#metodo scientifico
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“ Ho imparato ad accettare, nei miei quarantaquattro anni, che ci sono cose che non capisco, ma ho imparato pure, ed è stato piú difficile (perché vengo dal Novecento), che ciò che non capisco non è incomprensibile o sbagliato, semplicemente non lo capisco. Cosí faccio un esercizio, che mi è facile (perché vengo dal Novecento), di immaginazione. Mi ripeto che, in effetti, esiste solo la tradizione del futuro e dunque del futuro bisogna fidarsi, il futuro bisogna immaginarlo. Il futuro sono gli esseri viventi che parlano e parlando cambiano le parole. Non capire ti spinge a porti domande e tentare risposte. Pensare di aver capito una volta per tutte e giudicare crea invece una intransigenza a forme di vita che, essendo tali, chiedono di esser incluse in, di avere, una rappresentazione linguistica. Ritengo politiche e ascolto le persone che accettano di non capire. Studiare scienze, come ho già scritto, aiuta ad abituarsi al fatto che non si può capire tutto, subito. E soprattutto che non capire è la nostra condizione comune. Per capire bisogna scegliere di farlo. Si può dire di non aver capito. Non c’è vergogna.
La bolla, termine prima economico, adesso social, parcellizza la comunità. La bolla è nostra, è una comunità di cui siamo il centro. Nella bolla, tutti pensiamo questo. Nella bolla, tutti leggiamo questo. Nella bolla, guardiamo tutti lo stesso video. Nella bolla. Il sentimento della bolla è il luogo protetto. Che lo sia o no, il percepito della bolla è che siamo in accordo su riti e modi. La bolla si struttura grazie a preferenze, somiglianze, affinità. La bolla è una bolla perché ci sta intorno. La bolla ci mostra ciò che abbiamo già visto, ci fa scoprire ciò che già sappiamo. La bolla ci trasforma in un dio che tutto vede e tutto sa perché ciò che ha intorno non gli procura alcuna sorpresa. È già accaduto. Nella bolla vige il regime della profezia che si avvera, volta per volta, grazie a una lista di cookies. “
Chiara Valerio, La tecnologia è religione, Einaudi (Collana Vele, n° 208), marzo 2023; pp. 87-89.
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[sulla confusione esistente in merito all'ateismo]
La confusione sulla parola "ateismo" la diffondono i credenti, perché la fede è una malattia mentale che rende estremamente confuse le persone in ogni loro pensiero e azione; chi è ateo, essendo razionale ed utilizzando il metodo scientifico quotidianamente, sa bene che dio non esiste: non ci sono prove a riguardo - nessuna prova mai pervenuta in millenni; "credere" non è "sapere" - il fedele infatti crede poiché non sa; il fedele crede perché gli è stato imposto di credere.
Gli atei non credono a nulla (e non solo in tutte le divinità); la fede è una invenzione maschile, portata avanti senza prove alcune fino ad oggi - e ciò evidenzia, scientificamente, che i maschi non siano intelligenti come si pensano: è proprio tutto il contrario.
Una meditazione superficiale e/o un indottrinamento religioso (violenza psicologia ripetuta) conduce alla fede (malattia mentale); l'approccio alla realtà in termini scientifici porta al fatto che nessun spirito e dio esistano: sono solo un parto infelice della fantasia umana che costruisce soltanto odio sociale.
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Il "Peer Review": Il Sistema di Valutazione Scientifica che Garantisce Qualità e Affidabilità
Un processo essenziale per la credibilità della ricerca accademica e scientifica. Il “peer review”, o revisione tra pari, è un processo fondamentale nel mondo accademico e scientifico, utilizzato per valutare la qualità, l’affidabilità e la validità di articoli di ricerca prima della loro pubblicazione in riviste specializzate. Questo metodo garantisce che solo studi rigorosi e metodologicamente…
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Non si può utilizzare la filosofia per risolvere un problema di qualsiasi tipo, poiché la filosofia non è metodo scientifico; la filosofia ci dice soltanto cosa un soggetto pensi e lo fa (ci dice cosa pensa del mondo, delle cose) senza preoccuparsi di fornire prove.
Studiare filosofia ci aiuta soltanto a capire come si evolve (o involve) il pensiero di alcuni che hanno investito il proprio tempo prezioso a rimuginare, nel corso dei secoli, imparando ad evitare le loro retoriche e idee circolari.
I progressi in matematica si ottengono con la conoscenza della matematica e non attraverso la filosofia; Gottfried Wilhelm Leibniz (1646-1716) era per prima cosa un matematico, oltre che una persona che passava il suo tempo a rimuginare, senza prove, su concetti (filosofo), perché quando ragioni su prove, su evidenze, non sei più nel campo del mero pensiero astratto (filosofia), ma ti comporti da scienziato; se buon scienziato, da quelle prove trovi Soluzioni.
I credenti piangono e si contorcono come vampiri colpiti dalla luce del sole ogni volta che si fa presente loro che citare un filosofo non offre prove dell'esistenza di dio, ma solo l'evidenza che qualche filosofo/pensatore ha sofferto (se vivo, soffre ancora) di disturbi psichici gravi al punto da sentire "presenze".
Gli studenti di filosofia, se bravi studenti, sanno che la filosofia non è una scienza, ma una materia che serve solo a compiere studi scientifici (su di essa).
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È possibile credere in dio, e, nel contempo, essere certi della validità del metodo scientifico?
Si: è ciò che si definisce "disonestà intellettuale".
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centroscritture.it: oggi, 14 febbraio, il secondo dei due incontri di valerio massaroni su shelley e hofmannsthal
info e iscrizioni https://centroscritture.it Anno 1821. Il poeta inglese Percy Bysshe Shelley risponde a un saggio dell’amico Thomas Love Peacock, nel quale si dichiara la morte dell’arte e della poesia in un’epoca di progresso sociale dominato dalla scienza e dalla tecnica, e scrive una “difesa della poesia” in cui ribadisce e rilancia con passione il valore eterno dell’arte poetica…
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Per quelli che citano Montagner o Clauser...
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La dietrologia è la religione del secondo millennio: per un analfabeta funzionale è più facile riporre fiducia in ciò che è banale, falso, irreale, impossibile, piuttosto che comprendere i dati scientifici e attuare il metodo scientifico, fatto di prove, di evidenze.
#dietrologia#religione#secondo#millennio#analfabeta#analfabeta funzionale#banale#falso#irreale#impossibile#dati#metodo#metodo scientifico#prove#evidenze
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Da sempre ho sostenuto che il riscaldamento globale è influenzato da fattori che vanno al di là dell'attività umana. La mia visione si basa sulla convinzione che le cause del cambiamento climatico siano legate all'attività solare anziché alle azioni dell'uomo.
Non esiste una “equazione del clima”, ovvero un metodo scientifico che possa stabilire con precisione l'impatto esatto delle attività umane sul clima. Tuttavia, è indiscutibile che dobbiamo affrontare con severità la questione dell'inquinamento globale per il bene di tutti noi.
Il riscaldamento globale è strettamente legato alla nostra fonte di energia e calore, ovvero il Sole. È l'attività della nostra stella madre che ha un impatto diretto sul clima terrestre. È difficile pensare che l'attività umana possa provocare gli stessi effetti del Sole, dato il ruolo predominante che quest'ultimo gioca nel plasmare il clima del nostro pianeta.
Sono dell'opinione che il nesso di causa-effetto tra attività umana e cambiamento climatico sia meno rilevante, poiché l'attività solare è di gran lunga predominante. Negli anni, infatti, ho sottolineato ripetutamente che l'asserzione che l'attività umana sia responsabile del surriscaldamento globale manca di una solida base scientifica. Attualmente non esiste un calcolo scientifico che possa supportare tale affermazione.
Antonio Zichichi
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Farsi domande è complottismo. Avere dubbi è complottismo. Voler verificare i fatti è complottismo. Non fidarsi di affermazioni propagandiste è complottismo. Tutto questi comportamenti che appartengono al metodo scientifico, è complottismo. Pensare è letteralmente complottismo.
@ChanceGardiner
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Per tutto il resto ci sono i fa(c)t-checkers...
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Non credo che il liceo apra la mente (ci credeva e lo insegnava mia madre) perché non vedo né argomenti né evidenze empiriche a supporto di questa congettura. Anzi ne vedo di opposti: non c'è al liceo classico né nel metodo né nelle materie alcuna attività che induca al pensiero critico o al dubbio.
Non si insegna filosofia, si impara a memoria la storia della filosofia. Non critica letteraria, ma si impara il prodotto dei critici di regime del greco e latino, lingua in cui capolavori eterni sono stati scritti, si manda a memoria la grammatica (costruzione ex post di burocrati) e si impara a memoria la storia della letteratura e talvolta le traduzioni.
Dopo 5 anni (ai miei tempi) eri in grado di tradurre 10 righe usando un vocabolario enorme (io avevo il castiglioni mariotti). Oggi dopo qualche mese di Duolingo parli e capisci in modo dignitoso il cinese studiando mezz'ora al giorno (...).
Conosco menti aperte che non hanno fatto il classico e credo che svariati licei abbiano chiuso le menti di generazioni inculcando una idea immotivata di superiorità culturale e suggerendo che la retorica sia superiore alla logica e al metodo scientifico.
Ci sono sicuramente professori fantastici (...) ma io li vedo come missionari inviati a predicare il nulla nel deserto. Individui eccezionali da cui non si può inferire merito nell'istituzione liceo classico.
via https://x.com/MassimoFamularo/status/1862526161047191832
Aggiungo a riprova definitiva che l'Avvocato del Popolo Gonde Giuseppi ha fatto il classico.
Aggiungo anche che questo j'accuse definitivo al metodo dogmatico prescientifico, prodotto del neo-idealismo provincial hegeliano del Gentile, vale anche per il suo figlio di un dio minore, il liceo scientifico: sperare che lì insegnino la logica e il metodo scientifico (!) al posto della retorica da spicciacarte tamarro, che risate: lì si applica la memoria alle formule invece che alle date.
E' l'idealismo, bellezza: la Verità si Contempla, non si ricerca e in ogni caso non tu, non puoi.
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Al reparto angurie, mentre scelgo la mia candidata si presenta una famigliola, il marito si fionda nella scelta.
Il marito:... mmmm... Lei come sceglie la più saporita?
Io: non so quanto sia scientifico il mio metodo, ma mi son sempre trovato bene a prendere la più pesante a paritá di volume
Il marito:
La moglie: quello che intende il signore è che più pesa più è "pieno", no?
Io: sì, esatto, data una dimensione, facciamo tipo questa, prendo la più pesante tra quelle grandi uguali
Il marito:
La moglie:
Andiamo alla bilancia, sbaglia il codice.
Il marito: con i vostri ragionamenti mi fate confondere! 😤
La moglie:
Io:
#LA CONAD SEI TU#e le corna di questo qua#a cosa serve la Matematica?#a non farvi prendere per il culo
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È possibile credere in dio, e, nel contempo, essere certi della validità del metodo scientifico?
Si: è ciò che si definisce "disonestà intellettuale".
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Il senso delle cose di Richard P. Feynman: Riflessioni scientifiche e filosofiche di un genio irriverente. Recensione di Alessandria today
Un’esplorazione del pensiero critico e del valore della scienza nella società moderna
Un’esplorazione del pensiero critico e del valore della scienza nella società moderna Recensione Il senso delle cose di Richard P. Feynman è una raccolta di lezioni e conferenze che offre una straordinaria finestra sulla mente di uno dei più grandi fisici del XX secolo. In questo libro, Feynman esplora questioni filosofiche e scientifiche fondamentali, svelando il suo approccio unico e…
#Adelphi#approccio critico#avventura intellettuale#conoscenza umana#cultura scientifica#Curiosità scientifica#divulgazione#divulgazione scientifica#elettrodinamica quantistica#etica della scienza#filosofia della scienza#filosofia di Feynman#fisica quantistica#fisici del XX secolo#grande scienziato#Il Senso delle Cose#innovatori della scienza#libri di divulgazione#libri di filosofia#libri su etica e scienza#libri sulla scienza#libro di Feynman#mente scientifica#metodo scientifico#mondo scientifico#Nobel per la Fisica#pensiero critico#pensiero razionale#rapporto tra scienza e religione#relazioni tra scienza e umanità
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L'amore per la grammatica
è nato in me in una sola ora di lezione, rimasta nella memoria in maniera indelebile..
Il nostro insegnante di latino era malato e come supplente venne il Direttore, Cornelius Hölk, molto intelligente, ma molto temuto a causa del suo sarcasmo graffiante. Quella volta volle affrontare con metodo socratico argomenti che esulavano un po' dal programma scolastico, (ma che a lui dovevano sembrare più importanti di quelli previsti) con metodo socratico: chiese in quale relazione le frasi potevano stare l'una con l'altra.
Sulla base dell'esempio "piove, diventa bagnato", noi tentavamo le differenti forme della coordinazione e della subordinazione, come "piove, quindi diventa bagnato", o "se piove diventa bagnato", o "sebbene piova non diventa ancora bagnato", o "è bagnato quindi ha piovuto". Dovevamo trovare dove tutte queste frasi si distinguevano le une dalle altre, e imparavamo con nostro stupore, che tutte queste combinazioni si basavano su un unico e ugual principio: che alla pioggia e al bagnato bisognava applicare la relazione di causa e effetto.
Non intuivamo ancora come il pensiero scientifico si basi proprio su questo, nello scoprire gli elementi simili e identici che si celano sotto fenomeni di tipo diverso. In quella circostanza, in maniera quasi giocosa, eravamo arrivati da noi stessi a scoprire ciò, e in modo magico ci si rivelò qualcosa che dava alla grammatica un senso nuovo. Qualcosa di essenziale nella lingua e nel pensiero divenne evidente.
Ma avvenne anche altro. Rimaneva la frase finale: "piove affinché diventi bagnato". Aveva senso questa frase? Era possibile dire così? L'insegnante di fisica non ce lo avrebbe permesso. Al massimo potevamo parlare così nell'ora di religione. Ora si cercava dove si potevano usare in modo innocuo e in pace con se stessi delle frasi finali: "prendo un coltello per tagliare il pane", "imparo il latino per superare l'esame di maturità". E così giungemmo alla frase "io pianto una castagna affinché nel mio giardino cresca un castagno". Ma si è sicuri che da una castagna cresca un castagno, così come si può essere sicuri che diventi bagnato se piove? Dov'è quindi la causa per la quale da una castagna viene fuori un albero?
La causa apparentemente non dovrebbe esistere! Nella castagna vi è però certamente qualcosa che la porterà a svilupparsi in un albero, una determinazione, o come si vuole chiamare, che però non dovrebbe aver nulla a che fare con la causalità! Gli studiosi di scienze naturali sono oggi per lo più troppo sciocchi per capirlo e troppo poco istruiti; essi infatti non devono aver letto Aristotele, altrimenti saprebbero che non si può comprendere ciò che vive senza ammettere una entelechia, una teleologia.
Così quest'uomo, con un metodo drasticamente efficace per i bambini, seppe aprire i nostri occhi ai seri problemi della filosofia e in un'ora ci sapeva trasmettere dei contenuti che ci avrebbero ordinato i pensieri per tutta la vita.
-Bruno Snell (Noi e gli antichi greci- nove giorni di latino)
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E' probabile che non arriveremo mai alla verità come esseri umani che dedicano gran parte della vita a sperimentare, ad applicare costantemente il metodo scientifico costruendo anche strumenti sempre più specifici rispetto ad uno studio particolare; ma ciò non vuol dire che, siccome non conosciamo ancora l'esistenza o meno di una causa primaria scatenante, dobbiamo chiamarla "dio", con quegli attributi soprannaturali che connotano chi è stato educato/plagiato a credere per forza in "qualcosa".
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