#Drammaturgia italiana
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pier-carlo-universe · 20 days ago
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Teatro Vascello. Roma. "Il Ministero della Solitudine": Un Viaggio Teatrale tra Isolamento e Identità
Dal 18 al 23 febbraio al Teatro Vascello di Roma, uno spettacolo che esplora il tema della solitudine nell’epoca contemporanea
Dal 18 al 23 febbraio al Teatro Vascello di Roma, uno spettacolo che esplora il tema della solitudine nell’epoca contemporanea Dal 18 al 23 febbraio 2025, il Teatro Vascello di Roma ospiterà “Il Ministero della Solitudine”, un’intensa produzione teatrale curata dalla compagnia lacasadargilla. Lo spettacolo, frutto di una drammaturgia collettiva guidata da Fabrizio Sinisi, nasce da un fatto di…
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gregor-samsung · 7 months ago
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" Dopo tre anni di pontificato mediocre papa Carlo rimase vittima di un attentato: dalla pensilina della tettoia di un autobus cadde del marcio che colpì papa Carlo sulla papalina. Carlo era cosciente ma la papalina iniziò a grondare sangue e tutti intorno a Carlo e tutti a preoccuparsi della papalina che veniva ricoverata d’urgenza mentre papa Carlo rimaneva tramortito sotto la pensilina. La papalina respirava a fatica, il cuore batteva fioco fioco, migliaia di medici erano al suo capezzano, annaspavano, sforzavano: all'improvviso un uomo di non più di alcuni anni si diresse, pistola alla mano, verso il letto dove la papalina era ricoverata, sfondò il posto di blocco, e svuotò mezzo caricatore contro la papalina che spirò morta. L’uomo venne arrestato mentre papa Carlo faceva ritorno a piedi in Vaticano. Entrò Carlo e venne bloccato e dai a spiegare che lui era papa, e vai a parlare dell'attentato, di quella cascata di marcio che lo aveva colpito rendendolo in fin di papalina, e dai a mostrare i documenti con scritto “Professione Papa”. Venne cacciato da Roma e si trasferì per un po’ di tempo a Istanbul dove cercò di riunificare le tre chiese. "
Antonio Rezza, Non cogito ergo digito (romanzo a più pretese), La nave di Teseo (collana i Delfini, n° 62), 2019; prima edizione: Bompiani, 1998. [ Libro elettronico ]
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multiverseofseries · 9 months ago
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Sei nell'anima, il film Netflix su Gianna Nannini: più fiction che rock
Sei nell'anima, film che racconta la storia di Gianna Nannini dagli esordi fino al successo nel 1983. Più fiction che cinema, ma con un'ottima protagonista: la rivelazione Letizia Toni. Su Netflix.
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"Non comprometterti mai, sei tutto ciò che hai" scrive con il rossetto sullo specchio la giovane promessa della musica italiana Gianna Nannini. Tratto dalla sua autobiografia Cazzi miei, pubblicata nel 2016, il film sulla vita della cantante rivela tutto nel cambio di titolo. È vero, i "cazzi suoi" ci sono, ma gli sceneggiatori Cosimo Calamini e Donatella Diamanti, con la regista Cinzia TH Torrini, hanno scelto una linea più morbida, anche rassicurante, nonostante i duri temi trattati. Da quel titolo rock, imprevedibile, come è la cantante di Siena, si è passati quindi a Sei nell'anima, una delle sue canzoni più famose. La prova del nove è arrivata dalla fonte primaria: quando le viene chiesto perché la scelta proprio di quel brano come titolo di un film sulla sua storia, Nannini dice: "Perché questa canzone fa sentire sempre tutti meglio. Rappresenta una perdita e tutti ne abbiamo una". Peccato: un'artista come lei avrebbe meritato un racconto molto più complesso.
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Letizia Toni è la giovane Gianna Nannini
Se il libro di partenza è quasi una seduta di psicoterapia, in cui Nannini si racconta a briglia sciolta, rivelando anche parti tragiche del proprio vissuto, come la morte per overdose di un'amica all'inizio del suo arrivo a Milano per tentare fortuna come cantautrice e, soprattutto, la grave crisi nervosa avuta durante la realizzazione dell'album che l'avrebbe portata al successo, Latin Lover, uscito nel 1982, nel film di Cinzia TH Torrini tutto è edulcorato, sbiadito. I fatti salienti del percorso dell'artista vengono accumulati uno dietro l'altro come delle figurine, senza dar loro nessuno spessore. Sembra quasi che gli sceneggiatori abbiano deliberatamente scelto di non costruire la drammaturgia del racconto: tutto sembra accadere all'improvviso e quasi per caso in Sei nell'anima.
Eppure di cose interessanti e forti ne sono accadute nell'esistenza di una delle cantautrici più importanti d'Italia, unica nel suo genere, sempre troppo poco celebrata rispetto alla sua importanza nel panorama musicale del nostro paese. Nannini è stata infatti una ragazza del 1954 che, in un'epoca in cui non si parlava ancora di emancipazione femminile (le donne hanno votato per la prima volta solo otto anni prima della sua nascita!) ha scelto di ribellarsi al padre, a capo di un'azienda dolciaria, che la voleva a lavorare con lui, per seguire il proprio sogno. Da sola è andata a Milano, da sola ha proposto con ostinazione le canzoni scritte, cantate e suonate da lei, quando invece la maggior parte delle artiste erano semplicemente interpreti. Non solo: Nannini è tra i pochissimi ad aver fatto rock in Italia, tra i primi ad aver adottato un look androgino, icona LGBTQ+, compagna per 40 anni di una donna, madre a 50 anni. Di cose da raccontare ce n'erano in abbondanza per costruire una storia entusiasmante e anche un po' selvaggia. Invece siamo di fronte a una fiction Rai fotografata come un teen drama. Con tanto di pioggia digitale a sottolineare i momenti drammatici. Un po' di compromissione, purtroppo, c'è stata.
Letizia Toni è Gianna Nannini
Da piattaforma all'avanguardia e spericolata, che ha realizzato prodotti innovativi quali House of Cards, BoJack Horseman, Sense8 e The O.A., Netflix si sta trasformando sempre di più in una succursale della Rai. La "novità" sta però nel dare a tutto una confezione più internazionale: quella che al momento va per la maggiore è, dicevamo, lo stile da teen drama. Ovvero fotografia cupa, pioggia digitale, scene madri urlate, frasi sussurrate, musica martellante, montaggio frenetico (a proposito di montaggio: il materiale di partenza era di tre ore, poi ridotto a metà. Cosa sia successo in post-produzione non ci è dato sapere, ma è un'informazione che fa sorgere domande). Poco importa che si racconti la vera storia di Gianna Nannini o si porti su schermo il successo letterario del momento: tra Sei nell'anima e Fabbricante di lacrime (recensione qui) non c'è differenza.
Ed è veramente un peccato che anche la rocker d'Italia abbia subito questo appiattimento del gusto ormai sempre più capillare e premiato dall'algoritmo. Proprio lei che è sempre stata la nota fuori dal coro. Per fortuna un elemento da salvare c'è: la protagonista Letizia Toni. L'attrice, toscana anche lei, spicca per carisma e talento: è lei a cantare nella maggior parte delle scene, dopo aver studiato la giusta respirazione proprio con Nannini. Le movenze, gli sguardi sono perfetti: Toni ha studiato bene il personaggio, senza però cadere nell'effetto parodia o "Tale e quale show". Purtroppo però la sua bravura non basta a risollevare un progetto senza anima, nonostante il titolo.
Conclusioni
In conclusione Sei nell'anima, il film di Cinzia TH Torrini non rende giustizia alla storia della rocker Gianna Nannini, la cui vita spericolata e controcorrente avrebbe meritato un racconto molto più complesso, non una fiction Rai travestita da teen drama. Molto brava invece la protagonista Letizia Toni: un talento da tenere d'occhio.
👍🏻
L'interpretazione della protagonista Letizia Toni: un talento da tenere d'occhio.
👎🏻
La scrittura didascalica.
Il montaggio che riduce tutto a una raccolta di figurine.
La recitazione non all'altezza di alcuni personaggi di contorno.
La fotografia.
La pioggia aggiunta in digitale.
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carmenvicinanza · 1 month ago
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Barbara Valmorin
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Barbara Valmorin è stata una talentuosa attrice italiana.
Leonessa della scena e donna di grande cultura, ha ispirato diversi testi teatrali e lavorato con grandi artiste e artisti, è stata diretta dai più importanti registi del Novecento, soprattutto a teatro, ma anche al cinema e alla televisione.
Nata a Bari col nome di Agata Bibolotti, il 30 gennaio 1939, da padre toscano e madre ligure, dopo il liceo ha frequentato il Cours d’art dramatique René Simon a Parigi, città in cui ha debuttato con Luchino Visconti, che le aveva dato il suo nome d’arte, in Dommage qu’elle soit une putain.
Rientrata in Italia, a teatro ha lavorato con Eduardo De Filippo e Antonio Calenda. Il suo esordio sul grande schermo è stato nel 1964, nel film Senza sole né luna di Luciano Ricci.
Importante per la sua carriera è stato l’incontro con Luca Ronconi che l’ha diretta in diversi fortunati spettacoli tra cui Orlando furioso, La tragedia del Vendicatore, Orestea, Peccato fosse puttana che le è valso il Premio Ubu, il più grande riconoscimento teatrale italiano.
Tra le socie fondatrici della Cooperativa Tuscolano, nel 1981, per lei Annibale Ruccello ha scritto Weekend, un’opera noir che ripercorre il malessere quotidiano di una professoressa di liceo napoletana trapiantata a Roma. Lo spettacolo, andato in scena per la prima volta nel 1983 al Teatro dell’Orologio di Roma, ha avuto diverse riprese nel corso degli anni.
Ha lavorato con registi come Giancarlo Cobelli, Giorgio Marini, Masssimo Castri, Cesare Lievi, Mario Martone, Franco Branciaroli, Ugo Gregoretti, Gabriele Lavia, Renato Carpentieri, Nekrošius e molti altri.
Per Barbara Valmorin, entrare nelle viscere del testo, ‘scarificarlo’ per riuscire a trasmettere emozioni, era del tutto naturale. Il suo spirito critico, il suo rigore, il suo amore per la cultura ‘salvifica’, la conducevano non solo a spaziare dalla letteratura, in particolare tedesca e mitteleuropea, all’arte e alla musica, amava scandagliare nuovi territori e linguaggi della drammaturgia. Amava le nuove generazioni e non disdegnava di mettersi in gioco con artisti agli albori.
Un altro momento importante nella sua carriera è stato Vecchie, scritto e diretto da Daniele Segre e presentato alla Mostra del Cinema di Venezia del 2002 e all’Annecy Cinéma Italien, che le è valso il premio per la migliore interpretazione femminile.
Diretta dal regista Werner Waas, nel 2007 è stata Renata nell’omonima pièce scritta da Paolo Musio che si è a lei ispirato per la drammaturgia. La pièce evidenzia lo scontro tra la sua generazione e i giovani, troppo rassegnati e passivi dinanzi alla deriva della politica e al dilagare dell’ignoranza.
Donna dura, caustica, esigente ma anche tanto generosa, si è consacrata all’arte e alla politica, della quale tutto il suo quotidiano era intriso. Da vera militante, ha partecipato all’autogestione del Teatro Valle, credendo nell’urgenza di risolvere i problemi del teatro italiano.
È stata sincera, coraggiosa, non ha mai fatto sconti e ha pagato spesso con la solitudine il suo atteggiamento intransigente.
Quasi tutti gli spettacoli che ha scelto di fare negli ultimi dieci anni della sua carriera, s’interrogano su temi cruciali del contemporaneo quali il ruolo della donna, del successo, l’eutanasia, l’incomunicabilità, il significato dell’esistenza.
L’ultimo testo che ha interpretato, nel 2015, I taccuini di Mosella Fitch, è il racconto di una donna fuori dagli schemi e istintivamente avversa all’ipocrisia che ha consegnato l’essenziale del suo stare al mondo ai suoi taccuini.
Ha recitato con furore, disperazione e al tempo stesso una lucidità intellettuale che scaturiva da ogni piega del suo esprimersi in scena, dalle parole, dagli sguardi, dai gesti.
Chi ha avuto la fortuna di vedere in scena questa grande attrice si è data quindi l’esperienza di sentir vibrare due corde in una, e quindi di far tesoro, attraverso di lei, di tutta la dialettica che ha attraversato il grande Novecento teatrale. La dialettica era una parola chiave per capirla, se non eri munito di spirito dialettico era impossibile averci a che fare – ha scritto di lei Mario Martone e ancora: Burbera, severa, capricciosa anche, da diva qual era, ma anche fanciullescamente disposta al gioco e all’incanto, era innanzitutto una donna capace di assumere e portare su di sé le riflessioni più estreme.
Con le sue immancabili sigarette e il suo bicchiere di vino rosso ha animato serate fino a tarda notte e intessuto relazioni intergenerazionali, amata dalla critica, ha riempito la scena con verità e un gran gusto dello spettacolo.
Non si è mai risparmiata nel lavoro e nel professare le sue idee, si è sempre messa in gioco, esponendosi nuda e cruda, fino all’ultimo istante.
Si è spenta a Roma il 15 luglio 2019.
Non le sono stati dedicati premi o spazi teatrali e non viene abbastanza ricordata perché il teatro si perde nella memoria di chi lo ha vissuto e forse perché, come molte attrici della sua generazione ha trascurato le relazioni per consacrarsi totalmente all’arte, di cui si è nutrita per tutta la sua vita.
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delectablywaywardbeard-blog · 11 months ago
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Al Nuovo Licia Lanera in 'Love me', testi di Antonio Tarantino
“Raffinato e feroce, Antonio Tarantino è stato una delle voci più forti e originali della drammaturgia italiana degli ultimi trent’anni; la pluripremiata attrice e regista Licia Lanera ne porta in scena due opere nella vorticosa creazione ‘Love me’, in scena da giovedì 11 aprile alle 21 (repliche fino a domenica 14) nel Teatro Nuovo di Napoli”. Così, in una nota, i promotori dello…
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londranotizie24 · 11 months ago
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agrpress-blog · 1 year ago
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Debutterà in prima assoluta venerdì 2 febbraio 2024 alle ore 20.00 all’Altrove Teatro Studio - via Giorgio Scalia, 53 - lo spettacolo di Federico Malvaldi Tre giorni, regia di F. Malvaldi ed interpretato da Daniele Paoloni, Francesca Astrei, Veronica Rivolta e Renato Civello. In prima assoluta all’Altrove Teatro Studio, da venerdì 2 a domenica 4 febbraio 2024 Tre giorni, spettacolo scritto e diretto da Federico Malvaldi. Tre giorni. E dopo? Dopo si vedrà. Rob, un ragazzo di ventotto anni malato di cancro alla spina dorsale, non può sapere come andrà a finire. L’intervento ha un 50% di possibilità di riuscire ed il rimanente 50% di… Tre giorni per fare i conti con se stessi e con tutti i fantasmi del passato, per accettare che tutto potrebbe finire entrando in quella maledetta sala operatoria. Tre giorni per dire l’ultimo ti voglio bene a una madre rimasta sola, o per ricordare le bravate di gioventù insieme al proprio migliore amico. Tre giorni di paure e di incubi, ma anche di sorrisi e momentanee speranze. Perché proprio a me? Perché la vita è così: si diverte a fregarti. Ma a volte capita che in mezzo alle fregature accada qualcosa di bello. Una parola, uno sguardo, un gesto: Emanuela. Tre giorni per innamorarsi. E dopo questi tre giorni chissà, si vedrà. Divertente, grottesco, a tratti commovente e vero come la vita. Tre giorni affronta la paura di morire con ironia e irriverenza, sbattendoci in faccia tutto il cinismo della vita, così brava a prenderci in giro. Cosa proverò? Si chiede Rob. Non proverai nulla, risponde Emy, senza però saperlo davvero. Perché nessuno sa veramente cosa accadrà dopo. Semplicemente, a un certo punto, tutto si spegne. Il cuore smette di battere, il cervello si ferma, gli organi non lavorano più e la nostra coscienza sprofonda in un sonno senza sogni. Tre giorni racconta l’attesa. Quella di una stanza d’ospedale: un luogo senza tempo che ha confini spazio-temporali a sé stanti, contaminati da un realismo magico che mescola tra loro ironia, cinismo, paura e disperazione. L’attesa altera lo scorrere del tempo, lo deforma fino a dilatarlo o a restringerlo. Un secondo diventa un giorno, un giorno diventa una vita. Non è più il tempo esteriore - scandito solo dalle visite dei parenti e dai pasti improponibili dell’ospedale - a scorrere, ma il tempo interiore. Un tempo che non ha regole, confini e che per ognuno di noi è mutabile e differente. Tre giorni, in fondo, non parla che di amore e di morte. Della possibilità di provare speranza grazie a uno sguardo che sa di futuro. Ma sperare significa anche affrontare le nostre paure più oscure. Così restiamo lì, vulnerabili e indifesi, ma con la consapevolezza che non si muore mai domani, si muore sempre oggi e allora, oggi, dobbiamo anche vivere. Tre giorni di Federico Malvaldi - regia: F. Malvaldi; co-ideazione scenica: Veronica Rivolta; aiuto regia: Rossella E. Scarlato; interpreti: Daniele Paoloni, Francesca Astrei, V. Rivolta, Renato Civello; suono: Leonardo Raspolli; costumi: Marta Montanelli; illustrazioni e grafica: Bernardo Anichini -, testo finalista al CENDIC Segesta, al bando di drammaturgia del Teatro Stabile di Catania ed al premio PaT - Passi Teatrali per la drammaturgia italiana contemporanea; Menzione speciale al bando di nuova drammaturgia Prosit! istituito da Altrove Teatro, vincitore del Premio “Pubblicazione” Silvano Ambrogi e del Premio SIAD Calcante, rimarrà in scena all’Altrove Teatro Studio fino a domenica 4 febbraio 2024 (orario: venerdì 2 e sabato 3, ore 20.00; domenica, ore 17.00)
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captaindanielepoto · 1 year ago
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mypickleoperapeanut · 2 years ago
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"La stagione in abbonamento 2023/2024 del Teatro della Pergola di Firenze"
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"Uno spettacolo straordinario"
di Riccardo Rescio
Uno straordinario inedito, affascinante spettacolo è quello che è stato offerto ai partecipanti alla conferenza stampa indetta dal Teatro della Pergola di Firenze per la presentazione della stagione 2023/2024, martedì 6 giugno 2023.
Non in platea come prassi, bensì sul palcoscenico con la spettacolare vista del bellissimo teatro della Pergola in tutto il suo splendore.
Il Teatro della Toscana, in questo suggestivo scenario ha annunciato la stagione in abbonamento 2023/2024 del Teatro della Pergola, che è indubbiamente espressione del meglio del teatro nazionale e internazionale e che fa seguito alla fortunata stagione appena trascorsa, finalmente completa, che ha confermato lo stato di salute della Fondazione quanto ai risultati di pubblico e di incasso.
Autori, testi classici e contemporanei, sia italiani che stranieri, grande poesia e letteratura, drammaturgia storica e nuova drammaturgia, impegno e leggerezza, sono le linee guida di una programmazione articolata e poliedrica, nel segno dei valori fondativi quali Giovani, Europa, Lingua Italiana.
Un passo definitivo verso l’affermazione della Fondazione come Centro Internazionale di Cultura Teatrale.
La Pergola dal 24 al 29 ottobre, inaugura il suo cartellone, nel segno della Poesia e dell’Arte attoriale con l’Ezra Pound di Mariano Rigillo diretto da Leonardo Petrillo.
Ma l’indipendenza del pensiero e la voglia di percorrere nuove strade propone molti degli spettacoli che vanno da Aldo Moro e Pier Paolo Pasolini per Fabrizio Gifuni, a sempre Pasolini per Elio Germano e Teho Teardo, per proseguire con Eduardo De Filippo per Fausto Russo Alesi, e ancora Sigmund Freud per Stefano Massini, per arrivare a Fabrizio De André per Neri Marcorè.
Solo solo alcuni assaggi di una spettacolarità tutta da gustare.
Riccardo Rescio Italia&friends
Teatro della Pergola Regione Toscana Fondazione CR Firenze Città metropolitana di Firenze Ministero della Cultura Ministero del Turismo ENIT - Agenzia Nazionale del Turismo
Elena Tempestini Etpress Comunication
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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Teatro Vascello di Roma: una stagione ricca di emozioni, musica e drammaturgia.Il Rito, Jazz in Teatro con il Trio Borghese, e Il Grande Vuoto: tre appuntamenti imperdibili
Il Rito: la censura e la forza destabilizzante dell’arte. Dal 21 al 26 gennaio, al Teatro Vascello di Roma, andrà in scena “Il Rito”, tratto dall’omonimo film di Ingmar Bergman del 1969.
Il Rito: la censura e la forza destabilizzante dell’arte.Dal 21 al 26 gennaio, al Teatro Vascello di Roma, andrà in scena “Il Rito”, tratto dall’omonimo film di Ingmar Bergman del 1969. Diretto da Alfonso Postiglione, lo spettacolo racconta la storia di tre artisti di varietà accusati di oscenità per un loro numero. Il giudice, interpretato dallo stesso Postiglione, decide di assistere alla loro…
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gregor-samsung · 11 months ago
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" Carlo si arruolò in convento con il sogno pio di divenire papa, papa Carlo, senza primo o secondo, papa Carlo e basta, pontefice della religione, pioniere di un papato incorruttibile e vicino al senso cristiano della vita. Dopo pochi mesi Carlo già primeggiava in ogni disciplina, era terzo in latino, quarto in geografia, ottavo in preghiera a corpo libero, diciassettesimo al salto della cavallina, trentaduesimo al giro delle Fiandre, secondo in goliardia, sesto in condotta, novantaquattresimo in letteratura e settimo nelle opere buone. Tutti parlavano di Carlo, si chiedevano di come potesse eccellere in tutte le discipline, qualcuno sospettava doping e vennero prelevate le urine notturne di Carlo per sottoporle ai test pertinenti.
Le prodigiose urine erano ghiacciate, una granatina di cristalli a trenta gradi sotto lo zero, un escremento cetaceo con una temperatura corporea vicina a quelle norvegesi. Dopo un solo anno Carlo era pretore, eccelleva in diritto e in dovere, scriveva testi di esegetica e continuava a primeggiare in tutte le discipline: quarto in pesca trotacea, diciottesimo al salto triplo, ventunesimo in fioretto cattolico, settantatreesimo in toponomastica e terzo in preghiera con rito rigido. Dopo un anno e due mesi Carlo era arcivescovo di tutte le scozie, eccelleva e basta, senza bisogno di elencarne le vittorie che non sono poche: quinto al Tour, sesto a Stoccolma, ottavo a San Sebastian, centotrentaduesimo sul Tourmalet ecc. ecc. Dopo tre anni Carlo era papa, la fumata era bianca ma Carlo era più bianco della fumata, fumava tutto il vaticano e la cortina nascondeva il pontefice che appariva squarciandola come visione francese. Fumava bene Carlo, spezzava le sigarette, le porgeva ai suoi discepoli e le arricchiva. Il sesto giorno di pontificato Carlo, non vedendo più nulla, proibì il fumo e Roma tornò a respirare. "
Antonio Rezza, Non cogito ergo digito (romanzo a più pretese), La nave di Teseo (collana i Delfini, n° 62), 2019; prima edizione: Bompiani, 1998. [ Libro elettronico ]
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djs-party-edm-italia · 2 years ago
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3 e 4 maggio: "Tutti insieme possiamo" allo Spazio Teatro No'hma - Milano
Un filosofo del divertimento che cavalca il giorno e la notte vendendo sogni, un'operatrice balneare alle prese con i problemi del suo stabilimento, una cameriera che fa la stagione a Rimini nello stesso albergo da cinque anni e un'influencer a caccia dell'ultima tendenza. Questi i personaggi con cui si trova a dialogare un giornalista arrivato in Riviera spinto dalla domanda: che cos'ha Rimini? Perché questo luogo e non un altro è diventato nell'immaginario nazionalpopolare italiano – ma anche all'estero- il simbolo della vacanza e del divertimento che va bene per tutti? Dall'intreccio delle loro risposte, in una specie di intervista continua e ininterrotta, prende forma il racconto caleidoscopico di Rimini sulla metropoli balneare che è la Riviera Romagnola.
Rimini è il penultimo appuntamento della variegata Stagione di prosa e danza italiana 2022-2023 dello Spazio Teatro No'hma di Livia Pomodoro, a Milano. Lo spettacolo andrà in scena mercoledì 3 maggio e, in replica, giovedì 4 maggio alle ore 21, come sempre con ingresso gratuito previa prenotazione obbligatoria.
Il gruppo di giovani artisti coinvolti nello spettacolo Rimini nasce nel 2018 appositamente per questo progetto, riunendo elementi diversi di compagnie precedentemente esistenti, che da allora collaborano regolarmente anche in altri ambiti. Grazie a un felice incastro di differenti percorsi ed esperienze, il Gruppo RMN lavora fin dall'inizio come un vero e proprio team creativo, all'interno del quale le specifiche abilità imparano a dialogare nell'ottica di una viva contaminazione di linguaggi artistici. Proprio per questo, seppure i vari segmenti del lavoro corrispondono a identità e ruoli ben definiti (regia, drammaturgia, interpretazione e produzione video), Rimini porta in scena una materia teatrale grandemente collettiva, che trova nel continuo e costante confronto la propria ricchezza e natura stilistica.
Spettacoli mercoledì 3 e giovedì 4 maggio, ore 21.
L'ingresso sarà come sempre gratuito e lo spettacolo sarà trasmesso in diretta streaming sui canali social del teatro. La prenotazione è obbligatoria ed effettuabile tramite il sito Eventbrite, oppure mandando una mail a [email protected] o chiamando il numero 02/45.48.50.85.
RIMINI
da un'idea di 
Giulia Quadrelli
uno spettacolo di 
Gruppo RMN
con 
Leonardo Bianconi, Luisa Borini, Leo Merati, Giulia Quadrelli, Chiara Sarcona
drammaturgia 
Giulia Quadrelli e Francesco Tozzi
regia 
Mario Scandale
video 
Leo Merati
luci 
Camilla Piccioni
Si ringrazia il Comune di Rimini per il sostegno al progetto.
SPETTACOLO VINCITORE DELLA VIII EDIZIONE DI DIRECTION UNDER 30 - TEATRO SOCIALE DI GUALTIERI (PREMIO DELLE GIURIE CONGIUNTE)
SPETTACOLO FINALISTA PREMIO INBOX 2022 
SPETTACOLO FINALISTA BANDO RADAR - ERT EMILIA ROMAGNA TEATRO FONDAZIONE
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carmenvicinanza · 3 months ago
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Maricla Boggio
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Maricla Boggio, drammaturga, regista e giornalista, è autrice di numerose sceneggiature, drammaturgie, testi di critica, libri di narrativa, saggistica e antropologia.
La sua produzione teatrale è tutta caratterizzata dall’impegno politico e sociale e da un grande interesse antropologico per ciò che è ritenuto diverso.
Nella sua militanza culturale fatta di teatro, insegnamento, film, documentari e tanto altro, ha valorizzato molte figure femminili e affrontato diverse e controverse tematiche come il disagio dei manicomi, la religione, la guerra, l’Olocausto, la mafia, la piaga dell’Aids. Non c’è, praticamente, tema sociale o accadimento storico che non abbia affrontato.
Dal 2007 è direttrice editoriale della rivista teatrale Ridotto.
Nata a Torino l’11 dicembre 1937 è laureata in legge e diplomata in regia all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, dove ha insegnato recitazione, teorie e tecniche dell’interpretazione e drammaturgia. È stata docente di Espressività Teatrale e Scienza della Formazione all’Università Salesiana di Viterbo.
Nel 1969 è stata regista e autrice, insieme a Franco Cuomo, di Santa Maria dei Battuti, rapporto sulla istituzione psichiatrica e sua negazione in quindici misteri, su vessazioni e abusi nell’ambito in ambito psichiatrico, nove anni prima della Legge Basaglia e, successivamente di Compagno Gramsci, Passione 1514 e Egloga, presentata alla Biennale di Venezia nel 1972.
Nel 1973 ha fondato, con Dacia Maraini e Edith Bruck, il Teatro femminista della Maddalena.
Nel periodo della seconda ondata femminista, tra gli anni Settanta e Ottanta, ha scritto testi come Marisa della Magliana, diventato il primo telefilm femminista italiano, Anna Kuliscioff – Con gli scritti di Anna Kuliscioff sulla condizione della donna, Fedra, La monaca portoghese, Medea, Mamma eroina, Donne di spade, Anita Garibaldi – L’ultimo sogno di Anita Ribeiro sposata Garibaldi e Schegge: vite di quartiere, che ha avuto la regia di Andrea Camilleri.
Nel 1991 ha fondato l’associazione Isabella Andreini comica gelosa che ha riunito autrici, attrici, registe, studiose e operatrici teatrali.
Ha vinto due volte il Premio Giacomo Matteotti, nel 2004, con Matteotti, l’ultimo discorso e, nel 2011, con La Merlin.
Insignita con numerosi riconoscimenti,  tra cui il Cavalierato al Merito della Repubblica Italiana.
Dal 2022, è stato istituito il Premio Nazionale di drammaturgia Maricla Boggio sostenuto dalla SIAD (Società Italiana Autori Drammatici) per valorizzare autori e autrici senza alcuna discriminazione e offrire a Compagnie e attori/attrici testi nuovi e inediti.
Nella sua lunga e prolifica carriera, da vera intellettuale belligerante, ha schivato ogni moda mantenendosi fedele alla sua idea di drammaturgia civile.
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Paolo Petroni e la scrittura che salva il teatro
(di Elisabetta Stefanelli) (ANSA) – ROMA, 02 MAG – PAOLO PETRONI, ‘LA SCRITTURA DEL TEATRO. Drammaturgia italiana al passaggio del secolo’ (Gambini Editore, pag. 359, euro 24,00).    Vent’anni di teatro, dal 1990 al 2001, vissuti giorno per giorno, con l’intensità che solo la passione può dare, che coniugata con l’anima del cronista e quella del critico attento rappresenta non solo una storia…
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tarditardi · 2 years ago
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3 e 4 maggio: "Tutti insieme possiamo" allo Spazio Teatro No'hma - Milano
Un filosofo del divertimento che cavalca il giorno e la notte vendendo sogni, un'operatrice balneare alle prese con i problemi del suo stabilimento, una cameriera che fa la stagione a Rimini nello stesso albergo da cinque anni e un'influencer a caccia dell'ultima tendenza. Questi i personaggi con cui si trova a dialogare un giornalista arrivato in Riviera spinto dalla domanda: che cos'ha Rimini? Perché questo luogo e non un altro è diventato nell'immaginario nazionalpopolare italiano – ma anche all'estero- il simbolo della vacanza e del divertimento che va bene per tutti? Dall'intreccio delle loro risposte, in una specie di intervista continua e ininterrotta, prende forma il racconto caleidoscopico di Rimini sulla metropoli balneare che è la Riviera Romagnola.
Rimini è il penultimo appuntamento della variegata Stagione di prosa e danza italiana 2022-2023 dello Spazio Teatro No'hma di Livia Pomodoro, a Milano. Lo spettacolo andrà in scena mercoledì 3 maggio e, in replica, giovedì 4 maggio alle ore 21, come sempre con ingresso gratuito previa prenotazione obbligatoria.
Il gruppo di giovani artisti coinvolti nello spettacolo Rimini nasce nel 2018 appositamente per questo progetto, riunendo elementi diversi di compagnie precedentemente esistenti, che da allora collaborano regolarmente anche in altri ambiti. Grazie a un felice incastro di differenti percorsi ed esperienze, il Gruppo RMN lavora fin dall'inizio come un vero e proprio team creativo, all'interno del quale le specifiche abilità imparano a dialogare nell'ottica di una viva contaminazione di linguaggi artistici. Proprio per questo, seppure i vari segmenti del lavoro corrispondono a identità e ruoli ben definiti (regia, drammaturgia, interpretazione e produzione video), Rimini porta in scena una materia teatrale grandemente collettiva, che trova nel continuo e costante confronto la propria ricchezza e natura stilistica.
Spettacoli mercoledì 3 e giovedì 4 maggio, ore 21.
L'ingresso sarà come sempre gratuito e lo spettacolo sarà trasmesso in diretta streaming sui canali social del teatro. La prenotazione è obbligatoria ed effettuabile tramite il sito Eventbrite, oppure mandando una mail a [email protected] o chiamando il numero 02/45.48.50.85.
RIMINI
da un'idea di 
Giulia Quadrelli
uno spettacolo di 
Gruppo RMN
con 
Leonardo Bianconi, Luisa Borini, Leo Merati, Giulia Quadrelli, Chiara Sarcona
drammaturgia 
Giulia Quadrelli e Francesco Tozzi
regia 
Mario Scandale
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Leo Merati
luci 
Camilla Piccioni
Si ringrazia il Comune di Rimini per il sostegno al progetto.
SPETTACOLO VINCITORE DELLA VIII EDIZIONE DI DIRECTION UNDER 30 - TEATRO SOCIALE DI GUALTIERI (PREMIO DELLE GIURIE CONGIUNTE)
SPETTACOLO FINALISTA PREMIO INBOX 2022 
SPETTACOLO FINALISTA BANDO RADAR - ERT EMILIA ROMAGNA TEATRO FONDAZIONE
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agrpress-blog · 1 year ago
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Venerdì 20 ottobre 2023 alle ore 21.00 aprirà ufficialmente la Stagione di Prosa 2023/24 del Teatro Duse di Bologna - via Cartoleria, 42 - con La Locandiera di Carlo Goldoni, regia di Antonio Latella, e con Sonia Bergamasco nel ruolo di Mirandolina. In questo nuovissimo allestimento firmato dal Teatro Stabile dell’Umbria, A. Latella mette in luce la forza rivoluzionaria e politica di un testo che vede per la prima volta una protagonista femminile, emblema di emancipazione e simbolo di un cambiamento che segnerà tutta la drammaturgia a venire. «Penso a Café Müller di Pina Bausch. Penso ad una donna nata e cresciuta nella locanda, un luogo-mondo che accoglie infiniti mondi. Nel testo goldoniano il tema dell’eredità è il punto cardine di tutto. Mirandolina seduta sul letto di morte del padre riceve in eredità la locanda, ma anche l’ordine di sposarsi con Fabrizio, il primo servitore della Locanda. In questo credo che ci sia un’inconsapevole identificazione del padre con il servo, come erede virtuale in quanto maschio. Più che un uomo per la figlia, il padre sceglie un uomo per la locanda, un uomo pronto a tutto pur di proteggere la locanda. Credo che Goldoni con questo testo abbia fatto un gesto artistico potente ed estremo, un gesto di sconvolgente contemporaneità: innanzitutto siamo davanti al primo testo italiano con protagonista una donna, ma Goldoni va oltre, scardina ogni tipo di meccanismo, eleva una donna formalmente a servizio dei suoi clienti a donna capace di sconfiggere tutto l’universo maschile, soprattutto una donna che annienta con la sua abilità tutta l’aristocrazia. Di fatto, Mirandolina riesce in un solo colpo a sbarazzarsi di un cavaliere, di un conte e di un marchese. Non solo. Scegliendo alla fine il suo servitore come marito fa una scelta politica, mette a capo di tutto la servitù, nobilita i commercianti e gli artisti, facendo diventare la locanda il luogo da dove tutta la storia teatrale del nostro Paese si riscriverà la storia che in qualche modo ci riguarda tutti. Goldoni fa anche un lavoro sulla lingua, accentuando un italiano toscano. Per essere Mirandolina bisogna essere capaci di mettersi al servizio dell’opera, ma anche non fare del proprio essere femminile una figura scontata e terribilmente civettuola, cosa che spesso abbiamo visto sui nostri palcoscenici. Spesso noi registi abbiamo sminuito il lavoro artistico culturale che il grande Goldoni ha fatto con quest’opera, l’abbiamo ridimensionata cadendo nell’ovvio e riportando il femminile a ciò che gli uomini vogliono vedere: il gioco della seduzione. Goldoni, invece, ha fatto con questo suo testamento, una grande operazione civile e culturale. Siamo davanti ad un manifesto teatrale che dà iniziò al teatro contemporaneo, mentre per un’assurda cecità noi teatranti lo abbiamo banalizzato e reso innocente. La nostra mediocrità non è mai stata all’altezza dell’opera di Goldoni e, molto probabilmente, non lo sarò nemmeno io. Spero, però, di rendere omaggio a un maestro che proprio con Goldoni ha saputo riscrivere parte della storia teatrale italiana. Parlo di Massimo Castri» (Antonio Latella) La trama di La Locandiera è nota: Mirandolina gestisce la locanda ereditata dal padre, insieme al fedele cameriere Fabrizio al quale è legata da una promessa di matrimonio fatta al genitore prima che morisse. Nella locanda, due clienti entrambi innamorati della padrona: il Conte d’Albafiorita, che la corteggia spendendo grandi quantità di denaro, e lo squattrinato Marchese di Forlipopoli, che tenta di conquistarla facendo leva sul titolo nobiliare. Con intelligenza e superiorità, Mirandolina argina corteggiamenti e pretendenti accettando secondo convenienza qualche dono. Gli equilibri mutano quando alla locanda arriva il misogino Cavaliere di Ripafratta. Mirandolina avverte il disprezzo che il Cavaliere nutre per le donne come una sfida e decide di mettere in atto un piano per farlo capitolare. Fra equivoci e inganni, arricchiti e movimentati anche dall’arrivo
delle due commedianti Ortensia e Dejanira, Mirandolina riesce a far innamorare il Cavaliere, che perde la testa. La quiete si ristabilisce solo quando Mirandolina accetta di sposare Fabrizio ma, come in altre opere goldoniane, la fine degli intrighi porta con sé un’ombra di malinconia. La Locandiera di Carlo Goldoni - regia: Antonio Latella; assistente alla regia: Marco Corsucci; interpreti: Sonia Bergamasco, Marta Cortellazzo Wiel, Ludovico Fededegni, Giovanni Franzoni, Francesco Manetti, Gabriele Pestilli, Marta Pizzigallo, Valentino Villa; drammaturgia: Linda Dalisi; scene; Annelisa Zaccheria; costumi: Graziella Pepe; musiche e suono: Franco Visioli; luci: Simone De Angelis; foto di scena: Gianluca Pantaleo; allestimento: Teatro Stabile dell’Umbria - rimarrà in scena al Teatro Duse fino a domenica 22 ottobre 2023 (orario: venerdì 20 e sabato 21, ore 21.00; domenica 22, ore 16.00).
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