#etteratura italiana contemporanea
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" Dopo tre anni di pontificato mediocre papa Carlo rimase vittima di un attentato: dalla pensilina della tettoia di un autobus cadde del marcio che colpì papa Carlo sulla papalina. Carlo era cosciente ma la papalina iniziò a grondare sangue e tutti intorno a Carlo e tutti a preoccuparsi della papalina che veniva ricoverata d’urgenza mentre papa Carlo rimaneva tramortito sotto la pensilina. La papalina respirava a fatica, il cuore batteva fioco fioco, migliaia di medici erano al suo capezzano, annaspavano, sforzavano: all'improvviso un uomo di non più di alcuni anni si diresse, pistola alla mano, verso il letto dove la papalina era ricoverata, sfondò il posto di blocco, e svuotò mezzo caricatore contro la papalina che spirò morta. L’uomo venne arrestato mentre papa Carlo faceva ritorno a piedi in Vaticano. Entrò Carlo e venne bloccato e dai a spiegare che lui era papa, e vai a parlare dell'attentato, di quella cascata di marcio che lo aveva colpito rendendolo in fin di papalina, e dai a mostrare i documenti con scritto “Professione Papa”. Venne cacciato da Roma e si trasferì per un po’ di tempo a Istanbul dove cercò di riunificare le tre chiese. "
Antonio Rezza, Non cogito ergo digito (romanzo a più pretese), La nave di Teseo (collana i Delfini, n° 62), 2019; prima edizione: Bompiani, 1998. [ Libro elettronico ]
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" Carlo si arruolò in convento con il sogno pio di divenire papa, papa Carlo, senza primo o secondo, papa Carlo e basta, pontefice della religione, pioniere di un papato incorruttibile e vicino al senso cristiano della vita. Dopo pochi mesi Carlo già primeggiava in ogni disciplina, era terzo in latino, quarto in geografia, ottavo in preghiera a corpo libero, diciassettesimo al salto della cavallina, trentaduesimo al giro delle Fiandre, secondo in goliardia, sesto in condotta, novantaquattresimo in letteratura e settimo nelle opere buone. Tutti parlavano di Carlo, si chiedevano di come potesse eccellere in tutte le discipline, qualcuno sospettava doping e vennero prelevate le urine notturne di Carlo per sottoporle ai test pertinenti.
Le prodigiose urine erano ghiacciate, una granatina di cristalli a trenta gradi sotto lo zero, un escremento cetaceo con una temperatura corporea vicina a quelle norvegesi. Dopo un solo anno Carlo era pretore, eccelleva in diritto e in dovere, scriveva testi di esegetica e continuava a primeggiare in tutte le discipline: quarto in pesca trotacea, diciottesimo al salto triplo, ventunesimo in fioretto cattolico, settantatreesimo in toponomastica e terzo in preghiera con rito rigido. Dopo un anno e due mesi Carlo era arcivescovo di tutte le scozie, eccelleva e basta, senza bisogno di elencarne le vittorie che non sono poche: quinto al Tour, sesto a Stoccolma, ottavo a San Sebastian, centotrentaduesimo sul Tourmalet ecc. ecc. Dopo tre anni Carlo era papa, la fumata era bianca ma Carlo era più bianco della fumata, fumava tutto il vaticano e la cortina nascondeva il pontefice che appariva squarciandola come visione francese. Fumava bene Carlo, spezzava le sigarette, le porgeva ai suoi discepoli e le arricchiva. Il sesto giorno di pontificato Carlo, non vedendo più nulla, proibì il fumo e Roma tornò a respirare. "
Antonio Rezza, Non cogito ergo digito (romanzo a più pretese), La nave di Teseo (collana i Delfini, n° 62), 2019; prima edizione: Bompiani, 1998. [ Libro elettronico ]
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“ Crotone riscuoteva lo stipendio ogni fine mese ed ogni fine mese comprava piatti, biciclette, funivie, tazze da caffè, sifoni, carta, tanta carta da pacco, cartoni e nastro per chiudere e cesellare un vizio psicopatico. Crotone arrivava a casa gonfio di mercanzie e tutta la famiglia lo aspettava per impacchettare: impacchettava la madre, impacchettava la moglie, impacchettavano i figli, solo Rodolfo non impacchettava, lui amava il presente e non la chimera di un trasloco, di una nuova casa dove scartare ambizioni troncate. Ben presto Crotone venne licenziato in tronco perché sorpreso ad impacchettare il catasto dove lavorava: tornato a casa depresso espose i fatti, capì che non avrebbe più potuto fare il consumatore castrato, mentre parlava muoveva le mani emulando il gesto dell’impacchettamento, sferrò un cazzottone sul tavolo e giunse ad una drammatica decisione. La mattina seguente non si trovava più la madre di Crotone, tutti la cercavano, tanti la chiamavano ma niente, donna Rotola era scomparsa, volatilizzata. Crotone entrò in casa sporco di bagaglio e tutti capimmo cosa ci aspettava: date le ristrettezze economiche Crotone aveva deciso di impacchettare la sua stessa famiglia, lui compreso, per ultimo, come il capitano di una nave. I giorni che seguirono furono terribili, ogni tanto scompariva qualcuno, la casa era piena, traboccava di pacchi, alcuni si muovevano con la persona dentro, Rodolfo era sempre in un angolo, disprezzava e giudicava. Crotone entrò dalla porta posteriore, si avvolse nel cartone, si ammantò di nastro e sprofondò nel pacco lasciando a Rodolfo una singolare eredità: tutto ciò che era chiuso gli apparteneva di diritto. Rodolfo buttò a terra le spallucce, pensò scuro in volto sul da farsi e scrollò il capoccione sulle spallucce appena buttate: il giovane accettò e da quel povero giorno viaggia con i cadaveri inscatolati dei familiari e con la certezza di essere un ragazzo originale. “
Antonio Rezza, Non cogito ergo digito (romanzo a più pretese), La nave di Teseo (collana i Delfini, n° 62), 2019; prima edizione: Bompiani, 1998. [ Libro elettronico ]
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