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Anomalia di Nicola Marco Camedda: Una Saga Sci-Fi tra Intrighi e Sospetti nell’Ammasso Stellare Zero. Recensione di Alessandria today
Un’emozionante avventura futuristica che esplora il conflitto tra tecnologia e verità nascosta
Un’emozionante avventura futuristica che esplora il conflitto tra tecnologia e verità nascosta Con Anomalia, primo volume della saga Star Cluster Zero di Nicola Marco Camedda, ci troviamo immersi in un universo fantascientifico denso di misteri e intrighi politici. L’Ammasso Stellare Zero è un mondo avanzato, prospero grazie ai traguardi della ricerca scientifica, e il sistema predittivo di…
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PRIMA PAGINA La Discussione di Oggi sabato, 23 novembre 2024
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Inquietanti esperimenti scientifici: un racconto di scienza e orrore
Gli inquietanti esperimenti scientifici hanno avuto un ruolo fondamentale nel progresso della conoscenza umana, permettendo scoperte che hanno cambiato per sempre il nostro modo di vivere. La ricerca, in molte delle sue forme, è stata il motore che ha spinto l’umanità verso l’innovazione. Tuttavia, dietro a molti dei traguardi raggiunti, si nascondono storie che sfidano le convenzioni morali e…
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AIDS, UN NUOVO FARMACO BLOCCA IL 100% DI CONTAGI
Nel corso della conferenza mondiale sull’Aids 2024 tenutasi a Monaco di Baviera, sono stati presentati i risultati di uno studio condotto su donne africane sottoposte ad una profilassi pre-esposizione contro l’HIV che ha mostrato il 100 per cento di successo.
La ricercatrice sudafricana Linda-Gail Bekker ha mostrato che 2134 ragazze adolescenti e giovani donne in Sudafrica e Uganda che hanno ricevuto iniezioni di lenacapavir ogni 6 mesi, non hanno contratto il virus dell’HIV. La sperimentazione è stata conclusa quando metà delle partecipanti era stata arruolata per 1 anno e il farmaco ha dimostrato di essere protettivo al 100%. La rivista scientifica Science ha indicato questo risultato scientifico come una “nuova era nella prevenzione dell’HIV”.
Il nuovo farmaco ha generato molto entusiasmo nella comunità medica e anche i principali enti mondiali impegnati nella lotta all’AIDS hanno definito la scoperta come un punto di svolta nel campo della prevenzione dell’HIV, una rivoluzione. “Vogliamo che questo farmaco preventivo miracoloso raggiunga tutti coloro che ne hanno bisogno, subito” ha dichiarato Winnie Byanyima, presidente del UNAIDS.
Negli ultimi anni si è registrato un enorme progresso scientifico e i farmaci antiretrovirali consentono alle persone affette da HIV di vivere una vita sana. Le nuove infezioni da HIV sono scese da oltre 2 milioni a livello globale nel 2010 a 1,3 milioni l’anno scorso mentre nella regione subsahariana, l’ONU afferma che l’incidenza dell’HIV tra adolescenti e giovani donne rimane “straordinariamente alta” in alcune zone, con oltre 150.000 nuovi infetti lo scorso anno.
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Fonte: Science; Winnie Byanyima; The Guardian; foto di Towfiqu Barbhuiya
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Mattarella non è un woke. E' un provinciale pre-woke, portatore di un set valoriale tradizionale, incentrato sul parassitismo burocratico dirigista centralista assistenzialista in cui lo Stato sono le Istituzioni e i cittadini che ad esse si allineano.
E' convinto di avere un ruolo guida in un mondo preso tra due fuochi: da una parte l'odio dei woke che costi quel che costi non dev'essere fomentato, perché di loro sono il Progresso, Giustizia e Verità - equo, scientifico, solidale, sociale, ambientale, decrescista; il loro odio è mera e giustificata risposta giovanile alle provocazioni, con loro bisogna far appeasement, scendere a patti, adeguarsi, allinearsi. Resistance is futile.
Dall'altra parte c'è l'ignoranza della maggioranza silenziosa da ridurre come il carbonio, il gregge che tramuterebbe in odio ogni libertà di pensiero concessa ("che ve ne fate di tutta quella libertà?") e quindi va represso e guidato mediante paternalismo dirigista.
Una visione particolarmente provinciale arretrata, applicata dal soggetto anche alla pandemia. Si vede come il Traghettatore, visione che l'ha intimamente "forzato" ad imporsi per il secondo mandato.
Non è cambiato, non é diverso da quel che fu, un democristiano sociale del secolo scorso tra i tanti: come Moro, intimamente convinto che il socialismo e bandiera rossa la trionferà, quindi proteso a salvare il salvabile, rendendosi con essi carino e coccoloso e agendo da implacabile repressore di tutti coloro che, democristiani fratelli, invece a tale destino per nulla ineluttabile come storia poi dimostrerà, intendevano resistere ed opporsi. Un gesuita alla Francesco, un Grima il Vermilinguo, uno che contrariamente ad Ulisse serve Polifemo senza secondi fini, accettando la concessione di venir mangiato per ultimo.
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Additivi
La protesi al seno come regalo per i 18 anni, la mastectomia come «opera d’arte», la neomamma più anziana d’Italia
Piccole donne crescono, e si rifanno il seno. Di recente Emanuele Bartoletti, presidente della Società italiana di Medicina estetica, ha rilasciato delle dichiarazioni pubbliche per richiamare l’attenzione su un dato preoccupante, l’aumento di richieste di ritocchi al seno da parte di giovanissime. E visto che fin dal 2012 il ministero della Salute ha vietato gli interventi di mastoplastica estetica per le minorenni, la moda attuale si assesta sul confine: aumenta il trend di chi riceve un intervento di mastoplastica additiva come regalo di compleanno per i diciotto anni. Due taglie in più per la maggiore età.
Bartoletti osserva che molte neo-diciottenni sono spinte dalle madri più che dai fidanzati. E tanti saluti all’indottrinamento sulla femminilità libera da ceppi estetici stereotipati. C’è tentazione additiva come la mastoplastica. Il di più è un tocco artificiale e correttivo che riveda l’essere al rialzo dell’apparire, più somigliante a un’ipotesi di “io” autocostruito, quindi autodeterminato. In questo senso è, paradossalmente, additivo anche il bisturi che taglia.
Negli Stati Uniti ha sollevato un po’ di turbamento la sfilata del trans Gottmik, ospite della trasmissione Drag Race condotta da RuPaul. Gottmik ha ostentato un’impalcatura d’abito che metteva letteralmente in scena – con tanto di mani e sangue finti – una doppia mastectomia. Ha esibito la fierezza di aver aggiunto al suo corpo il tocco della sua scelta libera, decurtarsi della femminilità per poi essere un maschio che fa la drag queen.
«È un’opera d’arte», ha dichiarato Gottmik. Ma che siano protesi o tagli, purtroppo non hanno niente a che fare con ciò ribolle sotto, l’anelito inteso da Giovanni Paolo II quando disse ai giovani: «Prendete in mano la vostra vita e fatene un capolavoro».
A proposito di aggiunte, c’è un traguardo da segnalare. A 63 anni Flavia Alvaro è la neomamma più anziana d’Italia. Ha da poco partorito il figlio concepito in vitro grazie ai servizi dell’ormai famosa clinica di Kiev, la Biotex Com. Per quanto suoni paradossale, c’è un’intercapedine di realtà per cui si può dire dell’Ucraina che sia una terra da sogno, anche di questi tempi. Ad esempio, permette la fecondazione assistita senza limiti di età e realizza desideri incredibili.
Non c’è dubbio che un bravo paroliere saprebbe fare l’acrobazia retorica di associare il lieto evento di mamma Flavia alla tragicità della guerra. Qualcosa tipo: dove sovrabbonda la morte, il progresso scientifico sparge a piene mani la speranza della vita. Con i dovuti compensi, sia chiaro. Resta il fatto che un bimbo è nato, la cronaca c’informa che il figlio di Flavia è venuto alla luce con un parto cesareo d’urgenza, in anticipo di sette settimane. Prematuro, o forse impaziente. Come se avesse fretta di conoscere la sua mamma, come se si rendesse conto di arrivare oltre un tempo massimo. È in ballo un rapporto in cui il tempo, evidentemente, è un fattore rilevante e non a scopo di record.
via tempi.it
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FREUD ERA UN CIALTRONE
Le teorie di Freud sono state ampiamente criticate come non scientifiche, e il trattamento dei disturbi mentali si è sempre più rivolto ai farmaci psicotropi e a terapie efficaci come la terapia cognitivo-comportamentale (CBT). L'impatto di Freud sul pensiero del XX secolo è innegabile, ma ha sbagliato quasi tutto. Crews ha avuto accesso a materiali non disponibili ai biografi precedenti. La vasta corrispondenza iniziale tra Freud e la sua fidanzata, Martha Bernays, è stata rilasciata solo di recente e rivela molto sui difetti di carattere di Freud, le sue attitudini sessiste e il suo uso regolare di cocaina. Freud era formato come scienziato, ma si è allontanato, seguendo intuizioni selvagge, scendendo volontariamente nella pseudoscienza, coprendo i suoi errori e stabilendo un culto della personalità che è sopravvissuto a lungo dopo di lui. Il suo lavoro scientifico iniziale era disordinato e mancava di approfondimento. Ha "criticato abilmente le conclusioni premature raggiunte da altri ma non ha mai testato in modo cruciale nessuna delle sue ipotesi". Era pigro, riluttante a raccogliere prove sufficienti per assicurarsi che una scoperta non fosse un'anomalia; generalizzava da casi singoli, usando persino se stesso come caso unico. In un primo articolo, "On Coca", ha dimostrato scarsa erudizione, omettendo riferimenti cruciali, citando riferimenti da un'altra bibliografia senza leggerli e commettendo errori grossolani (sbagliando nomi, date, titoli e luoghi di pubblicazione). Trattava ricchi mondani viziati. Il suo atteggiamento verso di loro era cinico; fornivano una fonte costante di reddito non guarendo, e in un caso tornò di corsa a vedere un paziente per paura che potesse guarire in sua assenza. Aveva poca simpatia per i suoi pazienti; disprezzava attivamente la maggior parte delle persone, specialmente quelle delle classi sociali inferiori. Era un misogino che credeva che le donne fossero biologicamente inferiori. Trattava sua moglie in modo abominevole. Poche delle sue idee erano originali. Plagiava. Prendeva idee dai rivali ma poi le retrodatava e le trattava come proprie. I suoi debiti verso gli altri erano inizialmente riconosciuti, ma "eventualmente soppressi a favore dell'appeal specioso all'esperienza clinica." Era "attivamente evasivo, malizioso e disonesto" nel coprire i suoi errori. Crews riporta molti casi in cui riscriveva la storia, cambiando la narrazione per mettersi in una luce migliore. Inventava cose al momento, cambiando costantemente le sue teorie e metodi senza fare alcun reale progresso verso un trattamento efficace. Se un paziente non era d'accordo con la sua interpretazione ("No, non sono innamorato di mio cognato."), ciò rafforzava solo la sua convinzione di avere ragione. Violava la riservatezza dei pazienti. Se un ex paziente migliorava dopo aver lasciato il suo trattamento, se ne prendeva il merito. Era cieco ai pericoli del bias di conferma.
I redattori delle lettere di Freud e altri documenti erano membri del suo culto e erano disonesti. Il confronto con i documenti originali mostra che cambiavano parole e omettevano passaggi che pensavano lo avrebbero fatto sembrare male. Hanno "nascosto sotto il tappeto le prove più incriminanti." Per esempio, "Delle 284 lettere che Freud scrisse a Fliess, solo 168 erano rappresentate, e tutte tranne 29 subirono alterazioni diplomatiche e spesso silenziose." Uno dei casi fondamentali della psicoanalisi, il prototipo di una cura catartica, fu il caso "Anna O" riportato in un libro di Breuer e Freud. Dissero che era guarita dopo il trattamento di Breuer, ma non era vero. Infatti, peggiorò e fu ricoverata in ospedale. Dopo aver lasciato il trattamento psicoanalitico, migliorò da sola e alla fine condusse una vita di successo come attivista contro il commercio sessuale. (Questo fu interpretato in termini psicoanalitici come un mezzo per desiderare inconsciamente di impedire a sua madre di avere rapporti sessuali con suo padre!) Probabilmente non aveva nemmeno una malattia psichiatrica, ma piuttosto una fisica, neurologica, e molti dei suoi sintomi più inquietanti furono causati dalla dipendenza da morfina che Breuer le aveva inflitto. L'interpretazione del caso da parte di Freud contraddiceva i fatti: o stava mentendo o esprimeva un suo delirio. Trovò il suo vero mestiere come narratore, usando aneddoti dalla sua storia clinica per illustrare come la sua mente fosse "guarita" dalla confusione sull'origine dei sintomi misteriosi. Descriveva avventure dell'intelletto. Il suo orientamento era più letterario che scientifico. Crews dice: "Freud era una sorta di specialista nel cogliere preziose ammissioni da persone che non potevano essere raggiunte per verifiche." La sua "pratica standard era quella di diffamare i suoi ex associati non appena ponevano un ostacolo ai suoi obiettivi."
testo tradotto da chatgpt (se volete la versione originale in inglese è questo il sito)
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Anno 1821. Il poeta inglese Percy Bysshe Shelley risponde a un saggio dell’amico Thomas Love Peacock, nel quale si dichiara la morte dell’arte e della poesia in un’epoca di progresso sociale dominato dalla scienza e dalla tecnica, e scrive una “difesa della poesia” in cui ribadisce e rilancia con passione il valore eterno dell’arte poetica nell’elevazione spirituale dell’umanità e il ruolo dei poeti quali "istitutori delle leggi, fondatori della società civile, inventori delle arti di vita, veri maestri che conducono a una certa prossimità con il bello e il vero quella parziale conoscenza delle forze del mondo universale che è chiamata religione."
Anno 1902. Lord Chandos, giovane aristocratico elisabettiano, alter ego immaginario dell’austriaco Hugo von Hofmannsthal, scrive al suo vecchio mentore Francis Bacon, padre del metodo scientifico, per denunciare una crisi personale irreversibile che lo ha portato all’incapacità di prendere posizione sul mondo e, tanto più, di fissarla in un testo che aspirasse a una qualsiasi rivelazione universale, provando al contrario “un inspiegabile disagio solo a pronunciare le parole ‘spirito’, ‘anima’ o ‘corpo’.”
In ottant’anni il grande salto romantico è precipitato in un crollo rovinoso, alla fede nella poesia come rivelazione ed elevazione è seguita la presa d’atto dell’incomunicabilità e dell’afasia.
In due incontri centrati sui due testi si esploreranno le ragioni dell’uno e dell’altro, due fari per gettare una luce chiarificatrice sullo stato della poesia oggi.
"Il salto e il crollo."
Un seminario di Valerio Massaroni
Info e iscrizioni su
www.centroscritture.it
#poesia#poesia contemporanea#letteratura contemporanea#corsionline#letteratura#percy bysshe shelley#poesia romantica#modernismo
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Sei un abitante di quell'universo oscuro
DOVE LA RICERCA DEL CONSENSO INCROCIA IL DISAGIO DI CUI I DEM SONO VITTIME/CARNEFICI/ ZIMBELLI DI SE STESSI E DEL PROSSIMO
Un buco nero dove Schlein si fonde con Myrta che si fonde con Vladi che si fonde con Murgia che si fonde coi titolisti del Fatto.
Quando il progresso scientifico ce lo permetterà, vi libereremo. Intanto spero che abbiate intorno qualcuno che vi vuole bene e che vi levi internet.
(semicit. Zerocalcare)
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Da progressista, quale io sono, amo guardare al futuro e immaginare quali possano essere i cambiamenti a cui il pianeta e i suoi abitanti andranno incontro. Penso che le politiche che si sono e si metteranno in atto, da parte delle nazioni mondiali, non riusciranno a fermare il cambiamento climatico. Prevedo un calo significativo della popolazione mondiale, per varie cause, ma penso che sarà inevitabile. Le condizioni del pianeta, costringeranno chi rimarrà a cambiare tutti i paradigmi di riferimento economico, sociale e politico. Penso che solo un governo mondiale, molto razionale e pragmatico, potrà imporre tutti i cambiamenti di cui il pianeta avrà bisogno per permettere la sopravvivenza degli abitanti, in condizioni accettabili e un futuro al genere umano. Come sempre è accaduto in passato, la popolazione, che è composta nella maggioranza di persone con cervello con logica conservatrice, aspetterà di attuare i cambiamenti solo quando le condizioni lo imporranno. Spero che la percentuale di nuovi nati sia con cervello con logica progressista, perché questo permetterà di attuare i cambiamenti con maggiore facilità e permetterà di avere un progresso scientifico molto più celere. Dovremo toccare il fondo per poter risalire, pessima abitudine che però ci caratterizza. Ad oggi, la maggioranza della popolazione, che è naturalmente conservatrice, si affanna a trovare soluzioni che ovviamente non sono innovative o fuori dagli schemi attuali e per questo non vedo alcun miglioramento né un avvicinamento ai buoni propositi che sono stati espressi. Tutti sono troppo presi dal presente e non riescono a vedere il futuro che incombe , né ascoltano chi profetizza ciò che accadrà. Posso solo augurare buona fortuna al pianeta.
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Confindustria Alessandria e Fondazione Viva: Sostegno Concreto alla Ricerca con Due Premi di Eccellenza
Collaborazione e donazione per finanziare la Ricerca e Innovazione con il DAIRI: un’alleanza tra sanità e tessuto imprenditoriale per il progresso della comunità
Collaborazione e donazione per finanziare la Ricerca e Innovazione con il DAIRI: un’alleanza tra sanità e tessuto imprenditoriale per il progresso della comunità. Confindustria Alessandria e Fondazione Viva hanno recentemente rinnovato il loro impegno per la ricerca e l’innovazione in campo sanitario con una generosa donazione a Solidal per la Ricerca. Questo contributo sarà destinato a…
#Alessandria partnership scientifica.#Annalisa Roveta#Antonio Maconi#Azienda Ospedaliera Universitaria Alessandria#bandi regionali#Bosco Marengo#Chirurgia Generale Alessandria#collaborazione Confindustria#Confindustria Alessandria#Confindustria Monaco#contributo comunitario#contributo sociale#cultura scientifica#DAIRI Alessandria#eventi Confindustria#Fabbrica Sostenibile#Fondazione Viva#Fondazione Viva DAIRI for Young#formazione giovani scienziati#giovani ricercatori#innovazione locale#innovazione sanitaria#Marco Invernizzi#Metlac#premi per giovani talenti#premi per la ricerca#progetti di ricerca#progresso sanitario#progresso scientifico#responsabilità sociale
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UMANITA': QUALE FUTURO?
Gli eventi e i fatti di interesse politico, scientifico, climatico ambientale, si susseguono a ritmi talmente vorticosi e frenetici, che spesso si fatica ad afferrarne un qualsiasi senso. Da decenni ormai assuefatti, dapprima a conflitti o a bollettini medici da parte di organizzazioni che hanno spesso avvisato e informato su determinati rischi, poi sulle misure intraprese dai vari governi per rimediare a determinate problematiche, le persone comuni probabilmente non hanno avuto il sentòre di qualcosa di più "grande" che potesse loro tradirne la fiducia.
Il riferimento alla falsa pandemia del cosiddetto "Covid19" ne è la prova: studiato e elaborato il modo di fare impaurire le persone tramite un "virus", si sono poi spesi i "poteri forti" a inventare di sana pianta un "vaccino" che ne attenuasse le pericolosità e le letalità (ovviamente del tutto ininfluenti per non dire inesistenti) accelerando peraltro quello che è il progetto-programma dell' "Agenda 2030".
Un'agenda che è stata illustrata come l'anticamera di una società più evoluta, più attenta ai consumi, più responsabile e sensibile ai "desiderata" di chi -a parole- vorrebbe città più connesse tra di loro, più vivibili (qui, se detta agenda fosse un progetto davvero lodevole, si potrebbe anche accettare tale definizione), meno inquinate e con un'attenzione verso la salute propria e delle altre persone che passi anche scelte ecologiche lungimiranti.
Ma in realtà, questa "agenda", altro non è che una vera e propria "persecuzione" verso gli uomini davvero liberi, che da decenni e comunque da anni si attivano per un'agricoltura veramente sostenibile, in grado di "produrre" cure naturali, coinvolgendo sempre di più persone consapevoli attraverso progetti che guardino a un futuro nel quale l'autonomia sia l'essenza del vivere sano e civile.
Ma aldilà dell'aspetto "alimentare", altre sono le tematiche: certamente quello ambientale è al momento tra le principali pre-occupazioni di chi vorrebbe limitare gli spostamenti, creare zone nelle quali in 15 minuti si possa e anzi si debba spostarsi senza generare inquinamento! E non è una follia tutto ciò?
E che dire della "paranoia" dell' "elettrico"?
Presentato e illustrato come una soluzione all'inquinamento atmosferico, non è però stato chiarito come le componenti di una vettura di tali caratteristiche vengano create e soprattutto vengano estratte, generando a loro volta un impoverimento ambientale di portate talmente enormi che risulterà difficile riparare a tali danni (immaginiamo come l'estrazione del solo litio possa stravolgere l'habitat dell'Amazzonia, già di per sè "scempiata", e con le continue "depravazioni" ambientali verrebbe resa sempre meno abitabile.
E' finita qua? NO!!! Non dimentichiamoci dei moltissimi conflitti sparsi per il mondo, primi tra tutti quello russo-ucraino e quello israelo-palestinese. Tornando alla questione ambientale, ma le armi (ormai sono sovente in uso quelle automatiche) non producono a loro volta inquinamento?
I costi sempre più esorbitanti, oltretutto, stanno mandando in affanno molti cittadini, che si trovano alle prese con lavori sempre èiù stressanti, costretti spesso a ore di straordinario (e non sempre pagato!), trascurando così i loro affetti, e creando così il presupposto e le condizioni per una società sempre più schiava e sottomessa alle elites.
Altro? Forse le elezioni americane con la vittoria di Trump
potrebbero essere un punto di svolta a "U" se i programmi venissero rispettati per quelli che sono stati resi noti.
Rimangono moltissimi altri interrogativi al momento senza sbocchi significativi, e qui restiamo solamente in Italia, anche se l'affidarsi alla "Intelligenza Artificiale" rischia di creare un tasso di disoccupazione difficile e improbo da ridurre nel medio termine.
Altro grosso problema da affrontare?...La digitalizzazione forzata con lo scaricamento delle varie "app" (in particolare la "IO") spacciata per un progresso tecnologico di grande importanza quando in realtà è l'ultimo "ritrovato" per spartirsi i dati personali tra le varie agenzie private.
Insomma, la domanda del titolo "quale umanità" è destinata a rimanere senza risposta a lungo, ed è solo il continuo richiamo alla disubbidienza a qualsiasi forma di "legge" e all'applicazione di tali disubbidienze che possono ricompattare la società: e come spesso sta capitando da circa 5 anni ormai, sono situazioni che si vivranno e si affronteranno giorno dopo giorno, con l'auspicio che sempre più persone si allontaneranno dagli stereotipi di una politica sempre più sbagliata, e sempre più sia vicina la libertà dell'umanità!
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Etica e morale non sono la stessa cosa: l'Etica progredisce sulla base del progresso scientifico; la morale invece si aggiorna sulla base della scoreggia partorita dal ritardato che mangia e offre le ostie a messa.
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Stephen Hawking: Un Genio della Scienza e Simbolo della Lotta Contro la Disabilità
Stephen William Hawking, uno dei più grandi scienziati del XX e XXI secolo, ha segnato in modo indelebile il mondo della fisica teorica e della cosmologia. Noto per i suoi studi sui buchi neri, l'origine dell'universo e la cosmologia quantistica, il suo impatto va ben oltre i confini della scienza. La sua figura è anche un simbolo della lotta contro la disabilità, dimostrando come l’ingegno umano possa superare le barriere fisiche più estreme. La sua vita rappresenta una fonte d'ispirazione per chiunque debba affrontare le sfide poste dalla disabilità.
Nato a Oxford l’8 gennaio 1942, esattamente trecento anni dopo la morte di Galileo Galilei, Hawking mostrò fin da giovane un acuto interesse per le scienze. Il suo percorso accademico lo portò dapprima a frequentare l’Università di Oxford, dove si laureò in fisica, per poi proseguire i suoi studi a Cambridge, dove ottenne il dottorato in cosmologia. Tuttavia, nonostante le sue brillanti capacità accademiche, fu proprio durante gli anni universitari che emerse una sfida personale destinata a cambiare la sua vita: la diagnosi di una malattia degenerativa dei motoneuroni, conosciuta come SLA o sclerosi laterale amiotrofica, che lo portò gradualmente alla paralisi.
La disabilità di Stephen Hawking non fermò la sua brillante carriera, ma anzi, rafforzò la sua determinazione nel continuare a esplorare le profondità dell’universo. Nel corso degli anni, nonostante fosse costretto a vivere in sedia a rotelle e a comunicare tramite un sintetizzatore vocale, Hawking continuò a insegnare, a fare ricerca e a scrivere libri che portarono la scienza al grande pubblico. Tra le sue opere più famose vi è Dal Big Bang ai Buchi Neri: Breve Storia del Tempo, che divenne un best seller globale e aprì le porte della fisica teorica a milioni di persone.
La sua malattia lo costrinse a convivere con una grave forma di disabilità, ma ciò non limitò mai la sua mente brillante. Infatti, continuò a elaborare teorie complesse e a collaborare con altri scienziati. Tra i suoi contributi più importanti si possono citare la radiazione di Hawking, una teoria che ipotizza che i buchi neri possano emettere radiazioni e, quindi, non siano completamente “neri” come si pensava in precedenza. Inoltre, elaborò la teoria cosmologica dello stato di Hartle-Hawking, che descrive un universo senza confini temporali.
La vita di Stephen Hawking è stata costantemente segnata dalla sfida della disabilità. Diagnosticato all’età di soli 21 anni, i medici gli avevano dato pochi anni di vita. Ma contro ogni previsione, visse fino all’età di 76 anni, continuando a lavorare e a contribuire al progresso scientifico. La sua straordinaria resistenza e il suo impegno intellettuale dimostrano che la disabilità fisica non deve mai essere vista come un ostacolo insormontabile per il successo personale e professionale.
Nonostante la sua crescente dipendenza dalla tecnologia per comunicare e per muoversi, Hawking rimase attivo nel campo della divulgazione scientifica. La sua voce robotica, generata da un sintetizzatore vocale, divenne iconica, tanto quanto i suoi studi. La sua immagine fu utilizzata anche per abbattere pregiudizi sulla disabilità, facendo capire al mondo che una mente brillante non è meno potente solo perché confinata in un corpo con limitate capacità motorie. La sua partecipazione a documentari, interviste e persino a serie televisive, come The Big Bang Theory, lo trasformò in un’icona della scienza moderna e un simbolo della forza della mente umana di fronte alla disabilità.
La disabilità di Hawking lo portò a essere un punto di riferimento anche per il movimento di difesa dei diritti delle persone con disabilità. La sua vita fu un esempio di come sia possibile raggiungere traguardi straordinari nonostante le avversità fisiche. In un’intervista, Hawking dichiarò: “Per quanto difficile possa sembrare la vita, c’è sempre qualcosa che si può fare e in cui si può avere successo”. Questa citazione riflette perfettamente il suo spirito combattivo e la sua incrollabile fede nelle capacità della mente umana.
Oltre ai suoi successi scientifici, Hawking ricevette numerosi riconoscimenti per il suo contributo alla scienza e alla società. Tra questi, la Medaglia presidenziale della libertà, conferitagli dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama nel 2009. Inoltre, fu membro di prestigiose istituzioni scientifiche, come la Royal Society e la Pontificia Accademia delle Scienze.
Alla sua morte, avvenuta nel 2018, il mondo intero si fermò per rendere omaggio a questo gigante della scienza. Le sue ceneri furono deposte nell’Abbazia di Westminster, accanto a quelle di Isaac Newton e Charles Darwin, a testimonianza del suo immenso contributo alla comprensione dell’universo.
Stephen Hawking rimane una figura iconica non solo per il mondo della scienza, ma anche per quello della lotta contro la disabilità. Il suo esempio dimostra che, con determinazione e ingegno, si possono superare barriere apparentemente insormontabili. La sua eredità continua a ispirare milioni di persone in tutto il mondo, rendendo la sua vita un simbolo della capacità umana di eccellere, indipendentemente dalle sfide poste dalla disabilità.
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occidente
Rampini, secondo lei va riscritta una storia dell’Occidente?
«No, il ruolo dell’Occidente come laboratorio di progresso è stato studiato benissimo, finché da noi si studiava la storia in modo serio. Nel mio libro attingo a grandi storici, i più autorevoli, e offro un concentrato delle loro lezioni. In particolare, la ricognizione del formidabile progresso scientifico, tecnologico, economico, civile e culturale che si è concentrato in Occidente negli ultimi tre secoli, e da qui ha irradiato benefici all’umanità intera. La nostra medicina, la nostra agricoltura hanno salvato dallo sterminio per malattia e per fame tutti gli altri. L’accumulo di scoperte e invenzioni nate in così poco tempo in Occidente dà le vertigini, è così vasto che per elencarle e calcolarne i benefici mi sono fatto aiutare perfino dall’intelligenza artificiale. Il problema è che questa magnifica epopea del progresso non viene più insegnata. La scuola e l’università, i media e il mondo dello spettacolo, le élite che fanno opinione, cancellano il progresso occidentale, lo disprezzano e lo rovesciano nel suo contrario: ne fanno un grande romanzo criminale, in cui l’Occidente è l’unica civiltà veramente malvagia e oppressiva. Le nuove generazioni in particolare vengono indottrinate con questa falsificazione della storia».
Quali sono le ferite culturali che ci stiamo infliggendo? E da dove nascono, dalla cultura Woke?
«Le ferite culturali che ci infliggiamo sono gravi. Ne elenco solo qualcuna. Alleviamo dei giovani depressi, pessimisti, apocalittici, esposti ad ogni sorta di patologie psichiche perché privati di ogni autostima, convinti di appartenere a una razza infame. Perfino la denatalità ha questa componente psicologica. La demonizzazione dello sviluppo economico – visto come causa di tutti i mali, dal cambiamento climatico alle diseguaglianze – educa docili reclute dello statalismo. Poi rendiamo impossibile l’integrazione degli immigrati: dicendogli che la nostra civiltà è molto peggiore di quelle da cui provengono gli stranieri. Su queste basi una società multietnica si distrugge. Il termine woke, che significa “risvegliato”, è rivelatore perché richiama le due grandi rivoluzioni puritane nell’America dell’Ottocento, definite appunto “Grandi Risvegli”. La dimensione religiosa è essenziale per capire l’autoflagellazione delle élite bianche, che vogliono espiare le proprie colpe (presunte). La woke culture è un’etichetta recente per un fenomeno ben più antico. L’università di Stanford, nel cuore della Silicon Valley, abolì il corso di storia della civiltà occidentale nel 1962, sei anni prima del nostro Sessantotto».
Noi italiani dovremmo ricordarci meglio quale è stato il ruolo dell’Italia nella storia del progresso?
«L’Italia è la culla di due antefatti fondamentali: umanesimo e Rinascimento preparano il terreno per Illuminismo, positivismo, rivoluzione scientifica e industriale. Senza Galileo non ci sarebbero stati Henry Ford, Bill Gates e Steve Jobs. Ringraziare l’Occidente, è anche ringraziare l’Italia che di questa storia meravigliosa è parte integrante. Poi sul nostro territorio geografico si situa un antefatto ancora più antico, quella Repubblica romana che anticipa l’idea di uno Stato di diritto, poi ripresa dalle rivoluzioni americana e francese alla fine del Settecento. Oggi sia la Cina che l’Iran si autodefiniscono Repubbliche, ma è un concetto del tutto estraneo alle loro civiltà, inesistente in Confucio e nel Corano».
Le autocrazie copiano le democrazie, nei prodotti, negli stili. Non nelle regole. Noi e loro come possiamo confrontarci?
«Le autocrazie ci copiano perché senza i benefici dell’Occidente le loro popolazioni non sopravviverebbero. Mao Zedong provò a ripudiare la scienza occidentale, chiuse le università, mandò una generazione a lavorare i campi per costruire “l’Uomo Nuovo”. Il risultato furono carestia e guerra civile. La Cina di oggi è una nazione prospera e moderna perché ha adottato tutto il progresso occidentale. Le autocrazie soffrono di un complesso d’inferiorità anche nei confronti dei nostri sistemi politici e dei nostri modelli valoriali, tant’è che la Cina non ripudia la democrazia bensì sostiene di averne inventato una versione migliore; non disconosce la Dichiarazione universale dei diritti umani, anzi dice di esserne la paladina più autentica. Però è dalla Cina, dalla Russia, dai paesi islamici, che si continua a emigrare verso l’America, non viceversa. Un grande intellettuale di origine libanese, Amin Maalouf, profondo conoscitore di una civiltà antioccidentale come quella araba e islamica, sostiene che tutti quelli che hanno cercato di soppiantare l’Occidente hanno generato catastrofi. Succederà anche stavolta».
L’Occidente in pericolo: aggredito il 7 ottobre in Israele. Aggredito in Ucraina da Putin. E sempre pronto alla resa, alla massima concessione al nemico… Perché noi italiani siamo diventati arrendevoli, più che diplomatici, cedevoli?
«L’Italia ha sempre avuto tre grandi correnti politico-culturali ostili all’Occidente e in modo particolare antiamericane: fascismo, cattolicesimo, comunismo. Nulla di nuovo sotto il sole. L’ignoranza storica però è grave: non ci si rende conto che solo perché siamo sotto l’ombrello protettivo americano è stato possibile contestare sistematicamente l’America; un privilegio che altri imperi (russo-sovietico, cinese) non hanno mai concesso né concedono tuttora ai propri sudditi».
Le elezioni americane incideranno anche sull’Europa “indecisa a tutto”?
«Le elezioni americane possono accelerare un disimpegno degli Stati Uniti dalla sicurezza europea se vince Donald Trump, possono rallentarlo se vince Kamala Harris. Ma l’isolazionismo è un vento che soffia sia a destra sia a sinistra, negli Stati Uniti. Inoltre, è destino che l’America debba dedicare le sue risorse scarse alla sfida cinese, prioritaria. Quindi un’Amministrazione democratica a Washington nei prossimi quattro anni sarebbe solo una cura palliativa, dando agli europei l’illusione di poter ancora rinviare la presa di responsabilità».
Serve un nuovo patto occidentale, oltre a un nuovo Patto Atlantico? Una rinnovata alleanza tra i paesi che hanno guidato il mondo fino a pochi anni fa?
«Credo che un nuovo patto occidentale emergerà nei fatti, via via che l’ostilità degli altri comincerà a infliggerci dei danni sempre più visibili. Qualcosa sta già accadendo. Nel campo energetico l’aggressione di Putin all’Ucraina ha obbligato gli europei ad una maggiore integrazione con Stati Uniti Canada e Australia, geopoliticamente affini. La Cina sta esportando la sua crisi economica, avendo dei consumi interni depressi cerca di smaltire sui nostri mercati una immensa eccedenza di produzione industriale, con una pressione feroce sui nostri mercati. Anche i tedeschi, gli ultimi ad aver prosperato sulla Globalizzazione Felix, saranno obbligati un po’ alla volta a convertirsi alle barriere protettive contro l’invasione cinese. La comunità atlantica si fonda su uno zoccolo duro di interessi materiali: basta studiarsi la composizione della nostra bilancia dei pagamenti, più lo stock di capitali esteri, per capire che l’Italia è legata a Europa e Nordamerica, mentre tutte le altre aree del mondo hanno un peso marginale sul nostro interscambio e i nostri flussi di investimenti. Chi aveva ululato che le sanzioni contro Putin ci avrebbero impoverito, inventava un mondo che non esiste: la Russia è un nano economico, con il Pil della Spagna. Perfino la nostra regione più orientale, il Friuli-Venezia Giulia, esporta molto più in Nordamerica che a Est. L’alleanza tra noi occidentali è quanto di più naturale, se vi si aggiunge l’affinità nei valori. In quanto a guidare il mondo, se l’Occidente smetterà di denigrarsi da solo, scopriremo quanti filoccidentali ci sono anche nel Grande Sud globale: molti africani per esempio sanno benissimo che le continue polemiche contro il neocolonialismo bianco sono un alibi con cui le loro classi dirigenti corrotte e rapaci dirottano l’attenzione dalle loro colpe».
La Russia si fermerà, la Cina si conterrà se inizieremo a investire un po’ di più per la difesa comune?
«Putin capisce solo i rapporti di forza e rispetta solo la potenza altrui. Investire nella nostra sicurezza, costruire un robusto apparato di deterrenza, è l’unico modo per fermare l’espansionismo imperiale delle potenze dispotiche. In quanto alla Cina, va colpita nei suoi interessi materiali. Finora le abbiamo perdonato tutto: furto di know how, concorrenza sleale, sfrenato protezionismo (quello cinese cominciò decenni prima dei dazi di Trump). Bisogna applicare la reciprocità in modo spietato. Le multinazionali cinesi che vogliono investire in Occidente dovrebbero essere soggette alla stessa imposizione che ha colpito molte aziende americane ed europee: l’obbligo di scegliersi un socio locale e di rivelargli i propri segreti industriali. È così che i cinesi hanno carpito tecnologie alla nostra industria automobilistica».
L’orgoglio occidentale, per tornare in conclusione al suo libro, come si rilancia?
«Il mio libro è una cura ricostituente per la nostra autostima e in modo particolare quella dei nostri giovani. Investire nella conoscenza di sé, nell’orgoglio per quel che fecero i nostri antenati, è un primo passo per fermare l’autodistruzione e scongiurare la nostra decadenza. A restituirci orgoglio a volte basta ascoltare i nostri ammiratori dall’esterno. Le femministe iraniane sognano le conquiste delle donne occidentali. In ogni zona del pianeta dove ci sono diritti calpestati, libertà negate, il modello rimane l’Occidente».
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Intelligenza artificiale, intelligenza analogica e umanesimo digitale
Vortici.it vi propone un contributo di riflessione davvero interessante, curato da AIDR, riguardante il mondo del digitale e la sua evoluzione nei suoi aspetti positivi e negativi. In questo mondo, siamo immersi in maniera talmente inconsapevole che, a volte, o non siamo in grado di porci degli interrogativi o semplicemente, li riteniamo superflui perché il mondo va così. Ovviamente non è una colpa. In ogni caso, riflettere non fa mai male perché alimenta lo spirito critico, aiutandoci a leggere i tempi che viviamo. Intelligenza artificiale, intelligenza analogica e umanesimo digitale di Vito Coviello(Socio Fondazione AIDR – Responsabile Osservatorio Tecnologie Digitali nel settore dei Trasporti e della Logistica) La tecnologia è stata applicata in costante evoluzione, partendo dai più semplici manufatti per arrivare alla rivoluzione industriale del 18° e 19° secolo, sino all’era della robotica e dell’intelligenza artificiale dei nostri giorni. Il lungo percorso della ricerca del benessere non è stata solo una storia di successi, tanti sono stati i fallimenti e gli errori. L’evoluzione tecnologica è stata anche contraddistinta da guerre e sopraffazioni, dallo sviluppo di strumenti di distruzione di massa e dal costante danneggiamento dell’ambiente di cui siamo oggi siamo anche consapevoli e responsabili. Il nostro pensiero analogico ci ha consentito anche di proiettarci nel futuro e molti racconti di fantascienza hanno anticipato di decenni le rivoluzioni del mondo scientifico. Nel 1942 Isaac Asimov pubblicò il primo racconto del Ciclo della Fondazione e avviò la scrittura contemporanea del Ciclo dei Robot con cui rivoluzionò il mondo scientifico, ispirando anche futuri scrittori di romanzi di fantascienza. Le storie dei robot positronici e i romanzi degli spaziali del ciclo dei robot hanno affascinato intere generazioni: i tecnici robotici utilizzati per coadiuvarci nel lavoro quotidiano e nel ciclo produttivo, sono diventati realtà anni dopo. Anche le esplorazioni spaziali, che tanto hanno fatto sognare, sono passate dalla fantascienza alla realtà quotidiana e oggi stiamo progettando il turismo spaziale che ci porterà prima o poi anche su Marte. È ora il tempo dell’intelligenza artificiale: la più pericolosa secondo alcuni, il vero cambio di prospettiva tecnologica secondo tanti altri. Adottando un approccio pragmatico, occorre essere consapevoli che non si può fermare il progresso, ma ogni sforzo deve essere rivolto alla migliore gestione del cambiamento. L’intelligenza artificiale renderà superflui milioni di posti di lavoro: si stimano centinaia di milioni di posti di lavoro in meno a livello globale solo con la piena applicazione dell’intelligenza artificiale generativa. A differenza del passato questa volta a farne le spese sono anche i colletti bianchi dalle alte retribuzioni: le chatbot li stanno sostituendo con l’apprendimento automatico. Ma l’impatto dell’intelligenza artificiale è trasversale a quasi tutti i cicli di progettazione e di produzione, non solo a quelli dove già supera gli esseri umani in determinati compiti. Certo i settori inizialmente più esposti sono proprio quelli che si basano sulla scrittura e sulla programmazione: per citarne solo alcuni, i servizi assicurativi, il telemarketing, i servizi legali; ma l’applicazione dell’AI si è già estesa e continuerà ad estendersi agli altri settori. La gestione di un cambiamento che sta avendo impatti così forti non può essere casuale e disorganica, occorre un metodo condiviso a livello globale. Il metodo dell’umanesimo digitale è quello applicato per pensare alla tecnologia come una occasione per migliorare la nostra vita. Ci troviamo di fronte alla necessità di adottare un nuovo umanesimo digitale, adeguando le regole, non i principi di base su cui esso si fonda: è la vita dell’uomo che deve basarsi sui reali bisogni e nel rispetto dell’ambiente, in contrapposizione alla logica del “tutto e subito” dove non si bada agli impatti negativi che generiamo a tutto ciò che ci circonda, noi stessi inclusi. Scopri la nostra rubrica Tecnologia Immagine di copertina: AIDR Read the full article
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