#Drammaturgia italiana
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UCCELLINI: Uno Spettacolo Visionario al Teatro Vascello. Roma
Dal 9 al 13 ottobre 2024, la scena del Teatro Vascello accoglie "UCCELLINI", una creazione teatrale di Rosalinda Conti prodotta da lacasadargilla.
Dal 9 al 13 ottobre 2024, la scena del Teatro Vascello accoglie “UCCELLINI”, una creazione teatrale di Rosalinda Conti prodotta da lacasadargilla. Il progetto, che si distingue per la sua forte componente visiva e sonora, si avvale della regia di Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni, e coinvolge attori del calibro di Emiliano Masala, Petra Valentini, e Francesco Villano. Un Viaggio Onirico…
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" Dopo tre anni di pontificato mediocre papa Carlo rimase vittima di un attentato: dalla pensilina della tettoia di un autobus cadde del marcio che colpì papa Carlo sulla papalina. Carlo era cosciente ma la papalina iniziò a grondare sangue e tutti intorno a Carlo e tutti a preoccuparsi della papalina che veniva ricoverata d’urgenza mentre papa Carlo rimaneva tramortito sotto la pensilina. La papalina respirava a fatica, il cuore batteva fioco fioco, migliaia di medici erano al suo capezzano, annaspavano, sforzavano: all'improvviso un uomo di non più di alcuni anni si diresse, pistola alla mano, verso il letto dove la papalina era ricoverata, sfondò il posto di blocco, e svuotò mezzo caricatore contro la papalina che spirò morta. L’uomo venne arrestato mentre papa Carlo faceva ritorno a piedi in Vaticano. Entrò Carlo e venne bloccato e dai a spiegare che lui era papa, e vai a parlare dell'attentato, di quella cascata di marcio che lo aveva colpito rendendolo in fin di papalina, e dai a mostrare i documenti con scritto “Professione Papa”. Venne cacciato da Roma e si trasferì per un po’ di tempo a Istanbul dove cercò di riunificare le tre chiese. "
Antonio Rezza, Non cogito ergo digito (romanzo a più pretese), La nave di Teseo (collana i Delfini, n° 62), 2019; prima edizione: Bompiani, 1998. [ Libro elettronico ]
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Sei nell'anima, il film Netflix su Gianna Nannini: più fiction che rock
Sei nell'anima, film che racconta la storia di Gianna Nannini dagli esordi fino al successo nel 1983. Più fiction che cinema, ma con un'ottima protagonista: la rivelazione Letizia Toni. Su Netflix.
"Non comprometterti mai, sei tutto ciò che hai" scrive con il rossetto sullo specchio la giovane promessa della musica italiana Gianna Nannini. Tratto dalla sua autobiografia Cazzi miei, pubblicata nel 2016, il film sulla vita della cantante rivela tutto nel cambio di titolo. È vero, i "cazzi suoi" ci sono, ma gli sceneggiatori Cosimo Calamini e Donatella Diamanti, con la regista Cinzia TH Torrini, hanno scelto una linea più morbida, anche rassicurante, nonostante i duri temi trattati. Da quel titolo rock, imprevedibile, come è la cantante di Siena, si è passati quindi a Sei nell'anima, una delle sue canzoni più famose. La prova del nove è arrivata dalla fonte primaria: quando le viene chiesto perché la scelta proprio di quel brano come titolo di un film sulla sua storia, Nannini dice: "Perché questa canzone fa sentire sempre tutti meglio. Rappresenta una perdita e tutti ne abbiamo una". Peccato: un'artista come lei avrebbe meritato un racconto molto più complesso.
Letizia Toni è la giovane Gianna Nannini
Se il libro di partenza è quasi una seduta di psicoterapia, in cui Nannini si racconta a briglia sciolta, rivelando anche parti tragiche del proprio vissuto, come la morte per overdose di un'amica all'inizio del suo arrivo a Milano per tentare fortuna come cantautrice e, soprattutto, la grave crisi nervosa avuta durante la realizzazione dell'album che l'avrebbe portata al successo, Latin Lover, uscito nel 1982, nel film di Cinzia TH Torrini tutto è edulcorato, sbiadito. I fatti salienti del percorso dell'artista vengono accumulati uno dietro l'altro come delle figurine, senza dar loro nessuno spessore. Sembra quasi che gli sceneggiatori abbiano deliberatamente scelto di non costruire la drammaturgia del racconto: tutto sembra accadere all'improvviso e quasi per caso in Sei nell'anima.
Eppure di cose interessanti e forti ne sono accadute nell'esistenza di una delle cantautrici più importanti d'Italia, unica nel suo genere, sempre troppo poco celebrata rispetto alla sua importanza nel panorama musicale del nostro paese. Nannini è stata infatti una ragazza del 1954 che, in un'epoca in cui non si parlava ancora di emancipazione femminile (le donne hanno votato per la prima volta solo otto anni prima della sua nascita!) ha scelto di ribellarsi al padre, a capo di un'azienda dolciaria, che la voleva a lavorare con lui, per seguire il proprio sogno. Da sola è andata a Milano, da sola ha proposto con ostinazione le canzoni scritte, cantate e suonate da lei, quando invece la maggior parte delle artiste erano semplicemente interpreti. Non solo: Nannini è tra i pochissimi ad aver fatto rock in Italia, tra i primi ad aver adottato un look androgino, icona LGBTQ+, compagna per 40 anni di una donna, madre a 50 anni. Di cose da raccontare ce n'erano in abbondanza per costruire una storia entusiasmante e anche un po' selvaggia. Invece siamo di fronte a una fiction Rai fotografata come un teen drama. Con tanto di pioggia digitale a sottolineare i momenti drammatici. Un po' di compromissione, purtroppo, c'è stata.
Letizia Toni è Gianna Nannini
Da piattaforma all'avanguardia e spericolata, che ha realizzato prodotti innovativi quali House of Cards, BoJack Horseman, Sense8 e The O.A., Netflix si sta trasformando sempre di più in una succursale della Rai. La "novità" sta però nel dare a tutto una confezione più internazionale: quella che al momento va per la maggiore è, dicevamo, lo stile da teen drama. Ovvero fotografia cupa, pioggia digitale, scene madri urlate, frasi sussurrate, musica martellante, montaggio frenetico (a proposito di montaggio: il materiale di partenza era di tre ore, poi ridotto a metà. Cosa sia successo in post-produzione non ci è dato sapere, ma è un'informazione che fa sorgere domande). Poco importa che si racconti la vera storia di Gianna Nannini o si porti su schermo il successo letterario del momento: tra Sei nell'anima e Fabbricante di lacrime (recensione qui) non c'è differenza.
Ed è veramente un peccato che anche la rocker d'Italia abbia subito questo appiattimento del gusto ormai sempre più capillare e premiato dall'algoritmo. Proprio lei che è sempre stata la nota fuori dal coro. Per fortuna un elemento da salvare c'è: la protagonista Letizia Toni. L'attrice, toscana anche lei, spicca per carisma e talento: è lei a cantare nella maggior parte delle scene, dopo aver studiato la giusta respirazione proprio con Nannini. Le movenze, gli sguardi sono perfetti: Toni ha studiato bene il personaggio, senza però cadere nell'effetto parodia o "Tale e quale show". Purtroppo però la sua bravura non basta a risollevare un progetto senza anima, nonostante il titolo.
Conclusioni
In conclusione Sei nell'anima, il film di Cinzia TH Torrini non rende giustizia alla storia della rocker Gianna Nannini, la cui vita spericolata e controcorrente avrebbe meritato un racconto molto più complesso, non una fiction Rai travestita da teen drama. Molto brava invece la protagonista Letizia Toni: un talento da tenere d'occhio.
👍🏻
L'interpretazione della protagonista Letizia Toni: un talento da tenere d'occhio.
👎🏻
La scrittura didascalica.
Il montaggio che riduce tutto a una raccolta di figurine.
La recitazione non all'altezza di alcuni personaggi di contorno.
La fotografia.
La pioggia aggiunta in digitale.
#recensione#review#netflix#netflix italia#netflix movie#sei nell'anima#cazzi miei#gianna nannini#letizia toni
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Marilù Mastrogiovanni
Gli unici padroni per un giornalista sono i lettori, il nostro Codice deontologico e la Costituzione italiana, la nostra Bibbia laica.
Marilù Mastrogiovanni, autrice di inchieste investigative sulla mafia e di numerosi libri e documentari, è giornalista, regista specializzata in linguaggi visuali, semiologa della comunicazione, ecofemminista esperta di linguaggio di genere e docente al Master di Giornalismo dell’Università di Bari.
Collabora con Il Sole 24 ore, Il Manifesto, Il Fatto quotidiano, Left e Narcomafie ed è consulente per Presa diretta (Rai3) e Euronews.
Da oltre vent’anni, dirige la rivista Il Tacco d’Italia giornale d’inchiesta scomodo e necessario.
Fa parte del team composto da dodici persone esperte in diritti umani selezionate dal Parlamento italiano per il Comitato per la prevenzione della tortura presso il Consiglio d’Europa.
È nel direttivo nazionale di Giulia giornaliste, associazione impegnata nella rimozione di discriminazioni e stereotipi contro le donne, veicolati attraverso un uso distorto del linguaggio e delle immagini. Tiene corsi di formazione di aggiornamento professionale per un uso non sessista della lingua.
Numerosi i premi nazionali e internazionali vinti per il suo impegno professionale.
La sua ricerca della verità ha scatenato pericolose reazioni da parte della Sacra Corona unita, la mafia del Salento. Ha scritto, facendo nomi e cognomi, descrivendo la gerarchia dell’organizzazione, indicando le aziende in cui i proventi dello spaccio di droga venivano reinvestiti, scoprendo una fitta rete di fiancheggiatori insospettabili tra i colletti bianchi.
Il suo nome completo è Maria Luisa Mastrogiovanni ed è nata a Casarano, in provincia di Lecce,��il 31 ottobre 1969.
Si è laureata, nel 1998, in Lettere moderne all’Università Cattolica di Milano con la specializzazione in Comunicazioni sociali con una tesi in Semiotica sulle figure femminili del fumetto popolare. E successivamente si è diplomata in regia e sceneggiatura cinematografica e televisiva.
In quegli anni ha fondato e curato la rivista di teorie delle comunicazioni sociali Quaderni Eventuali e partecipato alla sceneggiatura, drammaturgia e regia di documentari, cortometraggi e spettacoli teatrali.
Nel 2001 è rientrata in Puglia dove ha conseguito il Master in comunicazione culturale e ambientale presso l’Università di Lecce.
Nel 2003 ha fondato e dirige il mensile d’inchiesta Il Tacco d’Italia, che fino al 2011 è stato in edizione cartacea per poi trasferirsi sul web dove è stato inattivo per un anno e mezzo a causa di un attacco hacker.
Tra il 2007 e il 2012 ha subito minacce e intimidazioni dalla criminalità organizzata per le sue inchieste sul business dei rifiuti e sulle speculazioni edilizie in zone protette.
Ha ricevuto decine di querele, tutte archiviate, da mafiosi, imprenditori e politici. Per motivi di sicurezza è stata costretta a trasferire la sua residenza a Bari.
Nel 2017 è stata tra le estensore del Manifesto di Venezia, che ha portato, nel 2021, alla modifica del Codice unico deontologico per la professione giornalistica, con l’introduzione dell’articolo 5 bis.
Nel 2019 l’OCSE (L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) l’ha inserita nel panel di esperte internazionali del SOFJO (Safety of Female Journalists Online).
Dal 2021 è presidente della giuria del premio internazionale UNESCO sulla libertà di stampa “Guillermo Cano World Press Freedom Prize“. Nella prima edizione ha premiato Maria Ressa, che insieme a Dimitri Muratov è stata insignita, pochi mesi dopo, del Nobel per la Pace che, per la prima volta, ha riconosciuto il lavoro giornalistico come presidio di democrazia e pace.
Nel 2022 ha fondato il Consorzio editoriale XQ e l’anno seguente il giornale multimediale multilingue XQ the why of the news, finanziato dalla Commissione europea.
Fa parte della redazione di Ossigeno per l’Informazione e Reporters Without Borders. Ha ideato e coordina il Forum delle Giornaliste del Mediterraneo. È socia fondatrice di CREIS (Centro di ricerca europeo per l’innovazione sostenibile) e fa parte del Centro di ricerca S/murare il Mediterraneo.
Il suo impegno è citato nei libri La donna che morse il cane di Gerardo Adinolfi, nel 2012, nel libro e Il meglio sud, del 2015 di Lino Patruno.
La sua voce libera e dissidente è un faro per le donne, per il Sud, per l’informazione, per i diritti umani e per le nuove generazioni, a cui dedica molto tempo e impegno convinta che è dalle scuole che bisogna ripartire per insegnare il valore dell’informazione come fondamento della Democrazia.
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Al Nuovo Licia Lanera in 'Love me', testi di Antonio Tarantino
“Raffinato e feroce, Antonio Tarantino è stato una delle voci più forti e originali della drammaturgia italiana degli ultimi trent’anni; la pluripremiata attrice e regista Licia Lanera ne porta in scena due opere nella vorticosa creazione ‘Love me’, in scena da giovedì 11 aprile alle 21 (repliche fino a domenica 14) nel Teatro Nuovo di Napoli”. Così, in una nota, i promotori dello…
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#CarlottaBrentan#HideandSeeek#LorisScarpa#NicoCetrulo#parktheatre#SabrinaZavaglio#TobiaRossi#ZavaProductions
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Debutterà in prima assoluta venerdì 2 febbraio 2024 alle ore 20.00 all’Altrove Teatro Studio - via Giorgio Scalia, 53 - lo spettacolo di Federico Malvaldi Tre giorni, regia di F. Malvaldi ed interpretato da Daniele Paoloni, Francesca Astrei, Veronica Rivolta e Renato Civello. In prima assoluta all’Altrove Teatro Studio, da venerdì 2 a domenica 4 febbraio 2024 Tre giorni, spettacolo scritto e diretto da Federico Malvaldi. Tre giorni. E dopo? Dopo si vedrà. Rob, un ragazzo di ventotto anni malato di cancro alla spina dorsale, non può sapere come andrà a finire. L’intervento ha un 50% di possibilità di riuscire ed il rimanente 50% di… Tre giorni per fare i conti con se stessi e con tutti i fantasmi del passato, per accettare che tutto potrebbe finire entrando in quella maledetta sala operatoria. Tre giorni per dire l’ultimo ti voglio bene a una madre rimasta sola, o per ricordare le bravate di gioventù insieme al proprio migliore amico. Tre giorni di paure e di incubi, ma anche di sorrisi e momentanee speranze. Perché proprio a me? Perché la vita è così: si diverte a fregarti. Ma a volte capita che in mezzo alle fregature accada qualcosa di bello. Una parola, uno sguardo, un gesto: Emanuela. Tre giorni per innamorarsi. E dopo questi tre giorni chissà, si vedrà. Divertente, grottesco, a tratti commovente e vero come la vita. Tre giorni affronta la paura di morire con ironia e irriverenza, sbattendoci in faccia tutto il cinismo della vita, così brava a prenderci in giro. Cosa proverò? Si chiede Rob. Non proverai nulla, risponde Emy, senza però saperlo davvero. Perché nessuno sa veramente cosa accadrà dopo. Semplicemente, a un certo punto, tutto si spegne. Il cuore smette di battere, il cervello si ferma, gli organi non lavorano più e la nostra coscienza sprofonda in un sonno senza sogni. Tre giorni racconta l’attesa. Quella di una stanza d’ospedale: un luogo senza tempo che ha confini spazio-temporali a sé stanti, contaminati da un realismo magico che mescola tra loro ironia, cinismo, paura e disperazione. L’attesa altera lo scorrere del tempo, lo deforma fino a dilatarlo o a restringerlo. Un secondo diventa un giorno, un giorno diventa una vita. Non è più il tempo esteriore - scandito solo dalle visite dei parenti e dai pasti improponibili dell’ospedale - a scorrere, ma il tempo interiore. Un tempo che non ha regole, confini e che per ognuno di noi è mutabile e differente. Tre giorni, in fondo, non parla che di amore e di morte. Della possibilità di provare speranza grazie a uno sguardo che sa di futuro. Ma sperare significa anche affrontare le nostre paure più oscure. Così restiamo lì, vulnerabili e indifesi, ma con la consapevolezza che non si muore mai domani, si muore sempre oggi e allora, oggi, dobbiamo anche vivere. Tre giorni di Federico Malvaldi - regia: F. Malvaldi; co-ideazione scenica: Veronica Rivolta; aiuto regia: Rossella E. Scarlato; interpreti: Daniele Paoloni, Francesca Astrei, V. Rivolta, Renato Civello; suono: Leonardo Raspolli; costumi: Marta Montanelli; illustrazioni e grafica: Bernardo Anichini -, testo finalista al CENDIC Segesta, al bando di drammaturgia del Teatro Stabile di Catania ed al premio PaT - Passi Teatrali per la drammaturgia italiana contemporanea; Menzione speciale al bando di nuova drammaturgia Prosit! istituito da Altrove Teatro, vincitore del Premio “Pubblicazione” Silvano Ambrogi e del Premio SIAD Calcante, rimarrà in scena all’Altrove Teatro Studio fino a domenica 4 febbraio 2024 (orario: venerdì 2 e sabato 3, ore 20.00; domenica, ore 17.00)
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Verona, l'Altro Teatro al Camploy la travolgente comicità di Paola Minaccioni nel monologo "Stupida show"
Verona, l'Altro Teatro al Camploy la travolgente comicità di Paola Minaccioni nel monologo "Stupida show" Giovedì 18 gennaio alle 20.45 appuntamento da non perdere al teatro Camploy. In scena "Stupida Show", un monologo di stand up comedy per cuori coraggiosi con la travolgente comicità di Paola Minaccioni scritto da Gabriele Di Luca di Carrozzeria Orfeo. Paola Minaccioni, una delle artiste più amate del teatro, del cinema e della televisione italiana, col suo impetuoso umorismo trascinerà il pubblico nell'inconfessabile e nell'indicibile, nei piccoli inferni personali di ciascuno per dare voce a tutta quella follia e a quelle frustrazioni che ci abitano ma non abbiamo mai avuto il coraggio di confessare a nessuno. Il tutto raccontato attraverso lo sguardo di una donna in grado di trasformare le sue ferite personali e i fallimenti in una comicità travolgente, dove il destinatario del suo dialettico atto terroristico sarà il suo primo avversario naturale: l'amore. In Stupida Show Paola Minaccioni non sarà la tenera eroina vittima di un mondo crudele, non sarà la donna da compatire, ma da temere. Si trasformerà in una donna sola e in guerra con la vita, alle prese con un corpo in declino, un'affettività traballante e songi irrealizzabili, antieroe per eccellenza che svela vizi, lati oscuri e follia di chi nella vita sa bene cosa significa inciampare, è stufa di sopportare la retorica qualunquista della contemporaneità e ha voglia di dirne quattro. È 'stupida' perché racconta il viaggio di una donna da sempre irrisolta, buffa nelle sue grottesche contraddizioni, apparentemente condannata ad inciampare sempre negli stessi errori nelle stesse trappole della vita. In fondo però parla un po' di tutti, presi nella limitatezza e finitezza. Presentato da Carrozzeria Orfeo, Infinito Produzioni e Argot Produzioni, Stupida Show!, per la regia di Gabriele Di Luca e Massimiliano Setti, è uno spettacolo per cuori coraggiosi: politica, potere, differenze di genere, violenza, maternità, sessualità, razzismo, egoismo, pornografia, famiglia, individualismo, tensioni sociali... sono alcuni dei temi che intende indagare la comicità di oggi nei loro aspetti più scomodi per il nostro presente, con una nuova e diversa chiave di lettura della realtà. "In un periodo di generale smarrimento e incertezza come quello in cui viviamo - spiega il drammaturgo e regista Di Luca - in un tempo pieno di retorica, slogan, proclami populisti, ipocrisia, divisioni sociali, disonestà intellettuale e finzione, dove l'indagine di alcune tematiche e l'uso di un linguaggio senza filtri vengono condannati da una certa opinione pubblica perbenista, sembra davvero di vivere in un Truman Show. Proprio in questo contesto una comicità dissacrante, che voglia gettare luce sulla realtà e abbattere il muro della retorica, può dare il suo contributo nell'indagare l'uomo e la società contemporanea, offrendo la possibilità di metterci in discussione senza preconcetti e finti perbenismi". Il perbenismo, il politicamente corretto e la facile morale, nella stand up comedy sono banditi, perché nelle premesse fondamentali di questo genere non c'è la volontà di rassicurare o intrattenere, ma il desiderio di aiutarci a distruggere a suon di risate il finto set di cartone nel quale siamo imprigionati per svelare la realtà dietro ad esso. Spettacolo non adatto ad un pubblico di età inferiore ai 14 anni. Stupida Show: Drammaturgia Gabriele Di Luca, con Paola Minaccioni. Regia di Gabriele Di Luca e Massimiliano Setti. Musiche di Massimiliano Setti, spettacolo di Carrozzeria Orfeo. Produzione di Pierfrancesco Pisani e Isabella Borettini per Infinito Produzioni, Argot Produzioni e Carrozzeria Orfeo. Coproduzione La Corte Ospitale, Accademia Perduta – Romagna Teatri, Fondazione Campania dei Festival – Campania Teatro Festival. Programma completo sul sito, sulla pagina facebook L'Altro Teatro Verona, sul profilo Instagram L'Altro Teatro Verona.Camploy. Biglietti disponibili da Box Office Verona - via Pallone 16 - tel. 045 80 11 154, e online sui circuiti ai seguenti link: - 1 boxol.it - 2 boxofficelive.it - 3 myarteven.it Il botteghino del Teatro Camploy sarà aperto la sera dello spettacolo a partire dalle 20 per l'acquisto dei biglietti. Carrozzeria Orfeo. In 15 anni di attività, con 11 spettacoli all'attivo – che hanno maturato oltre 1000 repliche – e il film Thanks! (programmato su Netflix nel 2020/2021), la Compagnia, diretta da Gabriele Di Luca e Massimiliano Setti, prosegue nel suo teatro pop, fatto di drammaturgie originali che trovano ispirazione nell'osservazione del nostro tempo, in cui l'ironia si fonde alla tragicità, il divertimento al dramma. Il risultato è un'escursione continua fra realtà e assurdo, fra sublime e banale, attraverso storie che possono essere lette a più livelli e che hanno riscosso negli anni un grande successo di pubblico e critica.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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"La stagione in abbonamento 2023/2024 del Teatro della Pergola di Firenze"
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"Uno spettacolo straordinario"
di Riccardo Rescio
Uno straordinario inedito, affascinante spettacolo è quello che è stato offerto ai partecipanti alla conferenza stampa indetta dal Teatro della Pergola di Firenze per la presentazione della stagione 2023/2024, martedì 6 giugno 2023.
Non in platea come prassi, bensì sul palcoscenico con la spettacolare vista del bellissimo teatro della Pergola in tutto il suo splendore.
Il Teatro della Toscana, in questo suggestivo scenario ha annunciato la stagione in abbonamento 2023/2024 del Teatro della Pergola, che è indubbiamente espressione del meglio del teatro nazionale e internazionale e che fa seguito alla fortunata stagione appena trascorsa, finalmente completa, che ha confermato lo stato di salute della Fondazione quanto ai risultati di pubblico e di incasso.
Autori, testi classici e contemporanei, sia italiani che stranieri, grande poesia e letteratura, drammaturgia storica e nuova drammaturgia, impegno e leggerezza, sono le linee guida di una programmazione articolata e poliedrica, nel segno dei valori fondativi quali Giovani, Europa, Lingua Italiana.
Un passo definitivo verso l’affermazione della Fondazione come Centro Internazionale di Cultura Teatrale.
La Pergola dal 24 al 29 ottobre, inaugura il suo cartellone, nel segno della Poesia e dell’Arte attoriale con l’Ezra Pound di Mariano Rigillo diretto da Leonardo Petrillo.
Ma l’indipendenza del pensiero e la voglia di percorrere nuove strade propone molti degli spettacoli che vanno da Aldo Moro e Pier Paolo Pasolini per Fabrizio Gifuni, a sempre Pasolini per Elio Germano e Teho Teardo, per proseguire con Eduardo De Filippo per Fausto Russo Alesi, e ancora Sigmund Freud per Stefano Massini, per arrivare a Fabrizio De André per Neri Marcorè.
Solo solo alcuni assaggi di una spettacolarità tutta da gustare.
Riccardo Rescio Italia&friends
Teatro della Pergola Regione Toscana Fondazione CR Firenze Città metropolitana di Firenze Ministero della Cultura Ministero del Turismo ENIT - Agenzia Nazionale del Turismo
Elena Tempestini Etpress Comunication
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“Romeo e Giulietta Opera Ibrida”: a Gavi la tragedia shakespeariana rivive tra smartphone e realtà virtuale
Un’esperienza teatrale innovativa dove lo spettatore è protagonista: tra streaming, emoticon e cyberbullismo.
Un’esperienza teatrale innovativa dove lo spettatore è protagonista: tra streaming, emoticon e cyberbullismo. Venerdì 22 novembre 2024, alle ore 21, presso il Teatro Civico di Gavi, la stagione teatrale “Non è Pirandello” presenta uno spettacolo unico e sorprendente: “Romeo e Giulietta Opera Ibrida”, prodotto da Cabiria Teatro. La classica tragedia shakespeariana si reinventa, catapultando i…
#Alessandria today#biglietti online Gavi#Cabiria Teatro#Cultura Digitale#cultura teatrale Piemonte#cyberbullismo a teatro#dramma shakespeariano moderno#drammaturgia moderna#eventi Cabiria Teatro#Fondazione CRT#Gavi eventi culturali#Google News#innovazione teatrale#innovazione teatrale italiana#italianewsmedia.com#linguaggi teatrali moderni#linguaggio digitale#Maurizio Patella#Non è Pirandello#Piemonte dal Vivo#Pier Carlo Lava#Regione Piemonte#Romeo e Giulietta Opera Ibrida#Shakespeare reinterpretato#social media a teatro#spettacoli Gavi#spettacoli novembre 2024#spettacoli per giovani#spettacolo innovativo#Stagione teatrale 2024
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" Carlo si arruolò in convento con il sogno pio di divenire papa, papa Carlo, senza primo o secondo, papa Carlo e basta, pontefice della religione, pioniere di un papato incorruttibile e vicino al senso cristiano della vita. Dopo pochi mesi Carlo già primeggiava in ogni disciplina, era terzo in latino, quarto in geografia, ottavo in preghiera a corpo libero, diciassettesimo al salto della cavallina, trentaduesimo al giro delle Fiandre, secondo in goliardia, sesto in condotta, novantaquattresimo in letteratura e settimo nelle opere buone. Tutti parlavano di Carlo, si chiedevano di come potesse eccellere in tutte le discipline, qualcuno sospettava doping e vennero prelevate le urine notturne di Carlo per sottoporle ai test pertinenti.
Le prodigiose urine erano ghiacciate, una granatina di cristalli a trenta gradi sotto lo zero, un escremento cetaceo con una temperatura corporea vicina a quelle norvegesi. Dopo un solo anno Carlo era pretore, eccelleva in diritto e in dovere, scriveva testi di esegetica e continuava a primeggiare in tutte le discipline: quarto in pesca trotacea, diciottesimo al salto triplo, ventunesimo in fioretto cattolico, settantatreesimo in toponomastica e terzo in preghiera con rito rigido. Dopo un anno e due mesi Carlo era arcivescovo di tutte le scozie, eccelleva e basta, senza bisogno di elencarne le vittorie che non sono poche: quinto al Tour, sesto a Stoccolma, ottavo a San Sebastian, centotrentaduesimo sul Tourmalet ecc. ecc. Dopo tre anni Carlo era papa, la fumata era bianca ma Carlo era più bianco della fumata, fumava tutto il vaticano e la cortina nascondeva il pontefice che appariva squarciandola come visione francese. Fumava bene Carlo, spezzava le sigarette, le porgeva ai suoi discepoli e le arricchiva. Il sesto giorno di pontificato Carlo, non vedendo più nulla, proibì il fumo e Roma tornò a respirare. "
Antonio Rezza, Non cogito ergo digito (romanzo a più pretese), La nave di Teseo (collana i Delfini, n° 62), 2019; prima edizione: Bompiani, 1998. [ Libro elettronico ]
#Antonio Rezza#Non cogito ergo digito#surrealismo#teatro#etteratura italiana contemporanea#attori#performers#libri#teatro dell'assurdo#drammaturgia#letture#citazioni letterarie#narrativa italiana contemporanea#sarcasmo#ironia#leggere#intellettuali italiani contemporanei#Flavia Mastrella#romanzi#letteratura sperimentale#nonsense#nonsenso#narrativa#La nave di Teseo#Rezzamastrella#Elisabetta Sgarbi#pontefici#Roma
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Lucia Calamaro
https://www.unadonnalgiorno.it/lucia-calamaro/
C’è un grande bisogno di nuova drammaturgia italiana e servono testi corposi. Per un lungo periodo, dagli anni Novanta fino a dieci anni fa, la drammaturgia contemporanea italiana è stata considerata alla stregua di qualcosa di ermetico e incomprensibile dal largo pubblico. Non è accettabile che il contemporaneo sia necessariamente sperimentale, il teatro è presente al presente e per questo può raccontarlo.
Lucia Calamaro drammaturga, regista e attrice che ha vissuto e si è formata in giro nel mondo.
Nata a Roma l’8 giugno 1969, a tredici anni si è trasferita a Montevideo per seguire il padre diplomatico.
Laureata in Arte e Estetica alla Sorbonne di Parigi, è stata allieva dell’attore, mimo e pedagogo francese Jacques Lecoq.
Ha partecipato, nel 1998, alla creazione della nuova disciplina Ethnoscénologie (studio comparativo di spettacoli in vivo).
Nel 2002 si è trasferita a Roma per una borsa di specializzazione in Drammaturgia Antica e Versificazione.
L’anno seguente ha fondato Malebolge, compagnia teatrale completamente auto-prodotta con cui ha dato corpo alla propria scrittura scenica, allestendo diversi spettacoli che provava in spazi occupati della città.
La grande visibilità è arrivata nel 2011 con L’origine del mondo, ritratto di un interno con cui ha vinto tre Premi UBU e il Premio Enriquez per regia e drammaturgia, che è andato in onda su Rai Radio 3.
Nello stesso anno ha pubblicato il libro Il ritorno della Madre.
Dal 2014 insegna drammaturgia alla Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano.
È stata finalista ai premi Ubu come miglior testo nel 2016 con La vita ferma e nel 2018 con Si nota all’imbrunire. Nel 2019 ha vinto il Premio Hystrio alla drammaturgia.
È stata Presidente di giuria del Premio Riccione per il Teatro nel 2021.
Ha creato e dirige la scuola itinerante di drammaturgia Scritture, promossa da vari enti teatrali, per creare una scuderia di nuovi autori e autrici.
La sua colta scrittura teatrale, che spazia dalla psicanalisi al postmoderno, ha un’impronta veloce, contemporanea, mai compiaciuta che abbraccia ritmi e temi del presente.
Compone una cartografia umana di traumi, angosce, nevrosi che raccontano attraverso i personaggi, con una scrittura teatrale netta e mai compiaciuta, un sentimento universale dello stare al mondo.
La cifra che caratterizza i suoi personaggi è l’ironia. Prova, costantemente, a sorridere un po’ del mondo e di chi si prende terribilmente sul serio. A infilarsi in una fessura per non prendere la vita di petto ma affrontarla obliquamente per non uscirne schiacciata.
Lucia Calamaro è una delle poche artiste i cui spettacoli riescono a trovare spazio nei cartelloni teatrali in un paese, come l’Italia, dove il contemporaneo stenta a essere rappresentato e la drammaturgia femminile ancor meno.
Scrivere per me è cadere dentro le cose, prenderne atto, avvicinarmi alla questione quale è, anche se sfugge, si sposta, appare inafferrabile. Per capire il mondo devo reinterpretare la realtà, creare strumenti di comprensione dentro un tempo delle idee che non è quello del reale e della materia.
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Paolo Petroni e la scrittura che salva il teatro
(di Elisabetta Stefanelli) (ANSA) – ROMA, 02 MAG – PAOLO PETRONI, ‘LA SCRITTURA DEL TEATRO. Drammaturgia italiana al passaggio del secolo’ (Gambini Editore, pag. 359, euro 24,00). Vent’anni di teatro, dal 1990 al 2001, vissuti giorno per giorno, con l’intensità che solo la passione può dare, che coniugata con l’anima del cronista e quella del critico attento rappresenta non solo una storia…
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3 e 4 maggio: "Tutti insieme possiamo" allo Spazio Teatro No'hma - Milano
Un filosofo del divertimento che cavalca il giorno e la notte vendendo sogni, un'operatrice balneare alle prese con i problemi del suo stabilimento, una cameriera che fa la stagione a Rimini nello stesso albergo da cinque anni e un'influencer a caccia dell'ultima tendenza. Questi i personaggi con cui si trova a dialogare un giornalista arrivato in Riviera spinto dalla domanda: che cos'ha Rimini? Perché questo luogo e non un altro è diventato nell'immaginario nazionalpopolare italiano – ma anche all'estero- il simbolo della vacanza e del divertimento che va bene per tutti? Dall'intreccio delle loro risposte, in una specie di intervista continua e ininterrotta, prende forma il racconto caleidoscopico di Rimini sulla metropoli balneare che è la Riviera Romagnola.
Rimini è il penultimo appuntamento della variegata Stagione di prosa e danza italiana 2022-2023 dello Spazio Teatro No'hma di Livia Pomodoro, a Milano. Lo spettacolo andrà in scena mercoledì 3 maggio e, in replica, giovedì 4 maggio alle ore 21, come sempre con ingresso gratuito previa prenotazione obbligatoria.
Il gruppo di giovani artisti coinvolti nello spettacolo Rimini nasce nel 2018 appositamente per questo progetto, riunendo elementi diversi di compagnie precedentemente esistenti, che da allora collaborano regolarmente anche in altri ambiti. Grazie a un felice incastro di differenti percorsi ed esperienze, il Gruppo RMN lavora fin dall'inizio come un vero e proprio team creativo, all'interno del quale le specifiche abilità imparano a dialogare nell'ottica di una viva contaminazione di linguaggi artistici. Proprio per questo, seppure i vari segmenti del lavoro corrispondono a identità e ruoli ben definiti (regia, drammaturgia, interpretazione e produzione video), Rimini porta in scena una materia teatrale grandemente collettiva, che trova nel continuo e costante confronto la propria ricchezza e natura stilistica.
Spettacoli mercoledì 3 e giovedì 4 maggio, ore 21.
L'ingresso sarà come sempre gratuito e lo spettacolo sarà trasmesso in diretta streaming sui canali social del teatro. La prenotazione è obbligatoria ed effettuabile tramite il sito Eventbrite, oppure mandando una mail a [email protected] o chiamando il numero 02/45.48.50.85.
RIMINI
da un'idea di
Giulia Quadrelli
uno spettacolo di
Gruppo RMN
con
Leonardo Bianconi, Luisa Borini, Leo Merati, Giulia Quadrelli, Chiara Sarcona
drammaturgia
Giulia Quadrelli e Francesco Tozzi
regia
Mario Scandale
video
Leo Merati
luci
Camilla Piccioni
Si ringrazia il Comune di Rimini per il sostegno al progetto.
SPETTACOLO VINCITORE DELLA VIII EDIZIONE DI DIRECTION UNDER 30 - TEATRO SOCIALE DI GUALTIERI (PREMIO DELLE GIURIE CONGIUNTE)
SPETTACOLO FINALISTA PREMIO INBOX 2022
SPETTACOLO FINALISTA BANDO RADAR - ERT EMILIA ROMAGNA TEATRO FONDAZIONE
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Venerdì 20 ottobre 2023 alle ore 21.00 aprirà ufficialmente la Stagione di Prosa 2023/24 del Teatro Duse di Bologna - via Cartoleria, 42 - con La Locandiera di Carlo Goldoni, regia di Antonio Latella, e con Sonia Bergamasco nel ruolo di Mirandolina. In questo nuovissimo allestimento firmato dal Teatro Stabile dell’Umbria, A. Latella mette in luce la forza rivoluzionaria e politica di un testo che vede per la prima volta una protagonista femminile, emblema di emancipazione e simbolo di un cambiamento che segnerà tutta la drammaturgia a venire. «Penso a Café Müller di Pina Bausch. Penso ad una donna nata e cresciuta nella locanda, un luogo-mondo che accoglie infiniti mondi. Nel testo goldoniano il tema dell’eredità è il punto cardine di tutto. Mirandolina seduta sul letto di morte del padre riceve in eredità la locanda, ma anche l’ordine di sposarsi con Fabrizio, il primo servitore della Locanda. In questo credo che ci sia un’inconsapevole identificazione del padre con il servo, come erede virtuale in quanto maschio. Più che un uomo per la figlia, il padre sceglie un uomo per la locanda, un uomo pronto a tutto pur di proteggere la locanda. Credo che Goldoni con questo testo abbia fatto un gesto artistico potente ed estremo, un gesto di sconvolgente contemporaneità: innanzitutto siamo davanti al primo testo italiano con protagonista una donna, ma Goldoni va oltre, scardina ogni tipo di meccanismo, eleva una donna formalmente a servizio dei suoi clienti a donna capace di sconfiggere tutto l’universo maschile, soprattutto una donna che annienta con la sua abilità tutta l’aristocrazia. Di fatto, Mirandolina riesce in un solo colpo a sbarazzarsi di un cavaliere, di un conte e di un marchese. Non solo. Scegliendo alla fine il suo servitore come marito fa una scelta politica, mette a capo di tutto la servitù, nobilita i commercianti e gli artisti, facendo diventare la locanda il luogo da dove tutta la storia teatrale del nostro Paese si riscriverà la storia che in qualche modo ci riguarda tutti. Goldoni fa anche un lavoro sulla lingua, accentuando un italiano toscano. Per essere Mirandolina bisogna essere capaci di mettersi al servizio dell’opera, ma anche non fare del proprio essere femminile una figura scontata e terribilmente civettuola, cosa che spesso abbiamo visto sui nostri palcoscenici. Spesso noi registi abbiamo sminuito il lavoro artistico culturale che il grande Goldoni ha fatto con quest’opera, l’abbiamo ridimensionata cadendo nell’ovvio e riportando il femminile a ciò che gli uomini vogliono vedere: il gioco della seduzione. Goldoni, invece, ha fatto con questo suo testamento, una grande operazione civile e culturale. Siamo davanti ad un manifesto teatrale che dà iniziò al teatro contemporaneo, mentre per un’assurda cecità noi teatranti lo abbiamo banalizzato e reso innocente. La nostra mediocrità non è mai stata all’altezza dell’opera di Goldoni e, molto probabilmente, non lo sarò nemmeno io. Spero, però, di rendere omaggio a un maestro che proprio con Goldoni ha saputo riscrivere parte della storia teatrale italiana. Parlo di Massimo Castri» (Antonio Latella) La trama di La Locandiera è nota: Mirandolina gestisce la locanda ereditata dal padre, insieme al fedele cameriere Fabrizio al quale è legata da una promessa di matrimonio fatta al genitore prima che morisse. Nella locanda, due clienti entrambi innamorati della padrona: il Conte d’Albafiorita, che la corteggia spendendo grandi quantità di denaro, e lo squattrinato Marchese di Forlipopoli, che tenta di conquistarla facendo leva sul titolo nobiliare. Con intelligenza e superiorità, Mirandolina argina corteggiamenti e pretendenti accettando secondo convenienza qualche dono. Gli equilibri mutano quando alla locanda arriva il misogino Cavaliere di Ripafratta. Mirandolina avverte il disprezzo che il Cavaliere nutre per le donne come una sfida e decide di mettere in atto un piano per farlo capitolare. Fra equivoci e inganni, arricchiti e movimentati anche dall’arrivo
delle due commedianti Ortensia e Dejanira, Mirandolina riesce a far innamorare il Cavaliere, che perde la testa. La quiete si ristabilisce solo quando Mirandolina accetta di sposare Fabrizio ma, come in altre opere goldoniane, la fine degli intrighi porta con sé un’ombra di malinconia. La Locandiera di Carlo Goldoni - regia: Antonio Latella; assistente alla regia: Marco Corsucci; interpreti: Sonia Bergamasco, Marta Cortellazzo Wiel, Ludovico Fededegni, Giovanni Franzoni, Francesco Manetti, Gabriele Pestilli, Marta Pizzigallo, Valentino Villa; drammaturgia: Linda Dalisi; scene; Annelisa Zaccheria; costumi: Graziella Pepe; musiche e suono: Franco Visioli; luci: Simone De Angelis; foto di scena: Gianluca Pantaleo; allestimento: Teatro Stabile dell’Umbria - rimarrà in scena al Teatro Duse fino a domenica 22 ottobre 2023 (orario: venerdì 20 e sabato 21, ore 21.00; domenica 22, ore 16.00).
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