#narrativa al femminile.
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Strane creature di Tracy Chevalier: un viaggio nell’Inghilterra del XIX secolo tra scienza e coraggio. Recensione di Alessandria today
Tracy Chevalier celebra il coraggio di due donne straordinarie che hanno sfidato le convenzioni sociali dell’epoca per lasciare un segno indelebile nella storia della paleontologia.
Tracy Chevalier celebra il coraggio di due donne straordinarie che hanno sfidato le convenzioni sociali dell’epoca per lasciare un segno indelebile nella storia della paleontologia. Un romanzo basato su una storia vera.“Strane creature” di Tracy Chevalier è un racconto appassionante che ci trasporta nella Lyme Regis del XIX secolo, un angolo d’Inghilterra famoso per i suoi fossili. Qui seguiamo…
#Alessandria today#Amicizia#DONNE E SCIENZA#donne nella scienza#Donne straordinarie#Elizabeth Philpot#Emancipazione femminile#Fossili#Google News#italianewsmedia.com#lotta per il riconoscimento#Lyme Regis#Mary Anning#narrativa al femminile#narrativa al femminile.#narrativa emozionante#narrativa ispirata alla realtà#narrativa ispiratrice#narrativa storica contemporanea#paleontologia#paleontologia e letteratura#Pier Carlo Lava#pregiudizi di genere#progresso e pregiudizio#progresso scientifico#protagoniste femminili#protagoniste nella storia#Romanzi ambientati in Inghilterra#romanzi biografici#romanzi di ricerca storica
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Perfetti per l'estate
Come di consueto, proponiamo agli affezionati lettori delle biblioteche milanesi la nostra rubrica di consigli di lettura, perfetti per l’estate!
Fonte: Pexels
La recente ristampa de Al paradiso delle signore di Zola è una ghiotta occasione per leggere un romanzo avvincente, tomo XI del ciclo dei Rougon-Macquart: un feuilleton di gran classe per gli appassionati di moda, scritto da un maestro nell’arte della descrizione (il tema è simile a quello de Il ventre di Parigi, ma concentrato sull’abbigliamento), “che esplora lucidamente l’universo femminile”, spaziando per tutti gli strati sociali della Parigi di metà Ottocento. Una lettura che analizza la nascita di un fenomeno moderno tuttora in espansione: il grande magazzino, oggi diventato centro commerciale (come in Il denaro si descriveva la bolla finanziaria del 1860, profetica di quelle dei nostri tempi). Non erano necessarie le parole di Gide (e di molti altri critici citati nella preziosa prefazione di Mario Lunetta) per rivalutare questo capolavoro. Iperbolico, lussureggiante, immaginifico.
A questo romanzo è vagamente ispirata la serie televisiva italiana trasmessa da Rai 1 dal 2015, ora diventata una vera e propria soap, ma ambientata tra gli anni cinquanta e sessanta a Milano, dove esistette davvero un negozio chiamato “Paradiso delle signore”.
Ironico (di un’ironia antifrastica), divertente, scorrevolissimo, Di chi è la colpa? fu pubblicato nel 1947 ed è l’unico romanzo dello scrittore russo Aleksandr Ivanoviĉ Herzen. Dimenticatevi Tolstoj e Dostoevskij, il suo stile ricorda piuttosto il Gogol’ fantasioso e stravagante dei racconti. Citiamo dalla prefazione di questa recente ristampa: «È strano che questo straordinario scrittore, in vita celebre personalità europea, stimato amico di Michelet, Mazzini, Garibaldi e Victor Hugo, a lungo venerato nel suo paese non solo come rivoluzionario, ma come uno dei più grandi uomini di lettere, sia tuttora poco più di un nome in Occidente. Il piacere che si ricava dalla sua lettura … rende ciò una strana e ingiustificata perdita��. Sottoscriviamo in pieno.
È già in testa a tutte le classifiche la nuova avventura, attesa da ben sei anni dopo Il morso della reclusa, dell’ispettore Adamsberg, creato dall’abile penna della scrittrice francese Fred Vargas, questa volta in trasferta nella selvaggia Bretagna, il regno di Asterix e dei menhir. Sulla pietra è il decimo resoconto della serie dell’improbabile ispettore e le profonde conoscenze storiche dell’autrice si dispiegano felicemente in questo noir ricco di misteri e di legami con il passato.
Appena ripubblicato da Edizioni Capricorno nella collana Capolavori Ritrovati, L’altare del passato di Guido Gozzano ci consente di scoprire, se ancora non l’abbiamo fatto, la prosa del poeta di “Non amo che le rose che non colsi. Non amo che le cose che potevano essere e non sono state”. In questi undici racconti “riaffiorano tutti i temi cari al poeta - la malinconia, il rimpianto per il tempo che passa, i ricordi ingialliti, l’esitazione amorosa, l’indulgenza verso gli oggetti inutili”.
A cento anni dalla nascita dell’autore (New Orleans 1924 - Bel Air 1984) Garzanti ha appena ripubblicato Bare intagliate a mano: cronaca vera di un delitto americano (presente anche nella raccolta Musica per camaleonti), sorta di reportage esposto in forma narrativa di Truman Capote. Non potevamo aspettarci niente di meno dallo scrittore che, dieci anni prima della pubblicazione di questo giallo, in Sangue freddo (da cui nel 2005 è stato tratto un film con la strepitosa partecipazione di Philip Seymour Hoffman) aveva romanzato un fatto di cronaca che nell’America del 1959 aveva destato grande scalpore: lo sterminio di un’intera famiglia per un bottino di pochi dollari.
Anche questo thriller, per quanto incredibile possa sembrare la sua progettazione (e poi realizzazione), si ispira alla realtà, raccontata in forma di dialogo tra l’autore e l’investigatore incaricato delle indagini. Uno stile assolutamente inimitabile.
Ambientato in una Milano semideserta di metà agosto (il cadavere di una donna annegata viene recuperato nel Lambro) Le conseguenze del male di Gian Andrea Cerone è ormai un best seller. Avevamo già proposto questo autore nel post natalizio (I libri della renna) per un racconto contenuto nell’antologia Un lungo capodanno in noir, la cui protagonista, Marisa Bonacina, era la moglie del commissario Mandelli, che invece campeggia in questo thriller estivo da leggere tutto d’un fiato. Il numero di donne trovate annegate è decisamente troppo alto perché si tratti sempre di suicidi e, contestualmente, il commissario, costretto a interrompere le ferie, si trova a fare i conti con il passato. Un duplice percorso di indagine guidato da una scrittura che attanaglia l’attenzione del lettore per non abbandonarla più.
Il Saggiatore ha appena ripubblicato una raccolta dei racconti di un autore ingiustamente dimenticato, Guido Morselli, intitolata Gli ultimi eroi. “Gli ultimi eroi raccoglie per la prima volta tutti i racconti di Guido Morselli, narrazioni in cui, come solo nelle sue opere più alte, la sua invenzione si libera, dando vita a realtà alternative e a commoventi ritratti umani: da un Mussolini che si trasforma per amore in leader democratico all’incontro fra Pio XII e uno Stalin che vuole sostituirlo con un sosia; dall’ultima grottesca resistenza di un gruppo di soldati nazisti fuggiti da un manicomio a un comico tentativo di far finanziare agli americani l’Unità d’Italia. Fantasmagorie proiettate sul muro da una lanterna magica, la cui luce ci permette di osservare per una volta, una volta ancora, l’abbacinante talento di un maestro nascosto”. Da non perdere.
Se ancora non l’avete letto, vi consigliamo Zipper e suo padre, uno dei migliori romanzi di Joseph Roth. Ambientato durante gli anni della Grande guerra e della repubblica di Weimar, è incentrato sul tema universale dei rapporti familiari e questo ne fa un’opera sempre attuale. Dal padre frustrato che maltratta e umilia la moglie e il figlio primogenito, al protagonista (amico del narratore, rappresentato dallo scrittore stesso) Arnold che, dopo la partecipazione al conflitto, si isola diventando angolista, neologismo che indica la sua volontà di stare in disparte in qualsiasi circostanza sociale, la famiglia Zipper rappresenta il simbolo dei danni provocati dalla guerra. Il risultato è la formazione di una generazione di indifferenti (per citare le parole dell’autore), proprio come li descriveranno Gramsci, nell’articolo Odio gli indifferenti, e Moravia, nel suo capolavoro. Si gusta ogni singola pagina.
#emile zola#herzen alexandr ivanovic#fred vargas#guido gozzano#truman capote#gian andrea cerone#guido morselli#joseph roth#antonio gramsci#alberto moravia#philip seymour hoffman
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Mi piaceva la scuola. Il maestro parlava ai bambini. Venivo dallo stanzino dove nessuno parlava a me, e lì c’era uno da stare a sentire. Imparavo tutto quello che diceva. Era una cosa bellissima un uomo che spiegava ai bambini i numeri, gli anni della storia, i posti della geografia. C’era una carta colorata del mondo, uno che non era mai uscito dalla città poteva conoscere l’Africa che era verde, il Polo Sud bianco, l’Australia gialla e gli oceani azzurri. I continenti e le isole erano di genere femminile, i mari e i monti maschili. A scuola c’erano i poveri e gli altri. Quelli della povertà come me ricevevano alle undici un pane con una marmellata di cotogne, portato dal bidello. Con lui entrava un profumo di forno che squagliava la bocca. Agli altri niente, loro avevano una merenda portata da casa. Un’altra differenza era che quelli della povertà in primavera avevano la testa rasata per i pidocchi, gli altri conservavano i capelli. Si scriveva con il pennino e con l’inchiostro che stava in ogni banco dentro un buco. Scrivere era una pittura, si intingeva il pennino, si facevano cadere gocciole finchè ne restava una e con quella si riusciva a scrivere una mezza parola. Poi si intingeva di nuovo. Noi della povertà asciugavamo il foglio con il fiato caldo. Sotto il soffio, il blu dell’inchiostro tremava cambiando colore. Gli altri asciugavano con la carta assorbente. Era più bella la nostra mossa che faceva vento sopra il foglio stesso. Invece gli altri schiacciavano le parole sotto il cartoncino bianco. A scuola ascoltai a fondo le lezioni. Mi accorsi di com’erano importanti le cose che imparavo. Era bello che un uomo le metteva davanti a un’assemblea di giovani seduti, che avevano uno slancio nell’ascolto, nell’afferrare al volo. Bella un’aula in cui stare per conoscere. Bello l’ossigeno che si legava al sangue e che portava in fondo al corpo il sangue e le parole. Belli i nomi delle lune intorno a Giove, bello il grido di ”Mare, mare” dei greci alla fine della ritirata, bello il gesto di Senofonte di scriverlo per non farlo smettere. Bello pure il racconto di Plinio sul Vesuvio esploso. Le loro scritture assorbivano le tragedie, le trasformavano in materia narrativa per trasmetterle e così superarle. Entrava luce in testa come ne entrava in aula. Fuori era un giorno lucente, uno di maggio finito nel mazzo di dicembre. Tornai verso casa continuando a pensare alle lezioni. C’era una generosità civile nella scuola pubblica, gratuita che permetteva a uno come me di imparare. Ci ero cresciuto dentro e non mi accorgevo dello sforzo di una società per mettere in pratica il compito. L’istruzione dava importanza a noi poveri. I ricchi si sarebbero istruiti comunque. La scuola dava peso a chi non ne aveva, faceva uguaglianza. Non aboliva la miseria, però fra le sue mura permetteva il pari. Il dispari cominciava fuori.
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Apri e chiudi
Giorni fa mia moglie ed io abbiamo comperato alcuni audiolibri su CD, al prezzo stracciatissimo di 1 euro ciascuno, per una nostra ex-giovane amica con problemi di salute e una difficoltà acclarata nell'uso di uno smartphone.
Editore di prestigio: la Emons - Feltrinelli; titolo ormai classico: Cecità di Saramago, lettore: Sergio Rubini.
La Emons Edizioni è una casa editrice italiana che, come attività principale, pubblica audiolibri di narrativa contemporanea italiana e straniera, classici, saggi, noir, poesia, epica, fantasy e audiolibri per bambini e ragazzi. Gli audiolibri sono letti dagli autori stessi o da attori. Ha ampliato la tipologia di pubblicazioni, aprendo alla carta nel 2014. La direttrice editoriale è Carla Fiorentino.
recita la pagina di Wikipedia.
Quando ho sentito l'incipit del primo Capitolo, letto da una voce femminile, ho però avuto un sobbalzo e mi si sono accartocciate le orecchie:
"Cecità, di José Saramago. Légge Sergio Rubini. Una produzione Émons Feltrinelli."
Ma come, pubblichi decine e decine di testi audio e non c'è neppure un editor che si sia accorto della mala pronuncia della signorina proprio nella prima frase che si ascolta? È vero, sono facilitato dall'essere toscano, ma, sant'iddio, non sapere la differenza tra le vocali chiuse e quelle aperte!!!
J. Saramago, [Ensaio sobre a Cegueira, 1995], Cecità, Milano, Emons - Feltrinelli, audiolibro, 2010 [Trad. R. Desti].
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Lunedì 20 Gennaio 2025 alle ore 20.30 il GdL "Chiave di Lettura", presso i locali della Biblioteca San Valentino, si incontrerà per discutere insieme del libro ���Oliva Denaro” di Viola Ardone proposto dalla nostra Mariassunta Di Pierdomenico.
È il 1960, Oliva Denaro ha quindici anni, abita in un paesino della Sicilia e fin da piccola sa - glielo ripete ossessivamente la madre - che «la femmina è una brocca, chi la rompe se la piglia». Le piace studiare e imparare parole difficili, correre «a scattafiato», copiare di nascosto su un quaderno i volti delle stelle del cinema (anche se i film non può andare a vederli, perché «fanno venire i grilli per la testa»), cercare le lumache con il padre, tirare pietre con la fionda a chi schernisce il suo amico Saro. Non le piace invece l'idea di avere «il marchese», perché da quel momento in poi queste cose non potrà piú farle, e dovrà difendersi dai maschi per arrivare intatta al matrimonio. Quando il tacito sistema di oppressione femminile in cui vive la costringe ad accettare un abuso, Oliva si ribella e oppone il proprio diritto di scelta, pagando il prezzo di quel no.
Viola Ardone sa trasformare magnificamente la Storia in storia raccontando le contraddizioni dell'amore, tra padri e figlie, tra madri e figlie, e l'ambiguità del desiderio, che lusinga e spaventa, soprattutto se è imposto con la forza. La sua scrittura scandaglia la violenza dei ruoli sociali, che riguarda tutti, uomini compresi. Se Oliva Denaro è un personaggio indimenticabile, quel suo padre silenzioso, che la lascia decidere, con tutto lo smarrimento che dover decidere implica per lei, è una delle figure maschili piú toccanti della recente narrativa italiana.
Viola Ardone (1974) è una scrittrice italiana, nata a Napoli che ha trascorso i primissimi anni in Sardegna, a causa del lavoro dei genitori, entrambi insegnanti. Dopo la laurea in Lettere ha lavorato per l'editoria, curando molti manuali per la scuola e per esami e concorsi. È poi passata all'insegnamento di italiano e latino. Ha scritto fin da bambina, ma l'esordio come autrice è avvenuto nel 2012 con il romanzo “La ricetta del cuore in subbuglio”, nel 2019 ha pubblicato il romanzo “Il treno dei bambini”, caso editoriale, e nel 2021 “Oliva Denaro”.
Il romanzo Oliva Denaro, ispirato alla figura di Franca Viola è anche stato portato a teatro nel 2024 da Ambra Angiolini.
Se volete partecipare, contattateci all'indirizzo mail: [email protected] oppure all'indirizzo, sempre mail, [email protected] e riceverete, in prossimità dell’incontro, il link di riferimento.
Vi aspettiamo per confrontarci insieme su questa autrice italiana e scoprire il suo libro, non mancate!!!
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Nosferatu, storia di un abuser sconfitto.
Il rapporto tra Orlok e Ellen in Nosferatu può apparire, a una lettura più superficiale, come una danza tra predatore e preda, ma c’è tanto altro di cui parlare. È una rappresentazione cruda e stratificata di un ciclo di abuso che si consuma nel buio della dipendenza e del potere. E non è un caso che l’iconografia del vampiro, da sempre, si sposi perfettamente con la metafora dell’abuser: manipolativo, insidioso, capace di controllare e soggiogare la sua vittima fino a privarla di ogni autonomia.
E, al di là di questo caso specifico, il vampiro è spesso utilizzato come mezzo per rappresentare il conflitto tra il femminile e il maschile. In Carmilla di Joseph Sheridan Le Fanu, la vampira protagonista incarna un femminile non conforme, legato al desiderio e alla libertà, che destabilizza il mondo patriarcale intorno a lei. Dracula stesso, di Bram Stoker, dà una forma a molte delle ansie vittoriane sul potere sessuale delle donne. Ma ci sono anche esempi ben più contemporanei: in Una dote di Sangue, di Saint T. Gibson, il vampiro che trasforma Constanta e la rende sua moglie è affascinante, seducente, ma anche soffocante, distruttivo e oppressivo. L’atto di ribellione della protagonista è una fuga, ma soprattutto un atto di autodeterminazione. In Guida al trattamento per vampiri per casalinghe di Hendrix, il vampiro è un predatore, sì, ma soprattutto simbolo del marciume di una società sessista, classista e razzista.
Tornando a noi. Ellen, al centro di questa dinamica, è tutt’altro che una vittima passiva. La sua vulnerabilità iniziale non ne definisce il destino, ma piuttosto prepara il terreno per un atto finale di resistenza assoluta. Ed è un atto che prima passa, dolorosamente, dal riconoscimento della propria posizione nel sistema del potere, per poi sfidarlo dall’interno. Il sacrificio di Ellen non è una semplice resa al male; è la demolizione del ciclo tossico che il vampiro rappresenta, un’interruzione brutale e definitiva di una relazione che, altrimenti, si perpetuerebbe all’infinito. Nel suo gesto, Ellen reclama il potere che le è stato tolto, ribaltando la narrativa patriarcale del “salvatore” per diventare essa stessa l’eroina della propria storia.
La teorica femminista Silvia Federici parla di questo genere di sacrifici proprio nel suo Calibano e la strega: Le donne, il corpo e l’accumulazione originaria: qui lei sottolinea come il sacrificio femminile sia spesso visto come un prezzo inevitabile per sovvertire il potere. Ellen abbraccia quel prezzo, ma lo trasforma: non è una martire, ma una distruttrice. Non salva solo se stessa, ma rompe il sistema, annientando il vampiro nella sua stessa vulnerabilità. Un atto di sovversione, quando consapevolmente intrapreso per interrompere un sistema oppressivo.
Ellen non si limita a sopravvivere al vampiro: lo distrugge, trasformandolo da abuser onnipotente a una reliquia del passato. E nel farlo, si erge come un simbolo eterno della capacità di ribellarsi e riscrivere la propria storia, anche nei momenti più oscuri. Laddove gli uomini della sua vita avrebbero voluto risolvere il problema a picconate e palettate, lei attinge al suo innato potere femminile, al suo essere “incantatrice” - e così la chiama Orlok stesso -, alla forza femminile magica e occulta che da sempre ci dicono di reprimere.
#witchcore#dark#witchcraft#horror#nosferatu#eggers#vampire#a dowry of blood#dracula#vampiro#female rage#feminism
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Cosa ho letto quest'anno:
Le notti bianche, Fedor Dostojevskij
4/10, romanzo sentimentale, abbozzo di un opera breve, affronta le nevrosi di un protagonista molto solo che respira e vive dell'aria di San Pietroburgo. La descrizione dell'atmosfera è figlia del suo tempo, un opera molto lontana dal mio genere.
Istruzioni per rendersi infelici, di Paul Watslawick
10/10, Romanzo brevissimo ed estremamente ironico su come rovinarsi la vita dal punto di vista di un luminare di psicologia (uno dei capisaldi della psicologia contemporanea). Esilarante, miglior lettura di quest'anno.
Girl Juice di Benji Nate
7/10, autrice divertentissima, forse sono un po' fuori target per questa autrice. Graphiccnovel.
Quando muori resta a me, Zerocalcare
8/10, bellissimo ma non sono riuscita ad entrare in contatto con i personaggi. Limite mio sicuramente. Graphic novel.
Tutta sola al centro della terra, Zoe Thorogood
8/10, ho trovato questo piccolo racconto geniale. La grafica, il punto di vista soggettivo, il cambiamento di registro, di stili. Autrice molto molto interessante. Graphic novel.
Il Maestro e Margherita, Bulgakov
10/10, ironico, commuovente, profondo e leggero. Uno dei miei romanzi preferiti. Audiolibro, seconda lettura (o primo ascolto?)
Una stanza tutta per sé, Virginia Woolf
7/10, riflessione sulla condizione della donna intellettuale nel 1928. Amo la Woolf, disperatamente. Anche quando si perde in giri di parole.
Una stanza tutta per gli altri, Alicia Giménez-Bartlett
5/10, mi ha fatto ridere il titolo. Romanzo piacevole senza pretese. Alla lunga un po' ripetitivo e non ho adorato le allusioni dell'autrice per sottointendere in che chiave leggere il diario della protagonista. Ma non ho rimpianti, onesto.
Rouge, Mona Awad
9/10, secondo romanzo che leggo di questa autrice. Una pazza totale. Entrare nella narrativa della Awad significa prepararsi ad un viaggio lisergico tra metafore e doppi sensi. Ironico, femminile, non mi ha deluso.
Accabadora, Michela Murgia
7/10, primo libro che leggo della Murgia. Delicato. Mi è piaciuto molto.
Il famiglio, Leigh Bardugo
4/10, mi ha affascinato per quasi tutto il libro per lasciarmi estremamente delusa nel finale. Per me è un no.
Dieci cose che ho imparato da Jessica Fletcher, Alice Guerra
4/10, lei simpaticissima ed esilarante, ho sbagliato io a comprare un opera prima di una ragazza che di primo lavoro fa l'influencer. Però nel suo caso il finale era simpatico e il ritmo si è ripreso un po' nelle ultime battute, troppo tardi purtroppo.
Stephen King, Insomnia
8/10, un bel mattone. Ritmo incalzante, ti tiene incollato alle pagine. Forse la trama poteva essere strutturata meglio, ma è scritto talmente bene che non mi sento di volergliene.
Agatha Christie, Poirot sul Nilo
6/10, giallo divertente, ultimo romanzo letto di Poirot. É una compagnia rassicurante e un po' vintage.
108 rintocchi, Yoshimura Keiko
6/10, una storia molto pacifica sull'importanza della comunità. Un romanzo gentile ed ottimista, ogni tanto è piacevole.
Canto di Natale, Charles Dickens
8/10, dovevo leggere tutta la raccolta di racconti di Natale in inglese con una cara amica per Dicembre. Non ci sono riuscita, ma ho umilmente preso almeno l'opera principale dell'opera per leggerla in italiano. Niente da fare, Dickens è geniale. Ha una voce solo sua, e mentre strizza l'occhio al popolino con parentesi sentimentali e ammonimenti morali, non riesce a celare la sua natura ironica e gioconda. Davvero uno spasso.
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Sciascia Alien
Universo senza donne: Sciascia non narra mai di grandi passioni sentimentali. Nel suo universo la donna, come costante essenziale di tutte le altre vicende umane, non esiste.
Protagonisti sono i capipopolo e gli assassini, i cardinali, i ruffiani, i colonnelli dei carabinieri, i ministri, i confidenti di polizia, i teologi, i viceré, gli accattoni: la donna mai!
In quello che probabilmente resta il suo libro esemplare, per perfezione narrativa e nitidezza di significati morali, “Il giorno della civetta”, unico personaggio femminile presente in tutto l’arco del racconto è la vedova Nicolosi, che praticamente costituisce il perno dialettico dell’intera vicenda: il marito è stato assassinato per un delitto di mafia, e tuttavia qualcuno vuole dimostrare com’egli sia stato semplicemente trucidato da un misterioso amante della donna. C’è, per un attimo, un presentimento da tragedia greca. Ma appena la vedova Nicolosi fa un passo avanti (che diamine, l’uomo che hanno ucciso era il suo uomo, tutto dovrebbe gridare vendetta, violenza, passione in lei) Sciascia la ricaccia subito gelidamente indietro. E’ gelido anche nel descriverla, quasi con l’involontaria ironia di un verbale di carabinieri: «Era bellina la vedova; castana di capelli e nerissimi gli occhi, il volto delicato e sereno ma nelle labbra il vagare di un sorriso malizioso. Non era timida. Parlava un dialetto comprensibile. Qualche volta riusciva a trovare la parola italiana, o con una frase in dialetto spiegava il termine dialettale!».
Tutta la storia d’amore di questa donna, giovane, bella, alla quale hanno letteralmente strappato il marito per farne pupo da zucchero (un dolce tipico siciliano che si regala ai bambini nel giorno dei Morti), tutta la passione, i fremiti, il desiderio tradito, il dolore, la violenza sensuale, i sogni spezzati, l’essere donna di questa vedova, tutto il suo grido di femminilità violentata, si racchiude in questo placido periodo, allorché ella racconta il suo rapporto con l’ucciso:
«Egli ha conosciuto me ad un matrimonio: un mio parente sposava una del suo paese, io sono andata al matrimonio con mio fratello. Lui mi ha vista e quando quel mio parente è tornato dal viaggio di nozze, lui gli ha dato incarico di venire da mio padre per chiedermi in moglie. Dice “è un buon giovane, ha un mestiere d’oro”, e io dico che non so che faccia ha, che prima voglio conoscerlo. E’ venuto una domenica, ha parlato poco, per tutto il tempo mi ha guardata come fosse in incantamento. Come gli avessi fatto una fattura, diceva quel mio parente. Per scherzare, si capisce. Cosi mi sono persuasa a sposarlo!». Nelle donne di Sciascia non ci sono proiezioni d’ombre e trasalimenti di Ecuba, Fedra, Medea, nessuna femminilità tragica e furente, nessuna donna come madre della vita. Il rapporto sentimentale fra uomo e donna è sempre grigio, usuale, senza misteri. Sciascia probabilmente non ritiene la donna pari all’uomo, né come individuo, né dentro la storia. Una aggregazione, una appendice, un elemento di spettacolo. Le donne: mogli, amanti, duchesse e puttane, vengono sulla scena a recitare la loro parte e basta. Sono ininfluenti, emettono suoni, non comunicano sentimenti. Comparse che servono semmai alla battuta del maschio, alla sua riflessione; al più sono comprimarie utili al dialogo, in cui tuttavia gli uomini protagonisti formulano infine il pensiero essenziale, l’unico degno di rispetto.
da I Siciliani (maggio 1983)
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Selma Lagerlöf
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Selma Lagerlöf, scrittrice svedese, è stata la prima donna della storia insignita del Premio Nobel per la letteratura.
Autrice di numerosi romanzi e racconti, la sua opera epico-narrativa è stata quasi tutta ispirata alle tradizioni popolari della sua regione e alla vita di quell’aristocrazia provinciale colta ma decaduta che, con la rapida industrializzazione del paese, andava fatalmente tramontando.
La fiaba pedagogica è stata il mezzo che le ha consentito di realizzare un equilibrio tra verità psicologica e senso del meraviglioso.
Nata a Sunne, in Svezia, il 20 novembre 1858, ebbe un’infanzia difficile dovuta a una malattia all’anca che la costringeva a forti dolori e lunghi periodi di degenza, alleviati dalla compagnia della nonna, narratrice di racconti di miti e leggende del mondo nordico.
Era una maestra indipendente e moderna, quando, nel 1891, ha pubblicato il suo primo romanzo la Saga di Gösta Berling, storia scritta per intrattenere i suoi nipoti in cui reinterpreta la mitologia scandinava dandone un volto fortemente contemporaneo, grazie al quale i classici uomini-eroi, si scoprono fragili e imperfetti.
Il libro, considerato la sua opera principale, ebbe un enorme successo che le aveva portato un cospicuo premio in denaro con cui aveva potuto lasciare l’insegnamento per cominciare a viaggiare con la sua compagna, la scrittrice Sophie Elkan. Insieme visitarono Italia, Egitto, Palestina, Francia, Belgio e Olanda, luoghi di ispirazione per opere successive.
È stata molto attiva nelle rivendicazioni dei diritti delle donne e ha partecipato al Congresso dell’Alleanza internazionale per il diritto al voto femminile.
Figura eminente della letteratura svedese, è stata la prima scrittrice a vincere il premio Nobel per la letteratura nel 1909, per l’elevato idealismo, la vivida immaginazione e la percezione spirituale che caratterizzano le sue opere.
Coi proventi del Nobel, aveva riacquistato e ristrutturato la residenza di famiglia che suo padre era stato costretto a vendere a causa di un dissesto finanziario.
Nel 1914 è stata la prima donna a entrare nell’Accademia Svedese.
Ha ricevuto lauree ad honorem ed è stata insignita della Legion d’Onore francese. Anni dopo, Marguerite Yourcenar l’ha definita “la più grande scrittrice dell’Ottocento“.
Alla morte di Sophie Elkan, nel 1921, ne aveva ereditato i beni personali che andarono a costituire una sorta di museo nella sua casa, noto come Elkanrummet (Stanza Elkan).
Con l’avvicendarsi della persecuzione nazista è stata una ferma oppositrice dell’interventismo e della guerra, ne ha condannato gli orrori nel romanzo L’esiliato, i cui diritti d’autore vennero destinati al Comitato internazionale per il soccorso dei profughi politici, procurandosi la messa al bando di tutte le sue opere in Germania.
Si è spenta il 16 marzo 1940 a causa di un’emorragia cerebrale.
Sulla sua vita libera e coraggiosa, sono stati scritti libri e tratti diversi film. Le è stato dedicato un asteroide ed è stata effigiata su una banconota svedese.
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La tredicesima storia di Diane Setterfield: un viaggio tra mistero, segreti e letteratura. Recensione di Alessandria today
Diane Setterfield ci regala un capolavoro letterario che intreccia passato e presente, esplorando i segreti più oscuri di una famiglia attraverso una narrazione magnetica.
Diane Setterfield ci regala un capolavoro letterario che intreccia passato e presente, esplorando i segreti più oscuri di una famiglia attraverso una narrazione magnetica. Un romanzo che celebra la forza delle storie.“La tredicesima storia” di Diane Setterfield è un libro che cattura l’attenzione fin dalla prima pagina. Ambientato tra antiche biblioteche e dimore misteriose, il romanzo è un’ode…
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Smile 2: un sequel che segue gli spunti horror del primo capitolo
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Naomi Scott è la nuova protagonista della saga horror diretta da Parker Finn, che continua pedissequamente la storia del primo film di successo. Al cinema.
Gli horror d'intrattenimento sono tornati alla ribalta negli ultimi anni (o forse non se ne sono mai andati) e ogni tanto spicca qualche titolo che fa prepotentemente parlare di sé. Come Smile, la pellicola del 2022 con Sosie Bacon diretta da Parken Finn e basata sul suo omonimo corto di due anni prima.
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Il punto in comune tra i due film
L'attrice interpretava una terapeuta che diventava l'ultima vittima di una sorta di parassita demoniaco che passava di ospite in ospite costringendolo ad uccidere, oppure uccidersi davanti ad un'altra persona a cui passare il morbo, entro sette giorni. Il finale era fortemente aperto con la giovane donna che si sacrificava in nome dell'ex fidanzato Joel, col volto di Kyle Gallner, che funge da ponte in Smile 2.
Smile 2: di nuovo nella tana del lupo
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La carismatica protagonista del sequel
Sono passati sei giorni dal precedente capitolo, quindi manca poco alla scadenza soprannaturale al centro della storia. La regia di Parker Finn ci porta in medias res dentro questa catena di eventi apparentemente senza fine e arriviamo alla nuova protagonista femminile, la popostar Skye Riley, interpretata questa volta da Naomi Scott, perfetta per il ruolo e per reggere un intero film. La cantante è in lenta risalita dopo un terribile declino fatto di dipendenza da droghe e alcol che ha portato ad un brutto incidente nella sua vita. L'incontro con un vecchio amico, Lewis (Lukas Gage), la fa entrare nella pericolosa orbita di quella maledizione apparentemente infinita, lasciando perplessi la determinata madre-agente (Rosemarie DeWitt), l'ex migliore amica (Dylan Gelula) il timido assistente (Miles Gutierrez-Riley) e il produttore musicale (Raúl Castillo) che pensa solo al profitto.
Un sequel di cui c'era davvero bisogno?
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Un'inquietante scena della pellicola
Parker Finn, nel bene e nel male, segue il processo creativo del capitolo inaugurale di questa saga potenzialmente infinita. Partiamo ancora da una buona idea e uno sviluppo interessante, che trasferisce dalla psicologia alla musica il core del racconto. Si instaura così una metafora della fama come qualcosa che ti fagocita e ti risputa fuori lasciandoti inerme e confuso, incapace di prendere decisioni sane e salutari per il futuro della tua vita. La regia passa dalla camera a mano a dei mini-piani sequenza con maestria e anche una buona dose di tensione narrativa, coadiuvata dall'utilizzo di jump scare che, per una volta, fanno davvero saltare sulla sedia e sono ben inseriti all'interno del tessuto narrativo.
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Le bellissime coreografie del film
Anche l'estetica, complice la professione della protagonista, è estremamente curata e intrigante, utilizzando colori accesi e luci al neon per raccontare un orrore che si sviluppa da dentro e attraverso i movimenti del corpo, con coreografie meta-narrative. Dopo queste interessanti premesse, che potevano comunque distinguerlo nella massa di horror oramai proposti quasi con l'algoritmo e soprattutto uno dietro l'altro in sala, arriva il taglio con l'accetta (per restare in tema) del buon lavoro fatto, proprio come in Smile, e proprio nel gran finale.
Un terzo atto che rovina il film
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Skye perde il controllo
Senza spoilerare nulla, vi dico invece che chiudere in modo anche interessante questa saga, pur avendo a disposizione dei pretesti narrativi che sembrano portare a quel tipo di epilogo, Smile 2 preferisce concludersi in una sorta di labirinto mentale della protagonista che non comprende più cosa sia reale e cosa no - e di conseguenza anche noi spettatori: non in maniera affascinante o accattivante, bensì ridondante e stancante arrivati a quel punto. Non solo: il messaggio finale, del potere della musica che da curativa diventa tossica, sia dal punto di vista dei fan e del fandom sia da chi sta dietro il microfono e deve affrontare il peso del successo, si perde e porta ad un epilogo che apre ad un ulteriore prosieguo della storia. Un vero peccato.
Conclusioni
In conclusione viene da chiedersi l’effettiva utilità di un film come Smile 2 dato che prende tanto il buono quanto il brutto dal capitolo inaugurale riproponendo lo stesso schema narrativo: un interessante punto di partenza e uno sviluppo semi-originale, che in questo caso riflette sulle conseguenze tossiche della fama e sul potere curativo della musica al contrario, per arrivare ad un terzo atto che manda tutto all’aria lasciando aperta la porta all’ennesimo sequel di una catena che non sembra non potersi spezzare, proprio come quella soprannaturale del film.
👍🏻
Naomi Scott, perfetta e carismatica come protagonista.
I jump scare ben assestati.
Una regia che crea tensione e un’estetica affascinante.
La nuova tematica affrontata…
👎🏻
…che però si perde dentro una struttura narrativa fotocopia del primo Smile.
I personaggi secondari sono davvero poco approfonditi.
Il finale annulla quello che di buono ha fatto il film fino a quel momento.
#smile#smile 2 movie#smile 2 2024#smile 2022#naomi scott#recensione film#recensione#review#movie review
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Ecco Wow, il movimento che cambia la narrativa dell'emancipazione della donna
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Di Annalisa Valente Si chiama Wow, Women Of Worth, la marketing spa fondata a Londra da Marianna Penna che aiuta le future imprenditrici. E con Walk the Talk si crea il ponte culturale tra il Regno Unito e l'Italia. Wow, women of Worth, è la marketing spa fondata da Marianna Penna Fare del marketing il proprio obiettivo professionale è un sogno ambito, difficile da perseguire, che quasi sempre ha bisogno di un supporto. Non solo pratico, economico, ma anche emotivo, creativo, personalizzato. Se poi si tratta di un sogno al femminile, spesso la cosa si complica, perché porta le donne a doversi battere per conquistare spazio in un mondo molto, a volte troppo maschile. Chi può aiutare le future imprenditrici del marketing meglio di un'altra donna? Quindi, chi può capire e aiutare le future imprenditrici del marketing se non un’altra donna? Ma non una qualsiasi, bensì una donna del settore che decide di mettere ogni giorno la sua esperienza e la sua visione del mondo al servizio di altre donne che hanno tanta buona volontà, magari anche una buona preparazione, ma che non sanno bene in che direzione muoversi. Questa donna si chiama Marianna Penna ed è l’artefice di una “marketing spa”, dal nome inconfondibile, difficile da dimenticare, che ognuno di noi nella vita, per diversi motivi, ha avuto occasione di pronunciare: WOW. WOW sta per Women Of Worth (Donne di Valore) ed è una marketing spa nata per supportare le potenziali imprenditrici, prendendosene cura a tutto tondo (inside-out) in modo tale che possano usufruire di un “WOW-effect” che venga dall’interno, che non sia solo esteriore, ma che rappresenti un percorso più profondo di consapevolezza di se stesse e del proprio talento. Laureata in Economia e Commercio a Napoli, giornalista pubblicista ed esperta di marketing strategico, Marianna Penna è la visionaria fondatrice e CEO di WOW Women Of Worth a Londra. Il suo viaggio professionale è iniziato nella capitale britannica nel 2001, dove si è trasferita dopo un praticantato come Dottore Commercialista a Napoli. Nel 2006 ha fondato la sua società di consulenza in marketing strategico e nel 2011 ha lanciato i-xcellence, uno showroom "phigital" (fisico e digitale) per brands italiani a Londra. Da Direttore Marketing nel 2012 ad Amministratore Delegato di LEXeFISCAL LLP nel 2019, la traiettoria di Marianna è stata segnata dall'innovazione. Nel mezzo della pandemia, ha lanciato WOW Women Of Worth, un progetto che connette oggi oltre 150 donne dinamiche tra Londra e l’Italia. Oltre al supporto imprenditoriale, WOW offre servizi di marketing olistico e coaching, creando campagne di impatto sociale. Da maggio 2021 Marianna si dedica interamente alla community di WOW, favorendo collaborazioni con stiliste nel settore fashion ed imprenditrici e professioniste di diversi settori. WOW non è una rete ma un movimento che modella la narrativa dell''emancipazione delle donne WOW non è semplicemente una rete; è un movimento che rimodella la narrativa dell'emancipazione delle donne. Nel marzo 2022, Marianna ha lanciato "WOW Walk the Talk", celebrando le donne imprenditrici a Londra, Milano, Roma e Napoli, con l'obiettivo di creare un ponte culturale aziendale tra il Regno Unito e l’Italia. Attraverso una serie di eventi a tema, WOW Walk the Talk è diventato un festival itinerante tra Italia e UK, animato da una serie di eventi on line e in presenza, già nei primi mesi dell’anno in corso: Londra, Milano e Napoli (data dell’evento di chiusura, il 16 Marzo scorso) sono state le location scelte accuratamente e strategicamente da Marianna e dal suo team perché il messaggio di WOW si aprisse al mondo: sostenere le donne per sostenere il mondo. Tema del festival di quest’anno è “I’m Human”: un invito e tutte le donne a ricordarsi che sono anzitutto esseri umani, anche e soprattutto quando chiedono troppo a se stesse. (Ciascuno di questi eventi, specialmente quelli in presenza, hanno rappresentato un’occasione di confronto tra le imprenditrici partecipanti, anche grazie alla presenza della mindfulness coach Giovanna Rumma, stretta collaboratrice di Marianna, che accompagna ciascuna delle professioniste presenti in un viaggio dentro e fuori di sé, alla scoperta delle proprie capacità, del proprio talento, del proprio essere personale e professionale. La filosofia di WOW si sviluppa attraverso la dottrina dei quattro elementi Fuoco-Aria-Acqua-Terra, con le relative rappresentazioni simboliche adattate al concetto di marketing sostenibile. Come è la stessa Marianna a spiegarci: “Ho immaginato il ciclo delle quattro stagioni (inverno, primavera, estate, autunno), ciascuna caratterizzata da un elemento della natura. ... Continua a leggere su
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Il 23 gennaio 2024, a Spazio5 in via Crescenzio 99/d a Roma, Fabrizio Falconi ha presentato con Francesca Ripanti il suo recente lavoro letterario "Il dono perfetto" (Santelli, 2023). La trama ruota attorno a Nina, una giovane donna che, pur essendo straordinariamente bella, conduce un matrimonio "in bianco" per evitare gli ammiratori. Ispirata dalla vita di Juliette Récamier, celebre come "la più bella donna di Francia" nel XIX secolo, la storia si dipana in un romanzo profondo e significativo, fungendo spesso da specchio per il lettore. Falconi, ex caporedattore di News Mediaset e TGCom 24, riesce a coinvolgere il lettore, trasportandolo in una narrazione senza tempo. Il romanzo, scritto durante l'anno della pandemia, cattura l'essenza di un periodo silenzioso e surreale. Falconi si è ispirato al contesto napoleonico e agli amori nella Francia dell'epoca, in particolare alla figura di Juliette Récamier. La scelta di attualizzare questa storia, cambiando nomi e circostanze, aggiunge una dimensione magica, sottolineando la psicologia di Juliette e la sua "scelta di preservare la verginità e il suo dono perfetto." Nina, ispirata a Juliette, è un personaggio che mantiene una certa distanza, sfidando il lettore a comprendere le sue scelte anticonformiste. In un'epoca di massima libertà femminile, la trama si fa ancora più estrema, esplorando le sfide di una donna che fa scelte provocatorie e anticonformiste. Fabrizio Falconi, nato a Roma nel 1959, ha un ricco background letterario con opere di narrativa, saggistica e poesia. La presentazione del suo ultimo lavoro offre un'occasione unica per immergersi in una storia che sfida il tempo e la convenzione.
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The Nun II
1956 - Francia. Un prete viene assassinato. Un male si sta diffondendo. Il sequel del film campione d'incassi segue le vicende di Suor Irene, quando viene a trovarsi nuovamente faccia a faccia con Valak, la suora demoniaca. The Nun II è 3° in classifica al Box Office, ieri ha incassato € 160.608,00 e registrato 20.874 presenze.
Regia di Michael Chaves. Un film con Taissa Farmiga, Jonas Bloquet, Storm Reid, Anna Popplewell, Bonnie Aarons. Cast completo Genere Horror, Thriller, - USA, 2023, durata 110 minuti. Uscita cinema mercoledì 6 settembre 2023 distribuito da Warner Bros Italia.
Tarascon, Francia, 1956. Un sacerdote trova la morte in circostanze terribili e misteriose all'interno della sua chiesa davanti agli occhi del suo chierichetto. Suor Irene, ancora turbata dalla lotta contro il demone avvenuta pochi anni prima e raccontata nel primo film della serie, vive adesso serenamente in un convento, ma riceve la visita di un prelato: oltre a quella a Tarascon, ci sono state altre strane morti di preti e suore. È chiaro che il demone è tornato e sta seguendo un suo percorso con un obiettivo sconosciuto. Dato che padre Burke è morto, solo lei può affrontarlo. Benché riluttante, suor Irene si mette in viaggio accompagnata da suor Debra. Scoprirà che nella vicenda è coinvolto Marcel, suo compagno di lotta nel primo film, adesso lavorante in un collegio femminile, e che la mira del demone è puntata su un'antica reliquia che lo renderebbe ancora più potente: gli occhi di Santa Lucia.
Dopo il notevole successo di pubblico del primo film, era probabilmente inevitabile questo seguito.
Il problema è che già il primo film si muoveva su binari di notevole prevedibilità e questo secondo capitolo si limita a fare altrettanto, riservando ben poche sorprese ed esercitandosi su una linea narrativa solida, ma di sin troppo evidente semplicità.
La formula del racconto si basa quasi esclusivamente sulla creazione - molto efficace visivamente, va detto - di un'atmosfera densamente e cupamente macabra e su una programmatica alternanza di attese, silenzi e improvvisi jump scare.
Da un punto di vista meramente spettacolare, la cosa funziona abbastanza, soprattutto quando, nel finale, la lotta entra nel vivo di una furibonda concitazione supportata da un consistente tripudio di effetti speciali, ma la mancanza di veri colpi di scena e di sostanza narrativa si fa sentire anche in termini di ripetitività.
Le rappresentazioni delle creature demoniache sono abbastanza generiche e di poca inventiva: resta sempre e comunque valida, peraltro, la figura iconica della suora demoniaca, usata con efficacia e parsimonia.
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Ultimo aggiornamento giovedì 7 settembre 2023
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1956 - Francia. Un prete viene assassinato. Un male si sta diffondendo. Il sequel del film campione d'incassi segue le vicende di Suor Irene, quando viene a trovarsi nuovamente faccia a faccia con Valak, la suora demoniaca. The Nun II è 3° in classifica al Box Office, ieri ha incassato € 160.608,00 e registrato 20.874 presenze.
Regia di Michael Chaves. Un film con Taissa Farmiga, Jonas Bloquet, Storm Reid, Anna Popplewell, Bonnie Aarons. Cast completo Genere Horror, Thriller, - USA, 2023, durata 110 minuti. Uscita cinema mercoledì 6 settembre 2023 distribuito da Warner Bros Italia.
Tarascon, Francia, 1956. Un sacerdote trova la morte in circostanze terribili e misteriose all'interno della sua chiesa davanti agli occhi del suo chierichetto. Suor Irene, ancora turbata dalla lotta contro il demone avvenuta pochi anni prima e raccontata nel primo film della serie, vive adesso serenamente in un convento, ma riceve la visita di un prelato: oltre a quella a Tarascon, ci sono state altre strane morti di preti e suore. È chiaro che il demone è tornato e sta seguendo un suo percorso con un obiettivo sconosciuto. Dato che padre Burke è morto, solo lei può affrontarlo. Benché riluttante, suor Irene si mette in viaggio accompagnata da suor Debra. Scoprirà che nella vicenda è coinvolto Marcel, suo compagno di lotta nel primo film, adesso lavorante in un collegio femminile, e che la mira del demone è puntata su un'antica reliquia che lo renderebbe ancora più potente: gli occhi di Santa Lucia.
Dopo il notevole successo di pubblico del primo film, era probabilmente inevitabile questo seguito.
Il problema è che già il primo film si muoveva su binari di notevole prevedibilità e questo secondo capitolo si limita a fare altrettanto, riservando ben poche sorprese ed esercitandosi su una linea narrativa solida, ma di sin troppo evidente semplicità.
La formula del racconto si basa quasi esclusivamente sulla creazione - molto efficace visivamente, va detto - di un'atmosfera densamente e cupamente macabra e su una programmatica alternanza di attese, silenzi e improvvisi jump scare.
Da un punto di vista meramente spettacolare, la cosa funziona abbastanza, soprattutto quando, nel finale, la lotta entra nel vivo di una furibonda concitazione supportata da un consistente tripudio di effetti speciali, ma la mancanza di veri colpi di scena e di sostanza narrativa si fa sentire anche in termini di ripetitività.
Le rappresentazioni delle creature demoniache sono abbastanza generiche e di poca inventiva: resta sempre e comunque valida, peraltro, la figura iconica della suora demoniaca, usata con efficacia e parsimonia.
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Ju Buk Festlval 2023 a Scanno
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Gli effetti socio-economici del periodo 2020 - 22, la guerra, la rivoluzione delle donne in Iran, la rotta migratoria balcanica e quella mediterranea sono il cuore della terza edizione del Festival letterario tutto al femminile Ju Buk, che nel gergo locale sta a indicare la bisaccia del pastore transumante, diretto dalla sociologa e giornalista Eleonora de Nardis Giansante, che si terrà dal 28 al 30 luglio a Scanno, antico borgo nel Parco nazionale d’Abruzzo, molto amato dai fotografi Cartier Bresson e Giacomelli, sotto gli alti patrocinii del MiC e della Regione Abruzzo. Il festival è dedicato alle donne che trasmettono i fili della Memoria e in grado di capovolgere stereotipi e scrivere nuove grammatiche di rapporti tra generi. Aprirà la giornata dedicata alla narrativa l'esordiente abruzzese Kristine Maria Rapino con Fichi di marzo (Sperling&Kupfer) che racconta le vicende di una famiglia di pastai della Majella, seguita dalla scrittrice siciliana che vive tra Roma e Parigi Anna Giurickovic Dato con Il grande me (Fazi). La seconda giornata, per le saggistica, vedrà sul palco la giornalista Tiziana Ciavardini con il suo lavoro Ti racconto l’Iran. I miei anni in terra di Persia (Armando) e l’economista femminista Azzurra Rinaldi, direttrice della School of Gender Economics di Unitelma Sapienza, con Le signore non parlano di soldi (Fabbri) poi interverranno donne da molti paesi che raccontano di terre diverse. La terza giornata avrà come protagoniste la giallista Piera Carlomagno con Il taglio freddo della luna (Solferino) e l’afropartenopea Djarah Khan con l’acclamato Ladri di denti (People). Nel segno della staffetta generazionale tornerà il premio Ju Buk Opera Prima, affidato alla direzione artistica di Valeria Gargiullo, enfant prodige di Salani e vincitrice dell'ultimo Premio John Fante. Madrina dell’evento sarà l’attrice Valentina Melis, attivista per i diritti civili e le pari opportunità e testimonial dell’associazione Differenza Donna, mentre durante le presentazioni sarà possibile ammirare le opere dell’artista abruzzese Giusi Michini, sculture contemporanee create in esclusiva, traendo ispirazione dai temi portanti di Ju Buk. Nelle scorse edizioni il festival aveva ospitato grandi firme della letteratura italiana, da Nadia Terranova a Valeria Parrella a Donatella Di Pietrantonio ed ora torna con i suoi tre giorni di libri e cultura di genere, per lasciare anche stavolta un segno rilevante nel panorama dei festival letterari estivi. Read the full article
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