche sale del Museo Domiziano in Piazza Navona a Roma. A seguire, hanno conquistato la possibilità di portare la loro arte alla vetrina internazionale romana, gli artisti “Nama Ku” Alessandra Delogu, Antonio Milleddu, Nicoletta Brocchi, Vincenza Demuro e Mariella Rosu. Attestati di merito nella categoria scultura ad Augusto Mola e in quello pittorico a Valeria Murtas. Le segnalazioni di merito CIAC (Centro Internazionale Artisti Contemporanei) sono state assegnate a Silvia Vinci per l’aspetto artistico e poetico del quadro “Occhi d’artista” e a Mimmo Abis per la valorizzazione dell’aspetto materico ed identitario dell’opera “Carta da musica”.
All’aeroporto sono state presentate anche le opere che partecipano al concorso poetico-letterario della XV Biennale Internazionale: Mario Biancacci propone l’opera narrativa edita “Celeste e terreno” (ISKRA Edizioni); mentre i poeti Maura Murru e Cristoforo Puddu concorrono con due sillogi inedite, rispettivamente titolate “Tormenti creativi” e “Siamo granelli della stessa clessidra”. Giuseppe Ungaretti, in un suo scritto degli anni Cinquanta, enunciava con forza: «Chiamo poeta qualsiasi artista – scriva versi o prosa, costruisca palazzi, scolpisca, dipinga o componga musica – che raggiunga l’altezza di forma capace nei suoi effetti a muovere negli animi poesia». E queste parole sembrano risuonare, con assoluto vigore nell’attualità, e permeare le sensazioni emotive ed immaginifiche create dalle opere sarde che la qualificata giuria, composta dalla inossidabile artista Rosetta Murru e dai critici d’arte Cristina Onnis, Davide Bisa e Luca Masala, ha selezionato per la XV Biennale d’Arte Internazionale. Il fondo di poesia che accomuna l’arte è custodito nel segreto dell’animo umano – si distingue in molteplici espressioni e forme – per esaltare e svelare, con singolare unicità, la necessaria espressione di universale bellezza che alimenta e muove gli animi creativi in liricità. L’arte segna significativamente il nostro tempo e passaggio vitale con il mistero di un linguaggio di emozioni per il cuore che, in mille rappresentative strade, manifestano ed insegnano all’uomo il continuo rinnovamento della sensibilità interiore. Le opere vagliate e soppesate con rigore a rappresentare l’Isola, fascinose idee creative di eccellenza e personalità, posseggono un quantum di umanità e identità; rappresentano il continuo sviluppo-movimento di mente-fantasia e manifestano la singolarità e le idealità concettuali di ciascun artista. L’arte e gli artisti sardi che ora si propongono per il circuito internazionale e multiculturale romano, pur coltivando scelte delineate dall’orientamento critico, hanno la forte consapevolezza di essere “ambasciatori culturali della Sardegna” e proporre modernità creativa attraverso gli irrinunciabili legami e valori dell’identità; concetto identitario che transita l’inscindibile binomio di etica-estetica per elaborare in modo completo e inventivo l’autentica arte, generata con i tratti partecipi di tutte le esperienze esistenziali dell’essere umano. Encomiabile l’attività organizzativa e promozionale della PromoVogue di Mario Biancacci che, attraverso l’arte e la bellezza, ha costruito un percorso di positività e coinvolto artisti affermati e talentuosi emergenti, destinati a lasciare un segno significativo nella storia dell’arte in Sardegna. L’esperienza selettiva, sviluppata alle gallerie Picassart di Nuoro e Nova Karel di Cagliari, ha dato visibilità ad un microcosmo di validi artisti multanime e delineato le strade ideali che orientano la crescita dell’arte e il suo ruolo alla luce della valenza etica e sociale. Cristoforo Puddu
Una trasmissione S'Arti Nostra Un film di Vittorio E. Pisu
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Poeti moderni italiani: alla ricerca di un nuovo linguaggio
I poeti moderni italiani, e con moderni intendiamo quanti hanno scritto nel secolo scorso, hanno espresso stili molto diversi tra loro. Sintomo della grande vivacità del panorama poetico del Novecento. D'altronde non poteva essere che così per un secolo attraversato da due guerre mondiali e da profondi cambiamenti politici e culturali. Nella poesia del Novecento ritroviamo molte istanze tutte diverse tra loro: la sperimentazione linguistica che porta, tra l'altro, alla rottura con la metrica tradizionale; una forte componente soggettiva e introspettiva, attraverso la quale i poeti hanno esplorato i loro stati d'animo, le emozioni, le esperienze personali e la psicologia individuale; l'attenzione a problematiche sociali e l'impegno politico. Tutto questo supportato dalla ricerca di un nuovo linguaggio. Oggi accendiamo un piccolo faro su tre grandi poeti del Novecento: Giorgio Caproni, Mario Luzi e Alda Merini. Poeti moderni italiani: Giorgio Caproni Nato il 7 gennaio 1912 a Livorno e morto il 22 gennaio 1990 a Roma, Giorgio Caproni è considerato uno dei maggiori poeti italiani moderni. La sua carriera poetica ebbe inizio negli anni '30, ma la sua opera matura si sviluppò, appunto, negli anni '40 e '50, con la pubblicazione delle raccolte "Le città e la memoria" nel 1946 e "Il seme del piangere" nel 1956. Nel corso della sua vita, Caproni pubblicò altre importanti raccolte di poesie, come "Tutti i poeti sono giovani" nel 1973 e "Il sesto senso" nel 1984. Nei primi anni, è influenzato dal neorealismo e dalla poetica di Ungaretti, ma in seguito sviluppa uno stile personale caratterizzato da un linguaggio essenziale e una grande capacità di sintesi. La sua opera poetica è caratterizzata da una grande attenzione ai dettagli e da una riflessione acuta sulla condizione umana. Caproni esplora temi come il tempo, la memoria, l'amore, l'esistenza e la solitudine, cercando di dare un senso alle contraddizioni e alle complessità della vita. La sua scrittura è caratterizzata da un linguaggio essenziale, preciso e ricco di immagini evocative. Nonostante la sua grande maestria poetica, Caproni non godette di un grande successo commerciale durante la sua vita. Tuttavia, fu apprezzato e riconosciuto dalla critica letteraria, che lo considerava uno dei poeti più autentici e originali del suo tempo. Solo negli ultimi anni della sua vita ottenne un maggiore riconoscimento pubblico e diversi premi letterari, come il Premio Viareggio nel 1987 e il Premio Montale nel 1989. Oltre alla sua attività di poeta, Giorgio Caproni ha lavorato come traduttore, critico letterario e insegnante. Ha insegnato Letteratura italiana moderna e contemporanea presso l'Università di Roma La Sapienza. La sua opera ha influenzato molti poeti successivi e continua a essere studiata e apprezzata per la sua profondità e originalità. Il significato dell'esistenza umana: Mario Luzi Nato il 20 ottobre 1914 a Castello, un piccolo paese in provincia di Siena, e morto il 28 febbraio 2005 a Fiesole, vicino a Firenze, Mario Luzi ha lasciato anch'egli un'impronta significativa sulla letteratura italiana. Anche per Luzi la carriera poetica ebbe inizio negli anni '30, con le prime opere pubblicate sulle riviste letterarie dell'epoca, ma la sua opera matura si sviluppò negli anni '50 e '60, quando pubblicò importanti raccolte come "Avvento notturno" nel 1957, "Al fuoco della controversia" nel 1963 e "Nella cruna del tempo" nel 1979. Nel corso della sua vita, Luzi ha anche scritto saggi critici e opere in prosa. La sua poesia si caratterizza per una profonda riflessione sulla condizione umana, sul senso dell'esistenza e sulla relazione tra l'uomo e la natura. Luzi era particolarmente attento alle sfumature e alle complessità del linguaggio, e la sua scrittura è caratterizzata da una grande precisione e ricercatezza formale. Oltre che poeta, Mario Luzi è stato membro dell'Accademia dei Lincei, dell'Accademia della Crusca e del comitato scientifico della Fondazione Lorenzo Valla. Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, tra cui il Premio Feltrinelli per la poesia nel 1963 e il Premio Viareggio nel 1995. Il dolore e la solitudine: Alda Merini Nata il 21 marzo 1931 a Milano e morta il 1º novembre 2009 nella stessa città, Alda Merini considerata una delle voci più significative della letteratura contemporanea italiana. La sua vita fu segnata da esperienze complesse e sofferenti. Sin dalla giovane età, infatti, Alda Merini soffrì di problemi mentali e trascorse periodi in diverse istituzioni psichiatriche. Possiamo dire che la sua esperienza di sofferenza e di lotta con la malattia mentale sia il centro della sua poesia, caratterizzata da una profonda introspezione, dalla ricerca della libertà e dal desiderio di trasmettere emozioni intense. La sua carriera poetica ha inizio negli anni '50, ma il successo arriva a partire dagli anni '80. Alda Merini ha pubblicato numerosi libri di poesie, tra cui "La presenza di Orfeo" nel 1953, "La Terra Santa" nel 1971 e "Vuoto d'amore" nel 1991. La sua poesia affronta temi universali come l'amore, la morte , la sofferenza e la ricerca del senso della vita. Nel 1996, le è stato assegnato il Premio Librex-Guggenheim Eugenio Montale, e nel 1997 ha vinto il prestigioso Premio Viareggio per la poesia. Nel corso degli anni, ha anche tenuto numerosi corsi e conferenze sul tema della poesia e della creatività. Oltre che come poetessa, Alda Merini è stata molto apprezzata anche come persona. La profonda umanità e il coraggio di aver parlato apertamente dei suoi problemi mentali l'hanno resa un personaggio simbolo del suo tempo. In copertina foto di giselaatje da Pixabay Read the full article
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dbergantin · 4 months
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Sguardi e piume
Mi osservo da tempo come se i miei occhi, staccandosi dalla testa e rigenerandosi subito dopo, si siano disseminati nel paesaggio: alcuni hanno nidificato tra i rami, altri dimorano sopra le tegole, altri ancora scrutano dai davanzali di abitazioni abbandonate… Ciò mi trasmette un senso straordinario di concretezza e sicurezza. Adesso mi guardo scendere le scale che conducono alla porta dell’androne; ecco, sono sulla strada malridotta di casa, poi mi noto mentre incontro me stesso bambino nei cortili dove sbucciai le ginocchia; infine vedo il mio piede sinistro schivare una bottiglia di vetro in frantumi sul bordo di una via di cui non conosco il nome: lo scorgo da dieci punti di osservazione. Secondo il Profeta oggi dovrei denudarmi a mezzogiorno, in un luogo gradito, basta garantirsi ampio spazio attorno e nessun intralcio umano o animale: ho scelto un campo di periferia, sufficientemente sorvegliato da una serie di sguardi piazzati su pochi alberi isolati e capaci di coprirmi le spalle. È l’ora: si manifestano le prime piume sulla pelle.
Sento robuste le zampe e potenti le ali. Spicco il volo: i miei guardiani sono abbagliati dal sole.
(6 maggio 2024) © Devis Bergantin
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marina98s · 5 months
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“…e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete”
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marcogiovenale · 23 days
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"come agisce nanni balestrini", di cecilia bello minciacchi: presentazione a firenze il 10 settembre
https://www.carocci.it/prodotto/come-agisce-nanni-balestrini VOCI LONTANE VOCI SORELLE, 22a edizione Firenze, martedì 10 settembre 2024, h. 18.00, Libreria Libraccio, Via de’ Cerretani 16r Presentazione del volume di Cecilia Bello Minciacchi Come agisce Nanni Balestrini. Le parole che cercano (Carocci, 2024) Partecipano, con l’autrice, Stefano Colangelo e Luigi Weber Nanni Balestrini (1935-2019)…
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tarditardi · 1 year
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19/5 THE DARK SIDE OF THE MOON 50 al Teatro Nazionale - Milano
THE DARK SIDE OF THE MOON 50. Il capolavoro dei Pink Floyd live nel 50° anniversario con Pietro Bombardelli (voce) / Antoni Mariano e Fabio Malavolta (chitarre) / Simone Mauro Ghilardi (tastiere) / Matteo Rampoldi (batteria) Michele Bressan (basso) / Filippo Cadringher (sax) / Sara Cosco, Lorenza Guatteri, Lara Mandelli (cori) e con Matteo Pisu nel ruolo del 'lunatico'
regia Marco Rampoldi. La produzione RaRa in collaborazione con Nidodiragno/CMC.
Per festeggiare il mezzo secolo di vita di The dark side of the Moon, il disco che ha consacrato i Pink Floyd come una delle band più importanti del pianeta, un gruppo di giovani musicisti ripropone il capolavoro, con assoluto rispetto, senza cadere nella logica della tribute band.
Gli arrangiamenti partono da un'attenta analisi di tutte le esecuzioni che i Floyd hanno dato dei pezzi nel corso degli anni, per giungere a una riproposizione critica che punta a esaltare al meglio le caratteristiche e la modernità di ogni brano. Un raffinato uso di proiezioni, in un gioco grafico evocativo e con l'utilizzo di filmati originali, include la traduzione, in italiano, dei testi delle canzoni.
L'elemento caratterizzante del lavoro è la presenza di un attore che, muovendosi fra la platea e il palcoscenico, interpreta le parole dei personaggi intervistati dalla band (in particolare i tecnici) sui temi dell'album, venendo così a incarnare la figura del 'lunatico' - sintesi contemporanea del 'coro' classico, emblema delle alienazioni della vita moderna su cui il disco è incentrato.
The dark side of the Moon 50 non è un semplice concerto, ma uno spettacolo teatrale e musicale completo, che può permettere a chi non conosce questo capolavoro di scoprirne la grandezza e a chi lo ha amato, fin dalla sua pubblicazione, di apprezzare nuovi risvolti, attraverso l'organicità della creazione narrativa dello show.
A concludere la serata, la band ripropone una selezione di alcune altre irrinunciabili pietre miliari della carriera dei Pink Floyd. Il 1973 è uno degli anni più importanti di tutta la storia del rock. I Beatles hanno chiuso da tre anni il loro percorso, ma si stanno già affermando i nuovi protagonisti della scena musicale: esce il primo album di Bruce Springsteen, David Bowie pubblica Aladdin Sane, The Who Quadrophenia, i Genesis Selling England by the Pound…
Soprattutto, il primo marzo in America e il 23 in Europa, i Pink Floyd pubblicanoThe dark side of the Moon.
Le musiche sono di una bellezza folgorante: semplici, ma raffinatissime. I brani entrano, immediatamente, nella storia del rock. I testi, scritti per la prima volta dal solo Roger Waters, ruotano su un unico tema centrale: le alienazioni che l'uomo moderno si trova a subire e come, queste, lo possano far sprofondare nella follia, spingerlo verso il 'lato oscuro della luna'.
Il disco ha un successo inaudito: rimane per 14 anni nella top 200 di Billboard, divenendo il terzo album più venduto della storia. Ancora oggi risulta uno dei vinili più venduti ogni settimana.
IG @darkside50th
raraproduzione.it
nidodiragno.it
MARCO RAMPOLDI (regia)
Formatosi con Dario Fo, Giorgio Strehler e Luca Ronconi, da oltre trent'anni alterna I'attività di prosa (presso i più prestigiosi teatri milanesi: Piccolo Teatro, Franco Parenti, Manzoni) al Iavoro con alcuni fra i comici più interessanti dell'area milanese (Teresa Mannino, Max Pisu, Leonardo Manera, Antonio Cornacchione, Rita Pelusio ecc.). In ambito musicale ha collaborato, in vari contesti, con Antonella Ruggiero, Giovanni Nuti, Checco Zalone, i Luf, Quartetto Borciani, Archimia, Phil Mer, Cesare Picco e molti altri.
Biglietti:
Poltronissima Vip 34 euro
Poltrona 30 euro Galleria 24 euro Per informazioni, contattare le due linee dedicate: INFOLINE 020064081 - Tasto 1 per Teatro Nazionale SMS o WhatsApp 344.1996621
TEATRO NAZIONALE
Via Giordano Rota, 1 - Milano
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lamilanomagazine · 8 months
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Mozart a Verona: la quinta edizione del Festival Mozart si è conclusa con il 35% di pubblico in più rispetto alla scorsa edizione
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Mozart a Verona: la quinta edizione del Festival Mozart si è conclusa con il 35% di pubblico in più rispetto alla scorsa edizione. Oltre il 90% degli eventi sold out e un aumento del pubblico in ascesa: più di 11.000 le persone che hanno partecipato agli eventi del Festival Mozart a Verona. Il 35% di pubblico in più rispetto alla scorsa edizione. La quinta edizione del Festival Mozart a Verona, che si è conclusa il 31 gennaio scorso, ha evidenziato una risposta del pubblico decisa. SOLD OUT. Esauriti i biglietti disponibili per quasi tutte le proposte. Sono stati 27 gli eventi da tutto esaurito su 33 appuntamenti in cartellone (oltre ai due che si sono tenuti all'aperto: i concerti per campane). Un esempio su tutti? Il Flauto Magico della Fondazione Arena di Verona, che ha inaugurato la Stagione Lirica 2024 il 21 gennaio (con repliche il 24, il 26 e il 28) e Don Giovanni al Teatro Ristori (25 e 27 gennaio), che hanno contato il tutto esaurito per ciascuna delle sere di programmazione. PERLE E DIAMANTI. Proprio al Teatro Ristori, con Don Giovanni, il pubblico ha potuto assistere a una piccola, preziosa perla: la realizzazione dell'opera in forma semi-scenica eseguita da un'orchestra su "strumenti originali" dell'epoca con accordatura storica. Punta di diamante invece l'esibizione di Louis Lortie con I Virtuosi Italiani, il 18 gennaio sempre al Ristori, dove il pianista canadese, acclamato dalla critica, ha diretto l'orchestra e si è esibito al pianoforte. IL FESTIVAL. Il Festival Mozart a Verona, dal 5 al 31 gennaio, ha raddoppiato gli appuntamenti rispetto all'edizione passata, con una proposta di alta qualità che attraversa generi ed epoche e che celebra il genio di Salisburgo che nel 1770 a Verona trovò riconoscimento, fama e ambizione. Dai concerti sinfonici e cameristici al teatro di prosa, dall'opera ai concerti di campane, dagli spettacoli per ragazzi e le lezioni-concerto a incontri di divulgazione culturale e scientifica, fino a contaminazioni con la musica contemporanea, jazzistica e per banda: un mese di eventi che il pubblico ha gradito, alcuni di questi gratuiti e altri a pagamento. "La quinta edizione del Festival Mozart ha avuto uno sviluppo tra il 5 e 31 gennaio con una serie di spettacoli e eventi che non hanno toccato solo la musica classica ma anche la musica contemporanea, il jazz, spettacoli per bambini, coniugando iniziative di altissimo livello con altre più 'pop' – spiega l'assessora alla Cultura Marta Ugolini -. Quest'anno, anche grazie all'ampliamento degli spazi, con ben 19 sedi distribuite sulla città, ai numerosi partner e al grande impegno dei promotori, il 90 per cento degli spettacoli ha registrato il sold out. Siamo quindi felici del risultato e riconoscenti a Fondazione Cariverona, a Fondazione Arena e all'Accademia Filarmonica che insieme al Comune hanno promosso il Festival, e alla trentina di organizzazioni artistico culturali cittadine che hanno risposto al nostro appello. Stiamo già lavorando alla prossima edizione". "Lo strenuo lavoro che ha preceduto il festival e l'azzardo di concentrare così tanti eventi in un ristretto periodo è stato premiato – ha aggiunto il consigliere comunale Pietro Trincanato-. Abbiamo avuto la fortuna di poter contare su un tessuto cittadino che offre davvero istituzioni musicali di alto profilo e dal portentoso potenziale creativo, affiancate da realtà come la Big Band Ritmo Sinfonica "Città di Verona". Il sold out della quasi totalità degli spettacoli dimostra che se alla città e ai visitatori si offre un programma di qualità, comunicato bene e in cui si mettono in rete diverse forze, i risultati arrivano. L'obiettivo per la prossima edizione è partire ancora prima con la campagna di informazione e dare al Festival una dimensione internazionale e soprattutto europea". "Tra i punti di forza di questa edizione voglio sottolineare il ruolo da protagonisti dei giovani - afferma il presidente di Fondazione Cariverona Alessandro Mazzucco -. Il successo del Don Giovanni - interpretato dall'orchestra Frau Musika, composta da talenti under 30 provenienti da tutto il mondo - dimostra che il linguaggio universale della musica classica ha il potere di creare unità e coesione, scavalcando qualsiasi confine geografico o barriera generazionale. È perfettamente in linea con il lavoro di valorizzazione delle nuove generazioni che, come Fondazione, portiamo avanti da tempo. Siamo, inoltre, soddisfatti della rete sempre più ampia e solida - nata qualche anno fa su nostro impulso - che si è progressivamente sviluppata attorno al festival: è il segno di una città che, quando lavora insieme per obiettivi comuni, è in grado di ottenere grandi risultati". "Tutti noi di Fondazione Arena siamo entusiasti della crescita di questo Festival – dichiara Cecilia Gasdia, Sovrintendente della Fondazione Arena di Verona –. La rete di proposte e collaborazioni messa in atto, quest'anno più che mai, ha dimostrato la capacità di risposta e la vitalità di Verona. Siamo davvero felici che i cittadini, fra gli appassionati da tutta Italia, si siano sentiti di nuovo a casa al Teatro Filarmonico, che abbiano affollato il loro teatro, con una proposta variegata che ha spaziato dalla formazione dei bimbi alla musica da camera all'opera completa, al centro della città e in un dialogo vivace con tutte le realtà culturali del territorio. Siamo già al lavoro per le ricche sorprese del 2025". "Questa quinta edizione di Mozart a Verona conferma il trend iniziato l'anno scorso di continua crescita del festival, ormai confermatosi definitivamente quale importante appuntamento del calendario culturale veronese - dichiara il direttore artistico del Festival Michele Magnabosco -. Prova lo è la viva partecipazione del pubblico, coinvolto non solo dall'alto livello della proposta ma anche dalla sua ampiezza. Partita dagli appuntamenti squisitamente musicali "classici" delle prime edizioni, la rassegna si muove ora in un panorama sempre più variegato (non solo musica classica ma anche contemporanea, jazz) e interdisciplinare con teatro di prosa, spettacoli per ragazzi, appuntamenti divulgativi per giovani e meno giovani e ricerca musicologica. Punto di forza di Mozart a Verona è sicuramente la generosa e concreta disponibilità degli enti partner a mettere in rete e condividere le proprie eccellenze in quella che si può ormai definire una vera a propria comunità di soggetti che collaborano pariteticamente all'arricchimento dell'offerta artistica e culturale della città di Verona". Nata nel 2020 grazie ai promotori Comune di Verona, Fondazione Cariverona, Accademia Filarmonica di Verona e Fondazione Arena di Verona, la rassegna ha segnato un nuovo, importante traguardo, confermandosi un grande festival della città, come era desiderio e auspicio. Sotto la direzione artistica di Michele Magnabosco, affiancato da Pietro Trincanato, Andrea Marcon e Stefano Trespidi, il Festival Mozart a Verona ha coinvolto le più significative realtà culturali cittadine. Anche IUSVE, Istituto Universitario Salesiano Venezia, sede di Verona, ha attivato una collaborazione preziosa con il Festival per la comunicazione digitale. Fondamentale è stato e sarà l'apporto degli enti partner, quest'anno arrivati ad essere 21, che hanno compreso e abbracciato appieno lo spirito di Mozart a Verona: non un "palco" su cui presentare una proposta, ma un'autentica comunità attraverso la quale condividere la propria eccellenza. LE DIFFERENZE. Due le differenze rispetto al successo registrato anche nella precedente edizione (gennaio 2023). Sono state aumentate le proposte non prettamente musicali: quest'anno è stata incoraggiata la formula mista, che non accoglie quindi solo musica e non solo musica classica, come NED Ensemble il 20 gennaio scorso al circolo Unificato dell'Esercito, il Corpo Bandistico Arrigo Boito in piazza dei Signori (21 gennaio) o la Big Band Ritmo Sinfonica "Città di Verona" al Teatro Camploy il 30 gennaio, che ha affiancato Mozart al jazz. Per non parlare della proposta, vincente, tra teatro e prosa che ha aperto il festival il 5 gennaio (Paolina Leopardi racconta Mozart, Sonia Bergamasco come voce recitante e il maestro Marco Scolastra al pianoforte). Una scelta gradita la pubblico e che ha premiato gli organizzatori e gli enti partner. I LUOGHI. Un'altra differenza rispetto al passato e che ha trovato consenso nel pubblico, l'espansione a livello geografico, con 19 sedi differenti e decentrate (l'anno scorso erano 7): come l'evento proposto a Eataly, Fondazione E.ART.H con Amadeus for Brass! del quintetto d'ottoni Piazza Brass, evento in overbooking. Oppure il concerto d'archi nella galleria delle sculture del Museo di Castelvecchio il 14 gennaio o la collaborazione con Palazzo Maffei, che ha visto Museo in Musica, il 28 gennaio scorso. Tutti siti apprezzati, visto il riscontro di pubblico, resi disponibili grazie alla buona pratica di collaborazione tra pubblico e privato. Non solo: il pubblico ha potuto ammirare gioielli nascosti della città, come San Pietro in Monastero, dove si è esibito il Trio Pantoum, composto da tre giovani talentuosi dalla raffinata capacità, e San Domenico al Corso con lo spettacolo di prosa VeronInMozart dei veronesi Andrea De Manincor e Luca Sartori. LARGO AI GIOVANI... Non solo il Trio Pantoum: iconico il caso del Don Giovanni al Teatro Ristori, che ha visto sul palcoscenico il progetto di Frau Musika, l'orchestra di giovani talenti specializzata in musica barocca under 30, progetto sostenuto dalla Fondazione Cariverona. Ma anche le giovanissime voci bianche in scena al Teatro Filarmonico per Il Flauto Magico, nei panni dei genietti, e i giovani e talentuosi musicisti de L'Appassionata, orchestra da camera nata in seno di Gaspari Foundation, che ha suonato musiche di Carl Philipp Emanuel Bach e Mozart padre e figlio in Sala Maffeiana il 29 gennaio. Anche il pubblico giovane, poco alla volta, si sta accorgendo del Festival, con una partecipazione ancora contenuta ma costante. ... E ALLE PROSSIME GENERAZIONI. Giovani e giovanissimi. Come lo spettacolo pensato per i più piccoli, e che quest'anno per la prima volta ha coinvolto le scuole d'Infanzia e Primaria, dai 3 agli 8 anni: Baby Mozart K1, K2, K3,... STELLA! promosso da Fondazione Arena in collaborazione con Fucina Culturale Machiavelli. Uno spettacolo divertente e partecipativo per approcciare i piccolissimi: la generazione che verrà. Anche Fucina Harmonica e I piccoli suonatori del laboratorio musicale, con Papà Leopold e i suoi giocattoli, primo appuntamento del ciclo divulgativo AperiMozart di Fucina Machiavelli, il 13 gennaio al Teatro Fucina Machiavelli, si è fatto apprezzare sia dai piccoli che dai grandi. DIVULGAZIONE. Anche la parte più prettamente culturale e divulgativa, come il convegno all'Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere a Palazzo Erbisti, con il pomeriggio di studio Mozart a Verona, ha suscitato interesse. Così come la presentazione del libro La dolce sua effigie mi è di conforto, edito dall'Accademia Filarmonica di Verona a cura di Michele Magnabosco, presentato dal Direttore dei Musei Civici Francesca Rossi e Vincenzo Borghetti dell'Università di Verona il 23 gennaio in Sala Maffeiana alla presenza della replica fedelissima ad alta definizione del Ritratto veronese di Mozart del 1770.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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