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#pagliaccio ma un mostro
campanauz · 1 year
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Ah mi sembrava strano che quest'estate Salmo non avesse ancora dissato qualcuno.
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gregor-samsung · 1 year
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“ C'è una parte di Italia, la quasi totalità delle persone che avrebbero dovuto combatterlo sul piano politico e con una proposta alternativa di efficacia maggiore, che ha considerato Berlusconi non il capo di una coalizione opposta alla propria e poi il presidente del Consiglio di questo Paese; ma ha passato anni e anni a parlare di lui come di un essere spregevole, un pagliaccio, un corrotto, perfino un uomo basso (un nano), un puttaniere. Si è persa un'enorme quantità di tempo e di energie a creare formule sarcastiche per il nemico e quelli che aveva intorno. In fondo, la sequela di errori che sono stati commessi nei lunghi anni di dominio di Berlusconi deriva da questa doppia e insostenibile identità che gli si è attribuita: il mostro e il pagliaccio. Insieme. Erano tutti convinti che fossero due definizioni esponenziali, e nessuno ha immaginato che invece avrebbero potuto essere due pesi che si annullavano. Quindi, né l'uno né l'altro. Nessuno lo ha mai considerato un vero mostro, perché il disprezzo e la derisione ne abbassavano i connotati, neutralizzavano il senso della tragedia, lavoravano per renderlo poco credibile. E non si ha timore vero di chi si considera poco credibile. Se non si ha timore vero dell'avversario politico, non si mettono in atto delle strategie concrete, e alternative alla sua, per combatterlo.
Quando è comparso sulla scena, nel 1994, gli elementi per combattere Berlusconi c'erano già tutti: il conflitto di interessi - e soltanto su questo si sarebbe potuta concentrare tutta la discussione democratica; le idee e i programmi, che non solo erano distanti dalla sinistra, ma erano distanti dagli interessi della maggioranza degli italiani. A questo si è in seguito aggiunta la disinvoltura con cui ha fatto alleanze e ha promesso in cambio con leggerezza, per esempio, il federalismo rovinoso che chiedeva la Lega. In più si è aggiunto ancora il modo di pensare alla politica, di fare campagna elettorale e di promettere, che era facilmente contrastabile al confronto con i risultati ottenuti: la pratica del governo è stata mediocre, con leggi che se potevano essere gravi perché fatte ad personam, lo erano ancora di più (e su questo bastava concentrarsi) perché non erano vantaggiose per la comunità. Tutti questi elementi pubblici, politici, sarebbero bastati a fare un'opposizione chiara e senza nessuna collaborazione di qualsiasi tipo; e sarebbero bastati a organizzare una controproposta politica di altra qualità. Non erano questioni soltanto sufficienti; erano questioni decisive della vita democratica di un Paese; non erano concentrate su una persona, ma sulle regole della comunità. Ciò bastava a mettere in piedi una tale quantità di energia oppositiva da poter essere comparata a una rivoluzione. Le energie invece, sono state sbriciolate e spese a interessarsi di altro: atteggiamenti, gesti e modi di vestire e di parlare; e soprattutto processi, gradi di giudizio e condanne; in particolare, su alcuni eventi scandalosi della vita privata. Non ho mai creduto che si potesse lottare per tutte queste cose insieme. Ho pensato sempre che l'energia oppositiva, in un Paese, è limitata, va salvaguardata, va spesa con razionalità e precisione. La dispersione di energie oppositive in tutti quei rivoli sarcastici, pettegoli, intrusivi, ha tolto forza alla sostanza. La concentrazione su stupidaggini è stato il centro energetico del Paese che si è opposto a Berlusconi. L'unica medaglia al valore civile da sfoggiare, in questi anni, è stata quante volte avevi deriso Berlusconi, quante volte avevi riso di Berlusconi; quanti articoli avevi scritto contro di lui, quante volte avevi espresso pubblicamente il tuo odio. Berlusconi su di noi faceva l'effetto di un dittatore all'incontrario: entravi nell'elenco dei sospettati se non parlavi male di lui. Si è ridotto tutto a un esercizio retorico dell'opposizione, dell'estraneità: con ogni probabilità, questo fenomeno ha avuto luogo per combattere la paura della diversità, la paura verso il potere di quest'uomo, con una denigrazione sul piano personale che ne abbassasse il pericolo. Ma l'operazione di dissacrazione del mito ha soprattutto distratto dalla lotta politica, dal centro delle questioni. Dalla costruzione di un'alternativa più efficace che potesse piacere al Paese. “
Francesco Piccolo, Il desiderio di essere come tutti, Einaudi (collana Super ET), 2017 [1ª ed.ne 2013]; pp. 198-200.
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mewscarrafone · 1 year
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TOKYO MEW MEW REWATCH - EP 33 (FBI OPEN UP!)
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ORAORAORAORA!!!!!!
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Ancora con la storia dell'identità che forse è segreta, forse no, sì, boh, forse, mia nonna. Questo arriva dal nulla, fa fuori un chimero a mani nude (cosa che apre una quantità di buchi di trama che fa spavento, ma tale è la logica filler) e queste qui sono solo vagamente confuse?
Reaction gallery:
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Costui, a cui dò minimo minimo diciotto anni, annuncia felice e gaudente che il padre degenere di una bambina delle elementari gliel'ha praticamente venduta per aggiungere la beffa al danno di averla piantata da sola a badare ai fratellini.
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Una reazione normale, grazie ragazze.
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Un sacrosanto dito medio.
Comunque Yuebin che non ha intenzione di sposare subito Purin e si accontenta di 'ufficializzare' il fidanzamento è un bello scarto per evitare le accuse di pedofilia.
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- Per ora me ne vado, ma continuerò a tornare finché non mi dirai di sì.
Dov'è la pula quando serve?
I siparietti che seguono, se questo anime non fosse molto, molto sopra le righe, sarebbero degni di un film horror: sto qua che si infila in casa sua, va a prendere la sorellina all'asilo senza che la maestra dica niente, fa il lavoro al Caffè in vece sua senza che Ryou o Keiichiro sbattano fuori l'intruso ... un incubo per la povera Purin.
Per di più tutte le altre Mew Mew non capiscono come possa rifiutare un tipo così 'affascinante'. Marò.
Comunque salta fuori che il geniaccio non sa tenere a bada cinque bambini indiavolati e nel caos il prezioso ricordo che Purin aveva di sua madre viene distrutto. Ovviamente la bambina va in bestia, rifiuta di combattere ed è pure trattata come capricciosa dalle altre.
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Questo episodio sta facendo cose strane alla mia percezione sensoriale, mi è venuto un colpo quando ho sentito annunciare 'il campionato mondiale dei pe ...' (si massimi).
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-Quel mostro gigante è spaventoso!
Credo che i furry direbbero altrimenti. E magari non solo loro.
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- Buffone!
- Che pagliaccio!
Fatemi capire, sceneggiatori, dovremmo dissentire da Taruto qui?
Comunque finisce tutto in caciara, il segnale di Mew Aqua era un falso, gli alieni se ne vanno e Yuebin torna a quel al suo paese promettendo di diventare più forte per proteggere Purin. Tanto per allora lei si sarà già messa con Taruto.
Probabilmente l'episodio filler più debole e fastidioso di quelli che ho visto finora. Ribadisco: se non fosse filler sarebbe un horror, Purin viene lasciata completamente da sola a gestire una situazione che la fa stare chiaramente male, e le altre non muovono un dito per aiutarla, anzi la criticano pure.
Per i buchi di trama pace e amen, è quello che ci si può aspettare da un episodio così, ma l'amicizia profonda che lega queste ragazze è parte del cuore di Tokyo Mew Mew, e il più delle volte è un elemento che non viene messo da parte neppure nei filler, anzi, ne abbiamo alcuni il cui punto è proprio approfondire il legame tra loro. Qui invece le ragazze si comportano come vere stronze verso la povera Purin dal primo all'ultimo momento, senza nessun motivo se non pigrizia degli sceneggiatori nel trattare questa storia autoconclusiva.
L'unico aspetto positivo è il rifarsi gli occhi con il chimero pugile.
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quattromura · 3 years
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è che davvero non ce la faccio più, sono al limite. la verità è che passo le ore a studiare perché è l’unica scappatoia che ho da questo inferno. cerco di distrarmi il più possibile, ma non posso continuare a scappare da me stessa. la verità è che sto male, ho bisogno di aiuto e non riesco ad ammetterlo, a me stessa in primis, quindi figuriamoci agli altri. e in questi giorni è difficile anche fingere che vada tutto bene perché cazzo non è così. non va niente bene, proprio un cazzo di niente. non mangio, mi taglio, non dormo, sono persa. non mi riconosco più. chi cazzo è questa? io non ero così. io ero la classica ragazza sempre sorridente e felice. io ero quella timida che amava stare da sola. cosa sono diventata? questa non sono io, che cazzo mi sta succedendo. non mi piace questa versione di me. questa versione mi distrugge. io non ero così okay? io non ero depressa, mangiavo senza problemi, non mi sarebbe passato neanche per l’anticamera del cervello di tagliarmi. io non pensavo a farla finita ogni giorno, non pensavo a cosa avrei dovuto scrivere nelle lettere d’addio. e ora? perché sono così? cos’è successo? sono diventata un mostro. alla fine uno in più o in meno non cambia niente, anzi se mi togliessi dalle palle farei un favore a tutti. sono solo un peso e starebbero tutti meglio senza di me. che cazzo di senso ha soffrire per una vita intera e poi morire? tutti dicono sempre che c’è una luce in fondo al tunnel. beh io questa fottuta luce non la vedo okay? io vedo solo buio da anni e sono esausta porca troia. basta, mi sono rotta il cazzo di tutto ciò. voglio smetterla di fare il pagliaccio a scuola e di fingere che vada tutto bene, voglio mettere fine a tutto ciò. tanto sono solo un disastro, nessuno può salvarmi e sinceramente non voglio essere salvata. lasciatemi in pace vi prego.
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dark-rah · 3 years
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"Il primo livello di sapienza è saper tacere,
il secondo è saper esprimere molte idee con poche parole,
il terzo è saper parlare senza dire troppo e male.
Si deve parlare solo quando si ha qualcosa da dire, che valga veramente la pena,
o, perlomeno, che valga più del silenzio."
_Hernàn Huarache Mamani
Io ho passato parecchio tempo della mia vita zitto, completamente zitto e a ascoltare soltanto.
Parlavo quando dovevo fare il pagliaccio perché è un po' il mio compito in questo mondo o quando davvero era importante dire qualcosa...
Ho vissuto tutta la mia vita con degli hmm o degli mhh esattamente come Geralt di Rivia, e ancora oggi lo faccio ma solo quando sto davvero bene perché altrimenti non concedo gli mmh a nessuno, solo il pagliaccio mostro.
E sono tornato a dire e scrivere mmhh così di punto in bianco, mi accorgo e mi fai notare che verseggio quel mmhh che tanto adoro, come adoro Geralt che onestamente sento tanto mi rappresenti, nel senso: abituato a non voler mostrare emozione alcuna e poi ci si scioglie così tutto d'un tratto
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pangeanews · 4 years
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“Basta una brutta giornata per immergere il più saggio degli uomini nella follia!”. Joker compie 80 anni. Ovvero, elogio del caos, ode al mondo capovolto
Nato nella primavera del 1940, Joker avrebbe dovuto morire nell’arco di un albo – è ancora tra noi e la sua risata rischia di seppellire il pipistrello energumeno. Di Joker, piuttosto, icona della ‘Matta’, del mondo capovolto, del caos in ghingheri e capelli verdi, di ciò che vorremmo ma non sappiamo essere, sorriso sardonico, che morde, va analizzata la trasmutazione. Da personaggio surreale, una specie di mostro uscito da Alice nel Paese delle Meraviglie (Jack Nicholson nel “Batman” di Tim Burton), a cattivo totale, sadico, anticapitalista (Heath Ledger nel “Cavaliere oscuro” di Christopher Nolan; dove pure Batman, però, è eroe della tenebra, mentitore, contraddittorio, feroce al fallire), fino al ‘puro folle’ martoriato dalla società nell’edizione secondo Todd Phillips e Joaquin Phoenix. In ogni caso, è l’idolo del sovvertimento – galvanizza i sogni, nonostante la nostra funesta obbedienza quotidiana. Certo, quando un personaggio diventa innegabilmente pop, ‘di massa’, perde l’energia marziale, diventa moda – cioè feticcio: faccia lui ciò che a me è impedito. Qui traduciamo parte di un articolo di Tommaso Koch, “Joker, el villano más carismático”, pubblicato su “El País”.
**
Un’ultima, fragorosa risata. Poi il silenzio. Il pagliaccio giaceva immobile, a terra. Il visto ostinato nel sorriso. La carriera di Joker sarebbe dovuta durare appena 30 pagine. Il tempo di avvelenare Gotham, rapire Robin, dare uno schiaffo a Batman urlandogli, “Ti ucciderò”. Nel finale del primo albo di Batman, “l’orribile buffone” ha la sorte che merita la sua spietata ironia: inciampa, il pugnale gli si conficca nel petto. Così avevano deciso e disegnato i suoi padri, Bill Finger, Bob Kane, Jerry Robinson. Eppure, fin dalla prima avventura il carismatico criminale ha dimostrato un enorme talento nel ribellarsi agli ordini costituiti.
*
Joker ha compiuto 80 anni, gode di ottima salute, i decenni non lo hanno ingentilito né hanno placato la sua sete di rivoluzione. Al contrario. Dedizione alla decadenza, caos, sadismo: in questi anni abbiamo visto di tutto. Su Joker sono sorti dibattiti filosofici: c’è chi lo considera un marxista chi un esistenzialista, chi l’incarnazione del superuomo teorizzata da Nietzsche. “È il cattivo più affascinante, l’unico in grado di competere con eroi come Superman, Spiderman, Batman: è un esempio di pura libertà”, ha detto Robert G. Weiner, coautore, con Robert Moses Peaslee, del saggio, The Joker: A Serious Study on the Clown Prince of Crime.
*
Nato come gangster – ispirato al film L’uomo che ride (1928), di Paul Leni, interpretato da Conrad Veidt – Joker ha indossato molte identità. Sembrava un hippy nella serie tivù degli anni Sessanta, poi è stato un hacker, un genio della chimica, un terrorista. “Incarna tutte le paure che non sappiamo controllare, è l’idolo dell’imprevisto. Se Batman combatte per l’ordine, Joker porta il caos”. La sua risata fu meno contagiosa negli anni Settanta, quando fallì il tentativo di dedicargli una serie a fumetti indipendente. Ma l’incubo di cui è latore non passa mai di moda, si adatta ai tempi.
*
Joker può essere qualsiasi cosa. Una teoria suggerisce che la sua identità nasconda Alfred, il celebre maggiordomo di Batman. “Va al di là delle classificazioni, delle integrazioni in qualsiasi struttura di potere”, recita l’antologia Riddle Me This, Batman!: Essays on the Universe of the Dark Knight. Per i fumettisti, Joker è l’eden della libertà. Per altro, è lui stesso a diffidarci dal credere al suo passato. Per questo, ogni nuovo artista lo trucca a propria scelta: è, alternativamente, un uomo distrutto dalla morte della moglie incinta, una vittima di abusi da parte dei genitori, uno squilibrato senza scrupoli, la dimostrazione vivente della follia della società. Joker è una mente indecifrabile e per questo affascina, Joker è uno scherzo tremendamente perturbante. “Può ucciderti o farti vivere. Non paga i collabori. Se gli va, li ammazza. Eppure, trova sempre qualcuno che voglia stare dalla sua parte”.
*
Qualcuno lo compara, per la tenace difesa della libertà, a Jean-Paul Sartre. Per altri è un anarchico, per altri ancora l’uomo alimentato da una insana volontà di potenza. La visione più terrificante, però, è quella di The Killing Joke. Nel fumetto di Alan Moore, Joker è soltanto un ragazzo afflitto dalla mala sorte. “Basta una brutta giornata per immergere il più saggio degli uomini nella follia!”, dice il cattivo. E chi non ha mai avuto una brutta giornata…
Tommaso Koch
L'articolo “Basta una brutta giornata per immergere il più saggio degli uomini nella follia!”. Joker compie 80 anni. Ovvero, elogio del caos, ode al mondo capovolto proviene da Pangea.
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francesca-fra · 4 years
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Passerà. Magari non dirai mai "ce l'ho fatta" ma sarà sempre un "ce la sto facendo" sulle spalle. Perché è sulle spalle la forza di chi regge, non sulla bocca che parla. Passa sempre tutto. Magari resterà l'inquietudine di chi non è stato compreso ma sarà proprio quell'inquietudine a farti sentire vivo. La tranquillità lasciala ai morti e ai rassegnati, a chi si accontenta, a chi non lotta. E se ti vedono pagliaccio dai loro un pagliaccio, se ti vedono brutto dai loro il mostro più orrendo che ci sia. Se vedono cattiveria sii spietato. Perché la verità sta sempre oltre e oltre ci va solo chi ama. Oltre ci va chi ha la volontà di volerti accanto, con l'egoismo nella tasca e una carezza nella mano. Oltre ci va solamente chi non vede solo un muro ma tutto il castello e chi non vede solo una punta che punge. Per te sarà inquietudine ma per loro sarà peggio. Si sono persi la stella.
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vividiste · 5 years
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Passerà...perché è sulle spalle la forza di chi regge,non sulla bocca che parla.
Passa sempre tutto.
Magari resterà l’inquietudine di chi non è stato compreso ma sarà proprio quell’inquietudine a farti sentire vivo.
La tranquillità lasciala ai morti, ai rassegnati,a chi si accontenta,a chi non lotta.
Se ti vedono pagliaccio da loro un pagliaccio,se ti vedono brutto dai loro il mostro più orrendo che ci sia,se vedono cattiveria sii spietato perché tanto la verità sta sempre oltre...e oltre ci va solo chi ama.
Per te sarà l’inquietudine ma per loro sarà peggio.
Daniele Frontoni🍀
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rossocremisi · 6 years
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Allora è andata così
che prima
non volevo più
avevo deciso che non
volevo più innamorarmi
di te
però era un pelo troppo tardi
perché ero già innamorato
e allora
ho detto va be' dai
ho detto proprio così
ho detto va be' dai
e così ho deciso
di smettere
di amarti
tutto qui
è difficilissimo
dovresti vedere
l'ho perfino raccontato
al mostro che vive
sotto al letto
e ora non esce più
nemmeno per cena
i miei mostri dimagriscono
a vista d'occhio
poi l'ho detto all'uomo nero
morto di colpo di colpa
non so bene cosa è il colpo di colpa
però così è morto
di colpo
senza senso
ma con senso
di colpa
e queste tragedie
capitano
perché guarda che mi sto
impegnando un mondo
a non amarti più
e più ci provo
e più molti muoiono
ma muoiono solo gli incubi
come l'uomo nero
il nostro che vive sotto ai letti
Nightmare
il pagliaccio assassino
il pagliaccio del McDonald's
così ora sono diventato
anche eroe
pensa un po'
ma mica perché
non ti amo più
e no
ti amo ancora
ormai era un pelo troppo tardi
ormai non conviene smettere
sono diventato un eroe
perché
più ti amo
e più gli
imbecilli crepano.
- Gio Evan, Gli uomini neri
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napolblog · 7 years
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Spreepark
- Ricorda, la libertà è fare ciò che è bene, non ciò che piace! - lo ripeteva ogni volta che arrivavamo al cancello, intimorita dalla regalità essenziale della ringhiera. Sistemato lo chignon nel cappello, quasi che sentirsi a posto con una permanente all’occidentale fosse un sentimento troppo capitalista, si stirava la blusa e, davanti al pagliaccio Ferdinand, mi dava un colpetto, come una cadetta. Ingrid, da quando aveva aperto il Kulturalpark a Berlino Est, mi ci portava ogni domenica. Era un parco di divertimenti anche se non si poteva dire nella DDR.
Bastava non dare un nome alle cose o darne uno diverso, tanto per i ragazzini esisteva solo il brivido. Che fossero i sussulti di aerei e navicelle, che coi loro tetti spioventi si abbassavano e si alzavano in una grande e piccola distensione, come tra Americani e Sovietici. O l'esultazione di un tipetto in eskimo per un Cheburashka con le orecchie a sventola al banco delle freccette di due vecchietti. Che fossero urla stridule e capelli in bocca sulle sinusoidi delle montagne russe - filorusse - o lanci nel vuoto di seggiolini poi ripresi al volo. I bulli al centro della ballerina che centrifugava le guance dei passeggeri erano magnetici. Ingrid voleva ad ogni costo indovinare chi cadesse per primo. -  Punto sul biondo, mi devi una Vita-cola! - Il gusto, altrettanto segreto ma più asprigno dell’aroma delle cola capitaliste, valeva la sfida.
Zaffate di senape Bautzner provenivano da baldacchini a ruote di ketwurst che, ammassati in piramidi di colesterolo, facevano capolino da un vetro sotto l’occhio vigile di una grassona tuttofare, stretta nel grembiule, che richiamava le folle. Un uomo dai baffetti nobili ed esagerati rispetto al viso patito annunciava al carosello un’altra corsa da uno di quegli altoparlanti che si usavano per dare i bollettini dal fronte, lasciando la città col fiato sospeso ad ogni incrocio. Con fare altrettanto greve e automatizzato, dava un colpetto alla sigaretta sul posacenere, ingessato in camicione e scarponi anche d’estate. A quel richiamo, scattava la rincorsa al posto migliore: le piccole Trabant nelle varianti berlina, cabriolet e giardinetta erano le più gettonate dai papà per i figli maschi. Non mancavano poi razzi, motociclette della Volkspolizei e la carrozza dello Zar coi cavalli. - Forza sovrano! - Ingrid mi metteva sul cocchio ed io stavo come un pistillo in un bulbo. Poi aspettava canticchiando i Sandow e i Feeling B, dimenticando l’altro mondo, il muro e la censura. Nella stanza degli specchi, invece, non entrava mai, per non rendersi conto delle bruttezze che poteva, se voleva, scorgere di riflesso.
La sera annunciata dal fischio del galeone, la ruota panoramica sovrastava il mostro che ingurgitava il treno dei desideri, più avanti i dinosauri riversi a pancia piena (non si sa di cosa) e i cigni artificiali, alcuni ammaccati e rotti, che galleggiavano statici nello stagno. Dominava, infine, tutti i Berliner brulicanti, forte della rotazione ipnotica, scandendo la lentezza delle loro vite. Ingrid sapeva che da lassù nessuno avrebbe potuto notarla e passare a setaccio i pensieri. - Ora cadiamo! - mi diceva, ridendo fino alle lacrime, padrona della mia paura. Poi la giostra si fermava sul più bello, nel punto più alto, lasciando protagonista il vento che passava tra i ferri della struttura, imponente ma magra e inconsistente, come Berlino Est là sotto. Lasciandoci sospesi nell’ostalgie, come aria libera, che può essere quando vuole in ogni posto.
Racconto pubblicato sul numero 5 di  MYAUZINE
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simonettiwalter · 4 years
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" Ma tu pensi che una donna debba morire per uno come te!" Sogno un corpo senza organi, un esperimento che mi trasporti il cuore un rapimento alieno. L'anima, lo spirito, la mente e la coscienza Forse sono tutte Illusioni solo il pensiero ci tiene in vita. Il pensiero di noi due. E devo dirti che hai ragione nessuna donna deve immolarsi e morire per uno come me, un mostro. Anche se non lo fossi non cambierebbe niente in qualche modo a Natale ho pensato a te e quel pensiero ti ha sfiorata ma poi hai capito che non ti servivo a niente, le mie erano solo parole neanche scritte bene che sono finite nel cestino dei rifiuti. Tu hai capito che sono un fallito e i soldi l'unico Dio che c'è li danno i lobbisti fanno gola anche per chi parla per Valori. Ma è pericoloso loro pensano e agiscono come se la violenza fosse un comandamento. Come se il denaro gli dia diritto di violentare e seviziare qualsiasi persona basta uno sguardo o che abbia avuto a che fare un "capro espiatorio" un anti-italiano. "La redenzione attraverso il peccato" Jacob Frank dicono che questo pagliaccio sia il padre del socialismo, si degli imbecilli. Questi Evoliani che ogni due parole dicono siamo di sinistra fanno veramente schifo. Sogno un corpo senza organi, un esperimento come me, e a volte la vedo mi sta aspettando coi suoi capelli biondi tagliati a caschetto. E non voglio ricordare cosa è successo prima che morisse perché è stato un sacrificio umano voluto dallo Stato. Lei non riusciva a capire come sia stato possibile che i suoi amici del movimento insieme al Partito Chiesa e altri soggetti abbiano chiuso per sempre la bocca a mia moglie e mio figlio, i zingari felici a Piazza Maggiore. Sogno un corpo senza organi, una mano amica, sorella. https://www.instagram.com/p/B-w4eOtiGnVbEhRhVZFifYqHDKDXeC7PaSgYkI0/?igshid=38wagyi1w1q9
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teclas-books · 7 years
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It
Autore: Stephen King
IT..È DENTRO OGNI UNO DI NOI
It è la paura. It è la debolezza che ci fa sembrare impotenti di fronte a tutto e tutti. It è il tarlo che si insinua nella nostra mente diventa follia. It è lo spavento che il pensiero crea e che l'inquietudine alimenta. It è l'angoscia di ogni cosa nuova che la nostra mente elabora con circospezione. It è il disagio di Ben, ragazzo parecchio sovrappeso che cerca una rivalsa sui libri. Vittima dei bulli, benvoluto dagli adulti che, a cui la sua mole e la sua intelligenza ispira simpatia. It è il dolore ed il legame viscerale che Beverly ha nei confronti di suo padre, un uomo violento che reprime con le mani le frustrazioni della vita. It è l'inopportuna capacità di non riflettere di Richie, imitatore e "linguaccia" tagliente, la sua parlantina e la sua spregiudicata baldanza lo mettono sempre al centro di mille guai. It è l'ipocondria di Eddie, fin da piccolo inserito dalla madre in una cupola di vetro, fatta di fobie e malattie più o meno vere, votate a proteggere il "piccolo". It è l'incapacità di ammettere l'esistenza di qualcosa più grande di noi, come fa Stan, che vuole vivere la vita con i piedi per terra, ma al tempo stesso adora i volatili. It è la diversità di Mike, ragazzo di colore in una Darry "bianca", dal carattere mite ma, perennemente discriminato per una caratteristica di cui lui non può nulla. It è la difficoltà di espressione di Bill, leader della banda dei Perdenti, balbuziente. Che riesce però a comunicare ai suoi amici la voglia di rivalsa nei confronti di It, la "Cosa" che vive sottorterra che gli ha portato via il fratellino George. It è un romanzo che parla della nostra più intima realtà attraverso la fantasia. Affibiando le sembianze di un pagliaccio ad un terribile mostro che si ciba delle nostre paure infantili impersonate dai bambini, King entra nella nostra pscihe, tenendoci per quasi 1400 pagine incollati al libro, ansiosi di non perdersi un minuto della crescita e della lotta personale e gruppale dei personaggi. It è questo ma, è anche molto di più. la lettura di questo libro mi ha impegnato per un bel po’ e credo di aver provato molte emozioni durante questo "percorso". L'idea credo sia una delle più geniali che abbia mai letto: splendido, intrigante e con quel sottile filo di terrore e brivido che invoglia a leggere..magari con un occhio solo come a sbirciare un film pauroso. Dall'altra parte però metto una mole troppo corposa, non che mi facciano "paura" i libri cosidetti mattoni ma, credo che King a volte si dilunghi troppo su particolari che ai fini della trama siano irrilevanti. Resta comunque un libro che DEVE essere letto da chi ama il genere o chi vuole affrontare gli spettri di una vita fatta di molti...It. Buona lettura
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karenlojelo · 5 years
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>>continua Lo stesso IT è come se ammettesse di averli terrorizzati per ventisette anni solo per costringerli ad affrontare e superare per sempre le loro paure, i loro traumi, le loro debolezze, e in fondo non si è divertito a farlo. Era un suo dovere. E questo si capisce già quando qualcuno nel film dice la frase: ora per sconfiggerlo dovrai vederlo nella sua vera forma. Il pagliaccio è una decodificazione della nostra mente razionale, un po' come quando diamo forma e racconti ai nostri sogni onirici: decodifichiamo cose che non conosciamo o non siamo pronti a vedere, per questo raccontando un sogno ci perdiamo spesso nel dire cose tipo: ho sognato mio padre, ma non era proprio mio padre, a un certo punto diventava il mio amico di infanzia ecc.. La verità è che noi non abbiamo sognato nostro padre, né il nostro amico d'infanzia, ma quello che rappresentano per noi. Forse la stessa frase che Penny Wise ripete da sempre: 'vieni a giocare con me', nasconde un invito pronfondo a prendere la vita e le sue sofferenze come un gioco, un video game, in cui solo se superi il primo quadro puoi passare al secondo e così via. Una sfida continua con se stessi. Questa nuova visione di IT ci invita a guardare oltre il velo, a essere disposti a guardare in faccia il mostro che abbiamo dentro e dirgli io non ho paura di te e sono pronto a lasciarti alle mie spalle perchè non mi spaventa perdere nulla. Sono un perdente, quindi vincerò sempre. E ora aspettiamo Doctor Sleep, atteso sequel di Shining, ho l'impressione che sarà sullo stesso filone, il ragazzino sul triciclo è diventato grande, ma ora tutte le cose strane che gli capitavano da piccolo le chiama la luccicanza, la capacità di VEDERE, dice King nella presentazione, e perderla diventando adulti, ho paura, sia una cosa brutta. K.L. #karenlojelo #it #itparte2 #film #recensionifilm #stephenking #shining #doctorsleepmovie #libridaleggere #picoftheday https://www.instagram.com/p/B2bVaj2onGO/?igshid=1j51uqgmsvdml
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applesickness · 5 years
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[l’avevo annunciato ed eccola qua! La mia piccola rubrica “10 Motivi per leggere”! Oggi parliamo di “It” di Stephen King 🎈 🤡] 1- fa paura, un sacco paura. 2- i personaggi sono spledidi e delineati perfettamente 3- è un libro corale, dove non c’è un solo protagonista, ma ben 7 4- anche se è molto lungo è anche estremamente scorrevole 5- non ve lo dimenticherete tanto facilmente 6- catturerà il vostro cuore 7- non è solo una storia horror, ma anche di formazione 8- It non è solo un pagliaccio, non è solo un mostro e non vedo l’ora che scopriate tutti cos’è realmente 9- mostra l’importanza dell’amicizia e del sostegno reciproco. 10- è un libro praticamente perfetto . . . #book #books #bookish #bookaholic #booklover #bookaddict #bookstagram #booklover #bookmaniac #bookworm #bookshelf #reader #readings #booknerd #bookshelf #library #libro #leggere #stephenking #it #pickwickeditore (presso la Feltrinelli Libri e Musica) https://www.instagram.com/p/B1oS_BwoA87/?igshid=a05l951xvjcn
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sandnerd · 4 years
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Sword Art Online: Alicization - Ep 22 - Il gigante di spade
https://www.vvvvid.it/show/845/sword-art-online-alicization/939/540224/il-gigante-di-spade
Ciao! Sono Sand ed anche oggi affrontiamo Sao, nel magico mondo dove i nemici per quanto sembrino invincibili sono degli ammassi di costruzioni Lego che se gli soffi contro si sfracellano, e dove, non importa se ti riducono ad un colabrodo, ci sarà sempre la possibilità di farti guarire da tutte le tue ferite. Ma andiamo con ordine: il pagliaccio maniaco si era trasformato, o meglio aveva fatto sbucare dal nulla un gigante di fiamme. Ecco che devono capire come sconfiggere questo enorme mostro, una tecnica che perfino Alice dice che sia potentissima. Dopo aver discusso neanche a voce troppo bassa come fare, i tre decidono. Alice col suo Senbonzakura avrebbe tenuto occupato il fiammone, ma per non più di dieci secondi, e nel frattempo Eugeo e Kirito avrebbero colpito Chudelkin, sempre considerato che se avessero tentato qualcosa di strano la Somma, che non se n'è andata come sembrava ma è rimasta a guardare lo spettacolo, potrebbe fermarli. Ma che ci frega dei pericoli esterni, Eugeo lancia quattro bollicine a lei, attirando l'attenzione del pagliaccio, e mentre questo aveva ancora gli occhi incollati alla somma carrozzeria viene impalato dalla spada di Kirito, che per rilasciare la sua potenza ha fatto spuntare sopra i suoi vestiti il completo risalente a alla prima stagione, bei tempi quelli. 
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Bene, è finito tutto bene, Chudelkin che era il capo degli anziani è stato sconfitto in 5 minuti comprendenti la opening che dura un minuto e mezzo. Applausissimi. Da una parte è ovvio dato che quelli sono i protagonisti e i buoni quindi da copione deve andargli tutto bene, ma dall'altro lato sono un pò ridicoli i nemici che ti blaterano di quanto siano potenti e poi vengono sconfitti in meno tempo di quanto avevano perso blaterando. A questo punto è più facile che uccidano i nemici per la noia di doverli stare ad ascoltare. Quinella non batte ciglio, ed anzi ha un pò capito che abbia di diverso Kirito da tutti gli altri, e dopo aver mandato a sbattere il pagliaccio morto contro il muro, non si capisce il perchè visto che così ha sporcato di sangue pure il muro, dice al nostro eroe quello che già sappiamo, e cioè che Kirito è un'unità proveniente da un altro mondo. E' vero, dice Kirito, ignorando lo sguardo incredulo di Eugeo, e continua dicendole che se spera di respingere gli eserciti oscuri coi suoi soli cavalieri (mi chiedo quali cavalieri visto che ora come ora sono tutti distrutti, convalescenti o pietrificati) è un'illusa. Alice rincara la dose, chiedendo come abbia potuto rimuovere i ricordi delle persone per farne dei servi senza sentimenti. Beh, le dice Quinella, mi avreste servito meglio senza preoccuparvi dei vostri sentimenti, ma non ti preoccupare, vi resetterò tutti quanti come ho già fatto innumerevoli volte. Cioè, questa qui aveva forzatamente nel corso del tempo reinserito il prisma viola ostacolatore di memoria e rifatto il rituale synthesize già molte volte, sia su Bercoulli che sugli altri. 
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.A questo punto Kirito le ricorda che può fare quello che vuole in questo mondo, dall'altra parte ci sarà sempre qualcuno che se si sveglia male pigia qualche tasto e cancellerà tutto quello che lei non vede l'ora di governare. La replica di Quinella è che alla fine anche noi umani del mondo reale preghiamo una entità sovrannaturale per evitare che ci distrugga. Beh qui un pò ti sbagli mia cara Somma perchè tu sei un'unità diciamo impazzita del sistema, la divinità è un'entità oltre il sistema, quindi siamo fuori tema proprio. Ma lasciamo stare la religione, la Somma nuda ha un asso nella manica, e cioè un transformer! Tra l'altro fatto con le spade appese al muro che l'altra volta avevano attirato la mia attenzione. Aaah ecco a cosa si riferiva il titolo dell'episodio. E niente, il transformer infilza Alice e Kirito in tempo record, e proprio quando non sembra esserci più speranza nemmeno per Eugeo, il ragnetto di Cardinal fa la sua comparsa e dice a Eugeo di infilzare il suo pugnalino per terra, in modo da evocare la porta della biblioteca, mentre lei l'avrebbe tenuto occupato. Il robottone infilza pure l'aracnide ma è troppo tardi, perchè la porta della biblioteca si apre e ne spunta fuori Cardinal, che manda a quel paese il Gundam con un soffio e scende a guarire i due caballeros che io avevo dato per morti dato il sangue. Ma per il ragnetto non c'è nulla da fare poverino, ha immolato la propria vita per difendere Kirito per il quale, dopo che lo seguiva da 2 anni, provava dell'affetto, dai è assolutamente sensato. Detti tutti i convenevoli fra Cardinal e Alice, la bibliotecaria si gira e lancia un'occhiataccia e qualche insulto (del tipo "E mettitela una cazzarola di vestaglia!") alla Somma, che durante tutto questo tempo è rimasta a guardarli e a grattarsi. Mah, in quel tempo li avrebbe potuti uccidere tutti e buonasera, ma la logica non fa parte di quest'anime. 
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La puntata finisce così, facendoci intendere che nella prossima ci scontreremo con la Somma ignuda. Sarebbe anche l'ora di vedere uno scontro serio, hanno un pò rotto le scatole i personaggioni che non durano nemmeno 5 minuti. Dai che la serie sta finendo! A presto!
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italianaradio · 5 years
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IT: Capitolo Due, Easter Eggs, cameo e segreti del film
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IT: Capitolo Due, Easter Eggs, cameo e segreti del film
IT: Capitolo Due, Easter Eggs, cameo e segreti del film
IT: Capitolo Due, Easter Eggs, cameo e segreti del film
IT: Capitolo Due è al cinema e, come ogni film tanto atteso, sta dividendo i fan, nonostante i numeri del botteghino siano incredibili, sia negli USA che in tutto il resto del mondo. Come ogni film tratto da materiale originale molto ricco, è normale che anche IT: Capitolo Due sia pieno di Easter Egg, cameo e segreti, riferimenti al testo di partenza e a tutto il mondo pop che è stato influenzato e che ha influenzato dalla storia.
Dai rimandi al Capitolo Uno, ai riferimenti nascosti al libro, fino alle citazioni da altri film, ecco una serie di Easter Eggs di IT: Capitolo Due:
Il ritorno di Adrian Mellon
Un cambiamento importante del film rispetto al libro è che nel film si insinua, senza però scendere troppo nei dettagli, che Richie nutrisse, da ragazzino, dei sentimenti romantici per Eddie, sentimenti che lui ha il terrore che vengano riportati alla luce.
Quando l’adulto Richie ritrova Pennywise a Derry, il villain allude al fatto che lui ha un segreto che non vuole svelare, quello che potrebbe essere sfuggito all’attenzione è il fatto che Adrian Mellon (il giovane omosessuale attaccato da un gruppo di omofobi all’inizio del film prima di essere ucciso dal clown), in versione zombie mangiucchiato da Pennywise, consegna un volantino al terrorizzato Richie.
Il puzzle di Stan
Stan ha solo un ruolo secondario in IT: Capitolo Due, visto che si toglie la vita a inizio film, subito dopo aver ricevuto la telefonata di Mike. Mentre nel romanzo sappiamo che le sue motivazioni sono legate alla paura e allo “schifo” di dover rientrare nelle fogne per affrontare il clown assassino, nel film sembra che si sia provato a nobilitare il suo gesto, quando viene reso noto che Stan si è ucciso per riportare insieme il Club dei Perdenti.
Gli osservatori attenti hanno notato che, quando Stan riceve la sua telefonata, è alle prese con un puzzle che raffigura degli uccelli. Chi ha letto il romanzo, sa che il personaggio ha la passione per il Birdwatching, cosa che nei film resta in secondo piano ma che nello show anni ’90 era ben raccontata. Gli uccelli sul puzzle possono essere senza dubbio un’indicazione per quello.
Gazebo
Quando diventa chiaro che il piano dei Perdenti di fermare Pennywise non funzionerà, il pagliaccio demoniaco prende in giro il gruppo di adulti e parla dell’effetto “placebo” del rituale utilizzato. Tuttavia, invece di dire Placebo, dice Gazebo.
Si tratta di un riferimento al primo film, a quando un Eddie arrabbiato con la madre, la rimprovera dopo aver appreso che le pillole che gli ha fatto prendere sono in realtà solo un placebo o, come erroneamente li chiama, un “gazebo”. La cosa terrificante di questo dettaglio è che evidentemente Pennywise stava guardando e ascoltando, e più che probabilmente influenzando le azioni della madre di Eddie.
Il rituale di Chüd
Quelli che non hanno letto il romanzo, potrebbero chiedersi da dove sia venuta l’idea del Rituale di Chüd, ma si tratta di qualcosa che è stata inventata da Stephen King stesso.
Tuttavia, la versione per il grande schermo è totalmente diversa, poiché tutto è stato reinventato e riscritto per il film. Nel libro, il rituale prevedeva che Bill viaggiasse verso una dimensione diversa e un Dio noto come Maturin la Tartaruga, quindi è facile capire perché sia ​​cambiato.
I poster nel club
Una scena molto bella del film vede i nostri eroi adulti ritrovare la club house sotterranea, costruita dal cicciottello Ben. Nella casetta si nota un poster di Lost Boys, il film del 1987 che racconta di un gruppo di ragazzi che fanno i conti con dei vampiri che invadono la loro città. Una specie di parallelismo abbastanza immediato con la condizione dei Perdenti che devono combattere contro il mostro che appesta Derry.
Parlando di film, il cinema che Richie visita ha appeso alle pareti un poster a brandelli di C’è posta per te, con Tom Hanks e Meg Ryan, che indica che forse il cinema è stato chiuso nel 1998.
Il cameo di Stephen King
Per motivi che non sono del tutto chiari, Stephen King si presta a un cameo lungo e leggermente imbarazzante in It: Capitolo Due, nei panni del proprietario di un negozio di antiquariato che rivende a Bill la sua vecchia bici. Visto che Bill nel film è anche uno scrittore alle prese con l’adattamento cinematografico del suo romanzo di maggiore successo, è possibile che la scena rappresenti un inside joke.
Quelle battute sui libri di Bill che hanno sempre un finale deludente sono chiaramente un riferimento a quello che la gente dice del lavoro di King. Un’autoironia davvero sopraffina!
La cosa
Nella scena della casa di Neibolt, la testa di Stan si trasforma in un ragno, con delle zampette che gli crescono dai lati. La disgustosa creatura comincia ad inseguire i Perdenti in una scena che ricorda da vicino La Cosa di Carpenter. La stessa cosa è successa alla testa di Vance Norris nel classico horror di John Carpenter. Si tratta di un riferimento così preciso ad un altro film che forse solo i fan di Carpenter possono averlo colto.
Qualche altro meta-cammeo
Il cameo di Stephen King è ovviamente evidente, ma non è l’unica apparizione degna di nota che il film offre. Quando l’adulto Eddie rivisita la farmacia in cui ha trascorso gran parte della sua giovinezza, uno dei clienti sullo sfondo è proprio Andy Muschietti, regista dei due film. Inoltre, prima che Bill arrivi a Derry, passiamo un po’ di tempo con lui sul set di un film e il regista che lo rimprovera è interpretato Peter Bogdanovich, regista nella vita reale, che sembra interpretare nessun altri che se stesso!
Inoltre, quando Ben tiene quell’incontro via Skype all’inizio, uno degli uomini in collegamento con lui è interpretato da Brandon Crane, l’attore che ha interpretato il ruolo del giovane Ben nella serie TV degli anni ’90, con Tim Curry nei panni di Pennywise il clown.
“Abbastanza veloce per battere il diavolo”
Nel romanzo, la bici di Bill, Silver, svolge un ruolo cruciale nella guarigione di Adua, la moglie catatonica (lei e il marito di Beverly sono stati completamente esclusi dal film a parte i loro brevi cameo all’inizio).
In It: Capitolo Due, tuttavia, c’è ancora un cenno al materiale originale quando Bill sottolinea che la sua bici d’infanzia è “abbastanza veloce da battere il diavolo”. Questa è una battuta presa direttamente dal libro.
La carriera da adulti dei Perdenti
Per la maggior parte, i lavori che i Perdenti svolgono da adulti rimangono invariati rispetto al libro. Vengono apportate lievi modifiche, ma Bill rimane uno scrittore, Bev è una stilista, Ben è un architetto e Mike è rimasto indietro a Derry per vegliare sulla città.
Tuttavia, Eddie si è trasformato da proprietario di una compagnia di limousine a un analista di assicurazione del rischio (che sicuramente sembra appropriato) e Richie ora è un cabarettista piuttosto che un DJ radiofonico. È interessante notare che anche la versione della serie TV degli anni ’90 è stata modificata in questo modo.
“Ecco Johnny!”
Durante la lunga battaglia finale tra i Perdenti e Pennywise, Bev si ritrova intrappolata in un gabinetto ed è terrorizzata da una serie di volti familiari del suo passato. Tra loro c’è Henry Bowers (un altro personaggio il cui ruolo è notevolmente ridotto nel film) che presenta in un modo che dovrebbe essere familiare ai fan di Stephen King.
Mentre Henry si fa strada attraverso la porta, grida “Ecco Johnny!”. Sembra un chiaro riferimento a Shining e alla battuta di Jack Nicholson.
La mamma / moglie di Eddie
Questa è davvero strana. L’attrice che interpreta la moglie di Eddie in It: Capitolo Due è interpretata dalla stessa attrice che ha interpretato sua madre nel primo film, Molly Atkinson. Si potrebbe pensare che sia una scelta insolita, ma il romanzo in realtà descrive la moglie di Eddie come un riflesso di sua madre e probabilmente dice molto sull’impatto che l’infanzia di Eddie ha avuto su di lui quando ha raggiunto l’età adulta.
The Overlook Hotel
Un tema ricorrente in questo sequel sono i tentativi di Bill di salvare un bambino da Pennywise. Alla fine, la sua missione fallisce, ma quando i due si incontrano, vicino allo scarico dove Georgie è stato ucciso, si noterà che lo skateboard del ragazzino presenta uno schema familiare.
Sebbene sia estremamente sbiadito, è lo stesso design iconico che adorna il tappeto dell’Overlook Hotel nell’adattamento per il grande schermo di Stanley Kubrick di The Shining.
Il ragno gigante
Proprio come nel romanzo, la battaglia finale vede Pennywise trasformarsi in un gigantesco ragno. La differenza qui, tuttavia, è che il mostro rimane parzialmente clown, e questo ovviamente lo rende meno minaccioso.
La differenza più grande è che la versione del libro di Pennywise diventa completamente un ragno e la sua tana è piena di uova che alla fine vengono distrutte. È anche chiaro che lui sia in realtà una donna, ed è effettivamente di nuovo incinta, pronta a una nuova covata malefica – qualcosa che rende la battaglia tra le forze del bene e del male ancora più vitale poiché c’è il rischio che nuove mostruosità vengano al mondo.
Christine
Ci sono alcuni cenni al lavoro di Stephen King in IT: Capitolo Due, ma due dei più degni di nota rendono omaggio a Christine – la macchina infernale. Per cominciare, la targa dell’auto demoniaca (CQB 241) si vede appesa sopra al bancone del negozio di antiquariato di proprietà del personaggio di Stephen King.
Poi, in un flashback che vede i Perdenti ragazzini, Eddie viene mostrato con una maglietta con sopra l’auto malvagia.
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IT: Capitolo Due, Easter Eggs, cameo e segreti del film
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Chiara Guida
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